Atti Osceni sul Frecciabianca 1

di
genere
incesti

Tempo di compleanni...
Giulia ha mancato quello di Mara, e questa a sua volta non potrà esserci a quello di Giulia perché dovrà andare a Napoli in quei giorni; le due ragazze però sono troppo affezionate una all’altra per lasciar passare i rispettivi diciott’anni senza celebrare insieme, così le due intraprendenti ragazzine si sono ritagliate un weekend insieme.
Io avevo augurato buon viaggio alla Giulia quando me lo ha detto, tanto i soldi per il treno ce li ha; poi però la Mara mi ha telefonato implorandomi di venire anch’io a Milano: dice che ci tiene ad avere anche me, e io ammetto di essermi sentita toccata dal suo interesse.
Eva doveva rientrare quello stesso weekend dall’Olanda, e io ci tenevo ad accoglierla come si deve, ma poi la mia perfida compagna mi ha mandato una serie di foto delle sue, in cui si lesbica appassionatamente sia Karin che Astrid nel loro appartamentino di Delft, e così ho deciso di vendicarmi andando davvero a Milano con Giulia per celebrare la maggiore età della mia cucciola e della sua amichetta di primo pelo (nel senso che le due hanno scoperto insieme di apprezzare il pelo della fica)...

Ci incontriamo direttamente alla stazione di Santa Lucia per prendere il Frecciabianca appena Giulia riesce a scappare dal collegio, e scopriamo di essere entrambe in stile denim: jeans strappati a vita bassa e camicetta volutamente troppo stretta lei, levi’s stinti skinfit con giubbotto abbinato e canotta a vita alta io... Tutte e due con i pantaloni infilati negli stivali alla texana per curare la nostra comune sindrome del polpaccio grosso.
A volte essere madre e figlia con figure simili, gusti equivalenti e tendenze sessuali affini può portare a queste scene imbarazzanti.
- Che carine! – fa lei, impertinente – Sembriamo due sorelline...
- No – replico io, seccata – Sembriamo madre e figlia, con la madre che cerca di nascondere la sua età.
Sono piccata perché ormai Giulia è completamente sbocciata: ha due gambe stupende lunghe quanto le mie, un culo altrettanto alto e sodo, ma soprattutto due tette piene e sode che fanno sembrare me il suo fratello maggiore. Il fatto che io sia sempre sensibilmente più alta, oltre che più magra, accentua la sensazione da pialla di san Giuseppe che ho del mio torace quando sto vicino a mia figlia.
Ci baciamo sulle labbra e lei ne approfitta per strofinarsi un po’. La sensazione dei suoi seni turgidi contro il petto mi fa fremere tutta, e lui se ne accorge.
- Hmmm... Vedo che ti fa piacere vedermi, Pat.
- Cos’è, ti senti incestuosa oggi?
- Sempre, quando ti vedo dopo settimane passate senza pomiciare una ragazza...
Giulia non è veramente bisessuale, come me: lei preferisce decisamente i ragazzi, e non ne fa mistero; però le piace giocare anche con le ragazze, e tende ad annoverare sia Eva che me fra le sue preferite. Il fatto che siamo rispettivamente la sua matrigna e sua madre non inibisce neppure un po’ i suoi appetiti sessuali nei nostri confronti... E neppure i nostri nei suoi, a dire il vero.
La Giulia ha una relazione consolidata con Alex, che fra l’altro è il padre di Eva, ma lui lavora a Colonia e i due hanno un rapporto molto aperto, così entrambi sfogano liberamente le loro pulsioni su chiunque capiti loro a tiro in attesa di incontrarsi fra loro. In effetti la Giulia avrebbe dovuto andare in Germania a vedere il suo uomo questo fine settimana, ma il desiderio di rivedere una vecchia amica l’ha spinta a rimandare di altri sette giorni.
Ne deduco che in collegio abbia pieno accesso a tutti i cazzi che vuole, mentre la passera deve proprio mancarle...

