Nunziatina
di
Adelina69
genere
saffico
Conosco Nunziatina da qualche mese.
Le circostanze del nostro incontro, sono legate all’arrivo nella mia vita, di un esemplare di quello che viene definito, il migliore amico dell’uomo, e direi viste le piacevoli vicende che ha comportato, anche della donna.
Un batuffolo di pelo marrone scuro, salvato da una morte terribile da un mio conoscente, con i suoi fratelli era stato abbandonato nella spazzatura, e a me affidato, dapprima per tenerlo qualche giorno, ma poi per entrambi è sbocciato un amore incondizionato, e quello che doveva essere un affidamento temporaneo, è diventato una vera e propria adozione.
La razza di Annibale, cosi’ l’ho chiamato, è molto indefinita, un miscuglio di piccoli cani da compagnia, e da tana, generoso e affettuoso, ma con un istinto predatorio mai domato.
Dopo i primi due mesi di pappette e latte condensato, ci siamo avviati verso l’età delle prime passeggiate, le prime buffe uscite con il guinzaglio, la ricerca di qualche posto dove poterlo liberare, dove correre a perdifiato, giocare con i propri simili.
Ho scoperto un campino recintato, non lontano da casa, e ho iniziato a portarcelo ogni mattina.
I primi giorni, non c’era mai nessuno, poi ho scoperto come gli orari più frequentati fossero il pomeriggio e la sera, mentre la mattina molto difficilmente qualcuno si presentava.
Poi un giorno arrivò lei, Nunziatina, anche se ancora non sapevo che quello fosse il suo nome.
Una bella signora sulla cinquantina, slanciata e ben fornita dalla natura, fasciata in una tutina da ginnastica alla moda, capello biondo meshato, trucco leggero, mani curate.
Al guinzaglio un grosso cane nero, all’apparenza molto feroce, ma in definitiva un gran giocherellone.
Visto il mio primo moto di paura, Nunziatina mi sorride, e mi dice, stai tranquilla è buono come il pane, vedrai come giocano, non gli farà nessun male.
Il grosso cane nero si chiama Black, e con Annibale, amore a prima vista.
I due dopo essersi annusati e leccati per qualche istante, iniziano a correre e a giocare come se si conoscessero da una vita.
Io e Nunziatina, siamo rimaste in silenzio a guardarli, divertite e sorridenti, senza commentare, rapite dalla magia che i cani sanno trasmettere ai loro padroni, sembrava avessero inscenato il loro gioco, per compiacerci, per permetterci di socializzare.
Giorno dopo giorno, è diventato un appuntamento fisso, quasi un rituale.
Le racconto di me, mi chiamo Mina, vivo sola, faccio la barista in un locale notturno, per questo sono sempre a spasso la mattina. Vado con le donne,ma non lo dico, temo di compromettere questa amicizia che si sta creando, mi sono accorta che lei è molto formale, sposata, con figli e nipotini, fedele al marito,
da sempre casalinga, l’unico suo sfizio è portare fuori il cane fino alle dieci di mattina, poi corre a casa,a preparare il pranzo per tutta la tribù.
Mi piace che nonostante questo, sia una donna curata, sempre in ordine, con scarpe e vestiti di buon gusto, il marito non le fa mancare nulla, non deve di certo lesinare su quello che decide di comprare per sé, per una volta in più dalla parrucchiera o dall’estetista.
Black e Annibale sono sempre più affiatati, e dopo qualche minuto in cui corrono e giocano, si sdraiano affiancati nell’erba, ci osservano, mentre noi sedute su di una panchina ci raccontiamo le nostre cose, e diventiamo sempre un po’ più intime, più amiche.
Non sono un tipo che si trucca, non vado quasi mai dalla parrucchiera, meno che mai dall’estetista.
La mia giovane età, e un istinto portato verso quelle che sono le gioie semplici della vita, mi condizionano nel conservarmi come sono, non mi depilo, mi mantengo il più possibile naturale.
