Andar per musei
di
VicentinoGrey
genere
sadomaso
Barbara aveva lasciato la capitale per trascorrere qualche giorno a Lucca. Una sua amica l'aveva invitata a casa sua per una breve vacanza e, approfittando del periodo tranquillo, poteva dedicare più tempo per sé stessa.
Lei lavorava in un'agenzia turistica e organizzava i percorsi nei musei cittadini, reclutando le guide. Quando Barbara entrò nell'ufficio, per poco non fece un colpo. Davanti alla sua imbarazzatissima amica c'era Michael Hall!
Dalla faccia tirata dell'impiegata, la donna intuì che c'era un problema grave e ne ebbe conferma quando, dopo il "ciao", le uniche parole che Barbara si sentì rivolgere furono "l'hai riconosciuto?". La giovane romana assentì e rivolse un largo sorriso all'inatteso visitatore. Barbara fu messa al corrente che per ragioni professionali, Michael voleva visitare il museo delle torture e non aveva nessuna guida a disposizione. Fu così che alla giovane donna balenò un'immediata soluzione: avrebbe accompagnato lei l'attore nelle sale e avrebbe spiegato le varie macchine con l'ausilio di un dizionario memorizzato sul tablet.
Michael capì che il problema era risolto e si presentò all’imbarazzatissima Barbara che si fece spiegare le modalità di accesso al museo e dove si trovava. La coppia uscì e l'attore si mostrò molto comprensivo nel porre domande in inglese ben scandito e con poche parole semplici, conquistando l'attenzione e la simpatia della romana.
I due entrarono nel museo e Barbara provò un senso di pesantezza e inquietudine nell'affrontare le teche, le stampe, i modelli di macchine che avevano fatto soffrire migliaia di persone nel passato. Michael si dimostrò molto professionale e non manifestò mai segnali di malizia o lucida perversione nel capire come funzionavano quegli strumenti di tortura. Barbara però non rimase indifferente a certi oggetti che, lesse, venivano inseriti nella vagina o nell'ano e poi allargati spingendo delle viti. Forse, immaginò, c'era un momento in cui quegli oggetti erano pari agli odierni falli finti.
Avendo indugiato un po' più a lungo, Michael pose la domanda quasi a conferma dei suoi pensieri "don't you think that they are similar to modern sex toys? "(Non pensi che siano simili ai moderni sex toys?). Barbara assentì e replicò "yes, but sex toys have not stings! " (Sì, ma i sex toys non hanno pungiglioni!)
La lettura di come funzionavano i collari puntuti, le maschere di ferro, le gabbie, i sarcofaghi irti di spine fecero ansimare la povera guida per l'impressione che ne ricavava.
La sua mente udiva urla, i suoi occhi visionavano membra fratturate, arti martoriati, pelle sanguinante strappata da fruste, le sue orecchie udivano strilli inumani, urla animali, lamentosi gemiti.
Michael si avvide del crescente disagio e chiese premuroso come si sentiva. Barbara rispose sinceramente che tutto quello che vedeva e leggeva sui fogli esplicativi le causava dolore e malessere. L'attore la guardò negli occhi e le confidò che avrebbe sospeso la visita e nel pronunciare questa intenzione le prese entrambe le mani tra le sue.
Barbara socchiuse le labbra per la sorpresa e spostò gli occhi, incredula, dalle mani agli occhi di lui e poi di nuovo sulle mani. Gli regalò un sorriso riconoscente e Michael si avvicinò per baciarle una guancia. Quando l'uomo si ritirò lentamente dal suo volto, notò che la donna aveva chiuso gli occhi. Le labbra semiaperte erano una grossa tentazione e quando inavvertitamente il busto della donna si spostò in avanti l'uomo non si trattenne dall'avvicinare le labbra alle sue.
Barbara si lasciò trasportare e il suo corpo si sciolse. Michael se ne avvide e le sue mani iniziarono a esplorare il suo corpo minuto e ben proporzionato. La donna non era certo ambigua nel far capire quanto fosse attratta dall'attore e lui non era certo insensibile al fascino della donna italiana. Fu così che, consci che non c'erano visitatori e che si era prossimi all'ora di chiusura, Michael azzardò di sbottonare la camicia e sfilare i jeans della donna.
