Behind blue eyes ( Alla maniera di Paoletta80 ) Pt.3
di
Hermann Morr
genere
etero
Va bene, basta specchiarsi adesso, il campanello suona.
E’ lei, si ci sono stati messaggi dopo quell’aperitivo, ci siamo detti cose, e adesso sta salendo.
I vestiti sono a posto, la casa è a posto, la pelle è a posto e ho anche un regalo pronto.
Ma non voglio rimanere qui sulla porta, come se fossi un affamato che non può aspettare un secondo di più, meglio tornare nello studio.
Alla mia sinistra, sopra il termosifone, sta appesa una riproduzione della Partita a Carte, di Nicolaes Maes, una specie di Caravaggio olandese.
Un tavolo fratino, tovaglia amaranto, alcune carte e una borsa di monete abbandonate sopra.
A destra lei: in piena luce, brillano il suo abito rosso e la camicia bianca sotto, il filo di perle tra i capelli e un ricciolo sul lato che va a nascondere l’orecchino. Sarebbe bella se non avesse l’espressione così incaponita nel gioco, nella tensione ritrae il mento, fissa le carte davanti al suo viso in cerca della combinazione definitiva.
A sinistra lui: è in ombra, è nient’altro che una mano e un volto fluttuanti in un alone scuro. Non guarda il tavolo, o la sua amica, rivale, il suo sguardo è rivolto fuori dal quadro, tiene le carte coperte sul petto. Sa almeno cosa ha in mano ? E’ distratto, ma quasi sorride, forse si chiede perché l’amica stia dando tanta importanza a quel gioco.
Maschile e Femminile, quando si abbracciano: il bene, quando si danno le spalle: il male.
Ma anche me e lei, che sta entrando in questo momento, è la nostra rappresentazione questo quadro, Nicolaes quattrocento anni fa aveva previsto la nostra esistenza, non c’è altra spiegazione.
Ha chiuso la porta, ma non viene a cercarmi, si è subito persa nell’altro quadro, quello nuovo che ho appeso nell’anticamera. Meglio raggiungerla.
“ Quella è la Pescivendola, di Adriaen van Ostade. Penso avesse abitato vicino al mercato del pesce, perché è un suo soggetto ricorrente. “
Ho anche gli occhiali per farla contenta, con tutti gli sforzi per liberarmi della persona che ero prima, ci sto ricadendo.
Questa volta è coperta da un poncho antracite, che invita a chiedersi cosa porti sotto, resta rivolta alla parete, senza rendersene conto mi espone il collo. Ma con la voce finge distacco.
“ Doveva essere una signora simpatica, ha catturato l’espressione, ma poi c’è questa prospettiva che si apre a sinistra, come avere due soggetti differenti nello stesso quadro. Fa pensare alla Toccata e Fuga.. “
La carne tenera e la mascella dura sotto il dorso delle mie dita, è così calda, questa volta il profumo è molto più leggero, pelle e agrumi.
“ Lei impara bene, signorina. Quel cielo chiaro nell’angolo serve a guidare l’occhio lungo la fuga, è particolarmente luminoso, rispetto alla norma dei Fiamminghi, doveva essere un ottimista.. “
Con la destra guida la mia mano sul suo viso, è doveroso passarle dietro e posare un bacio sul lato sinistro, dove la spalla incontra il collo. Si è fatta più sognante.
“ E’ come se ci dicesse che c’è sempre una via d’uscita.. anche dalla quotidianità.. da quel che siamo.. “
Le dita adesso scorrono sul suo naso, per ricordarle che mi piace, poi scendono ad aprire il labbro inferiore, umido, il mento..
“ E’ una delle tante cose che riesce a dire con una sola immagine, e il tuo paragone con la musica, ci dimostra la schiacciante superiorità della Ragione Estetica sulle altre categorie kantiane. “
“ Siamo qui per fare lezione ? “
No, assolutamente no, ma non c’è bisogno di rispondere, piuttosto è il momento di allacciarle la collana a girocollo che ho scelto per lei. Sfere sfaccettate di giada Gialla, dicono che sostenga l’autostima.