Nunziatina invece è fissata con queste cose, e spesso mi racconta delle sue sedute dall’estetista, di come ci tenga ad avere curate le mani, ora siamo in estate, sfoggia due piedini con le unghie smaltate, ha messo una gonnella leggera, e mette in mostra due belle gambe depilate, lisce, da una camicetta che lascia un po’ sbottonata trabocca un bel seno prosperoso, che si vede sorretto da un corsetto ricamato.
Forse non si accorge delle mie voglie, di come i miei occhi perlustrino quelle parti del suo corpo, del desiderio che reprimo, della voglia di infilarle la lingua in bocca, assaggiare il suo corpo liscio e profumato.
Una mattina all’improvviso, si spinge in un territorio mai esplorato, e mi dice di essersi fatta depilare anche la patata.
Lo confessa in un modo quasi pudico, cerca anche di giustificarsi, mi rassicura,non pensare che sia una richiesta di mio marito, è stata una mia idea, volevo riprovare la sensazione di quando ero bambina, e mi osservavo quella fessura senza peli, e non comprendevo come mai mia madre, avesse invece quel ciuffo di pelo scuro, mi chiedevo se anche a me sarebbe cresciuto.
Poi mi chiede se mi depilo.
Finora nulla aveva lasciato intravedere, qualcosa che immaginavo potesse avere la benché minima speranza di un approccio intimo, all’improvviso come durante un temporale,come un lampo a ciel sereno, mi si presenta l’immagine di noi due nude in un letto, che ci divoriamo la carne, il fuoco che mi scappa dalle mutande, fatico a trattenere la voglia di baciarla in bocca, vorrei sentire il suo sapore.
Nel vestiario sono abbastanza castigata, non voglio attirare le brame maschili, ho un paio di amiche con cui ogni tanto trascorro la notte, non cerco e non voglio relazioni.
Per questo la mia patata non è depilata, nemmeno le ascelle lo sono, anche sulle gambe ho una sottile peluria bruna, qualche pelo nero mi circonda il buchetto del sedere, le mie amiche sembrano gradire, a loro piace, non mi sono mai posta il problema.
Vorrei dirle che lo faccio, che anche la mia patatina è bianca e liscia,che profuma di latte materno, buona per essere mangiata, dalla sua bocca, sporcata da quel filo di rossetto gentile e delicato che contorna le sue labbra carnose.
Ma poi le racconto delle mie manie naturiste, cosa che non avevo mai fatto prima, sono anni che non mi depilo, per fortuna non sono molto pelosa, e mentre racconto questa cosa, alzo le maniche corte della magliettina bianca che indosso, e le mostro le ascelle adornate da un ciuffetto di pelo nero e sottile.
Mi osserva incuriosita, vedo una strana luce brillarle negli occhi, forse pensa che sia una sporcacciona, magari una drogata, la mia paura che svelandole i miei segreti , le mie stranezze l’avrebbero spaventata si materializza tutta insieme. Resta silenziosa, troppo, si alza e gioca un po’ con i cani, che non vedevano l’ora che qualcuno si occupasse un po’ di loro, gli tira una pallina da tennis che si porta sempre appresso, loro corrono felici, Black arriva sempre per primo, la riporta alla sua padrona, e attende il prossimo lancio, mentre Annibale abbaia indispettito, per non essere lui il fortunato, quello che recupera lo strumento del loro gioco.
E’ in piedi qualche passo di fronte a me, rimiro quel corpo slanciato, nonostante l’età non più giovanissima, la leggera gonna ogni tanto svolazza, lasciando scoperte le cosce, poi una sola volta, quando si china per raccogliere la pallina, lo fa con il sedere rivolto verso di me, ma la flessione è volutamente esagerata tanto da lasciarlo scoperto in parte, e per un brevissimo istante, una specie di visione della durata di un secondo, mi appare la sua patata depilata, candida, invitante.Nunziatina è venuta al campino senza le mutandine.
Quella visione mi tormenta per il resto della giornata.
Anche la sera al locale, preparo drink e spillo birre, ma di fronte a me c’è sempre quella fessura, che fa capolino tra quelle belle cosce scoperte, con le due mele in primo piano.
