Lo stallone di Norma
di
VicentinoGrey
genere
zoofilia
Norma visse un lungo e travagliato periodo successivo a quel fattaccio. Sin dal ritorno della gita, i sensi di colpa e la vergogna per le umiliazioni subite le fecero tenere gli occhi bassi per evitare gli sguardi dei quattro amici anziani a cui si era aggiunta Giulia. I loro ghigni erano insopportabili. Anche nelle settimane che seguirono, Norma divenne il giocattolo del quintetto. Persino Giulia scoprì il piacere di possedere una donna, benché si ritenesse etero. Non c’erano remore a farsi invitare a casa della giovane mamma e a usarla come giocattolo sessuale. Il peggio però non era ancora giunto.
Il giorno in cui Costanza, la fornaia, si trovò in coda alla Coop locale assieme a Norma, non resistette alla tentazione di rivelare a Tiziana, la ventenne cassiera, la doppia vita della signora appena uscita con le buste della spesa: mamma e compagna irreprensibile nel pubblico, schiava obbediente nel privato. Quando Mara, l’altrettanto giovane collega di Tiziana chiese maggiori dettagli sulla faccenda della schiavitù, Costanza rimase nel vago, promettendo a entrambe una dimostrazione pratica.
La settimana dopo, approfittando del turno di riposo di entrambe e su suggerimento di Antonio, Costanza organizzò una gita in collina con Giulia, Tiziana, Mara e Norma. Quest’ultima, incuriosita più che impaurita dalla presenza di due ragazze, accettò. Il suo stato d’animo mutò rapidamente quando vide che la destinazione era un maneggio. Costanza e Giulia commentarono con un “oggi ci divertiremo assai”, mettendo nelle ambasce l’imbarazzata Norma. Le due ragazze invece erano curiose di vedere cosa sarebbe successo.
Costanza si presentò all’allevatore, precedentemente avvisato da Antonio, e andarono tutti dentro una stalla.
Norma, vestita elegantemente con abito al ginocchio e scarpe con tacco, si sentì mancare quando intuì quello che sarebbe successo. Le due giovani commesse invece emisero dei gridolini di gioia perché avevano capito quello a cui avrebbero assistito.
- Dai, Norma, cerchiamo di non perdere tempo – le disse Giulia non appena il fattore se ne andò.
Togliti quella roba di dosso. Tutta, intimo compreso.
Norma arrossì al pensiero di doversi mostrare a due belle ragazze giovani, con i corpi in salute, senza l’offesa delle gravidanze. Sentì un groppo alla gola quando lo slip finì avvolto alle caviglie. Il suo corpo divenne oggetto di domande imbarazzanti da parte delle commesse.
- Che capezzoli scuri, come mai? – chiese Tiziana
- Ho allattato a lungo – risposte Norma – sono diventati molto sensibili.
- Significa che se li tocco così fanno male? – aggiunse Mara.
Uno strillo acuto fu l’eloquente risultato della torsione ricevuta dalla giovane cassiera.
- Ma quella cosa slabbrata che hai in mezzo alle gambe, come te la sei fatta? Hai scopato con un negro?
Norma sentì le lacrime pronte per uscire, ma le trattenne.
- No, sono gli effetti del parto. Ho avuto un bambino di quattro chili.
- Abbiamo capito che sei una mamma sfondata – commentò Giulia, sardonica – ma questo potrebbe essere un vantaggio per te. Su andiamo, fai la brava bimba e avvicinati a quel cavallo.
Nuda, irrisa dalle giovani, insultata da Giulia, Norma fu avvolta dall’angoscia e ancora una volta, la sua inesistente autostima le impediva di ribellarsi. Consapevole di essere utile per dare divertimento alle persone attorno, non esitò a prendere in mano il membro del cavallo e a masturbarlo, quando Costanza glielo impose.
- Che porca! – esclamò Tiziana.
- Sopra la pelle santa, sotto puttana – rincarò Mara.
- Dai che adesso ci divertiamo – commentò Costanza – con la fica slabbrata che hai puoi prenderti il cazzone del cavallo senza patire troppo.
