Biciclette
di
Yuko
genere
voyeur
La ciclabile sul naviglio Martesana. Tarda primavera, voglia di sole, aria e movimento.
Affollato transito di passeggiatori, corridori e ciclisti, di cui alcuni tecnici ed altri improvvisati.
Una ragazza bruna serpeggia tra la folla, i riccioli neri nel vento, seguita da un compagno. Con la mano si tiene la gonna corta che svolazza mostrando con troppa generosità due belle cosce chiare.
Errore strategico. Il tessuto troppo leggero non nasconde le sue bellezze e la mora deve difendere la propria intimità rinunciando alla salda presa del manubrio. La pedalata è rallentata, ma le gambe sono protette da sguardi indiscreti.
“La prossima volta calzoncini da ginnastica”, si ripete ogni volte che, frenando a due mani, abbandona la tenuta sulla gonna vedendo svolazzare il tessuto sulle sue nudità.
La scorgo che avanza, mi viene incontro evitando famigliole e camminatori immersi nella musica.
Io con la mia mtb procedo sicura, desiderosa di togliermi dal caos per poter pedalare più liberamente.
Campanello, freno, accelerata per divincolarsi in mezzo alla marea umana.
Incrocio lo sguardo con la ragazza, e tacitamente ci prepariamo ad avvicendarci per passare tra la folla, qui più diradata.
Io accelero e lei spinge più forte sui pedali per approfittare della radura tra la gente più dispersa.
Siamo vicine, lei con la sua mano sotto il pube tiene a bada il tessuto.
Di fronte.
Ma un bambino scarta di lato, io allargo di colpo per far posto alla traiettoria deviata della ragazza.
La sua brusca frenata, le mani sul manubrio abbandonano la gonna che, nella velocità più sostenuta, sventola di colpo, mostrando inaspettatamente un bel delta di peli neri, dove le cosce convergono.
Solo un attimo e la bruna riabbassa la mano come una saracinesca, coprendo il cespuglio di succosi frutti.
Io quasi mi schianto su un lampione, ma riprendo il controllo e mi allontano con pedalata sicura.
Solo un flash, un fotogramma.
In bicicletta con la gonna corta può già essere imbarazzante.
Se poi ci si dimentica delle mutandine...
Affollato transito di passeggiatori, corridori e ciclisti, di cui alcuni tecnici ed altri improvvisati.
Una ragazza bruna serpeggia tra la folla, i riccioli neri nel vento, seguita da un compagno. Con la mano si tiene la gonna corta che svolazza mostrando con troppa generosità due belle cosce chiare.
Errore strategico. Il tessuto troppo leggero non nasconde le sue bellezze e la mora deve difendere la propria intimità rinunciando alla salda presa del manubrio. La pedalata è rallentata, ma le gambe sono protette da sguardi indiscreti.
“La prossima volta calzoncini da ginnastica”, si ripete ogni volte che, frenando a due mani, abbandona la tenuta sulla gonna vedendo svolazzare il tessuto sulle sue nudità.
La scorgo che avanza, mi viene incontro evitando famigliole e camminatori immersi nella musica.
Io con la mia mtb procedo sicura, desiderosa di togliermi dal caos per poter pedalare più liberamente.
Campanello, freno, accelerata per divincolarsi in mezzo alla marea umana.
Incrocio lo sguardo con la ragazza, e tacitamente ci prepariamo ad avvicendarci per passare tra la folla, qui più diradata.
Io accelero e lei spinge più forte sui pedali per approfittare della radura tra la gente più dispersa.
Siamo vicine, lei con la sua mano sotto il pube tiene a bada il tessuto.
Di fronte.
Ma un bambino scarta di lato, io allargo di colpo per far posto alla traiettoria deviata della ragazza.
La sua brusca frenata, le mani sul manubrio abbandonano la gonna che, nella velocità più sostenuta, sventola di colpo, mostrando inaspettatamente un bel delta di peli neri, dove le cosce convergono.
Solo un attimo e la bruna riabbassa la mano come una saracinesca, coprendo il cespuglio di succosi frutti.
Io quasi mi schianto su un lampione, ma riprendo il controllo e mi allontano con pedalata sicura.
Solo un flash, un fotogramma.
In bicicletta con la gonna corta può già essere imbarazzante.
Se poi ci si dimentica delle mutandine...
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5.5
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