Gli incubi di Norma

di
genere
pulp

- Buongiorno, Antonio, come mai qui?
- Ciao, Norma. Non credo tu sia sorpresa, dopo tutto quello che ci siamo confidati in queste settimane.
La giovane mamma arrossì violentemente, scoperta nelle sue fantasticherie verso quel nonno che incrociava tutte le mattine, quando portava i suoi due figli alla scuola materna. Lui non si era fatto scrupoli nel regalarle complimenti per i suoi capelli corti, di un nero luminoso, le sue gambe, il suo bel viso e in particolare per la sua bocca, e lei, esile quarantenne, non aveva frenato le sue adulazioni.
- Ho pensato che saresti stata felice di offrire un caffè a me e ai miei amici del pensionato.
Norma sgranò gli occhi: dietro l’anziano conoscente c’erano un altro uomo e una coppia di donne. Un quartetto dalla chioma d’argento in casa sua e di cui ignorava cosa lo tenesse unito. In cuor suo, sperava non fosse per la sua aria di compiacimento nel sentirsi omaggiare da Antonio, al punto di fargli capire che non disdegnava il suo corteggiamento. Rimosse le sue perplessità, guardò dentro casa per controllare che tutto fosse in ordine, sistemò la tenda della finestra che guardava alla Rocca Paolina e fece accomodare i quattro ospiti, chiedendo conferma per il caffè.
Quando si recò in cucina, fu seguita da Antonio che non si fece scrupolo ad appoggiare la sua grossa pancia alla schiena della giovane mentre puliva la moka e riempiva il filtro, e a passare le mani sui suoi fianchi, stringendole le anche. Un segnale di possesso inequivocabile e Norma rimase di ghiaccio, incapace di reagire. Un gesto che Antonio interpretò come assenso a continuare e fu così che la sua mano sollevò il vestito e si appoggiò allo slip. La donna rimase di sasso, combattuta dalla ragione che imponeva un rifiuto deciso e la curiosità di provare cosa significasse avere le attenzioni di un anziano. I tempi di risposta sono spesso più eloquenti delle parole non dette e Antonio pensò bene di spingere giù alle caviglie gli slip già umidi. Con la mano sinistra fece piegare la donna sul piano di lavoro della cucina mentre spinse il medio della mano destra nel suo sesso.
- Ci voleva tanto ad ammettere che ti piace farti usare in questo modo? Ammettilo!
Norma rimase in silenzio, sospirando a fondo, mentre il caffè finiva di borbottare.
- Adesso ce ne andiamo di là con vassoio e tazzine e servi il caffè a tutti. Poi farai quello che ti dico.
La donna non disse nulla ed eseguì quanto gli aveva ordinato. I suoi ospiti notarono l’imbarazzo nel volto di Norma e un ghigno enigmatico in quello di Antonio. La risposta arrivò quando la donna si inchinò per appoggiare il vassoio sul tavolino. Il suo vestito era stato bloccato sulla cintura e Anna, che aveva visto la fessura luccicante della padrona di casa, fece un cenno a Lucia, ottenendo un sorriso di ammiccamento. Bruno quasi si soffocò col caffè quando vide Antonio sbottonarsi la patta e una accondiscendente Norma inginocchiarsi davanti a lui prendergli in mano l’uccello.
- Avrai caldo, con quel vestito addosso – esclamò Bruno – toglitelo, su!
Un grande imbarazzo accompagnò Norma a spogliarsi di fronte ai quattro anziani, tutti cadenti e panciuti. Il suo bel vestito, scelto per coprire le offese del doppio parto, scivolò lungo le gambe e avvolse le caviglie. Non portava reggiseno, non ce n’era bisogno. Le dimensioni ridotte dei seni fecero esplodere delle risate fragorose da parte delle tue matrone che si sentirono in obbligo a spogliarsi e mostrare le loro mammelle enormi e cadenti.
- A questo punto, togliamoci tutto – intervenne Antonio.
Norma era impietrita e incapace di agire. Fu Bruno a spingerla in ginocchio e a ficcarle il membro in bocca, mentre le due anziane facevano mostra delle loro vulve ripugnanti. Antonio si masturbava guardando la fellatio, mentre Anna e Lucia decisero di frugare reciprocamente il sesso dell’amica.
Norma era sbigottita dalla passività con cui accettava quella serie di umiliazioni e, cosa peggiore, sorpresa per la quantità dei fluidi vaginali che gocciolavano dalla sua vulva slabbrata dai parti.
Non oppose resistenza nemmeno quando Antonio la trascinò in mezzo alle gambe di Anna, ordinandole di leccarla a fondo, meravigliandosi della sua capacità di sopportare l’odore di miele rancido che olezzava dal suo basso ventre inflaccidito. La gelosia di Lucia si manifestò dopo qualche minuto: l’anziana si alzò dal divano, prese Norma per un braccio e la fece distendere supina sul tappeto. Allargò le gambe e si piazzò sulla sua bocca, chiedendole lo stesso trattamento riservato all’amica. Norma non si sottrasse all’ignobile compito, il cui disgusto fu mitigato dalla penetrazione posta in atto da Bruno. Antonio però non volle rimanere in disparte: si accucciò in modo che la mano di Norma potesse afferrargli il membro per farsi masturbare. L’oscenità della situazione portò all’orgasmo Lucia che strofinò ripetutamente il sesso sulla faccia della giovane. Anna non perse tempo a toglierla via e a sostituirla per raggiungere in breve l’acme del piacere. I mugolii degli uomini fecero presagire la fine imminente anche per loro e Anna fu lesta a togliersi dalla posizione per gustarsi la scena delle loro schizzate. Il primo a godere della bocca di Norma fu Bruno che fiottò il proprio sperma tra le labbra serrate della giovane. Antonio volle possedere per qualche minuto quel corpo tanto bramato e, quando il parossismo del piacere divenne ingovernabile, ordinò a Norma di tenere la bocca aperta mentre lui ci schizzava dentro il proprio seme. Fece avvicinare gli amici per mostrare loro con fierezza la quantità di liquido seminale che galleggiava sulla lingua e poi disse a Norma di non perdere una goccia. Lei ingoiò tutto senza remore. Stremata e sfinita, udì uno scampanellio ma non riusciva ad alzarsi da terra. Temeva un rientro imprevisto del marito ma gli stravizi e le umiliazioni subite l’avevano pietrificata. Il suono si ripeté ancora una volta e un’altra ancora ma non reagiva. Temeva di avere un problema al sistema nervoso quando però il suo cervello associò quel suono a un oggetto diverso dal campanello di casa. Era la sveglia del suo cellulare: un altro giorno stava iniziando.
scritto il
2022-03-30
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