Come cambia la vita! (dedicato a Padron De Sade)
di
zorrogatto
genere
dominazione
((Un viaggio lungo mille leghe, comincia dal primo, piccolo passo... E poi un altro ed un altro ed un altro ancora fino a trovarsi... a non trovarsi più))
Come cambia la vita!
Da scrittore di racconti, pubblicati in rete, ricevo email di lettori, spesso per esprimere apprezzamento o per fare o chiedere precisazioni.
A volte mi capita di iniziare scambi epistolari anche con altri autori e con qualcuno di loro, scatta un qualcosa: un'affinità, una simpatia o.. altro.
Ho letto dei racconti che mi son piaciuti e mi è sembrato giusto comunicarlo all'autore, DeSade e lui mi ha risposto e dopo un po' ha voluto che utilizzassimo un programma di chat (e videochat) per evitare i tempi lenti dello scambio di email.
Così abbiamo cominciato a chattare e ci siamo trovati bene subito: io ho un carattere accomodante (anche remissivo, in determinati ambiti) e lui invece ha ben chiaro cosa vuole e come ottenerlo.
Chattando, a poco a poco, ci siamo trovati in una posizione nella quale lui era dominante ed io sottomesso ed anche la relativa vicinanza delle nostre città aprivano prospettive per incontrarci di persone... per prendere un caffè insieme, pensavo!
Ma lui ha cominciato a farmi domande, sempre più ravvicinate, sempre più intime ed ha voluto sapere tutto di me e dei miei passati sessuali e mi ha portato ad ammettere che, oltre ad una compagna (con la quale per giunta le cose non vanno più troppo bene),ho frequentato anche uomini...
«Uomini? O piuttosto maschi???»
«Beh... maschi...»
«E ti sei fatto succhiare il cazzo da loro???»
«Beh, anche...»
«Anche! Che cazzo vuol dire, anche? Che li succhi tu?»
«Beh... sì...»
«Ah! Quindi sei un pompinaro!!! E ingoi o fai come le cretinette che si levano o sputano?»
Punto sull'orgoglio: «No, no: ingoio sempre!»
«Brava troietta... Ma... li inculi, i maschi?»
«Beh, no... Adoro farlo alle signore, ma coi maschi non riesco proprio: mi si ammoscia...»
«Quindi sei tu, a farti inculare, giusto? E ti piace?»
a quel punto, l'ho ammesso: che sono io a farmi inculare, che mi piace e che lo faccio da quando ero ragazzo.
Mi è arrivata una gragnuola di altre domande, per cui ha saputo che la mia compagna (di cui ha voluto foto: prima normali, poi via via sempre più oscene!) era al corrente che sono bisex e che sono cuckold, che abbiamo incontrato bull assieme che hanno penetrato anche entrambi, che sul mio ambiente di lavoro nessuno sa nulla né del mio cuckoldismo né della mia bisessuallità e altro ancora.
Abbiamo cominciato a fare videochiamate, dove ha mostrato il suo (pregevole!) uccello ed ha voluto che gli mostrassi sia il mio che... «Adesso girati! Ecco così: apriti le chiappe con le mani, mostrami il buco per bene... Cavoli, se è largo... »
Mi vergognavo un po', ma la situazione era, in fondo, eccitante.
Pretese che anche la mia compagna partecipasse a queste videochat e Giulia, all'inizio, era davvero scocciata.
Poi, a furia di insistere (lui con me ed io con lei), raggiungemmo un accordo: lei sarebbe stata in chat video con lui per non più di 10 minuti ed io sarei proprio uscito di casa, in modo che sarebbero stati sicuri che non avrei potuto ascoltarli...
Così, quella stessa sera, presentai a Padron De Sade la mia compagna Giulia; si scambiarono i soliti convenevoli e poi il Padrone le disse di chiudermi fuori di casa, che le doveva parlare senza che sentissi.
Giulia era intrigata dalla proposta ed anche il mio lato di cuckold era stimolato dall'idea che un maschio alfa (ormai lo avevo ben capito) si accordasse con la mia compagna a mia insaputa, per cui, di buon grado, uscii di casa e sentii scorrere le mandate della serratura alle mie spalle.
