Cinema d'essai

di
genere
etero


Volute di fumo s'innalzano verso il cielo diluite dalla brezza marina. Sono dita femminili quelle che sostengono il cilindro di tabacco, lunghe e affusolate, si muovono con naturalezza.
Il corpo indietreggia lentamente dal parapetto del balcone poggiandosi allo stipite della portafinestra, mentre il braccio si piega sotto il seno, incorniciando le due iniziali dell'hotel impresse sull'accappatoio bianco.
Una ulteriore intimità già protetta dal parco che si staglia davanti l'imponente facciata liberty della struttura e che riesce, in parte, a filtrare anche il vociare della città sottostante, affievolito comunque dal crepuscolo autunnale.
Un isolamento completo da tutto che non riguarda solo lei, ma anche l'uomo disteso nel letto alle sue spalle, dentro la stanza ormai quasi completamente buia.
S'intravede il corpo sistemarsi sui cuscini, il busto piegarsi lateralmente per meglio seguire, tra le tende ondeggianti, le sue movenze.

"Trovo sensuale il tuo modo di fumare... "

"Sapevo che mi stavi guardando... Percepivo il tuo sguardo sulla pelle..."

"Non è sempre stato così tra noi? Il nostro fil rouge..."

"...Invisibile ma che ci lega... Sì... "

L'aria fresca e salmastra scosta il tessuto scoprendole le gambe e ricordando che la bella stagione è terminata da un po'. Soffoca ciò che resta del suo vizio nel posacenere mentre la linea dell'orizzonte tra cielo e mare scompare, inghiottita dall'unico colore scuro della notte.
Nella penombra dell'interno, la mano dell'uomo raggiunge l'interruttore dell'abaut joure, illuminando di una fievole tonalità calda il corpo che avanza slacciandosi l'accappatoio e lasciandolo cadere ai piedi del letto, prima di stendersi accanto a lui.
Lei, posta su un fianco, scorre le dita sul suo torace, lui, steso sulla schiena, le accarezza i fianchi, la mano grande e vissuta segue la liscia clessidra del suo corpo, intreccia le gambe con le sue e la stringe a sé.

"Se qualcuno dovesse raccontare la nostra storia, come pensi che lo farebbe?"

"Non mi piacerebbe che qualcuno lo facesse."

"Perché?"

"Ogni storia è banale e unica allo stesso tempo. Solo noi sappiamo realmente com'è la nostra, dall'esterno verrebbe travisata, risulterebbe incomprensibile nella sostanza, sarebbe una follia... "

"Ma lo è... Una follia intendo..."

"Sì, ma è la nostra follia... Se proprio si dovesse raccontarla, potremmo farlo solo noi..."

"Me e te? Troppo semplice! Io scenografa, tu sceneggiatore... Sembrerebbe un film..."

"Esattamente... Uno di quei film privi di senso apparente, per intenditori... Sicuramente anche censurato... Insomma... non lo vedrebbe nessuno."

"Quindi..."

"... Quindi abbiamo queste ore, meglio viverle, che raccontarle..."

"... Citando qualcuno... sarebbe come la storia di quei tali che stavano precipitando sorretti da una speranza..."

"Già... Usciamo, adesso, prendiamoci quello che possiamo... "

"Aspetta... Rimaniamo così ancora un momento... Voglio riempirmi gli occhi di te... "

"Puoi scommettere che gli occhi non saranno l'unica cosa che avrai pieni di me stanotte... "

L'uomo continua a toccarla, si ferma solo raggiunto il centro delle cosce, dove ora le dita concentrano la loro attenzione.
Lei ride, poi lentamente si divincola, il suo corpo inizia a scivolare su quello di lui, giù, sempre più giù, finché se qualcuno potesse spiare dalla finestra che li separa dal resto del mondo, scorgerebbe tra la tenue luce presente, solo le piene rotondità di donna poggiare sulle gambe piegate, in mezzo a quelle distese ed aperte di un uomo, i cui soli sospiri, riempiono il silenzio della stanza.

"... Vuoi distruggermi? Confessa..."

"No... E nel caso, ci distruggeremo a vicenda... Volevo solo gustare ancora te prima di cena... "

"Dovremmo iniziare a prepararci infatti... Ho prenotato per le otto e mezzo... però m'hai eccitato... come tuo solito... E adesso?"

