I tormenti di nonna Marta (Parte Undicesima)
di
Marco Sala
genere
incesti
Libera Traduzione
Dopo essermi struccata, lavata i denti e fatta la pipì, mi infilai la camicia da notte ed uscii dal bagno diretta alla mia camera. Giacomo era fuori, in attesa del suo turno per la toelette serale. Quando gli passai davanti, il porcellino non poté fare a meno di rimirare le mie forme mascherate dalla trasparenza del tessuto. Decisi che, dopo la giornata di sesso avuta con lui, forse non era il caso di dormire insieme quella notte. Io nella mia camera e lui nella sua. Erano ormai l’una e mezza di notte quando riuscii ad infilarmi sotto le coperte. Ero talmente esausta per l’intensa giornata passata che penso di essermi addormentata all’istante, ma qualcosa mi risvegliò durante la notte. Non riuscivo ad aprire gli occhi ma avvertivo chiaramente qualcosa che mi sfiorava il seno. Poi la sensazione divenne più chiara, qualcuno era appoggiato alla mia schiena e sentivo qualcosa di caldo e duro che cercava di scivolare tra le mie natiche. Finalmente riuscii a svegliarmi e mi accorsi della presenza di mio genero. “Tesoro, hai ancora voglia?” “Si mamma.” “Ma non sei stanco?” “Si, ma non ho ancora smesso di pensarti, così non riesco a prendere sonno.” “E allora vorresti fare delle coccole alla mamma?” “Si, mi piacerebbe rimanere qui abbracciato a te, se ti va.” “Va bene tesoro, ma metti la mano qui.” Abbracciati nella classica posizione del cucchiaio, presi la mano e gliela appoggiai sul mio basso ventre, lui istintivamente cominciò ad accarezzarmi la micia. Cambiai leggermente posizione per guidarlo meglio verso il mio clitoride, subito iniziò a massaggiarmelo. Anche se la mia fica iniziò a bagnarsi atrocemente, era nel culo che lo volevo prendere. Ormai, grazie a mio nipote Davide, avevo scoperto il dirompente piacere della sodomia. Feci scivolare una mano dietro, tra noi due, presi il suo cazzo duro e lo indirizzai verso il buco giusto. Questa volta non fu la sua goffaggine a disturbare la penetrazione ma piuttosto le mie contrazioni istintive quando lui iniziò a spingere violentemente sul mio piccolo buco. Giacomo capì, riprese il controllo e cominciò a penetrarmi dolcemente finché non fu completamente dentro di me. Allora fu la mia mano a sostituire la sua sul mio clitoride. Mio genero mi stava inculando con un’incredibile dolcezza. Accarezzava con dolcezza tutto il mio corpo mentre andava e veniva lentamente nel mio culetto. Questo suo modo di penetrarmi era così delizioso che avrei voluto durasse un’eternità. Sentivo il suo respiro sul mio collo, così girai la testa per cercare le sue labbra. Il nostro baciò sembrò scatenare in lui una frenesia appassionata perché iniziò ad aumentare il ritmo del suo va e vieni. Ormai la sua parte animale si era risvegliata, senza uscire da dentro di me mi rialzo e mi mise alla pecorina, così da dominarmi meglio. In quel momento mi sentivo proprio sottomessa ai suoi voleri, e devo dire che non mi dispiaceva la parte della femmina preda del maschio in calore. In quella posizione accompagnava i suoi colpi di rene tirandomi a se con le braccia, bastarono poche di questi potenti spinte a farmi gemere nuovamente dal piacere. Accidenti come mi stava inculando bene questo figlio di puttana! Improvvisamente uscì dal mio buco caldo, sorpresa da questo stop improvviso girai il capo e vidi che si stava masturbando freneticamente sopra le mie chiappe. Con un grugnito bestiale mi spruzzò il suo succo sul basso schiena e la fessura tra le natiche. Rimasi decisamente sorpresa nel vedere, dopo la convulsa giornata, che avesse ancora tutto quel vigore. Quando penso che mia figlia Agnese mi aveva detto che era impotente.. Ancora più sorprendente fu nel constatare come dopo iniziò a darmi dei grandi colpi di lingua tra le natiche e sulla schiena per pulirmi da ogni goccia del suo sperma. “Come sei gentile a ripulirmi tutta tesoro. Su, ora vieni qui, anche la mamma ha voglia di ripulire il tuo pisellino.” “Si mamma.” Una volta finito di leccagli via dalla cappella l’ultima goccia rimasta di sborra gli dissi in modo perentorio, come quando ci si rivolge ad un bambino, di andare subito a letto. Lui ubbidì e lasciò la mia camera. Appena chiusa la porta feci scivolare la mia mano tra le gambe ed iniziai ad accarezzarmi da sola ripensando a tutto quello che era successo durante la giornata. Un’ora più tardi, dopo due o forse tre orgasmi, riuscii a prendere sonno. Quando aprii gli occhi in giorno seguente il sole era già alto. La sveglia sul comodino mi indicava che erano le nove passate. Quello che mi aveva risvegliato erano dei colpi di martello ed il rumore sordo di un motore elettrico. Ancora mezza addormentata guardai fuori dalla finestra chi poteva fare tanto rumore. Erano i vicini di casa intenti a far funzionare una betoniera per dei lavori in giardino, forse il pavimento di una veranda. Erano due ragazzi sulla trentina, la donna accorgendosi di me, mi fece un piccolo gesto amichevole al quale risposi per cortesia. Subito pensai fossero i nuovi vicini dei quali mi aveva parlato Giacomo. La curiosità di conoscerli fu più forte di ogni altra cosa, allora mi misi una vestaglia e con le pantofole scesi in giardino avvicinandomi con chiare intenzioni alla recinzione che separava le case. Entrambi interruppero il lavoro e, tutti sudati, si avvicinarono a me. Nonostante fossero sporchi e sudati notai che fisicamente erano veramente delle belle persone. Lei era veramente una bomba, un viso dolce e regolare, dei capelli biondo cenere alle spalle raccolti per l’occasione in una coda, ed un corpo tonico con dei seni piccoli. Intrigante era la canotta che indossava che lasciava intravedere dei capezzoli molto prominenti. Lui, il classico tipo mediterraneo, moro, abbronzato, robusto e ben formato. Per prima cosa si presentarono, lui Rocco e lei Rosa. Presentandosi accompagnarono i loro nomi con un sorriso divertito che al momento mi sfuggì, più tardi Giacomo mi spiegò che c’era omonimia con due attori porno, marito e moglie nella vita. Fu gentile da parte loro dedicarmi qualche minuto per conoscermi e salutarmi, prima di dirmi che dovevano tornare urgentemente al loro lavoro prima che il cemento “tiri”, ma io giuro che non capii di cosa parlasse. Io quando sento la parola “tirare”, sto allerta e se è il caso apro le gambe. Dopo aver loro augurato buon lavoro tornai in casa. Giacomo si era appena alzato e gironzolava in mutande per la cucina. Obiettivamente devo ammettere che mi piaceva guardagli il culetto ed il pacco gonfio. Lo raggiunsi e gli chiesi se volesse del caffè. Mentre stavo infilando le cialde nella macchina, mio genero ancora con gli occhi incollati, mi abbracciò da dietro e mi appoggiò il cazzo sul culo, e baciandomi sul collo mi disse: “Marta, lei è la donna della mia vita. La sposerei subito se potessi.” “Oh tesoro, ti ringrazio per il complimento ma io non voglio più prendere marito. D’altra parte tu devi imparare a provare piacere dal sesso anche senza di me.. ed anche senza mia figlia.” “Lo so, ma ho paura di ferire Agnese se andassi a cercare da qualche altra parte.” “Non preoccuparti, sono sicuro che lei ne sarebbe felice se tu lo facessi.” “Mi sa che lei la conosce male.” “No.. no.. , vorrei ricordarti che è mio figlia dopo tutto.” Con infinita diplomazia cercai di spiegargli che Agnese avrebbe voluto separarsi da lui per vivere la sua storia d’amore con Melania la bella e giovane rossa, e che entrambe erano pazzamente innamorate l’una dell’altra. Fui molto diretta con lui, approfittando del fatto che non era del tutto svegli,o tanto che ci volle un po’ tempo per capire e digerire le mie affermazioni. Completamente abbattuto si sedette sulla sedia ed iniziò a sorseggiare il suo caffè tutto meditabondo. Mi avvicinai a lui da dietro e massaggiandogli le spalle affettuosamente gli sussurrai: “E’ tempo di cambiare vita mio caro, come ho fatto io del resto.” “E cosa dovrei fare?” “Nell’immediato vai ad aiutare i tuoi vicini a ristrutturare il giardino, se c’è feeling tra di voi qualcosa nascerà.. Poi nel futuro tu ed Agnese cercate di rimanere buoni amici, almeno per il bene delle vostre figlie.” “E’ una buona idea, lavorare in giardino e fare distribuire il cemento è un lavoro fisico che forse mi farà dimenticare