La giornata di Norma

di
genere
dominazione

Il sogno l’aveva scombussolata al punto da ritrovare gli slip fradici. Se da un lato si giustificò perché era stato un incubo, dall’altro le venne un senso di colpa per aver lasciato che la sua mente l’avesse stimolata a immaginare una situazione tanto degradante quanto inconsciamente eccitante.
Cambiò gli slip e si vestì. Preparò i figli per la scuola materna, saltando la colazione, e uscì di casa con la mente ripulita da ogni immagine licenziosa.
Lo stomaco vuoto la spinse verso il bar per godersi cornetto e cappuccino.
Si accomodò a un tavolino in attesa di essere servita ma ebbe un tuffo al cuore quando vide Antonio che le sorrideva, entrando assieme a un amico e a una coppia di donne. Riconobbe Maria, responsabile della mensa, e Costanza, la padrona del panificio del quartiere. I quattro si sistemarono nel tavolo vicino e Antonio non perse tempo a incalzare Norma con le sue allusioni.
- Ciao Norma! Come sei elegante oggi. Camicia e gonna, poco trucco…mi sembra tu abbia usato solo il lucidalabbra. Ma sai di non averne bisogno, vero? Hai già una bella bocca al naturale: se la fai risaltare in quel modo, mi fai venire brutti pensieri.
- E dai, Antonio – lo rimproverò Maria – non essere così spudorato! Lascia a noi donne il giudizio su abbigliamento e trucco. A proposito, come è stato allevare due bambini piccoli, nati così vicini?
Norma si imbarazzò tantissimo. La scena davanti ai suoi occhi sembrava la replica dell’incubo vissuto poche ore prima.
- Non è stato semplice. Sono entrambi piuttosto vivaci – rispose.
- Si svegliavano spesso la notte, li allattavi tu? – intervenne Costanza – vedo che ti hanno sgonfiato per bene le tette.
Norma arrossì vistosamente. Non le era mai capitato di dover affrontare domande così personali in un luogo pubblico. L’imbarazzo le rese sensibili le labbra del sesso. Non c’era dubbio: i suoi umori stavano lubrificando le sue mucose.
- Su non arrossire – la esortò l’altro uomo, prendendosi confidenza – in fin dei conti stiamo solo chiacchierando. E complimenti per le gambe!
- Dai, Bruno, non essere così diretto – disse Antonio - non hai chiesto nemmeno se potevi darle del tu.
Nel sentire quel nome, Norma sgranò gli occhi. Il suo era stato un incubo premonitore. La sola fortuna era il luogo pubblico; la sfortuna, invece, era rappresentata dal constatare quanto la sua timidezza, i suoi sensi di colpa e il suo senso di inadeguatezza, alimentato dal poco lavoro e dal Covid, la mettessero in condizioni di sudditanza mentale verso chi dimostrava carattere e sicurezza.
Antonio le percepiva, come un animale da preda sente la paura della vittima prescelta.
- Quando ci offrirai un buon caffè a casa tua? – chiese Antonio – qui al bar non si può parlare di tutto e siamo tutti curiosi di conoscerti a fondo. In tutti i sensi.
Tutti risero e Norma arrossì vistosamente. L’incubo si stava lentamente concretizzando in una serie di eventi apparentemente casuali. Il suo imbarazzo crebbe ulteriormente quando le passarono le immagini del sogno davanti agli occhi. Non protestò quando Antonio e Bruno si sedettero ai lati della sua sedia e iniziarono ad accarezzarle lascivamente le gambe.
- Che te ne pare, Norma? Avevi mai avuto prima l’onore di essere accarezzata da due uomini insieme?
L’imbarazzo era tangibile al punto che anche Maria si permise di canzonarla.
- Beh, non ti puoi lamentare, no? Con quelle belle gambe e una bocca come la tua puoi sicuramente far felice un uomo, anche se non puoi mostrare un bel paio di tette!
E Costanza non fu da meno.
- E se sei brava anche con la lingua, magari fai contenta anche qualche altra donna!
La risata generale che seguì la fece avvampare e le tolse ogni velleità di ribellione.
Quei gretti individui facevano abbassare la già insufficiente autostima che aveva di sé, aumentando il suo senso di insicurezza e di sottomissione verso chi emanava un’aura di autorità.
Era totalmente incapace di reagire, al punto che non si accorse di Antonio mentre guidava le sue mani sui membri dei due uomini. Quando si rese conto della situazione, era troppo tardi. Entrambi gli uomini le bloccarono la mano sopra il fallo e mossero il bacino per farle sentire il turgore.
- Hai capito la santarellina? – commentò Costanza – addirittura due cazzi in una botta sola!
- Vieni con me – le ordinò Antonio afferrandola per un braccio e dirigendosi in bagno.
Dopo aver chiuso la porta, l’uomo si aprì i pantaloni.
- Adesso tu mi prendi in mano il cazzo e mi fai pisciare.
Norma era senza parole. Il tono non ammetteva replica e ubbidì. L’eccitazione lo aveva reso gonfio e non ebbe difficoltà a dirigere il getto dentro il water, ma l’umiliazione non era conclusa.
- Fammi una sega adesso, dai!
La donna, totalmente succube, ubbidì e dopo uno smanettamento di dieci minuti riuscì a completare l’operazione. Antonio le prese la mano chiazzata di sperma e gliela fece passare sulle labbra. La donna ebbe un’espressione di disgusto perché era la prima volta che sentiva il sapore del seme maschile ed era stato appena spruzzato da un anziano.
- Tu adesso aspetti qui: ti mando Bruno.
Norma aprì la bocca per protestare ma non uscì al suono. Antonio l’aveva in suo potere.
Bruno era già stato messo al corrente di quanto successo e, quando entrò nel bagno, le fece ripetere tutto. Al momento dell’orgasmo volle che Norma si inginocchiasse per poterle schizzare lo sperma in faccia. L’uomo le impedì di pulirsi e la fece uscire con i rivoli bianchi gocciolanti dal mento e con la camicia a chiazze umide. Le donne esplosero in gridolini di eccitazione, attirando l’attenzione degli altri avventori.
Norma era annichilita. L’umiliazione la stava spingendo a piangere a dirotto ma allo stesso tempo sentiva i suoi slip completamente fradici. I quattro anziani l’avevano emotivamente cambiata e l’occhio esperto di Maria ne colse l’evidente imbarazzo e la conseguente eccitazione.
- Siediti e alza la gonna: voglio vedere una cosa – le ordinò.
Norma si sentì perduta. La vergogna la paralizzava. Costanza le ripeté l’ordine ma lei non riusciva a muovere le mani. Fu Antonio che senza troppe cerimonie le alzò la gonna e allo stesso tempo le allargò le gambe per mostrare gli slip alle due anziane.
- Sei una bella porca – sentenziò Maria.
- Sei un’acqua cheta, eh? – commentò Costanza – e adesso ci hai fatto venire voglia.
Andiamo a casa tua a prendere un caffè.
Norma, a capo chino e conscia che il sogno si stava materializzando, si alzò assieme ai quattro amici e fece strada fino a casa sua.
scritto il
2022-05-09
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