Il Galletto
di
aries
genere
incesti
La vita fino ad allora era trascorsa tranquilla, nonostante suo padre li avesse lasciati ormai da cinque anni, non si può dire che le cose andassero male.
Sua madre Francesca era una donna colta e di larghe vedute e aveva con Andrea un rapporto aperto ed affettuoso.
Va da sé che Andrea un po’ era innamorato di questa madre che a quarant’anni era ancora molto dolce e molto bella, di una bellezza discreta.
Il padre aveva lasciato rendite importanti e quindi un benessere economico che aveva contribuito a rendere la sua assenza meno traumatica.
I primi anni Francesca aveva frequentato degli uomini scatenando la gelosia di Andrea poi, negli ultimi due anni nessuno era più venuto a prenderla per portarla a cena.
Andrea, speranzoso, ne aveva chiesto a sua madre il motivo e lei aveva risposto che trovava i suoi corteggiatori noiosi o interessati solo alle loro rendite.
Andrea ne era stato felice. Non voleva altri uomini dentro casa e, soprattutto, voleva sua madre tutta per se.
Fu con una certa sorpresa che accolse la notizia che lei aveva intenzione di prendere una donna di servizio.
Ho bisogno di una persona che mi dia una mano, la casa è grande e non ce la faccio più a fare tutto da sola. Ho pensato anche potrebbe dormire qui con noi. Il posto non manca.
Andrea non fu entusiasta di questa presenza ma trovò le ragioni di sua madre comprensibili.
Qualche giorno dopo fece la conoscenza di Elena, una donna romena tra i trenta e i quarant’anni, spigliata e dai modi accattivanti.
Vivendo insieme, nei giorni successivi, non poté fare a meno di notare che aveva uno strano fascino, da giovane doveva essere stata molto bella anche se mostrava i segni di una vita faticosamente vissuta.
Con sua madre Elena mostrava molta confidenza, una volta non visto sentì lei chiamarla Eliosha, cosa che un po’ lo indispettì.
Ma fu il giorno che tornò a casa prima de previsto che capì cosa legava le due donne.
Passando davanti la camera di sua madre, dalla porta socchiusa, vide questa seduta a piedi del letto con la testa rovesciata all’indietro, nuda e, inginocchiata ai suoi piedi, Elena che la leccava fra le gambe.
Frastornato non riusciva togliere gli occhi dalle due donne. Il corpo bianco di Elena e il suo bellissimo culo, il seno di sua madre che si agitava in preda al piacere lo portarono all’orgasmo.
Si ritirò in camera sua esausto e bagnato di sperma con quella immagine piantata nel cervello, né riuscì a togliersela nei giorni successivi.
Non poteva fare a meno di pensarci e, quando ci pensava, non poteva fare a meno di masturbarsi.
A Francesca non sfuggì il turbamento del figlio ma non riusciva a capirne il motivo, provò a sondare il terreno, ipotizzò anche che Andrea avesse preso una sbandata per qualche sua compagna di studi.
Andrea da parte sua era evasivo e Francesca cominciò a preoccuparsi, finché un pomeriggio Andrea decise di confidarsi con Francesca, in fondo il loro rapporto era sempre stato franco.
“Sai” iniziò a dirle “credo d’aver capito che fra te ed Elena ci sia più di quando sembra”.
“Che intendi dire?” rispose Francesca allarmata.
Andrea andò a sedersi sul divano vicino a lei. “Ecco l’altro giorno sono tornato un po’ prima e …”
“Intendi dire lunedì?” Francesca aveva capito ed era ammutolita.
“Vedi mamma non voglio giudicarti anzi. Fai bene a vivere la tua vita… Ecco quello che volevo dirti è che non ti devi nascondere… sei a casa tua se ti trovi bene con Elena e giusto che stiate insieme … non ti devi nascondere”.
Francesca abbracciò suo figlio.
“Sei molto caro sai. Mi togli un peso… Non so cosa mi sia preso, non devi giudicarmi male, ma non ho saputo resistere a fascino di Elena…”
“Non devi giustificarti”. la rassicurò Andrea.
“Sono felice che tu sia così aperto di vedute”.