Ormai, penso che lo abbia fatto apposta, che sia una cosa sottilmente studiata, una provocazione per vedere la mia reazione, la domanda sulla depilazione, l’improvviso silenzio alla mia risposta strana, la paura è che, qualche pettegola che sa delle mie stravaganze l’abbia avvisata, quella è una lesbicona, stai attenta a quello che fai, potresti finire male, è una da evitare.
Sono immersa nei miei strani pensieri, quando una voce davanti al bancone mi riporta alla realtà.
Ciao zietta, come stai? È la domanda che mi sento rivolgere.
Di fronte a me sorridente c’è Elvira, una delle mie amiche di letto, una bella ragazzona mora, un po’ mascolina, con lo sguardo dolce e un sorriso che ti cattura in un istante.
Ci faremo un paio di birre, e poi verrà a casa con me, dormiremo insieme.
Con Elvira abbiamo un bellissimo rapporto, e anche a letto, il nostro modo di fare all’amore è molto dolce, ci abbracciamo e ci baciamo molto a lungo, restiamo strette una contro l’altra, ci strofiniamo piano, le mani le usiamo solo per accarezzarci, i seni, la schiena, le gambe e le braccia, in mezzo alle cosce mai.
Raggiungiamo dei brevi ed intensi orgasmi prodotti dal solo sfregamento dei nostri sessi contro la pelle delle cosce,e dei rispettivi monti di venere.
Lei è tutta depilata, e le piace molto la mia patatina, dice che le aumenta il piacere, sentire quello strofinio contro la sua tutta liscia, di quella matassa di pelo.
Quando finiamo di godere, mentre restiamo abbracciate ad accarezzarci, le racconto di Nunziatina.
Entrambe ,lo sappiamo, abbiamo questa passione per le donne un po’ mature, possibilmente eterosessuali, ben tenute, quelle che emanano quello spirito di angelo del focolare, delle mamme da baloccare, perdersi in quelle forme dolci e rassicuranti, passare intere notti fatte di soli baci e carezze.
Elvira mi ascolta e poi mi sorride, le vedo i suoi grandi occhi neri brillare, a quella hai fatto venire la voglia, mi dice ridacchiando, ti ha persino fatto vedere la patata, te la porterai a letto di sicuro.
Vorrei dirle che mi sono innamorata, che temo di rovinare tutto, ma poi anche io sorrido, se succederà sarai la prima a saperlo, le dico.
Il giorno dopo Nunziatina non arriva al campino, al suo posto con Black c’è un ragazzotto adolescente, che con fare un po’ intimidito, mi dice,la mamma ti saluta e le dispiace, ma non si sentiva troppo bene, forse uno sbalzo di pressione, un giorno o due e sarebbe ritornata.
La sera stessa me la vedo apparire al locale, è con tre signore sue amiche, prendono posto ad un tavolo, si vede che sono uscite per fare baldoria, per festeggiare.
Nunziatina mi vede dietro al bancone e mi sorride, mi fa un cenno, come un invito, le faccio un cenno anche io, non posso abbandonare la postazione, allora si alza, e mi viene a salutare.
Con mia enorme sorpresa mi dà un bacio, quasi sulla bocca, mi lascia il segno del rossetto, che ha messo copioso, poi grida alle sue amiche, questa è la mia nuova grande amica Mina, ci siamo conosciute ai campini, Black e il suo cane sono quasi inseparabili.
Dopo un paio d’ore e diversi giri di birre e chupitos, le quattro sono ubriache.
Festeggiano il raggiungimento della pensione di una di loro, quella che si vede è la più grande, Nunziatina a confronto sembra la nipote.
La osservo tutta la sera, e noto che ogni tanto il suo sguardo dardeggia su di me, ogni volta che ci incrociamo, mi sorride, in modo molto malizioso, almeno a me pare.
Mi arriva un messaggio al cellulare, è lei che me lo manda, ci eravamo scambiate il numero, anche se è la prima volta che comunichiamo.