La donna riemerge dalle cosce di lui continuando ad elargire con le mani sul ventre, le attenzioni che prima erano prerogativa dalla sola sua bocca.
Rimane immobile per alcuni istanti, seguendo leggera con i polpastrelli il sesso turgido dell'uomo, come se fosse in contemplazione, come se volesse dare gli ultimi piccoli ritocchi alla sua opera d'arte.
D'improvviso si solleva, i piedi scalzi poggiano sullo storico parquet. Il suono dei passi, attutito dal legno, si attenua fino a scomparire per essere sostituito da un rumore di acqua che scorre.

"... E adesso ottimizziamo... Vieni in doccia con me..."

Il vapore vela il cristallo dell'ampia cabina su cui le gocce s'infrangono rimbalzando dalla pelle dei due amanti. Nel centro della superficie compaiono le impronte del corpo femminile che sobbalza nell'amplesso. Le mani aperte a cercare appiglio, il seno, dapprima schiacciato contro la trasparenza, scompare poi stretto dal braccio maschile che lo avvolge e lo reclama per sé.
La mano di lei viene catturata dalle dita dell'uomo e portata tra le cosce a toccare entrambi.
L'intensità dei gemiti cresce con il piacere che sta alzando prepotentemente la voce sopra ogni altra cosa, finché gli amanti, esausti, diventano un'unica macchia sfumata, abbandonandosi sulla parete di fondo.


Davanti lo specchio lui compie ciò che appare come un rituale, fischietta un motivo musicale abbottonando con precisione la camicia ed i polsini per poi guidarne con attenzione i lembi all'interno dei pantaloni. Mentre si volta per cercare la giacca, nel riflesso compare anche la figura femminile che, con cura, sta distendendo le calze sulle gambe, salendo sin dove l'orlo si tende per essere intrappolato nei gancetti e venir celato sotto l'abito.

"Quando rientriamo quelle non te le tolgo... Sarà l'unica cosa che indosserai... "

"Se preferisci possiamo anche provare il servizio in camera e non uscire affatto. "

"Scherzi? Invece andremo a cena, parleremo, berremo, rideremo, mangeremo. .. Tutto... Voglio viverti in ogni modo... Non ci rinuncio per nulla al mondo... No... No... "

"... E se poi non puoi più farne a meno, che succede?"

"È già così... Lo sai... Non sarei qui altrimenti..."

"Non è un tuffo nel passato? Treni, hotel, momenti di pazzia assoluta..."

"Ogni cosa è diversa... Avevo già chiuso da tempo con quel modo di vivere, mi dava il voltastomaco, poi sei arrivata tu... Mi sei piombata nella vita quando proprio non cercavo e non volevo nulla... "

"Il punto non è che è tutto diverso... siamo noi ad essere diversi da chiunque... Ed è capitato che ci incontrassimo..."

"Ci siamo riconosciuti... Io che vivevo come se fossi immortale... Una fame continua di futuro, con il passato a mordermi continuamente il collo... "

"... E io che invece, era come se morissi ogni sera per rinascere l'indomani... Senza passato e... senza futuro... "

"Non so cosa accadrà... Ciò che so è che ti voglio nella mia vita... "

"È lo stesso per me. Così perfettamente imperfetti noi... consapevoli però che anche potendo, non riusciremmo mai a stare insieme come una coppia normale... "

"Ecco perché dobbiamo goderci ogni istante... Ed io ho intenzione di goderti eccome... A proposito, non hai messo gli slip vero? "

"Certo che li ho messi... "

"Non va bene... Toglili... Mi eccita saperti senza..."

"È tardi... Ho una idea migliore... Me li toglierò quando saremo seduti al tavolo così avranno il mio odore e poi te li infilerò nella tasca..."

"Tu... Come non adorarti con questa miscela di rigore e perversione che hai..."


È notte fonda quando la porta si apre e le appliqués del corridoio creano un taglio di luce sul pavimento della stanza. Due ombre nere spezzano la linearità del fascio luminoso toccandosi.
Ancora sulla soglia si stringono e si baciano lentamente, ma nonostante l'apparente calma, l'urgenza di continuare nudi viene tradita dall'impazienza con cui mani avide di pelle aprono pantaloni e sollevano vestiti.
La porta si chiude dietro di loro allontanando ogni problema e ogni interferenza.
Di nuovo la penombra a proteggere i corpi stretti in baci erotici mentre si denudano, con scarpe e vestiti abbandonati a creare un sensuale percorso dall'ingresso al letto sfatto che li ha già accolti nella loro passione.


