Guardami, prendimi!
di
Yuko
genere
saffico
Mi lascio cadere sul letto, proprio mi abbandono al morbido abbraccio, e rido.
Sussulto come una scema.
Tu, di fronte a me.
Mi guardi.
Sorridi.
Lasci montare l'immaginazione nella tua mente.
Graduale, ma inesorabile.
Come lievito madre nell'impasto con una farina tipo 2.
Ti mordi il labbro in attesa di lasciarti stupire dalla pazzia della tua amante asiatica.
Io, distesa, ti guardo, di fronte a me.
Allargo le gambe, piego le ginocchia e sollevo la corta gonna.
Il tuo sguardo convoglia l'attenzione sulle mie mutandine di cotone bianco.
L'adorabile, irresistibile curva del monte di Venere.
Rilievo alpino preferito per gli amanti del sesso.
Alzo il sedere, la gonna tutta sollevata per farmi guardare, mentre immagino i tuoi capezzoli indurirsi e la tua vulva bagnarsi.
Mi prendo i seni in mano mentre muovo le cosce come le ali di una farfalla.
Vedo, non vedo.
Vedo delle mutandine e una macchia scura di bagnato.
Inizio a sollevarmi la maglietta.
Il mio ventre, il mio ombelico.
Ti mostro il seno e subito abbasso il cotone.
Vedo. Non vedo più.
"Wow!" sussurri.
Sollevo la maglietta.
Le areole scure si affacciano sotto il bordo candido.
Abbasso l'indumento.
Mi slaccio la gonna, alzo il sedere e la sfilo.
Tu affondi nello schienale della poltrona.
Ti rilassi e accavalli le gambe, comoda, ad osservare la mia prossima mossa.
Prevedibile e imprevedibile.
Finirò nuda sotto i tuoi occhi?
Non è scontato.
Allargo le cosce. I piedi nudi sul letto, le ginocchia piegate.
Il mio odore si diffonde, ti raggiunge.
Donna tremendamente eccitata.
Giapponese in calore.
Fai per alzarti, richiamata dalle mie cosce oscenamente aperte, dai miei slip palesemente bagnati.
Ti blocco con lo sguardo, l'indice della mano sollevato e perentorio.
Musetto da cucciola sgridata.
Ti sorrido e tu ritorni mogia, avvolta dalla poltrona.
Mi sfioro le cosce con le dita.
Movimenti che convergono là dove fissa è la tua attenzione.
Mi tocco la vulva.
Affondo il tessuto tra le labbra.
Mi annuso le dita, poi le porto davanti alla bocca e soffio il mio odore verso di te.
Tu ridi.
Io sorrido e lascio che tutto il tuo essere mi desideri.
Sono tua e tu mi avrai, ma ora devi rimanere inchiodata alla tua poltrona.
Mi sollevo la maglietta.
Mi faccio aria lasciandoti intravvedere il seno.
Tu sorridi e scuoti la testa.
Il desiderio cresce.
La tua voglia aumenta.
La tua giapponese.
La tua amante asiatica.
Mi sfilo la maglietta.
Il seno che resta nudo, sodo e prorompente.
Invitante.
Mi stringo i due seni con le mani.
Ne sollevo uno, lo tiro fino a leccarmi un capezzolo.
Una donna che sta seducendo un'altra donna.
Mi strofino i capezzoli tra le dita.
Mi bagno i polpastrelli di saliva e mi sfioro le areole.
Lentamente.
Apro e chiudo le cosce e l'odore della mia vulva arriva a te.
Come desidero le tue mani, la tua lingua fra le mie cosce.
Ma resisto.
Mi sfioro la vulva e ti porgo le dita umide di piacere.
Cerchi di alzarti, ma di nuovo ti inchiodo allo scranno.
Alzo i piedi per aria, le cosce aperte, in un gesto di accoglienza universale.
Una donna che si concede, si prepara a una penetrazione profonda.
