La dominazione di Norma

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Dopo la disavventura con lo stallone, Norma passò un periodo di ansia profonda. Oltre ai quattro anziani, anche Giulia e le cassiere del supermercato erano al corrente delle sue umiliazioni. Uscire di casa per fare la spesa era diventato un incubo. Non avrebbe mai pensato però di dover affrontare una prova ancor più impegnativa.
Una mattina udì il campanello e andò ad aprire la porta. Si trovò di fronte Antonio, Costanza e Mara.
- Ciao, Norma – esordì Antonio con un ghigno – ci offri una limonata fresca? Fa molto caldo oggi.
- Accomodatevi. Finisco di riporre la biancheria asciutta e vi accontento.
In cuor suo, però, tremava per la visita inattesa. Portò la biancheria in camera e la ripose nei cassetti. Tornò in sala per prendere gli abiti dei bambini, piegarli e collocarli nella loro cameretta.
- Allora…quanto ci vuole per questa limonata? – sbottò Costanza.
- Se ci sono ospiti, si deve pensare a loro – osservò Mara.
- Scusatemi ma non riesco a fare nulla se vedo disordine a casa mia – si giustificò.
- Tu la devi smettere di pensare all’ordine e alla pulizia. Se ci sono altre priorità, si modifica l’importanza delle cose da fare – intervenne Antonio.
- È più forte di me: se la casa non è a posto, mi imbarazzo a ricevere ospiti.
- Tu hai bisogno di una severa lezione: spogliati, avanti – le ordinò l’uomo.
Norma era esterrefatta. Per i suoi aguzzini non esistevano più né orari né limiti di decenza. Ancora una volta, timorosa di essere sulla bocca degli abitanti del quartiere, ubbidì. Antonio le mise un collare e ad esso attaccò un guinzaglio. Le legò poi le mani dietro la schiena e la spinse ad accucciarsi vicino a un termosifone, a gambe larghe, e a cui annodò il guinzaglio.
- Dai, Mara, tocca a te.
La giovane cassiera estrasse dalla borsa un fallo vibrante e lo infilò nella vagina già fradicia di Norma.
- E adesso chiamo Tiziana che col telecomando ti farà godere come una gran troia – commentò la cassiera.
- No, ti prego! Mi vergogno troppo a farmi sentire mentre sono stimolata – singhiozzò Norma.
- Oh, per quello non ti devi preoccupare. Adesso ci pensiamo noi a darti un calmante – disse Costanza – ecco qua un bel regalino.
Norma strabuzzò gli occhi: nella mano destra dell’anziana donna comparve una coppia di pinze da capezzoli agganciate a una catenella mentre con la sinistra reggeva due pesi di piombo.
- No, vi scongiuro, no! I miei figli mi hanno distrutto i capezzoli durante l’allattamento. Sono molto sensibili. Mi danno fastidio per un nonnulla: con quelle cose lì soffrirò tantissimo!
- È quel che vogliamo, cretina! – la insultò Antonio – con te è inutile fare dei discorsi. Bisogna educarti, punendoti. Devi imparare a curare di più te stessa e le persone e non la casa e gli oggetti. Guardati bene: hai i fianchi ben spalmati a terra. Si vede che hai partorito. Rimarrai così per un pezzo, così la prossima volta ti dedicherai solo a noi e non a riporre la biancheria!
Norma spalancò gli occhi mentre Costanza le apriva una pinza al capezzolo che poi rilasciò lentamente. Un doloroso fastidio la fece mugolare sommessamente. Quando però attaccò l’altra pinza senza troppe cerimonie, uno strillo acuto le uscì dalla bocca.
- Bene bene – commentò Costanza – finalmente abbiamo trovato qualcosa che le è poco gradito. Sarà una bella lezione per farla cambiare…’sta fissata della pulizia e dell’ordine!
La maniaca stava soffrendo realmente. Seduta a terra, senza cuscino, con un vibratore nella vagina e delle pinze attaccate ai capezzoli, era investita da una moltitudine di stimoli dolorosi. Il peggio però avvenne dopo una decina di minuti. Mara prese i pesi di piombo dalle mani di Costanza e li appese alla catenella, tirando i capezzoli di Norma verso il basso. Un gemito lungo e prolungato sgorgò dalla sua gola e modulò l’aria per vari minuti. La sofferenza era reale e nemmeno l’avvio delle vibrazioni comandate a distanza da Tiziana le portò sollievo.