L'uomo assaggiò i suoi capezzoli, facendo gemere di piacere la sua guida. Ormai i due erano pronti a congiungersi e Barbara non si vergognò a togliersi gli slip macchiati dei suoi umori. La posizione dei due focosi amanti non era delle più comode: la panchina di legno era dura e poco adatta a dare armonia e piacere alla coppia. Fu così che, guardandosi attorno, Michael vide una gogna e propose a Barbara di usarla come gioco.
La donna accettò e si avviò vestita con le sole scarpe col tacco verso lo strumento di umiliazione pubblica. Fu così che i polsi e il collo furono bloccati e il suo busto rimase piegato a novanta gradi, completamente a disposizione dell'uomo. Non potendosi muovere, né vedere nulla di quello che accadeva dietro, Barbara provò doppiamente il piacere del tatto che prima le dita e poi il sesso di Michael elargivano al suo corpo. il membro si fece largo nel corpo della donna che mugolò di piacere. Michael fu molto bravo e premuroso nel limitarsi con il ritmo. Nonostante la singolarità della situazione, riuscì a controllare la libidine e a muoversi con calma nel sesso fradicio di colei che rappresentava una novella vittima della gogna.
Barbara era ormai preda della libidine più accesa e non limitò i suoi gemiti e mugolii, anche a costo di venire scoperta dal guardiano. L'uomo intanto le palpava i fianchi, le sfiorava il clitoride e non trascurava di strizzarle i capezzoli: se la stava torturando, era sicuramente molto piacevole!
Poi, d'improvviso, la donna sentì una piena improvvisa, una marea incontrollabile che saliva dal suo sesso e le invase il corpo fino ad esploderle in gola con un urlo liberatorio. Michael la seguì subito dopo e sprizzò il suo sperma sulla schiena imperlata di sudore della sua guida.
Ansimando, ebbe la buona idea di prendere un fazzolettino di carta e di asciugare la pelle dell'amante.
Subito dopo la liberò dalla scomoda posizione e la aiutò a rivestirsi. Barbara non staccò gli occhi dai suoi per tutta la durata della vestizione e alla fine lo abbracciò e lo baciò teneramente. Lui, appena il bacio si spense, le sussurrò "honey", accarezzandole i capelli e una guancia. Poi fu lui che la prese tra le sue braccia e la baciò appassionatamente.
Uscirono dal museo mano nella mano e Michael la invitò a salire nella sua camera d'albergo dove aveva fatto refrigerare una bottiglia di Franciacorta.
Accettò.
Michael allungò una banconota al portiere, si fece consegnare il badge per aprire la camera e fece strada alla giovane donna verso gli ascensori. Premette il pulsante del quarto piano. L’uomo la condusse alla camera 401 le cui finestre si affacciavano verso il giardino interno. Quando Michael si avvicinò al frigo per prendere la bottiglia di vino, lo bloccò con un sorriso e gli disse “Don’t hurry. I’d like to take a shower before drinking. What about you? " (Non aver fretta. Mi piacerebbe farmi una doccia prima di bere. E tu?)
L’attore sorrise di rimando e rispose “You have always good ideas, sweetie! Do you wanna be the first? ”. (Hai sempre buone idee, dolcezza. Vuoi essere la prima?)
Barbara mosse il capo su e giù, velocemente e si avviò in bagno. Si fece la doccia e poi avvolse capelli e corpo con dei morbidi asciugamani bianchi. Uscì e vide l’uomo che si era già tolto camicia e jeans e girava in boxer per la stanza alla ricerca di bicchieri e salviettine di carta. Lei rise per la banale quotidianità della scena: la faceva sentire una donna normale e non una povera ragazzotta attratta dalla star internazionale.
“You’re so funny!” gli disse “The bathroom is free. You can go: I will look for some glasses and napkins ”. (Sei così buffo! Il bagno è libero. Puoi andare: cerco io bicchieri e salviette)
Michael la ringraziò e si infilò in bagno, imitando “love me tender” nell’interpretazione di Elvis Presley.