quello che mi ha appena detto.” “E soprattutto ti permetterà di concretizzare quello che ti ho detto ieri sera. Ti ricordi che devi avere una storia di sesso con loro prima che io me ne vada?” “Agli ordini capo!” “E ricorda che tutto è permesso, anche una relazione tra uomini.” “Ma io non sono bisex!” “E allora? Io sono sicura che preferiresti un bel cazzo duro e caldo al collo di una bottiglia o al manico di un martello. Tu non puoi ancora sapere come è bello farsi inculare.” “Marta, le sue affermazioni mi hanno scioccato.” Ancora non riusciva a darmi del tu, a parte quando facevo la parte di sua mamma. Allora aggiunsi: “Conto su di te, bambino mio.” “Ok mamma, non ti da fastidio se ora ti lascio sola?” “Non preoccuparti, Agnese tornerà tra qualche ora, gli spiegherò tutto io. Da parte tua non devi che avere un solo obiettivo in testa: fare quello che ti ho chiesto. Prima vai a dare il tuo aiuto a quelle persone, poi il resto verrà da se, ne sono sicura. Me lo saprai dire..” Le mie parole sembravano farlo volare, non tanto per soddisfare i miei desideri, ma per una sorta di rivincita nei confronti di Agnese che lo aveva tradito con un’altra donna. Si fece rapidamente toilette radendosi anche la barba e, indossati dei vecchi abiti, raggiunse la coppia in questione. Guardando dalla finestra mi accorsi che lo accolsero con particolare calore. Dopo una doccia ristoratrice, mi preparai anche io per la giornata. Indossai lo stesso intimo del giorno prima che mio genero mi aveva gentilmente lavato. Adoro portare le calze con la riga dietro, mi ricordavano quelle che indossava mia madre. Avevo solo una gonna ma non avevo più camicette da abbinare, allora indossai il vestito della sera prima con la parte sotto a ruota e la scollatura generosa. Dopo essermi truccata, approfittai del fatto di essere sola e contattai mia figlia Virginia. Chiacchierammo per diversi minuti senza però raccontargli della situazione in cui si trovavano sua sorella ed il marito. Lei mi raccontò di quanto era felice con i suoi figli, e come continuavano a darsi piacere reciprocamente fino a quando lei era fisicamente esausta. Virginia mi disse che una sua amica “ben informata” aveva visto una sera suo marito entrare in un motel con una donna. A differenza di ciò che le aveva raccontato il marito, non era via per lavoro ma per stare con la sua amante. Aggiunse anche che tale notizia non l’aveva sconvolta più di tanto anche perché era sua intenzione separarsi al più presto.. Virginia per tutta la nostra conversazione non osò chiedermi come avessi agito nei confronti di Agnese dopo che io abbia scoperto la relazione che lei intrattenne con suo padre. Una volta riattaccato mi sentii molto felice di sapere che finalmente Virginia aveva deciso di chiudere con quello stronzo di suo marito. Non potevo dimenticarmi di Sabina. Chiamai anche lei. Era felice per averle fatto scoprire il sesso con suo figlio. Non aveva più parole per ringraziarmi di averle aperto gli occhi, (e anche le gambe pensavo io), per l’amore nei confronti del suo bel Leonardo. Leonardo aveva ereditato la bellezza della madre, e ammetto che mi era piaciuto subito questo piccolo porcellino, già dalla prima volta quando si divertiva a spiarmi sotto la gonna. Va detto però che devo anche ringraziare mio nipote Davide che fece di tutto per portarlo nel mio letto i giorni seguenti. Dopo aver riagganciato guardai fuori dalla finestra e notai una forte complicità trai i vicini e mio genero. I lavori degli improvvisati muratori procedevano speditamente, dagli sguardi che si scambiavano capii che avevano fretta di passare ad altre cose. Più tardi, dopo che furono rientrai in casa nonostante la distanza, mi accorsi guardando dalla finestra, che tutti e tre erano abbracciati, con Rocco dietro a mio genero. Dai movimenti languidi sembrava stessero ballando, ma era chiaro che stavano eccitandosi sfregandosi a vicenda, poi li vidi scomparire nell’intimità della camera da letto. Accidenti come correvano veloci gli eventi! Del resto io ero li per cosa se non per quello?
Era quasi mezzogiorno quando sentii la macchina di Agnese fermarsi nel parcheggio davanti casa. La mia figlia più giovane stava tornando dalla casa della sua amante, mentre suo marito Giacomo era sempre dai loro vicini, sicuramente intento a divertirsi con loro. Appena in casa mi apparve con un abbigliamento, come si usa adesso, in stile “grunge”, jeans strappati e una orribile felpa larghissima. “Buongiorno mamma, sei sola? Dove è Giacomo?” “Tuo marito è andato ad aiutare i vicini nei loro lavori di ristrutturazione, anche se penso che in questo momento stiano scopando, ma non il cortile.” “Cosa stai dicendo mamma? Non capisco a cosa alludi.” “Sono stata io ad esortarlo a unirsi a loro, mi ha detto che aveva una mezza idea..” “ Quale mezza idea?” “Si, Giacomo mi ha detto che è stato tampinato da Michela, la moglie, e poi anche da Andrea, il marito. Li ho incontrati stamattina mentre stavano lavorando in cortile, e devo ammettere che sono molto affascinanti ed intriganti.” “No, non ci credo. Cosa ti fa pensare che starebbero facendo l’amore di gruppo?” “Perché tuo marito era impaziente di farlo anche con loro. Sai, non è più lo stesso uomo di qualche giorno fa, e forse il merito è un po’ anche mio.” Gli spiegai tutto quello che io e Giacomo avevamo fatto durante la sua assenza. Oltre ad incularmi ancora una volta, la informai che a suo marito piaceva essere preso da dietro. Gli dissi come gli era piaciuto essere scopato con la bottiglia del vino, però non gli rivelai i suoi segreti familiari e la fantasia di fare sesso con la madre, perché qualcuno poi non dica che noi donne non sappiamo mantenere i segreti. Agnese, già senza parole per le mie rivelazioni, rimase completamente basita quando le rivelai che avevo parlato della sua storia con Melania a Giacomo. Forse avrebbe preferito dire lei al marito della sua relazione con la giovane e bella rossa, ma così gli ho semplificai molto le cose. Poi aggiunsi: “A proposito, hai chiesto il famoso permesso alla tua compagna? Sai che mi piacerebbe ci coccolassimo tutte e due come dico io.” “Si, lei non si è opposta, ma dimmi perché vuoi farlo proprio con me?” “Ma come tesoro mio, non vuoi fare l’amore con la mamma dopo che lo hai fatto con papà?” “Ascoltami mamma, io ti rispetto, ma rispetto molto anche Melania, la donna che amo.” “Tesoro, non vedo alcuna mancanza di rispetto nei suoi confronti se tu ti fai coccolare un po’ dalla mamma. È chiaro che anche io amo farlo con le donne, hanno un modo diverso di fare l’amore.” “Mamma, non finisco più di scoprire cose nuove su di te.” “Io invece spero sia tu stessa ad insegnarmi cose sul sesso, ho un grosso vuoto da riempire a proposito.” “Sai mamma, non ho proprio l’impressione che tu sia in ritardo. Io non conosco nessuna donna della tua età che faccia delle cose come quelle che mi hai detto di fare tu.” “Forse, ma ne parleremo più tardi, non ti sembra invece che sia il caso di salutarmi con un bel bacio?” “Oh, scusami mamma, eccomi tutta per te.” Agnese volò tra le mie braccia e, dopo avermi dato uno sguardo divertito, avvicinò le sue labbra alle mie. Il nostro bacio fu languido e pieno di desiderio. Ammetto che cominciai a bagnarmi subito, ma Agnese preferì allontanarsi quando le mie carezze iniziarono a farla vibrare. Ci allontanammo lentamente tenendoci per mano, poi per superare il suo imbarazzo gli proposi di sedersi a tavola per mangiare qualcosa. Detto fatto, apparecchiammo la tavola e preparammo qualcosa da mangiare senza aspettare il ritorno di Giacomo che in quel momento era sicuramente molto impegnato. Mia figlia mi confessò che era molto felice del fatto che ero passata a trovarla, anche se gli dispiaceva non avermi potuto dedicare molto tempo. Notai che, a differenza dei primi giorni, parlavamo molto più liberamente. Agnese, poco alla volta, perse i suoi freni inibitori, raccontandomi le pratiche sessuali che lei e la sua amante avrebbero potuto condividere con me. In onestà devo dire che ero stata io ad indirizzare la discussione su questo senso, nonostante la mia età volevo sapere e sperimentare di più. Mi confessò che amava quando Melania la scopava brutalmente con lo strap-on, ma anche dare e ricevere tenerezze e stare abbracciate