Tutta dentro 3 (continua)

di
genere
fisting

In genere le inculate serie di Giorgio, comprese quelle delle Feste, alle quali ovviamente partecipava sempre quando si svolgevano nel suo casolare, duravano sempre parecchio tempo, voleva divertirsi.

Tolte le sveltine come quella che ho raccontato, sorta dal nulla, mi comunicava che mi voleva vedere sempre con un certo anticipo.

Del resto anch’io dovevo trovare una scusa per sparire.

Organizzava il tutto in modo da non essere disturbato, si ritagliava del tempo perché era un artigiano sempre indaffarato e lavorava parecchio, nella città vicina al paese.

A me piaceva di più quando ci trovavamo da soli, si lasciava andare ed era più gentile, però accadeva raramente, e quando questo avveniva e si cominciava noi due, capitava spesso che decidesse di telefonare a qualcuno, così ci ritrovavamo a fare cose a tre, a quattro o a cinque, e via così.

Cioè, io ero Elena, la cagnetta in calore, e loro il branco che se la scopava, come durante le Feste.

Ma a me andava bene anche così, mi piaceva essere riempita di cazzi.

Voleva sempre giocare, così mi agghindavo anche un po’, come la vestaglietta della prima festa, qualche perizomino, una minigonna, cosette del genere.

Quella sera eravamo soli, non ci trovavamo nel casolare, era inverno inoltrato e bisognava accendere le vecchie stufe a legna con largo anticipo, cosa che non era stato possibile fare.

Quindi Giorgio si era procurato le chiavi dell’appartamento di una zia, situato in un paese vicino, che lei generalmente affittava agli operai di passaggio ma che in quei giorni era vuoto.

C’era l’impianto di riscaldamento, con i termosifoni e la caldaia, e in pochi minuti si stava bene.

Eravamo già ambedue nudi, in camera da letto.

“Dai Elena, tira su le gambe, fammi vedere il buco del culo… brava, ti sei tutta depilata, bella liscia, come ti avevo detto di fare!”.

Ero stesa sulla schiena le gambe tirate su, larghe, spinte fino quasi a scavalcarmi la testa, il buco in piena vista che, semi aperto, come sempre gli faceva l’occhiolino, un paio di autoreggenti a rete a completare la scena.
Anche la figa era ben rasata e preparata, ma a Giorgio la patata interessava poco.

Lui era seduto sopra una vecchia poltrona, si godeva lo spettacolo:

“Su, Elena, bagnati il dito, mettilo in bocca… ora infilatelo dentro al culo. Fai su e giù… spingilo tutto… massaggiati la rosetta, ti piace, eh!”.

Ovviamente le cose “normali” non gli bastavano.

Si vedeva che era eccitato, il cazzone duro gli svettava fra le gambe, ma non si toccava.

CONTINUA ...
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2021-05-14
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