Niente di più
di
Maria Letizia Caselli
genere
bisex
Quella lunga estate non finiva mai . Ero al mare da giugno ed eravamo a metà settembre, il popolo dei vacanzieri aveva già lasciato le spiagge da un bel po’ ed io dovevo rimanere ancora al mare perché i miei gestivano un’attività stagionale. Spesso andavo in giro in bici, altre volte facevo lunghe camminate sulla spiaggia, di rado andavo in centro a fare shopping. A dire il vero, era la noia a fare da padrona. Quella mattina andai fino agli scogli della caletta del farò e mi sedetti a guardare il mare calmo e trasparente che lentamente si adagiava ai miei piedi. Ero quasi rapita da quel leggero sciacquerei quando sentii una voce alle mie spalle. “ Scusa, non è che per caso hai visto un cellulare? L’ho perso da queste parti poco fa” , chiese, “ No, risposi, sono qui da poco, ma non l’ho visto, se vuoi puoi darmi il numero, sentiamo se squilla”. Feci il numero e infatti iniziò a suonare poco più in là, le era caduto tra gli scogli ed era rimasto incastrato, fortunatamente senza cadere in acqua. Lo recuperammo e ci sedemmo a fare due chiacchiere. Dopo un po’ dovevo rientrare, facemmo un pezzo di strada insieme, poi lei si incamminò verso la Pinetina ed io tornai allo stabilimento balneare dei miei. La sera stessa mi chiamò “ Scusa, sono Giovanna, visto che siamo sole solette e qui non c’e anima viva, mica ti andrebbe domani mattina di fare una camminata insieme ? “, “ Perché no, risposi , troviamoci allo Scoglietto e facciamo un’escursione fino al Faro “. L’indomani, come stabilito, ci trovammo e ci dirigemmo al Faro. Una bella e stancante camminata ma Giovanna era molto simpatica e cordiale, parlammo e ridemmo quasi fossimo vecchie amiche. Al rientro ci fermammo a fare un tuffo allo scoglietto e ad asciugarsi al sole. Mi soffermai a guardare il suo corpo perfetto, la sua abbronzatura, i suoi lunghi capelli neri. Per la prima volta provai qualcosa di molto simile all’attrazione. Strano, ma mentre eravamo sdraiate , sentivo il desiderio che mi si avvicinasse e mi accarezzasse. Mi alzai e mi tuffai di nuovo, lei mi raggiunse. “Che bello, qui nessuno ci disturba, possiamo anche fare il bagno e prendere il sole integrale” disse, togliendosi la parte superiore del bikini e lanciandolo sugli scogli. Anch’io lo feci e poi mi tolsi anche lo slip” Libertà assoluta” esclamò togliendosi tutto anche lei. L’acqua era un po’ freddina, i miei capezzoli si indurirono e la mia pelle abbronzata si accapponava un po’. “Hai freddo?” , mi chiese, “ Diciamo che non ho proprio caldo, ma va bene così”, risposi ridendo. Anche i suoi capezzoli erano turgidi come i miei, ma, e questo lo capii di lì a poco, non per l’acqua fredda. Forse la chimica fece il resto. Mi si avvicinò abbastanza da cingermi la vita con le gambe, galleggiando attaccata al mio corpo. Sentii uno strano calore pervadermi, i battiti aumentare... chiusi istintivamente gli occhi. Forse le avevo dato inconsciamente il segnale giusto,. Mi si avvicinò ancora spingendo il suo corpo al mio. Mi lasciai andare, sentivo che anch’io volevo quella cosa lì. Le nostre gambe si avvinghiarono e sentii la sua figa contro la mia, mentre ci baciavamo con passione. Non l’avevo mai fatto con una donna e neppure avrei mai pensato che il mio corpo desiderasse così tanto il corpo di una donna, ma così era. E mi piaceva da morire. Spingevamo l’una contro l’altra al ritmo delle onde del mare, quasi in assenza di gravità, accarezzandoci e baciandoci come fosse la fine dell’universo. Insaziabili ci avvolgevamo in una danza perversa che ci regalava orgasmi incredibili. E continuammo fino a non poterne più. Poco dopo uscimmo dall’acqua, senza dire niente, come fosse stata la cosa più naturale del mondo. Ci conoscevamo da così poco, ma evidentemente qualcosa era scattato subito, forse anche Giovanna aveva avuto la mia stessa sensazione quando ci eravamo viste per la prima volta, forse i corpi si parlano, o forse ... non lo so, ma sentivo ancora forte la voglia di proseguire. “Dai, vieni con me”, disse. La seguii, stavamo andando a casa sua. “ Vieni, entra, qui possiamo stare più comode, sono sola fino a domenica” . Avevamo ancora i capelli bagnati. Mi porto in camera e fu lì che assaporai tutto quello che non mi aveva ancora fatto provare. Si piegò