La psicoterapia

di
genere
incesti

A quaranta anni la mia vita era un inferno. Divorziata con un figlio di diciotto anni che sin dalla pubertà aveva manifesta seri problemi caratteriali.
Svogliato, disinteressato passava le giornate a letto senza volere o desiderare niente.
Le visite neurologiche non avevano portato a niente così un giorno, su consiglio di una conoscente, mi ero rivolta ad una psicologa. “È un po’ stravagante ma è molto brava” mi aveva avvertito.
Dopo i primi colloqui mi aveva convinto ad intraprendere una terapia familiare così per alcuni mesi ci recammo insieme da lei per parlare dei nostri problemi. Veramente ero io che parlavo Marco interveniva raramente, tanto che ad un certo punto non venne più.
“Suo figlio presenta sintomi da stato depressivo ma sono sicura che più che depresso sia profondamente demotivato.” Mi disse alla fine di un colloquio.
“Cosa pensa che si possa fare?”
“La terapia familiare non ha funzionato, visto che Marco diserta le sedute, le propongo di continuare con lei. Vorrei capire cosa può aver causato il blocco di suo figlio.”
“E pensa di capirlo con me?”
“Sicuramente la separazione dei genitori può essere un motivo ma da sola non basta giustificare questo quadro clinico, certamente c’è qualcos’altro.”
“Va bene se pensa che possa servire.” acconsentii.
Avrei fatto qualunque cosa pur di uscire da questa situazione. Le risorse non mi mancavano e neanche il tempo.
Durante i colloqui successivi indagammo sulla mia vita sessuale. Non che ci fosse molto da dire avevo ricevuto un’educazione molto rigida per cui a parte il periodo del matrimonio non avevo molto da raccontare.
“Pensa che nel fallimento del suo matrimonio c’entri qualcosa la sua inibizione sessuale?”
Mi chiese la dottoressa a bruciapelo.
“Non saprei…Non ci ho mai pensato.” risposi.
“Bene.. anzi male. Ci pensi. E attualmente come si regola?”
“Come mi regolo in che senso?”
“Come soddisfa i suoi impulsi. Ha delle avventure, si masturba?”
“No! Avventure non sono il tipo per quanto riguarda la masturbazione qualche volta è successo ma di rado… Poi mi sento un po’ in colpa.” risposi di getto.
“Ho capito.” disse “Per la prossima parleremo della separazione da suo marito.”
Durante il colloquio successivo dovetti ammettere che il mio atteggiamento di chiusura verso il sesso aveva contribuito a spingere mio marito fra le braccia di un’altra donna. Questa nuova consapevolezza mi depresse alquanto.
Decisi che avrei fatto un’ultima seduta e poi avrei lasciato la psicoterapia perché i suoi esiti cominciavano ad essere abbastanza dolorosi. Non me la sentivo alla mia età di rimettere in discussione tutta la mia vita.
Una mattina, dopo la doccia, portai la colazione a Marco che se stava in pigiama sul letto come al solito.
Mentre stavo andando via l’accappatoio si impigliò al bordo del letto e per un attimo mi scoprì le gambe e la pancia. Mi ricomposi velocemente ma non potei far a meno di notare che la cosa gli aveva provocato un’immediata erezione.
Mi sentii in grande imbarazzo.
“Non c’è niente di strano” commentò la dottoressa. “È normale che un ragazzo si ecciti vedendo le parti intime di una donna. La cosa anzi è decisamente positiva, vuol dire che suo figlio un interesse ce l’ha e molto evidente. Solo che non trova il modo di esprimerlo.”
“Ma io sono sua madre.” esclamai.
“Sì certo lei è sua madre. Sarebbe normale che suo figlio fosse attratto da donne fuori casa ma suo figlio è bloccato.”
“Da cosa?”
“Dal fatto che nella pubertà, quando tutti hanno pulsioni sessuali sulla propria madre, il clima sessuofobico in cui viveva abbia bloccato il normale sviluppo sessuale.”
