La Sorpresa.
di
samas2
genere
trans
La sorpresa
Avevo proprio bisogno di una vacanza, anche noiosa, ma che mi distraesse e distaccasse da quell’angosciante esperienza, la fine della mia storia con Tessa, un amore che era durato svariati anni. Un amico mi prestò il suo chalet posto in una graziosa valletta alle falde di colline boscose, dove avrei trovato tranquillità e la serenità perduta.
Trascorsi giornate in passeggiate silenziose e solitarie fra i boschi , immerso in letture, a scrivere, o meglio tentare di scrivere qualcosa, ma con risultati nulli.
Ma che palle! Dopo tre giorni non ne potevo più e già stava prendendo la decisione di rientrare in città coi suoi crucci connessi, quando fui distolto dai miei propositi.
Ciò che mi fece cambiare idea fu Liza.
Arrivò in auto un bel pomeriggio prendendo possesso dello chalet che confinava col mio. Fui subito colpito subito dalla sua avvenenza: una flessuosa cerbiatta dagli occhi dal taglio vagamente orientale, un’acconciatura cut shag, capelli corvini. Era irrimediabilmente, meravigliosamente sola. Esitai, paralizzato dalla affascinante e inaspettata visione.
- Ma cosa stai aspettando Mark? Muoviti vai a procacciarti quel cibo prelibato, - una vocina petulante dentro di me mi spronò - provaci almeno coglione! Presi animo, mi avvicinai e, tirando fuori dal mio repertorio il sorriso più smagliante, mi offrii, come benvenuto, di aiutare la ragazza a trasportarle in casa i bagagli.
Mi sorrise a sua volta e acconsentì. Finite le operazioni di stivaggio delle salmerie - sto un po’ esagerando, vero? - mi accinsi, molto lentamente e sperando che mi trattenesse, a varcare la porta ed uscire.
- Aspetta. Ti offro almeno un caffè per l’aiuto che mi hai dato.
La sua voce era particolare
Accettai, ovviamente, - era quello che desideravo - e nella gradevole conversazione che intavolammo, emerse chiaramente che Liza era proprio sola, anche lei qui per la prima volta per un necessario periodo di riflessione.
- Che coincidenza Liza, per me accade la stessa cosa.
Le cose si mettevano decisamente al meglio non potevo perdere l’occasione che si stava presentando.
“Sai Liza, questo meraviglioso luogo è tranquillo, anche troppo. Non c’è neanche un locale decente nei pareggi dove invitarti a mangiare qualcosa, ma possiamo rimediare. Stasera, per festeggiare la nostra amicizia appena sbocciata verrai a cena da me. Non aspettarti grandi cose, ma sarà qualcosa di semplice per passare la serata.
- No, non vorrei disturbarti.
Appoggiai l’indice della mano destra sulla bocca e sul naso:
- Zitta Liza, non se ne parla neppure. Ci vediamo fra un paio d’ore.
La cena era a base di carne alla griglia: avevo trovato un magnifico taglio stile Saint Louis Ribs che avevo impreziosito con una salsa stupenda elaborata e sperimentata con successo in altre occasioni. Una bottiglia di Amarone che mi aveva accompagnato per curare, al bisogno, la mia malinconia venne sacrificato allo scopo: stavo investendo le mie migliori risorse nell’impresa. La conversazione fra noi si fece più familiare e coinvolgente - l’effetto disinibente dell’alcool stava facendo al sua parte - e pensavo di poter coglierne ormai frutti sostanziosi.
- Ehi ti vuoi decidere o te la fai sotto? - implacabile la mia vocina interiore dava corpo alle mie incertezze.
Punto sul vivo iniziai le operazioni d’ingaggio.
Sedevamo di fronte, fuori solo buio e silenzio, la guardai e afferrandole le mani la invitai ad alzarsi. I suoi occhi brillavano, tremava fra le mie braccia quando la strinsi a me, fece una certa resistenza ma, quando la baciai si abbandonò e rispose al bacio passionalmente.
Si staccò da me d’improvviso e con espressione preoccupata mi disse:”
- No, per favore, fermiamoci qui.
- Non ti piaccio? Mi sto comportando male?