“ Peccato, non si intona col vestito.. “
“ Si risolve facilmente, adesso lo togliamo, il vestito. “
Vola in aria il poncho, a rivelare un maglioncino semplice e gonna, si gira e fa male la forza con cui ci stringiamo, nel gioco delle labbra voglio perdere ancora, e avere le sue mani sotto la camicia. Lo so cosa succederà dopo, lo fa sempre, non può stare a lungo senza slacciare, scendere e divorarmi, è il suo modo per appropriarsi… Venere in Toro ? … comunque intanto via i vestiti di sopra, si impegna a mostrarmi quanto è migliorata, i bottoni non finiscono mai.
Devo anche stare attento a non lasciarla sola, proprio adesso, bisogna massaggiare le spalle, scapole, e grazie al cielo che ho le dita lunghe, arrivano a toccare la base del collo quando mi spingo nel fondo della sua bocca. Cade la pinzetta che le teneva in ordine i capelli.
Se continua rischio di finire qua, bisogna prenderla per la testa e tirarlo fuori a forza.
“ Buona li. Vuoi portarti quei vestiti fino in camera ? “
Torna il sorrisetto perfido, che fa presagire una sorpresa, senza una parola slaccia la gonna e lascia cadere il maglioncino.
Corsetto a gilet di pelle nera.. aderente da modellare i seni.. collant senza intimo sotto, siamo ai margini del tentato omicidio, ma non soffro di cuore.
“ Conosco la strada. Tu fai pure con calma. “
Ragazza sensibile, ha risparmiato l’imbarazzo di guardarmi mentre lotto su una gamba sola contro pantaloni, fibbie, calzini, elastici e tutte le diavolerie dell’abbigliamento maschile.
Che poi diciamocelo, l’uomo nudo col calzino è la cosa più antisesso di questo mondo.
Stesa sul letto, i seni che sembrano voler strappare la loro copertura tradiscono il suo desiderio, ho deciso, quel corsetto deve rimanere, abbasserò la cerniera il tanto necessario per poterle baciare anche il petto, mentre lei traccia con le dita il corso dei solchi sul mio viso, ma quella pressione attorno al seno deve rimanere fino alla fine.
I collant invece sono di troppo adesso, li avvolgo un lembo alla volta, lei alza le gambe a candela per facilitarmi, poi, liberata, si impecora di sua iniziativa, un'altra sorpresa rispetto al solito.
Con me sopra finisce faccia al muro. Animali ? Si, animali che si sentono per il momento al sicuro e possono finalmente dedicarsi allo scopo dell'esistenza.
Per questo ho gli occhi chiusi sulla sua spalla, l'orecchio sulle pietre di giada, non voglio vedere, non voglio sentire, non voglio sapere, voglio fotterla, soltanto fotterla senza neppure preoccuparmi della durata.
Che il pensiero fa solo male.
" Cosa fai. Vuoi rimanere dentro ? "
" Si. Tu mettiti più comoda "
Sorride divertita, seguo il suo sguardo, i collant, li ho ancora stretti in mano.
Ma da quant... Ferma, mente locale, possono tornare utili. Per esempio se mettessi le sue mani sulla schiena così, lei docile, poi avvolgessi i collant e infine un nodo, lei ride.
" Scemo.. "
Simbolico, uno strattone e si libera quando vuole, ma non sembra che voglia, sente che sono ancora duro dentro di lei e si muove, sempre più in alto spinge la parte dove non vuole essere presa.
E sospira e mi muovo con lei, è una tentazione impadronirsi anche dell'ultima cosa che dice di voler negare, o sarebbe lei a impadronirsi in via definitiva della mia esistenza.
Potrebbe distruggermi con un solo gesto, come feci io prima, e anche se non volesse, basterebbe il pensiero che possa deciderlo il giorno dopo ad avvelenarmi.
