Mara

di
genere
dominazione


Mara

L’avevo conosciuta sulla spiaggia, dove me ne ero andato non sapendo come trascorrere un pomeriggio di noia.
L’avevo notata subito : l’unica sdraio lontana da tutte le altre, con un’ospite che da lontano mi era sembrata niente male.
Mi avvicinai, indifferente, e ciò che vedevo avvicinandomi confermava la prima impressione.
Era una ragazza su vent’anni, circa, con un fisico notevole, abbronzatissimo, e lunghi capelli neri, per intenderci una Sabrina Ferilli, quasi in miniatura, poiché non mi sembrò essere molto alta.
Era a seno scoperto, ed era un bellissimo seno.
Per evitare di imbarazzarla, giunto poco distante tossii, per avvisarla della presenza di qualcuno, ma non ci fu alcuna reazione.
Allora, le giunsi accanto.
Ciò che vidi da vicino, mi lasciò senza fiato : senza offesa per la Ferilli, ma questa ragazza oscurava l’attrice, con la sua bellezza.
Aprì gli occhi, senza scomporsi minimamente: due occhi neri bellissimi – Ciao, - salutai, - Ciao – rispose lei.
Era veramente uno schianto di ragazza: pienotta, ma con delle curve perfette.
Le guardai i piedi, perfetti: lo smalto rosso era in eccitante contrasto con la pelle abbronzata.
Mi feci forza, per staccare lo sguardo da quella meraviglia.
Con la mia consueta tecnica di approccio, che in verità dava discreti risultati, mi presentai, dicendo cosa facevo in quel posto :- Mi chiamo Franco, sono un ingegnere, ho quarantacinque anni, sono sposato, mi sto annoiando da morire su questa spiaggia, e tu sei molto carina – dissi, tutto in un fiato, allungando la mano.
Lei si mise a sedere, incurante di quel meraviglioso seno che alzandosi si era proiettato in avanti, e prendendo la mia mano, mi scimmiottò sorridendo: - Mi chiamo Mara, sono studentessa, ho vent’anni, sono libera, ed anch’io mi sto annoiando da morire su questa spiaggia, ed anche tu non sei male -.
Scoppiammo a ridere, - Il ghiaccio è rotto – pensai, guardandole ancora una volta quella meraviglia di piedi.
Iniziammo subito una piacevole conversazione, durante la quale sbirciai parecchie volte i suoi piedini eccitanti, che unitamente a quel seno provocante, diedero il via ad una incontenibile erezione.
Fortunatamente, ero vestito: imbarazzante se fossi stato in costume.
Mi raccontò che si era appena separata dal suo ragazzo, per una storia di tradimenti reciproci, e che era arrivata alla conclusione che gli uomini erano tutti stronzi :- Senza offesa – si affrettò ad aggiungere, e che se una era furba, gli uomini li poteva comandare a bacchetta, ed ottenere ciò che voleva.
Così dicendo si stava “stiracchiando”, ed all’improvviso mi chiese .- Ti dà fastidio, che io sia così a seno nudo, se ti imbarazza, mi copro subito -.
- Figurati – risposi deglutendo, anzi hai un proprio un bel seno: è un peccato nasconderlo.
- Lo so, piaceva tanto al mio ragazzo, ma – riprese con una punta di orgoglio femminile – Non ho solo quello di bello, anche le gambe – cosa dici ? – ed aggiunse : - Ed il mio sedere, non è bello ?-
e cosi dicendo si alzò in piedi e ruotò su se stessa, per farmi ammirare tutte le sue forme.
Il cazzo mi tirava da dolermi, e sicuramente lei si doveva essere accorta, ma continuò, stuzzicandomi : - Anche i miei piedi mi piacciono, cosa dici, sono belli ?- e così dicendo ne alzò uno fino quasi sotto il mio naso. – Lo so che ti piacciono, me li stai guardando da mezz’ora, me ne sono accorta , sai ? – e continuando,- Lo so perché me l’hanno già detto che ho proprio dei bei piedi, da baciare ! –
- Tu cosa dici ? Non ti piacerebbe baciarmeli ? – e così dicendo me ne portò uno fin sulle labbra : non resistetti più, ed iniziai a baciare quella pelle che sapeva di salsedine , liscia e morbida da perdercisi.
Li baciavo e li leccavo, sopra, sotto, fra quelle dita meravigliose, e lei lasciava fare sorridendo, anzi muovendoli lentamente favoriva in ogni punto il mio lavoro di lingua.
