Il controllo di polizia 5 (continua)
di
LanA
genere
fisting
La mano del poliziotto andava ormai dentro e fuori dalla fica fradicia.
«Trovato qualcosa?» si informò l’altro, tenendo una delle mani enormi chiusa a coppa sulla tetta di mia moglie.
«Non so, forse, ma non arrivo bene in fondo.»
«Provo io, lascia stare» disse l’altro.
«Non abbiamo più guanti» informò «per cui dovrò fare senza.
La avverto però che la mia mano è molto più grossa di quella del collega.
Forse le farà un po’ male.»
«Ok, faccia… faccia pure» la sentii mugolare.
Troia.
La penetrazione, in realtà quasi un fisting, riprese a un ritmo ancora più serrato, ed Enrica smise definitivamente di far finta di soffrire e chiese al poliziotto di sfondarla senza pietà.
Antonio aveva un filo di bava che gli scendeva all’angolo della bocca e la patta gonfia da scoppiare, come me del resto.
Ad un tratto Enrica sembrò in preda a un attacco epilettico, un orgasmo come ne avevo visti di rado.
Urlò come un’ossessa e poi, esausta ma soddisfatta, si lasciò andare sul cofano della macchina.
Il poliziotto tirò fuori la mano lucida di umori, esponendo alla nostra vista la figa oscenamente spalancata di mia moglie.
«Davanti è tutto a posto, signora» dichiarò.
«Ora dobbiamo controllare dietro.»
Enrica annuì e sporse le natiche.
«Con la mano rischio di sfondarla» la avvisò.
«E come le dicevo prima non ho più guanti.»
«Non può lasciar perdere?» chiesi, eccitato e sconvolto.
«Purtroppo no, dobbiamo fare il nostro lavoro.»
«E come, se non avete gli strumenti?»
«Possiamo usare uno metodo antico ma efficace» rispose serafico il poliziotto.
«Di che sta parlando?» domandai, anche se pensavo di aver già capito a cosa si riferisse.
«La signora preferisce la mano o il pene?» chiese, rivolto a Enrica, carezzandole il culo allo stesso tempo.
«Il pene» rispose lei, a voce bassa, ormai in balia degli eventi.
«Scelta saggia» commentò lui, aprendo la patta.
CONTINUA ...
«Trovato qualcosa?» si informò l’altro, tenendo una delle mani enormi chiusa a coppa sulla tetta di mia moglie.
«Non so, forse, ma non arrivo bene in fondo.»
«Provo io, lascia stare» disse l’altro.
«Non abbiamo più guanti» informò «per cui dovrò fare senza.
La avverto però che la mia mano è molto più grossa di quella del collega.
Forse le farà un po’ male.»
«Ok, faccia… faccia pure» la sentii mugolare.
Troia.
La penetrazione, in realtà quasi un fisting, riprese a un ritmo ancora più serrato, ed Enrica smise definitivamente di far finta di soffrire e chiese al poliziotto di sfondarla senza pietà.
Antonio aveva un filo di bava che gli scendeva all’angolo della bocca e la patta gonfia da scoppiare, come me del resto.
Ad un tratto Enrica sembrò in preda a un attacco epilettico, un orgasmo come ne avevo visti di rado.
Urlò come un’ossessa e poi, esausta ma soddisfatta, si lasciò andare sul cofano della macchina.
Il poliziotto tirò fuori la mano lucida di umori, esponendo alla nostra vista la figa oscenamente spalancata di mia moglie.
«Davanti è tutto a posto, signora» dichiarò.
«Ora dobbiamo controllare dietro.»
Enrica annuì e sporse le natiche.
«Con la mano rischio di sfondarla» la avvisò.
«E come le dicevo prima non ho più guanti.»
«Non può lasciar perdere?» chiesi, eccitato e sconvolto.
«Purtroppo no, dobbiamo fare il nostro lavoro.»
«E come, se non avete gli strumenti?»
«Possiamo usare uno metodo antico ma efficace» rispose serafico il poliziotto.
«Di che sta parlando?» domandai, anche se pensavo di aver già capito a cosa si riferisse.
«La signora preferisce la mano o il pene?» chiese, rivolto a Enrica, carezzandole il culo allo stesso tempo.
«Il pene» rispose lei, a voce bassa, ormai in balia degli eventi.
«Scelta saggia» commentò lui, aprendo la patta.
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