La sua lingua e la tua, tra le mie cosce

di
genere
bisex

Una mano mi raggiunge e mi accarezza il fianco.
Il contatto, sempre più convinto, mi sveglia. Mi muovo verso quella mano, come se la cercassi, ancora immersa in quel limbo tra sonno e veglia.
La mano percepisce il mio tremito e si infila sotto il pigiama.
Un contatto leggero sulla mia pelle, avanza fino a prendermi in mano un seno.
Lo accarezza da sotto, lo solleva e lo lascia scivolare sfiorandomi il capezzolo.
La contrazione è immediata, testimoniando al padrone della mano che naviga sul mio corpo, che, prima ancora del pieno risveglio della coscienza, i riflessi cutanei funzionano già a pieno regime.
Il capezzolo si irrigidisce, l'areola si contrae e già arrivano tra le cosce intense stimolazioni che convergono sulla vulva.
Già avverto una sensazione di umidità crescente miscelata a formicolii irresistibili che si fanno strada nella mia apertura, mentre mi giro verso la mano che mi indaga nell'oscurità.
Come in risposta ad un segnale convenuto, la morbida mano mi scivola sul ventre, mi accarezza i peli del pube cercando l'entrata tra le gambe.
Senza fatica si fa strada tra le labbra, trovando il clitoride già bagnato.
Poche carezze e il mio petto concede il primo lungo sospiro in cui trapela un accenno sonoro.
Due dita mi entrano dentro, lentamente, ma profondamente, si rivestono di bagnato e ritornano sul centro del piacere.
I miei fianchi sollevano il bacino incontro a quelle dita che lascio vagare nella mia intimità più segreta.
Ad occhi chiusi la mia mente viaggia e nell'oscurità della notte la fantasia ricostruisce un volto ed un corpo intorno a quella mano che gentile e lenta mi accarezza e mi penetra.
Senza fretta le dita continuano a toccarmi, raccogliendo in risposta i miei gemiti sempre più palesi.
Il mio ventre si muove come in una danza orientale mentre cresce la voglia di essere portata all'orgasmo.
Movimenti sotto le lenzuola e sento due mani che mi sfilano i calzoni del pigiama.
Alzo il sedere per rendere possibile la manovra e segnalare il “via libera” alla prosecuzione delle operazioni.
Baci leggeri mi sfiorano ora la superficie interna delle cosce, prima da una parte e poi dall'altra.
Una lenta convergenza che produce effetti devastanti sul mio apparato ghiandolare vaginale.
Le mani mi accarezzano il sedere, scivolando sotto le cosce.
E poi è una bocca quella che si appoggia alle mie grandi labbra, una lingua che entra facilmente e cerca di insinuarsi in vagina.
Con le unghie graffio le lenzuola mentre mi abbandono al piacere puro.
Poche penetrazioni che non riescono ad essere abbastanza profonde finchè, come in un corteo trionfale, la lingua mi attraversa la vulva dal basso in alto e cerca la sporgenza inturgidita del clitoride.
Da sotto le cosce le mani, sotto la giacca del pigiama, mi raggiungono i seni, li afferrano e li stringono, li rilasciano, accarezzano i capezzoli, li pizzicano, li strofinano mentre la lingua descrive strette orbite sul clitoride.
La mia testa è piegata indietro tra i cuscini ed i miei gemiti rispondono, incentivando chi mi sta coccolando, toccandomi in tutti i miei punti più sensibili.
Le mie mani cercano il capo che si trova tra le mie cosce, le dita si infilano tra corti capelli di una nuca, e con forza spingo quel frullatore verso il mio ventre, come per farcelo entrare, per possederlo, per sentirlo tutto dentro di me.
La stimolazione continua, alternando piccoli morsi al clitoride a travolgenti suzioni. E poi ancora la lingua, morbida e bagnata mi confonde ed obnubila la mente.
Ormai gemo spudoratamente, quasi volessi urlare il mio piacere.
L'orgasmo si avvicina spegnendo ad uno ad uno gli interruttori delle mie sensazioni esterne, per concentrarmi soltanto sul piacere sessuale. Tutta la mia mente progressivamente inizia a gravitare intorno alla mia vulva, i pensieri si assopiscono, la sensibilità si focalizza solo sulle stimolazioni che imperiosamente si impongono tra le mie cosce.
Come facendosi strada tra sogni confusi, una nuova sensazione si concretizza nei miei pensieri offuscati.
Mi trovo su un prato, al sole tiepido di un pomeriggio inoltrato.
La luce mi ferisce gli occhi, lampeggiando come un laser impazzito tra le foglie dei platani, mosse da una brezza discreta.
Percepisco l'erba fresca sulla schiena e sul sedere, mentre mani aggraziate mi accarezzano i seni, e sempre quella lingua fa strage delle mie sensazioni più primordiali.
Donna in piena attività riproduttiva, sconvolta dai piaceri del sesso, nuda su un prato, le cosce aperte come un libro e una bocca che si approfondisce, che mi sevizia e mi tortura, che imploro e che mi strappa gemiti e sospiri.
Non mi interessa più se c'è qualcuno a sentirmi, se su questo prato c'è qualcuno a vedermi.
Sconcia e porca voglio solo arrivare all'orgasmo, urlare e dimenarmi come una serpe, con quella lingua che sento dentro di me, che mi rapisce e mi fa schiava, che spadroneggia nelle mie sensazioni ed offusca ogni mia volontà.
Socchiudo solo per un attimo gli occhi, per un lampo di immagini a colori.
Una donna, capelli rossi, spinge tra le mie cosce, mi penetra e mi perseguita.
Occhi chiari e pelle lattescente e una lingua che non lascia tregua, che conosce i punti giusti da stimolare e che si sazia delle urla che non riesco più a trattenere e del mio godimento.
“Scopami, Beatrice, leccamela, ancora, fammi godere!”
Ora le mie mani affondano in lunghi capelli, morbidi ricci profumati dai riflessi scarlatti.
Chiudo gli occhi e perdo la ragione.
Scompare l'erba, si annichilisce il prato, si spegne la luce del sole che palpita tra le foglie dei platani.
Si blocca il respiro in una paralisi agonizzante, stringo le cosce a stritolare il capo che vi dimora ed esplodo in un urlo selvaggio, roco e rantolante.
Altre urla si susseguono mentre il mio corpo si contorce come in una crisi epilettica, e ancora stringo le cosce sulla donna che mi ha trascinato nel vortice di piacere.
Fino a quando mi prende una irresistibile dissoluzione dei sensi.
Rilascio lentamente le cosce liberando la prigioniera che mi ha devastato i sensi.
Sento sul mio corpo risalire la donna che mi ha travolto la coscienza, come una lenta onda di marea mi raggiunge i seni, li accarezza con la sua lingua, e prima di perdere definitivamente la coscienza, tra delicati baci sul collo, le sussurro: “Ti amo.....”
di
scritto il
2021-06-08
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