Essere normali ( a pink_ ) 2 di 2
di
Hermann Morr
genere
sentimentali
" C'era uno di quei romanzetti di Banana Yoshimoto, un uomo con un figlio, aveva perso la moglie e poi aveva cambiato sesso, perchè secondo lui essere maschio senza di lei non aveva più senso. "
" Alludi ? Non penso proprio di spingermi così in la. "
Capita a tutti prima o poi di prendere una decisione, esserne anche convinti, ma scoprire che la realtà non è d'accordo.
Claudio quella sera della gita aveva deciso di non fidarsi, ma la necessità di accompagnare a scuola i figli, e incontrarsi sotto quella scalinata, era rimasta li come prima.
Le gambe abituate, che li portavano uno davanti all'altra contro la volontà della mente, l'entrata del bar che sembrava aspettarli e la prospettiva di passare quella mezz'ora prima degli impegni senza nessuna compagnia.
Era passato a dirsi che potevano rimanere amici, ma era una bugia, quando di una persona si conosce il sapore, quando basta un nulla, come portare la tazzina alle labbra, per ricordare la sua lingua, amici è la meno credibile delle bugie.
E quando ci si trova a dirsi quelle cose senza minimamente sentirsi fuori posto.
" Carol, tu, come fai a sopportarmi ? "
" Nooo ! Il cringe negli ultimi cinque minuti prima dell'ufficio no ! Ti prego. "
" Ne basta uno. Voglio sapere. "
" E' che tutto sommato mezz'ora con te rimane meglio che con quelli del lavoro. "
" Tutti ? Di tanti che sono ce ne sarà pure uno che possa piacerti. "
Carola aveva finito il caffè e posò la tazzina sul bancone con molta forza, tanto da romperla, il rumore era caduto in uno di quegli attimi di silenzio, quando basta a riempire tutto e sembra che il tempo si fermi.
Voltò le spalle e uscì per strada senza una parola, superò di fretta lo spiazzo della scuola, gli alberi che ormai buttavano le prime gemme, come i suoi occhi buttavano lacrime.
La testa piena di tutte quelle parole che arrivano soltanto dopo, quando non servono più.
Dentro al caffè era rimasto il silenzio, la barista dietro al bancone spostava lo sguardo dalla porta alla tazzina rotta, poi ancora alla porta, poi a Claudio.
Lui pagò le due colazioni, la tazzina, ordinò un altro giro di cappuccino e paste, andò a sedersi a un tavolino per seguire una serie di messaggi in Whatsapp.
Sorrideva.
Carola fu fredda nei giorni seguenti, c'erano state si delle scuse, ma si sentiva ormai rassegnata.
Arrivò però il giorno della pizzata, quando si dovevano portare i ragazzi della classe in pizzeria, la sera, e invitare anche gli insegnanti.
Col fatto però che la classe del figlio di Claudio aveva fatto la gita assieme al suo, e che avevano una prof in comune, qualcuno aveva deciso di fare la serata tutti assieme in una trattoria ai margini della città.
Ci sarebbe stato anche lui, le aveva anche chiesto di non mancare, per la verità avrebbe fatto molto volentieri a meno, ma Leo non avrebbe mai accettato di perdere quella serata coi compagni, non c'era scampo.
Arrivarono in macchina che faceva già buio, rimaneva appena una striscia viola chiaro all'orizzonte, oltre un campo erboso.
Una volta era tutta campagna li, e il locale era un casale ristrutturato, circondato da un muretto, c'erano alberi anche all'interno.
Un edificio basso e lungo, dal lato destro sporgeva ad angolo retto una costruzione più recente, con i servizi. Il lato sinistro si prolungava in una struttura di legno dal tetto spiovente, forse in origine era un essicatoio, trasformato adesso in una sala per le comitive numerose. L'interno era ben illuminato, con le pareti decorate in una maniera che avrebbe voluto imitare i graffiti dei writers, pavimento in cotto attraversato da tre lunghi tavoli rustici, uno per i ragazzi e due per genitori e insegnanti.
Filippo, figlio di Claudio era già seduto al suo posto, ma lui dov'era ?