Il tuo respiro profondo ti solleva il seno.
Ti vorrei, nuda sopra di me.
Ma questo dopo.
Appoggio i piedi sul lenzuolo e alzo il sedere, ondeggio la vulva sotto i tuoi occhi.
Mi abbasso le mutandine, finché le punte dei peli neri fanno capolino.
Mi sfioro le cosce.
Le mie mani lungo le ascelle, depilate con cura.
Un sussurro di piacere.
Mi sfioro i seni mentre ondeggio i fianchi.
Sotto ai tuoi occhi, il mio piacere prende forma e ti restituisco i miei gemiti.
Mi tocco e mi accarezzo davanti a te.
Per te.
Le tue mani si strizzano i seni, poi ti metti le dita fra le gambe e serri le cosce.
Alzo il sedere e mi sfilo gli slip.
Unisco le cosce, le gambe dritte e sollevate, e le mutandine che scorrono fino alle ginocchia.
Il mio sedere che ti chiama.
Piego le gambe e il morbido tessuto scivola oltre i piedi.
Lo lancio e tu lo prendi.
Te lo porti al naso.
Odore di donna orientale.
Sentore di vulva eccitata.
Sono nuda, davanti a te, ora.
Senza veli.
La gambe piegate, apro le ginocchia.
L'aria fresca mi schiaffeggia l'intimità bagnata.
Mi apro come un libro sotto i tuoi occhi.
Con le mani allargo le ginocchia, fino a sentire le piccole labbra aprirsi, e l'aria fresca entrarmi in profondità.
Mi lascio guardare, sensuale e leziosa.
Le mie cosce chiare, le linee che convergono sotto al crine di steli lunghi e dritti.
Neri come le ali di un corvo.
La mia vulva scura.
Mi tocco i seni, ma già le dita sfiorano le punte dei peli.
Piacere perverso, non ho mai capito le donne che si depilano il pube.
Le mie mani ora scorrono lungo gli inguini.
Pochi vani tentativi di resistere.
Le dita disegnano già il contorno delle grandi labbra, aperte, verso di te.
Quel confine sottile tra il vello e le mucose interne.
Mi apro le piccole labbra per mostrarti il clitoride.
Anatomia orientale.
Il piccolo bottoncino grigio rosa.
Luccica e ti desidera.
Due dita entrano dentro, non si arrestano, proseguono fino a toccarmi l'utero.
Chiudo gli occhi e ti dono un lungo profondo gemito.
Ora non sono più in grado di fare e di capire.
Le dita sfiorano il clitoride, percorrono orbite intorno alla vulva e affondano in morbide mucose pregne di fertile umidità.
Ora puoi farmi quello che vuoi.
Non sono più in grado di decidere.
Guardami.
Nuda, sotto i tuoi occhi, mi accarezzo e gemo di desiderio.
Estraggo dal mio corpo stille di piacere come un minatore scava metallo prezioso da un filone d'oro.
Prendimi.
Non ho più alcuna resistenza.
Sussulto come una scema.
Tu, di fronte a me.
Mi guardi.
Sorridi.
Lasci montare l'immaginazione nella tua mente.
Graduale, ma inesorabile.
Come lievito madre nell'impasto con una farina tipo 2.
Ti mordi il labbro in attesa di lasciarti stupire dalla pazzia della tua amante asiatica.
Io, distesa, ti guardo, di fronte a me.
Allargo le gambe, piego le ginocchia e sollevo la corta gonna.
Il tuo sguardo convoglia l'attenzione sulle mie mutandine di cotone bianco.
L'adorabile, irresistibile curva del monte di Venere.
Rilievo alpino preferito per gli amanti del sesso.
Alzo il sedere, la gonna tutta sollevata per farmi guardare, mentre immagino i tuoi capezzoli indurirsi e la tua vulva bagnarsi.
Mi prendo i seni in mano mentre muovo le cosce come le ali di una farfalla.
Vedo, non vedo.