l’una all’altra per lungo tempo. Da parte mia le raccontai ed esaltai le qualità dei miei giovani amanti, la felicità che provavo quando ero tra le braccia del caro nipotino Davide e soprattutto come sapeva usare bene il suo notevole cazzo, o di Cristina, perversa e depravata come la nonna, ed aggiunsi che fu proprio lei ad iniziarmi ai piaceri saffici. Agnese allora mi confidò che anche a lei era capitato di stare sola con Cristina, cosa che io già sapevo raccontatami da Davide, confermandomi quanto era avanti per la sua età e soprattutto quanto era brava e dotata di talento nel far godere una donna. Fu proprio da allora che in Agnese germogliò il desiderio di avere nuovamente una relazione con una donna finché, miracolo, non incontrò Melania. Ridemmo entrambe delle nostre performance sessuali fino a quando io non arrivai a chiederle della sua relazione con il padre. “Dimmi un po’ Agnese, come è successo con papà?” “Io.. io.. non posso parlarne, ti prego” “Sai, quando tua sorella mi ha raccontato della sua relazione con papà mi ha fatto male, ma poi l’ho accettata e superata. Tu forse non sai che ho trovato una scatola piena di foto di te e delle tue amiche mentre fate orge con il papà, mio marito. Nemmeno tua sorella lo sa. Io ora ho bisogno di sapere. Ti prego parla.” “Mamma perdonami, non posso. Mi vergogno troppo di quello che ho fatto allora.” “Hai ragione tesoro, questo non è il posto più adatto per certe confidenze. Vieni, andiamo nella mia camera, ti siederai sul mio grembo come quando eri una bambina e staremo abbracciate, sarà più intimo.” Mi alzai, la presi per mano mentre lei mi guardava un po’ spaventata. La baciai su una guancia per rassicurarla e la guidai verso la mia stanza. Arrivate in camera restammo un poco faccia a faccia, l’una davanti all’altra tenendoci entrambe le mani. L’abbracciai e la coccolai per diversi minuti poi, lentamente, le tolsi l’orribile felpa che indossava lasciandola un po’ confusa. “Cosa stai facendo mamma?” “Prima di raccontarmi tutto voglio metterti a tuo agio, ho bisogno di sapere come avete iniziato. So che tu eri molto giovane ed influenzabile, e che non sei tu la responsabile delle brutte cose di cui ti accusi.” “E’ troppo difficile. Non riesco a parlarne di fronte a te, quando ti guardo mi manca il coraggio.” “Se è solo questo il problema lo risolviamo subito, amore.” Presi un foulard dalla mia borsa e bendai gli occhi a mia figlia. Agnese lasciò fare tanto che sembrava avesse superato il timore iniziale. Nonostante lei avesse piena fiducia in me, io rimasi turbata alla vista della sua schiena perfetta. La sua pelle era così morbida al tocco ed invitante che non potei evitare di baciarla sul collo mentre le slacciavo il reggiseno. Istintivamente cercò di mascherare il suo seno nudo con le mani, io le allargai le braccia e accarezzai delicatamente ognuno dei suoi seni tanto che emise dei sospiri e dei gemiti di piacere. Poi mi chinai verso i suoi capezzoli e, a turno, glieli succhiai avidamente prima di sbottonargli i pantaloni. Questa volta smise di essere passiva a mi aiuto a spogliarla. La feci distendere tutta nuda sul letto e mi posizionai tra le sue gambe sollevate. Coprii il suo corpo di tenere carezze prima di appoggiare le mie labbra sulle sue. Il nostro bacio fu pieno di tenerezza, mentre le mie mani correvano sulla sua pelle, sentivo i muscoli del suo corpo rilassarsi poco alla volta, allora le sussurrai all’orecchio: “Su, parla ora e lascia che mi prenda cura del tuo corpo.” Le mie labbra si distaccarono dalle sue e scivolarono sulla sua pelle, mentre Agnese, dopo un grande sospiro, iniziò a raccontare. “Il ragazzo che mi ha sverginata si chiamava Romano. Non mi piaceva particolarmente, ma era carino. A lui importava poco di me, voleva solo scoparmi, tanto che quando lo faceva era brutale e violento e a volte mi faceva anche male. Essendo spesso casa sua, feci amicizia con sua sorella Matilde. Dopo qualche volta mi accorsi che a lei piaceva flirtare con me, anche davanti a suo fratello, ed a me, curiosamente, piaceva essere sedotta da lei, anche se non rispondevo alle sue avances. Una volta, mentre ci stavamo cambiando da sole negli spogliatoi della piscina, ritornò alla carica. Quella volta la lascia fare. Mi baciò e mi accarezzo e poi, fattami stendere sulle panche dello spogliatoio, mise la sua testa tra le mie gambe e cominciò a leccarmi la patatina. Fu bellissimo, ebbi un intenso orgasmo tanto che dovetti tapparmi la bocca per non urlare dal piacere.” Mentre mia figlia raccontava e cominciava a liberarsi del peso che da anni la opprimeva, io le baciavo l’interno delle cosce convergendo piano piano verso la sua vulva già umida e madida dei suoi umori. Agnese non era insensibile alle mie carezze, la sua eccitazione era palese, forse anche a causa di ciò che mi stava raccontando e delle sue avventure con Matilde. Quindi continuò: “Presto lasciai Romano ed a lui preferii la sorella. Di lei mi innamorai veramente e facevamo spesso l’amore. Di solito, quando non c’era suo fratello, ci trovavamo a casa sua, oppure a casa nostra. Ti ricordi che allora, spesso, veniva a trovarmi un’amica?” Annuii. “Quello che ignoravamo è che papà, quando facevamo l’amore nella mia camera, passava dal balcone e veniva a spiarci e fotografarci, il tutto a nostra insaputa, te lo giuro. Un mattino, aprendo il cassetto delle mie mutandine, trovai una di quelle foto. Come potrai capire eravamo in pose molto audaci ed eravamo riconoscibilissime sia io che Matilde, sul retro c’era scritto: . Quel giorno, e le giornate seguenti le passai nel terrore. Quando incrociavamo gli sguardi mi guardava con un ghigno sadico, mentre io facevo di tutto per evitare di rimanere sola con lui. Ogni giorno trovavo una nuova fotografia nel cassetto. Così iniziai davvero a spaventarmi, la mia paura era che tu te ne potessi accorgere.. Oh si.. mamma non fermarti.” Cominciai a titillarle il clitoride con la punta della lingua e lei interruppe il racconto sussultando dal piacere. Aveva bisogno di un piccolo incoraggiamento per continuare nelle sue confidenze. Salii lentamente fino al suo viso sfregando i miei seni sul suo corpo poi, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio le sussurrai: “Continua tesoro e lasciati andare, ti sto ascoltando.” Mentre lei continuava, ridiscesi con la mia bocca al livello della sua fichettina. “Papà nei suoi messaggi mi fece capire che ti avrebbe detto tutto se avessi continuato ad evitarlo. Io, sempre più spaventata ne parlai con Matilde, lei invece, appena apprese della storia, si mi mise a ridere. Per darmi aiuto, si offrì di accompagnarmi nell’incontro con papà. Una volta al suo cospetto, papà non era per niente preoccupato dalla presenza della di Matilde, anche quando mi disse che, in cambio del suo silenzio, avrei dovuto essere carina e gentile con lui. Matilde allora mi stupì. Si alzò improvvisamente e, avvicinandosi lentamente a papà in modo sensuale, gli chiese in che modo dovevamo essere carine con lui. Oh.. mamma non fermarti, continua così, è troppo bello, non ce la faccio a parlare” Il suo bottoncino ormai era preda della mia lingua, Agnese non riusciva più a controllarsi e, cominciò a schiacciare a forza il mio viso tra le sue cosce impedendomi quasi di respirare. Allora gli dissi: “Su adesso girati mia cara.” “Come vuoi che mi metta mamma?” “In ginocchio con il viso schiacciato sul materasso. Voglio giocare un po’ con il tuo culetto mentre mi racconti il seguito.” Capendo bene le mie intenzioni, Agnese si inginocchiò ed aprì le gambe in modo tale da offrire completamente il suo culetto ed il suo buchino ai miei giochi. Colsi l’occasione per togliergli il foulard dagli occhi visto che ormai aveva vinto la sua reticenza ed andava a ruota libera. Non so cosa mi spinse in quel momento a preferire il suo culetto. Forse il profumo di muschio che emana il suo buchino rosa? Rimasi qualche secondo ad ammirarlo, poi affondai due dita nella fichetta bagnata cominciando a masturbarla lentamente, prima di immergere la mia bocca nella sua rosa semiaperta. Tra sospiri e gemiti, soprattutto quando la mia lingua si attivava più energicamente, continuò la sua storia. “Matilde era talmente vicina a papà che le loro labbra si sfioravano. La sua mano si appoggiò sulla