Ogni volta mi sembrerebbe l'ultima.
Se ne può uscire ? Si, potrei ancora pareggiare.
Non è difficile, adesso la metti in stand-by, la giri, la guardi in faccia.. per una volta nella vita guardi una persona in faccia invece che dall'alto in basso .. e gli chiedi se potrà perdonarti per essere stato così infame.
Non per liberarti di lei, ma per salvarti, e sono solo quattro parole, non è che ci voglia una laurea in filosofia, è facile.
E allora perchè non ci riesco ? Perchè non mi fermo e mi arrabbio ? Tanto da prenderla davvero e senza riguardo, facendole male come se fosse colpa sua ? Perchè neppure adesso lei fa il gesto di slegarsi ?
Nessuno sa com’è sentirsi maltrattati, essere sconfitti, da se stessi.
( Epilogo )
“ Sidi sei tu ? Come vanno le cose al College ? “
“ Faccia da cazzo !! Tu che telefoni a voce invece che scrivere ? Sta finendo il mondo ? “
“ No, ma è una cosa impegnativa da discutere, vorrei venire li a trovarti. Sarà la crisi di mezz’età. “
“ Allora ti è venuta a scoppio ritardato. “
“ Non prendere per il culo, Sidi. Sto scappando. Io qua sto scappando, ho bisogno di un posto lontano da tutto, dove non mi conosca nessuno, per poter respirare. E tu già avevi detto che avresti potuto ospitarmi li a Cape. “
“ Stai anche parlando quasi come un essere umano ! Deve essere davvero vicina la fine. Ma è una cosa di figa o soldi ? “
“ Figa. Niente debiti. “
“ Poteva esser peggio. Tu… devi solo farmi sapere con che volo arrivi. Troverai un albergo già prenotato in una zona sorvegliata, ti fai i tuoi giri, anche se non sei mussulmano ti presenterò allo Sheikh, lui col Dhikr ti apre il cuore.. poi se non bastasse c’è un’altra cosa da fare, la so io.
Tu non ti preoccupare. “
E’ lei, si ci sono stati messaggi dopo quell’aperitivo, ci siamo detti cose, e adesso sta salendo.
I vestiti sono a posto, la casa è a posto, la pelle è a posto e ho anche un regalo pronto.
Ma non voglio rimanere qui sulla porta, come se fossi un affamato che non può aspettare un secondo di più, meglio tornare nello studio.
Alla mia sinistra, sopra il termosifone, sta appesa una riproduzione della Partita a Carte, di Nicolaes Maes, una specie di Caravaggio olandese.
Un tavolo fratino, tovaglia amaranto, alcune carte e una borsa di monete abbandonate sopra.
A destra lei: in piena luce, brillano il suo abito rosso e la camicia bianca sotto, il filo di perle tra i capelli e un ricciolo sul lato che va a nascondere l’orecchino. Sarebbe bella se non avesse l’espressione così incaponita nel gioco, nella tensione ritrae il mento, fissa le carte davanti al suo viso in cerca della combinazione definitiva.
A sinistra lui: è in ombra, è nient’altro che una mano e un volto fluttuanti in un alone scuro. Non guarda il tavolo, o la sua amica, rivale, il suo sguardo è rivolto fuori dal quadro, tiene le carte coperte sul petto. Sa almeno cosa ha in mano ? E’ distratto, ma quasi sorride, forse si chiede perché l’amica stia dando tanta importanza a quel gioco.
Maschile e Femminile, quando si abbracciano: il bene, quando si danno le spalle: il male.
Ma anche me e lei, che sta entrando in questo momento, è la nostra rappresentazione questo quadro, Nicolaes quattrocento anni fa aveva previsto la nostra esistenza, non c’è altra spiegazione.
Ha chiuso la porta, ma non viene a cercarmi, si è subito persa nell’altro quadro, quello nuovo che ho appeso nell’anticamera. Meglio raggiungerla.