Riflettei che dieci minuti erano giusto il tempo di fare il giro dell'isolato, ma quando provai ad aprire la porta, la serratura era in posizione tale da non poter introdurre la chiave; suonai e dopo un pochino sentii le mandate tolte.
Spinsi la porta, ma si aprì dei dieci centimetri permessi dal ferromorto.
«Stiamo parlando, io ed il tuo Padrone. Tornatene giù, fatti in giro e torna tra... tra una mezz'ora!»
Ubbidiente, scesi di nuovo in strada ed andai in un pub a bermi una birretta. Stavo per uscire e tornare a casa, quando mi arrivò un messaggio sul cellulare: “Non tornare ancora, culorotto! Ti msg io, quando devi tornare!”
Ero un po'... così: Giulia mi aveva -è vero- visto mentre mi inculavano, ma la cosa era rimasta circoscritta ai momenti in cui stavamo “giocando” con altri, senza che accenni tracimassero anche nella nostra vita normale... Mentre adesso... sembrava che volesse deliberatamente offendere!
Che vadano affanculo, lei e... ed il Padrone! Presi lo scooter e decisi di andarmene lungo la costa: quando mi fosse mai arrivato il messaggio, sarei tornato indietro, con mio comodo!
Stava ormai diventando buio e guardai il cellu per vedere se era arrivato un messaggio che non avevo notato, ma ancora nulla. Stavo decidendomi di richiamare Giulia per chiederle cosa dovevo fare, quando mi arrivò un messaggio: “culorotto, dove cazzo sei?” Guardo il mittente: un numero che non mi dice nulla...
«Chi cazzo sei e cosa cazzo vuoi?» Normale risposta, no?
«Sono Padron De Sade, culorotto: il numero me lo ha dato la tua troia... Dove cazzo sei?»
Ops! «No, scusa, vedevo numero sconosciuto... Ho preso lo scooter ed ho seguito la costa...» ed aggiunsi il nome della località dov'ero.
«Bene! Allora trovati da dormire lì!» Strabuzzai gli occhi e rilessi il messaggio per essere sicuro!
«Ma senti, non se ne parla! Domani devo andare a lavorare e non puoi chiedermi questo: devo andare a casa!»
La risposta si fece aspettare pochi minuti, ma alla fine arrivò: «Chi ti ha autorizzato a darmi del tu, sottomerda col culo aperto? Tu, d'ora innanzi, devi darmi del LEI e chiamarmi Padrone.
Questo per cominciare!
Poi: qualunque ordine io ti dia, la tua unica risposta sarà “Sì padrone!”, ma solo se ti avrò autorizzato a parlare!
Come forse quella merda che hai nel cranio avrà intuito, da oggi si cambia! Cambia la tua vita e quella di Giulia!
Domattina ti sveglierai ed andrai direttamente in officina a lavorare e, quando domani sera uscirai, potrai andare a casa tua, se non ti avrò mandato un messaggio che te lo impedisca.
Ultima cosa: non provare a tornare stasera od a contattare in qualunque modo la tua troia!»
Restai a guardare lo schermo dello smartphone per un po', ma poi mi rassegnai e decisi di seguire le istruzioni.
Da lì cominciò la discesa nell'abisso: il Padrone quel pomeriggio era riuscito a convincere Giulia ad ospitarlo a casa e l'aveva... letteralmente usata tutta la notte, ovviamente sottomettendola psicologicamente.
Quando arrivai a casa, chiesi spiegazioni, ma lei mi disse che le era stato proibito raccontarmi alcunché e la narrazione la fece più tardi il Padrone, stravaccato sul divano con le dita piantate nella fica della mia compagna e mentre io, inginocchiato davanti a lui, lo spompinavo come da sua precisa richiesta, finchè non decise di “marcarmi” (disse proprio così), piantandomi il cazzo nel culo.
Da lì le cose proseguirono: Giulia era sottomessa a lui, ma aveva la facoltà di darmi ordini ed impartirmi punizioni ed umiliazioni, pretendendo da me il Lei.
Ovviamente io ero nel... punto più infimo della gerarchia e potevo solo soddisfare qualunque suo/loro desiderio, compreso il farmi sodomizzare da extracomunitari che lui mi ordinava di trovare e portare a casa, mentre mi fotografava.
