La scolaretta
di
Maranzaska
genere
dominazione
Entri nella stanza e faccio fatica a mascherare l’emozione, sono rimasto senza fiato, sei perfetta.
La gonnellina scozzese è da urlo, la camicetta è slacciata al punto giusto, e intravedo i tuoi capezzoli spingere il tessuto in avanti. Le treccine ti fanno sembrare davvero una scolaretta, ed il modo in cui ti prendi cura del lecca lecca fa aumentare sensibilmente la temperatura della stanza.
Ti siedi di fronte a me, e con studiata noncuranza getti lì un “le dispiace?”
“No, prego” ti rispondo sforzandomi di mantenere la parte.
Un rumore mi avvisa che ti sei tolta una scarpa. Sento il tuo piede carezzare la mia gamba e salire su, mentre tu mi guardi sfoderando un sorriso malizioso. Sempre più su, sino a che non inizi a massaggiarmi il cavallo e far crescere la mia erezione. La fai crescere, sino a raggiungere i limiti della cerniera, scendi un po’ e massaggi anche i gioielli, alternando le carezze ad una lieve pressione. Sai già di avermi in pungo, e io so che vorresti già avere il mio membro in bocca, lo vedo come torturi quel lecca lecca.
Con distrazione fai cascare dei fogli dal tavolo, e scusandoti ti alzi a raccoglierli, la gonna generosa mostra il tuo culo in tutto il suo splendore. Non hai messo nemmeno le mutandine, sei proprio una ragazzina che merita di essere punita. Così mi alzo e ti do una bella manata sul culo, lo schiocco interrompe il silenzio della stanza, ma non l’elettricità. Io ti accarezzo e tu mi fai le fusa, anche l’altra mano è su di te, che come nulla fosse posi i fogli sul tavolo, ti appoggi e guardandomi seria prendi in mano le redini del gioco: “Ma cosa fa signore? Come si permette?- dici severa mentre alzi la gamba dandomi un calcetto leggero nelle parti basse – Lei è proprio un porco, ed è pure bello duro...” Ti giri e mi dai una sberla “Porco, spogliati! Fammi vedere il tuo cazzo”
Rapido mi tiro giù i calzoni e le mutande, mentre tu mi inciti a fare in fretta con dei colpetti di frustino.
Eccomi, sono nudo di fronte a te, tu sorridi, sorniona, mi afferri il membro, schiacci un po’, sai che mi piace.
“Ora sei in mio potere, ti farò ciò che voglio -dici togliendo il lecca lecca dalla tua bocca e facendolo scorrere sulla mia schiena – ad esempio se voglio ti infilo questo dolcetto nel tuo buchetto e poi te lo faccio mangiare”
Detto fatto, il piccolo lecca lecca gira attorno al mio ano, lo spingi un po’ dentro, poi fuori, poi ancora dentro. Gemo, tu lo senti ed entri dentro di me con un dito, fino in fondo, poi mi infili in bocca il lecca lecca ordinandomi di leccarlo. Il sapore è amaro, ma lo ciuccio tutto, avido, mentre ti sento ridere.
Ti giri, ti sdrai sul tavolo, mostrandomi di nuovo quello spettacolo delle tue chiappe e mi dici “ Ora sputa quel coso, mettiti in ginocchio e leccami il culo”
Non fai in tempo a finire di parlare che ti ritrovi la mia lingua che ti esplora, amo leccarti il culo, amo che tu mi ordini di farlo. Col piede, intanto stuzzichi la mia erezione.
“Ora sdraiati”
Eseguo, tu mi metti un piede in faccia e mi dici di leccarlo. Io lo prendo in bocca, lo bacio, lo lecco, poi mi fai fare lo stesso con l’altro. Felice di vedermi pronto a baciare ogni centimetro della tua pelle ti siedi sulla mia faccia, mettendomi la tua bella fichetta sulle labbra. “Lecca” mi sussurri, mentre prendi in bocca il mio pene. Lo lecchi a fondo, so che ti piace, ed io ricambio generosamente.
“Ora leccami solo il culo, porco” Dici spostandoti un po’, sento la tua saliva colare sulla mia asta, ci sputi sopra e con due dita la porti giù, sulle palle, e giù nella terra di nessuno, fino ad arrivare di nuovo al mio ano. La mia lingua esplora le tue cavità come le tue dita le mie, ogni tanto sento il calore della tua bocca sulla mia asta, un momento di dolcezza che precede una sberla o una stretta ai testicoli. Io lecco sempre con più foga, mentre tu mi ordini di continuare, chiamandomi porco, umiliandomi, eccitandomi, usandomi come ti aggrada in quel momento.