“ Quella è la Pescivendola, di Adriaen van Ostade. Penso avesse abitato vicino al mercato del pesce, perché è un suo soggetto ricorrente. “
Ho anche gli occhiali per farla contenta, con tutti gli sforzi per liberarmi della persona che ero prima, ci sto ricadendo.
Questa volta è coperta da un poncho antracite, che invita a chiedersi cosa porti sotto, resta rivolta alla parete, senza rendersene conto mi espone il collo. Ma con la voce finge distacco.
“ Doveva essere una signora simpatica, ha catturato l’espressione, ma poi c’è questa prospettiva che si apre a sinistra, come avere due soggetti differenti nello stesso quadro. Fa pensare alla Toccata e Fuga.. “
La carne tenera e la mascella dura sotto il dorso delle mie dita, è così calda, questa volta il profumo è molto più leggero, pelle e agrumi.
“ Lei impara bene, signorina. Quel cielo chiaro nell’angolo serve a guidare l’occhio lungo la fuga, è particolarmente luminoso, rispetto alla norma dei Fiamminghi, doveva essere un ottimista.. “
Con la destra guida la mia mano sul suo viso, è doveroso passarle dietro e posare un bacio sul lato sinistro, dove la spalla incontra il collo. Si è fatta più sognante.
“ E’ come se ci dicesse che c’è sempre una via d’uscita.. anche dalla quotidianità.. da quel che siamo.. “
Le dita adesso scorrono sul suo naso, per ricordarle che mi piace, poi scendono ad aprire il labbro inferiore, umido, il mento..
“ E’ una delle tante cose che riesce a dire con una sola immagine, e il tuo paragone con la musica, ci dimostra la schiacciante superiorità della Ragione Estetica sulle altre categorie kantiane. “
“ Siamo qui per fare lezione ? “
No, assolutamente no, ma non c’è bisogno di rispondere, piuttosto è il momento di allacciarle la collana a girocollo che ho scelto per lei. Sfere sfaccettate di giada Gialla, dicono che sostenga l’autostima.
“ Peccato, non si intona col vestito.. “
“ Si risolve facilmente, adesso lo togliamo, il vestito. “
Vola in aria il poncho, a rivelare un maglioncino semplice e gonna, si gira e fa male la forza con cui ci stringiamo, nel gioco delle labbra voglio perdere ancora, e avere le sue mani sotto la camicia. Lo so cosa succederà dopo, lo fa sempre, non può stare a lungo senza slacciare, scendere e divorarmi, è il suo modo per appropriarsi… Venere in Toro ? … comunque intanto via i vestiti di sopra, si impegna a mostrarmi quanto è migliorata, i bottoni non finiscono mai.
Devo anche stare attento a non lasciarla sola, proprio adesso, bisogna massaggiare le spalle, scapole, e grazie al cielo che ho le dita lunghe, arrivano a toccare la base del collo quando mi spingo nel fondo della sua bocca. Cade la pinzetta che le teneva in ordine i capelli.
Se continua rischio di finire qua, bisogna prenderla per la testa e tirarlo fuori a forza.
“ Buona li. Vuoi portarti quei vestiti fino in camera ? “
Torna il sorrisetto perfido, che fa presagire una sorpresa, senza una parola slaccia la gonna e lascia cadere il maglioncino.
Corsetto a gilet di pelle nera.. aderente da modellare i seni.. collant senza intimo sotto, siamo ai margini del tentato omicidio, ma non soffro di cuore.
“ Conosco la strada. Tu fai pure con calma. “
Ragazza sensibile, ha risparmiato l’imbarazzo di guardarmi mentre lotto su una gamba sola contro pantaloni, fibbie, calzini, elastici e tutte le diavolerie dell’abbigliamento maschile.
Che poi diciamocelo, l’uomo nudo col calzino è la cosa più antisesso di questo mondo.
