Sogno erotico e la calda estate
di
samas2
genere
tradimenti
Nel fulgore del pomeriggio estivo mi muovevo nella città svuotata, rimasto solo a casa, naufrago attaccato ai libri di testo per prepararmi agli esami autunnali. L’estate, gravida di aspettative e di promesse ambiziose, si stava sfilando pigra, ma tuttavia inesorabile verso la sua fine, lasciando disillusioni come residuali cascami di sogni ambiziosi e velleitari.
Che palle! Non sapevo risolvermi a prendere la decisione di rientrare e mettermi al lavoro e così indugiai ozioso nei giardinetti prospicienti casa mia, fissando le fronde verde-scuro del maestoso tiglio stagliarsi contro un cielo cobalto; il frinire assordante delle cicale faceva da contrappunto al silenzio dell’aria calda e immota. Per un attimo mi sembrò di essere il protagonista di un film, l’unico sopravvissuto alla catastrofe, che si aggirava ramingo in città, ma suoni lontani e attutiti dalla distanza un po’ mi rincuorarono: in direzione dell’autostrada giungevano rumori di veicoli e da un’altra direzione il suono acuto, dissonante di una sirena d’allarme che si alzava e rapidamente si spegneva nell’aria. Un’auto scura si fermò davanti a me e ne uscì un’elegante figura femminile. Era da molto tempo, anni di certo, che non mi capitava di incrociare Lucia, la mia vicina che aveva occupato tanto spazio, generato fantasie nel mio immaginario erotico di adolescente.
Mi riconobbe. Era ancora magnifica nei suoi 55 anni: indossava un vestitino verde con sandali en pendant che evidenziavano la pedicure perfetta. Ancora mi affascinava con le sue forme provocanti, le gambe tornite, i suoi dolci occhi castani che, intercettando un raggio di sole, sembravano riempirsi di pagliuzze dorate.
"Da quanto tempo…che bel ragazzo sei! "
Mi sentii avvampare, la guardai ammirato e di rimando, violentando la mia strutturale timidezza, esclamai:
"Lei non è cambiata per nulla, è un vero splendore! "
Mi fissò con il suo magnifico sorriso piegando lievemente di lato il capo. Ero completamente ai suoi piedi.
"È una lusinga che mi fa piacere, ma il tempo passa, sai…"
Notai che aveva una marea di pacchetti e borse da trasportare e mi offrii di aiutarla.
"Domani raggiungerò la famiglia, finalmente, e mi rimanevano un po’ di incombenze da assolvere - come a giustificarsi -, grazie per l’aiuto. Posso offrirti qualcosa di fresco?"
Accettai volentieri cercando di dominare il tremore della mia voce emozionata. Seduti l’uno accanto all’altra le raccontai dei miei studi, delle mie aspirazioni. Lei mi parlò del suo lavoro, del marito, dei figli e delle due nipotine.
"Sono nonna, sai?"
Conversavamo ma la mia mente era pervasa d’altro, una crescente eccitazione si faceva prepotentemente strada. Mi sforzai di mostrarmi tranquillo ma dentro bruciava la voglia di lei e abbandonai ogni timidezza, deciso a tutto. Mi avvicinai sempre più a Lucia con movimenti impercettibili e inalai il suo profumo che sapeva di peonie, bergamotto e muschio. Il suo respiro accelerò, dischiuse la bocca lievemente, le gote le s’imporporarono, socchiuse gli occhi, forse sospirò. Le sfiorai una mano, non si sottrasse. La mia mano appoggiata decisamente sulla sua: ne avvertivo il fremito, i nostri sguardi si cercarono. Le sottili rughe che le contornavano gli occhi e gli angoli della bocca accrescevano il suo fascino, conferitole da una vita bella vissuta pienamente. Sentivo l’attrazione crescere tumultuosa e la mia erezione si faceva dolorosa. Le presi il volto fra le mani e avvicinai le mie labbra alle sue. Sentivo il suo respiro sulla mia bocca.
"No ti prego."
Un ripensamento, una ritrovata razionalità, un’inopinata ritrosia?
Ma la sua voce era vibrante e calda, il suo sguardo non era torbido ma brillava, la reciproca passione era ormai incontenibile, mi perdevo in lei e le nostre labbra si fusero in un profondo bacio appassionato e ci divorammo a vicenda, scambiandoci gli umori, dimentichi di convenzioni e regole. Le accarezzavo attraverso la serica, fragile stoffa i seni pieni ma non pesanti, i capezzoli duri ed eretti, la schiena levigata e i glutei.
"Lucia si tolga…togliti il vestito, spogliati per me." La mia voce era spessa.