Stargli vicino o tenersi distante ? Il dubbio fu risolto facilmente quando scoprì che i tavoli degli adulti avevano i posti assegnati, e il suo era a una estremità, proprio davanti a Claudio.
Qualcuno aveva deciso per tutti e due, ma lui dov'era ?
Sarebbe bastato sedersi e aspettare, ma era troppo nervosa, passato qualche minuto ricordò che i servizi stavano all'esterno, uscì a cercarlo.
E lo trovò li fuori appoggiato a un albero, soffiava fumo dalla bocca. S'erano accese le stelle nel cielo terso, e Orione stava sospeso su di loro.
" Ti sei messo a fumare ? "
" Macchè. E' la condensa, fa ancora freddo. Sono rimasto qua fuori perchè sapevo che saresti venuta. "
" Hm.. Beccata.. "
" E lo sapevo già mentre organizzavo. Si, perchè l'ho organizzata io questa cena, ho fatto pressione sui prof per coinvolgere la tua classe, ho scelto il posto. Tutto ! "
" Per cosa l'hai fatto, scusa ? Hai detto che non ti fidi, non c'è niente, e allora ? Vuoi presentarmi qualche amico tuo ? "
Claudio tanto per cambiare aveva la fede tra le dita, questa volta però la sfilò del tutto, davanti agli occhi di Carola.
" Mi ci è voluto tutto ieri per riuscire ad allentarla. C'è una cosa che devo fare e vorrei che ci fossi anche tu.
Ti fidi a fare un giro qua dietro ? "
" Ma adesso staranno ordinando. Se non ci vedono ? "
" Vicino ai nostri posti c'è il Bertani con la moglie. E' un amico, sa già che deve coprirci e tenere d'occhio i ragazzi. Tutto previsto !
Vieni che devi vedere. "
Carola recuperò il suo piumino, si avviarono sotto le stelle per il parchetto, superando l'ala dei servizi e girando attorno.
Nel retro il terreno era meno curato, il muretto esterno più basso, ma dotato di una rete. Oltre si distingueva nel buio una strada sterrata e ancora campi erbosi.
" Sai che mia moglie era in classe con me alle elementari ? Mi piaceva già da piccolo, ma non sapevo come dirlo. La guardavo e basta.
Un giorno, non so neppure se fosse intervallo, doposcuola, che ne so, ricordo soltanto che ero nel giardinetto della scuola, proprio come questo, l'ho vista di lontano che giocava con un altro bambino.
Non era della nostra classe quello, facevano scherma coi bastoni, il mio gioco preferito, sarebbe stato il mio sogno, ma lo stava vivendo un altro. E un bambino più svelto, anche più socievole, più tutto, si sarebbe unito a loro. Io invece no, sono rimasto nascosto a guardare e intanto morivo.
Poi ricordo l'ultimo giorno della quinta, ero fuori dal cancello, con chi ? Non so, però mi passò davanti per la strada, seduta sul sellino di dietro della bicicletta di sua madre, aveva i capelli così lunghi da piccola, mi ha salutato, e io ho pensato che era finito tutto. In effetti sarebbe stato meglio per tutti e due, forse sarebbe ancora viva.. invece tanto tempo dopo, da universitari, ci siamo incontrati ancora. "
Nel parlare erano arrivati al muretto con la rete.
" .. Ma alla fine è ancora andata via per una strada. Proprio questa che vedi, è qui che c'è stato l'incidente, più avanti la, dove sparisce negli alberi.
Era qui distesa in uno di questi campi, e vedeva questo stesso cielo. "
" Oddio basta ! Ho capito che sei prigioniero dei ricordi, ma non puoi trascinarci anche me ! Io non c'entro con queste cose, mi spiace dovertelo dire proprio qui, ma non voglio passare la vita ad ascoltare le tue memorie, e neanche a combattere contro un fantasma. Se è questo che dovevi farmi vedere, io adesso torno di la dove c'è la vita normale. E poi me ne vado ! "
" Veramente io volevo dimostrarti che non sono più prigioniero.. " - disse Claudio, e gettò la fede oltre la rete, la videro volare sulla strada, raccolse per un attimo la luce di un faretto, prima di sparire nell'erba del campo. - " .. Le restituisco quel che è suo e finisce qua. "
E anche la storia potrebbe finire qua, che se altre cose si dissero non erano più così importanti.
