La qualità del tempo. Parte 2

di
genere
etero

Mi guida verso l'ascensore già pronto al piano terra e preme il tasto per il quarto piano.
L'occhio mi cade sulla mano occupata dalla bottiglia di vino, una mano lunga, liscia e adornata da una fede nuziale. Avrà 50 55 anni ed è alto quasi 15 centimetri più di me.
Lo spazio ristretto dell'ascensore mi regala la percezione del suo profumo. Istintivamente poggio i palmi delle mani sulle sue scapole e avvicino il viso per inspirare nel cotone della camicia. Lo sento fremere mentre con voce spezzata mi confessa:
“È tutta la serata che ti osservo.”
“Lo so.”
“Quando hai iniziato a cantare in quel modo... Ti muovi come una dea...”
Spingo leggermente le braccia per farlo girare.
“L’ho fatto per farmi notare da te."
Il suo bacio è semplice e intimo, tutto mi aspettavo tranne che un bacio lento ed esplorativo.
Le sue mani bruciano sulla mia schiena.
L'ascensore si ferma al quarto piano. Mi avvolge le spalle mentre ci dirigiamo nel corridoio fino alla porta 408.
“Non ti ho nemmeno chiesto quanti anni hai...”
Dice sottovoce mentre sfila la tessera magnetica dalla tasca, la porta scatta e la sua mano raggiunge la maniglia.
“Probabilmente potrei essere tua figlia...” replico ironica.
Mi studia in silenzio.
Leggo sul suo viso una domanda inespressa.
Entro nella stanza e con un gesto sfilo il vestito rimanendo in intimo nero e tacchi. La stanza è ancora più grande della mia e la finestra è grande quanto l'intera parete.
La città ai miei piedi splende con serpenti di luce.
Mi giro per cercarlo ma lui è ancora sulla porta.
Il suo sguardo mi incendia come fuoco vivo.
“Se rimani qui io non sono certo di potermi controllare... voglio che tu sia consapevole di ciò che succederà.”
Sorrido ed allungo una mano verso di lui.
“Vieni.”
Entra ed appoggia la bottiglia sul tavolo, con pochi passi unisco nuovamente le nostre bocche. Finalmente la sua lingua si intreccia umida ed esplorativa alla mia.
Slaccio i primi bottoni della camicia per poi sfilargliela velocemente dalla testa.
Il suo profumo si mescola all'adrenalina del momento facendomi girare la testa. La camicia svela un fisico asciutto con braccia ben delineate, mi perdo nella sua bocca baciandola con voracità.
Voglio di più da questa bocca.
Mordo il labbro pretendendo di più, le mani scendono a tastare il rigonfiamento già evidente nei pantaloni. Slaccio il primo bottone e lascio scivolare la mano nei boxer.
Sfrego il palmo della mano sulla sua erezione calda. Trattiene il respiro, famelica gli mordo il collo godendomi la sensazione di controllo.
“Aspetta...”
La mia mano si fa più audace, il movimento più veloce e risoluto.
“No.”
Mi afferra le braccia e con un gesto secco mi allontana. Leggermente stordita lo guardo riprendere fiato.
“No? Non siamo qui per questo?” Chiedo titubante.
“No è solo che... Non così... Non così in fretta... Se volevo farmi una scopata la chiedevo alla receptionist. Abbiamo solo questa notte e voglio dedicare la giusta attenzione al poco tempo che ci è concesso. Posso toccarti?”
“Si...”
Le sue mani lente risalgono dai fianchi verso i seni. Come incantata da quel gesto alzo le braccia permettendo a quel tocco lieve di carezzami sempre più in alto fino ai polsi. Socchiudo gli occhi mentre avverto il ventre contrarsi e la schiena inarcarsi. Con una lentezza esasperante ripercorre il tragitto dai polsi ai fianchi.
“Ormai ho una certa età, le scopate fini a se stesse mi divertono, certo, ma dopo qualche giorno cosa ti rimane di quell'avventura? Niente. Sono sempre stato con donne annoiate che cercano di risvegliare con un'avventura la passione per la vita che hanno perduto da anni. Invece tu... tu sei viva. Per questo hai catturato la mia attenzione”
