La vendetta di Salem 1

di
genere
pulp

I
“Pertanto, questa Corte condanna l’imputata Mary Wilcott colpevole di stregoneria e la condanna a morte per impiccagione” sentenziò il Giudice davanti alla Giuria.
La ragazza accusata gridò e si mise a piangere, mentre due robusti uomini l’afferravano e la trascinavano via dal pubblico, ingiurioso, che la coprì di sputi e insulti “A morte la strega!” urlavano “A morte la strega!”
Un’altra donna venne condotta davanti al Giudice. Si trattativa di una donna di 45 anni, vestita con abiti logori e i capelli scarmigliati “Mary Jane Cesara Wincott, in quanto madre di Mary Wincott, siete ugualmente colpevole di stregoneria e di avere praticato stregoneria. In base alle testimonianze raccolte , abbiamo prove sufficienti per condannarla alla stessa stregua di vostra figlia” sentenziò il giudice Ambrose
La donna, legata e imbavagliata, urlò il suo disprezzo e il suo dolore all’uomo che la stava accusando “Maledetto” si riuscì a capire
“La condanna per aver giaciuto con il maligno e avere generato quella infame creatura che voi chiamate figlia. In base alla testimonianza di vostro marito, voi lo avete tradito con lo stalliere Benjamin Castro, di anni 25, la cui impronta inevocabile del diavolo è stata rinvenuta impressa sulla sua pelle. Avvocato LAramie, cosa sentenzia in difesa della donna?”
Un tizio alto e ossuto, più simile ad un gallinaccio , con gli occhi sporgenti e il naso a becco, fece un passo avanti e rispose “La mia cliente si dichiara colpevole e si rimette alla clemenza della Corte”
La donna guardò stupita il suo avvocato e mugugnò un no prolungato
“Allora è deciso, in virtù conferitemi dal Popolo e dalla Santa Madre Chiesa, io condanno Mary Jane Cesara Wincott a morte per impiccagione. La clemenza della Corte concessa sarà così confortata: l’impiccagione sarà effettuata in compagnia della figlia, in maniera tale che queste empie bestie si accompagnino negli Inferi e non vi facciano più ritorno. In quanto allo stalliere Benjamin Castro, sarà lapidato e impiccato. A morte avvenuta, il suo corpo sarà avvolto in un panno benedetto e gettato nel fiume appesantito da alcune pietre tombali. Il processo è tolto” batté il martello sullo scranno e si allontanò, mentre la donna veniva trascinata via sotto le ingiurie del pubblico. Il Giudice sorrideva.

Il giudice Lewis Caldwell osservava i corpi delle due donne oscillare nella brezza fredda che si era levata. Erano alle soglie dell’Inverno e le foglie turbinavano attorno a loro come una moltitudine di falene. La gente superstiziosa, si faceva il segno della Croce e interpretava quel fenomeno come un segno del Maligno. Lui era ancora lì e presto, un’altra strega sarebbe stata ingravidata e avrebbe generato il figlio del Diavolo.
Il giudice rise davanti a tanta ingenuità. Volse le spalle alla finestra e si diresse verso la cassapanca. L’aprì: dentro vecchi abiti, una corazza di maglia, un elmo, alcuni scritti e una spada dalla lama lunga, sulla cui elsa, al centro della croce, campeggiava il simbolo dei Templari. I Cavalieri di Cristo che fecero l’impresa, l’assedio di Gerusalemme, contro i barbari saraceni. Fu un dono di un cavaliere che conobbe anni prima, a cui gli fece dono = Questa sarà la tua compagna fedele. Trattala sempre bene e lei non ti deluderà. Poiché sarà lei ha preservare la tua vita da altri come noi = Fu in quel momento di confidenza che Lewis afferrò la spada e la calò sul collo del cavaliere, per poi riceverne il Potere

II
Oggi fa caldo. Guardo il termometro sopra la fermata dell’autobus: le cifre digitali segnano 37° C. Diavolo, l’Inferno ha spalancato le porte. Ma ne ho sentite di peggio.
“Ehilà” Bobby Hirsh è di fronte a me con un mazzo di tulipani. Vestito casula, giacca leggera su una camicia di colore azzurro e pantalone di cotone in jeans chiari. Ai piedi scarpe da tennis con lacci rossi
“Appariscenti” dico indicando le stringhe
Lui si stringe nelle spalle e mi porge i tulipani “Scusa il ritardo”
“Oh, fa nulla, stavo provando cosa si prova ad evaporare un po’ alla volta” afferro i tulipani ridendo. Ci scambiamo un bacio frettoloso sulle guance
“Scusa ma, il mio capo voleva che facessi l’inventario di alcune pratiche rimaste nell’archivio”
“Scartoffie vecchie di secoli?”
“Sì, beh, un documento riportava la data del 1912”
“Un caso irrisolto?”
“Già. Un immigrato italiano, tale Rodolfo Cangini, ritrovato al porto con la testa tagliata”
“Da brividi” dico prendendolo sottobraccio “Vieni, ho prenotato da Angelo”
“Wow! Finalmente mangerò la famosa Tagliata?”
“Angelo è uno dei migliori chef internazionali che ci sono attualmente. Italiano fino al midollo e una tradizione che dura da duecento anni”
“Però, hai fatto i compiti”
“Mm, se farai il bravo, scoprirai che sono brava anche in altri campi” faccio maliziosa