Aveva fotografato anche Giulia, montata da due o tre stranieri e poi aveva creato una chat con miei colleghi, dove postava le foto della mia compagna.
Si divertiva a farmi leggere i volgarissimi commenti che loro facevano nei confronti della sconosciuta (a loro) troiona che si prendeva cazzi sempre nuovi e grossi.
Devo ammettere che i commenti mi eccitavano moltissimo, come mi eccitava il fatto che i miei compagni di lavoro non sapessero che la loro porca preferita era la mia compagna.
Avrei voluto accedere anche io alla chat, ma l'amministratore era il Padrone e quando accennai al mio desiderio, venni pesantemente insultato.
Veniva spesso, dalla sua città relativamente vicina, ed ormai ci usava per ogni sua sadica necessità, sodomizzando me e scopando in ogni buco Giulia, definendoci «le mie cagne» e l'unico momento in cui era consentito che le nostre labbra e lingue si toccassero, era quando facevamo (a lui o a qualche altro maschio di sua scelta, spesso occasionali) pompini a due bocche.
Un pomeriggio mi disse di andare via, che mi avrebbe dato via cellu le istruzioni di quando e come tornare e mi diede una scatola, sigillata col nastro, con l'ordine di non aprirla salvo suo ordine. Così mi aggirai per le strade, senza meta, finché mi messaggiò:
«Apri la scatola: dentro troverai un plug anale con la coda da cavallo ed una scatolina con dentro un auricolare: mettili entrambi, senza confonderti, stupida come sei! Quando hai fatto, scrivi “fatto” come risposta a questo messaggio e ti darò istruzioni via auricolare.
Dal cesso di un bar digitai «fatto» e subito sentii la sua voce: «Brava troietta!
Ho deciso che meritate di andare a cena fuori: sai dov'è “Da Salvatore”? Mandami “uno” per il sì, “zero” per il no»
Pigiai 1.
«Bene! Arrivaci esattamente alle 20,15, non un minuto prima, non un minuto dopo!»
Calcolai che da dov'ero avrei dovuto sbrigarmi per essere puntuale e mi misi in movimento.
La sua voce continuò a parlarmi: «La troia l'ho accompagnata io, la troverai nel locale ad aspettarti con ansia... -rise, con quella sua risata che sembrava una sega da legno su un tubo di ferro- … e senti: il locale sembrerà chiuso... in effetti l'amico Salvatore oggi lo tiene aperto solo per gli amici.
Quando arriverai, dovrai picchiare sulla porta, forte e quando ti chiederanno chi è, tu risponderai con una parola d'ordine: “sono Cinzia la bocchinara!” Hai capito bene? “sono Cinzia la bocchinara”... Quando avranno ben capito la parola d'ordine, ti apriranno e ti porteranno nella sala da pranzo, dove ti aspetta una piccola sorpresa, un mio... regalino per voi due»
Tutto molto strano, molto misterioso, ma ammetto che ero eccitato dalla curiosità.
Arrivai alla porta del locale e bussai... Niente!
Allora bussai più forte e poi col piede e sentii una voce lontana: «Chi sei?»
Mormorai «Sono Cinzia la bocchinara...», ma dall'interno non venne un fiato. Lo ripetei più forte, nulla; allora a voce alta e sentii un «Eh??? Cosa hai detto? Non sento!» ed alla fine, lo urlai a tutta gola, mentre chi passava che mi guardava ghignando.
«Ah, sì! Adesso ti apro!»
Mi venne ad aprire il ristoratore e mi guardò con espressione beffarda... «E saresti tu, Cinzia la bocchinara?» Annuii.
«Uhm... poi voglio provarti, quando avrete finito la cena... Vieni!»
Mi portò nella sala da pranzo, dove all'unico tavolo apparecchiato c'erano Giulia... ed i miei colleghi della pornochat!
Lei era inginocchiata su una seggiola, a succhiare Giovanni il capo, mentre Vinicius il ghanese la scopava a colpi lenti.
«Sorpreso?» sentii la voce nell'orecchio. Annuii.
«Adesso di' esattamente quello che ti dico io di dire... pronto?»
«Ma cosa state facendo alla mia donna, ciao amore!» e, come da istruzioni, andai a baciarla in bocca.