Mi dice, abbiamo chiamato un taxi, se hai l’auto mi farebbe piacere fossi tu ad accompagnarmi a casa.
Le altre tre se ne sono andate, una le ha pizzicato il culo, e le ha sussurrato qualcosa in un orecchio, poi le ha fatto l’occhiolino, va a finire che sono molto più porcelle e trasgressive di cosa avessi immaginato.
Una volta salite in auto, Nunziatina si distende sul sedile, si contorce e si stiracchia, mi guarda e mi sorride, poi mi domanda a bruciapelo, ti va bene se dormo a casa tua, a mio marito ho detto che avrei passato la notte da quella mia amica, che quando mi ha salutato mi ha toccato il culo, eravamo d’accordo già da prima.
Resto basita e allo stesso tempo, impazzisco dalla gioia. Le sorrido e dico si, allora lei mi accarezza una guancia e mi dice, lo sapevo che anche tu aspettavi questo momento da chissà quanto.
Mi risveglio che è giorno fatto, Annibale è sdraiato in fondo al letto e ci osserva, ogni tanto alza un orecchio per carpire qualche segnale, forse vuol sapere come mai, la padrona del suo amico, è qui da sola, e dorme al posto suo, invece di essere al campino.
Nunziatina è nuda, dorme leggera, ho lasciato il condizionatore al minimo, un arietta fresca ci accarezza la pelle, la osservo mentre respira.
Con lo sguardo passo in rassegna le sue poppe calde e morbide, che ho a lungo accarezzato e baciato, quella fessura depilata, le cosce tornite e sode, e quei piedini con quelle unghie smaltate che ho leccato e succhiato per un ora intera.
Il sapore della sua lingua e della sua bocca, quella pelle liscia, profumata, mi hanno lasciata senza forze, poi lei mi ha voluto leccare la patata, mi ha procurato un orgasmo senza fine, ho sentito il sapore della mia venuta, quando dopo mi ha baciata, sussurrandomi, ce l’hai come quella di mia madre, ho realizzato il mio sogno di bambina.
Le circostanze del nostro incontro, sono legate all’arrivo nella mia vita, di un esemplare di quello che viene definito, il migliore amico dell’uomo, e direi viste le piacevoli vicende che ha comportato, anche della donna.
Un batuffolo di pelo marrone scuro, salvato da una morte terribile da un mio conoscente, con i suoi fratelli era stato abbandonato nella spazzatura, e a me affidato, dapprima per tenerlo qualche giorno, ma poi per entrambi è sbocciato un amore incondizionato, e quello che doveva essere un affidamento temporaneo, è diventato una vera e propria adozione.
La razza di Annibale, cosi’ l’ho chiamato, è molto indefinita, un miscuglio di piccoli cani da compagnia, e da tana, generoso e affettuoso, ma con un istinto predatorio mai domato.
Dopo i primi due mesi di pappette e latte condensato, ci siamo avviati verso l’età delle prime passeggiate, le prime buffe uscite con il guinzaglio, la ricerca di qualche posto dove poterlo liberare, dove correre a perdifiato, giocare con i propri simili.
Ho scoperto un campino recintato, non lontano da casa, e ho iniziato a portarcelo ogni mattina.
I primi giorni, non c’era mai nessuno, poi ho scoperto come gli orari più frequentati fossero il pomeriggio e la sera, mentre la mattina molto difficilmente qualcuno si presentava.
Poi un giorno arrivò lei, Nunziatina, anche se ancora non sapevo che quello fosse il suo nome.
Una bella signora sulla cinquantina, slanciata e ben fornita dalla natura, fasciata in una tutina da ginnastica alla moda, capello biondo meshato, trucco leggero, mani curate.
Al guinzaglio un grosso cane nero, all’apparenza molto feroce, ma in definitiva un gran giocherellone.
Visto il mio primo moto di paura, Nunziatina mi sorride, e mi dice, stai tranquilla è buono come il pane, vedrai come giocano, non gli farà nessun male.