Norma impallidì. Davvero avrebbe dovuto accoppiarsi con una simile mostruosità? Giulia aggiunse un tocco di perversione.
- Prima però prendiglielo in bocca e mostra alle ragazze quanto sei zoccola.
Le due cassiere spalancarono ancor più la bocca di quanto stesse facendo Norma nel vedere il glande del cavallo sparire nella bocca della giovane mamma.
- Non avrei mai pensato che una così dolce e carina signora potesse fare una cosa simile – commentò Tiziana.
- Neppure io avrei immaginato che ci fossero delle troie così troie da prendere in bocca il cazzo di un cavallo.
- Adesso arriva il bello – dichiarò Costanza – Dai, Norma, stenditi sulla schiena su questa panca e allarga bene le gambe. Antonio vorrà vedere qualche foto mentre tu esegui quello che lui ci ha detto di farti fare.
Incredula e sbigottita, la donna si adagiò, pronta a ricevere l’enorme fallo dentro di sé. Giulia e Costanza si fecero in quattro per far entrare il grosso membro nell’esile corpo di Norma e, complice l’elasticità della vagina slabbrata dai parti, ci riuscirono.
Norma iniziò a gemere, con un suono misto di dolore e piacere e le quattro spettatrici ebbero tutte la medesima reazione: i loro sessi grondavano umori.
Cercando di tenere a bada l’irruenza dell’equino, Norma di fatto stava pilotando l’accoppiamento, con inaspettato piacere. Mai si era sentita riempita fino a quel punto e per una volta dovette dare ragione alla saggezza di Costanza. Neppure la presa di coscienza di essere oggetto di una umiliazione senza pari la frenò dal considerare cosa stesse realmente facendo.
Alcuni sbuffi del cavallo lasciavano presagire il suo apprezzamento per quella copula inaspettata. La vagina più stretta di quelle a cui era abituato era un diversivo piacevole e stimolante, al punto che il cambiamento dei versi dell’animale lasciavano presagire un imminente orgasmo.
- Adesso togliti da lì e mettiti in ginocchio davanti al cazzone – le ordinò Giulia – Costanza ed io sappiamo di cosa sei capace, ma le due giovani cassiere no. Falle gridare di sorpresa.
Norma ubbidì diligentemente e prese di nuovo in bocca il fallo equino.
Tiziana e Mara intuirono cosa sarebbe successo entro pochi secondi e non resistettero alla tentazione di restare mezze nude per masturbarsi mentre attendevano il gran finale.
Ebbero appena il tempo di sedersi su un paio di seggiole e allargare le gambe quando il primo fiotto esplose nella bocca di Norma. Bianchi rivoli copiosi uscirono dalla sua bocca e gocciolarono sulle sue tette striminzite, accompagnati da gridolini di giubilo da parte delle giovani spettatrici.
- Dai, non avere timore di bere tutto – la incalzò Costanza – fa bene alla salute.
Norma si mise di impegno ma la quantità di sperma era eccessiva. Ingoiò quel che poté, per non soffocare, e il resto le imbrattò il corpo di bianco.
- Che spettacolo! – commentò Tiziana, mulinando l’indice sul suo clitoride.
- Gran puttana! mai avrei pensato di poter vedere una cosa simile – aggiunse Mara, infilandosi due dita nella vagina.
- Vieni qui, troia – le ingiunse Giulia, sempre più calata nel ruolo della dominatrice – fatti bendare perché tu non debba vedere le fiche perfette delle tue cassiere di fiducia.
Norma si trascinò fino a dove si era seduta Giulia e si fece bendare.
- Adesso tocca a me divertirmi – commentò alla fine, tirando la testa di Norma verso il proprio sesso e costringendola a leccarla furiosamente.
L’orgasmo di Giulia arrivò in breve tempo. Costanza si appropriò di Norma per farsi leccare a sua volta. La giovane mamma, bendata, si diede da fare senza sosta, procurando il piacere massimo in un paio di minuti. Tiziana e Mara non credettero a quanto era successo e imitarono le loro clienti. Norma, impossibilitata a vedere la perfezione delle due giovani vulve, mise il massimo impegno per procurare l’agognato piacere e ne ebbe conferma dai mugolii di soddisfazione delle due giovani.