Lei lasciò il cazzo del capo e dopo il breve bacio -si era scostata subito da me- mi aggredì: «Pezzo di merda, mai una volta che tu sia puntuale, cazzo! L'appuntamento era alle otto e tu... tu te la sei presa comoda! Ti sei fermato a succhiar cazzi o farti inculare?»
Mi sentivo morire! Un conto era giocare tra noi, al chiuso, al riparo della nostra privacy; un altro era uno sputtanamento coi miei colleghi così grave...
«Come sono arrivata, i tuoi colleghi mi sono saltati addosso... Non son riuscita a difendermi! Cosa cazzo gli hai detto? Cosa cazzo gli hai fatto vedere?»
«Niente...»
«Comunque sei due volte un gran cornuto... -disse Nando- … una volta perchè non ci hai mai presentato questa manza della tua donna e due perché è davvero una gran troia!» e rise, oltraggioso. Salvatore si affacciò dalla cucina: «E' pronto, ma oggi non ho camerieri... Semmai chiedete alla “signora” (tono sarcastico a mille!) e a Cinzialabocchinara di occuparsi loro del servizio...»
Un paio risero: «come sarebbe, Cinzia la bocchinara?»
«Ecchenesò? Si è presentato così...
Magari, per allietarmi gli occhi, le vostre cameriere le facciamo stare nude, eh?»
Così, durante la cena fummo toccate ovunque, costrette a succhiar cazzi e si divertirono molto ad estrarre e poi a rimettermi il plug, ghignando tra loro e dicendo. «Che bello abbiamo scopate e pompini assicurati, in officina!» ed alla fine della cena io e Giulia venimmo provate entrambe per determinare chi faceva il miglior bocchino.
Poi ce li misero ovunque e ci trovammo con ogni buco pieno ed anche Salvatore si unì all'orgia.
Stavamo ormai rallentando i ritmi, quando l'oste ricevette una telefonata: «Sì?... Ah, buonasera!... Sì sì, tutto bene grazie... sì, bene... ah, mi dica... uhm... e... devo farlo?... ma subito?... Ahahaha!... Sì sì, ho capito... Sì sì, faccio subito e grazie ancora!... Ahahahha, va bene, buonasera!»
Raki mi aveva messo il suo notevole cazzo nel culo e si era sdraiato su di me, che ero sul pavimento e da lì vidi Salvatore tornare dalla cucina con un trinciapollo e fare sistematicamente a pezzetti i miei indumenti, tagliandomi anche le scarpe in tre pezzi ciascuna!
«Ma come faccio, ad andare a casa?» Protestai
E Giulia, in un momento di pausa, mi porse un sacchetto di carta: dentro c'era un abitino elasticizzato, una parrucca rossa e un paio di zoccoletti tacco 10 della mia taglia.
La voce del Padrone mi ingiunse: «Andrai a casa in scooter indossando quei capi e porterai a casa anche la troia»
E così feci.
Il mio Padrone mi ingiunse di riferirmi sempre a me stessa usando il femminile e pretese che fossi sempre a disposizione delle voglie dei colleghi e dei loro amici ed anche Giulia sia con me che da sola.
Dovetti imparare a truccarmi, mi feci crescere i capelli, mi feci epilare completamente col laser e farmi un guardaroba da troietta e gli ormoni che mi fece assumere mi provocarono cambiamenti: vidi rimpicciolire i testicoli ed il cazzo mi diventava duro più raramente, mentre cominciava a venirmi un bel paio di tette.
Poi pretese che andassi a lavorare “da donna” e dopo un po' mi abituai, come i colleghi, il principale ed i clienti.
Alla fine si lamentò che aveva dovuto sopportare sperse importanti per farci arrivare dove eravamo (Giulia adesso aveva una sesta di seno e due labbra a canotto, oltre ad un culo da leggenda!) e che dovevamo aiutarlo a rientrare nelle spese...
Così Giulia adesso vede amici del Padrone tutte le sere...
Adesso scusatemi, ma vi devo lasciare, che mi è venuto tardi: devo finire di truccarmi e vestirmi ed andare sul viale al mio posto... Il Padrone mi ha promesso che, se guadagno bene, mi pagherà l'operazione per trovarmi lì sotto una bella fichetta, al posto di questo patetico ciondolo molliccio...