Il grosso cane nero si chiama Black, e con Annibale, amore a prima vista.
I due dopo essersi annusati e leccati per qualche istante, iniziano a correre e a giocare come se si conoscessero da una vita.
Io e Nunziatina, siamo rimaste in silenzio a guardarli, divertite e sorridenti, senza commentare, rapite dalla magia che i cani sanno trasmettere ai loro padroni, sembrava avessero inscenato il loro gioco, per compiacerci, per permetterci di socializzare.
Giorno dopo giorno, è diventato un appuntamento fisso, quasi un rituale.
Le racconto di me, mi chiamo Mina, vivo sola, faccio la barista in un locale notturno, per questo sono sempre a spasso la mattina. Vado con le donne,ma non lo dico, temo di compromettere questa amicizia che si sta creando, mi sono accorta che lei è molto formale, sposata, con figli e nipotini, fedele al marito,
da sempre casalinga, l’unico suo sfizio è portare fuori il cane fino alle dieci di mattina, poi corre a casa,a preparare il pranzo per tutta la tribù.
Mi piace che nonostante questo, sia una donna curata, sempre in ordine, con scarpe e vestiti di buon gusto, il marito non le fa mancare nulla, non deve di certo lesinare su quello che decide di comprare per sé, per una volta in più dalla parrucchiera o dall’estetista.
Black e Annibale sono sempre più affiatati, e dopo qualche minuto in cui corrono e giocano, si sdraiano affiancati nell’erba, ci osservano, mentre noi sedute su di una panchina ci raccontiamo le nostre cose, e diventiamo sempre un po’ più intime, più amiche.
Non sono un tipo che si trucca, non vado quasi mai dalla parrucchiera, meno che mai dall’estetista.
La mia giovane età, e un istinto portato verso quelle che sono le gioie semplici della vita, mi condizionano nel conservarmi come sono, non mi depilo, mi mantengo il più possibile naturale.
Nunziatina invece è fissata con queste cose, e spesso mi racconta delle sue sedute dall’estetista, di come ci tenga ad avere curate le mani, ora siamo in estate, sfoggia due piedini con le unghie smaltate, ha messo una gonnella leggera, e mette in mostra due belle gambe depilate, lisce, da una camicetta che lascia un po’ sbottonata trabocca un bel seno prosperoso, che si vede sorretto da un corsetto ricamato.
Forse non si accorge delle mie voglie, di come i miei occhi perlustrino quelle parti del suo corpo, del desiderio che reprimo, della voglia di infilarle la lingua in bocca, assaggiare il suo corpo liscio e profumato.
Una mattina all’improvviso, si spinge in un territorio mai esplorato, e mi dice di essersi fatta depilare anche la patata.
Lo confessa in un modo quasi pudico, cerca anche di giustificarsi, mi rassicura,non pensare che sia una richiesta di mio marito, è stata una mia idea, volevo riprovare la sensazione di quando ero bambina, e mi osservavo quella fessura senza peli, e non comprendevo come mai mia madre, avesse invece quel ciuffo di pelo scuro, mi chiedevo se anche a me sarebbe cresciuto.
Poi mi chiede se mi depilo.
Finora nulla aveva lasciato intravedere, qualcosa che immaginavo potesse avere la benché minima speranza di un approccio intimo, all’improvviso come durante un temporale,come un lampo a ciel sereno, mi si presenta l’immagine di noi due nude in un letto, che ci divoriamo la carne, il fuoco che mi scappa dalle mutande, fatico a trattenere la voglia di baciarla in bocca, vorrei sentire il suo sapore.
Nel vestiario sono abbastanza castigata, non voglio attirare le brame maschili, ho un paio di amiche con cui ogni tanto trascorro la notte, non cerco e non voglio relazioni.
Per questo la mia patata non è depilata, nemmeno le ascelle lo sono, anche sulle gambe ho una sottile peluria bruna, qualche pelo nero mi circonda il buchetto del sedere, le mie amiche sembrano gradire, a loro piace, non mi sono mai posta il problema.
