Evelina(1)

di
genere
etero

Evelina esce dalla doccia, afferra un asciugamano, si friziona per bene schiena, glutei e gambe. Afferra un accappatoio bianco di spugna e si arrotola l’asciugamano in testa. Si pone di fronte allo specchio appannato, con il palmo toglie la patina di umidità che si è formata. Osserva il suo corpo, fisico ancora ben conservato e sodo, tette e culo belli pieni con un accenno lieve di pancetta. Poco male e sorride. I suoi 55 anni li porta degnamente con un fisico da quarantenne. Sospira, allarga le gambe, osserva la peluria ben curata che ha attorno alle gambe. Le dita finiscono lì, il pensiero all’ultima volta che un uomo è entrato in quella fessura.
Dopo la morte del marito, dieci anni prima, Evelina aveva fatto un voto di castità. Si, ridicolo usare quella parola dopo anni di sesso selvaggio. MA, il dolore, il vuoto provocato da quella perdita, l’aveva messa in una condizione di isolamento apatico. Nessun uomo più doveva violare la sua intimità.
Ma, nei mesi che diventano anni e nell’incedere del tempo, la voglia di stare con un uomo, anche solo per una notte, si faceva sentire. Ed Evelina si ritrovava in certi momenti, a pensare a quanto le mancasse il marito . E quanto le mancasse il sesso.
E si ritrovava davanti allo specchio, dopo una doccia, a guardarsi e rimirarsi, osservando quel corpo che il tempo aveva risparmiato. Si toccava, si accarezzava, si strizzava i capezzoli. E ripensava alle volte in cui Osvaldo le aveva mordicchiato le punte, con la lingua che saettava delicata. I suoi baci sulla sua pelle e scendeva, scendeva, sul ventre,fino alla sua fica già umida e fremente. E lui che si soffermava, quasi incerto, prima di affondare la lingua dentro. Per poi risalire fino a lei, baciarla, stringerla ed entrare dentro, tra le sue gambe, sentire i suoi fianchi che premevano, che pompavano.
L’Osvaldo, un bel ragazzo, ai tempi in cui lo conobbe. La faccia da schiaffi, un po’ arrogante, la sigaretta incastrata tra le labbra e il pacchetto di sigarette arrotolato nella manica della T shirt. Spavaldo ma era una copertura per quel suo essere timido che, agli occhi dei suoi coetanei, non risultava di buon occhio.
Il sesso era arrivato un po’ in ritardo ma, l’aspettativa era valsa la pena. L’Osvaldo era un bel ragazzo, fisicamente dotato e con un impeto sessuale da far invidia a quei certi attori di film porno. Eh, quante cavalcate fatte insieme, lei e l’Osvaldo. E si erano sposati, avevano avuto due figli che ora vivevano fuori città e si facevano vedere solo per le feste.

Eh sì. Evelina seduta sul bordo del letto, solo con il reggicalze e una vestaglia bianca ad avvolgerla. La mente è continuo scivolare sul marito e su quei momenti che si sono dissipati. Poi, un giorno triste e grigio, lui se ne andò dopo una curva presa male.
E lei era rimasta sola per dieci anni senza pensare a null’altro. Gwen, la sorella, le è stata accanto molto, ha cercato di farla tornare a vivere. Lei, più disinibita, l’esatto opposto di Evelina. Vedova una volta, divorziata due volte, fidanzati che duravano il tempo di una scopata o due.
Gwen, l’esatto opposto di Evelina: fisico spesso, robusto, anni passati in palestra, pesi e pilates. Fisico perfetto fino ai 40. Poi, qualche cedimento l’ha avuto. Un po’ di cellulite sui fianchi e sulle gambe, tre dita di pancetta. Ma solida, con addominali perfetti anche se non scolpiti, pelle liscia, sedere tondo e accettabile, tette grosse e ancora piene “Devi cominciare ad uscire, vedere gente nuova” le diceva Gwen
Gwen, 54 anni, capelli biondi con striature nere nei capelli, occhi azzurri come un cielo d’estate. Di uomini ne ha sempre avuti. Lei che del sesso lo divora come pane e salame. Anche quando era sposata, non disdegnava qualche trasgressione “Ho conosciuto un tizio, un uomo che ha vent’anni meno di me. Ma, vedessi che figo. Sai, mi ha offerto da bere ed è andato subito al punto” aveva riso “Mi disse che ha sempre avuto un debole per le donne più vecchie di lui”
“E lo avete fatto?” aveva chiesto Evelina
“Certo che sì. Dio Eros sceso in Terra per donare il suo enorme cazzo a questa povera peccatrice” un’altra cosa che differiva da Evelina era il linguaggio che usava Gwen. Senza freni, senza inibizioni, senza censure “Aveva un cazzo che era l’albero della cuccagna. Mi ha stantuffato così tante volte che, mi ha fatto smarrire la trebisonda” d Evelina era arrossita, anche trovandosi a pensare questo tizio XL dotato, che martellava pesantemente la sorella “Hai il fisico sorellona. Di cazzi ne puoi prendere quanti ne vuoi”
Questa conversazione, l’ultima, era avvenuta neanche un mese prima. Lei, ci aveva provato. Si era anche iscritta ad un sito on line per incontri ma, non era approdata a nulla.