con la testa tra le mie gambe ed iniziò a baciarmela, a succhiarmela e poi a leccarmela con una delicatezza infinita. Godevo come una pazza. Volevo che anche lei provasse quello che provavo io. La trascinai sopra di me ed avvicinai le labbra alla sua figa. Più o meno avevo capito cosa fare e lo feci bene, perché anche lei godeva. Mi venne in bocca. Sentivo il suo liquido sulle labbra e lo succhiavo. Poi facemmo ancora l’amore, anzi, scopammo, perché amore non era, era sesso puro e ci andava bene così. Alternavamo l’amplesso a ricche slinguate. Lei era molto esperta ed io imparavo velocemente, tanto che lei pensò che ci avessi già rifatto. Mi piaceva da morire, il mio desiderio era solo quello di non smettere mai. Quando si alzò dal letto ebbi quasi paura che fosse finita lì, invece il gioco stava per farsi ancora più eccitante. “ Adesso ti faccio impazzire, devi godere come una porca”, disse mostrandomi un grosso affare che altro non era che un doppio vibratore. “ Voglio farti provare una vera scopata infinita” . Se lo infilò nella figa e tenendo in mano un telecomando, mi penetro’ lentamente, spingendomelo dentro fino infondo. “Scopiamoci, scopiamoci adesso” sussurro baciandomi. Mentre quel grosso cazzo vibrava noi spingevamo l’una contro l’altra come due pazze. Era fantastico, raggiunsi subito l’orgasmo... passava il tempo e noi continuavamo a spingere godendo. Aumentò il tuono della vibrazione ed era ancora più bello. Mi baciava sul collo, accarezzava il mio corpo e continuavamo a scopare... Mi teneva per le chiappe ed io me la comprimevo addosso, sempre di più... la sua lingua con la mia, i nostri gemiti che si univano, i corpi sudati e la voglia di non smettere più. Scopammo per tutto il giorno, con e senza il vibratore. Mi piaceva un sacco quando ci intrecciavamo e strofinavamo le nostre fighe l’una contro l’altra, era veramente fantastico. Oramai l’iniziazione era fatta , c’era solo da pensare a godere e continuare a regalarci amplessi. Che spettacolo aver conosciuto Giovanna !!! La sera ci lasciammo dandoci appuntamento a casa sua per il mattino successivo. Senza tante parole riprendemmo i nostri giochi, sempre più intensi ed eccitanti. Scopavamo come due troie, lei era delicatissima, ma il suo ruolo era il maschio, io la donna. Mi piaceva questo gioco dei ruoli, mi stuzzicava ancora di più. Anche il secondo giorno fu tutto dedicato a godere, senza sosta e senza inibizioni. Mi prese anche dietro, con un dildo più piccolo perché non avevo mai avuto un rapporto anale. Mentre mi penetrava il culo mi sditalinava ed io godevo. Poi lo feci a lei che urlava “ Rompimi”. E poi riprendemmo di nuovo a leccarci a vicenda. Però quando sentivo la sua figa spalmarsi sulla mia, provavo proprio qualcosa di pazzesco. C’è l’aveva bella grossa e quando godeva diventava ancora più eccitante. Mi piaceva molto di più di una penetrazione. Il mio bacino impazziva. Stavamo sedute una di fronte all’altra sul letto e ci comprimevamo in un corpo a corpo con piccoli movimenti rotatori , appiccicate come due ventose, sborrando copiosamente e più ci bagnavamo e più aumentava il godimento. Trascorremmo un’intera settimana di sesso lesbico inventando sempre nuovi giochi erotici per raggiungere sempre il massimo. Giovanna era stupenda, tra noi c’era complicità sessuale senza morbosità. Ma ci rendemmo presto conto che non potevamo fare a meno di cercarci e di fare sesso, il nostro rapporto iniziava ad avvicinarsi troppo ad un rapporto quasi sentimentale , i nostri corpi erano sempre una cosa sola e ci rendemmo conto che non potevamo più fare a meno l’una dell’altra. Erano i nostri corpi ad essere innamorati, non la nostra mente. Per evitare troppi coinvolgimenti, Giovanna ebbe un’idea geniale, intrigare anche un maschio nei nostri incontri. Fu veramente quello che serviva, altrimenti il nostro rapporto ci avrebbe portate dov’è nessuna delle due avrebbe voluto. Lui era Stefani, un aitante studente di architettura che si unì volentieri ai nostri giochi ristabilendo i ruoli che si erano un po’ confusi. I nostri incontri proseguono tuttora in tre, a volte in quattro e... provare per credere !!! Io e Giovanna ci uniamo mentre loro ci ammirano e ci toccano, poi, ad ognuna il suo cazzo.
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