Vorrei dirle che lo faccio, che anche la mia patatina è bianca e liscia,che profuma di latte materno, buona per essere mangiata, dalla sua bocca, sporcata da quel filo di rossetto gentile e delicato che contorna le sue labbra carnose.
Ma poi le racconto delle mie manie naturiste, cosa che non avevo mai fatto prima, sono anni che non mi depilo, per fortuna non sono molto pelosa, e mentre racconto questa cosa, alzo le maniche corte della magliettina bianca che indosso, e le mostro le ascelle adornate da un ciuffetto di pelo nero e sottile.
Mi osserva incuriosita, vedo una strana luce brillarle negli occhi, forse pensa che sia una sporcacciona, magari una drogata, la mia paura che svelandole i miei segreti , le mie stranezze l’avrebbero spaventata si materializza tutta insieme. Resta silenziosa, troppo, si alza e gioca un po’ con i cani, che non vedevano l’ora che qualcuno si occupasse un po’ di loro, gli tira una pallina da tennis che si porta sempre appresso, loro corrono felici, Black arriva sempre per primo, la riporta alla sua padrona, e attende il prossimo lancio, mentre Annibale abbaia indispettito, per non essere lui il fortunato, quello che recupera lo strumento del loro gioco.
E’ in piedi qualche passo di fronte a me, rimiro quel corpo slanciato, nonostante l’età non più giovanissima, la leggera gonna ogni tanto svolazza, lasciando scoperte le cosce, poi una sola volta, quando si china per raccogliere la pallina, lo fa con il sedere rivolto verso di me, ma la flessione è volutamente esagerata tanto da lasciarlo scoperto in parte, e per un brevissimo istante, una specie di visione della durata di un secondo, mi appare la sua patata depilata, candida, invitante.Nunziatina è venuta al campino senza le mutandine.
Quella visione mi tormenta per il resto della giornata.
Anche la sera al locale, preparo drink e spillo birre, ma di fronte a me c’è sempre quella fessura, che fa capolino tra quelle belle cosce scoperte, con le due mele in primo piano.
Ormai, penso che lo abbia fatto apposta, che sia una cosa sottilmente studiata, una provocazione per vedere la mia reazione, la domanda sulla depilazione, l’improvviso silenzio alla mia risposta strana, la paura è che, qualche pettegola che sa delle mie stravaganze l’abbia avvisata, quella è una lesbicona, stai attenta a quello che fai, potresti finire male, è una da evitare.
Sono immersa nei miei strani pensieri, quando una voce davanti al bancone mi riporta alla realtà.
Ciao zietta, come stai? È la domanda che mi sento rivolgere.
Di fronte a me sorridente c’è Elvira, una delle mie amiche di letto, una bella ragazzona mora, un po’ mascolina, con lo sguardo dolce e un sorriso che ti cattura in un istante.
Ci faremo un paio di birre, e poi verrà a casa con me, dormiremo insieme.
Con Elvira abbiamo un bellissimo rapporto, e anche a letto, il nostro modo di fare all’amore è molto dolce, ci abbracciamo e ci baciamo molto a lungo, restiamo strette una contro l’altra, ci strofiniamo piano, le mani le usiamo solo per accarezzarci, i seni, la schiena, le gambe e le braccia, in mezzo alle cosce mai.
Raggiungiamo dei brevi ed intensi orgasmi prodotti dal solo sfregamento dei nostri sessi contro la pelle delle cosce,e dei rispettivi monti di venere.
Lei è tutta depilata, e le piace molto la mia patatina, dice che le aumenta il piacere, sentire quello strofinio contro la sua tutta liscia, di quella matassa di pelo.
Quando finiamo di godere, mentre restiamo abbracciate ad accarezzarci, le racconto di Nunziatina.
Entrambe ,lo sappiamo, abbiamo questa passione per le donne un po’ mature, possibilmente eterosessuali, ben tenute, quelle che emanano quello spirito di angelo del focolare, delle mamme da baloccare, perdersi in quelle forme dolci e rassicuranti, passare intere notti fatte di soli baci e carezze.