Ci incamminiamo lungo la banchina per raggiungere la carrozza con i posti prenotati; io le passo un braccio intorno alle spalle stringendomela contro, e lei prima mi cinge i fianchi poi senza parere lascia scivolare la mano per palparmi platealmente il culo stretto nei levi’s.
Io sono una piuttosto disinibita, ma le avances sessuali di mia figlia in pubblico mi imbarazzano terribilmente. Per fortuna di viso non ci somigliamo troppo: lei è molto più dolce e femminile, con gli occhi verdi un po’ a mandorla invece che grigi come i miei, un collo un po’ meno sproporzionatamente lungo, un bel mento regolare e le guance belle sane invece che scavate come le mie.
Saliamo sul vagone e gettiamo le sacche nelle cappelliere prima di sederci una accanto all’altra.
La Giulia mi mette una mano sulla coscia e io deglutisco a vuoto.
Prima di lasciare la Serenissima al Lido ho stuprato in culo la Roby con lo strapon per tutta la notte, e l’ho lasciata più morta che viva a singhiozzare nel suo strapuntino: l’idea era di sfogare le mie pulsioni lesbiche prima di vedermi con mia figlia, per cercare di minimizzare l’attrazione insana che ci lega... Del resto a cosa serve avere una schiava se non abusi un po’ di lei quando ti fa comodo?
Peccato che non sia servito a niente: ho già una voglia tremenda di farmi anche la Giulia, e lei non mi rende le cose più facili.
- Sei in gran forma – mi fa, galante.
Mi fa piacere che lo noti: - Beh, ho fatto molto karate, ultimamente...
- No, io mi riferivo ai tuoi capezzoli. Sono ancora più lunghi del solito.
Maledizione.
Ho sfilato il giubbotto perché fa caldo, e al contatto della mano di Giulia con la mia coscia le mie punte si sono indurite di brutto e sembrano voler bucare la canotta in lycra nera che indosso...
Se ne accorgeranno tutti, cazzo...
- È colpa tua. Leva la mano dalla mia gamba.
- Perché? Sono così contenta di essere con te...
Mi guardo intorno: la carrozza è piena solo a metà, e non sembra che ci stia guardando nessuno... Per ora.
- Ho una voglia di leccarti la fica che mi sembra di impazzire...
Ma sono cose da dire a una madre che già di suo predilige le ragazze giovani?
- Giulia...
- Ti prego, andiamo in bagno insieme... Dopo, prometto di comportarmi bene almeno fino a Milano!
Ho cresciuto una ninfomane.
La mano impertinente di mia figlia mi è risalita lungo la gamba, e adesso mi sta apertamente tastando il cavallo. Io mi sento bollire dentro...
Giro lo sguardo intorno a noi: non abbiamo ancora attirato l’attenzione di nessuno.
Non capisco più niente: le mie difese stanno crollando da sole una dopo l’altra, e stiamo rischiando il disastro...
- E va bene. Vieni con me!
Ci alziamo all’unisono e andiamo dritte al bagno proprio mentre il treno esce lentamente dalla stazione.
Le Frecce hanno dei bei bagni moderni e spaziosi, normalmente pulitissimo almeno alla partenza... Ci chiudiamo dentro insieme senza che nessuno ci noti.
Faccio appena in tempo a chiudere il lucchetto che sento le mani di mia figlia che cominciano a frugare il mio corpo... Cazzo, sembra una piovra.
Io sono una lesbica dominante: sono sempre io a mettere sotto le mie partner, e anche con i maschietti di solito sono io a condurre il gioco (tranne quelle poche, deliziose occasioni in cui trovo un uomo capace di mettermi sotto, ma capita così di rado... Sigh!); ma anche a detta di Eva, che con lei gioca più spesso di me, la Giulia sta diventando anche lei sessualmente sempre più aggressiva. Tale madre tale figlia... Sta di fatto che comincia a cercare di sottomettere anche me.
- Ti voglio... – mi sussurra soffiandomi alito caldo nell’orecchio mentre mi stringe da dietro contro la porta del bagno, palpandomi pesantemente le tette e schiacciandomi le sue contro la schiena.
Maledizione, anch’io voglio lei!
Mi rivolto per fronteggiarla, e lei mi infila prontamente la lingua in bocca, premendomi i seni contro il petto e sfregando una gamba contro il mio inguine.
Le afferro una zinna con la destra e stringo fino a strapparle una smorfia di dolore: non sei ancora la più forte, ragazzina...
- Ahi! Hmmm... Sì, mi piace quando diventi aggressiva – mi fa, languida – E mi piace quando mi fai male...