Fu Giulia, come al solito, ad aggiungere un tocco di perversione alla giornata.
- Forza. Tutte sedute attorno alla zoccola! Prendete le sedie e mettetevi ai lati di un quadrato. Allargate bene le gambe. Norma, vieni qui davanti a me e apri la bocca.
La donna ubbidì e rimase in attesa di un nuovo ordine. Quando un getto caldo e dall’odore acido la colpì in faccia, capì che avrebbe subito una sequenza di quattro pissing e le lacrime uscirono copiose dai suoi occhi.
- Bevi, puttana, bevi! Piscio e lacrime – la ingiuriò Giulia – e preparati a fare lo stesso con le altre.
Quando il getto terminò, fu Costanza che la prese per i capelli e la mise davanti a sé.
- Io voglio solo farti una bella doccia, cara la mia inquilina del piano di sopra. Tieni comunque aperta la bocca, così ti abitui anche a me.
Tiziana era a fianco di Costanza e, terminata la minzione dell’anziana, non seppe come comportarsi. Fu Giulia che prese in mano la situazione mettendo la bocca di Norma a pochi centimetri dall’uretra della giovane cassiera. “Piscia” le ordinò. E un getto potente entrò nella bocca di Norma, la quale, tentò di non far uscire l’ambrato liquido.
- Mamma mia che roba – commentò la ragazza alla fine – non pensavo che questa troia potesse fare anche questo. Sarà meraviglioso poterla guardare negli occhi quando salderà il conto al supermercato.
- Tocca a me – intervenne Mara – ho giusto bevuto un litro e mezzo di acqua e ho proprio bisogno di un WC portatile. Vieni qui, puttana, vieni che ti faccio bere l’elisir di lunga vita.
E Norma aprì la bocca e ingoiò ripetutamente i fiotti, misurati sapientemente da Mara, prima che la sua urina tracimasse dalla bocca della loro schiava.
Al termine, il suo pianto proruppe nella stalla, ma senza suscitare la benché minima compassione nelle quattro donne.
Costanza prese la canna dell’acqua, rimasta al sole, e la lavò prima di farla rivestire e riportarla a casa.
Il giorno in cui Costanza, la fornaia, si trovò in coda alla Coop locale assieme a Norma, non resistette alla tentazione di rivelare a Tiziana, la ventenne cassiera, la doppia vita della signora appena uscita con le buste della spesa: mamma e compagna irreprensibile nel pubblico, schiava obbediente nel privato. Quando Mara, l’altrettanto giovane collega di Tiziana chiese maggiori dettagli sulla faccenda della schiavitù, Costanza rimase nel vago, promettendo a entrambe una dimostrazione pratica.
La settimana dopo, approfittando del turno di riposo di entrambe e su suggerimento di Antonio, Costanza organizzò una gita in collina con Giulia, Tiziana, Mara e Norma. Quest’ultima, incuriosita più che impaurita dalla presenza di due ragazze, accettò. Il suo stato d’animo mutò rapidamente quando vide che la destinazione era un maneggio. Costanza e Giulia commentarono con un “oggi ci divertiremo assai”, mettendo nelle ambasce l’imbarazzata Norma. Le due ragazze invece erano curiose di vedere cosa sarebbe successo.
Costanza si presentò all’allevatore, precedentemente avvisato da Antonio, e andarono tutti dentro una stalla.
Norma, vestita elegantemente con abito al ginocchio e scarpe con tacco, si sentì mancare quando intuì quello che sarebbe successo. Le due giovani commesse invece emisero dei gridolini di gioia perché avevano capito quello a cui avrebbero assistito.
- Dai, Norma, cerchiamo di non perdere tempo – le disse Giulia non appena il fattore se ne andò.
Togliti quella roba di dosso. Tutta, intimo compreso.
