Legata Al Bagno
di
Mia Sempre
genere
bondage
LEGATA AL BAGNO
Dormii serena ed appagata, credo di essermi svegliata solo qualche minuto, ed aprendo gli occhi vidi di essere fronte a fronte con quell'uomo, del quale pensai che ancora non sapevo il nome ma che mi aveva fatto urlare, gemere e chiamare Mio Signore per tutta la notte.
Aveva il braccio sinistro sotto la mia nuca, sentivo il muscolo, la mano mi teneva il collo e il destro che gli scendeva libero e rilassato su un lato. Restai immobile un’attimo per ammirarlo poi cercando di girarmi, per riprendere a dormire, temetti di averlo svegliato perché vidi il braccio che teneva sul fianco muoversi come d'istinto verso di me e più in particolare verso la mia fica ancora bagnata e piena del suo sperma, la prese a mano piena con le quattro dita messe a cucchiaio, il medio sul buchino e con il pollice sfiorava il clitoride, come per volersi accertare che fossi lì e soprattutto che non mi muovessi.
Era splendido, ad occhi chiusi dormiente, eppure così potente da tenermi legata a lui con una mano, lo sentì sussurrare poche parole che non capii e chiaro un: ‘Mia..bella…..MIA” prima di ricadere entrambi in un sonno stretto e profondo.
Mi svegliò il sole e la luce del mattino che filtrava dalla tenda leggermente scostata, ero sicura che avrei trovato lui accanto a me ma rimasi delusa quando mi accorsi che ero sola, mi misi di scatto a sedere sul letto, guardando intorno ma non lo vedevo, cercai di ascoltare pensando potesse essere in bagno, ma non udii nessun rumore.
Spaesata, mi alzai dal letto usando il lenzuolo come un pareo, notai un tavolino in fondo al letto.
Improvvisamente sentii la mia pancia gorgogliare, la fame si faceva sentire, probabilmente perché vidi che sul tavolino oltre che un piccolo girasole in un flut, c'era ogni ben di Dio per una magnifica colazione.
Mi avvicinai decisa ad abbuffarmi iniziando dal caffè, ma quando fui abbastanza vicino vidi sotto al girasole un biglietto che non esitai a leggere ovviamente.
Il biglietto era scritto con una stilografica su una pergamena e pensai senza dubbio che fosse un messaggio del Mio Signore, questo è ciò che lessi :” Mia...bella MIA..portata a me da 97 cavalli rombanti, così apparentemente forte da saperli gestire e guidare, ma al contempo così docile da essere domata e dominata a sua volta da colui che ha saputo cogliere la tua essenza...so che sei affamata Mia piccola ingorda, ma urgenti questioni di lavoro mi hanno impedito di svegliarmi al tuo fianco, ma non intendo certo perdermi il piacere di fare colazione insieme, perciò Mia se al tuo risveglio non mi vedrai sulla poltrona accanto al tavolino dovrai ASPETTARE… ASPETTARE ed è un ordine..hai solo la scelta di come...ASPETTARE..!!
un morso
un bacio
Tuo
Alex.”
Lessi quel messaggio parecchie volte, poi lo rimisi al suo posto sul tavolino sotto al girasole, aperto, in modo si capisse che lo avessi letto.
Ero in piedi avvolta nel lenzuolo con in mente l’ordine del Mio Signore, poi pensai del Mio Alex, ora sapevo come si chiamasse e lasciai cadere il lenzuolo, ero fino a quel momento indecisa su come avrei ASPETTATO, poi appena realizzai che Il Padrone così inflessibile mi aveva donato il suo nome, ho capito che lo avrei ripagato con un gesto di pura e assoluta obbedienza.
Andai vicino alla poltrona dove avrebbe dovuto essere, mi misi in ginocchio davanti a quella seduta vuota, mani sulle cosce e testa china ed aspettai fino a che non sentii le gambe intorpidirsi per la posizione, finché non udii dei passi giungere al di.là della porta, il Quore mi salì in gola, ma non mi mossi, volevo mi vedesse, la porta si aprì.
Avevo gli occhi fissi a terra non vedevo interamente la sua figura ma percepivo la presenza, immobile sulla porta che ammirava, credo, la sua nuova creatura.