Inizi a spostare il culo avanti e indietro sulla mia faccia, mentre io continuo a leccare, passando dall’ano alla vulva e viceversa. Ogni volta che oso poggiare la mia lingua sul più sacro dei tuoi buchi tu mi lasci fare, poi, severa, dici “Puoi leccarmi solo il culo, porco” e senza spostarti, lasciando che io non possa far altro che disubbidirti, mi schiaffeggi le palle. Lo fai piano, ma fa sempre un po’ male, ma serve anche a non farmi esplodere come un vulcano. Sono eccitatissimo, anche tu sei tutta fradicia lì sotto, so come farti godere con la mia lingua e mi piace sentire la tua ambrosia nella gola. Intanto le tue dita mi frugano l’ano, e quando le tiri fuori ti accorgi che cerco di muovermi per riaverle dentro di me. “Ti piace farti inculare, porco”
“Si padrona” Boffonchio da sotto il tuo culo. Padrona, si, sei la mia padrona, e godo anche solo nel dirlo.
Godi anche tu, lo sento, sono stato un bravo lecchino. Bevo i tuoi umori, mentre ti lasci portare dall’onda dell’orgasmo. Ti stendi sul mio corpo, sento il tuo calore, i tuoi baci sulle mie palle, sul pene, per un attimo spero tu voglia far venire anche me, nella tua dolce bocca, invece no. Mi fai sentire i tuoi denti sull’asta e seria, mi ordini di girare la testa e baciarti i piedi.
Splendidi, nel nylon delle tue autoreggenti, i tuoi piedi sono lì attorno alla mia testa, inizio a leccare il sinistro, poi mi giro sul destro, ed ancora indietro. Ti sento armeggiare sul tavolo, poi odo un ronzio che si trasforma in uno strano massaggio al mio pene. “Lecca, lecca ancora” Il massaggio scende, arriva alle palle, poi inizia a girare attorno al buco, spingendo lentamente.
“Dimmi che vuoi che ti inculi” Mi dici mentre inizi a forzare l’apertura.
“Lo voglio, inculami padrona”. Ridi, e mentre ridi mi infilzi. Ti alzi, mi sali sopra, permettendomi di entrare dentro di te e sbottonandoti la camicetta inizi a cavalcarmi.
“Ora ti scopo, porco” Mi sussurri all’orecchio, prima di darmi un caldo bacio.
Pochi intensi minuti e ci sciogliamo in un caldo orgasmo. Due a uno, come al solito vinci tu.
La gonnellina scozzese è da urlo, la camicetta è slacciata al punto giusto, e intravedo i tuoi capezzoli spingere il tessuto in avanti. Le treccine ti fanno sembrare davvero una scolaretta, ed il modo in cui ti prendi cura del lecca lecca fa aumentare sensibilmente la temperatura della stanza.
Ti siedi di fronte a me, e con studiata noncuranza getti lì un “le dispiace?”
“No, prego” ti rispondo sforzandomi di mantenere la parte.
Un rumore mi avvisa che ti sei tolta una scarpa. Sento il tuo piede carezzare la mia gamba e salire su, mentre tu mi guardi sfoderando un sorriso malizioso. Sempre più su, sino a che non inizi a massaggiarmi il cavallo e far crescere la mia erezione. La fai crescere, sino a raggiungere i limiti della cerniera, scendi un po’ e massaggi anche i gioielli, alternando le carezze ad una lieve pressione. Sai già di avermi in pungo, e io so che vorresti già avere il mio membro in bocca, lo vedo come torturi quel lecca lecca.
Con distrazione fai cascare dei fogli dal tavolo, e scusandoti ti alzi a raccoglierli, la gonna generosa mostra il tuo culo in tutto il suo splendore. Non hai messo nemmeno le mutandine, sei proprio una ragazzina che merita di essere punita. Così mi alzo e ti do una bella manata sul culo, lo schiocco interrompe il silenzio della stanza, ma non l’elettricità. Io ti accarezzo e tu mi fai le fusa, anche l’altra mano è su di te, che come nulla fosse posi i fogli sul tavolo, ti appoggi e guardandomi seria prendi in mano le redini del gioco: “Ma cosa fa signore? Come si permette?- dici severa mentre alzi la gamba dandomi un calcetto leggero nelle parti basse – Lei è proprio un porco, ed è pure bello duro...” Ti giri e mi dai una sberla “Porco, spogliati! Fammi vedere il tuo cazzo”
Rapido mi tiro giù i calzoni e le mutande, mentre tu mi inciti a fare in fretta con dei colpetti di frustino.
Eccomi, sono nudo di fronte a te, tu sorridi, sorniona, mi afferri il membro, schiacci un po’, sai che mi piace.