Stesa sul letto, i seni che sembrano voler strappare la loro copertura tradiscono il suo desiderio, ho deciso, quel corsetto deve rimanere, abbasserò la cerniera il tanto necessario per poterle baciare anche il petto, mentre lei traccia con le dita il corso dei solchi sul mio viso, ma quella pressione attorno al seno deve rimanere fino alla fine.
I collant invece sono di troppo adesso, li avvolgo un lembo alla volta, lei alza le gambe a candela per facilitarmi, poi, liberata, si impecora di sua iniziativa, un'altra sorpresa rispetto al solito.
Con me sopra finisce faccia al muro. Animali ? Si, animali che si sentono per il momento al sicuro e possono finalmente dedicarsi allo scopo dell'esistenza.
Per questo ho gli occhi chiusi sulla sua spalla, l'orecchio sulle pietre di giada, non voglio vedere, non voglio sentire, non voglio sapere, voglio fotterla, soltanto fotterla senza neppure preoccuparmi della durata.
Che il pensiero fa solo male.
" Cosa fai. Vuoi rimanere dentro ? "
" Si. Tu mettiti più comoda "
Sorride divertita, seguo il suo sguardo, i collant, li ho ancora stretti in mano.
Ma da quant... Ferma, mente locale, possono tornare utili. Per esempio se mettessi le sue mani sulla schiena così, lei docile, poi avvolgessi i collant e infine un nodo, lei ride.
" Scemo.. "
Simbolico, uno strattone e si libera quando vuole, ma non sembra che voglia, sente che sono ancora duro dentro di lei e si muove, sempre più in alto spinge la parte dove non vuole essere presa.
E sospira e mi muovo con lei, è una tentazione impadronirsi anche dell'ultima cosa che dice di voler negare, o sarebbe lei a impadronirsi in via definitiva della mia esistenza.
Potrebbe distruggermi con un solo gesto, come feci io prima, e anche se non volesse, basterebbe il pensiero che possa deciderlo il giorno dopo ad avvelenarmi.
Ogni volta mi sembrerebbe l'ultima.
Se ne può uscire ? Si, potrei ancora pareggiare.
Non è difficile, adesso la metti in stand-by, la giri, la guardi in faccia.. per una volta nella vita guardi una persona in faccia invece che dall'alto in basso .. e gli chiedi se potrà perdonarti per essere stato così infame.
Non per liberarti di lei, ma per salvarti, e sono solo quattro parole, non è che ci voglia una laurea in filosofia, è facile.
E allora perchè non ci riesco ? Perchè non mi fermo e mi arrabbio ? Tanto da prenderla davvero e senza riguardo, facendole male come se fosse colpa sua ? Perchè neppure adesso lei fa il gesto di slegarsi ?
Nessuno sa com’è sentirsi maltrattati, essere sconfitti, da se stessi.
( Epilogo )
“ Sidi sei tu ? Come vanno le cose al College ? “
“ Faccia da cazzo !! Tu che telefoni a voce invece che scrivere ? Sta finendo il mondo ? “
“ No, ma è una cosa impegnativa da discutere, vorrei venire li a trovarti. Sarà la crisi di mezz’età. “
“ Allora ti è venuta a scoppio ritardato. “
“ Non prendere per il culo, Sidi. Sto scappando. Io qua sto scappando, ho bisogno di un posto lontano da tutto, dove non mi conosca nessuno, per poter respirare. E tu già avevi detto che avresti potuto ospitarmi li a Cape. “
“ Stai anche parlando quasi come un essere umano ! Deve essere davvero vicina la fine. Ma è una cosa di figa o soldi ? “
“ Figa. Niente debiti. “
“ Poteva esser peggio. Tu… devi solo farmi sapere con che volo arrivi. Troverai un albergo già prenotato in una zona sorvegliata, ti fai i tuoi giri, anche se non sei mussulmano ti presenterò allo Sheikh, lui col Dhikr ti apre il cuore.. poi se non bastasse c’è un’altra cosa da fare, la so io.
Tu non ti preoccupare. “
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