Casa Lucrezia
di
Lucrezia
genere
etero
Oramai la settimana va avanti alla grande e in casa mia c'è un grande avvicendamento di persone di un certo livello.
È dai tempi dell'A.N.A.L.E. che non si vedeva una concentrazione di tanti scrittori di grido; e devo dire che pure la Gió è contenta, si vede che lo stare in compagnia la distrae dal tedio quotidiano del dover lavorare per poi tornare a casa in una routine quotidiana infinita.
Tanti son passati di qui, qualcuno è tornato pure e qualcuno si è fermato per due o più giorni, casa mia è sempre aperta alla cultura, ma solo il Rosso è rimasto.
Il suo regno? La cucina, e da quando si è messo ai fornelli posso dire senza tema di smentita che qui si mangia da dio; ma che ne potevo sapere che fosse un cuoco così bravo, e pure la Giovanna è contenta, gli gira sempre intorno, se non sapessi che è lesbica persa dovrei essere gelosa.
Oh ma guarda che qui si è tutti felici.
Ieri per esempio eravamo in 4 a tavola, bellissima giornata, tanto che abbiamo deciso di portare il tavolo in terrazza. Il sole splendeva e faceva caldo, ma non da sudare, il termometro segnava 26 gradi centigradi e stare lì nudi era un piacere.
Sì aspettava il primo, cappelletti in brodo, lasciati il giorno prima dal buon Hermann, che però era dovuto scappare per non so bene che problemi di lavoro.
Attorno al tavolo c'eravamo io e la Yuko, si scherzava e si beveva del cabernet franc tanto per iniziare, io ero spaparanzata sulla sedia, facendola dondolare un po' all'indietro, le tette quando ero in avanti sparivano sotto il bordo del tavolo, ma ricomparivano come andavo indietro e questo faceva ridere Yuko, tanto che avevo iniziato a dire "bubù settete" ogni volta che dondolavo.
Ok Yuko non regge l'alcol e io pure ero allegrotta, così prese dalla stupidera non ci accorgemmo che il cuoco e l'aiuto cuoco erano arrivati e ci guardavano seri.
Fui io che andando indietro mi accorsi finalmente dei due e scoppiai a ridere.
Tutti e due indossavano un grembiule da cucina, e già trovavo la cosa da ridere, poi vedere il Rosso con la cjace ( mestolo ) in mano e Giovanna con la supiere di crep (zuppiera di ceramica) seri e imperturbabili, be' era da ridere.
Poi in un attimo, mentre loro poggiavano gli arnesi sul tavolo, io e Yuko, più io a dire il vero, ci siamo alzate e siamo andate ad abbracciarli.
Senza malizia ma solo perché ci siamo rese conto in un attimo che avevamo esagerato senza volerlo, e senza farci troppo caso, ma per via della nostra posizione al tavolo, io capitai ad abbracciare il Rosso e Yuko la Gió.
Be' avete presente una bella gnocca, alta e bionda, nuda, che a braccia alzate vi viene incontro sorridendo? Fa scena, fa fare pensieri indecenti e questo deve aver pensato il Rosso, tanto che dal grembiule vidi spuntare un certo bozzo.
E che vi devo dire, scoppiammo a ridere e questa volta tutti e tre e il Rosso impietrito e intimidito stava assumendo un color rosso vivo in volto.
Ecco basta, capii in un attimo che stavamo esagerando, certo la colpa era delle circostanze ma noi ci avevamo messo del nostro a creare imbarazzo.
Presi il Rosso per un braccio e lo portai verso il divano che usavano per fare salotto e conversazione in terrazza, lo feci sdraiare e mi sedetti accanto, non parlavo ma lo accarezzavo, poi gli slacciai il grembiule, gli dissi che senza stava decisamente meglio.
Guardai verso la Gió in un momento in cui la coscienza stava per prendere il sopravvento, ma lei era presa dalla Yuko, e che vi devo dire, invece della gelosia mi sentii soddisfatta e complice, così mi diedi da fare anch'io, col Rosso.
Sotto la mia mano, l'affare si ingrossava, scavalcai il corpo del Rosso con una gamba e mi misi a cavalcioni del suo corpo, poi preso in mano l'uccello del mio e suo desiderio, lo accompagnai nel nido.
La cavalcata fu lunga e dolce, ero a casa mia, non avevo fretta alcuna, ruotavo il bacino oppure lo muovevo avanti e indietro, la cosa era piacevole per tutti e due.
Le mie mani erano sul suo petto, poi lui me le scansó per prendere i miei seni.
Sentivo delle vere scosse elettriche quando mi pizzicava i capezzoli, quelle sensazioni mi mandavano in orbita, così reclinai la testa indietro, respiravo forte dal naso, avevo gli occhi aperti ma non vedevo nulla.
Poi mi rifeci avanti fino a baciare la bocca del Rosso, e lo baciai lungamente, quindi tiratami su di nuovo, ci misi più impegno in uno "smorzacandela" da primato, fino a quando venni in un urlo.
E cazzo ci voleva finalmente, ma nonostante questo continuai a muovermi ancora un po' fino a quando pure il Rosso venne finalmente, e sentii dentro me il fiotto caldo dello sperma.
Mi fermai e ci guardammo sorridenti e felici, poi mi sfilai e gli baciai il glande, succhiandolo con voluttà.