patta e cominciò a massaggiarlo impunemente. Rimasi eccitata da quella scena surreale, ed allo stesso tempo gelosa della mia amica. Come poteva osare accarezzare il cazzo a mio padre? Soprattutto davanti a me. Era per sfidarmi od umiliarmi? Matilde si inginocchiò tra le gambe di papà, quindi mi invitò ad avvicinarmi prima di aprire la patta deformata dal cazzo duro. Subito iniziò a succhiarlo con un’avidità incredibile. Lei era veramente brava nello spompinare papà. Papà mi fece segno di avvicinarmi, quindi Matilde mi invitò a sostituirla. Allora non ero molto brava a succhiarlo, Romano me lo rinfacciava sempre, comunque feci quelle che si aspettavano. Succhiai il cazzo di papà.” Nel pronunciare queste ultime parole quasi urlò. Non so perché, ma sentivo che a questo punto mia figlia stava aspettando una mia reazione. Dopo essermi rialzata le assetai due grossi schiaffi sui glutei. Ciaff! Ciaff! “Ragazza cattiva, questo è quello che ti meriti.” “Grazie mamma, hai ragione di punirmi, sono una vera zoccola.” “Ti punirò più tardi, ora continua la tua storia mentre io mangio ancora un po’ il tuo culetto.” “Quel giorno fu Matilde che finì di succhiarlo. Io, su richiesta di papà, mi masturbai davanti a lui fino a che entrambi non arrivammo all’orgasmo. Nelle volte seguenti papà mi insegnò delle tecniche particolari per soddisfarlo, sia per masturbarlo che per spompinarlo. In cambio lui sapeva come toccarmi ed accarezzarmi per farmi godere intensamente. Matilde e lui erano sempre più complici, spesso finivamo tutti e tre nel mio letto e la mia compagna di avventure si stava dimostrando sempre più perversa e porca. La cosa che giocò a favore di papà è che trovò due ragazze giovani, curiose di avere e fare esperienze con un uomo maturo. Da qui le foto che hai trovato. Tutti ci divertivamo con la macchina fotografica, anche solo per conservare un ricordo personale di un’esperienza particolare. In tua assenza, spesso, c’erano orge in casa nostra. Gradualmente però mi resi conto che la situazione ci stava scappando di mano, tanto che litigai violentemente con Matilde fino a lasciarci, anche perché lei poi frequentava un’altra ragazza. Conseguentemente papà aveva solo me per soddisfarlo, sempre più spesso mi chiedeva di fare sesso con lui, a volte mi prendeva anche più volte al giorno ed io, lo lasciavo fare. Per esempio delle sere quando ti addormentavi sul divano stanca della giornata di lavoro, mi portava in un’altra stanza e voleva che lo succhiassi per poi scoparmi in piedi contro il muro o sul tappeto per terra. Obbligata a farlo, ero poi arrabbiata a morte per averlo fatto, soprattutto per averlo fatto alle tue spalle. E ti giuro che è vero. Quando incontrai Giacomo, pensai che fosse l’unico modo per fuggire di casa e da quella situazione, e forse anche l’unico modo per assolvermi da tutte le perversità che avevo fatto. Volevo uscire di casa e dimenticare tutto. Sposarmi con Giacomo era diventato l’unica via d’uscita, anche se, purtroppo, non l’amavo.” Vedendo che il buchino di Agnese era ormai bel lubrificato dalla mia saliva, tolsi le dita dalla sua fica e glieli infilai nel culo senza preavviso. Lei emise un grido di dolore e di sorpresa allo stesso tempo, ma si lasciò penetrare, quindi si accomodò meglio sul letto per favorire la mia penetrazione anale. Un po’ perfidamente ma anche con grande curiosità le chiesi: “Ma papà non ti ha mai presa in questo modo?” “Si, spesso.” “E ti piaceva?” “A volte..” “E adesso?” “Oh.. si mamma, è bellissimo, continua.. più forte.” Continuai a martirizzare il suo culetto con una violenza che lasciò stupita anche me stessa. Con l’altra mano tra le sue gambe cercai il clitoride per massaggiarglielo vigorosamente. Questo trattamento vigoroso e violento sembrava piacergli un sacco, a volte si dimenava quasi a voler sfuggire alle mie dita, a volte invece lo faceva per farsi penetrare più profondamente, sempre però emettendo gemiti di piacere. Non ci volle molte che i suoi gemiti si trasformassero in urla di piacere quale espressione dell’intenso orgasmo raggiunto. Una cosa comunque ancora non riuscivo a spiegarmi, se le piaceva tanto prenderlo nel culetto, perché in questi anni non l’aveva mai concesso a suo marito Giacomo? Allora per sapere la verità gli feci una domanda trabocchetto: “Dimmi tesoro, mentre ti penetravo il culetto con le dita, a chi pensavi? Chi immaginavi te lo facesse? Tuo marito o a tuo papà?” Appena riprese fiato mi rispose. “No.. no mamma, con Giacomo non ho mai voluto farlo.” “Allora pensavi a tuo padre..? “Oh mamma, mi vergogno dirtelo.” “Ho capito, sei proprio una monella, meriti una punizione.” “Oh si mamma, puniscimi. Non sono una monella, sono proprio una zoccola.” Io non avevo un vero bisogno di vendicarmi per quello che aveva fatto, ma avevo intuito un suo desiderio di punizione. Forse,questo suo desiderio di essere punita dalla madre per ciò che aveva fatto era, nella sua testa, l’unico modo di essere perdonata e redenta? Presi il mio borsone da viaggio, ci rovistai un poco e ne trassi un piccola cintura in cuoio. Mentre la piegavo in due, Agnese mi guardava supplicante. Era solo il desiderio di essere punita o semplicemente era vittima della perversione del masochismo? Quando alla prima frustata la cintura gli pizzicò le natiche mia figlia emise un sospiro. Esitai un attimo a colpirla nuovamente ma lei subito mi incoraggiò con un sorriso complice prima di dirmi: “ Su mamma, non smettere, frustami violentemente dappertutto.” Improvvisamente scoprii in me uno strano spirito sadico. Frustandola, provavo un senso di soddisfazione ogni volta che la cintura schiaffeggiava la sua pelle. Evitai per ovvie ragioni di colpirla sul viso, ma tutto il resto del corpo fu vittima della mia azione. Lei stessa mi offriva le parti da flagellare, mentre si masturbava intensamente con entrambe le mani. Le zone che sembrava preferisse venissero frustate erano i seni ed i capezzoli. Dopo ogni colpo emetteva un grido di dolore, subito seguito da gemiti di piacere che la spingevano ad aumentare le sue carezze intime. A furia di colpirla iniziò a farmi male il braccio. Lasciai la cintura e gli afferrai i capezzoli strizzandoglieli e torcendoglieli fortemente. Immediatamente un forte “Ohh sii..” uscì dalla sua bocca prima di soccombere ad un nuovo orgasmo. Non le lascia il tempo di riprendere fiato, mi inginocchiai vicina a lei, e la baciai con tutta la passione che mi veniva dall’eccitazione provata per aver interpretato quel ruolo malvagio, perché veramente avevo provato piacere nel farla soffrire. Non avevo goduto per essermi vendicata per le sue azioni passate, ma per aver scoperto un altro gioco che mi faceva sentire ancor più depravata e porca. Già quando Giacomo mi aveva rivelato di aver visto sua madre frustare suo padre avevo sentito un curioso brivido lungo la schiena, ora finalmente avevo provato questa ebbrezza entrando nei panni di un’amante sadica. La mia povera Agnese era in uno stato pietoso. Nonostante il suo corpo fosse madido di sudore, la sua pelle segnata da striature rosse che si incrociavano, gli occhi pieni di lacrime ed i capelli appiccicati al viso bagnato dalle lacrime e dal sudore, mi sorrideva felice guardandomi. Intenerendomi la presi tra braccia facendole delle coccole materne prima di dirle: “Tesoro, sei perdonata per tutto ciò che hai fatto.” Ancora singhiozzando rispose: “Grazie mamma, ti voglio bene.” “E cosa dirà Melania vedendoti la pelle in questo stato?” “Io.. io le dirò tutto.” “Non ti ho fatto troppo male tesoro?” “Mamma, è una cosa completamente nuova per me, ma ammetto che ho apprezzato il dolore.” “Ma non lo hai mai fatto con Melania?” “Oh no, ma spero che i segni sul mio corpo le diano delle nuove idee a proposito.” “Tesoro, sei dannatamente zoccola.” “E’ colpa tua mamma.” Mi rispose ridendo, poi aggiunse: “Ora mi sento come liberata da un grosso peso. Ora voglio provare tutto.” “Non è la prima volta che sento queste parole ultimamente..” Entrambe scoppiammo in una sonora risata poi ci baciammo teneramente. Il nostro bacio fu interrotto da Giacomo che, appena entrato in casa, mi stava chiamando. “Mamma.. mamma, dove sei?” Accidenti, per chiamarmi “mamma” come fa durante i nostri giochi erotici, non doveva essersi accorto del ritorno di Agnese.