Fine
(Padron De Sade è disponibile a richiesta: scrivetemi presso @yahoo.it)
Come cambia la vita!
Da scrittore di racconti, pubblicati in rete, ricevo email di lettori, spesso per esprimere apprezzamento o per fare o chiedere precisazioni.
A volte mi capita di iniziare scambi epistolari anche con altri autori e con qualcuno di loro, scatta un qualcosa: un'affinità, una simpatia o.. altro.
Ho letto dei racconti che mi son piaciuti e mi è sembrato giusto comunicarlo all'autore, DeSade e lui mi ha risposto e dopo un po' ha voluto che utilizzassimo un programma di chat (e videochat) per evitare i tempi lenti dello scambio di email.
Così abbiamo cominciato a chattare e ci siamo trovati bene subito: io ho un carattere accomodante (anche remissivo, in determinati ambiti) e lui invece ha ben chiaro cosa vuole e come ottenerlo.
Chattando, a poco a poco, ci siamo trovati in una posizione nella quale lui era dominante ed io sottomesso ed anche la relativa vicinanza delle nostre città aprivano prospettive per incontrarci di persone... per prendere un caffè insieme, pensavo!
Ma lui ha cominciato a farmi domande, sempre più ravvicinate, sempre più intime ed ha voluto sapere tutto di me e dei miei passati sessuali e mi ha portato ad ammettere che, oltre ad una compagna (con la quale per giunta le cose non vanno più troppo bene),ho frequentato anche uomini...
«Uomini? O piuttosto maschi???»
«Beh... maschi...»
«E ti sei fatto succhiare il cazzo da loro???»
«Beh, anche...»
«Anche! Che cazzo vuol dire, anche? Che li succhi tu?»
«Beh... sì...»
«Ah! Quindi sei un pompinaro!!! E ingoi o fai come le cretinette che si levano o sputano?»
Punto sull'orgoglio: «No, no: ingoio sempre!»
«Brava troietta... Ma... li inculi, i maschi?»
«Beh, no... Adoro farlo alle signore, ma coi maschi non riesco proprio: mi si ammoscia...»
«Quindi sei tu, a farti inculare, giusto? E ti piace?»
a quel punto, l'ho ammesso: che sono io a farmi inculare, che mi piace e che lo faccio da quando ero ragazzo.
Mi è arrivata una gragnuola di altre domande, per cui ha saputo che la mia compagna (di cui ha voluto foto: prima normali, poi via via sempre più oscene!) era al corrente che sono bisex e che sono cuckold, che abbiamo incontrato bull assieme che hanno penetrato anche entrambi, che sul mio ambiente di lavoro nessuno sa nulla né del mio cuckoldismo né della mia bisessuallità e altro ancora.
Abbiamo cominciato a fare videochiamate, dove ha mostrato il suo (pregevole!) uccello ed ha voluto che gli mostrassi sia il mio che... «Adesso girati! Ecco così: apriti le chiappe con le mani, mostrami il buco per bene... Cavoli, se è largo... »
Mi vergognavo un po', ma la situazione era, in fondo, eccitante.
Pretese che anche la mia compagna partecipasse a queste videochat e Giulia, all'inizio, era davvero scocciata.
Poi, a furia di insistere (lui con me ed io con lei), raggiungemmo un accordo: lei sarebbe stata in chat video con lui per non più di 10 minuti ed io sarei proprio uscito di casa, in modo che sarebbero stati sicuri che non avrei potuto ascoltarli...
Così, quella stessa sera, presentai a Padron De Sade la mia compagna Giulia; si scambiarono i soliti convenevoli e poi il Padrone le disse di chiudermi fuori di casa, che le doveva parlare senza che sentissi.
Giulia era intrigata dalla proposta ed anche il mio lato di cuckold era stimolato dall'idea che un maschio alfa (ormai lo avevo ben capito) si accordasse con la mia compagna a mia insaputa, per cui, di buon grado, uscii di casa e sentii scorrere le mandate della serratura alle mie spalle.
Riflettei che dieci minuti erano giusto il tempo di fare il giro dell'isolato, ma quando provai ad aprire la porta, la serratura era in posizione tale da non poter introdurre la chiave; suonai e dopo un pochino sentii le mandate tolte.