“Ma non si devono avere impulsi verso la propria madre. Ci sono regole precise..” ero sgomenta.
“Signora le regole si danno proprio perché ci sono gli impulsi, altrimenti non avrebbero senso. Nessuna regola ci impedisce di dare testate nel muro proprio perché nessuno ha voglia di dare testate nel muro. Dopo di che le regole valgono quello che valgono. Servono a farci vivere meglio non ad impedirci di vivere.”
“Non capisco…” ero disorientata.
“Bisogna considerare sempre il contesto, ciò che è giusto in certi casi non lo è in altri. Le proibizioni servono ad arginare alcuni comportamenti ben sapendo che comunque non potranno mai fermarli. Le hanno inculcato delle regole in maniera così rigida che le hanno impedito di vivere regolarmente la sua vita e Marco ne paga le conseguenze.”
“E adesso…”
“E adesso lei deve camminare con le proprie gambe. Decidere di volta in volta ciò che è giusto e sbagliato. Si ricordi è lei che deve deciderlo sulla base di quello che sente e che prova.”
“Non so se sarò in grado…”
“Sì che lo è. Ormai ha gli strumenti per discernere. Io non posso fare di più, non posso decidere io per lei quello che è giusto e quello che è sbagliato; lo deve fare da sola. Vedrà che troverà da sola la strada per sbloccare suo figlio.”
Me ne tornai a casa confusa ma anche consapevole che d’ora in poi avrei governato la mia vita.
Durante il tragitto di ritorno scoprii di avere dentro di me la forza e la determinazione per gestire gli avvenimenti.
I miei genitori mi avevano impedito di affacciarmi alla vita con i normali desideri di una donna e questo mi aveva impedito di vivere una vita normale ma adesso basta avrei deciso da sola.
Come per incanto i tabù, le paure e i sensi di colpa scivolarono via da me facendo emergere una nuova donna decisa e determinata. Non sapevo ancora in che modo ma avrei dato una svolta alla mia vita ma sentivo che sarebbe successo.
La mattina dopo mentre stavo portando la colazione a Marco mi venne da pensare “Se è il corpo di una donna che vuole vedere che lo veda pure. Anche se è quello di sua madre. Se questo serve a scuoterlo dal suo torpore che sia!”
Mi allentai la cinta dell’accappatoio ed entrai.
Il suo sguardo fu subito calamitato dagli sprazzi che l’accappatoio lasciava liberi al suo sguardo e, come potei notare, l’erezione fu immediata.
Poggiai il vassoio sul comodino, feci qualche commento sul disordine della stanza poi mi girai e me ne andai.
Mi sentii felice del risultato raggiunto e anche eccitata tanto che decisi da darmi un po’ di piacere da sola.
Andai in camera mia e mi stesi sul letto. Questa volta avevo deciso di farlo con piena consapevolezza.
Mi accorsi con piacere di essere bagnata. Le dita scorrevano lentamente nella mia intimità e continuai a con quel ritmo finché non riuscii a trattenermi e raggiunsi l’orgasmo.
Per la prima volta non provavo vergogna o sensi di colpa, mi ero masturbata e avevo goduto, mi sentivo meglio.
Cominciai anche ad essere più disinvolta per casa, niente di particolare ma piccole cose.
Marco continuava ad essere apatico a parte quando riusciva a sbirciare sotto l’accappatoio così decisi di forzare un po’ la mano.
Una mattina mi sedetti sul bordo del letto, l’accappatoio copriva e non copriva.
La sua erezione era alquanto evidente e non vidi motivo di non parlarne.
“Ti succede spesso?” gli chiesi.
“Cosa?” rispose
“Di avere quel bozzo.” gli risposi sorridendo.
“Ma mamma…” era scandalizzato.
“Non è che non si vede…”
Cercò di coprirsi.
“Non devi mica vergognarti” lo rimproverai. “Se c’è è un buon segno.”
Leggevo la meraviglia nei suoi occhi.