Percorse lento i passi che lo separavano da me e dalla sua poltrona, appoggiò ai piedi del letto una piccola valigetta in pelle marrone, poi vidi volare la cravatta sulle mie ginocchia, il caldo anche quella mattina era già opprimente, restò lì in piedi a guardarmi per qualche minuto vedevo le sue scarpe, l'orlo dei jeans ma non volevo salire oltre con lo sguardo e rimasi così con la testa bassa finché non sentii la sua mano accarezzare la nuca e facendo perno con essa mi girò intorno e si accomodò al suo posto.
Adesso era seduto con me in ginocchio al suo cospetto, con un dito mi sollevò il mento perché voleva che lo guardassi mentre inziava a slacciare la camincia bianca, voleva che vedessi il suo cazzo duro sotto i jeans infatti con la mano teneva forte la sua erezione come se volesse farmi notare quanto fosse eccitato da quella situazione poi finalmente mi chiese :
"Buongiorno Mia è molto che sei sveglia e che mi aspetti?”
” No Alex..
" Come hai detto scusa???”
” No Mio Signore..:
” Molto bene...hai fame Mia...hai sete??”
” Si Mio Signore..”
” Di cosa hai fame e sete Mia??”>
” Di te Mio Signore..”
” Molto bene Mia..adoro il tuo nome..dammi la mia cravatta”
Notai che cominciò a slacciare i bottoni dei jeans.
Non finì la frase che aveva l'uccello in mano e se lo accarezzava mentre io gli porgevo la cravatta come ordinato, me la strappò subito dalle mani e me la legò al collo con molta cura per essere certo di non correre il benché minimo rischio di soffocarmi, perché appena termino’, iniziò a tirarmi a sé, non dovette tirare molto avevo davvero tanto fame di lui, tanta che lo ingoiai vorace spingendolo fino in gola, avevo le mani libere perciò lo impugnai dalla base muovendolo un po e succhiando la punta vidi che si abbandonava allo schienale della poltrona, allentando così la presa alla cravatta per godersi il suo pompino.
Continuai a leccare l'asta e lo scalino che la separa dalla cappella, era delizioso il suo sapore, dolce e caldo, aveva un buon profumo di menta, scesi con la lingua e arrivai alla base dove i peli curati nascondevano le palle, le volevo in bocca, le carcai lasciando il cazzo libero, ne succhiai una per volta mentre lui adesso si segava sul mio viso, fu veloce violento e potente il suo orgasmo che mi schizzo’ in faccia riepiendomi di sperma denso e caldo, ne arrivò fin sui capelli e ne colo’ un po anche sui seni nudi.
Venne gemendo forte, finì pulendosi sulla mia lingua che mi costrinse a tirar fuori poi con un gesto rapido si sollevò e mi prese da sotto le ascelle sollevandomi di peso per mettermi così a sedere sulle sue ginocchia con le mie gambe unite appoggiate al suo fianco.
Si accerto’ che fossi comoda prima di raccogliere un po’ del suo sperma con un dito dalla mia bocca e da un capezzolo che succhio’, mi girò la testa verso di lui e così pieno del suo piacere misto alle nostre salive mi bacio’.
Quando fu soddisfatto si staccò da me:
Adesso facciamo colazione?? Mia???..”>
” Si Mio Signore..”
” No Mia adesso sono Alex..imparerai a capire da sola, finché deciderai di essere mia, quando rivolgerti a me come Tuo Signore o come Alex va bene?..”
” Si Alex..”
Sorridemmo.
Mi diede un altro bacio che io ricambiai mordendogli leggermente il labbro inferiore, si accigliò ironico e mi stampo’ una manata sulla coscia che mi strappò un :” Haiaaaaaa!!”.
Stava allungando una mano per prendere un croissant quando sentì la mia pancia che si lamentava, scoppiò in una fragorosa risata porgendomi due croissant, risi con lui e chiesi il succo d'arancia, era tutto buonissimo o lui rendeva tutto tale, perché ci scambiavamo pezzi di brioche e sorsi di succo misti a baci e risate.
La finestra aperta lasciava passare la luce, la brezza del lago e in lontananza delle campane, tutto questo ci fece ridere di gusto per quanto sembrasse sdolcinato, mi passò del caffè e poi disse :
"Adesso facciamo una doccia? poi avrei un appuntamento per pranzo, se vuoi, e non devi lasciare la locanda, mi farebbe piacere ti unissi a me e ad alcuni amici..ti va?..”