Mi mise una mano fra le gambe, e tastò la rigidezza di quello che era diventato un pezzo di legno :- Vedi che ti piace, lo sapevo, senti com’è duro ! -, e così dicendo lo estrasse dai pantaloni, ed iniziò una lenta esasperante masturbazione.
Venni quasi subito, schizzando sulle sue mani e sulla sabbia : - Uhaoo.., se ti piace, non hai aspettato molto, eh ?- e ridendo si ripulì nell’asciugamano.
Intanto, leccando, ero salito fino alle cosce, e continuavo a salire: spostai il costume, ed entrai nel suo paradiso.
Dapprima ci girai intorno con lunghe leccate, morbide, poi, irrigidendo la lingua, iniziai ad entrare, Mara iniziò a dimenarsi: era un giochino che sapevo fare bene, ed anche lei in breve si sciolse in un intenso orgasmo, che la fece sussultare.
- Mmhh… ci sai fare con la lingua, - mi disse esausta – Mi sa che io e te diventeremo amici ! -.
Ci coricammo soddisfatti sulla sabbia a goderci i raggi di un sole ormai calante.
Giunse l’ora di salutarci, con lo scambio dei numeri di cellulare .- Sai, - mi disse, ridendo, – hai una bella lingua, e vorrei sfruttarla ancora un po’ ! -.
Tornai a casa allegro: mia moglie era assente per alcuni giorni, e l’avventura che mi si stava presentando, aveva tutti i presupposti per essere veramente eccitante.
L’indomani la chiamai, e ci demmo appuntamento allo stesso posto sulla spiaggia.
Ero in forma: il sesso con quella ventenne mi aveva dato una carica che da un pò non avevo più.
La voglia che mi sembrava avesse Mara, di avere un uomo ai suoi piedi, per me , da sempre adoratore dei piedi femminili, era il massimo.
Sicuramente mi sarei dato da fare: i piedini di quella ventenne mi avevano già stregato.
Al mio arrivo sulla spiaggia, notai con disappunto che non era sola, c’era un’altra ragazza con lei: i miei sogni erotici svanirono, per quel pomeriggio, almeno.
Era una sua compagna di classe: una biondina esile, e minuta, ma con un seno che superava di gran lunga le dimensioni di quello di Mara. Mi stupirono in un corpicino così, due tettone così.
In compenso, anche se un po’ magre, lunghissime gambe e piedi nervosi, solcati da parecchie vene superficiali. Unghie curate, laccate nere, belli, non certamente come quelli di Mara, ma qualche leccatina l’avrei data volentieri anche a loro.
Baciai Mara sulla guancia, e strinsi la mano a Luisa: così si chiamava l’amica.
Facemmo un po’ di conversazione, mentre Mara mi chiese di spalmarle la crema abbronzante sulla schiena.
Operazione che effettuai più che volentieri, però, ero in costume e quindi dovevo controllarmi, ma il contatto con quella pelle morbida sotto le mani, la vista di quel corpo voluttuoso ottenne l’effetto temuto: prepotente, una erezione, mi crebbe a vista d’occhio.
Luisa se ne accorse, e subito bisbigliò qualcosa nell’orecchio a Mara, ed insieme scoppiarono a ridere: ero imbarazzatissimo.
Fortunatamente, dopo qualche attimo, le due si separarono, e Luisa si coricò ad abbronzarsi poco più in là.
Il dado era tratto, la mia eccitazione era stata, ed era visibile, nonostante i miei goffi tentativi per mascherarla, tanto valeva approfittarne.
Mara era coricata a pancia sotto, ed io con la scusa della crema, iniziai un discreto massaggio sulle sue splendide natiche, e salendo sempre più insinuavo le mani sotto di lei, verso il seno, lei sembrava lasciasse fare.
- Ma cosa fai !?– esclamò ad un tratto, tolsi subito le mani, e mi scusai, Luisa si era sollevata per vedere – Cosa succede ? – Niente, niente – fu la risposta di Mara.
Ero rosso come un pomodoro, non sapevo cosa fare, - Dai, Franco, continua – mi disse.
Ripresi con cautela a spalmarle la crema.
Ad un certo punto, Mara si girò verso di me e mi bisbigliò : - Non ci provare mai più, intesi ? Al massimo tu puoi aspirare a leccarmi i piedi, d’accordo ? Anzi, con la lingua, rinfrescameli un pò sotto, che mi scottano, subito ! -.
Ero sconvolto : -Ma come – pensai – Ieri appena conosciuti, me lo prende in mano e mi fa godere, ed oggi mi dice che posso solo leccarle i piedi !! -.
Stavo pensando ciò, quando lei riprese : - Hai sentito cosa ti ho detto – bisbigliò, - leccami le piante dei piedi, subito, dai, muoviti ! -.