- No, non andare oltre, non so ….rimarresti deluso. Scusami non è proprio il caso.
- Tranquilla Liza, non rimarrò deluso.
Fece il broncio e assunse un’aria rassegnata.
- Come vuoi tu.
La spinsi sul divano e continuando a baciarla esplorai sotto la camicetta i suoi meravigliosi seni a coppa, poi la mia mano scese fra le sue cosce e …..
- Ehi ma cosa è ‘sta roba?
La mia mano aveva incontrato qualcosa di anomalo.
Gli occhi di Liza si riempirono di lacrime.
- Liza spogliati per favore. - La richiesta era gentile ma il tono severo
Arrendevole si tolse abiti e biancheria, ed ecco cosa stonava in quel bel corpo: un cazzo, non certo grande ma ben fatto.
- Sei un trans? - Urlai: ero molto arrabbiato, strinsi i pugni minaccioso.
- Mi vuoi picchiare? Fallo pure. Nessuno mi potrà mai amare, - piangeva a dirotto e fra i singhiozzi - non sono un trans ma un’ermafrodito.
La solita vocina mi apostrofò con durezza:
- Sei stato una bestia. Fatti perdonare.
Mi intenerii e le dissi:
- Tu sei una creatura meravigliosa - la presi fra le braccia e le baciai quel viso bagnato di lacrime.
Si calmò e così avvinghiati i nostri sensi si accesero: mi prese il cazzo fra le labbra e lo succhiò ardentemente provocandomi un’erezione maestosa e una grandissima eccitazione. Mi resi conto di essere attratto dal suo bellissimo corpo femminile che quella appendice contraddiceva, ma al tempo stesso rendeva straordinario. Mi sorpresi a baciare quel suo piccolo pene e ad accoglierlo nella mia bocca facendolo inturgidire. Liza era eccitatissima e fra gli ansiti e gemiti concitata mi invitò:
- Adesso prendimi, voglio essere tua. Ma ti prego, sii dolce perché è la prima volta.
Desideravo anch’io ansiosamente la stessa cosa: dilatai le sue natiche solide e tornite, lubrificai con sapienza il suo buchetto e introdussi il mio cazzo in quel culo da favola. Fui dolce, tenero, poi Liza stessa mi incitò a intensificare la mia azione. Sentivo la carne del mio pene abbracciata e schiacciata dalla sua muscolatura anale, come risucchiata all’interno di quelle viscere che la mia eccitata passione inondò di sperma. Rimanemmo in silenzio contemplandoci dolcemente dopo l’appagante estasi. Ero incredulo di cosa mi fosse accaduto, ma di cui non mi vergognavo e anzi consideravo straordinario. La riaccompagnai a casa e, nel breve tragitto nell’aria ormai fredda della notte sotto un cielo stellato, la stringevo stretta a me. Ero confuso: quella ragazza, quella creatura meravigliosa mi aveva stregato; non sapevo cosa fare e già mi figuravo le difficoltà, gli ostacoli che quella relazione mi avrebbe comportato, ma ero deciso a rischiare e andare avanti.
La mattina - mi ero addormentato molto tardi - mi svegliai con il sole già alto. Volli correre da Liza, ma la sua casa sembrava vuota. Scorsi un biglietto fra la porta e lo stipite. Era per me:
- Addio Mark. Ieri è stato bellissimo e mi hai fatto sentire una creatura desiderata e desiderabile. Devo andare, non voglio rovinare tutto perché son sicura che le difficoltà della vita soffocherebbero questo rapporto che rimarrà memorabile e stupendo per me. Ciao maschio vero e bello, abbi cura di te. Ti amo. Liza.
Non riuscii, nonostante svariati tentativi, a rintracciarla e dovetti, o forse volli, rinunciare. Relegata a ricordo l’immagine di Liza si affievolì, sbiadì fino a dissolversi. Acqua sotto i ponti e anni sono passati ma stanotte io, nel silenzio di una notte inquieta, mi ritrovo a pensare a lei creatura strana, meravigliosa, desiderosa solo di essere amata per quello che era. Dentro di me la tristezza e una inaspettata e bruciante nostalgia.
- Liza, dolcissima dove sei?