Si sfilò sensualmente, lentamente l’abito lasciandomi attonito e estasiato. Mi indicò la camera da letto, la sollevai facilmente fra le braccia e la deposi sulle lenzuola che odoravano di bucato e le baciai le tette, il ventre liscio, il pube vellutato. Le accarezzavo le cosce e gliele allargai avvertendo il suo brivido e il gemito mentre appoggiavo le labbra su di lei e ne succhiavo la carne, gustando il sapore di miele e ambrosia e il profumo conturbante.
Godetti nel possedere in contrasto, nell’abbraccio del mio duro corpo muscoloso, la tenera morbidezza del suo. Mi sentivo potente e protettivo con quella splendida, matura femmina che mi era sembrata irraggiungibile: mi sentivo come un soldato che possedesse la sua regina.
La fascinazione erotica dava ritmo ai miei lombi in un amplesso che ci travolgeva piacevolmente. Gemiti, ansiti, sussurri, sospiri erano colonna sonora del nostro godimento.
"Riempi il mio lago, tesoro."
Così esplosi, svuotando tutto il mio seme dentro di lei, apoteosi di un’inebriante estasi.
Rimasi a lungo avvinghiato a lei, volontario, felice prigioniero fra le sue cosce lisce e le sue braccia, sperando che le ore non trascorressero più, che il tempo si cristallizzasse, e di rimaner cullato in quella beatitudine sogno agognato e finalmente conquistato.
Nella luce incerta dell’imbrunire i nostri sguardi si incrociarono di nuovo nel silenzio. Stolidamente non riuscii a capire, preso dalla soddisfazione di un piacere conseguito, quell’ombra di tristezza che attraversava i suoi occhi.
Leggo solo adesso, dopo tanto, troppo, tutto quello che stava scritto in quel bellissimo, dolcissimo volto, fiore meraviglioso che spandeva il suo incomparabile profumo da un cespuglio per il resto sfiorito, di rovi secchi ormai. Era la voglia di ripercorrere l’emozione dei sensi, erotica, di un amore fresco e giovane e insieme la consapevolezza dolorosa dell’impossibilità di fermare il tempo, il disincanto per una stagione ormai trascorsa. Un amore giovane…..questo era stato il suo desiderio ma la marea spietata della vita l’aveva trascinato via, con la sua corrente di risacca, verso il quotidiano fatto di consueti e ordinari gesti ma anche della pienezza di solidi affetti, a cui tutti siamo consegnati.
Fiore dolcissimo e inebriante, gesto d’amore libero dal tempo, profumerai per sempre la mia memoria: questo vorrei gridarti, nel vento inutilmente, ora che le ombre si allungano nel declinare del mio meriggio.
Che palle! Non sapevo risolvermi a prendere la decisione di rientrare e mettermi al lavoro e così indugiai ozioso nei giardinetti prospicienti casa mia, fissando le fronde verde-scuro del maestoso tiglio stagliarsi contro un cielo cobalto; il frinire assordante delle cicale faceva da contrappunto al silenzio dell’aria calda e immota. Per un attimo mi sembrò di essere il protagonista di un film, l’unico sopravvissuto alla catastrofe, che si aggirava ramingo in città, ma suoni lontani e attutiti dalla distanza un po’ mi rincuorarono: in direzione dell’autostrada giungevano rumori di veicoli e da un’altra direzione il suono acuto, dissonante di una sirena d’allarme che si alzava e rapidamente si spegneva nell’aria. Un’auto scura si fermò davanti a me e ne uscì un’elegante figura femminile. Era da molto tempo, anni di certo, che non mi capitava di incrociare Lucia, la mia vicina che aveva occupato tanto spazio, generato fantasie nel mio immaginario erotico di adolescente.
Mi riconobbe. Era ancora magnifica nei suoi 55 anni: indossava un vestitino verde con sandali en pendant che evidenziavano la pedicure perfetta. Ancora mi affascinava con le sue forme provocanti, le gambe tornite, i suoi dolci occhi castani che, intercettando un raggio di sole, sembravano riempirsi di pagliuzze dorate.
"Da quanto tempo…che bel ragazzo sei! "
Mi sentii avvampare, la guardai ammirato e di rimando, violentando la mia strutturale timidezza, esclamai:
"Lei non è cambiata per nulla, è un vero splendore! "
Mi fissò con il suo magnifico sorriso piegando lievemente di lato il capo. Ero completamente ai suoi piedi.
"È una lusinga che mi fa piacere, ma il tempo passa, sai…"
Notai che aveva una marea di pacchetti e borse da trasportare e mi offrii di aiutarla.
"Domani raggiungerò la famiglia, finalmente, e mi rimanevano un po’ di incombenze da assolvere - come a giustificarsi -, grazie per l’aiuto. Posso offrirti qualcosa di fresco?"