Dopo essermi struccata, lavata i denti e fatta la pipì, mi infilai la camicia da notte ed uscii dal bagno diretta alla mia camera. Giacomo era fuori, in attesa del suo turno per la toelette serale. Quando gli passai davanti, il porcellino non poté fare a meno di rimirare le mie forme mascherate dalla trasparenza del tessuto. Decisi che, dopo la giornata di sesso avuta con lui, forse non era il caso di dormire insieme quella notte. Io nella mia camera e lui nella sua. Erano ormai l’una e mezza di notte quando riuscii ad infilarmi sotto le coperte. Ero talmente esausta per l’intensa giornata passata che penso di essermi addormentata all’istante, ma qualcosa mi risvegliò durante la notte. Non riuscivo ad aprire gli occhi ma avvertivo chiaramente qualcosa che mi sfiorava il seno. Poi la sensazione divenne più chiara, qualcuno era appoggiato alla mia schiena e sentivo qualcosa di caldo e duro che cercava di scivolare tra le mie natiche. Finalmente riuscii a svegliarmi e mi accorsi della presenza di mio genero. “Tesoro, hai ancora voglia?” “Si mamma.” “Ma non sei stanco?” “Si, ma non ho ancora smesso di pensarti, così non riesco a prendere sonno.” “E allora vorresti fare delle coccole alla mamma?” “Si, mi piacerebbe rimanere qui abbracciato a te, se ti va.” “Va bene tesoro, ma metti la mano qui.” Abbracciati nella classica posizione del cucchiaio, presi la mano e gliela appoggiai sul mio basso ventre, lui istintivamente cominciò ad accarezzarmi la micia. Cambiai leggermente posizione per guidarlo meglio verso il mio clitoride, subito iniziò a massaggiarmelo. Anche se la mia fica iniziò a bagnarsi atrocemente, era nel culo che lo volevo prendere. Ormai, grazie a mio nipote Davide, avevo scoperto il dirompente piacere della sodomia. Feci scivolare una mano dietro, tra noi due, presi il suo cazzo duro e lo indirizzai verso il buco giusto. Questa volta non fu la sua goffaggine a disturbare la penetrazione ma piuttosto le mie contrazioni istintive quando lui iniziò a spingere violentemente sul mio piccolo buco. Giacomo capì, riprese il controllo e cominciò a penetrarmi dolcemente finché non fu completamente dentro di me. Allora fu la mia mano a sostituire la sua sul mio clitoride. Mio genero mi stava inculando con un’incredibile dolcezza. Accarezzava con dolcezza tutto il mio corpo mentre andava e veniva lentamente nel mio culetto. Questo suo modo di penetrarmi era così delizioso che avrei voluto durasse un’eternità. Sentivo il suo respiro sul mio collo, così girai la testa per cercare le sue labbra. Il nostro baciò sembrò scatenare in lui una frenesia appassionata perché iniziò ad aumentare il ritmo del suo va e vieni. Ormai la sua parte animale si era risvegliata, senza uscire da dentro di me mi rialzo e mi mise alla pecorina, così da dominarmi meglio. In quel momento mi sentivo proprio sottomessa ai suoi voleri, e devo dire che non mi dispiaceva la parte della femmina preda del maschio in calore. In quella posizione accompagnava i suoi colpi di rene tirandomi a se con le braccia, bastarono poche di questi potenti spinte a farmi gemere nuovamente dal piacere. Accidenti come mi stava inculando bene questo figlio di puttana! Improvvisamente uscì dal mio buco caldo, sorpresa da questo stop improvviso girai il capo e vidi che si stava masturbando freneticamente sopra le mie chiappe. Con un grugnito bestiale mi spruzzò il suo succo sul basso schiena e la fessura tra le natiche. Rimasi decisamente sorpresa nel vedere, dopo la convulsa giornata, che avesse ancora tutto quel vigore. Quando penso che mia figlia Agnese mi aveva detto che era impotente.. Ancora più sorprendente fu nel constatare come dopo iniziò a darmi dei grandi colpi di lingua tra le natiche e sulla schiena per pulirmi da ogni goccia del suo sperma. “Come sei gentile a ripulirmi tutta tesoro. Su, ora vieni qui, anche la mamma ha voglia di ripulire il tuo pisellino.” “Si mamma.” Una volta finito di leccagli via dalla cappella l’ultima goccia rimasta di sborra gli dissi in modo perentorio, come quando ci si rivolge ad un bambino, di andare subito a letto. Lui ubbidì e lasciò la mia camera. Appena chiusa la porta feci scivolare la mia mano tra le gambe ed iniziai ad accarezzarmi da sola ripensando a tutto quello che era successo durante la giornata. Un’ora più tardi, dopo due o forse tre orgasmi, riuscii a prendere sonno. Quando aprii gli occhi in giorno seguente il sole era già alto. La sveglia sul comodino mi indicava che erano le nove passate. Quello che mi aveva risvegliato erano dei colpi di martello ed il rumore sordo di un motore elettrico. Ancora mezza addormentata guardai fuori dalla finestra chi poteva fare tanto rumore. Erano i vicini di casa intenti a far funzionare una betoniera per dei lavori in giardino, forse il pavimento di una veranda. Erano due ragazzi sulla trentina, la donna accorgendosi di me, mi fece un piccolo gesto amichevole al quale risposi per cortesia. Subito pensai fossero i nuovi vicini dei quali mi aveva parlato Giacomo. La curiosità di conoscerli fu più forte di ogni altra cosa, allora mi misi una vestaglia e con le pantofole scesi in giardino avvicinandomi con chiare intenzioni alla recinzione che separava le case. Entrambi interruppero il lavoro e, tutti sudati, si avvicinarono a me. Nonostante fossero sporchi e sudati notai che fisicamente erano veramente delle belle persone. Lei era veramente una bomba, un viso dolce e regolare, dei capelli biondo cenere alle spalle raccolti per l’occasione in una coda, ed un corpo tonico con dei seni piccoli. Intrigante era la canotta che indossava che lasciava intravedere dei capezzoli molto prominenti. Lui, il classico tipo mediterraneo, moro, abbronzato, robusto e ben formato. Per prima cosa si presentarono, lui Rocco e lei Rosa. Presentandosi accompagnarono i loro nomi con un sorriso divertito che al momento mi sfuggì, più tardi Giacomo mi spiegò che c’era omonimia con due attori porno, marito e moglie nella vita. Fu gentile da parte loro dedicarmi qualche minuto per conoscermi e salutarmi, prima di dirmi che dovevano tornare urgentemente al loro lavoro prima che il cemento “tiri”, ma io giuro che non capii di cosa parlasse. Io quando sento la parola “tirare”, sto allerta e se è il caso apro le gambe. Dopo aver loro augurato buon lavoro tornai in casa. Giacomo si era appena alzato e gironzolava in mutande per la cucina. Obiettivamente devo ammettere che mi piaceva guardagli il culetto ed il pacco gonfio. Lo raggiunsi e gli chiesi se volesse del caffè. Mentre stavo infilando le cialde nella macchina, mio genero ancora con gli occhi incollati, mi abbracciò da dietro e mi appoggiò il cazzo sul culo, e baciandomi sul collo mi disse: “Marta, lei è la donna della mia vita. La sposerei subito se potessi.” “Oh tesoro, ti ringrazio per il complimento ma io non voglio più prendere marito. D’altra parte tu devi imparare a provare piacere dal sesso anche senza di me.. ed anche senza mia figlia.” “Lo so, ma ho paura di ferire Agnese se andassi a cercare da qualche altra parte.” “Non preoccuparti, sono sicuro che lei ne sarebbe felice se tu lo facessi.” “Mi sa che lei la conosce male.” “No.. no.. , vorrei ricordarti che è mio figlia dopo tutto.” Con infinita diplomazia cercai di spiegargli che Agnese avrebbe voluto separarsi da lui per vivere la sua storia d’amore con Melania la bella e giovane rossa, e che entrambe erano pazzamente innamorate l’una dell’altra. Fui molto diretta con lui, approfittando del fatto che non era del tutto svegli,o tanto che ci volle un po’ tempo per capire e digerire le mie affermazioni. Completamente abbattuto si sedette sulla sedia ed iniziò a sorseggiare il suo caffè tutto meditabondo. Mi avvicinai a lui da dietro e massaggiandogli le spalle affettuosamente gli sussurrai: “E’ tempo di cambiare vita mio caro, come ho fatto io del resto.” “E cosa dovrei fare?” “Nell’immediato vai ad aiutare i tuoi vicini a ristrutturare il giardino, se c’è feeling tra di voi qualcosa nascerà.. Poi nel futuro tu ed Agnese cercate di rimanere buoni amici, almeno per il bene delle vostre figlie.” “E’ una buona idea, lavorare in giardino e fare distribuire il cemento è un lavoro fisico che forse mi farà dimenticare quello che mi ha appena detto.” “E soprattutto ti permetterà di concretizzare