Norma arrossì al pensiero di doversi mostrare a due belle ragazze giovani, con i corpi in salute, senza l’offesa delle gravidanze. Sentì un groppo alla gola quando lo slip finì avvolto alle caviglie. Il suo corpo divenne oggetto di domande imbarazzanti da parte delle commesse.
- Che capezzoli scuri, come mai? – chiese Tiziana
- Ho allattato a lungo – risposte Norma – sono diventati molto sensibili.
- Significa che se li tocco così fanno male? – aggiunse Mara.
Uno strillo acuto fu l’eloquente risultato della torsione ricevuta dalla giovane cassiera.
- Ma quella cosa slabbrata che hai in mezzo alle gambe, come te la sei fatta? Hai scopato con un negro?
Norma sentì le lacrime pronte per uscire, ma le trattenne.
- No, sono gli effetti del parto. Ho avuto un bambino di quattro chili.
- Abbiamo capito che sei una mamma sfondata – commentò Giulia, sardonica – ma questo potrebbe essere un vantaggio per te. Su andiamo, fai la brava bimba e avvicinati a quel cavallo.
Nuda, irrisa dalle giovani, insultata da Giulia, Norma fu avvolta dall’angoscia e ancora una volta, la sua inesistente autostima le impediva di ribellarsi. Consapevole di essere utile per dare divertimento alle persone attorno, non esitò a prendere in mano il membro del cavallo e a masturbarlo, quando Costanza glielo impose.
- Che porca! – esclamò Tiziana.
- Sopra la pelle santa, sotto puttana – rincarò Mara.
- Dai che adesso ci divertiamo – commentò Costanza – con la fica slabbrata che hai puoi prenderti il cazzone del cavallo senza patire troppo.
Norma impallidì. Davvero avrebbe dovuto accoppiarsi con una simile mostruosità? Giulia aggiunse un tocco di perversione.
- Prima però prendiglielo in bocca e mostra alle ragazze quanto sei zoccola.
Le due cassiere spalancarono ancor più la bocca di quanto stesse facendo Norma nel vedere il glande del cavallo sparire nella bocca della giovane mamma.
- Non avrei mai pensato che una così dolce e carina signora potesse fare una cosa simile – commentò Tiziana.
- Neppure io avrei immaginato che ci fossero delle troie così troie da prendere in bocca il cazzo di un cavallo.
- Adesso arriva il bello – dichiarò Costanza – Dai, Norma, stenditi sulla schiena su questa panca e allarga bene le gambe. Antonio vorrà vedere qualche foto mentre tu esegui quello che lui ci ha detto di farti fare.
Incredula e sbigottita, la donna si adagiò, pronta a ricevere l’enorme fallo dentro di sé. Giulia e Costanza si fecero in quattro per far entrare il grosso membro nell’esile corpo di Norma e, complice l’elasticità della vagina slabbrata dai parti, ci riuscirono.
Norma iniziò a gemere, con un suono misto di dolore e piacere e le quattro spettatrici ebbero tutte la medesima reazione: i loro sessi grondavano umori.
Cercando di tenere a bada l’irruenza dell’equino, Norma di fatto stava pilotando l’accoppiamento, con inaspettato piacere. Mai si era sentita riempita fino a quel punto e per una volta dovette dare ragione alla saggezza di Costanza. Neppure la presa di coscienza di essere oggetto di una umiliazione senza pari la frenò dal considerare cosa stesse realmente facendo.
Alcuni sbuffi del cavallo lasciavano presagire il suo apprezzamento per quella copula inaspettata. La vagina più stretta di quelle a cui era abituato era un diversivo piacevole e stimolante, al punto che il cambiamento dei versi dell’animale lasciavano presagire un imminente orgasmo.
- Adesso togliti da lì e mettiti in ginocchio davanti al cazzone – le ordinò Giulia – Costanza ed io sappiamo di cosa sei capace, ma le due giovani cassiere no. Falle gridare di sorpresa.
Norma ubbidì diligentemente e prese di nuovo in bocca il fallo equino.