Quando uscì avvolto in un accappatoio, rimase per un momento paralizzato dalla sorpresa. Barbara aveva tenuto il solo asciugamano avvolto attorno al corpo, mostrando le spalle nude. Era seduta su una poltrona con le gambe accavallate, i capelli sciolti che di tanto in tanto facevano scendere una goccia d’acqua sul viso radioso, le braccia mollemente adagiate sui braccioli. Nell’istante successivo in cui l’uomo si fermò ad ammirare l’ospite, costei accavallò le gambe al contrario, con una grazia molto curata, facendo intravedere per un secondo il proprio sesso.
“Oh, my God. Glad to find you, here, miss Stone. May I call you “Sharon”? ” (Oh, mio Dio. Lieto di trovarvi qui, signorina Stone. Posso chiamarvi “Sharon”?)e rise, contagiando Barbara.
Michael aprì il frigo e prese la bottiglia di vino. La aprì sapientemente senza far partire il tappo e versò lo spumante nei flûte di dozzinale vetro che l’hotel metteva a disposizione. Si avvicinò alla donna e glielo porse. Prese una seconda poltroncina e la avvicinò dirimpetto all’altra. Brindarono.
Il franciacorta mantenne alto l’onore della propria fama ed entrambi, complice la sete, vuotarono il calice. Prontamente l’uomo li riempì di nuovo e stavolta i due centellinarono le bollicine inframezzando gli assaggi in una conversazione amichevole e gioviale.
Con la complicità dell’alcol, Barbara perse ogni remora e si inginocchiò davanti all’attore. Gli sciolse la cintura di spugna e aprì i lembi dell’accappatoio. Gli prese in bocca il membro già parzialmente gonfio e lo succhiò. Michael la guardò ed emise un sospiro, accarezzandole i capelli. La donna gli prese i testicoli in mano e li massaggiò, mentre con le labbra spinse il prepuzio verso la base del glande, assaporando la levigatezza della pelle tesa per l’eccitazione. Non si vergognò a insalivarlo abbondantemente né a fare rumori di risucchio quando se lo spingeva fino in gola, rischiando di procurarsi il vomito.
L’uomo la lasciò divertire per una decina di minuti e poi la scostò con decisione. La fece alzare in piedi e le tolse l’asciugamano. I suoi capezzoli erano duri e scuri. L’uomo la sollevò di peso e la portò sul letto. Si tolse l’accappatoio e le prese i polsi con una mano, portandoglieli in alto, sopra la testa. Così bloccata, Barbara si sentì avvolgere da una frenesia incontrollabile. Voleva essere scopata, scopata e scopata. Sentì una vampata di calore partire dalla fica quando Michael le scostò le gambe con un ginocchio e emise un lungo gemito quando il suo membro entrò prepotente nel suo corpo. L’uomo era in preda a un incontenibile brama di piacere carnale e la scopò con forza.
I suoni prodotti dal membro che scivolava avanti e indietro nella vagina grondante e quelli dello scroto che percuoteva le natiche della donna riempivano la stanza e sovrastavano i mugolii e l’affanno dei due amanti. Lo sguardo della donna era un’incitazione a proseguire in quel modo e sottolineava il piacere nel sentirsi un oggetto di desiderio, bloccato sul letto dalla forte mano di Michael che seguitava a tenere i suoi polsi schiacciati sul cuscino. La sua fica era una fonte di spruzzi che lubrificavano abbondantemente il cazzo e facevano colare gli umori lungo il perineo e sull’ano. Quando Michael la baciò infilandole la lingua in bocca a stuzzicare la sua, Barbara sentì l’orgasmo frullarle in testa per poi esplodere come un policromo fuoco artificiale. Michael rallentò il ritmo e aumento invece la profondità della penetrazione, rischiando più volte di estrarre completamente il cazzo dal sesso femminile scosso dalle contrazioni.