” Vada per la doccia, ne abbiamo bisogno, e anche per il pranzo..”
Finimmo il caffè sorseggiandolo, d’improvviso, senza sforzo sollevò entrambi dalla sedia e si diresse verso il bagno con me in braccio, cambiò di nuovo espressione, capii che aveva ragione, che avrei inteso da me quando dovevo rivolgermi a lui come Mio Signore, infatti è così che urlai quando appena entrato mi mise a sedere sulla tazza del bagno, sempre nuda e con al collo ancora legata la sua cravatta, cercai di alzarmi, non capivo, ma mi obbligò a star lì seduta mi guardava fisso :
"Avrai la pipì...falla..”
” No Mio Signore non ci riesco..”
” FALLA! “>
” No..non ci riesco!!!..:
” PISCIA TI HO DETTO..!!”
Lo sentii arrivare, a mano piena sulla guancia, un ceffone.
"PISCIA e non lo ripeto...e aprire le gambe voglio vedere!”
Non potevo più trattenere né la pipì, né le lacrime, così piangendo eseguii e la feci lì davanti a lui, che vedendo come obbedivo, compiaciuto rimase a guardare e a sentire, mentre il mio liquido scendeva, poi si abbassò per baciarmi, mi accarezzo’ la guancia arrossata ed infine lecco’ le mie lacrime.
Mi maneggiava come una bambola, non ebbi il tempo di finire infatti, che ancora gocciolante mi strappò dalla tazza, mi prese brancandomi da dietro il collo con una sola mano, mi spinse giù a terra, in ginocchio a quattro zampe e usò la cravatta come fosse un guinzaglio per trascinarmi fino alla doccia.
Era larga e spaziosa di plexiglass trasparente, mi fece entrare e lasciandomi inginocchiata mi slegò la cravatta dal collo per annodarla ai miei polsi che mi fece unire tenendomi le mani all’altezza del viso, li legò passando tra i pollici in modo che il nodo fosse ben fermo e sicuro, poi si spogliò’, quando fu nudo si avvicinò e impugnando il suo cazzo disse :
"Adesso tocca a me!"
...
Dormii serena ed appagata, credo di essermi svegliata solo qualche minuto, ed aprendo gli occhi vidi di essere fronte a fronte con quell'uomo, del quale pensai che ancora non sapevo il nome ma che mi aveva fatto urlare, gemere e chiamare Mio Signore per tutta la notte.
Aveva il braccio sinistro sotto la mia nuca, sentivo il muscolo, la mano mi teneva il collo e il destro che gli scendeva libero e rilassato su un lato. Restai immobile un’attimo per ammirarlo poi cercando di girarmi, per riprendere a dormire, temetti di averlo svegliato perché vidi il braccio che teneva sul fianco muoversi come d'istinto verso di me e più in particolare verso la mia fica ancora bagnata e piena del suo sperma, la prese a mano piena con le quattro dita messe a cucchiaio, il medio sul buchino e con il pollice sfiorava il clitoride, come per volersi accertare che fossi lì e soprattutto che non mi muovessi.
Era splendido, ad occhi chiusi dormiente, eppure così potente da tenermi legata a lui con una mano, lo sentì sussurrare poche parole che non capii e chiaro un: ‘Mia..bella…..MIA” prima di ricadere entrambi in un sonno stretto e profondo.
Mi svegliò il sole e la luce del mattino che filtrava dalla tenda leggermente scostata, ero sicura che avrei trovato lui accanto a me ma rimasi delusa quando mi accorsi che ero sola, mi misi di scatto a sedere sul letto, guardando intorno ma non lo vedevo, cercai di ascoltare pensando potesse essere in bagno, ma non udii nessun rumore.
Spaesata, mi alzai dal letto usando il lenzuolo come un pareo, notai un tavolino in fondo al letto.
Improvvisamente sentii la mia pancia gorgogliare, la fame si faceva sentire, probabilmente perché vidi che sul tavolino oltre che un piccolo girasole in un flut, c'era ogni ben di Dio per una magnifica colazione.
Mi avvicinai decisa ad abbuffarmi iniziando dal caffè, ma quando fui abbastanza vicino vidi sotto al girasole un biglietto che non esitai a leggere ovviamente.