Qualche sera dopo Francesca e Andrea erano sul divano a vedere la televisione, Elena si avvicinò e si sedette vicino a Andrea.
“Sai” esordì “tua madre mi ha raccontato quello che le hai detto. Sei proprio un bravo ragazzo”.
Andrea guardò sua madre che gli sorrise.
“Posso chiederti una cosa?” continuò Elena.
“Sì certo”
“Puoi anche non rispondermi”.
“Dimmi cosa vuoi sapere”.
“Ecco… cosa hai provato quando ci hai visto e cosa hai visto”.
Andrea raccontò l’accaduto cercando di trovare le parole adatte.
“Accidenti…” concluse Elena guardando Francesca “Siamo due bombe del sesso se abbiamo fatto questo effetto a Andrea”.
“Dai Eliosha, è un ragazzo a diciotto anni queste cose non capitano tutti i giorni”.
“Senti” continuò Elena sempre rivolgendosi a Andrea “Se vuoi puoi non rispondermi, ce l’hai la ragazza?”.
“Proprio ragazza non direi”.
“Ho capito, sei ancora un pulcino”.
“In che senso?” chiese Andrea.
“Nel senso che non sei ancora un galletto” concluse Elena sorridendo.
Andrea arrossì.
Francesca lo abbracciò.
“Non te la prendere troppo. Per queste cose ci vuole tempo. Quando sarai pronto succederà vedrai”.
“Ma io sono pronto…” disse Andrea sconfortato.
Elena gli passò una mano fra i capelli.
“Sì vedrai accadrà presto. Ogni paese ha le sue usanze”. Proseguì Elena.
“Che vuoi dire?” le chiese Francesca.
“Vedi” rispose Elena mettendo un braccio sulle spalle di Andrea “Dal paese dove vengo io le cose vanno in un altro modo”.
“In che senso?” Francesca incuriosita e anche Andrea.
“Nel senso che quando i ragazzi iniziano ad avere i primi impulsi sono le mamme che svezzano i pulcini”.
“Ma dai non posso crederci… “esclamò Francesca. Andrea rimase a bocca aperta.
“Sì è una antica usanza, sai in quei posti non sono molto evoluti, sono contadini. Però è sicuramente una tradizione di origine matriarcale”.
Francesca era senza parole. “Da noi sarebbe impensabile” concluse.
“Non credere “replicò Elena” Non si può mai dire. Non sono cose che vanno a raccontare in giro. Anche da noi tutto avviene in maniera riservata. Però da certe occhiate, certe frasi buttate lì si capisce”.
“Sì forse sono antiche tradizione ma non capisco che scopo abbiano? Al giorno d’oggi poi…”
“Non so, però se ci pensi bene la cosa ha una sua logica. Le prime volte gli uomini sono ansiosi ed insicuri chi meglio della madre può rassicurarli? Se sono loro a trasformare il pulcino in galletto questo avverrà in maniera tranquilla e senza traumi. Una madre è premurosa e non farà mai sentire inadeguato il proprio figlio. Non credete? “
La domanda rivolta ai due fece si che Andrea e Francesca si guardassero negli occhi. Passò come una scarica elettrica fra i due.
Francesca fu la prima a riprendersi e non poté fare a meno di chiedere a Elena.
“Dimmi Eliosha” chiese guardando Elena dritta negli occhi “tu hai un figlio, non dirmi che … lo hai trasformato tu in galletto”.
“Te l’ho detto non sono cose che si vanno a raccontare in giro ma, visto come stanno le cose fra noi. Sì l’ho trasformato io in galletto.”
Francesca rimase turbata ma anche molto intrigata da quella affermazione tanto che non riuscì a trattenersi.
“E come è stato.. Cioè cosa hai provato tu?”
“È stato molto bello, dolce e anche molto normale. Quando Nicolaj aveva sedici anni mi accorsi che cominciava a dare segni di inquietudine così una mattina che eravamo soli in casa lo chiamai e lui si infilò nel mio letto. Durò un paio di mesi e divenne un uomo”.
Andrea era frastornato da quelle rivelazioni, si immaginava al posto di Nicolaj, pensava a sua madre ebbe un erezione che non sfuggì ad Elena.
“Il pulcino si sta svegliando” disse passando un dito lungo il rigonfiamento della patta.