Non appena Barbara riaprì completamente gli occhi, Michael confessò “I’m still thinking when you were bound in the museum. I wanna repeat it, baby. Can I? ” (Sto ancora pensando quando eri legata al museo. Voglio ripeterlo, piccola. Posso?). Barbara sentì che il suo cuore rinforzò il battito e rispose dopo qualche secondo “Yeah…let’s go on. I will be your bad girl and you will able to punish me ” (Sì…andiamo. Sarò la tua bambina cattiva e potrai punirmi).
Michael sfilò il cazzo luccicante e prese la donna per mano, trainandola verso la scrivania che era sovrastata da un largo specchio. Ancora una volta Barbara si trovò immobilizzata. Una cinghia di cuoio le serrava l’arto destro alla gamba del mobile vicino al muro mentre la cintura di spugna le stringeva il braccio sinistro dalla parte opposta. La donna poteva osservare tutto quello che accadeva alle sue spalle. Strabuzzò gli occhi quando vide che Michael alzò una mano e la calò sul suo sedere. Lo schiaffo rimbombò poco nella camera, attenuato dalla moquette, ma la fece strillare per il dolore. Ne seguì un altro di pari intensità e Barbara ripeté l’acuto. Entrambe le natiche si colorarono di rosso e con esso si propagò il calore fino a stimolare ulteriormente la secrezione di umori.
Michael iniziò a sculacciarla normalmente, senza usare la stessa energia delle prime due sberle. Il risultato raggiunto nel giro di tre minuti fu di un sedere colorato uniformemente di rosso cremisi e di due rivoli di umori vaginali che fluivano lungo le cosce.
L’uomo possedette nuovamente Barbara, ma avendo ben visibile l’ano, iniziò a perlustrarne il contorno con il pollice inumidito dagli umori raccolti dalle gambe della sua amante.
Quando ritirò il membro quasi del tutto, spinse il pollice nello sfintere e Barbara gemette. Per non rovinare con la fretta e la poca attenzione la lascivia che ormai aveva preso il sopravvento su qualsiasi altro sentimento, Michael lasciò cadere un po’ di saliva lungo il solco del sedere e bagnò accuratamente il pertugio bruno. Immerse il pollice fino in fondo.
Sui seni della donna si formarono decine di gocce di sudore: l’impulso nervoso che le stava elettrizzando il cervello era indescrivibile, paragonabile solo a certi piatti in cui l’agro e il dolce e il sapido e le spezie si mischiavano in perfetto equilibrio. L’idea di una doppia penetrazione in atto la mandava in estasi.
Lo stantuffo umano aveva ripreso la sua eccitante alacrità e la donna percepì chiaramente l’imminente orgasmo dell’attore. Quando l’uomo cominciò a produrre versi gutturali e si affrettò a sciogliere le cinture, la donna intuì che l’amplesso stava raggiungendo il culmine.
“Baby, I ‘d like to get your mouth ” le disse.
Barbara si inginocchiò davanti all’uomo prendendogli in bocca il cazzo intriso dei suoi umori e contemporaneamente si masturbò con una mano. Furono sufficienti poche leccate e alcuni movimenti con la testa perché fiotti di sperma si riversassero in bocca, contemporaneamente al piacere che saliva dal clitoride iper stimolato dalle sue dita.
Con la poca lucidità che le era rimasta, la donna si rese conto che non conosceva a fondo l’uomo a cui stava svuotando i testicoli e quindi espulse il suo seme fuori dalla bocca, facendolo fluire lungo il mento, la gola e i seni.
Con la faccia intrisa di sperma, la donna continuò a stimolare i genitali di Michael, che, sovra eccitato, era in preda alle convulsioni post orgasmiche. Fu l’attore che, quasi pregando, le disse “Stop, honey, you’re draining my brain ”.
Barbara sorrise. Si alzò in piedi e guardò negli occhi l’uomo di cui aveva appena assaggiato l’essenza. Aveva guance, labbra e mento rigati dal seme, ma non fu un impedimento al bacio che ricevette sulle labbra dalla celebrità americana.
Fu allora che lo prese per mano e lo portò con sé sotto la doccia, dove si lavarono a vicenda.
Essere il sosia di Michael Hall era ogni volta una fonte di belle sensazioni per Richard Stoner.