quello che ti ho detto ieri sera. Ti ricordi che devi avere una storia di sesso con loro prima che io me ne vada?” “Agli ordini capo!” “E ricorda che tutto è permesso, anche una relazione tra uomini.” “Ma io non sono bisex!” “E allora? Io sono sicura che preferiresti un bel cazzo duro e caldo al collo di una bottiglia o al manico di un martello. Tu non puoi ancora sapere come è bello farsi inculare.” “Marta, le sue affermazioni mi hanno scioccato.” Ancora non riusciva a darmi del tu, a parte quando facevo la parte di sua mamma. Allora aggiunsi: “Conto su di te, bambino mio.” “Ok mamma, non ti da fastidio se ora ti lascio sola?” “Non preoccuparti, Agnese tornerà tra qualche ora, gli spiegherò tutto io. Da parte tua non devi che avere un solo obiettivo in testa: fare quello che ti ho chiesto. Prima vai a dare il tuo aiuto a quelle persone, poi il resto verrà da se, ne sono sicura. Me lo saprai dire..” Le mie parole sembravano farlo volare, non tanto per soddisfare i miei desideri, ma per una sorta di rivincita nei confronti di Agnese che lo aveva tradito con un’altra donna. Si fece rapidamente toilette radendosi anche la barba e, indossati dei vecchi abiti, raggiunse la coppia in questione. Guardando dalla finestra mi accorsi che lo accolsero con particolare calore. Dopo una doccia ristoratrice, mi preparai anche io per la giornata. Indossai lo stesso intimo del giorno prima che mio genero mi aveva gentilmente lavato. Adoro portare le calze con la riga dietro, mi ricordavano quelle che indossava mia madre. Avevo solo una gonna ma non avevo più camicette da abbinare, allora indossai il vestito della sera prima con la parte sotto a ruota e la scollatura generosa. Dopo essermi truccata, approfittai del fatto di essere sola e contattai mia figlia Virginia. Chiacchierammo per diversi minuti senza però raccontargli della situazione in cui si trovavano sua sorella ed il marito. Lei mi raccontò di quanto era felice con i suoi figli, e come continuavano a darsi piacere reciprocamente fino a quando lei era fisicamente esausta. Virginia mi disse che una sua amica “ben informata” aveva visto una sera suo marito entrare in un motel con una donna. A differenza di ciò che le aveva raccontato il marito, non era via per lavoro ma per stare con la sua amante. Aggiunse anche che tale notizia non l’aveva sconvolta più di tanto anche perché era sua intenzione separarsi al più presto.. Virginia per tutta la nostra conversazione non osò chiedermi come avessi agito nei confronti di Agnese dopo che io abbia scoperto la relazione che lei intrattenne con suo padre. Una volta riattaccato mi sentii molto felice di sapere che finalmente Virginia aveva deciso di chiudere con quello stronzo di suo marito. Non potevo dimenticarmi di Sabina. Chiamai anche lei. Era felice per averle fatto scoprire il sesso con suo figlio. Non aveva più parole per ringraziarmi di averle aperto gli occhi, (e anche le gambe pensavo io), per l’amore nei confronti del suo bel Leonardo. Leonardo aveva ereditato la bellezza della madre, e ammetto che mi era piaciuto subito questo piccolo porcellino, già dalla prima volta quando si divertiva a spiarmi sotto la gonna. Va detto però che devo anche ringraziare mio nipote Davide che fece di tutto per portarlo nel mio letto i giorni seguenti. Dopo aver riagganciato guardai fuori dalla finestra e notai una forte complicità trai i vicini e mio genero. I lavori degli improvvisati muratori procedevano speditamente, dagli sguardi che si scambiavano capii che avevano fretta di passare ad altre cose. Più tardi, dopo che furono rientrai in casa nonostante la distanza, mi accorsi guardando dalla finestra, che tutti e tre erano abbracciati, con Rocco dietro a mio genero. Dai movimenti languidi sembrava stessero ballando, ma era chiaro che stavano eccitandosi sfregandosi a vicenda, poi li vidi scomparire nell’intimità della camera da letto. Accidenti come correvano veloci gli eventi! Del resto io ero li per cosa se non per quello?
Era quasi mezzogiorno quando sentii la macchina di Agnese fermarsi nel parcheggio davanti casa. La mia figlia più giovane stava tornando dalla casa della sua amante, mentre suo marito Giacomo era sempre dai loro vicini, sicuramente intento a divertirsi con loro. Appena in casa mi apparve con un abbigliamento, come si usa adesso, in stile “grunge”, jeans strappati e una orribile felpa larghissima. “Buongiorno mamma, sei sola? Dove è Giacomo?” “Tuo marito è andato ad aiutare i vicini nei loro lavori di ristrutturazione, anche se penso che in questo momento stiano scopando, ma non il cortile.” “Cosa stai dicendo mamma? Non capisco a cosa alludi.” “Sono stata io ad esortarlo a unirsi a loro, mi ha detto che aveva una mezza idea..” “ Quale mezza idea?” “Si, Giacomo mi ha detto che è stato tampinato da Michela, la moglie, e poi anche da Andrea, il marito. Li ho incontrati stamattina mentre stavano lavorando in cortile, e devo ammettere che sono molto affascinanti ed intriganti.” “No, non ci credo. Cosa ti fa pensare che starebbero facendo l’amore di gruppo?” “Perché tuo marito era impaziente di farlo anche con loro. Sai, non è più lo stesso uomo di qualche giorno fa, e forse il merito è un po’ anche mio.” Gli spiegai tutto quello che io e Giacomo avevamo fatto durante la sua assenza. Oltre ad incularmi ancora una volta, la informai che a suo marito piaceva essere preso da dietro. Gli dissi come gli era piaciuto essere scopato con la bottiglia del vino, però non gli rivelai i suoi segreti familiari e la fantasia di fare sesso con la madre, perché qualcuno poi non dica che noi donne non sappiamo mantenere i segreti. Agnese, già senza parole per le mie rivelazioni, rimase completamente basita quando le rivelai che avevo parlato della sua storia con Melania a Giacomo. Forse avrebbe preferito dire lei al marito della sua relazione con la giovane e bella rossa, ma così gli ho semplificai molto le cose. Poi aggiunsi: “A proposito, hai chiesto il famoso permesso alla tua compagna? Sai che mi piacerebbe ci coccolassimo tutte e due come dico io.” “Si, lei non si è opposta, ma dimmi perché vuoi farlo proprio con me?” “Ma come tesoro mio, non vuoi fare l’amore con la mamma dopo che lo hai fatto con papà?” “Ascoltami mamma, io ti rispetto, ma rispetto molto anche Melania, la donna che amo.” “Tesoro, non vedo alcuna mancanza di rispetto nei suoi confronti se tu ti fai coccolare un po’ dalla mamma. È chiaro che anche io amo farlo con le donne, hanno un modo diverso di fare l’amore.” “Mamma, non finisco più di scoprire cose nuove su di te.” “Io invece spero sia tu stessa ad insegnarmi cose sul sesso, ho un grosso vuoto da riempire a proposito.” “Sai mamma, non ho proprio l’impressione che tu sia in ritardo. Io non conosco nessuna donna della tua età che faccia delle cose come quelle che mi hai detto di fare tu.” “Forse, ma ne parleremo più tardi, non ti sembra invece che sia il caso di salutarmi con un bel bacio?” “Oh, scusami mamma, eccomi tutta per te.” Agnese volò tra le mie braccia e, dopo avermi dato uno sguardo divertito, avvicinò le sue labbra alle mie. Il nostro bacio fu languido e pieno di desiderio. Ammetto che cominciai a bagnarmi subito, ma Agnese preferì allontanarsi quando le mie carezze iniziarono a farla vibrare. Ci allontanammo lentamente tenendoci per mano, poi per superare il suo imbarazzo gli proposi di sedersi a tavola per mangiare qualcosa. Detto fatto, apparecchiammo la tavola e preparammo qualcosa da mangiare senza aspettare il ritorno di Giacomo che in quel momento era sicuramente molto impegnato. Mia figlia mi confessò che era molto felice del fatto che ero passata a trovarla, anche se gli dispiaceva non avermi potuto dedicare molto tempo. Notai che, a differenza dei primi giorni, parlavamo molto più liberamente. Agnese, poco alla volta, perse i suoi freni inibitori, raccontandomi le pratiche sessuali che lei e la sua amante avrebbero potuto condividere con me. In onestà devo dire che ero stata io ad indirizzare la discussione su questo senso, nonostante la mia età volevo sapere e sperimentare di più. Mi confessò che amava quando Melania la scopava brutalmente con lo strap-on, ma anche dare e ricevere tenerezze e stare abbracciate l’una all’altra per lungo tempo. Da parte mia le raccontai ed esaltai le