“Ora sei in mio potere, ti farò ciò che voglio -dici togliendo il lecca lecca dalla tua bocca e facendolo scorrere sulla mia schiena – ad esempio se voglio ti infilo questo dolcetto nel tuo buchetto e poi te lo faccio mangiare”
Detto fatto, il piccolo lecca lecca gira attorno al mio ano, lo spingi un po’ dentro, poi fuori, poi ancora dentro. Gemo, tu lo senti ed entri dentro di me con un dito, fino in fondo, poi mi infili in bocca il lecca lecca ordinandomi di leccarlo. Il sapore è amaro, ma lo ciuccio tutto, avido, mentre ti sento ridere.
Ti giri, ti sdrai sul tavolo, mostrandomi di nuovo quello spettacolo delle tue chiappe e mi dici “ Ora sputa quel coso, mettiti in ginocchio e leccami il culo”
Non fai in tempo a finire di parlare che ti ritrovi la mia lingua che ti esplora, amo leccarti il culo, amo che tu mi ordini di farlo. Col piede, intanto stuzzichi la mia erezione.
“Ora sdraiati”
Eseguo, tu mi metti un piede in faccia e mi dici di leccarlo. Io lo prendo in bocca, lo bacio, lo lecco, poi mi fai fare lo stesso con l’altro. Felice di vedermi pronto a baciare ogni centimetro della tua pelle ti siedi sulla mia faccia, mettendomi la tua bella fichetta sulle labbra. “Lecca” mi sussurri, mentre prendi in bocca il mio pene. Lo lecchi a fondo, so che ti piace, ed io ricambio generosamente.
“Ora leccami solo il culo, porco” Dici spostandoti un po’, sento la tua saliva colare sulla mia asta, ci sputi sopra e con due dita la porti giù, sulle palle, e giù nella terra di nessuno, fino ad arrivare di nuovo al mio ano. La mia lingua esplora le tue cavità come le tue dita le mie, ogni tanto sento il calore della tua bocca sulla mia asta, un momento di dolcezza che precede una sberla o una stretta ai testicoli. Io lecco sempre con più foga, mentre tu mi ordini di continuare, chiamandomi porco, umiliandomi, eccitandomi, usandomi come ti aggrada in quel momento.
Inizi a spostare il culo avanti e indietro sulla mia faccia, mentre io continuo a leccare, passando dall’ano alla vulva e viceversa. Ogni volta che oso poggiare la mia lingua sul più sacro dei tuoi buchi tu mi lasci fare, poi, severa, dici “Puoi leccarmi solo il culo, porco” e senza spostarti, lasciando che io non possa far altro che disubbidirti, mi schiaffeggi le palle. Lo fai piano, ma fa sempre un po’ male, ma serve anche a non farmi esplodere come un vulcano. Sono eccitatissimo, anche tu sei tutta fradicia lì sotto, so come farti godere con la mia lingua e mi piace sentire la tua ambrosia nella gola. Intanto le tue dita mi frugano l’ano, e quando le tiri fuori ti accorgi che cerco di muovermi per riaverle dentro di me. “Ti piace farti inculare, porco”
“Si padrona” Boffonchio da sotto il tuo culo. Padrona, si, sei la mia padrona, e godo anche solo nel dirlo.
Godi anche tu, lo sento, sono stato un bravo lecchino. Bevo i tuoi umori, mentre ti lasci portare dall’onda dell’orgasmo. Ti stendi sul mio corpo, sento il tuo calore, i tuoi baci sulle mie palle, sul pene, per un attimo spero tu voglia far venire anche me, nella tua dolce bocca, invece no. Mi fai sentire i tuoi denti sull’asta e seria, mi ordini di girare la testa e baciarti i piedi.
Splendidi, nel nylon delle tue autoreggenti, i tuoi piedi sono lì attorno alla mia testa, inizio a leccare il sinistro, poi mi giro sul destro, ed ancora indietro. Ti sento armeggiare sul tavolo, poi odo un ronzio che si trasforma in uno strano massaggio al mio pene. “Lecca, lecca ancora” Il massaggio scende, arriva alle palle, poi inizia a girare attorno al buco, spingendo lentamente.
“Dimmi che vuoi che ti inculi” Mi dici mentre inizi a forzare l’apertura.
“Lo voglio, inculami padrona”. Ridi, e mentre ridi mi infilzi. Ti alzi, mi sali sopra, permettendomi di entrare dentro di te e sbottonandoti la camicetta inizi a cavalcarmi.
“Ora ti scopo, porco” Mi sussurri all’orecchio, prima di darmi un caldo bacio.
Pochi intensi minuti e ci sciogliamo in un caldo orgasmo. Due a uno, come al solito vinci tu.
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