- Ma – sussurrai, - Ma, se mi vede Luisa ? – Luisa lo sa già – fu la fredda risposta – Anzi mi ha chiesto se ti faccio leccare anche i suoi. Glielo detto che avevo trovato uno schiavetto leccapiedi, e lei ne vorrebbe approfittare: ma cosa credevi che ti facessi scopare ? Io con te voglio divertirmi a modo mio, voglio vedere fino a dove ti posso portare, ho visto ieri quanto impegno ci mettevi per leccarmi, ed ho deciso che ti farò diventare il mio giocattolo -.
Con queste parole mi aveva ucciso: altro che avventura, io che credevo di farmi una ventenne: stavo, anzi ero diventato il suo schiavetto, o meglio il suo giocattolo.
La mia natura di uomo ne soffriva, ma il masochista in me, gioiva di potere aspirare a questo ruolo, ai comandi di una ragazza con meno della metà dei miei anni.
Avevo avuto qualche altra esperienza di questo genere, con donne più mature, ma essere usato così, da una ragazza molto più giovane di me, che aveva subito individuato il mio punto debole, mi eccitava incredibilmente.
Ed anche sul lavoro, o altrove se solo pensavo a lei, ed ai suoi piedi, avevo continue erezioni.
Con un sguardo che non ammetteva esitazioni, mi indicò i piedi, ed io spostandomi, mi misi inginocchiato al fondo della sdraio, e senza toccarli con le mani, come voleva lei, dimostrai con lunghe leccate canine sulle piante, la mia devozione a quella giovane tiranna.
Non so quanto andai avanti, ricordo solo che la lingua iniziò a dolermi, quando Luisa si svegliò, e cinguettò :- Che bello il cagnone che lecca i piedi della padroncina ! Anch’io, anch’io –
- Hai sentito ? – Cosa aspetti ? – mi disse Mara, con durezza, - Vai da lei, subito ! -.
Mi spostai, ed iniziai con i piedi di Luisa, la ragazza era molto più sensibile di Mara, o solo più libidinosa, perché mi accorsi che si stava toccando, sempre più a fondo, ed infine ansimando venne.
Si alzò per pulirsi la mano, ma intervenne Mara : - Cosa fai, Luisa, ma non vedi il tuo cagnone che muore dalla voglia di leccarti la mano ? Dalla a lui che gli piace – Luisa mi chiamò a se, come si chiamano i cani: battendo una mano sulla coscia, ed io mi avvicinai, mi mise la mano bagnata dei suoi umori sulla bocca, dicendomi : -Lecca bene, la mano della padroncina -.
Ed a quarantacinque anni, leccai devotamente la mano impiastricciata di una ragazza che aveva la metà dei miei anni, come un cane fedele.
Mara mi aveva stregato, ero diventato il suo schiavo, mi faceva fare tutto: dovevo essere a disposizione per ogni sua esigenza ed anche capriccio.
Spesi una cifra in quel periodo, ma non riuscivo a negarle niente. Dalle cene nei più esclusivi ristoranti dei dintorni, a tutti i regali che mi chiedeva di farle.
Correvo ad ogni sua telefonata, e soffrivo quando non mi chiamava.
Ero nelle mani di una ragazzina, che condizionava me e la mia vita, ricambiandomi con il permesso di leccarle i piedi nudi o calzati.
Una ragazzina che più di una volta mi “prestò” a qualche sua amica
Una ragazzina che poco alla volta mi portò al punto di supplicarla per concedermi di leccarle i piedi.
Una ragazzina che mi fece leccare, anche il suo culo.
Dalla prima volta sulla spiaggia, non mi fece mai più godere: mi concesse, a volte di masturbarmi davanti a lei, o sui suoi piedi, canzonandomi per ciò che stavo facendo, e facendosi poi pulire con la lingua.
Fui trasferito, all’estero, per lavoro, e non ci incontrammo più.
Per diverso tempo sentii la mancanza della mia giovane padrona.
Solo una volta mi telefonò dicendomi che era un peccato che avessi dovuto andarmene, perché non era riuscita a terminare il mio addestramento: solo lei sa, a cosa mi avrebbe fatto arrivare. E' trascorso parecchio tempo da allora, ma se mi soffermo a pensarla, sento ancora nascere il desiderio di Mara.

di
scritto il
2011-07-24
8 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Gianna

racconto sucessivo

L'imprenditore
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.