“Andrea non dirmi che vorresti…” sussurrò Francesca.
Elena indicò la patta di Andrea.
“Eccola la risposta”.
Quella donna aveva un enorme ascendente su Francesca. Il suo racconto era bastato a mettere in crisi i suoi convincimenti, con lei tutto sembrava possibile. Le aveva fatto ritenere normale fare l’amore con una donna e le faceva sembrare normale farlo con suo figlio.
Probabilmente era capace di leggerle in fondo al cuore e sapere quello lei desiderava senza sapere lei stessa di volerlo.
Nei giorni successivi Francesca apparve pensierosa, ogni tanto ripensava a quanto si erano detti quella sera. Da una parte le sue convinzioni la portavano a considerare quella usanza una barbarie dall’altra c’era come un richiamo ancestrale, qualcosa di viscerale che la portava a considerarla possibile.
Andrea, che in fondo era sempre stato innamorato della madre ma non aveva mai ritenuto possibile un rapporto con lei, ora a seguito di quei discorsi, si struggeva all’idea di dare corpo alle sue più riposte fantasie.
Elena da parte sua non tornò più sul l’argomento ma sentiva che qualcosa stava per succedere.
E infatti successe. Un pomeriggio Andrea entrò nella stanza di Francesca per informarla che quella sera non sarebbe tornato per cena, ma quando vide la madre che indossava una leggera sottoveste nera, rimase senza parole. Francesca accortasi del suo turbamento lo abbracciò.
Un bacio e persero la testa entrambi, tutto avvenne in un attimo. Andrea le scivolò fra le gambe e subito dentro di lei sciogliendosi come un ghiacciolo.
Francesca lo coccolò a lungo finché, frastornato, Andrea non sprofondò addormentato.
Era stata decisamente un’esperienza emozionante per entrambi e Francesca decise di prodigarsi nell’educazione di suo figlio con grande impegno e disponibilità.
Andrea non perse occasione per ripetere quell’esperienza, appena si trovava solo con lei si gettava fra le sue braccia.
Francesca lo incoraggiava e guidava i suoi movimenti. Stingi piano il seno… Il capezzolo invece puoi strizzarlo… Piano non mordere devi succhiare. e via dicendo, cercando di incanalare l’ardore di Andrea.
La sera poi Francesca ed Elena, dopo aver fatto l’amore, rimanevano sveglie fino a tardi a parlare dei progressi di Andrea.
Una domenica mattina Andrea decise di portare il caffè alle due donne ancora addormentate.
Preparò il vassoio e bussò alla porta.
Che bello! esclamarono contente. Questo ragazzo ci vizia aggiunse Elena invitandolo a raggiungerle sul lettone.
Le due donne erano a malapena coperte dal lenzuolo che, nel trambusto per sistemare il vassoio, finì ai piedi del letto mettendo a nudo le loro grazie.
“Allora pulcino, mi ha detto tua madre che hai fatto grandi progressi” esordì Elena dopo il caffè accarezzando la patta di Andrea.
Andrea annuì guardando la madre che sorrideva compiaciuta.
Vediamo” concluse Elena” ti va di farlo con me?”
Andrea guardò Francesca e avuto il suo tacito assenso, si sfilò il pigiama.
Elena lo attirò a sé disponendosi sotto di lui.
Andrea si rese subito che era lei a guidare il gioco spingendolo e dirigendolo dove più desiderava.
Tutti i suoi movimenti erano perfettamente accordati con quelli di lui anche le contrazioni della sua figa erano ritmate a guidare il gioco.
Solo quando fu soddisfatta lo lasciò sfogare a suo piacimento.
E bravo il mio galletto fu il suo commento finale.
“Brava Francesca hai fatto un buon lavoro” concluse baciandola poi si alzò e andò in bagno.
Andrea si raggomitolò fra le braccia della madre che, eccitata da quanto appena successo e spinta anche da una punta di gelosia, cominciò ad accarezzarlo e a coccolarselo.
Non ci volle molto perché Andrea si ritrovasse di nuovo eccitato e con naturalezza le scivolò dentro.
Fu una scopata lenta e decisa che fece gemere Francesca più volte.