NdA. La vicenda è fasulla. Il riferimento all'attore è legato alla fantasia che una donna coltivava con Dexter, il personaggio interpretato da Hall in una serie TV. Nomi e situazioni sono totalmente inventati.
Lei lavorava in un'agenzia turistica e organizzava i percorsi nei musei cittadini, reclutando le guide. Quando Barbara entrò nell'ufficio, per poco non fece un colpo. Davanti alla sua imbarazzatissima amica c'era Michael Hall!
Dalla faccia tirata dell'impiegata, la donna intuì che c'era un problema grave e ne ebbe conferma quando, dopo il "ciao", le uniche parole che Barbara si sentì rivolgere furono "l'hai riconosciuto?". La giovane romana assentì e rivolse un largo sorriso all'inatteso visitatore. Barbara fu messa al corrente che per ragioni professionali, Michael voleva visitare il museo delle torture e non aveva nessuna guida a disposizione. Fu così che alla giovane donna balenò un'immediata soluzione: avrebbe accompagnato lei l'attore nelle sale e avrebbe spiegato le varie macchine con l'ausilio di un dizionario memorizzato sul tablet.
Michael capì che il problema era risolto e si presentò all’imbarazzatissima Barbara che si fece spiegare le modalità di accesso al museo e dove si trovava. La coppia uscì e l'attore si mostrò molto comprensivo nel porre domande in inglese ben scandito e con poche parole semplici, conquistando l'attenzione e la simpatia della romana.
I due entrarono nel museo e Barbara provò un senso di pesantezza e inquietudine nell'affrontare le teche, le stampe, i modelli di macchine che avevano fatto soffrire migliaia di persone nel passato. Michael si dimostrò molto professionale e non manifestò mai segnali di malizia o lucida perversione nel capire come funzionavano quegli strumenti di tortura. Barbara però non rimase indifferente a certi oggetti che, lesse, venivano inseriti nella vagina o nell'ano e poi allargati spingendo delle viti. Forse, immaginò, c'era un momento in cui quegli oggetti erano pari agli odierni falli finti.
Avendo indugiato un po' più a lungo, Michael pose la domanda quasi a conferma dei suoi pensieri "don't you think that they are similar to modern sex toys? "(Non pensi che siano simili ai moderni sex toys?). Barbara assentì e replicò "yes, but sex toys have not stings! " (Sì, ma i sex toys non hanno pungiglioni!)
La lettura di come funzionavano i collari puntuti, le maschere di ferro, le gabbie, i sarcofaghi irti di spine fecero ansimare la povera guida per l'impressione che ne ricavava.
La sua mente udiva urla, i suoi occhi visionavano membra fratturate, arti martoriati, pelle sanguinante strappata da fruste, le sue orecchie udivano strilli inumani, urla animali, lamentosi gemiti.
Michael si avvide del crescente disagio e chiese premuroso come si sentiva. Barbara rispose sinceramente che tutto quello che vedeva e leggeva sui fogli esplicativi le causava dolore e malessere. L'attore la guardò negli occhi e le confidò che avrebbe sospeso la visita e nel pronunciare questa intenzione le prese entrambe le mani tra le sue.
Barbara socchiuse le labbra per la sorpresa e spostò gli occhi, incredula, dalle mani agli occhi di lui e poi di nuovo sulle mani. Gli regalò un sorriso riconoscente e Michael si avvicinò per baciarle una guancia. Quando l'uomo si ritirò lentamente dal suo volto, notò che la donna aveva chiuso gli occhi. Le labbra semiaperte erano una grossa tentazione e quando inavvertitamente il busto della donna si spostò in avanti l'uomo non si trattenne dall'avvicinare le labbra alle sue.
Barbara si lasciò trasportare e il suo corpo si sciolse. Michael se ne avvide e le sue mani iniziarono a esplorare il suo corpo minuto e ben proporzionato. La donna non era certo ambigua nel far capire quanto fosse attratta dall'attore e lui non era certo insensibile al fascino della donna italiana. Fu così che, consci che non c'erano visitatori e che si era prossimi all'ora di chiusura, Michael azzardò di sbottonare la camicia e sfilare i jeans della donna.