Con la sinistra le afferro una chiappa fasciata di tela jeans e me la tiro contro senza smettere di strizzarle la tetta durissima: ci baciamo in bocca con foga, scambiandoci appassionatamente la saliva e sbavandoci tutte addosso...
- Come vuoi farlo? – mi sussurra ansimando, senza smettere di strofinarsi tutta.
Aspetta le mie disposizioni: bene... Sono ancora io in controllo. Per ora, almeno...
- Mettiti in ginocchio e leccamela – ordino, con voce roca per la foia – Non è questo che volevi?
Le vedo brillare gli occhi color smeraldo: Giulia scivola in ginocchio davanti a me e comincia a darsi da fare, prima per aprirmi i jeans e poi per abbassarmeli. Un compito non facile questo, perché sono davvero stretti...
Ma la Giulia ha abbassato jeans più stretti dei miei, e con lo sport che fa in collegio le sue dita sono diventate più forti delle tenaglie con cui traffico nei motori della Serenissima: in due minuti mi abbassa i jeans a metà coscia e subito affonda la faccia nel mio pelo biondo e bagnato.
- Hmmm... – ansimo, sentendo la sua lingua che mi apre le valve inzuppate – Sì, leccamela! Aah...
La lingua di Giulia è come quella di una giovane lucertola: lunghissima e saettante. Mi sfreccia dentro la spacca allargandomela con sicurezza, in cerca delle zone più sensibili che dimostra di conoscere in maniera imbarazzante.
- Aahhh... – gemo di piacere – Che zoccola che sei diventata!
- Quasi peggio di te, mammina... – sussurra con impertinenza prima di riprendere a succhiare.
Sembra che più che a farmi godere, stia puntando ad asciugarmela: è davvero assetata...
Per tenermi calda, ogni tanto mi slingua il clito; poi torna a suggere i miei succhi direttamente dalla sorgente.
Sto colando come un rubinetto guasto. Mi accarezzo i capezzoli con una mano, mentre con l’altra guido la testa della Giulia per cercare di indirizzarla dove più desidero sentire la sua lingua incestuosa.
- Aspetta – le intimo – Voglio leccartela anch’io...
Non c’è molto spazio: siamo troppo alte, non riusciremo mai a stenderci sul pavimento a sessantanove... Però siamo tutte e due piuttosto muscolose, e abbastanza in forma da poter tentare una posa acrobatica.
La Giulia si sfila stivali e jeans, restando nuda dalla vita in giù; poi io la faccio voltare e mettere le mani a terra mentre la aiuto ad alzare prima una gamba e poi l’altra. La sollevo di forza per le spalle, piantandomi sulle mie gambe e appoggiando le spalle alla porta, e lei mi stringe la testa aggrappandomisi al collo con le cosce.
Il profumo della sua fica mi manda in brodo di giuggiole: ce l’ho praticamente in faccia, e lei ha di nuovo la mia passera davanti al naso, anche se adesso è a testa in giù.
Non sembra affatto a disagio in quella posizione piuttosto scomoda: anzi, è così a suo agio che ricomincia subito a leccarmi la fica.
Non me l’aspettavo così reattiva: sussulto per il piacere improvviso, e quasi mi scappa di mano. Poi però mi riprendo: affondo la lingua nel suo boschetto nerissimo, e comincio a leccargliela a mia volta.
- Aahhh...
- Oohhh...
Non è un sessantanove classico, ma il doppio connilinguo sembra funzionare piuttosto bene: la piccola è fradicia di piacere, e immagino che la novità di quella posizione acrobatica la faccia eccitare ancora di più...
Bevo la sbroda di mia figlia con una soddisfazione che mi qualifica per la lesbica pervertita che sono, succhiando sempre più a fondo alla ricerca del punto magico nascosto nelle sue intimità più recondite e bollenti.
- Aah! Aah! Aahhh!!!
La Giulia mi gode in faccia con un grido che per fortuna rimane quasi completamente soffocato fra le mie cosce, e io mi ritrovo a bere un’autentica sborrata di sugo vaginale dolcissimo e caldo...
Pur travolta dal piacere, la piccola depravata continua a leccare a sua volta, facendomi raggiungere l’orgasmo prima ancora di aver finito di divorare gli avanzi del suo.
- Oh cazzo, Giulia... Mi fai godere... OOHHH!!!
Anch’io mi sbrodolo tutta come una fontanella, e la ragazzina slappa saporitamente e rumorosamente per suggere i miei succhi profumati mentre io mi aggrappo disperatamente alla porta per cercare di non farla cadere...