Spinsi la porta, ma si aprì dei dieci centimetri permessi dal ferromorto.
«Stiamo parlando, io ed il tuo Padrone. Tornatene giù, fatti in giro e torna tra... tra una mezz'ora!»
Ubbidiente, scesi di nuovo in strada ed andai in un pub a bermi una birretta. Stavo per uscire e tornare a casa, quando mi arrivò un messaggio sul cellulare: “Non tornare ancora, culorotto! Ti msg io, quando devi tornare!”
Ero un po'... così: Giulia mi aveva -è vero- visto mentre mi inculavano, ma la cosa era rimasta circoscritta ai momenti in cui stavamo “giocando” con altri, senza che accenni tracimassero anche nella nostra vita normale... Mentre adesso... sembrava che volesse deliberatamente offendere!
Che vadano affanculo, lei e... ed il Padrone! Presi lo scooter e decisi di andarmene lungo la costa: quando mi fosse mai arrivato il messaggio, sarei tornato indietro, con mio comodo!
Stava ormai diventando buio e guardai il cellu per vedere se era arrivato un messaggio che non avevo notato, ma ancora nulla. Stavo decidendomi di richiamare Giulia per chiederle cosa dovevo fare, quando mi arrivò un messaggio: “culorotto, dove cazzo sei?” Guardo il mittente: un numero che non mi dice nulla...
«Chi cazzo sei e cosa cazzo vuoi?» Normale risposta, no?
«Sono Padron De Sade, culorotto: il numero me lo ha dato la tua troia... Dove cazzo sei?»
Ops! «No, scusa, vedevo numero sconosciuto... Ho preso lo scooter ed ho seguito la costa...» ed aggiunsi il nome della località dov'ero.
«Bene! Allora trovati da dormire lì!» Strabuzzai gli occhi e rilessi il messaggio per essere sicuro!
«Ma senti, non se ne parla! Domani devo andare a lavorare e non puoi chiedermi questo: devo andare a casa!»
La risposta si fece aspettare pochi minuti, ma alla fine arrivò: «Chi ti ha autorizzato a darmi del tu, sottomerda col culo aperto? Tu, d'ora innanzi, devi darmi del LEI e chiamarmi Padrone.
Questo per cominciare!
Poi: qualunque ordine io ti dia, la tua unica risposta sarà “Sì padrone!”, ma solo se ti avrò autorizzato a parlare!
Come forse quella merda che hai nel cranio avrà intuito, da oggi si cambia! Cambia la tua vita e quella di Giulia!
Domattina ti sveglierai ed andrai direttamente in officina a lavorare e, quando domani sera uscirai, potrai andare a casa tua, se non ti avrò mandato un messaggio che te lo impedisca.
Ultima cosa: non provare a tornare stasera od a contattare in qualunque modo la tua troia!»
Restai a guardare lo schermo dello smartphone per un po', ma poi mi rassegnai e decisi di seguire le istruzioni.
Da lì cominciò la discesa nell'abisso: il Padrone quel pomeriggio era riuscito a convincere Giulia ad ospitarlo a casa e l'aveva... letteralmente usata tutta la notte, ovviamente sottomettendola psicologicamente.
Quando arrivai a casa, chiesi spiegazioni, ma lei mi disse che le era stato proibito raccontarmi alcunché e la narrazione la fece più tardi il Padrone, stravaccato sul divano con le dita piantate nella fica della mia compagna e mentre io, inginocchiato davanti a lui, lo spompinavo come da sua precisa richiesta, finchè non decise di “marcarmi” (disse proprio così), piantandomi il cazzo nel culo.
Da lì le cose proseguirono: Giulia era sottomessa a lui, ma aveva la facoltà di darmi ordini ed impartirmi punizioni ed umiliazioni, pretendendo da me il Lei.
Ovviamente io ero nel... punto più infimo della gerarchia e potevo solo soddisfare qualunque suo/loro desiderio, compreso il farmi sodomizzare da extracomunitari che lui mi ordinava di trovare e portare a casa, mentre mi fotografava.
Aveva fotografato anche Giulia, montata da due o tre stranieri e poi aveva creato una chat con miei colleghi, dove postava le foto della mia compagna.