L'uomo assaggiò i suoi capezzoli, facendo gemere di piacere la sua guida. Ormai i due erano pronti a congiungersi e Barbara non si vergognò a togliersi gli slip macchiati dei suoi umori. La posizione dei due focosi amanti non era delle più comode: la panchina di legno era dura e poco adatta a dare armonia e piacere alla coppia. Fu così che, guardandosi attorno, Michael vide una gogna e propose a Barbara di usarla come gioco.
La donna accettò e si avviò vestita con le sole scarpe col tacco verso lo strumento di umiliazione pubblica. Fu così che i polsi e il collo furono bloccati e il suo busto rimase piegato a novanta gradi, completamente a disposizione dell'uomo. Non potendosi muovere, né vedere nulla di quello che accadeva dietro, Barbara provò doppiamente il piacere del tatto che prima le dita e poi il sesso di Michael elargivano al suo corpo. il membro si fece largo nel corpo della donna che mugolò di piacere. Michael fu molto bravo e premuroso nel limitarsi con il ritmo. Nonostante la singolarità della situazione, riuscì a controllare la libidine e a muoversi con calma nel sesso fradicio di colei che rappresentava una novella vittima della gogna.
Barbara era ormai preda della libidine più accesa e non limitò i suoi gemiti e mugolii, anche a costo di venire scoperta dal guardiano. L'uomo intanto le palpava i fianchi, le sfiorava il clitoride e non trascurava di strizzarle i capezzoli: se la stava torturando, era sicuramente molto piacevole!
Poi, d'improvviso, la donna sentì una piena improvvisa, una marea incontrollabile che saliva dal suo sesso e le invase il corpo fino ad esploderle in gola con un urlo liberatorio. Michael la seguì subito dopo e sprizzò il suo sperma sulla schiena imperlata di sudore della sua guida.
Ansimando, ebbe la buona idea di prendere un fazzolettino di carta e di asciugare la pelle dell'amante.
Subito dopo la liberò dalla scomoda posizione e la aiutò a rivestirsi. Barbara non staccò gli occhi dai suoi per tutta la durata della vestizione e alla fine lo abbracciò e lo baciò teneramente. Lui, appena il bacio si spense, le sussurrò "honey", accarezzandole i capelli e una guancia. Poi fu lui che la prese tra le sue braccia e la baciò appassionatamente.
Uscirono dal museo mano nella mano e Michael la invitò a salire nella sua camera d'albergo dove aveva fatto refrigerare una bottiglia di Franciacorta.
Accettò.
Michael allungò una banconota al portiere, si fece consegnare il badge per aprire la camera e fece strada alla giovane donna verso gli ascensori. Premette il pulsante del quarto piano. L’uomo la condusse alla camera 401 le cui finestre si affacciavano verso il giardino interno. Quando Michael si avvicinò al frigo per prendere la bottiglia di vino, lo bloccò con un sorriso e gli disse “Don’t hurry. I’d like to take a shower before drinking. What about you? " (Non aver fretta. Mi piacerebbe farmi una doccia prima di bere. E tu?)
L’attore sorrise di rimando e rispose “You have always good ideas, sweetie! Do you wanna be the first? ”. (Hai sempre buone idee, dolcezza. Vuoi essere la prima?)
Barbara mosse il capo su e giù, velocemente e si avviò in bagno. Si fece la doccia e poi avvolse capelli e corpo con dei morbidi asciugamani bianchi. Uscì e vide l’uomo che si era già tolto camicia e jeans e girava in boxer per la stanza alla ricerca di bicchieri e salviettine di carta. Lei rise per la banale quotidianità della scena: la faceva sentire una donna normale e non una povera ragazzotta attratta dalla star internazionale.
“You’re so funny!” gli disse “The bathroom is free. You can go: I will look for some glasses and napkins ”. (Sei così buffo! Il bagno è libero. Puoi andare: cerco io bicchieri e salviette)
Michael la ringraziò e si infilò in bagno, imitando “love me tender” nell’interpretazione di Elvis Presley.