Elena sulla porta della camera si godeva la scena e quando Andrea esplose inarcando al schiena sussurrò e bravo il nostro galletto .
Sua madre Francesca era una donna colta e di larghe vedute e aveva con Andrea un rapporto aperto ed affettuoso.
Va da sé che Andrea un po’ era innamorato di questa madre che a quarant’anni era ancora molto dolce e molto bella, di una bellezza discreta.
Il padre aveva lasciato rendite importanti e quindi un benessere economico che aveva contribuito a rendere la sua assenza meno traumatica.
I primi anni Francesca aveva frequentato degli uomini scatenando la gelosia di Andrea poi, negli ultimi due anni nessuno era più venuto a prenderla per portarla a cena.
Andrea, speranzoso, ne aveva chiesto a sua madre il motivo e lei aveva risposto che trovava i suoi corteggiatori noiosi o interessati solo alle loro rendite.
Andrea ne era stato felice. Non voleva altri uomini dentro casa e, soprattutto, voleva sua madre tutta per se.
Fu con una certa sorpresa che accolse la notizia che lei aveva intenzione di prendere una donna di servizio.
Ho bisogno di una persona che mi dia una mano, la casa è grande e non ce la faccio più a fare tutto da sola. Ho pensato anche potrebbe dormire qui con noi. Il posto non manca.
Andrea non fu entusiasta di questa presenza ma trovò le ragioni di sua madre comprensibili.
Qualche giorno dopo fece la conoscenza di Elena, una donna romena tra i trenta e i quarant’anni, spigliata e dai modi accattivanti.
Vivendo insieme, nei giorni successivi, non poté fare a meno di notare che aveva uno strano fascino, da giovane doveva essere stata molto bella anche se mostrava i segni di una vita faticosamente vissuta.
Con sua madre Elena mostrava molta confidenza, una volta non visto sentì lei chiamarla Eliosha, cosa che un po’ lo indispettì.
Ma fu il giorno che tornò a casa prima de previsto che capì cosa legava le due donne.
Passando davanti la camera di sua madre, dalla porta socchiusa, vide questa seduta a piedi del letto con la testa rovesciata all’indietro, nuda e, inginocchiata ai suoi piedi, Elena che la leccava fra le gambe.
Frastornato non riusciva togliere gli occhi dalle due donne. Il corpo bianco di Elena e il suo bellissimo culo, il seno di sua madre che si agitava in preda al piacere lo portarono all’orgasmo.
Si ritirò in camera sua esausto e bagnato di sperma con quella immagine piantata nel cervello, né riuscì a togliersela nei giorni successivi.
Non poteva fare a meno di pensarci e, quando ci pensava, non poteva fare a meno di masturbarsi.
A Francesca non sfuggì il turbamento del figlio ma non riusciva a capirne il motivo, provò a sondare il terreno, ipotizzò anche che Andrea avesse preso una sbandata per qualche sua compagna di studi.
Andrea da parte sua era evasivo e Francesca cominciò a preoccuparsi, finché un pomeriggio Andrea decise di confidarsi con Francesca, in fondo il loro rapporto era sempre stato franco.
“Sai” iniziò a dirle “credo d’aver capito che fra te ed Elena ci sia più di quando sembra”.
“Che intendi dire?” rispose Francesca allarmata.
Andrea andò a sedersi sul divano vicino a lei. “Ecco l’altro giorno sono tornato un po’ prima e …”
“Intendi dire lunedì?” Francesca aveva capito ed era ammutolita.
“Vedi mamma non voglio giudicarti anzi. Fai bene a vivere la tua vita… Ecco quello che volevo dirti è che non ti devi nascondere… sei a casa tua se ti trovi bene con Elena e giusto che stiate insieme … non ti devi nascondere”.
Francesca abbracciò suo figlio.
“Sei molto caro sai. Mi togli un peso… Non so cosa mi sia preso, non devi giudicarmi male, ma non ho saputo resistere a fascino di Elena…”
“Non devi giustificarti”. la rassicurò Andrea.
“Sono felice che tu sia così aperto di vedute”.
Qualche sera dopo Francesca e Andrea erano sul divano a vedere la televisione, Elena si avvicinò e si sedette vicino a Andrea.