Elvira mi ascolta e poi mi sorride, le vedo i suoi grandi occhi neri brillare, a quella hai fatto venire la voglia, mi dice ridacchiando, ti ha persino fatto vedere la patata, te la porterai a letto di sicuro.
Vorrei dirle che mi sono innamorata, che temo di rovinare tutto, ma poi anche io sorrido, se succederà sarai la prima a saperlo, le dico.
Il giorno dopo Nunziatina non arriva al campino, al suo posto con Black c’è un ragazzotto adolescente, che con fare un po’ intimidito, mi dice,la mamma ti saluta e le dispiace, ma non si sentiva troppo bene, forse uno sbalzo di pressione, un giorno o due e sarebbe ritornata.
La sera stessa me la vedo apparire al locale, è con tre signore sue amiche, prendono posto ad un tavolo, si vede che sono uscite per fare baldoria, per festeggiare.
Nunziatina mi vede dietro al bancone e mi sorride, mi fa un cenno, come un invito, le faccio un cenno anche io, non posso abbandonare la postazione, allora si alza, e mi viene a salutare.
Con mia enorme sorpresa mi dà un bacio, quasi sulla bocca, mi lascia il segno del rossetto, che ha messo copioso, poi grida alle sue amiche, questa è la mia nuova grande amica Mina, ci siamo conosciute ai campini, Black e il suo cane sono quasi inseparabili.
Dopo un paio d’ore e diversi giri di birre e chupitos, le quattro sono ubriache.
Festeggiano il raggiungimento della pensione di una di loro, quella che si vede è la più grande, Nunziatina a confronto sembra la nipote.
La osservo tutta la sera, e noto che ogni tanto il suo sguardo dardeggia su di me, ogni volta che ci incrociamo, mi sorride, in modo molto malizioso, almeno a me pare.
Mi arriva un messaggio al cellulare, è lei che me lo manda, ci eravamo scambiate il numero, anche se è la prima volta che comunichiamo.
Mi dice, abbiamo chiamato un taxi, se hai l’auto mi farebbe piacere fossi tu ad accompagnarmi a casa.
Le altre tre se ne sono andate, una le ha pizzicato il culo, e le ha sussurrato qualcosa in un orecchio, poi le ha fatto l’occhiolino, va a finire che sono molto più porcelle e trasgressive di cosa avessi immaginato.
Una volta salite in auto, Nunziatina si distende sul sedile, si contorce e si stiracchia, mi guarda e mi sorride, poi mi domanda a bruciapelo, ti va bene se dormo a casa tua, a mio marito ho detto che avrei passato la notte da quella mia amica, che quando mi ha salutato mi ha toccato il culo, eravamo d’accordo già da prima.
Resto basita e allo stesso tempo, impazzisco dalla gioia. Le sorrido e dico si, allora lei mi accarezza una guancia e mi dice, lo sapevo che anche tu aspettavi questo momento da chissà quanto.
Mi risveglio che è giorno fatto, Annibale è sdraiato in fondo al letto e ci osserva, ogni tanto alza un orecchio per carpire qualche segnale, forse vuol sapere come mai, la padrona del suo amico, è qui da sola, e dorme al posto suo, invece di essere al campino.
Nunziatina è nuda, dorme leggera, ho lasciato il condizionatore al minimo, un arietta fresca ci accarezza la pelle, la osservo mentre respira.
Con lo sguardo passo in rassegna le sue poppe calde e morbide, che ho a lungo accarezzato e baciato, quella fessura depilata, le cosce tornite e sode, e quei piedini con quelle unghie smaltate che ho leccato e succhiato per un ora intera.
Il sapore della sua lingua e della sua bocca, quella pelle liscia, profumata, mi hanno lasciata senza forze, poi lei mi ha voluto leccare la patata, mi ha procurato un orgasmo senza fine, ho sentito il sapore della mia venuta, quando dopo mi ha baciata, sussurrandomi, ce l’hai come quella di mia madre, ho realizzato il mio sogno di bambina.
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