Avevo proprio bisogno di una vacanza, anche noiosa, ma che mi distraesse e distaccasse da quell’angosciante esperienza, la fine della mia storia con Tessa, un amore che era durato svariati anni. Un amico mi prestò il suo chalet posto in una graziosa valletta alle falde di colline boscose, dove avrei trovato tranquillità e la serenità perduta.
Trascorsi giornate in passeggiate silenziose e solitarie fra i boschi , immerso in letture, a scrivere, o meglio tentare di scrivere qualcosa, ma con risultati nulli.
Ma che palle! Dopo tre giorni non ne potevo più e già stava prendendo la decisione di rientrare in città coi suoi crucci connessi, quando fui distolto dai miei propositi.
Ciò che mi fece cambiare idea fu Liza.
Arrivò in auto un bel pomeriggio prendendo possesso dello chalet che confinava col mio. Fui subito colpito subito dalla sua avvenenza: una flessuosa cerbiatta dagli occhi dal taglio vagamente orientale, un’acconciatura cut shag, capelli corvini. Era irrimediabilmente, meravigliosamente sola. Esitai, paralizzato dalla affascinante e inaspettata visione.
- Ma cosa stai aspettando Mark? Muoviti vai a procacciarti quel cibo prelibato, - una vocina petulante dentro di me mi spronò - provaci almeno coglione! Presi animo, mi avvicinai e, tirando fuori dal mio repertorio il sorriso più smagliante, mi offrii, come benvenuto, di aiutare la ragazza a trasportarle in casa i bagagli.
Mi sorrise a sua volta e acconsentì. Finite le operazioni di stivaggio delle salmerie - sto un po’ esagerando, vero? - mi accinsi, molto lentamente e sperando che mi trattenesse, a varcare la porta ed uscire.
- Aspetta. Ti offro almeno un caffè per l’aiuto che mi hai dato.
La sua voce era particolare
Accettai, ovviamente, - era quello che desideravo - e nella gradevole conversazione che intavolammo, emerse chiaramente che Liza era proprio sola, anche lei qui per la prima volta per un necessario periodo di riflessione.
- Che coincidenza Liza, per me accade la stessa cosa.
Le cose si mettevano decisamente al meglio non potevo perdere l’occasione che si stava presentando.
“Sai Liza, questo meraviglioso luogo è tranquillo, anche troppo. Non c’è neanche un locale decente nei pareggi dove invitarti a mangiare qualcosa, ma possiamo rimediare. Stasera, per festeggiare la nostra amicizia appena sbocciata verrai a cena da me. Non aspettarti grandi cose, ma sarà qualcosa di semplice per passare la serata.
- No, non vorrei disturbarti.
Appoggiai l’indice della mano destra sulla bocca e sul naso:
- Zitta Liza, non se ne parla neppure. Ci vediamo fra un paio d’ore.
La cena era a base di carne alla griglia: avevo trovato un magnifico taglio stile Saint Louis Ribs che avevo impreziosito con una salsa stupenda elaborata e sperimentata con successo in altre occasioni. Una bottiglia di Amarone che mi aveva accompagnato per curare, al bisogno, la mia malinconia venne sacrificato allo scopo: stavo investendo le mie migliori risorse nell’impresa. La conversazione fra noi si fece più familiare e coinvolgente - l’effetto disinibente dell’alcool stava facendo al sua parte - e pensavo di poter coglierne ormai frutti sostanziosi.
- Ehi ti vuoi decidere o te la fai sotto? - implacabile la mia vocina interiore dava corpo alle mie incertezze.
Punto sul vivo iniziai le operazioni d’ingaggio.
Sedevamo di fronte, fuori solo buio e silenzio, la guardai e afferrandole le mani la invitai ad alzarsi. I suoi occhi brillavano, tremava fra le mie braccia quando la strinsi a me, fece una certa resistenza ma, quando la baciai si abbandonò e rispose al bacio passionalmente.
Si staccò da me d’improvviso e con espressione preoccupata mi disse:”
- No, per favore, fermiamoci qui.
- Non ti piaccio? Mi sto comportando male?
- No, non andare oltre, non so ….rimarresti deluso. Scusami non è proprio il caso.