"Solo mia..."

"... Tua"

L'uomo ansima lasciandosi trasportare dal piacere che lei sta donando ad entrambi con l'oscillazione dei suoi fianchi. Ondeggia sul suo corpo, alterna lenti e profondi movimenti con altri netti e veloci.
Sì strofina, gli cerca le mani accompagnandole sul seno e poi golosa, gli succhia le dita portandole alla bocca.
Lui freme, stringendola in vita la tira a sé e senza darle il tempo di reagire solleva il bacino con l'intento di essere completamente dentro di lei. Un gemito strozzato, come un lamento di lussuria la investe, lui la incita ad accelerare il ritmo, lei piega il corpo all'indietro, ancorandosi alle gambe tese dell'uomo e lo cavalca fino allo sfinimento.


"Tra poco sarà giorno... Non c'è stato spazio per dormire..."

"Non m'importa. Rifarei ogni cosa e mi rimane comunque il rammarico di non poter avere di più..."

"Sai? Per una volta abbiamo ingannato il tempo... Tu non hai inseguito il futuro scappando dal passato, ed io ho legato entrambi questi. In qualche modo, abbiamo vissuto un attimo di eternità insieme. Non possiamo avere né rimpianto e né rimorso."


Sul balcone adesso c'è una figura maschile, gli avambracci sono poggiati sulla balaustra e la schiena nuda è posta in controcampo alla lunga distesa di sabbia e mare che si stanno colorando con le sfumature dell'aurora. Una calma quasi surreale sta ammantando la città simbolo di divertimento e spesso, colma di turisti in cerca di leggerezza.
Dentro la stanza, tra le lenzuola sgualcite è lei ora ad essere distesa e spostarsi lateralmente per seguire i suoi movimenti.

"Lo so che sei sveglia, questa volta sono io a sentire i tuoi occhi addosso."

"Il nostro fil rouge... Sembri una statua greca... Come non ammirarti..."

"Vieni a vedere l'alba insieme a me... "

La donna si alza e lo raggiunge, si stringe a lui e alla notte appena trascorsa, riparando entrambi dall'aria frizzante del mattimo con una coperta, anch'essa recante su di un angolo, lo stemma della struttura.

"A cosa stai pensando?"

"Penso che è stato un regalo. In fondo, credevo che neanche saresti venuta..."

"Dovevo venire. Dovevo guardarti negli occhi per comprendere..."

"E cosa hai capito nel farlo?"

"Che non avevamo più scampo..."

"Già... Mi viene in mente una citazione che credo... ci calzi a pennello per il doppio significato che esprime. "

"Allora dimmela..."

"Che importanza ha essere vissuti per tanti anni, se un giorno solo ci fa capire che non ci resta niente?"


L'hotel riprende a popolarsi tra rumore di stoviglie, chiacchiere, odore di caffè, stanze da rassettare e viaggiatori in attesa alla reception.
Probabilmente non sono stati i due amanti a scegliere questo posto, ma è stato proprio esso a richiamare la loro attenzione. Un luogo dove "Non c'è fine. Non c'è inizio. C'è solo l'infinita passione per la vita."
Forse ora sono ancora chiusi nella loro camera a godersi gli ultimi minuti insieme, oppure stanno facendo colazione in giardino, magari hanno già lasciato l'albergo o può darsi che invece, non siano mai esistiti.

In fondo, chi sono i due protagonisti?
Non ci sono visi su cui focalizzare l'attenzione, nessun tratto somatico da riconoscere, niente occhi o sorrisi da ricordare.
Non c'è neanche un contesto storico preciso in cui collocarli.
Sono semplicemente un uomo e una donna la cui storia è una tra tante, banale ed unica allo stesso tempo.
È come il cinema, in cui l'originalità non risiede tanto nel grandioso sfavillio degli effetti speciali, ma nei piccoli e semplici particolari, colti dalla sensibilità di chi lo guarda.


https://youtu.be/bLYsnJeUqdk

scritto il
2020-06-21
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