“Non abbiamo mai parlato di queste cose…”
“Forse abbiamo fatto male. Bisogna cambiare un po’ di cose in questa casa.”
“Del tipo?”
“Del tipo che non dobbiamo più vergognarsi di quello che proviamo. Io adesso so bene che vorresti.”
“E cosa è che vorrei?”
“Vorresti masturbarti. E non c’è niente di male in questo.”
“Ma come mi avete sempre detto che non si doveva fare… che era un peccato gravissimo.”
“Sì è vero ma devo confessarti che abbiamo sbagliato. Non è un peccato gravissimo e neanche un peccato, è un normale istinto.”
Dicendo ciò gli avevo poggiato una mano sul bozzo e sentivo che con il bacino premeva verso l’alto.
Realizzai che il contatto gli piaceva davvero.
“Guarda per dimostrarti che non è peccato ti aiuto io.”
Mi guardò sbalordito.
Gli sfilai i pantaloni del pigiama e l’uccello venne fuori in tutta la sua esuberanza.
Lo impugnai. “Ti piace se lo tocco così?”
“Siii..”
“E se faccio così?” Cominciai un lento movimento su e giù.
“È bellissimo…”
Un copioso getto di sperma mi bagnò la mano seguito da altri meno intensi.
“Visto? Non abbiamo fatto nessun peccato l’unica cosa che abbiamo ottenuto è che tu ti senti più rilassato.”
“Accidenti se è stato bello!” commentò.
“Bene. Ora riposa un po’”.
Lasciai la stanza soddisfatta.
Seduta in cucina cercai di razionalizzare quanto successo.
Marco era bloccato a causa di una educazione troppo repressiva. Non avrebbe mai potuto rapportarsi con una donna a causa delle insicurezze che lo divoravano. L’unica donna che poteva aiutarlo ero io e dato che io amavo mio figlio avrei fatto qualunque cosa.
Marco era un po’ frastornato ed era normale vista l’inversione di rotta nel mio comportamento. Feci passare qualche giorno poi la mattina tornai da lui con l’accappatoio semi aperto.
La reazione fu immediata.
“Fermati un po’ con me. Ti va?”
Mi sedetti sul bordo, notai che il suo sguardo era calamitato da un seno che spuntava dall’accappatoio.
“Guardi le tette della mamma?”
“Scusami… Non volevo…”
“Dai sciocchino non c’è niente di male. In fondo le hai succhiate per parecchio tempo anche se ovviamente non ti ricordi.” Gli risposi lasciando il seno in bella mostra.
“Visto da questo punto di vista….” commentò ma non abbassò lo sguardo.
Mi resi conto che i capezzoli si erano induriti, in fondo questa sena di seduzione non mi lasciava indifferente.
Mi sistemai l’accappatoio senza peraltro nascondere molto.
Marco cominciò a toccarsi l’uccello da sopra il pigiama.
“Liberalo dai pantaloni ti darà meno fastidio.” gli suggerii.
Non si fece pregare.
Glielo accarezzai. “Così va meglio?” domandai.
“Oh sì. Molto meglio” rispose in un soffio.
Cominciai a masturbalo mentre con l’altra mano presi una delle sue e me la portai sul seno.
Cominciò a strizzarlo con foga. “Piano tesoro…”
Cercò di trattenersi ma senza grandi risultati, quando venne dette una stretta vigorosa che non mi lasciò indifferente.
“ Che bello…” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
“Bene ora riposati un po’” mi alzai e feci per andarmene.
“Dove vai?” mi chiese.
Era la prima volta che mostrava interesse per quello che facevo. Buon segno.
“Vado un po’ in camera mia. Ho bisogno di stare un po’ da sola.”
Mi sorrise.
Arrivata in camera mi tolsi l’accappatoio e mi sdraiai sul letto, avevo la mano ancor bagnata di sperma.
Me la passai fra le gambe. Mi masturbai con grande piacere.
Una mattina ero in bagno, di solito non chiudevo a chiave perché Matteo ha un bagno per se, ero appena uscita dalla doccia, la porta si aprì e lui entrò.