Si divertiva a farmi leggere i volgarissimi commenti che loro facevano nei confronti della sconosciuta (a loro) troiona che si prendeva cazzi sempre nuovi e grossi.
Devo ammettere che i commenti mi eccitavano moltissimo, come mi eccitava il fatto che i miei compagni di lavoro non sapessero che la loro porca preferita era la mia compagna.
Avrei voluto accedere anche io alla chat, ma l'amministratore era il Padrone e quando accennai al mio desiderio, venni pesantemente insultato.
Veniva spesso, dalla sua città relativamente vicina, ed ormai ci usava per ogni sua sadica necessità, sodomizzando me e scopando in ogni buco Giulia, definendoci «le mie cagne» e l'unico momento in cui era consentito che le nostre labbra e lingue si toccassero, era quando facevamo (a lui o a qualche altro maschio di sua scelta, spesso occasionali) pompini a due bocche.
Un pomeriggio mi disse di andare via, che mi avrebbe dato via cellu le istruzioni di quando e come tornare e mi diede una scatola, sigillata col nastro, con l'ordine di non aprirla salvo suo ordine. Così mi aggirai per le strade, senza meta, finché mi messaggiò:
«Apri la scatola: dentro troverai un plug anale con la coda da cavallo ed una scatolina con dentro un auricolare: mettili entrambi, senza confonderti, stupida come sei! Quando hai fatto, scrivi “fatto” come risposta a questo messaggio e ti darò istruzioni via auricolare.
Dal cesso di un bar digitai «fatto» e subito sentii la sua voce: «Brava troietta!
Ho deciso che meritate di andare a cena fuori: sai dov'è “Da Salvatore”? Mandami “uno” per il sì, “zero” per il no»
Pigiai 1.
«Bene! Arrivaci esattamente alle 20,15, non un minuto prima, non un minuto dopo!»
Calcolai che da dov'ero avrei dovuto sbrigarmi per essere puntuale e mi misi in movimento.
La sua voce continuò a parlarmi: «La troia l'ho accompagnata io, la troverai nel locale ad aspettarti con ansia... -rise, con quella sua risata che sembrava una sega da legno su un tubo di ferro- … e senti: il locale sembrerà chiuso... in effetti l'amico Salvatore oggi lo tiene aperto solo per gli amici.
Quando arriverai, dovrai picchiare sulla porta, forte e quando ti chiederanno chi è, tu risponderai con una parola d'ordine: “sono Cinzia la bocchinara!” Hai capito bene? “sono Cinzia la bocchinara”... Quando avranno ben capito la parola d'ordine, ti apriranno e ti porteranno nella sala da pranzo, dove ti aspetta una piccola sorpresa, un mio... regalino per voi due»
Tutto molto strano, molto misterioso, ma ammetto che ero eccitato dalla curiosità.
Arrivai alla porta del locale e bussai... Niente!
Allora bussai più forte e poi col piede e sentii una voce lontana: «Chi sei?»
Mormorai «Sono Cinzia la bocchinara...», ma dall'interno non venne un fiato. Lo ripetei più forte, nulla; allora a voce alta e sentii un «Eh??? Cosa hai detto? Non sento!» ed alla fine, lo urlai a tutta gola, mentre chi passava che mi guardava ghignando.
«Ah, sì! Adesso ti apro!»
Mi venne ad aprire il ristoratore e mi guardò con espressione beffarda... «E saresti tu, Cinzia la bocchinara?» Annuii.
«Uhm... poi voglio provarti, quando avrete finito la cena... Vieni!»
Mi portò nella sala da pranzo, dove all'unico tavolo apparecchiato c'erano Giulia... ed i miei colleghi della pornochat!
Lei era inginocchiata su una seggiola, a succhiare Giovanni il capo, mentre Vinicius il ghanese la scopava a colpi lenti.
«Sorpreso?» sentii la voce nell'orecchio. Annuii.
«Adesso di' esattamente quello che ti dico io di dire... pronto?»
«Ma cosa state facendo alla mia donna, ciao amore!» e, come da istruzioni, andai a baciarla in bocca.
