I Vizi Capitali : Invidia & Lussuria
di
Hermann Morr
genere
feticismo
Dejà Vu.
E' la sensazione più strana che si possa avere, come il prurito sotto la pelle che non si riesce a raggiungere.
Certo, sto facendo di nuovo una cosa che pensavo di aver seppellito, vedo di nuovo il mio passato davanti a me nello specchio.
E l'odore della candela alla vaniglia, lo facevo sempre, quando serate come questa erano la norma.
Sono memorie però, vere, il dejà vu è una cosa diversa, è la sensazione di aver già raccontato i fatti miei a un pubblico immaginario davanti a uno specchio, ma non è mai successo.
Uno specchio alto e stretto, occhi azzurri ? Non li ho di quel colore, anche la volta che provai le lenti a contatto li avevo fatti verdi.
Più largo, coperto di vapore, un uomo con la barbetta ?
Non sono io.
Cosa vedo allora in realtà ?
Martina, una donna, bella, è la mia immagine e vorrei poterla strappare fuori da quel vetro per scoparla.
Porto i capelli molto corti per poter giocare con le parrucche, quella di oggi è tutta a extensions attorcigliate, dreadlocks, dovrò allungare le palpebre col kohl per fare pendant.
Passo le mani sul viso, sulle spalle, gambe, non c'è un pelo. Ho risolto da tempo la questione con la luce pulsata su tutto il corpo, è stato il meno costoso dei tanti interventi estetici.
Mordo le labbra, strizzo i capezzoli, so che sarà qua tra poco.
Una volta c'erano due poppe splendide sotto i miei capezzoli. Eleganti, non esagerate.
Si, perchè sono nato uomo, come testimoniano i pendagli tra le mie gambe, ma ho invidiato la bellezza femminile, ho voluto impadronirmene e diventare donna, essere io stesso quel che amo.
E così mi feci installare le tette, per un periodo.
Si, sono stato una travazza, ho fatto la vita, bella vita, e più cazzi di me li ha visti solo quello la che incrociavo sempre alla sauna, uno che andava in giro col metro da sarto per misurarli.
Come si chiamava, che ne so.
Fatto sta che a un certo punto ho cambiato idea, ho voluto essere quel che sono veramente, sono tornato in clinica e ho fatto rimuovere il silicone, sono un uomo, depilato, con le labbra carnose, ma indubbiamente maschio. Però mi trovo ancora en femme stasera.
Per tagliare tutto il passato ho lasciato la città e mi sono trasferito in questo paesello, sono impiegato all'ufficio postale, e ho conosciuto una donna, non è bella quanto Martina, è più robusta, ma mi piace la sua compagnia.
Ada è artigiana, fabbrica oggetti di legno e vetro, vende online e per questo è sempre in posta con i pacchi da spedire.
C'è voluto poco a conoscersi e scambiare le prime battute, poi il colpo di grazia è stato quando di fianco alla pasticceria hanno aperto l'osteria nuova, i Peccati di gola, ci incontrammo li più volte all'ora di pranzo.
Alla fine s'è pensato che tanto valeva condividere il tavolo e da li al letto il passo è breve.
Ho però avuto la cattiva idea di confessarle tutto, speravo che mi capisse, di poter avere una vita normale con lei, come tutti.
E che mi proteggesse dalla tentazione di ricaderci, invece al pensiero di vedermi così, al pensiero di Martina, si è fomentata, quel che a me fa invidia a lei ha fatto lussuria, e ha pregato, e ha insistito.
Ed eccomi qui da capo.
Di nuovo mi preparo per avverare i desideri di un'altra persona. Sono di nuovo Martina e rimane poco tempo, devo indossare la vestaglia trasparente, rossa, ci vuole la penombra.
Ha le chiavi, si le ho dato una copia delle mie chiavi, non c'è il campanello ad avvertirmi e sono di spalle quando sento la porta aprirsi.