“Sai” esordì “tua madre mi ha raccontato quello che le hai detto. Sei proprio un bravo ragazzo”.
Andrea guardò sua madre che gli sorrise.
“Posso chiederti una cosa?” continuò Elena.
“Sì certo”
“Puoi anche non rispondermi”.
“Dimmi cosa vuoi sapere”.
“Ecco… cosa hai provato quando ci hai visto e cosa hai visto”.
Andrea raccontò l’accaduto cercando di trovare le parole adatte.
“Accidenti…” concluse Elena guardando Francesca “Siamo due bombe del sesso se abbiamo fatto questo effetto a Andrea”.
“Dai Eliosha, è un ragazzo a diciotto anni queste cose non capitano tutti i giorni”.
“Senti” continuò Elena sempre rivolgendosi a Andrea “Se vuoi puoi non rispondermi, ce l’hai la ragazza?”.
“Proprio ragazza non direi”.
“Ho capito, sei ancora un pulcino”.
“In che senso?” chiese Andrea.
“Nel senso che non sei ancora un galletto” concluse Elena sorridendo.
Andrea arrossì.
Francesca lo abbracciò.
“Non te la prendere troppo. Per queste cose ci vuole tempo. Quando sarai pronto succederà vedrai”.
“Ma io sono pronto…” disse Andrea sconfortato.
Elena gli passò una mano fra i capelli.
“Sì vedrai accadrà presto. Ogni paese ha le sue usanze”. Proseguì Elena.
“Che vuoi dire?” le chiese Francesca.
“Vedi” rispose Elena mettendo un braccio sulle spalle di Andrea “Dal paese dove vengo io le cose vanno in un altro modo”.
“In che senso?” Francesca incuriosita e anche Andrea.
“Nel senso che quando i ragazzi iniziano ad avere i primi impulsi sono le mamme che svezzano i pulcini”.
“Ma dai non posso crederci… “esclamò Francesca. Andrea rimase a bocca aperta.
“Sì è una antica usanza, sai in quei posti non sono molto evoluti, sono contadini. Però è sicuramente una tradizione di origine matriarcale”.
Francesca era senza parole. “Da noi sarebbe impensabile” concluse.
“Non credere “replicò Elena” Non si può mai dire. Non sono cose che vanno a raccontare in giro. Anche da noi tutto avviene in maniera riservata. Però da certe occhiate, certe frasi buttate lì si capisce”.
“Sì forse sono antiche tradizione ma non capisco che scopo abbiano? Al giorno d’oggi poi…”
“Non so, però se ci pensi bene la cosa ha una sua logica. Le prime volte gli uomini sono ansiosi ed insicuri chi meglio della madre può rassicurarli? Se sono loro a trasformare il pulcino in galletto questo avverrà in maniera tranquilla e senza traumi. Una madre è premurosa e non farà mai sentire inadeguato il proprio figlio. Non credete? “
La domanda rivolta ai due fece si che Andrea e Francesca si guardassero negli occhi. Passò come una scarica elettrica fra i due.
Francesca fu la prima a riprendersi e non poté fare a meno di chiedere a Elena.
“Dimmi Eliosha” chiese guardando Elena dritta negli occhi “tu hai un figlio, non dirmi che … lo hai trasformato tu in galletto”.
“Te l’ho detto non sono cose che si vanno a raccontare in giro ma, visto come stanno le cose fra noi. Sì l’ho trasformato io in galletto.”
Francesca rimase turbata ma anche molto intrigata da quella affermazione tanto che non riuscì a trattenersi.
“E come è stato.. Cioè cosa hai provato tu?”
“È stato molto bello, dolce e anche molto normale. Quando Nicolaj aveva sedici anni mi accorsi che cominciava a dare segni di inquietudine così una mattina che eravamo soli in casa lo chiamai e lui si infilò nel mio letto. Durò un paio di mesi e divenne un uomo”.
Andrea era frastornato da quelle rivelazioni, si immaginava al posto di Nicolaj, pensava a sua madre ebbe un erezione che non sfuggì ad Elena.
“Il pulcino si sta svegliando” disse passando un dito lungo il rigonfiamento della patta.
“Andrea non dirmi che vorresti…” sussurrò Francesca.