Quando uscì avvolto in un accappatoio, rimase per un momento paralizzato dalla sorpresa. Barbara aveva tenuto il solo asciugamano avvolto attorno al corpo, mostrando le spalle nude. Era seduta su una poltrona con le gambe accavallate, i capelli sciolti che di tanto in tanto facevano scendere una goccia d’acqua sul viso radioso, le braccia mollemente adagiate sui braccioli. Nell’istante successivo in cui l’uomo si fermò ad ammirare l’ospite, costei accavallò le gambe al contrario, con una grazia molto curata, facendo intravedere per un secondo il proprio sesso.
“Oh, my God. Glad to find you, here, miss Stone. May I call you “Sharon”? ” (Oh, mio Dio. Lieto di trovarvi qui, signorina Stone. Posso chiamarvi “Sharon”?)e rise, contagiando Barbara.
Michael aprì il frigo e prese la bottiglia di vino. La aprì sapientemente senza far partire il tappo e versò lo spumante nei flûte di dozzinale vetro che l’hotel metteva a disposizione. Si avvicinò alla donna e glielo porse. Prese una seconda poltroncina e la avvicinò dirimpetto all’altra. Brindarono.
Il franciacorta mantenne alto l’onore della propria fama ed entrambi, complice la sete, vuotarono il calice. Prontamente l’uomo li riempì di nuovo e stavolta i due centellinarono le bollicine inframezzando gli assaggi in una conversazione amichevole e gioviale.
Con la complicità dell’alcol, Barbara perse ogni remora e si inginocchiò davanti all’attore. Gli sciolse la cintura di spugna e aprì i lembi dell’accappatoio. Gli prese in bocca il membro già parzialmente gonfio e lo succhiò. Michael la guardò ed emise un sospiro, accarezzandole i capelli. La donna gli prese i testicoli in mano e li massaggiò, mentre con le labbra spinse il prepuzio verso la base del glande, assaporando la levigatezza della pelle tesa per l’eccitazione. Non si vergognò a insalivarlo abbondantemente né a fare rumori di risucchio quando se lo spingeva fino in gola, rischiando di procurarsi il vomito.
L’uomo la lasciò divertire per una decina di minuti e poi la scostò con decisione. La fece alzare in piedi e le tolse l’asciugamano. I suoi capezzoli erano duri e scuri. L’uomo la sollevò di peso e la portò sul letto. Si tolse l’accappatoio e le prese i polsi con una mano, portandoglieli in alto, sopra la testa. Così bloccata, Barbara si sentì avvolgere da una frenesia incontrollabile. Voleva essere scopata, scopata e scopata. Sentì una vampata di calore partire dalla fica quando Michael le scostò le gambe con un ginocchio e emise un lungo gemito quando il suo membro entrò prepotente nel suo corpo. L’uomo era in preda a un incontenibile brama di piacere carnale e la scopò con forza.
I suoni prodotti dal membro che scivolava avanti e indietro nella vagina grondante e quelli dello scroto che percuoteva le natiche della donna riempivano la stanza e sovrastavano i mugolii e l’affanno dei due amanti. Lo sguardo della donna era un’incitazione a proseguire in quel modo e sottolineava il piacere nel sentirsi un oggetto di desiderio, bloccato sul letto dalla forte mano di Michael che seguitava a tenere i suoi polsi schiacciati sul cuscino. La sua fica era una fonte di spruzzi che lubrificavano abbondantemente il cazzo e facevano colare gli umori lungo il perineo e sull’ano. Quando Michael la baciò infilandole la lingua in bocca a stuzzicare la sua, Barbara sentì l’orgasmo frullarle in testa per poi esplodere come un policromo fuoco artificiale. Michael rallentò il ritmo e aumento invece la profondità della penetrazione, rischiando più volte di estrarre completamente il cazzo dal sesso femminile scosso dalle contrazioni.
Non appena Barbara riaprì completamente gli occhi, Michael confessò “I’m still thinking when you were bound in the museum. I wanna repeat it, baby. Can I? ” (Sto ancora pensando quando eri legata al museo. Voglio ripeterlo, piccola. Posso?). Barbara sentì che il suo cuore rinforzò il battito e rispose dopo qualche secondo “Yeah…let’s go on. I will be your bad girl and you will able to punish me ” (Sì…andiamo. Sarò la tua bambina cattiva e potrai punirmi).