Non mi giro neppure, è il suo passo, il suo respiro, allargo le braccia nella cornice della porta della cucina, le treccine cadono indietro, sono come Andromeda incatenata allo scoglio.
La porta si chiude, il suo respiro sul collo, le sue mani stringono gli addominali, il petto, fanno male. Prepotente mi spinge fino in fondo, ci baciamo incastrati tra la parete e il frigorifero.
“ Hai preparato anche la cena ? “
“ Una cosa fredda, per dopo. “
“ Hai fatto bene. Non ho fame. “
Ci spostiamo nella mia camera, mi butta sul letto e si spoglia in fretta, ho ancora la vestaglia a confondere le mie forme, so che le piacerà infilarci le mani sotto.
Ma fa anche di più, si siede sul mio petto a gambe larghe e devo lustrarla con la lingua. E' ancora padrona di se stessa ? Ha un giocattolo, uno di quelli nuovi fatti a L che stanno su senza cintura, naturalmente devo simulare il pompino, è una cosa che le donne non dimenticano mai di chiedere quando hanno un dildo, proprio mai. Mi ha chiesto di alzare le gambe, ho il sedere in aria e il bacino appoggiato a lei.
Mi inculerà adesso ? No, mi sorprende ancora, prima ci affonda la lingua, risale alle palle e le succhia, percorre tutta l'asta con la punta fino a prendere la cappella tra le labbra, poi il percorso inverso e ricomincia.. è brava cazzo.. la sua lussuria mi ha contagiato e per un attimo desidero più lei che Martina, adesso voglio solo che mi prenda.
E Ada intuisce il momento, tenendomi per il cazzo come una maniglia pianta il suo dildo fino in fondo, un solo movimento fluido, bravissima.
Dolore ? Ne parlano tanto, eppure non ne ho provato neanche le prime volte, estasi piuttosto, e lei non molla il suo appiglio e pompa, le sue tette ballano, estasi davvero.
Era quella facilità che al tempo mi aveva fatto dimenticare ogni prudenza. Uomini, donne, gruppi, con e senza precauzioni, il sangue e l'estasi. Solo le mattine dopo si faceva mente locale, mi chiedevo se sarebbe stata quella la volta che avrei trovato Positivo sulla carta degli esami. Fino a quando mi sono chiesto invece come mi fosse venuto in mente di entrare in una situazione simile, e mi sono fatto smontare le tette.
" Vedi come stai godendo ? E' questo che sei, una zoccola come me. Perchè ti ostini a fare l'uomo ? "
" Stocazzo, io sono la mia volontà. "
" Cosa vuoi allora ? "
" Tutto ! Voglio tutto, voglio che mi scopi così senza mai smettere, e voglio farti la stessa cosa. Voglio essere Martina per poterti lesbicare e voglio essere io come sono nato.
E voglio che non finisca mai quest'orgasmo e non finisca mai la vita. Tutto gratis, solo l'high per tutto il tempo e mai il down ! "
" Sono troppe cose. Non si può avere tutto. "
Qua non bastano le parole. La respingo, la sfilo e mi alzo, mi strappo via dalla testa la parrucca, le strappo via dalla figa il dildo, poi è lei a volare di schiena sul letto.
Non dice niente, non sembra neppure sorpresa, piuttosto curiosa di vedere dove voglio arrivare.
Quando hanno quell'espressione so già che si lasceranno fare tutto, qualunque cosa, ma non ho desideri complicati, solo essere su di lei, dentro di lei, e strizzare quelle tettone.
" Lo so da me che non posso avere tutto. Per questo ho fatto delle scelte. "
La infilo tenendola per le tette, si mette mezza di sghembo e alza una gamba per farmi arrivare fino in fondo.
" Ho scelto di restare uomo. "
" Per fortuna che io sono una donna allora. "
Stronza, mi credevo di aver trovato la frase del secolo, invece ha ribattuto subito in scioltezza.
Rido perchè non c'è altro da fare, ridiamo e ci baciamo, intanto la vita normale che avevo sognato vola fuori dalla finestra.