- Non ce la faccio più, Vi prego, liberatemi – implorò Norma.
- Devi soffrire ancora altrimenti ricadi nel fare la casalinga invece che la signora attenta agli ospiti – disse Antonio – prendi questo, intanto, i tuoi gemiti mi hanno eccitato.
Così dicendo, si calò i pantaloni e gli slip e le spinse il membro in bocca. La donna si applicò coscienziosamente a far godere l’anziano e dopo una decina di minuti lui venne e lei ingoiò il suo sperma.
- E noi? – chiese Costanza quando capì che l’uomo aveva goduto e, togliendosi gli slip, continuò – dammi la tua lingua, troia!
Norma era ormai conscia del suo ruolo subalterno alla determinazione e alla sudditanza psicologica indotta dalle persone anziane e quindi, nella sua mente, esperte e sagge. Non ebbe alcuna riluttanza a leccare a fondo la fica e l’aumento delle vibrazioni del sex toy nella vagina la indusse a metterci una smodata passione.
Mara era eccitatissima. Mandava messaggi a Tiziana perché modulasse intensità e frequenza delle vibrazioni del fallo infilato nel sesso di Norma. Vedere ora la sua cliente legata, ansante per lo sforzo di dare piacere all’anziana dominatrice e stimolata da remoto dalla sua collega, l’aveva resa vogliosa di godere. Attese l’orgasmo di Costanza e poi si sistemò davanti alla sua faccia per farsi leccare a sua volta. La prigioniera non si ribellò. Avrebbe fatto di tutto pur di essere liberata dalle pinze. I capezzoli le dolevano e l’effetto lenitivo dello stimolo sessuale era insufficiente. Leccò con foga, succhiando il clitoride, infilando la lingua tra le labbra roride di succhi della giovane cassiera, si spinse sotto, sul perineo, e azzardò persino delle stoccate sullo sfintere.
- Che vacca sei? – sentenziò Mara – anche il buchino mi lecchi? Ma sì, inculami con la lingua, dai!
Così dicendo le porse le terga per farsi sodomizzare. Norma vinse a fatica la repulsione ma esaudì il suo desiderio. Mara perse ogni freno: dopo pochi minuti, si girò nuovamente e strusciò ripetutamente il sesso su tutta la faccia della prigioniera, fino a spruzzarla con i suoi succhi vaginali.
- Ah, che meraviglia poter disporre di questa zoccola. Che ne pensi Antonio? La liberiamo?
- Aspetta. La facciamo mettere in piedi e la frustiamo con un reggiseno. Dai, aiutatemi.
Norma era priva di forze. Fu alzata di peso, liberata momentaneamente per essere poi di nuovo bloccata con i polsi, in alto, al lungo radiatore. Mara le tolse in malo modo le pinze e il fallo vibrante, ma per inserirglielo nello sfintere.
- Bene, direi che adesso Tiziana può ricominciare a farlo vibrare – disse Mara.
Norma iniziò a mugolare per le vibrazioni e contemporaneamente a strillare per ogni colpo di reggiseno che le colpiva i capezzoli. Mara era di nuovo eccitata: si sedette di fronte alla giovane mamma e iniziò a masturbarsi furiosamente. I colpi non smettevano di lasciare segni rossi sulla delicata e sensibile pelle della donna, mentre Costanza incitava Antonio a non risparmiarsi.
Ben presto petto e ventre divennero di un ben colore rosso e qualche lacrima era sgorgata dagli occhi di Norma.
- Adesso hai capito che non devi più essere così maniaca delle pulizie? Rispondi!
- Sì, sì, sììì! – gridò Norma, con la voce rotta dalla sofferenza – basta, basta frustate…basta vibratore. Sono sfinita!
- Falla girare e frustala sul culo, ‘sta puttana – disse Mara – sono quasi pronta a venire.
Antonio le liberò un polso, la fece girare con il viso verso il muro e la colpì a tutta forza sui glutei, strappandole ogni volta uno strillo acuto.
Mara non lesinò gli incitamenti ad aumentare la forza e la frequenza dei colpi finché non esplose in un urlo liberatorio.
Quando Antonio liberò Norma, costei si lasciò scivolare a terra, distrutta dal dolore e sfinita comunque dall’orgasmo provocatole dal vibratore anale.
- Direi che la lezione è stata ben somministrata – commentò Costanza – noi andiamo, Norma, ti aspetto domattina per il pane.
scritto il
2022-08-09
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