Non sono una gnocca ma, neppure un cesso a pedali. Mi classifico a metà. Una mezza gnocca, né alta, né bassa, ne grassa, ne magra. Capelli ricci e biondi, ondulati, che scendono fino a metà schiena, occhi azzurro cielo, tette misura tre, culo a mandolino, bello morbido, ventre quasi piatto e un ciuffo nero di peli ribelli tra le gambe.
Ogni volta che faccio la doccia alla mattina, mi piace compiacermi davanti allo specchio. Mi tocco le tette, mi stringo i capezzoli, mi passo una mano tra le gambe, cercando un piacere momentaneo prima di un possibile rapporto sessuale. Dimostro vent’anni ma, la mia carta d’identità me ne attribuisce 25. Anche se dicessi la mia reale età, non ci crederebbe nessuno e mi prenderebbero per pazza.
Da quanto tempo è che non faccio sesso? Mpf.. secoli.. No, molto meno. Beh, arieggiare il locale prima di soggiornarvi. Stasera porto Bobby da Angelo. Voglio fargli assaggiare il filetto di pesce al pepe bianco. Angelo è un artista in cucina ed è un mano Santa quando si tratta di cucinare piatti particolari. L’ho chiamato dettandogli il menù che doveva preparare: antipasto misto mare. Poi spaghetti allo scoglio. E poi filetto di platessa al pepe bianco. Poi una meringata ai frutti di bosco.
Conosco Angelo Milani da un sacco di anni e, quando ne ho l’occasione, passo da lui e rievoco i bei tempi andati, tra perduti amori, nuove conquiste e dure battaglie.

Il luogo scelto è una veranda che da’ vista sul fiume. Barche cariche di turisti che scattano foto a destra e manca. Prodigi dello jogging, coppietta sulle panchine e, sullo sfondo, la maestosa e longilinea figura della Torre
Bobby è su di giri da quando gli ho lanciato lì quella frase maliziosa. Magari, in quel preciso momento, nel suo cervello c’è un criceto che sta rincorrendo la mia patata sulla ruota.
Beh, devo confessare che, Bobby mi piace. Il classico ragazzo con la faccia pulita e il sorriso smagliante da pubblicità di dentifricio. Viene dall’Alabama da una famiglia di contadini. Ma lui non ha voluto seguire le orme di famiglia e si è trasferito in città per intraprendere gli studi avvocatizi.
“Pago io” dice lui prevenendomi
“Fidati” sorrido “La cena è gratis”
“Gratis? Ma dai, come può essere che..? In che rapporti siete tu ed Angelo per avere un simile trattamento?”
“Beh, è un amico di vecchia data” sorrido. Di lunghissima data

“La cena è stata di vostro gradimento?” arrivò Angelo al nostro tavolo, impettito nella sua candida tenuta da chef e il cappello coreografico alto quanto l’empire state Building. Rigido, le mani dietro la schiena, il petto in fuori, con i suoi baffoni neri a manubrio che lo fa assomigliare ad una marca di una famosa caffettiera
“Sempre ottimi i tuoi piatti, Angelo” sorrido
“Da scoppiare” commentò
“Scusa un attimo” dico a Bobby, torno subito
“Ragazzo interessante” commenta Angelo seguendomi
“geloso?”
“Ah, sono italiano. La gelosia è nel nostro DNA” ride il cuoco “Ah, che ricordi però”
“Già”

Un amore consumato alla svelta nella cambusa della nave dove Angelo era imbarcato. Ricordo un sesso enorme che faticava a starmi in figa. Una passione portentosa che si muoveva come i giganteschi pistoni che pompavano a poche decine di metri da noi. In quell’occasione, mi aveva sfondato per bene fica e culo. E poi lo avevo assaggiato, come uno dei suoi famosi piatti, ingoiando la sua preziosa salsa. So essere una porca quando voglio.
Eravamo lì, sdraiati e nudi e lui che mi contemplava, seguendo la linea del corpo con le dita, quando si udì il boato. Più di un boato, un fragore di lamiere spezzate, di ingranaggi sfondati e noi che volavamo a terra, sul nudo pavimento e l’acqua che filtrava dalle piastre della chiglia “Che diavolo?!” avevo esclamato