- Tranquilla Liza, non rimarrò deluso.
Fece il broncio e assunse un’aria rassegnata.
- Come vuoi tu.
La spinsi sul divano e continuando a baciarla esplorai sotto la camicetta i suoi meravigliosi seni a coppa, poi la mia mano scese fra le sue cosce e …..
- Ehi ma cosa è ‘sta roba?
La mia mano aveva incontrato qualcosa di anomalo.
Gli occhi di Liza si riempirono di lacrime.
- Liza spogliati per favore. - La richiesta era gentile ma il tono severo
Arrendevole si tolse abiti e biancheria, ed ecco cosa stonava in quel bel corpo: un cazzo, non certo grande ma ben fatto.
- Sei un trans? - Urlai: ero molto arrabbiato, strinsi i pugni minaccioso.
- Mi vuoi picchiare? Fallo pure. Nessuno mi potrà mai amare, - piangeva a dirotto e fra i singhiozzi - non sono un trans ma un’ermafrodito.
La solita vocina mi apostrofò con durezza:
- Sei stato una bestia. Fatti perdonare.
Mi intenerii e le dissi:
- Tu sei una creatura meravigliosa - la presi fra le braccia e le baciai quel viso bagnato di lacrime.
Si calmò e così avvinghiati i nostri sensi si accesero: mi prese il cazzo fra le labbra e lo succhiò ardentemente provocandomi un’erezione maestosa e una grandissima eccitazione. Mi resi conto di essere attratto dal suo bellissimo corpo femminile che quella appendice contraddiceva, ma al tempo stesso rendeva straordinario. Mi sorpresi a baciare quel suo piccolo pene e ad accoglierlo nella mia bocca facendolo inturgidire. Liza era eccitatissima e fra gli ansiti e gemiti concitata mi invitò:
- Adesso prendimi, voglio essere tua. Ma ti prego, sii dolce perché è la prima volta.
Desideravo anch’io ansiosamente la stessa cosa: dilatai le sue natiche solide e tornite, lubrificai con sapienza il suo buchetto e introdussi il mio cazzo in quel culo da favola. Fui dolce, tenero, poi Liza stessa mi incitò a intensificare la mia azione. Sentivo la carne del mio pene abbracciata e schiacciata dalla sua muscolatura anale, come risucchiata all’interno di quelle viscere che la mia eccitata passione inondò di sperma. Rimanemmo in silenzio contemplandoci dolcemente dopo l’appagante estasi. Ero incredulo di cosa mi fosse accaduto, ma di cui non mi vergognavo e anzi consideravo straordinario. La riaccompagnai a casa e, nel breve tragitto nell’aria ormai fredda della notte sotto un cielo stellato, la stringevo stretta a me. Ero confuso: quella ragazza, quella creatura meravigliosa mi aveva stregato; non sapevo cosa fare e già mi figuravo le difficoltà, gli ostacoli che quella relazione mi avrebbe comportato, ma ero deciso a rischiare e andare avanti.
La mattina - mi ero addormentato molto tardi - mi svegliai con il sole già alto. Volli correre da Liza, ma la sua casa sembrava vuota. Scorsi un biglietto fra la porta e lo stipite. Era per me:
- Addio Mark. Ieri è stato bellissimo e mi hai fatto sentire una creatura desiderata e desiderabile. Devo andare, non voglio rovinare tutto perché son sicura che le difficoltà della vita soffocherebbero questo rapporto che rimarrà memorabile e stupendo per me. Ciao maschio vero e bello, abbi cura di te. Ti amo. Liza.
Non riuscii, nonostante svariati tentativi, a rintracciarla e dovetti, o forse volli, rinunciare. Relegata a ricordo l’immagine di Liza si affievolì, sbiadì fino a dissolversi. Acqua sotto i ponti e anni sono passati ma stanotte io, nel silenzio di una notte inquieta, mi ritrovo a pensare a lei creatura strana, meravigliosa, desiderosa solo di essere amata per quello che era. Dentro di me la tristezza e una inaspettata e bruciante nostalgia.
- Liza, dolcissima dove sei?
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Troia, finalmente.racconto sucessivo
Oscura passione. 2° parte.
Commenti dei lettori al racconto erotico