Elena indicò la patta di Andrea.
“Eccola la risposta”.
Quella donna aveva un enorme ascendente su Francesca. Il suo racconto era bastato a mettere in crisi i suoi convincimenti, con lei tutto sembrava possibile. Le aveva fatto ritenere normale fare l’amore con una donna e le faceva sembrare normale farlo con suo figlio.
Probabilmente era capace di leggerle in fondo al cuore e sapere quello lei desiderava senza sapere lei stessa di volerlo.
Nei giorni successivi Francesca apparve pensierosa, ogni tanto ripensava a quanto si erano detti quella sera. Da una parte le sue convinzioni la portavano a considerare quella usanza una barbarie dall’altra c’era come un richiamo ancestrale, qualcosa di viscerale che la portava a considerarla possibile.
Andrea, che in fondo era sempre stato innamorato della madre ma non aveva mai ritenuto possibile un rapporto con lei, ora a seguito di quei discorsi, si struggeva all’idea di dare corpo alle sue più riposte fantasie.
Elena da parte sua non tornò più sul l’argomento ma sentiva che qualcosa stava per succedere.
E infatti successe. Un pomeriggio Andrea entrò nella stanza di Francesca per informarla che quella sera non sarebbe tornato per cena, ma quando vide la madre che indossava una leggera sottoveste nera, rimase senza parole. Francesca accortasi del suo turbamento lo abbracciò.
Un bacio e persero la testa entrambi, tutto avvenne in un attimo. Andrea le scivolò fra le gambe e subito dentro di lei sciogliendosi come un ghiacciolo.
Francesca lo coccolò a lungo finché, frastornato, Andrea non sprofondò addormentato.
Era stata decisamente un’esperienza emozionante per entrambi e Francesca decise di prodigarsi nell’educazione di suo figlio con grande impegno e disponibilità.
Andrea non perse occasione per ripetere quell’esperienza, appena si trovava solo con lei si gettava fra le sue braccia.
Francesca lo incoraggiava e guidava i suoi movimenti. Stingi piano il seno… Il capezzolo invece puoi strizzarlo… Piano non mordere devi succhiare. e via dicendo, cercando di incanalare l’ardore di Andrea.
La sera poi Francesca ed Elena, dopo aver fatto l’amore, rimanevano sveglie fino a tardi a parlare dei progressi di Andrea.
Una domenica mattina Andrea decise di portare il caffè alle due donne ancora addormentate.
Preparò il vassoio e bussò alla porta.
Che bello! esclamarono contente. Questo ragazzo ci vizia aggiunse Elena invitandolo a raggiungerle sul lettone.
Le due donne erano a malapena coperte dal lenzuolo che, nel trambusto per sistemare il vassoio, finì ai piedi del letto mettendo a nudo le loro grazie.
“Allora pulcino, mi ha detto tua madre che hai fatto grandi progressi” esordì Elena dopo il caffè accarezzando la patta di Andrea.
Andrea annuì guardando la madre che sorrideva compiaciuta.
Vediamo” concluse Elena” ti va di farlo con me?”
Andrea guardò Francesca e avuto il suo tacito assenso, si sfilò il pigiama.
Elena lo attirò a sé disponendosi sotto di lui.
Andrea si rese subito che era lei a guidare il gioco spingendolo e dirigendolo dove più desiderava.
Tutti i suoi movimenti erano perfettamente accordati con quelli di lui anche le contrazioni della sua figa erano ritmate a guidare il gioco.
Solo quando fu soddisfatta lo lasciò sfogare a suo piacimento.
E bravo il mio galletto fu il suo commento finale.
“Brava Francesca hai fatto un buon lavoro” concluse baciandola poi si alzò e andò in bagno.
Andrea si raggomitolò fra le braccia della madre che, eccitata da quanto appena successo e spinta anche da una punta di gelosia, cominciò ad accarezzarlo e a coccolarselo.
Non ci volle molto perché Andrea si ritrovasse di nuovo eccitato e con naturalezza le scivolò dentro.
Fu una scopata lenta e decisa che fece gemere Francesca più volte.
Elena sulla porta della camera si godeva la scena e quando Andrea esplose inarcando al schiena sussurrò e bravo il nostro galletto .
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