qualità dei miei giovani amanti, la felicità che provavo quando ero tra le braccia del caro nipotino Davide e soprattutto come sapeva usare bene il suo notevole cazzo, o di Cristina, perversa e depravata come la nonna, ed aggiunsi che fu proprio lei ad iniziarmi ai piaceri saffici. Agnese allora mi confidò che anche a lei era capitato di stare sola con Cristina, cosa che io già sapevo raccontatami da Davide, confermandomi quanto era avanti per la sua età e soprattutto quanto era brava e dotata di talento nel far godere una donna. Fu proprio da allora che in Agnese germogliò il desiderio di avere nuovamente una relazione con una donna finché, miracolo, non incontrò Melania. Ridemmo entrambe delle nostre performance sessuali fino a quando io non arrivai a chiederle della sua relazione con il padre. “Dimmi un po’ Agnese, come è successo con papà?” “Io.. io.. non posso parlarne, ti prego” “Sai, quando tua sorella mi ha raccontato della sua relazione con papà mi ha fatto male, ma poi l’ho accettata e superata. Tu forse non sai che ho trovato una scatola piena di foto di te e delle tue amiche mentre fate orge con il papà, mio marito. Nemmeno tua sorella lo sa. Io ora ho bisogno di sapere. Ti prego parla.” “Mamma perdonami, non posso. Mi vergogno troppo di quello che ho fatto allora.” “Hai ragione tesoro, questo non è il posto più adatto per certe confidenze. Vieni, andiamo nella mia camera, ti siederai sul mio grembo come quando eri una bambina e staremo abbracciate, sarà più intimo.” Mi alzai, la presi per mano mentre lei mi guardava un po’ spaventata. La baciai su una guancia per rassicurarla e la guidai verso la mia stanza. Arrivate in camera restammo un poco faccia a faccia, l’una davanti all’altra tenendoci entrambe le mani. L’abbracciai e la coccolai per diversi minuti poi, lentamente, le tolsi l’orribile felpa che indossava lasciandola un po’ confusa. “Cosa stai facendo mamma?” “Prima di raccontarmi tutto voglio metterti a tuo agio, ho bisogno di sapere come avete iniziato. So che tu eri molto giovane ed influenzabile, e che non sei tu la responsabile delle brutte cose di cui ti accusi.” “E’ troppo difficile. Non riesco a parlarne di fronte a te, quando ti guardo mi manca il coraggio.” “Se è solo questo il problema lo risolviamo subito, amore.” Presi un foulard dalla mia borsa e bendai gli occhi a mia figlia. Agnese lasciò fare tanto che sembrava avesse superato il timore iniziale. Nonostante lei avesse piena fiducia in me, io rimasi turbata alla vista della sua schiena perfetta. La sua pelle era così morbida al tocco ed invitante che non potei evitare di baciarla sul collo mentre le slacciavo il reggiseno. Istintivamente cercò di mascherare il suo seno nudo con le mani, io le allargai le braccia e accarezzai delicatamente ognuno dei suoi seni tanto che emise dei sospiri e dei gemiti di piacere. Poi mi chinai verso i suoi capezzoli e, a turno, glieli succhiai avidamente prima di sbottonargli i pantaloni. Questa volta smise di essere passiva a mi aiuto a spogliarla. La feci distendere tutta nuda sul letto e mi posizionai tra le sue gambe sollevate. Coprii il suo corpo di tenere carezze prima di appoggiare le mie labbra sulle sue. Il nostro bacio fu pieno di tenerezza, mentre le mie mani correvano sulla sua pelle, sentivo i muscoli del suo corpo rilassarsi poco alla volta, allora le sussurrai all’orecchio: “Su, parla ora e lascia che mi prenda cura del tuo corpo.” Le mie labbra si distaccarono dalle sue e scivolarono sulla sua pelle, mentre Agnese, dopo un grande sospiro, iniziò a raccontare. “Il ragazzo che mi ha sverginata si chiamava Romano. Non mi piaceva particolarmente, ma era carino. A lui importava poco di me, voleva solo scoparmi, tanto che quando lo faceva era brutale e violento e a volte mi faceva anche male. Essendo spesso casa sua, feci amicizia con sua sorella Matilde. Dopo qualche volta mi accorsi che a lei piaceva flirtare con me, anche davanti a suo fratello, ed a me, curiosamente, piaceva essere sedotta da lei, anche se non rispondevo alle sue avances. Una volta, mentre ci stavamo cambiando da sole negli spogliatoi della piscina, ritornò alla carica. Quella volta la lascia fare. Mi baciò e mi accarezzo e poi, fattami stendere sulle panche dello spogliatoio, mise la sua testa tra le mie gambe e cominciò a leccarmi la patatina. Fu bellissimo, ebbi un intenso orgasmo tanto che dovetti tapparmi la bocca per non urlare dal piacere.” Mentre mia figlia raccontava e cominciava a liberarsi del peso che da anni la opprimeva, io le baciavo l’interno delle cosce convergendo piano piano verso la sua vulva già umida e madida dei suoi umori. Agnese non era insensibile alle mie carezze, la sua eccitazione era palese, forse anche a causa di ciò che mi stava raccontando e delle sue avventure con Matilde. Quindi continuò: “Presto lasciai Romano ed a lui preferii la sorella. Di lei mi innamorai veramente e facevamo spesso l’amore. Di solito, quando non c’era suo fratello, ci trovavamo a casa sua, oppure a casa nostra. Ti ricordi che allora, spesso, veniva a trovarmi un’amica?” Annuii. “Quello che ignoravamo è che papà, quando facevamo l’amore nella mia camera, passava dal balcone e veniva a spiarci e fotografarci, il tutto a nostra insaputa, te lo giuro. Un mattino, aprendo il cassetto delle mie mutandine, trovai una di quelle foto. Come potrai capire eravamo in pose molto audaci ed eravamo riconoscibilissime sia io che Matilde, sul retro c’era scritto: . Quel giorno, e le giornate seguenti le passai nel terrore. Quando incrociavamo gli sguardi mi guardava con un ghigno sadico, mentre io facevo di tutto per evitare di rimanere sola con lui. Ogni giorno trovavo una nuova fotografia nel cassetto. Così iniziai davvero a spaventarmi, la mia paura era che tu te ne potessi accorgere.. Oh si.. mamma non fermarti.” Cominciai a titillarle il clitoride con la punta della lingua e lei interruppe il racconto sussultando dal piacere. Aveva bisogno di un piccolo incoraggiamento per continuare nelle sue confidenze. Salii lentamente fino al suo viso sfregando i miei seni sul suo corpo poi, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio le sussurrai: “Continua tesoro e lasciati andare, ti sto ascoltando.” Mentre lei continuava, ridiscesi con la mia bocca al livello della sua fichettina. “Papà nei suoi messaggi mi fece capire che ti avrebbe detto tutto se avessi continuato ad evitarlo. Io, sempre più spaventata ne parlai con Matilde, lei invece, appena apprese della storia, si mi mise a ridere. Per darmi aiuto, si offrì di accompagnarmi nell’incontro con papà. Una volta al suo cospetto, papà non era per niente preoccupato dalla presenza della di Matilde, anche quando mi disse che, in cambio del suo silenzio, avrei dovuto essere carina e gentile con lui. Matilde allora mi stupì. Si alzò improvvisamente e, avvicinandosi lentamente a papà in modo sensuale, gli chiese in che modo dovevamo essere carine con lui. Oh.. mamma non fermarti, continua così, è troppo bello, non ce la faccio a parlare” Il suo bottoncino ormai era preda della mia lingua, Agnese non riusciva più a controllarsi e, cominciò a schiacciare a forza il mio viso tra le sue cosce impedendomi quasi di respirare. Allora gli dissi: “Su adesso girati mia cara.” “Come vuoi che mi metta mamma?” “In ginocchio con il viso schiacciato sul materasso. Voglio giocare un po’ con il tuo culetto mentre mi racconti il seguito.” Capendo bene le mie intenzioni, Agnese si inginocchiò ed aprì le gambe in modo tale da offrire completamente il suo culetto ed il suo buchino ai miei giochi. Colsi l’occasione per togliergli il foulard dagli occhi visto che ormai aveva vinto la sua reticenza ed andava a ruota libera. Non so cosa mi spinse in quel momento a preferire il suo culetto. Forse il profumo di muschio che emana il suo buchino rosa? Rimasi qualche secondo ad ammirarlo, poi affondai due dita nella fichetta bagnata cominciando a masturbarla lentamente, prima di immergere la mia bocca nella sua rosa semiaperta. Tra sospiri e gemiti, soprattutto quando la mia lingua si attivava più energicamente, continuò la sua storia. “Matilde era talmente vicina a papà che le loro labbra si sfioravano. La sua mano si appoggiò sulla patta e cominciò a massaggiarlo impunemente. Rimasi eccitata da