Il massimo del sesso a cui accedeva, era infilarsi le dita nella fica e scivolare con il pensiero ai suoi ricordi con l’Osvaldo.

II
Suonano alla porta. Evelina, ancora in accappatoio, si alza di fretta e va a sentire chi fosse “Sono Manuel, il figlio della signora Cesira. Mia madre mi ha detto che ha dei problemi con il sifone del lavandino”
“Manuel.. sì.. Aspetta un attimo che mi vesto” Evelina che cerca un paio di pantaloni e una camicia. Li afferra e li indossa in fretta “Un attimo che arrivo” Camicia abbottonato, taglia stretta.. Accidenti, è quella che è stata lavata con il candeggio sbagliato. I bottoni sul petto faticano ad allacciarsi. Se respiro troppo o mi piego, finisce che mi parte un bottone e… “Ecco” apre e si trova davanti un bel ragazzo. Moro, capelli corti e neri, sui 25 anni. Faccia da bravo ragazzo, aria timida, un lieve rossore delle guance. Indossa una tuta da lavoro, come quella che usano i meccanici, pezzo unico, senza maniche. Ai piedi ha stivali con suola di gomma. Nella mano destra regge una cassetta per gli attrezzi “Ciao, entra.. Manuel.. Sì, sei cresciuto in un attimo”
Lui annuisce “Mi scusi, ho interrotto qualcosa.. Torno più tardi?”
“No, ma che dici” Evelina ha intuito che, il ragazzo, alla frase ‘mi vesto’ avesse interrotto qualcosa di spinoso “Sono sola in casa” le fa cenno di seguirlo e lo porta in cucina “Ecco lì, fai pure. Vuoi che ti preparo qualcosa? Tè, biscotti, caffè?”
“No per ora no, grazie, signora Scani..”
“Oh, ma quale signora.. Ti conosco da quando sei un bimbetto” sorride lei “Niente signora, Evelina”
“Va bene, Evelina”
“Sei stato via tanto” dice lei
“Sì. Sono stato in America a studiare. Meccanica. Mi sono laureato pochi mesi fa”
“E con una laurea in meccanica sei venuto a fare l’idraulico qui?”
“Beh, mi serve per arrotondare un po’. Qualche lavoretto in questo palazzo, aiuto mamma con i mestieri”
“Bravo ragazzo”
Manuel si mette a lavoro. Osserva il sifone del lavandino come un gioielliere che sta per intagliare un diamante “Farò un po’ di rumore” dice lui sedendosi a terra
“Ti lascio solo”
Il piccolo Manuel. Come se lo ricordava, attaccato alla gonna della madre, la star del condominio. Tutti che gli facevano i complimenti. L’oSvaldo aveva sempre qualche caramella per lui. E sua madre che diceva ‘Eh, signor Osvaldo. Lo viziate troppo questo ragazzo’
E i ricordi dell’Osvaldo che si affacciano ancora nella sua mente. Sospiro. Si chiede cosa fa’ Gwen in quel momento. In giro a fare shopping, in caccia di qualche scapolo.
Gwen abita nello stesso condominio, dirimpetto alla sua porta. Uscire e bussare, fare due chiacchiere. Ma si siede, troppo pigra per attraversare il corridoio. E poi non vuole lasciare Manuel da solo nell’appartamento.
Apre il portatile, effettua una chiamata. Gwen risponde quasi subito. Lo schermo si apre e lei è lì a bersi un succo di fronte,con solo una camicia aperta sbottonata a mostrare il suo fisico nudo quasi perfetto “Tempismo perfetto, sorellona” commenta con un sorriso. Un velo di sudore le imperla la fronte e qualcosa di bianco indugia su un capezzolo. Capisce subito che ha interrotto qualcosa. Una voce maschila la chiama “Pronta per il terzo round?”
“Un attimo tesoro. Due parole con mia sorella e arrivo. Tieni la salsiccia in tiro” guarda verso di me e mi strizza l’occhio “Hai presente il barista del Tropical?” fa cenno con lo sguardo “Dio! Uno stallone da monta!”
“Ma chi? Il Lorenzo?”
“Sì”
Si ricorda del lorenzo, bell’aspetto, faccia barbuta, palestrato fino al midollo. Almeno vent’anni di meno di Gwen “Sempre più giovani i tuoi amanti. Quanto lo farai durare?”
Gwen si stringe nelle spalle “E’ una buona scopata. Se regge i miei ritmi, ci potrei uscire anche più di un paio di volte. E tu come va? Hai visite?”