Il biglietto era scritto con una stilografica su una pergamena e pensai senza dubbio che fosse un messaggio del Mio Signore, questo è ciò che lessi :” Mia...bella MIA..portata a me da 97 cavalli rombanti, così apparentemente forte da saperli gestire e guidare, ma al contempo così docile da essere domata e dominata a sua volta da colui che ha saputo cogliere la tua essenza...so che sei affamata Mia piccola ingorda, ma urgenti questioni di lavoro mi hanno impedito di svegliarmi al tuo fianco, ma non intendo certo perdermi il piacere di fare colazione insieme, perciò Mia se al tuo risveglio non mi vedrai sulla poltrona accanto al tavolino dovrai ASPETTARE… ASPETTARE ed è un ordine..hai solo la scelta di come...ASPETTARE..!!
un morso
un bacio
Tuo
Alex.”
Lessi quel messaggio parecchie volte, poi lo rimisi al suo posto sul tavolino sotto al girasole, aperto, in modo si capisse che lo avessi letto.
Ero in piedi avvolta nel lenzuolo con in mente l’ordine del Mio Signore, poi pensai del Mio Alex, ora sapevo come si chiamasse e lasciai cadere il lenzuolo, ero fino a quel momento indecisa su come avrei ASPETTATO, poi appena realizzai che Il Padrone così inflessibile mi aveva donato il suo nome, ho capito che lo avrei ripagato con un gesto di pura e assoluta obbedienza.
Andai vicino alla poltrona dove avrebbe dovuto essere, mi misi in ginocchio davanti a quella seduta vuota, mani sulle cosce e testa china ed aspettai fino a che non sentii le gambe intorpidirsi per la posizione, finché non udii dei passi giungere al di.là della porta, il Quore mi salì in gola, ma non mi mossi, volevo mi vedesse, la porta si aprì.
Avevo gli occhi fissi a terra non vedevo interamente la sua figura ma percepivo la presenza, immobile sulla porta che ammirava, credo, la sua nuova creatura.
Percorse lento i passi che lo separavano da me e dalla sua poltrona, appoggiò ai piedi del letto una piccola valigetta in pelle marrone, poi vidi volare la cravatta sulle mie ginocchia, il caldo anche quella mattina era già opprimente, restò lì in piedi a guardarmi per qualche minuto vedevo le sue scarpe, l'orlo dei jeans ma non volevo salire oltre con lo sguardo e rimasi così con la testa bassa finché non sentii la sua mano accarezzare la nuca e facendo perno con essa mi girò intorno e si accomodò al suo posto.
Adesso era seduto con me in ginocchio al suo cospetto, con un dito mi sollevò il mento perché voleva che lo guardassi mentre inziava a slacciare la camincia bianca, voleva che vedessi il suo cazzo duro sotto i jeans infatti con la mano teneva forte la sua erezione come se volesse farmi notare quanto fosse eccitato da quella situazione poi finalmente mi chiese :
"Buongiorno Mia è molto che sei sveglia e che mi aspetti?”
” No Alex..
" Come hai detto scusa???”
” No Mio Signore..:
” Molto bene...hai fame Mia...hai sete??”
” Si Mio Signore..”
” Di cosa hai fame e sete Mia??”>
” Di te Mio Signore..”
” Molto bene Mia..adoro il tuo nome..dammi la mia cravatta”
Notai che cominciò a slacciare i bottoni dei jeans.
Non finì la frase che aveva l'uccello in mano e se lo accarezzava mentre io gli porgevo la cravatta come ordinato, me la strappò subito dalle mani e me la legò al collo con molta cura per essere certo di non correre il benché minimo rischio di soffocarmi, perché appena termino’, iniziò a tirarmi a sé, non dovette tirare molto avevo davvero tanto fame di lui, tanta che lo ingoiai vorace spingendolo fino in gola, avevo le mani libere perciò lo impugnai dalla base muovendolo un po e succhiando la punta vidi che si abbandonava allo schienale della poltrona, allentando così la presa alla cravatta per godersi il suo pompino.