Ma se nel lasciarli ci girassimo a guardare un'ultima volta, troveremmo che sono passati ad altro, e fino a qui tutto normale, da quanto tempo mancava loro quella vicinanza, bisogna pur che il corpo esulti.
Qualcuno della cucina potrebbe uscire a fumare e trovarli ? Si spostano, vogliono completare il giro dall'altra parte. Sono sul retro del casotto di legno e la parete non è spessa, sentono le voci, le posate suonate dai piatti, è come essere già dentro con gli altri. Girano sul lato, sanno che i fumatori non li potrebbero più vedere, ma rimangono solo pochi passi prima di rientrare nella vita normale.
Non ci riescono.
Nell'ombra di quell'angolo nascosto finiscono contro la parete a baciarsi. Chi ha cominciato ? Avranno sentito da dentro ? Questa volta vanno oltre, le mani entrano nei vestiti, con la giustificazione di scaldarsi e fermarsi li, ma sanno che non è così.
E' la tentazione di fare qualcosa che non sia del tutto normale, sotto il naso di tutti, e Carola è curiosa di sentire la differenza rispetto ai baobab, prende possesso di quel che adesso è suo, s'inginocchia, lo lecca sopra e sotto.
Le risate da dentro si mischiano agli ansimi da fuori, ci sono cinque centimetri di legno tra loro e la normalità.
Vorrebbe prenderlo per mano e portarlo fino alla fine, ma anche lui vuole prendere possesso, stanno giocando, tanto vale farlo fino in fondo.
La fa alzare, la mette faccia e mani contro quel legno, come se dovesse spiare quel che succede dentro.
La prende da dietro, la spinge come un ariete contro la parete, la fa tremare, non l'avevano mai fatto così, nessuno dei due.
“ Scusa.. Clà.. ma.. è che non prevedevo... non ho.. “
“ Cosa. “
“ La pillola.. non l'ho presa.. “
Affanno come in corsa, parlavano senza fermarsi, senza perdere un colpo, sembrava di tenere la voce bassa a sufficienza, ma era vero ?
“ E allora ? Prenderemo una casa più grande. “
" Alludi ? Non penso proprio di spingermi così in la. "
Capita a tutti prima o poi di prendere una decisione, esserne anche convinti, ma scoprire che la realtà non è d'accordo.
Claudio quella sera della gita aveva deciso di non fidarsi, ma la necessità di accompagnare a scuola i figli, e incontrarsi sotto quella scalinata, era rimasta li come prima.
Le gambe abituate, che li portavano uno davanti all'altra contro la volontà della mente, l'entrata del bar che sembrava aspettarli e la prospettiva di passare quella mezz'ora prima degli impegni senza nessuna compagnia.
Era passato a dirsi che potevano rimanere amici, ma era una bugia, quando di una persona si conosce il sapore, quando basta un nulla, come portare la tazzina alle labbra, per ricordare la sua lingua, amici è la meno credibile delle bugie.
E quando ci si trova a dirsi quelle cose senza minimamente sentirsi fuori posto.
" Carol, tu, come fai a sopportarmi ? "
" Nooo ! Il cringe negli ultimi cinque minuti prima dell'ufficio no ! Ti prego. "
" Ne basta uno. Voglio sapere. "
" E' che tutto sommato mezz'ora con te rimane meglio che con quelli del lavoro. "
" Tutti ? Di tanti che sono ce ne sarà pure uno che possa piacerti. "
Carola aveva finito il caffè e posò la tazzina sul bancone con molta forza, tanto da romperla, il rumore era caduto in uno di quegli attimi di silenzio, quando basta a riempire tutto e sembra che il tempo si fermi.
Voltò le spalle e uscì per strada senza una parola, superò di fretta lo spiazzo della scuola, gli alberi che ormai buttavano le prime gemme, come i suoi occhi buttavano lacrime.
La testa piena di tutte quelle parole che arrivano soltanto dopo, quando non servono più.
Dentro al caffè era rimasto il silenzio, la barista dietro al bancone spostava lo sguardo dalla porta alla tazzina rotta, poi ancora alla porta, poi a Claudio.