Michael sfilò il cazzo luccicante e prese la donna per mano, trainandola verso la scrivania che era sovrastata da un largo specchio. Ancora una volta Barbara si trovò immobilizzata. Una cinghia di cuoio le serrava l’arto destro alla gamba del mobile vicino al muro mentre la cintura di spugna le stringeva il braccio sinistro dalla parte opposta. La donna poteva osservare tutto quello che accadeva alle sue spalle. Strabuzzò gli occhi quando vide che Michael alzò una mano e la calò sul suo sedere. Lo schiaffo rimbombò poco nella camera, attenuato dalla moquette, ma la fece strillare per il dolore. Ne seguì un altro di pari intensità e Barbara ripeté l’acuto. Entrambe le natiche si colorarono di rosso e con esso si propagò il calore fino a stimolare ulteriormente la secrezione di umori.
Michael iniziò a sculacciarla normalmente, senza usare la stessa energia delle prime due sberle. Il risultato raggiunto nel giro di tre minuti fu di un sedere colorato uniformemente di rosso cremisi e di due rivoli di umori vaginali che fluivano lungo le cosce.
L’uomo possedette nuovamente Barbara, ma avendo ben visibile l’ano, iniziò a perlustrarne il contorno con il pollice inumidito dagli umori raccolti dalle gambe della sua amante.
Quando ritirò il membro quasi del tutto, spinse il pollice nello sfintere e Barbara gemette. Per non rovinare con la fretta e la poca attenzione la lascivia che ormai aveva preso il sopravvento su qualsiasi altro sentimento, Michael lasciò cadere un po’ di saliva lungo il solco del sedere e bagnò accuratamente il pertugio bruno. Immerse il pollice fino in fondo.
Sui seni della donna si formarono decine di gocce di sudore: l’impulso nervoso che le stava elettrizzando il cervello era indescrivibile, paragonabile solo a certi piatti in cui l’agro e il dolce e il sapido e le spezie si mischiavano in perfetto equilibrio. L’idea di una doppia penetrazione in atto la mandava in estasi.
Lo stantuffo umano aveva ripreso la sua eccitante alacrità e la donna percepì chiaramente l’imminente orgasmo dell’attore. Quando l’uomo cominciò a produrre versi gutturali e si affrettò a sciogliere le cinture, la donna intuì che l’amplesso stava raggiungendo il culmine.
“Baby, I ‘d like to get your mouth ” le disse.
Barbara si inginocchiò davanti all’uomo prendendogli in bocca il cazzo intriso dei suoi umori e contemporaneamente si masturbò con una mano. Furono sufficienti poche leccate e alcuni movimenti con la testa perché fiotti di sperma si riversassero in bocca, contemporaneamente al piacere che saliva dal clitoride iper stimolato dalle sue dita.
Con la poca lucidità che le era rimasta, la donna si rese conto che non conosceva a fondo l’uomo a cui stava svuotando i testicoli e quindi espulse il suo seme fuori dalla bocca, facendolo fluire lungo il mento, la gola e i seni.
Con la faccia intrisa di sperma, la donna continuò a stimolare i genitali di Michael, che, sovra eccitato, era in preda alle convulsioni post orgasmiche. Fu l’attore che, quasi pregando, le disse “Stop, honey, you’re draining my brain ”.
Barbara sorrise. Si alzò in piedi e guardò negli occhi l’uomo di cui aveva appena assaggiato l’essenza. Aveva guance, labbra e mento rigati dal seme, ma non fu un impedimento al bacio che ricevette sulle labbra dalla celebrità americana.
Fu allora che lo prese per mano e lo portò con sé sotto la doccia, dove si lavarono a vicenda.
Essere il sosia di Michael Hall era ogni volta una fonte di belle sensazioni per Richard Stoner.
NdA. La vicenda è fasulla. Il riferimento all'attore è legato alla fantasia che una donna coltivava con Dexter, il personaggio interpretato da Hall in una serie TV. Nomi e situazioni sono totalmente inventati.
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