quella scena surreale, ed allo stesso tempo gelosa della mia amica. Come poteva osare accarezzare il cazzo a mio padre? Soprattutto davanti a me. Era per sfidarmi od umiliarmi? Matilde si inginocchiò tra le gambe di papà, quindi mi invitò ad avvicinarmi prima di aprire la patta deformata dal cazzo duro. Subito iniziò a succhiarlo con un’avidità incredibile. Lei era veramente brava nello spompinare papà. Papà mi fece segno di avvicinarmi, quindi Matilde mi invitò a sostituirla. Allora non ero molto brava a succhiarlo, Romano me lo rinfacciava sempre, comunque feci quelle che si aspettavano. Succhiai il cazzo di papà.” Nel pronunciare queste ultime parole quasi urlò. Non so perché, ma sentivo che a questo punto mia figlia stava aspettando una mia reazione. Dopo essermi rialzata le assetai due grossi schiaffi sui glutei. Ciaff! Ciaff! “Ragazza cattiva, questo è quello che ti meriti.” “Grazie mamma, hai ragione di punirmi, sono una vera zoccola.” “Ti punirò più tardi, ora continua la tua storia mentre io mangio ancora un po’ il tuo culetto.” “Quel giorno fu Matilde che finì di succhiarlo. Io, su richiesta di papà, mi masturbai davanti a lui fino a che entrambi non arrivammo all’orgasmo. Nelle volte seguenti papà mi insegnò delle tecniche particolari per soddisfarlo, sia per masturbarlo che per spompinarlo. In cambio lui sapeva come toccarmi ed accarezzarmi per farmi godere intensamente. Matilde e lui erano sempre più complici, spesso finivamo tutti e tre nel mio letto e la mia compagna di avventure si stava dimostrando sempre più perversa e porca. La cosa che giocò a favore di papà è che trovò due ragazze giovani, curiose di avere e fare esperienze con un uomo maturo. Da qui le foto che hai trovato. Tutti ci divertivamo con la macchina fotografica, anche solo per conservare un ricordo personale di un’esperienza particolare. In tua assenza, spesso, c’erano orge in casa nostra. Gradualmente però mi resi conto che la situazione ci stava scappando di mano, tanto che litigai violentemente con Matilde fino a lasciarci, anche perché lei poi frequentava un’altra ragazza. Conseguentemente papà aveva solo me per soddisfarlo, sempre più spesso mi chiedeva di fare sesso con lui, a volte mi prendeva anche più volte al giorno ed io, lo lasciavo fare. Per esempio delle sere quando ti addormentavi sul divano stanca della giornata di lavoro, mi portava in un’altra stanza e voleva che lo succhiassi per poi scoparmi in piedi contro il muro o sul tappeto per terra. Obbligata a farlo, ero poi arrabbiata a morte per averlo fatto, soprattutto per averlo fatto alle tue spalle. E ti giuro che è vero. Quando incontrai Giacomo, pensai che fosse l’unico modo per fuggire di casa e da quella situazione, e forse anche l’unico modo per assolvermi da tutte le perversità che avevo fatto. Volevo uscire di casa e dimenticare tutto. Sposarmi con Giacomo era diventato l’unica via d’uscita, anche se, purtroppo, non l’amavo.” Vedendo che il buchino di Agnese era ormai bel lubrificato dalla mia saliva, tolsi le dita dalla sua fica e glieli infilai nel culo senza preavviso. Lei emise un grido di dolore e di sorpresa allo stesso tempo, ma si lasciò penetrare, quindi si accomodò meglio sul letto per favorire la mia penetrazione anale. Un po’ perfidamente ma anche con grande curiosità le chiesi: “Ma papà non ti ha mai presa in questo modo?” “Si, spesso.” “E ti piaceva?” “A volte..” “E adesso?” “Oh.. si mamma, è bellissimo, continua.. più forte.” Continuai a martirizzare il suo culetto con una violenza che lasciò stupita anche me stessa. Con l’altra mano tra le sue gambe cercai il clitoride per massaggiarglielo vigorosamente. Questo trattamento vigoroso e violento sembrava piacergli un sacco, a volte si dimenava quasi a voler sfuggire alle mie dita, a volte invece lo faceva per farsi penetrare più profondamente, sempre però emettendo gemiti di piacere. Non ci volle molte che i suoi gemiti si trasformassero in urla di piacere quale espressione dell’intenso orgasmo raggiunto. Una cosa comunque ancora non riuscivo a spiegarmi, se le piaceva tanto prenderlo nel culetto, perché in questi anni non l’aveva mai concesso a suo marito Giacomo? Allora per sapere la verità gli feci una domanda trabocchetto: “Dimmi tesoro, mentre ti penetravo il culetto con le dita, a chi pensavi? Chi immaginavi te lo facesse? Tuo marito o a tuo papà?” Appena riprese fiato mi rispose. “No.. no mamma, con Giacomo non ho mai voluto farlo.” “Allora pensavi a tuo padre..? “Oh mamma, mi vergogno dirtelo.” “Ho capito, sei proprio una monella, meriti una punizione.” “Oh si mamma, puniscimi. Non sono una monella, sono proprio una zoccola.” Io non avevo un vero bisogno di vendicarmi per quello che aveva fatto, ma avevo intuito un suo desiderio di punizione. Forse,questo suo desiderio di essere punita dalla madre per ciò che aveva fatto era, nella sua testa, l’unico modo di essere perdonata e redenta? Presi il mio borsone da viaggio, ci rovistai un poco e ne trassi un piccola cintura in cuoio. Mentre la piegavo in due, Agnese mi guardava supplicante. Era solo il desiderio di essere punita o semplicemente era vittima della perversione del masochismo? Quando alla prima frustata la cintura gli pizzicò le natiche mia figlia emise un sospiro. Esitai un attimo a colpirla nuovamente ma lei subito mi incoraggiò con un sorriso complice prima di dirmi: “ Su mamma, non smettere, frustami violentemente dappertutto.” Improvvisamente scoprii in me uno strano spirito sadico. Frustandola, provavo un senso di soddisfazione ogni volta che la cintura schiaffeggiava la sua pelle. Evitai per ovvie ragioni di colpirla sul viso, ma tutto il resto del corpo fu vittima della mia azione. Lei stessa mi offriva le parti da flagellare, mentre si masturbava intensamente con entrambe le mani. Le zone che sembrava preferisse venissero frustate erano i seni ed i capezzoli. Dopo ogni colpo emetteva un grido di dolore, subito seguito da gemiti di piacere che la spingevano ad aumentare le sue carezze intime. A furia di colpirla iniziò a farmi male il braccio. Lasciai la cintura e gli afferrai i capezzoli strizzandoglieli e torcendoglieli fortemente. Immediatamente un forte “Ohh sii..” uscì dalla sua bocca prima di soccombere ad un nuovo orgasmo. Non le lascia il tempo di riprendere fiato, mi inginocchiai vicina a lei, e la baciai con tutta la passione che mi veniva dall’eccitazione provata per aver interpretato quel ruolo malvagio, perché veramente avevo provato piacere nel farla soffrire. Non avevo goduto per essermi vendicata per le sue azioni passate, ma per aver scoperto un altro gioco che mi faceva sentire ancor più depravata e porca. Già quando Giacomo mi aveva rivelato di aver visto sua madre frustare suo padre avevo sentito un curioso brivido lungo la schiena, ora finalmente avevo provato questa ebbrezza entrando nei panni di un’amante sadica. La mia povera Agnese era in uno stato pietoso. Nonostante il suo corpo fosse madido di sudore, la sua pelle segnata da striature rosse che si incrociavano, gli occhi pieni di lacrime ed i capelli appiccicati al viso bagnato dalle lacrime e dal sudore, mi sorrideva felice guardandomi. Intenerendomi la presi tra braccia facendole delle coccole materne prima di dirle: “Tesoro, sei perdonata per tutto ciò che hai fatto.” Ancora singhiozzando rispose: “Grazie mamma, ti voglio bene.” “E cosa dirà Melania vedendoti la pelle in questo stato?” “Io.. io le dirò tutto.” “Non ti ho fatto troppo male tesoro?” “Mamma, è una cosa completamente nuova per me, ma ammetto che ho apprezzato il dolore.” “Ma non lo hai mai fatto con Melania?” “Oh no, ma spero che i segni sul mio corpo le diano delle nuove idee a proposito.” “Tesoro, sei dannatamente zoccola.” “E’ colpa tua mamma.” Mi rispose ridendo, poi aggiunse: “Ora mi sento come liberata da un grosso peso. Ora voglio provare tutto.” “Non è la prima volta che sento queste parole ultimamente..” Entrambe scoppiammo in una sonora risata poi ci baciammo teneramente. Il nostro bacio fu interrotto da Giacomo che, appena entrato in casa, mi stava chiamando. “Mamma.. mamma, dove sei?” Accidenti, per chiamarmi “mamma” come fa durante i nostri giochi erotici, non doveva essersi accorto del ritorno di Agnese.
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