“Solo il figlio della portinaia che è venuto ad aggiustare il sifone della cucina”
“Uh, il Manuel. Ragazzino appetitoso. Me lo succhierei come un’ostrica”
“Ma dai. E’ troppo giovane”
“Ah, non si è mai troppo giovani per fare del sano e robusto sesso. Quando l’ho visto, ci ho fatto più di un pensiero torbido”
“Adesso hai Lorenzo..”
“Lorenzo è un passatempo. Magari, anche io avrò bisogno di riparare il sifone della mia cucina. O del bagno. O della mia fica.” Finisce il succo “Adesso vado, sorellona”
E chiusa la comunicazione. Gwen che torna a farsi lorenzo e lei che si alza e si guarda intorno. Due bottoni della camicia scelgono quel momento per slacciarsi. Manuel sceglie quel momento per affacciarsi sulla soglia della cucina. Istantaneamente, fuori le tette e fuori gli occhi di Manuel, che si accende come un cerino, spalanca la bocca e si gira dall’altra parte “Ecco.. mi spiace.. non volevo..”
“Ok, ok, ragazzo” Evelina si riallaccia i bottoni ribelli e corre verso Manuel “Calma, tranquillo, colpa della camicia. Lavaggi sbagliati”
“io.. Mi sento in imbarazzo..” dice il giovane
“beh, dai, non sarà la prima tetta che vedrai, no?”
Lui si sposta cautamente verso lei con lo sguardo “Fino ad ora solo quelle in TV”
Evelina lo guarda sorpreso e sorride “Niente ragazza?”
“no”
“nemmeno qualche amica da scambiare effusioni?”
“no”
“troppo timido, eh?”
Lui annuisce “Lo vuoi un caffè?”
Lui annuisce “Sì, grazie”
E mentre Evelina si metteva a preparare la caffettiera sul fornello, con la coda dell’occhio si ritrova a spiare Miguel, fermo sulla soglia, con lo sguardo di chi fa finta di niente ma… =Oh, cavolo. Vuoi vedere che..=
Si siedono al tavolo in cucina. Evelina gli versa il caffè. Zollette tre per lei, uno per lui. Assaggia, assapora “Mmm, gli americani non lo sanno fare il caffè. Così buono”
“Mi spiace di averti turbato”
“Oh, non fa niente. Lei.. Tu, sei molto bella” arrossisce
“Me lo dici perché hai visto le mie tette?”
“beh, anche per il suo viso.. Io.. Io, da piccolo avevo una certa infatuazione per lei.. Tu” abbassa lo sguardo verso il liquido scuro nella tazzina, come se dovesse cercare una sorta di divinazione
Evelina lo guarda meravigliato. “Succede sai. Anche io mi innamoravo degli uomini più grandi quando li vedevo. Poi gli anni passavano e.. “
“Lei.. Tu sei molto carina. Lo eri, lo sei. Invidiavo il signor Osvaldo ad averti come moglie”
“Uh, una confessione” lei arrossisce. Cos’è quella cosa che sta accadendo?
“Anche la signora Guendalina..”
“Meglio che non la chiami così. La fa molto arrabbiare se non la chiami Gwen..”
Lui ride “Ok” pausa. Altro sorso di caffè “Mi è spiaciuto per il signor Osvaldo”
“già”
“Hai qualcuno” la domanda ha quasi una nota speranzosa
“No. Da dieci anni ho deciso di chiudere con gli uomini”
“Oh” fa lui deluso.
“Ma, stavo ponderando l’idea di riaprire le attività. Per troppo tempo sono rimasto senza qualcuno”
“Oh, hai già qualcuno..”
“Non ancora. Sto valutando la questione. Magari, non della mia età” ammicca verso di lui. Cosa le stava accadendo? Flirtrava con un ragazzo che poteva essere suo figlio? E lui flirtrava con lei, che poteva essere sua madre “Uno più giovane. MA, è difficile che uno più giovane scelga una più vecchia”
“Non così difficile” lo dice quasi a tratti, come se avesse paura di quello che dicembre
Evelina sorride “come procede con il sifone?”
“E’ tutto a posto” sembra riscuotersi, distrarsi “Lo scarico è un gioiello”
“Se avessi ancora bisogno di te..”
“Sai dove trovarmi” lui si alza. Lui si alza. Lo accompagna alla porta. Momenti d’imbarazzo per entrambi. Lei vorrebbe che lui rimanesse. Lui vorrebbe rimanere ma..
L anno di lei sfiora quella di lui. Una piccola scossa, un alito di vento. Si guardano negli occhi. Lei dice “Sai, mi sono ricordata ora che, anche il sifone del lavandino mi da’ dei problemi”
“Posso tornare più tardi” lo sguardo di lui indugia un attimo di più. La mano si allunga, afferra il braccio di lei “Devo fare un paio di lavori al terzo e al quarto piano”
Lei annuisce, quasi le manca un battito quando lui esce frettolosamente dalla porta. Si ritrae, si appoggia allo stipite della porta. Il cuore batte a mille. Possibile, dopo tutti questi anni, provare simili emozioni, con un ragazzo più giovane di me?
di
scritto il
2020-03-03
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