La sua bocca raggiunge il mio collo, lentamente mi rivesto di brividi. Sento vagare il suo respiro sulla pelle per poi schiudersi in un piccolo morso umido che mi strappa un sospiro spezzato.
“Quando canti, quando ti muovi nella musica, quando porti alla bocca il bicchiere di vino. Sei fuoco...”
“Perché prima mi hai fermato se vuoi fare sesso con me?”
“Perché voglio vederti godere e voglio godermi il tuo corpo. Questo va oltre il semplice sesso. Voglio un ricordo nitido di questa sera con te.”
Il suo sguardo serio è accompagnato da un sorriso luminoso.
“Ora spogliati per me. Voglio vederti.”
Arretra di qualche passo.
Con un gesto semplice il reggiseno scivola a terra seguito dalle mutandine bagnate. Mi sfioro il seno con le mani.
La città luminosa dietro di me scopre la mia nudità imperfetta mettendomi leggermente a disagio. Il grande specchio sulla parete opposta riflette il tutto, maledetto giudice implacabile, fomentando il mio stato d'animo inquieto.
In che situazione mi sono cacciata? Fare sesso con uno sconosciuto è sempre stato facile, veloce, istintivo, non ci sono implicazioni emotive solo soddisfazione di pulsioni primarie. Mentre ora... ora sono nuda davanti allo specchio, davanti a me stessa, davanti a lui, davanti alla città intera... basta.
Abbasso lo sguardo, con le mani cerco di coprire i seni.
“Non sono abituata a farmi guardare...così”
“Eppure laggiù con quel microfono in mano ti sei esposta più di adesso... Quella sei tu.”
Si avvicina, il suo bacio è caldo e lento. Le sue mani esplorano i miei fianchi e le natiche.
“Ti sei mai guardata mentre fai l'amore con qualcuno?”
“Non sono poi questo grande spettacolo...”
Lentamente mi fa girare verso lo specchio posizionandosi dietro di me.
“Cosa vedi?”
“Vedo cosce troppo gradi. Vedo cellulite, vedo braccia enormi...”
Le sue mani accarezzano lievi il seno.
Le sue dita indugiano sui grandi capezzoli rosa strizzando e tirando dolcemente.
Il mio respiro si fa pesante, il petto si alza ed abbassa sempre più veloce.
“Sai cosa vedo io? Vedo un corpo armonioso, una vita stretta, un seno pieno da divorare, gambe tonde e sode da toccare...”
La schiena si inarca rispondendo automaticamente al tormento perpetrato ai capezzoli ormai tesi e sensibili.
Una mano scende leggera verso il mio centro caldo e bagnato.
Socchiudo gli occhi mentre sento due dita infilarsi e dedicarsi al mio clitoride.
Cerco il corpo dietro di me e gemo quando la sua erezione si palesa sui miei glutei.
“Guardati...”
Apro gli occhi. Il mio corpo è teso come una corda di violino ed è lui il mio musicista.
La sua mano sinistra sul seno, le dita della mano destra dentro di me, la bocca sul mio collo. Sento l'orgasmo montare sempre più forte. Mi aggrappo al suo braccio inarcandomi sempre di più.
“Guardati.”
Abbandono ogni remora godendo del mio corpo e del suo spettacolo. Gli spasmi crescono fino a farmi cedere le gambe. La testa gettata all'indietro sulla sua spalla, la bocca spalancata nel gemito dell'orgasmo. Le sue braccia mi sorreggono e mi circondano fino a quando non riprendo fiato.
Come destata da un sogno mi giro tra le sue braccia. Gli occhi chiari mi osservano silenziosi e attenti.
“Sei bellissima. Ora lo sai.”

Quella notte facemmo l'amore due volte. Prima lo cavalcai fino allo stordimento dei sensi. I miei fianchi come onde placide e pazienti si placarono solo una volta ottenuto il suo seme. Ci addormentammo stretti e stremati senza pensare alle implicazioni della serata. Qualche ora dopo mi svegliai con la sua lingua tra le natiche. Mi concessi per la prima volta spoglia di ogni pudore, gemendo e godendo del mio corpo aperto e profanato. Ovviamente non l'ho più visto, ma, proprio come voleva lui, difficilmente dimenticherò quella notte; la notte che feci l'amore non solo con lui ma anche con me stessa.

scritto il
2018-12-11
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