Chissà dove mi trascinerà questa.
E' la sensazione più strana che si possa avere, come il prurito sotto la pelle che non si riesce a raggiungere.
Certo, sto facendo di nuovo una cosa che pensavo di aver seppellito, vedo di nuovo il mio passato davanti a me nello specchio.
E l'odore della candela alla vaniglia, lo facevo sempre, quando serate come questa erano la norma.
Sono memorie però, vere, il dejà vu è una cosa diversa, è la sensazione di aver già raccontato i fatti miei a un pubblico immaginario davanti a uno specchio, ma non è mai successo.
Uno specchio alto e stretto, occhi azzurri ? Non li ho di quel colore, anche la volta che provai le lenti a contatto li avevo fatti verdi.
Più largo, coperto di vapore, un uomo con la barbetta ?
Non sono io.
Cosa vedo allora in realtà ?
Martina, una donna, bella, è la mia immagine e vorrei poterla strappare fuori da quel vetro per scoparla.
Porto i capelli molto corti per poter giocare con le parrucche, quella di oggi è tutta a extensions attorcigliate, dreadlocks, dovrò allungare le palpebre col kohl per fare pendant.
Passo le mani sul viso, sulle spalle, gambe, non c'è un pelo. Ho risolto da tempo la questione con la luce pulsata su tutto il corpo, è stato il meno costoso dei tanti interventi estetici.
Mordo le labbra, strizzo i capezzoli, so che sarà qua tra poco.
Una volta c'erano due poppe splendide sotto i miei capezzoli. Eleganti, non esagerate.
Si, perchè sono nato uomo, come testimoniano i pendagli tra le mie gambe, ma ho invidiato la bellezza femminile, ho voluto impadronirmene e diventare donna, essere io stesso quel che amo.
E così mi feci installare le tette, per un periodo.
Si, sono stato una travazza, ho fatto la vita, bella vita, e più cazzi di me li ha visti solo quello la che incrociavo sempre alla sauna, uno che andava in giro col metro da sarto per misurarli.
Come si chiamava, che ne so.
Fatto sta che a un certo punto ho cambiato idea, ho voluto essere quel che sono veramente, sono tornato in clinica e ho fatto rimuovere il silicone, sono un uomo, depilato, con le labbra carnose, ma indubbiamente maschio. Però mi trovo ancora en femme stasera.
Per tagliare tutto il passato ho lasciato la città e mi sono trasferito in questo paesello, sono impiegato all'ufficio postale, e ho conosciuto una donna, non è bella quanto Martina, è più robusta, ma mi piace la sua compagnia.
Ada è artigiana, fabbrica oggetti di legno e vetro, vende online e per questo è sempre in posta con i pacchi da spedire.
C'è voluto poco a conoscersi e scambiare le prime battute, poi il colpo di grazia è stato quando di fianco alla pasticceria hanno aperto l'osteria nuova, i Peccati di gola, ci incontrammo li più volte all'ora di pranzo.
Alla fine s'è pensato che tanto valeva condividere il tavolo e da li al letto il passo è breve.
Ho però avuto la cattiva idea di confessarle tutto, speravo che mi capisse, di poter avere una vita normale con lei, come tutti.
E che mi proteggesse dalla tentazione di ricaderci, invece al pensiero di vedermi così, al pensiero di Martina, si è fomentata, quel che a me fa invidia a lei ha fatto lussuria, e ha pregato, e ha insistito.
Ed eccomi qui da capo.
Di nuovo mi preparo per avverare i desideri di un'altra persona. Sono di nuovo Martina e rimane poco tempo, devo indossare la vestaglia trasparente, rossa, ci vuole la penombra.
Ha le chiavi, si le ho dato una copia delle mie chiavi, non c'è il campanello ad avvertirmi e sono di spalle quando sento la porta aprirsi.
Non mi giro neppure, è il suo passo, il suo respiro, allargo le braccia nella cornice della porta della cucina, le treccine cadono indietro, sono come Andromeda incatenata allo scoglio.