Lui pagò le due colazioni, la tazzina, ordinò un altro giro di cappuccino e paste, andò a sedersi a un tavolino per seguire una serie di messaggi in Whatsapp.
Sorrideva.
Carola fu fredda nei giorni seguenti, c'erano state si delle scuse, ma si sentiva ormai rassegnata.
Arrivò però il giorno della pizzata, quando si dovevano portare i ragazzi della classe in pizzeria, la sera, e invitare anche gli insegnanti.
Col fatto però che la classe del figlio di Claudio aveva fatto la gita assieme al suo, e che avevano una prof in comune, qualcuno aveva deciso di fare la serata tutti assieme in una trattoria ai margini della città.
Ci sarebbe stato anche lui, le aveva anche chiesto di non mancare, per la verità avrebbe fatto molto volentieri a meno, ma Leo non avrebbe mai accettato di perdere quella serata coi compagni, non c'era scampo.
Arrivarono in macchina che faceva già buio, rimaneva appena una striscia viola chiaro all'orizzonte, oltre un campo erboso.
Una volta era tutta campagna li, e il locale era un casale ristrutturato, circondato da un muretto, c'erano alberi anche all'interno.
Un edificio basso e lungo, dal lato destro sporgeva ad angolo retto una costruzione più recente, con i servizi. Il lato sinistro si prolungava in una struttura di legno dal tetto spiovente, forse in origine era un essicatoio, trasformato adesso in una sala per le comitive numerose. L'interno era ben illuminato, con le pareti decorate in una maniera che avrebbe voluto imitare i graffiti dei writers, pavimento in cotto attraversato da tre lunghi tavoli rustici, uno per i ragazzi e due per genitori e insegnanti.
Filippo, figlio di Claudio era già seduto al suo posto, ma lui dov'era ?
Stargli vicino o tenersi distante ? Il dubbio fu risolto facilmente quando scoprì che i tavoli degli adulti avevano i posti assegnati, e il suo era a una estremità, proprio davanti a Claudio.
Qualcuno aveva deciso per tutti e due, ma lui dov'era ?
Sarebbe bastato sedersi e aspettare, ma era troppo nervosa, passato qualche minuto ricordò che i servizi stavano all'esterno, uscì a cercarlo.
E lo trovò li fuori appoggiato a un albero, soffiava fumo dalla bocca. S'erano accese le stelle nel cielo terso, e Orione stava sospeso su di loro.
" Ti sei messo a fumare ? "
" Macchè. E' la condensa, fa ancora freddo. Sono rimasto qua fuori perchè sapevo che saresti venuta. "
" Hm.. Beccata.. "
" E lo sapevo già mentre organizzavo. Si, perchè l'ho organizzata io questa cena, ho fatto pressione sui prof per coinvolgere la tua classe, ho scelto il posto. Tutto ! "
" Per cosa l'hai fatto, scusa ? Hai detto che non ti fidi, non c'è niente, e allora ? Vuoi presentarmi qualche amico tuo ? "
Claudio tanto per cambiare aveva la fede tra le dita, questa volta però la sfilò del tutto, davanti agli occhi di Carola.
" Mi ci è voluto tutto ieri per riuscire ad allentarla. C'è una cosa che devo fare e vorrei che ci fossi anche tu.
Ti fidi a fare un giro qua dietro ? "
" Ma adesso staranno ordinando. Se non ci vedono ? "
" Vicino ai nostri posti c'è il Bertani con la moglie. E' un amico, sa già che deve coprirci e tenere d'occhio i ragazzi. Tutto previsto !
Vieni che devi vedere. "
Carola recuperò il suo piumino, si avviarono sotto le stelle per il parchetto, superando l'ala dei servizi e girando attorno.
Nel retro il terreno era meno curato, il muretto esterno più basso, ma dotato di una rete. Oltre si distingueva nel buio una strada sterrata e ancora campi erbosi.
" Sai che mia moglie era in classe con me alle elementari ? Mi piaceva già da piccolo, ma non sapevo come dirlo. La guardavo e basta.