Continuai a leccare l'asta e lo scalino che la separa dalla cappella, era delizioso il suo sapore, dolce e caldo, aveva un buon profumo di menta, scesi con la lingua e arrivai alla base dove i peli curati nascondevano le palle, le volevo in bocca, le carcai lasciando il cazzo libero, ne succhiai una per volta mentre lui adesso si segava sul mio viso, fu veloce violento e potente il suo orgasmo che mi schizzo’ in faccia riepiendomi di sperma denso e caldo, ne arrivò fin sui capelli e ne colo’ un po anche sui seni nudi.
Venne gemendo forte, finì pulendosi sulla mia lingua che mi costrinse a tirar fuori poi con un gesto rapido si sollevò e mi prese da sotto le ascelle sollevandomi di peso per mettermi così a sedere sulle sue ginocchia con le mie gambe unite appoggiate al suo fianco.
Si accerto’ che fossi comoda prima di raccogliere un po’ del suo sperma con un dito dalla mia bocca e da un capezzolo che succhio’, mi girò la testa verso di lui e così pieno del suo piacere misto alle nostre salive mi bacio’.
Quando fu soddisfatto si staccò da me:
Adesso facciamo colazione?? Mia???..”>
” Si Mio Signore..”
” No Mia adesso sono Alex..imparerai a capire da sola, finché deciderai di essere mia, quando rivolgerti a me come Tuo Signore o come Alex va bene?..”
” Si Alex..”
Sorridemmo.
Mi diede un altro bacio che io ricambiai mordendogli leggermente il labbro inferiore, si accigliò ironico e mi stampo’ una manata sulla coscia che mi strappò un :” Haiaaaaaa!!”.
Stava allungando una mano per prendere un croissant quando sentì la mia pancia che si lamentava, scoppiò in una fragorosa risata porgendomi due croissant, risi con lui e chiesi il succo d'arancia, era tutto buonissimo o lui rendeva tutto tale, perché ci scambiavamo pezzi di brioche e sorsi di succo misti a baci e risate.
La finestra aperta lasciava passare la luce, la brezza del lago e in lontananza delle campane, tutto questo ci fece ridere di gusto per quanto sembrasse sdolcinato, mi passò del caffè e poi disse :
"Adesso facciamo una doccia? poi avrei un appuntamento per pranzo, se vuoi, e non devi lasciare la locanda, mi farebbe piacere ti unissi a me e ad alcuni amici..ti va?..”
” Vada per la doccia, ne abbiamo bisogno, e anche per il pranzo..”
Finimmo il caffè sorseggiandolo, d’improvviso, senza sforzo sollevò entrambi dalla sedia e si diresse verso il bagno con me in braccio, cambiò di nuovo espressione, capii che aveva ragione, che avrei inteso da me quando dovevo rivolgermi a lui come Mio Signore, infatti è così che urlai quando appena entrato mi mise a sedere sulla tazza del bagno, sempre nuda e con al collo ancora legata la sua cravatta, cercai di alzarmi, non capivo, ma mi obbligò a star lì seduta mi guardava fisso :
"Avrai la pipì...falla..”
” No Mio Signore non ci riesco..”
” FALLA! “>
” No..non ci riesco!!!..:
” PISCIA TI HO DETTO..!!”
Lo sentii arrivare, a mano piena sulla guancia, un ceffone.
"PISCIA e non lo ripeto...e aprire le gambe voglio vedere!”
Non potevo più trattenere né la pipì, né le lacrime, così piangendo eseguii e la feci lì davanti a lui, che vedendo come obbedivo, compiaciuto rimase a guardare e a sentire, mentre il mio liquido scendeva, poi si abbassò per baciarmi, mi accarezzo’ la guancia arrossata ed infine lecco’ le mie lacrime.
Mi maneggiava come una bambola, non ebbi il tempo di finire infatti, che ancora gocciolante mi strappò dalla tazza, mi prese brancandomi da dietro il collo con una sola mano, mi spinse giù a terra, in ginocchio a quattro zampe e usò la cravatta come fosse un guinzaglio per trascinarmi fino alla doccia.
Era larga e spaziosa di plexiglass trasparente, mi fece entrare e lasciandomi inginocchiata mi slegò la cravatta dal collo per annodarla ai miei polsi che mi fece unire tenendomi le mani all’altezza del viso, li legò passando tra i pollici in modo che il nodo fosse ben fermo e sicuro, poi si spogliò’, quando fu nudo si avvicinò e impugnando il suo cazzo disse :
"Adesso tocca a me!"
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