“Come sei bella…” esclamò vedendomi per la prima volta completamente nuda.
Non feci nulla per coprirmi anzi gli tesi le braccia. “Vieni abbracciami.”
Mi strinse forte a se.
“Volevi qualcosa?” gli domandai.
“Ti stavo aspettando… Visto che non arrivavi…”
Lo strinsi forte anch’io.
“Perché non ti spogli pure tu, così potrai abbracciarmi meglio.” gli suggerii.
Non ci mise molto a togliersi il pigiama.
Eravamo nudi e abbracciati, le sue mani percorrevano il mio corpo. Ero felice perché il mio nuovo stile di vita cominciava ad avere gli effetti desiderati.
Intanto sentivo il suo coso duro premermi sulla pancia.
Mi staccai da lui e glielo carezzai poi presi una decisione.
“Vieni siediti qui, mamma vuol farti provare una cosa nuova”. Lo feci sedere sul bordo della vasca e mi inginocchiai.
Non l’avevo mai fatto e, anzi non avevo mai pensato di farlo, ma in quel momento mi sembrò la cosa giusta da fare.
Cominciai dandogli piccoli baci poi usai la lingua. Ogni tanto alzavo lo sguardo e vedevo il suo viso in estasi questo mi dette la forza di prenderlo tutto in bocca.
Provai una sensazione strana all’inizio ma poi ci presi gusto e fui quasi sorpresa quando fui investita dai suoi fiotti di sperma.
“Che bello! Bellissimo…”
Mi abbraccio i fianchi e cominciò a baciarmi la pancia.
Non ero rimasta indifferente, sentivo colarmi fra le gambe i segni dell’eccitazione. Lo feci alzare e lo abbracciai.
“Ti è piaciuto vero?” gli domandai.
“Tanto mamma… è stato bellissimo…” le sue mani percorrevano il mio corpo, mi scostai un po’ e gli feci infilare una mano le mie gambe.
“Sei tutta bagnata…”
“Sì tesoro, la mamma è eccitata. Te la senti di farla felice?”
“Sì dimmi cosa devo fare…”
“Muovi la mano lentamente…Sì…così…” Strinsi le cosce imprigionando la sua mano che sfregava sulla mia vagina e in breve ebbi un orgasmo.
“Bravo… sei stato proprio bravo.”
Mi guardò soddisfatto.
“Ora che dici di fare la doccia. Poi se vuoi andremo a fare colazione al bar. Ti va?”
“Sì è una bella idea.”
Era la prima volta che accettava di uscire con me e ne fui soddisfatta.
Facemmo colazione seduti all’aperto e poi lo lasciai dato che avevo da fare delle commissioni.
Ero soddisfatta di me. Il mio cambiamento aveva cominciato a dare i suoi frutti.
Fino a una settimana fa’ non avrei mai immaginato che gli eventi avrebbero preso questa piega ma, visti i risultati ne ero contenta. Marco si era come svegliato dal suo torpore, c’era ancora della strada da fare ma tutto si sarebbe risolto per il meglio.
In cuor mio sapevo che presto avremmo finito per fare l’amore in modo completo ma questo non mi spaventava più.
Incesto. Questa parola qualche tempo prima mi spaventava ora era solo una parola senza significato.
Se mio figlio doveva rientrare dentro di me per rinascere io mi sarei prestata volentieri anzi lo volevo . Volevo che rientrasse e poi ricominciare con lui una vita piena di amore senza proibizioni ne tabù.
Dedicai la giornata allo shopping, acquistai biancheria intima qualche abito, tutte cose che da tempo non entravano nel mio guardaroba.
Tornai a casa nel tardo pomeriggio, quando arrivai Marco mi venne incontro, era la prima volta che lo faceva, e mi abbracciò.
Lo baciai sulle labbra e lui ricambiò .
“Questa sera avrei voglia di mangiare qualcosa di buono.” Anche questo era un buon segno, di solito era completamente disinteressato al cibo.
Colsi l’occasione al volo.