Tiziana e Mara intuirono cosa sarebbe successo entro pochi secondi e non resistettero alla tentazione di restare mezze nude per masturbarsi mentre attendevano il gran finale.
Ebbero appena il tempo di sedersi su un paio di seggiole e allargare le gambe quando il primo fiotto esplose nella bocca di Norma. Bianchi rivoli copiosi uscirono dalla sua bocca e gocciolarono sulle sue tette striminzite, accompagnati da gridolini di giubilo da parte delle giovani spettatrici.
- Dai, non avere timore di bere tutto – la incalzò Costanza – fa bene alla salute.
Norma si mise di impegno ma la quantità di sperma era eccessiva. Ingoiò quel che poté, per non soffocare, e il resto le imbrattò il corpo di bianco.
- Che spettacolo! – commentò Tiziana, mulinando l’indice sul suo clitoride.
- Gran puttana! mai avrei pensato di poter vedere una cosa simile – aggiunse Mara, infilandosi due dita nella vagina.
- Vieni qui, troia – le ingiunse Giulia, sempre più calata nel ruolo della dominatrice – fatti bendare perché tu non debba vedere le fiche perfette delle tue cassiere di fiducia.
Norma si trascinò fino a dove si era seduta Giulia e si fece bendare.
- Adesso tocca a me divertirmi – commentò alla fine, tirando la testa di Norma verso il proprio sesso e costringendola a leccarla furiosamente.
L’orgasmo di Giulia arrivò in breve tempo. Costanza si appropriò di Norma per farsi leccare a sua volta. La giovane mamma, bendata, si diede da fare senza sosta, procurando il piacere massimo in un paio di minuti. Tiziana e Mara non credettero a quanto era successo e imitarono le loro clienti. Norma, impossibilitata a vedere la perfezione delle due giovani vulve, mise il massimo impegno per procurare l’agognato piacere e ne ebbe conferma dai mugolii di soddisfazione delle due giovani.
Fu Giulia, come al solito, ad aggiungere un tocco di perversione alla giornata.
- Forza. Tutte sedute attorno alla zoccola! Prendete le sedie e mettetevi ai lati di un quadrato. Allargate bene le gambe. Norma, vieni qui davanti a me e apri la bocca.
La donna ubbidì e rimase in attesa di un nuovo ordine. Quando un getto caldo e dall’odore acido la colpì in faccia, capì che avrebbe subito una sequenza di quattro pissing e le lacrime uscirono copiose dai suoi occhi.
- Bevi, puttana, bevi! Piscio e lacrime – la ingiuriò Giulia – e preparati a fare lo stesso con le altre.
Quando il getto terminò, fu Costanza che la prese per i capelli e la mise davanti a sé.
- Io voglio solo farti una bella doccia, cara la mia inquilina del piano di sopra. Tieni comunque aperta la bocca, così ti abitui anche a me.
Tiziana era a fianco di Costanza e, terminata la minzione dell’anziana, non seppe come comportarsi. Fu Giulia che prese in mano la situazione mettendo la bocca di Norma a pochi centimetri dall’uretra della giovane cassiera. “Piscia” le ordinò. E un getto potente entrò nella bocca di Norma, la quale, tentò di non far uscire l’ambrato liquido.
- Mamma mia che roba – commentò la ragazza alla fine – non pensavo che questa troia potesse fare anche questo. Sarà meraviglioso poterla guardare negli occhi quando salderà il conto al supermercato.
- Tocca a me – intervenne Mara – ho giusto bevuto un litro e mezzo di acqua e ho proprio bisogno di un WC portatile. Vieni qui, puttana, vieni che ti faccio bere l’elisir di lunga vita.
E Norma aprì la bocca e ingoiò ripetutamente i fiotti, misurati sapientemente da Mara, prima che la sua urina tracimasse dalla bocca della loro schiava.
Al termine, il suo pianto proruppe nella stalla, ma senza suscitare la benché minima compassione nelle quattro donne.
Costanza prese la canna dell’acqua, rimasta al sole, e la lavò prima di farla rivestire e riportarla a casa.
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