Un giorno, non so neppure se fosse intervallo, doposcuola, che ne so, ricordo soltanto che ero nel giardinetto della scuola, proprio come questo, l'ho vista di lontano che giocava con un altro bambino.
Non era della nostra classe quello, facevano scherma coi bastoni, il mio gioco preferito, sarebbe stato il mio sogno, ma lo stava vivendo un altro. E un bambino più svelto, anche più socievole, più tutto, si sarebbe unito a loro. Io invece no, sono rimasto nascosto a guardare e intanto morivo.
Poi ricordo l'ultimo giorno della quinta, ero fuori dal cancello, con chi ? Non so, però mi passò davanti per la strada, seduta sul sellino di dietro della bicicletta di sua madre, aveva i capelli così lunghi da piccola, mi ha salutato, e io ho pensato che era finito tutto. In effetti sarebbe stato meglio per tutti e due, forse sarebbe ancora viva.. invece tanto tempo dopo, da universitari, ci siamo incontrati ancora. "
Nel parlare erano arrivati al muretto con la rete.
" .. Ma alla fine è ancora andata via per una strada. Proprio questa che vedi, è qui che c'è stato l'incidente, più avanti la, dove sparisce negli alberi.
Era qui distesa in uno di questi campi, e vedeva questo stesso cielo. "
" Oddio basta ! Ho capito che sei prigioniero dei ricordi, ma non puoi trascinarci anche me ! Io non c'entro con queste cose, mi spiace dovertelo dire proprio qui, ma non voglio passare la vita ad ascoltare le tue memorie, e neanche a combattere contro un fantasma. Se è questo che dovevi farmi vedere, io adesso torno di la dove c'è la vita normale. E poi me ne vado ! "
" Veramente io volevo dimostrarti che non sono più prigioniero.. " - disse Claudio, e gettò la fede oltre la rete, la videro volare sulla strada, raccolse per un attimo la luce di un faretto, prima di sparire nell'erba del campo. - " .. Le restituisco quel che è suo e finisce qua. "
E anche la storia potrebbe finire qua, che se altre cose si dissero non erano più così importanti.
Ma se nel lasciarli ci girassimo a guardare un'ultima volta, troveremmo che sono passati ad altro, e fino a qui tutto normale, da quanto tempo mancava loro quella vicinanza, bisogna pur che il corpo esulti.
Qualcuno della cucina potrebbe uscire a fumare e trovarli ? Si spostano, vogliono completare il giro dall'altra parte. Sono sul retro del casotto di legno e la parete non è spessa, sentono le voci, le posate suonate dai piatti, è come essere già dentro con gli altri. Girano sul lato, sanno che i fumatori non li potrebbero più vedere, ma rimangono solo pochi passi prima di rientrare nella vita normale.
Non ci riescono.
Nell'ombra di quell'angolo nascosto finiscono contro la parete a baciarsi. Chi ha cominciato ? Avranno sentito da dentro ? Questa volta vanno oltre, le mani entrano nei vestiti, con la giustificazione di scaldarsi e fermarsi li, ma sanno che non è così.
E' la tentazione di fare qualcosa che non sia del tutto normale, sotto il naso di tutti, e Carola è curiosa di sentire la differenza rispetto ai baobab, prende possesso di quel che adesso è suo, s'inginocchia, lo lecca sopra e sotto.
Le risate da dentro si mischiano agli ansimi da fuori, ci sono cinque centimetri di legno tra loro e la normalità.
Vorrebbe prenderlo per mano e portarlo fino alla fine, ma anche lui vuole prendere possesso, stanno giocando, tanto vale farlo fino in fondo.
La fa alzare, la mette faccia e mani contro quel legno, come se dovesse spiare quel che succede dentro.
La prende da dietro, la spinge come un ariete contro la parete, la fa tremare, non l'avevano mai fatto così, nessuno dei due.
“ Scusa.. Clà.. ma.. è che non prevedevo... non ho.. “
“ Cosa. “
“ La pillola.. non l'ho presa.. “
Affanno come in corsa, parlavano senza fermarsi, senza perdere un colpo, sembrava di tenere la voce bassa a sufficienza, ma era vero ?
“ E allora ? Prenderemo una casa più grande. “
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