Il controllo di polizia 1 (continua)
di
LanA
genere
esibizionismo
Io ed Enrica siamo una coppia sposata quarantenne molto affiatata e amante dell’esibizionismo in luoghi insoliti.
Fino al 6 settembre 2020, però, non avremmo mai pensato che il nostro rapporto potesse andare oltre il piacere di farci guardare.
Quel giorno, essendo diventata improcrastinabile la sistemazione della cantina che minacciava di esplodere, decidemmo di andare al Brico della zona commerciale di Rimini per comprare delle mensole e degli scaffali.
O meglio, decise Enrica, perché io dal giorno prima avevo un po’ di gastroenterite e ne avrei fatto volentieri a meno.
Come facevo spesso, le chiesi di vestirsi in modo sexy, per farsi ammirare dai commessi e dalla clientela maschile del negozio.
Enrica, esibizionista per natura, colse la palla al balzo e indossò un tubino bianco aderente aperto sulla schiena che le arrivava dieci centimetri scarsi sotto l’inguine e copriva a malapena la balza delle autoreggenti.
Non mise il reggiseno, che non le serviva, perché le sue tette sfidavano ancora la gravità, e completò il tutto con un sandalo tacco 10.
A mezzogiorno avevamo finito i nostri giri e caricato gli acquisti in macchina, per cui, dopo un panino veloce in uno dei bar del Centro Commerciale, le proposi una passeggiata.
«Che ne dici di fare un giro dalle parti della foce?» dissi.
«A quest’ora non ci sarà nessuno, così posso farti qualche foto.»
«Ma sei scemo, Luca?» protestò lei.
«È pieno di zoccole e ruffiani. Rischiamo di finire in mezzo ai guai.»
«Ma se sono le cinque! C’è ancora un sacco di luce» la rassicurai.
«Che vuoi succeda? Tu fai una passeggiata, io ti guardo da dietro e scatto qualche foto del tuo culo.
Quando ci siamo stufati torniamo a casa.»
«Per me stiamo facendo una fesseria, ma se proprio vuoi andiamo.»
Un quarto d’ora dopo arrivammo in una stradina che costeggiava il fiume e parcheggiammo.
Era piacevole passeggiare vicino al mare: l’aria era calda ma non afosa e l’ombra degli alberi rendeva il tutto ancora più suggestivo.
In giro non si vedeva nessuno, anche perché non c’erano né bar né locali per almeno un paio di chilometri.
I raggi del sole filtravano tra le cupole degli alberi fino al sottobosco, dando alla pineta un aspetto fiabesco.
CONTINUA ...
Fino al 6 settembre 2020, però, non avremmo mai pensato che il nostro rapporto potesse andare oltre il piacere di farci guardare.
Quel giorno, essendo diventata improcrastinabile la sistemazione della cantina che minacciava di esplodere, decidemmo di andare al Brico della zona commerciale di Rimini per comprare delle mensole e degli scaffali.
O meglio, decise Enrica, perché io dal giorno prima avevo un po’ di gastroenterite e ne avrei fatto volentieri a meno.
Come facevo spesso, le chiesi di vestirsi in modo sexy, per farsi ammirare dai commessi e dalla clientela maschile del negozio.
Enrica, esibizionista per natura, colse la palla al balzo e indossò un tubino bianco aderente aperto sulla schiena che le arrivava dieci centimetri scarsi sotto l’inguine e copriva a malapena la balza delle autoreggenti.
Non mise il reggiseno, che non le serviva, perché le sue tette sfidavano ancora la gravità, e completò il tutto con un sandalo tacco 10.
A mezzogiorno avevamo finito i nostri giri e caricato gli acquisti in macchina, per cui, dopo un panino veloce in uno dei bar del Centro Commerciale, le proposi una passeggiata.
«Che ne dici di fare un giro dalle parti della foce?» dissi.
«A quest’ora non ci sarà nessuno, così posso farti qualche foto.»
«Ma sei scemo, Luca?» protestò lei.
«È pieno di zoccole e ruffiani. Rischiamo di finire in mezzo ai guai.»
«Ma se sono le cinque! C’è ancora un sacco di luce» la rassicurai.
«Che vuoi succeda? Tu fai una passeggiata, io ti guardo da dietro e scatto qualche foto del tuo culo.
Quando ci siamo stufati torniamo a casa.»
«Per me stiamo facendo una fesseria, ma se proprio vuoi andiamo.»
Un quarto d’ora dopo arrivammo in una stradina che costeggiava il fiume e parcheggiammo.
Era piacevole passeggiare vicino al mare: l’aria era calda ma non afosa e l’ombra degli alberi rendeva il tutto ancora più suggestivo.
In giro non si vedeva nessuno, anche perché non c’erano né bar né locali per almeno un paio di chilometri.
I raggi del sole filtravano tra le cupole degli alberi fino al sottobosco, dando alla pineta un aspetto fiabesco.
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