Ci ricomponiamo a fatica: siamo tutte rosse e accaldate dopo il piacere, e abbiamo entrambe la faccia tutta impiastricciata una della sborra dell’altra, quindi ci mettiamo un po’.
Quando torniamo faticosamente ai nostri posti, sembra che nessuno noti niente di strano: il treno sfreccia nella campagna veneta, e gli altri passeggeri sembrano tutti assorti nelle loro faccende...
Beh, speriamo che almeno per adesso la Giulia abbia calmato le sue smanie....

***

A Padova la carrozza si svuota quasi completamente: oltre a noi restano solo due persone anziane, e salgono un paio di ragazzotti, probabilmente studenti universitari.
Placati i suoi bollori, la Giulia ha voglia di chiacchierare; mi spiega che in collegio è pieno di maschietti con cui divertirsi, ma le femminucce sono un problema.
- Non vorrai dirmi che non ci sono ragazze carine...
- Non è che non ce ne siano. Siamo in poche, e io... Insomma, non ci so fare come te. Con i ragazzi non ho problemi, ma non sono brava a provarci con le ragazze.
Già. La Giulia non è mica lesbica, lei... Se la fa solo con le amichette del cuore e con la mamma.
- Non capisco. Che differenza c’è a provarci con un lui o con una lei? Si tratta comunque di qualcuno che vuoi scopare.
- Fai presto a dire tu: sei bisessuale, e per te maschio o femmina fa lo stesso...
- Non è proprio così. Mi piacciono tutti e due, ma delle ragazze mi innamoro anche... E poi mentre i maschi mi piacciono maturi, le femmine le preferisco al dente.
Lei mi guarda con riprovazione: - Ma ti rendi conto che hai usato un’analogia gastronomica? È proprio vero che tu i tuoi partner li consumi fino all’osso e poi getti via gli avanzi...
Non mi offendo: - Mica è sempre così: spesso mi affeziono; a volte restiamo anche in contatto.
- Sì, uno su cento... Sai cosa intendo. Comunque quello che voglio dire, è che mi manca il “fluido Visentin” con le ragazze.
Arriccio il naso, pensosa: il naso piccolo e all’insù è una delle poche caratteristiche che abbiamo in comune nel viso: - Hmmm... Forse è perché sei etero: le ragazze non ti interessano davvero.
- Non è vero: mi piacciono. Solo che i ragazzi mi piacciono di più... Insomma, una ragazza per piacermi oltre che carina deve anche essermi simpatica; i ragazzi invece mi piacciono anche se sono scemi: tanto di loro mi interessa solo il cazzo, mica devo sposarmeli.
- Direi che con quelle che ti sono simpatiche non sembri avere problemi: Mara, Eva, Jasmine, Astrid, Karin... È solo che fai la difficile. E probabilmente con quelle che non ti sono simpatiche non ti ci metti d’impegno.
Arriccia il naso anche lei: - Può essere.
- Con i ragazzi, invece...
- Un gioco da ragazzi – sorride lei, evidentemente compiaciuta – Non ne ho ancora trovato uno che si tiri indietro, fidanzato o meno che sia.
La sua sicurezza in sé stessa dovrebbe rinfrancarmi, ma in realtà mi disturba un po’: alla sua età ci vuol poco a essere marchiata come una troia, e non è quello che voglio per lei.
Provo a canzonarla: - Senti senti... Quindi tu saresti una di quelle antipatiche che si scopano tutti quelli che vogliono, e si divertono anche a portar via gli uomini alle altre?
- Certo che sì. Portar via il ganzo alle oche è parte del divertimento.
- Sbruffona.
- Mettimi alla prova.
Una sfida. La Visentin non sa resistere alle sfide: mi ha fregata.
Mi guardo intorno nervosamente: devo assolutamente scoprire il suo bluff.
I due anziani in fondo al vagone si sono appisolati; i due studentelli stanno chiacchierando di calcio.
Non c’è nessun altro.
OK, vediamo cosa succede: - Li vedi quei due seduti là davanti?
La Giulia non sposta lo sguardo: ovvio che li ha notati. Avranno vent’anni, sono al centro della sua riserva di caccia... Non sono né belli né brutti: normali maschi ventenni da università.
- Quale dei due? Quello con i baffetti da sparviero o il quattrocchi da comune studentesca?
Bella descrizione: in effetti, a me non fanno né caldo né freddo...
- Scegline uno e svuotagli le palle. Adesso.
Lei arriccia di nuovo il naso, più pensosa che preoccupata.
Ci pensa un momento, poi: - Non importa: facciamo tutti e due, così non ci pensiamo più. Mi guardi tu la sacca?
scritto il
2019-07-27
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