L’attesa

di
genere
etero

Erano mesi che non riuscivamo a vederci: il lockdown, impegni di lavoro, le nostre vite..
Poi una sera quasi per caso ti chiedo: “ti va di bere qualcosa insieme stasera?!” e stranamente hai detto di sì senza pensarci.
Prenoto un tavolo in un’enoteca dove non sono ancora stata, testiamola.
Non ci sarebbero volute molte ore da lì al momento in cui saremmo stati insieme nella nostra bolla, ma mi sentivo come una bambina il giorno prima della festa di compleanno. Emozionata, felice e in trepidante attesa.
Finalmente ci sediamo, entrambi scrutiamo l’ambiente che ci circonda, bottiglie di vino ovunque, vecchi cimeli. Guardiamo il menù...”io prenderei..” e come ogni volta mi dici “ecco dimmi cosa prenderesti perché tu riesci a scegliere sempre i piatti migliori!”,come al solito io scelgo i piatti e tu con i consigli del sommelier scegli il vino. Parliamo del vino, dei piatti, di noi, di tante cose, siamo senza tempo, estraniati da tutto il resto, dividiamo il dolce, poi tu prendi una barricata e io il mio solito passito, lo dici tu all’oste, senza chiedermelo, perché ormai è un passaggio obbligato. Durante la cena non ci siamo nemmeno sfiorati, non ci siamo baciati dopo i nostri amari, stiamo continuando ad aspettare. Sappiamo che siamo nitro e gliceriba basta un insignificante movimento per innescarci ed esplodere. Siamo in macchina e non manca molto al coprifuoco. La serata sembra concludersi così, quasi come una cena tra amici se non fosse per “stasera resto qui. Tu resta con me.” Come avrei potuto dirti di no. Con quella frase mi avevi acceso. Ti sarei saltata addosso in quel momento. Eppure non l’ho fatto. Quante volte mi hai accarezzato le cosce mentre guidavo, non l’hai fatto. Non ci siamo baciati, sfiorati, toccati, accarezzati per tutta la sera nemmeno in ascensore, il nostro punto debole. Tra i nostri occhi nocciola passavano come un fiume in piena tutto quello che avremmo voluto fare ma che avevamo trattenuto, per aspettare..perché sapevamo che quell’attesa avrebbe intensificato e amplificato il nostro desiderio reciproco. Era quasi surreale,noi in una camera fermi ai piedi del letto in attesa che uno dei due facesse il primo passo. Comincio a spogliarmi, voglio provocarti. Tu fai lo stesso. Quando ti vedo a torso nudo impazzisco, Dio quanto sei maschio. Mi avvicino a te, nello spazio che c’è tra noi si mescolano i nostri odori, loro sono già una cosa unica. Voglio sentire la tua lingua calda avvolgere la mia mentre le tue mani sfiorano ogni parte del mio corpo. Finalmente cediamo al contatto fisico. Un bacio profondo, lento, caldo, passionale avrei voluto non finisse mai. Mi sdraio sul letto. Continui a baciarmi, le tue mani mi torturano i capezzoli, poi mi baci il collo, sento che sta aumentando la foga..sentire le tue labbra carnose e calde sul collo, il tuo respiro così pesante, è tutto così eccitante. Quei baci dal collo scendono al seno, succhi i capezzoli e li mordi, scendi ancora e io ho già le cosce aperte, sono bagnata da morire. Voglio solo accoglierti dentro di me, sentire che mi riempi. Ma non fai altro che sfiorarmi con la lingua, movimenti circolari intorno al clitoride, mi stai facendo impazzire, lo tocchi con la punta della lingua ed è come una scossa ad alta tensione, stai lì ancora e ancora e mi consumi la mente, mi stai facendo perdere il senno. Ti imploro di entrare dentro di me. Ti scongiuro di farlo. Tu fai finta di niente, imperterrito a farmi perdere la lucidità a farmi aspettare come se non fosse abbastanza il tempo che ti ho atteso. Ti alzi mi guardi e dentro di me penso che é arrivato quel momento che finalmente porrai fine a questa lenta tortura e ti avvicini, sei eccitato, è duro da morire, sei a qualche centimetro io penso di non aver mai aperto le gambe così tanto. Sono lì e voglio solo godere di te. Invece lo appoggi sul clitoride comincia a sfregarlo, carezze decise, lo muovi dal clitoride al confine del quel buchino che non aspetta di tenerti dentro di se. E ti avvicini ogni volta un pochino di più, mi stai torturando. “Sei un bastardo” mi escono solo questa parole tra i respiri e i gemiti. “Mi ringrazierai,impaziente vogliosa che non sei altro” e perseveri , come una goccia che cade sempre nello stesso punto. Ti ho urlato di smetterla,sto perdendo la connessione con la realtà...sto quasi per venire e tu rallenti, quasi ti fermi. Un supplizio. L’istinto era di aggrapparmi al tuo culo e tirarti verso di me e mettere fine a questo tormento, ma sapevo che avresti resistito. Volevi vedermi all’apice dell’attesa,alla
perdita di senno, in uno stato di eccitazione talmente alto che quando saresti entrato sarebbe stato al limite dell’umano.
Pensavo che avrei perso i sensi. Sei entrato dentro di me ed è scoppiata una bomba di godimento. Come aver buttato un fiammifero in un deposito di fuochi d’artificio. Mi è mancato il respiro per un attimo. Era tutto. Era troppo. Era follia. Era come essere rapiti dalla bellezza di quadro. Come sentire un sapore paradisiaco in bocca. Era come un’orgasmo immediato. Era oltre.
Noi eravamo oltre. Non so quanto ti ho ringraziato per quel godimento, per esserti preso cura del mio piacere, per quella passione, per quell’attenzione ai particolari, per quei movimenti minuziosi,per tutto l’amore che ci hai messo.
scritto il
2021-05-10
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