Lei lasciò il cazzo del capo e dopo il breve bacio -si era scostata subito da me- mi aggredì: «Pezzo di merda, mai una volta che tu sia puntuale, cazzo! L'appuntamento era alle otto e tu... tu te la sei presa comoda! Ti sei fermato a succhiar cazzi o farti inculare?»
Mi sentivo morire! Un conto era giocare tra noi, al chiuso, al riparo della nostra privacy; un altro era uno sputtanamento coi miei colleghi così grave...
«Come sono arrivata, i tuoi colleghi mi sono saltati addosso... Non son riuscita a difendermi! Cosa cazzo gli hai detto? Cosa cazzo gli hai fatto vedere?»
«Niente...»
«Comunque sei due volte un gran cornuto... -disse Nando- … una volta perchè non ci hai mai presentato questa manza della tua donna e due perché è davvero una gran troia!» e rise, oltraggioso. Salvatore si affacciò dalla cucina: «E' pronto, ma oggi non ho camerieri... Semmai chiedete alla “signora” (tono sarcastico a mille!) e a Cinzialabocchinara di occuparsi loro del servizio...»
Un paio risero: «come sarebbe, Cinzia la bocchinara?»
«Ecchenesò? Si è presentato così...
Magari, per allietarmi gli occhi, le vostre cameriere le facciamo stare nude, eh?»
Così, durante la cena fummo toccate ovunque, costrette a succhiar cazzi e si divertirono molto ad estrarre e poi a rimettermi il plug, ghignando tra loro e dicendo. «Che bello abbiamo scopate e pompini assicurati, in officina!» ed alla fine della cena io e Giulia venimmo provate entrambe per determinare chi faceva il miglior bocchino.
Poi ce li misero ovunque e ci trovammo con ogni buco pieno ed anche Salvatore si unì all'orgia.
Stavamo ormai rallentando i ritmi, quando l'oste ricevette una telefonata: «Sì?... Ah, buonasera!... Sì sì, tutto bene grazie... sì, bene... ah, mi dica... uhm... e... devo farlo?... ma subito?... Ahahaha!... Sì sì, ho capito... Sì sì, faccio subito e grazie ancora!... Ahahahha, va bene, buonasera!»
Raki mi aveva messo il suo notevole cazzo nel culo e si era sdraiato su di me, che ero sul pavimento e da lì vidi Salvatore tornare dalla cucina con un trinciapollo e fare sistematicamente a pezzetti i miei indumenti, tagliandomi anche le scarpe in tre pezzi ciascuna!
«Ma come faccio, ad andare a casa?» Protestai
E Giulia, in un momento di pausa, mi porse un sacchetto di carta: dentro c'era un abitino elasticizzato, una parrucca rossa e un paio di zoccoletti tacco 10 della mia taglia.
La voce del Padrone mi ingiunse: «Andrai a casa in scooter indossando quei capi e porterai a casa anche la troia»
E così feci.
Il mio Padrone mi ingiunse di riferirmi sempre a me stessa usando il femminile e pretese che fossi sempre a disposizione delle voglie dei colleghi e dei loro amici ed anche Giulia sia con me che da sola.
Dovetti imparare a truccarmi, mi feci crescere i capelli, mi feci epilare completamente col laser e farmi un guardaroba da troietta e gli ormoni che mi fece assumere mi provocarono cambiamenti: vidi rimpicciolire i testicoli ed il cazzo mi diventava duro più raramente, mentre cominciava a venirmi un bel paio di tette.
Poi pretese che andassi a lavorare “da donna” e dopo un po' mi abituai, come i colleghi, il principale ed i clienti.
Alla fine si lamentò che aveva dovuto sopportare sperse importanti per farci arrivare dove eravamo (Giulia adesso aveva una sesta di seno e due labbra a canotto, oltre ad un culo da leggenda!) e che dovevamo aiutarlo a rientrare nelle spese...
Così Giulia adesso vede amici del Padrone tutte le sere...
Adesso scusatemi, ma vi devo lasciare, che mi è venuto tardi: devo finire di truccarmi e vestirmi ed andare sul viale al mio posto... Il Padrone mi ha promesso che, se guadagno bene, mi pagherà l'operazione per trovarmi lì sotto una bella fichetta, al posto di questo patetico ciondolo molliccio...
Fine
(Padron De Sade è disponibile a richiesta: scrivetemi presso @yahoo.it)
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