La porta si chiude, il suo respiro sul collo, le sue mani stringono gli addominali, il petto, fanno male. Prepotente mi spinge fino in fondo, ci baciamo incastrati tra la parete e il frigorifero.
“ Hai preparato anche la cena ? “
“ Una cosa fredda, per dopo. “
“ Hai fatto bene. Non ho fame. “
Ci spostiamo nella mia camera, mi butta sul letto e si spoglia in fretta, ho ancora la vestaglia a confondere le mie forme, so che le piacerà infilarci le mani sotto.
Ma fa anche di più, si siede sul mio petto a gambe larghe e devo lustrarla con la lingua. E' ancora padrona di se stessa ? Ha un giocattolo, uno di quelli nuovi fatti a L che stanno su senza cintura, naturalmente devo simulare il pompino, è una cosa che le donne non dimenticano mai di chiedere quando hanno un dildo, proprio mai. Mi ha chiesto di alzare le gambe, ho il sedere in aria e il bacino appoggiato a lei.
Mi inculerà adesso ? No, mi sorprende ancora, prima ci affonda la lingua, risale alle palle e le succhia, percorre tutta l'asta con la punta fino a prendere la cappella tra le labbra, poi il percorso inverso e ricomincia.. è brava cazzo.. la sua lussuria mi ha contagiato e per un attimo desidero più lei che Martina, adesso voglio solo che mi prenda.
E Ada intuisce il momento, tenendomi per il cazzo come una maniglia pianta il suo dildo fino in fondo, un solo movimento fluido, bravissima.
Dolore ? Ne parlano tanto, eppure non ne ho provato neanche le prime volte, estasi piuttosto, e lei non molla il suo appiglio e pompa, le sue tette ballano, estasi davvero.
Era quella facilità che al tempo mi aveva fatto dimenticare ogni prudenza. Uomini, donne, gruppi, con e senza precauzioni, il sangue e l'estasi. Solo le mattine dopo si faceva mente locale, mi chiedevo se sarebbe stata quella la volta che avrei trovato Positivo sulla carta degli esami. Fino a quando mi sono chiesto invece come mi fosse venuto in mente di entrare in una situazione simile, e mi sono fatto smontare le tette.
" Vedi come stai godendo ? E' questo che sei, una zoccola come me. Perchè ti ostini a fare l'uomo ? "
" Stocazzo, io sono la mia volontà. "
" Cosa vuoi allora ? "
" Tutto ! Voglio tutto, voglio che mi scopi così senza mai smettere, e voglio farti la stessa cosa. Voglio essere Martina per poterti lesbicare e voglio essere io come sono nato.
E voglio che non finisca mai quest'orgasmo e non finisca mai la vita. Tutto gratis, solo l'high per tutto il tempo e mai il down ! "
" Sono troppe cose. Non si può avere tutto. "
Qua non bastano le parole. La respingo, la sfilo e mi alzo, mi strappo via dalla testa la parrucca, le strappo via dalla figa il dildo, poi è lei a volare di schiena sul letto.
Non dice niente, non sembra neppure sorpresa, piuttosto curiosa di vedere dove voglio arrivare.
Quando hanno quell'espressione so già che si lasceranno fare tutto, qualunque cosa, ma non ho desideri complicati, solo essere su di lei, dentro di lei, e strizzare quelle tettone.
" Lo so da me che non posso avere tutto. Per questo ho fatto delle scelte. "
La infilo tenendola per le tette, si mette mezza di sghembo e alza una gamba per farmi arrivare fino in fondo.
" Ho scelto di restare uomo. "
" Per fortuna che io sono una donna allora. "
Stronza, mi credevo di aver trovato la frase del secolo, invece ha ribattuto subito in scioltezza.
Rido perchè non c'è altro da fare, ridiamo e ci baciamo, intanto la vita normale che avevo sognato vola fuori dalla finestra.
Chissà dove mi trascinerà questa.
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