Le luci sfavillavano e sembrava di vedere una fila di bicchieri in linea sul bancone di una discoteca.
Siamo entrati in casa mia, chiudendo la porta e saltandoci addosso, le nostre bocche premute, i vestiti che volavano in ogni direzione. Bobby è eccitatissimo e decido di liberarlo subito. Bei muscoli, bel culo, bel cazzo. In breve siamo nudi e lui finisce sul letto, sdraiato, con me che lo domino, impilandomi su di lui. “Adesso, fermo” dico prendendo a dimenare i fianchi su di lui. Lo sentivo dentro, a strofinarmi internamente e premevo. Premevo e sfregavo, ansiosa di ricevere tutto quel vigore. E non pensare a nulla tranne che a lui, alla sua voglia, al suo ardore. Al suo orgasmo.

III
Un brivido mi percosse nelle ossa. Mi svegliai battendo le palpebre e fissandole nello sguardo vuoto di mia madre. La corda era stata tolta ma, il livido bluastro sul collo era ancora vivido, così come la lingua bluastra che sporgeva dalle sue labbra.
Scattai in piedi, urlando e piangendo, prima che una mano guantata mi afferrasse da dietro, premendomi la bocca e immobilizzandomi.
Un corpo possente mi tratteneva e mi sospingeva “Chiudi quella bocca, dannazione” Una voce rude, con un vago accento francese
Mi feci trascinare docilmente in un punto riparato, una specie di apertura in una roccia, coperta da rampicanti. Dentro ardeva un fuoco a cui erano seduti un uomo grosso e irsuto come un orso e una ragazza bionda, dalla pelle chiarissima. Mi scostai dall’uomo e mi gettai contro la parete, sibilando e afferrando un sasso “Indietro! State indietro!” il ronzio nelle ossa non accennava a diminuire
L’uomo che mi aveva afferrato, era un giovane sui trent’anni, alto e atletico, con una vistosa coda di cavallo. Sulla schiena era assicurata una spada la cui elsa raffigurava una specie di drago “Chi siete? Mia madre.. Dovete aiutare mia madre!”
“Tua madre è perduta” disse l’uomo con la coda “Non c’è più speranza. Ma per te, per te inizia una nuova vita”
“Che diavolo stai dicendo? Nuova vita? Mi hanno linciata, mi hanno accusata di essere una strega.. Mi dovevano impiccare..”
“Sei stata impiccata” disse l’uomo irsuto “Tu sei morta. Ancora”
“Come tutte noi” disse la ragazza
“Voi siete pazzi”
“Sei finita sulla forca insieme a tua madre. Sei morta davanti a tutti”
“Voi siete pazzi” l’uomo che mi aveva salvata scattò in avanti sguainando la spada e mi trafisse il petto “Maledetto viglia..”
E poi caddi un pozzo buio.

IV
“Ehi” Bobby mi scuote
Apro gli occhi e scopro che mi sono addormentata con il cazzo di Bob in bocca “Uh” una leccata veloce e poi mi ribalto a fica in su “Bella cavalcata, non trovi?”
“Ho l’uccello in fiamme” risponde lui
“Dopo ti faccio un pompino ad arte” mi alzo e striscio verso il bagno “Ho bisogno di una doccia”
“Già fatta” dice Bob alzandosi a sua volta “Ti preparo la colazione”

“Yee” faccio appollaiandomi su uno sgabello, nuda “Pane tostato, burro e marmellata. Succo d’aracia e uova al bacon” faccio soddisfatta
“Beh, non sarò Angelo..”
“Ah, buon cibo. Buona scopata. Buon cibo”
“Una buona alternata. Manca un’altra scopata per fare la simmetria”
“Golosone” rido di gusto
“Scusa, non vorrai farmi gli affri tuoi.. Ma chi è Duncan McKidd?”
Mi fermo a mezzo, con i denti che stanno affondando nel pane tostato e burro. Mi ritraggo e lo osservo “Dove hai sentito questo nome?”
“Da te, parli nel sonno” sorride
Duncan. Un ricordo lontano, eppure vicino. Doloroso. “Era il mio fidanzato”
“Un ex, dunque”
“Lui è morto. Tempo fa”
“Oh, mi spiace”
“Anche a me” annuisco. Finisco di mangiare, scendo dallo sgabello e afferro la mano di Bobby “Vieni, ti devo un pompino”

=Prima parte=


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scritto il
2021-04-28
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