“Che ne dici di andare fuori a cena?” proposi.
“Sì! Mi piace l’idea.”
Cenammo in un ristorantino tranquillo, fu una cena che non esito a definire romantica.
Tornati a casa Matteo manifestò la sua soddisfazione per la bella serata.
“Ho avuto una bella idea. Non pensi che merito un bacio.”
Si avvicinò e fece per baciarmi sulla guancia.
“Voglio un bacio vero.” gli dissi.
Era un po’ impacciato, così l’attirai a me poggiai le mie labbra sulle sue. Dopo qualche secondo sentii la sua lingua farsi strada nella mia bocca e fui felice di contraccambiarlo.
“Che bello. Mi piace di più così.” sussurrò.
“Anche a me piace di più. Che ne dici se andiamo in camera e lo facciamo ancora?”
“Magari. È una bellissima idea.”
Lo presi per mano e trascinai in camera da letto.
Riprendemmo a baciarci.
“Se ci sdraiamo sul letto staremo più comodi.”
Era emozionato.
“E si ci togliamo i vestiti lo saremo ancora di più.” aggiunsi.
Nudi sul letto continuammo a baciarci per un bel po’.
Sentivo la sua erezione premermi sulla pancia.
Lo guardai negli occhi.
“Hai voglia di entrarmi dentro?”
“Oh mamma tanta. Non osavo chiedertelo…”
“Ne tanta voglia anch’io sai.”
Lo guidai dentro di me. Quando fu completamento dentro lo tenni fermo.
“Ti piace tesoro?”
“Sì! È bellissimo…”
“Ora muoviti piano…”
Cercò di controllarsi ma l’emozione era così forte che non riuscì a trattenersi.
“Sì! Così …Va bene così…Vieni pure dentro la mamma…Dai….”
Si irrigidì di colpo ed il suo orgasmo trascinò anche me.
“Bravo tesoro…Hai fatto felice anche la mamma…Era da tanto che non succedeva…”
Ci baciammo per un bel pezzo.
“Dormi con me.” gli proposi.
Ne fu felice.
Ci svegliammo abbracciati. Ora che tutto era successo mi sentivo felice.
“Sono affamata!” dissi.
“Anch’io!”
“Resta pure a letto vado a preparare la colazione.”
Tornai con il vassoio e la colazione per due.
Facemmo colazione a letto. Matteo non riusciva a togliermi gli occhi di dosso.
Finimmo e misi via il vassoio, l’attirai a me.
“Lo facciamo di nuovo?” gli chiesi.
“Sì! Ne ho tanta voglia.” mi implorò.
“Anch’io ne ho tanta voglia.” Era vero, la mia sessualità si era risvegliata e dopo tanta astinenza non ero mai sazia.
Non perdemmo temo con i preliminari, me lo mise subito dentro e cominciò a spingere come un martello.
Mi riempiva ad ogni colpo.
“Sì! Così…Così… Dai non ti fermare…Dai che vengo…”
Stavolta m’aveva scopato alla grande.
Glielo dissi e ne fu molto fiero.
Rimanemmo per un bel po’ sdraiati in silenzio. Ripensai a quanti cambiamenti erano avvenuti in una settimana.
Marco si era alzato e, dopo essere andato in bagno, venne a sedersi ai miei piedi.
Mi accorsi che toglieva gli occhi dalla mia passera.
“Vieni a vederla da vicino” gli suggerei aprendo meglio le gambe.
Non se lo fece dire due volte.
Le sue dita percorrevano delicatamente l’interno delle mie cosce.
“Perché non gli dai un bacino?” mi era presa la voglia di essere leccata.
All’inizio erano timidi baci poi la sua lingua cominciò ad esplorare la mia carne con sempre più passione. Sentivo montare l’orgasmo.
“Dai… Non ti fermare adesso…Più su …Ecco vengo…” strinsi le gambe intorno alla sua testa come per risucchiarlo dentro poi mi abbandonai esausta.

di
scritto il
2011-08-07
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