Accettai volentieri cercando di dominare il tremore della mia voce emozionata. Seduti l’uno accanto all’altra le raccontai dei miei studi, delle mie aspirazioni. Lei mi parlò del suo lavoro, del marito, dei figli e delle due nipotine.
"Sono nonna, sai?"
Conversavamo ma la mia mente era pervasa d’altro, una crescente eccitazione si faceva prepotentemente strada. Mi sforzai di mostrarmi tranquillo ma dentro bruciava la voglia di lei e abbandonai ogni timidezza, deciso a tutto. Mi avvicinai sempre più a Lucia con movimenti impercettibili e inalai il suo profumo che sapeva di peonie, bergamotto e muschio. Il suo respiro accelerò, dischiuse la bocca lievemente, le gote le s’imporporarono, socchiuse gli occhi, forse sospirò. Le sfiorai una mano, non si sottrasse. La mia mano appoggiata decisamente sulla sua: ne avvertivo il fremito, i nostri sguardi si cercarono. Le sottili rughe che le contornavano gli occhi e gli angoli della bocca accrescevano il suo fascino, conferitole da una vita bella vissuta pienamente. Sentivo l’attrazione crescere tumultuosa e la mia erezione si faceva dolorosa. Le presi il volto fra le mani e avvicinai le mie labbra alle sue. Sentivo il suo respiro sulla mia bocca.
"No ti prego."
Un ripensamento, una ritrovata razionalità, un’inopinata ritrosia?
Ma la sua voce era vibrante e calda, il suo sguardo non era torbido ma brillava, la reciproca passione era ormai incontenibile, mi perdevo in lei e le nostre labbra si fusero in un profondo bacio appassionato e ci divorammo a vicenda, scambiandoci gli umori, dimentichi di convenzioni e regole. Le accarezzavo attraverso la serica, fragile stoffa i seni pieni ma non pesanti, i capezzoli duri ed eretti, la schiena levigata e i glutei.
"Lucia si tolga…togliti il vestito, spogliati per me." La mia voce era spessa.
Si sfilò sensualmente, lentamente l’abito lasciandomi attonito e estasiato. Mi indicò la camera da letto, la sollevai facilmente fra le braccia e la deposi sulle lenzuola che odoravano di bucato e le baciai le tette, il ventre liscio, il pube vellutato. Le accarezzavo le cosce e gliele allargai avvertendo il suo brivido e il gemito mentre appoggiavo le labbra su di lei e ne succhiavo la carne, gustando il sapore di miele e ambrosia e il profumo conturbante.
Godetti nel possedere in contrasto, nell’abbraccio del mio duro corpo muscoloso, la tenera morbidezza del suo. Mi sentivo potente e protettivo con quella splendida, matura femmina che mi era sembrata irraggiungibile: mi sentivo come un soldato che possedesse la sua regina.
La fascinazione erotica dava ritmo ai miei lombi in un amplesso che ci travolgeva piacevolmente. Gemiti, ansiti, sussurri, sospiri erano colonna sonora del nostro godimento.
"Riempi il mio lago, tesoro."
Così esplosi, svuotando tutto il mio seme dentro di lei, apoteosi di un’inebriante estasi.
Rimasi a lungo avvinghiato a lei, volontario, felice prigioniero fra le sue cosce lisce e le sue braccia, sperando che le ore non trascorressero più, che il tempo si cristallizzasse, e di rimaner cullato in quella beatitudine sogno agognato e finalmente conquistato.
Nella luce incerta dell’imbrunire i nostri sguardi si incrociarono di nuovo nel silenzio. Stolidamente non riuscii a capire, preso dalla soddisfazione di un piacere conseguito, quell’ombra di tristezza che attraversava i suoi occhi.
Leggo solo adesso, dopo tanto, troppo, tutto quello che stava scritto in quel bellissimo, dolcissimo volto, fiore meraviglioso che spandeva il suo incomparabile profumo da un cespuglio per il resto sfiorito, di rovi secchi ormai. Era la voglia di ripercorrere l’emozione dei sensi, erotica, di un amore fresco e giovane e insieme la consapevolezza dolorosa dell’impossibilità di fermare il tempo, il disincanto per una stagione ormai trascorsa. Un amore giovane…..questo era stato il suo desiderio ma la marea spietata della vita l’aveva trascinato via, con la sua corrente di risacca, verso il quotidiano fatto di consueti e ordinari gesti ma anche della pienezza di solidi affetti, a cui tutti siamo consegnati.
Fiore dolcissimo e inebriante, gesto d’amore libero dal tempo, profumerai per sempre la mia memoria: questo vorrei gridarti, nel vento inutilmente, ora che le ombre si allungano nel declinare del mio meriggio.
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