Alla maniera di Sybelle ( parte 1 )

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genere
pulp

In uno scantinato, specie di cella quadrata in cemento, assistita dalla luce cruda di un faretto, la dottoressa Nerina Ribelli stava eseguendo una autopsia. Non le succedeva spesso, non era un medico forense, ma una immunologa e infettivologa, quotata abbastanza da lavorare per l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Nondimeno sapeva come eseguire la procedura, e non aveva bisogno di aprire il cadavere per un esame completo, la causa della morte era nota.
Accaduta davanti ai suoi occhi.
Lavorava con rapidità, prelevava i campioni di cui avrebbe avuto bisogno, solo brevi carezze sulla guancia del defunto, con due dita, lasciavano capire che era stato suo amico. Non aveva lacrime, aveva esaurito la scorta già molto prima.

Terminato il lavoro si concesse un sospiro, con le mani tra i capelli scuri, prima di tornare di sopra al laboratorio.
Silenzio attraversato solo dal ronzio del generatore nell'altro scantinato e dei tubi al neon, che si riflettevano sul lucido sudore del cranio rasato del professore Samuel Aston, anche lui silenzioso mentre lavorava al microscopio.
Nerina teneva lo sguardo su di lui, mentre posava i campioni sul tavolo più piccolo, per non dover vedere il reperto assicurato nel contenitore trasparente. Era l'unico oggetto che producesse un lieve rumore tremulo. Si sarebbe strappata via le orecchie pur di non sentirlo.

" Hai portato tutto ? "
La voce del professore era tranquilla. Aveva insegnato Biologia alla Sapienza di Roma per due anni, prima di essere richiamato dall'OMS e messo in squadra con lei, il suo italiano aveva conservato solo una leggera inflessione.

" Tutto fatto. "

" Mi serve una porzione di muscolo completa di vasi linfatici, per poter confrontare col reperto.
E' li che si nasconde. Non so ancora come faccia, ma almeno adesso so di cosa si tratta. Spore ! "

" La Yersinia non è sporifera, non lo è mai stata. " - rispose la Ribelli, mentre beveva da una bottiglietta di minerale - " Dimmene un'altra. "

Aston, improvvisamente scocciato, si alzò di scatto e indicò il microscopio a mano aperta, alzando la voce.
" In questo caso prego la nostra luminare di guardare lei stessa e spiegarmi cosa c'è li dentro ! "

La dottoressa si chinò sul microscopio, mentre Sam, sempre più sudato, le dava le spalle con le braccia strettamente conserte.

" Allora, fammi vedere... DIO BESTIA QUANTE !! "

" La cosa ridicola è che con tutte le cose che la Yersinia è stata capace di fare, roba che mette in dubbio tutto quel che credevamo di sapere nella biologia, chimica, fisica, tu ti stupisca del meno. Che abbia imparato a fare le spore è il meno di tutto !! "

Nerina si era lasciata cadere sulla sedia, aveva nascosto la faccia tra le mani, ma ancora non riusciva a piangere, solo accenni come dei conati inconcludenti.
Il professore, addolcito, le posò le mani sulle spalle e cominciò a massaggiare vicino al collo.

" Forza. Dobbiamo verificare che nei vasi linfatici del nostro amico non ci siano spore di Yersinia. In quel caso avremo l'evidenza che sono loro la chiave. Almeno sapremo su cosa concentrarci. "

La dottoressa si alzò a sua volta e prese uno dei campioni dal tavolino, lo passò a Sam.

" Puoi fare da solo ? "

" Si "

" Allora io intanto vado a controllare l'antenna della radio, dovremo trasmettere i risultati, e comunque ho bisogno di aria. "

Aston riprese il suo posto al microscopio senza dire altro, il tempo era prezioso e voleva completare al più presto.
Lei invece si lavò accuratamente le mani con acqua ossigenata, eseguendo tutte le manovre necessarie e intanto notando che la scorta era quasi finita. Poi uscì nel corridoio.
Era silenzioso il corridoio fuori dal laboratorio, uno dei pochi posti silenziosi, deserto. Porte aperte su stanze frettolosamente adibite a una nuova funzione, o ridotte a deposito, poi abbandonate fino al loro arrivo. Era contenta di non dover sentire ancora quei rumori, almeno per un attimo.
Era anche attenta, perchè la parola sicurezza aveva perso da tempo il suo significato, anche li dentro. Ogni tre passi si fermava, ascoltava, gettava un'occhiata dietro gli usci, guardando in particolare verso il basso e rimpiangendo di aver perso gli stivali di gomma.

Il corridoio faceva una curva ad angolo retto, fu particolarmente prudente nello svoltare. C'era un tavolino col suo zainetto, prese la pistola, revolver .38 con soli quattro proiettili rimasti, poco rinculo, canna corta, ma tanto non gli serviva per tiri a distanza.
Si, avrebbe fatto meglio a tenerlo sempre con se, invece che lasciarlo vicino all'uscita, ma non riusciva ad abituarsi.
Alla stessa maniera non si era abituata a indossare sempre gli stivali, ed erano rimasti abbandonati quando avevano dovuto scappare in fretta. Se l'erano cavata solo grazie a Ermanno, l'addetto alla sicurezza, ogni squadra ne aveva uno. Li aveva salvati, ma si era procurato una banalissima lacerazione lungo tutto il braccio destro.. roba da nulla se avessero avuto la cassetta del pronto soccorso.. che però si trovava assieme agli stivali.

Il taglio aveva fatto infezione, comunque non potevano fermarsi, fino a quando avevano trovato quell'avamposto protetto da robuste reti metalliche, e sempre grazie a Ermanno erano riusciti a passare e rifugiarsi dentro. All'interno avevano trovato quel piccolo laboratorio, il generatore, quasi tutto quel che poteva servire, tranne antibiotici. E ormai i soli disinfettanti non bastavano più, ma d'altra parte chi avrebbe pensato di dotare una postazione provvisoria di antibiotici, visto che non ne era rimasto uno capace di fermare la Yersinia. Quando c'è in corso una pandemia si tende a dimenticare che esistono altri pericoli molto più comuni. E così la famosa immunologa aveva potuto solo stare seduta a guardare l'uomo che li aveva portati in salvo, mentre moriva di setticemia in uno scantinato.

Intanto pochi passi dopo il tavolino, aveva raggiunto l'uscita. Aprendo la porta era stata investita dall'odore dell'aria fresca, ma anche dal rumore, attutito dall'erba, era quello il peggio, non la vista. Il rumore della Totentanz.

scritto il
2018-11-02
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