Mi sedetti al tavolo, ripresi il bicchiere di vino,ne bevvi un sorso ed esclamai: "allora, non si mangia in questa casa?".
È dai tempi dell'A.N.A.L.E. che non si vedeva una concentrazione di tanti scrittori di grido; e devo dire che pure la Gió è contenta, si vede che lo stare in compagnia la distrae dal tedio quotidiano del dover lavorare per poi tornare a casa in una routine quotidiana infinita.
Tanti son passati di qui, qualcuno è tornato pure e qualcuno si è fermato per due o più giorni, casa mia è sempre aperta alla cultura, ma solo il Rosso è rimasto.
Il suo regno? La cucina, e da quando si è messo ai fornelli posso dire senza tema di smentita che qui si mangia da dio; ma che ne potevo sapere che fosse un cuoco così bravo, e pure la Giovanna è contenta, gli gira sempre intorno, se non sapessi che è lesbica persa dovrei essere gelosa.
Oh ma guarda che qui si è tutti felici.
Ieri per esempio eravamo in 4 a tavola, bellissima giornata, tanto che abbiamo deciso di portare il tavolo in terrazza. Il sole splendeva e faceva caldo, ma non da sudare, il termometro segnava 26 gradi centigradi e stare lì nudi era un piacere.
Sì aspettava il primo, cappelletti in brodo, lasciati il giorno prima dal buon Hermann, che però era dovuto scappare per non so bene che problemi di lavoro.
Attorno al tavolo c'eravamo io e la Yuko, si scherzava e si beveva del cabernet franc tanto per iniziare, io ero spaparanzata sulla sedia, facendola dondolare un po' all'indietro, le tette quando ero in avanti sparivano sotto il bordo del tavolo, ma ricomparivano come andavo indietro e questo faceva ridere Yuko, tanto che avevo iniziato a dire "bubù settete" ogni volta che dondolavo.
Ok Yuko non regge l'alcol e io pure ero allegrotta, così prese dalla stupidera non ci accorgemmo che il cuoco e l'aiuto cuoco erano arrivati e ci guardavano seri.
Fui io che andando indietro mi accorsi finalmente dei due e scoppiai a ridere.
Tutti e due indossavano un grembiule da cucina, e già trovavo la cosa da ridere, poi vedere il Rosso con la cjace ( mestolo ) in mano e Giovanna con la supiere di crep (zuppiera di ceramica) seri e imperturbabili, be' era da ridere.
Poi in un attimo, mentre loro poggiavano gli arnesi sul tavolo, io e Yuko, più io a dire il vero, ci siamo alzate e siamo andate ad abbracciarli.
Senza malizia ma solo perché ci siamo rese conto in un attimo che avevamo esagerato senza volerlo, e senza farci troppo caso, ma per via della nostra posizione al tavolo, io capitai ad abbracciare il Rosso e Yuko la Gió.
Be' avete presente una bella gnocca, alta e bionda, nuda, che a braccia alzate vi viene incontro sorridendo? Fa scena, fa fare pensieri indecenti e questo deve aver pensato il Rosso, tanto che dal grembiule vidi spuntare un certo bozzo.
E che vi devo dire, scoppiammo a ridere e questa volta tutti e tre e il Rosso impietrito e intimidito stava assumendo un color rosso vivo in volto.
Ecco basta, capii in un attimo che stavamo esagerando, certo la colpa era delle circostanze ma noi ci avevamo messo del nostro a creare imbarazzo.
Presi il Rosso per un braccio e lo portai verso il divano che usavano per fare salotto e conversazione in terrazza, lo feci sdraiare e mi sedetti accanto, non parlavo ma lo accarezzavo, poi gli slacciai il grembiule, gli dissi che senza stava decisamente meglio.
Guardai verso la Gió in un momento in cui la coscienza stava per prendere il sopravvento, ma lei era presa dalla Yuko, e che vi devo dire, invece della gelosia mi sentii soddisfatta e complice, così mi diedi da fare anch'io, col Rosso.
Sotto la mia mano, l'affare si ingrossava, scavalcai il corpo del Rosso con una gamba e mi misi a cavalcioni del suo corpo, poi preso in mano l'uccello del mio e suo desiderio, lo accompagnai nel nido.
La cavalcata fu lunga e dolce, ero a casa mia, non avevo fretta alcuna, ruotavo il bacino oppure lo muovevo avanti e indietro, la cosa era piacevole per tutti e due.
Le mie mani erano sul suo petto, poi lui me le scansó per prendere i miei seni.
Sentivo delle vere scosse elettriche quando mi pizzicava i capezzoli, quelle sensazioni mi mandavano in orbita, così reclinai la testa indietro, respiravo forte dal naso, avevo gli occhi aperti ma non vedevo nulla.
Poi mi rifeci avanti fino a baciare la bocca del Rosso, e lo baciai lungamente, quindi tiratami su di nuovo, ci misi più impegno in uno "smorzacandela" da primato, fino a quando venni in un urlo.
E cazzo ci voleva finalmente, ma nonostante questo continuai a muovermi ancora un po' fino a quando pure il Rosso venne finalmente, e sentii dentro me il fiotto caldo dello sperma.
Mi fermai e ci guardammo sorridenti e felici, poi mi sfilai e gli baciai il glande, succhiandolo con voluttà.
Mi sedetti al tavolo, ripresi il bicchiere di vino,ne bevvi un sorso ed esclamai: "allora, non si mangia in questa casa?".
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