Vedo delle mutandine e una macchia scura di bagnato.
Inizio a sollevarmi la maglietta.
Il mio ventre, il mio ombelico.
Ti mostro il seno e subito abbasso il cotone.
Vedo. Non vedo più.
"Wow!" sussurri.
Sollevo la maglietta.
Le areole scure si affacciano sotto il bordo candido.
Abbasso l'indumento.
Mi slaccio la gonna, alzo il sedere e la sfilo.
Tu affondi nello schienale della poltrona.
Ti rilassi e accavalli le gambe, comoda, ad osservare la mia prossima mossa.
Prevedibile e imprevedibile.
Finirò nuda sotto i tuoi occhi?
Non è scontato.
Allargo le cosce. I piedi nudi sul letto, le ginocchia piegate.
Il mio odore si diffonde, ti raggiunge.
Donna tremendamente eccitata.
Giapponese in calore.
Fai per alzarti, richiamata dalle mie cosce oscenamente aperte, dai miei slip palesemente bagnati.
Ti blocco con lo sguardo, l'indice della mano sollevato e perentorio.
Musetto da cucciola sgridata.
Ti sorrido e tu ritorni mogia, avvolta dalla poltrona.
Mi sfioro le cosce con le dita.
Movimenti che convergono là dove fissa è la tua attenzione.
Mi tocco la vulva.
Affondo il tessuto tra le labbra.
Mi annuso le dita, poi le porto davanti alla bocca e soffio il mio odore verso di te.
Tu ridi.
Io sorrido e lascio che tutto il tuo essere mi desideri.
Sono tua e tu mi avrai, ma ora devi rimanere inchiodata alla tua poltrona.
Mi sollevo la maglietta.
Mi faccio aria lasciandoti intravvedere il seno.
Tu sorridi e scuoti la testa.
Il desiderio cresce.
La tua voglia aumenta.
La tua giapponese.
La tua amante asiatica.
Mi sfilo la maglietta.
Il seno che resta nudo, sodo e prorompente.
Invitante.
Mi stringo i due seni con le mani.
Ne sollevo uno, lo tiro fino a leccarmi un capezzolo.
Una donna che sta seducendo un'altra donna.
Mi strofino i capezzoli tra le dita.
Mi bagno i polpastrelli di saliva e mi sfioro le areole.
Lentamente.
Apro e chiudo le cosce e l'odore della mia vulva arriva a te.
Come desidero le tue mani, la tua lingua fra le mie cosce.
Ma resisto.
Mi sfioro la vulva e ti porgo le dita umide di piacere.
Cerchi di alzarti, ma di nuovo ti inchiodo allo scranno.
Alzo i piedi per aria, le cosce aperte, in un gesto di accoglienza universale.
Una donna che si concede, si prepara a una penetrazione profonda.
Il tuo respiro profondo ti solleva il seno.
Ti vorrei, nuda sopra di me.
Ma questo dopo.
Appoggio i piedi sul lenzuolo e alzo il sedere, ondeggio la vulva sotto i tuoi occhi.
Mi abbasso le mutandine, finché le punte dei peli neri fanno capolino.
Mi sfioro le cosce.
Le mie mani lungo le ascelle, depilate con cura.
Un sussurro di piacere.
Mi sfioro i seni mentre ondeggio i fianchi.
Sotto ai tuoi occhi, il mio piacere prende forma e ti restituisco i miei gemiti.
Mi tocco e mi accarezzo davanti a te.
Per te.
Le tue mani si strizzano i seni, poi ti metti le dita fra le gambe e serri le cosce.
Alzo il sedere e mi sfilo gli slip.
Unisco le cosce, le gambe dritte e sollevate, e le mutandine che scorrono fino alle ginocchia.
Il mio sedere che ti chiama.
Piego le gambe e il morbido tessuto scivola oltre i piedi.
Lo lancio e tu lo prendi.
Te lo porti al naso.
Odore di donna orientale.
Sentore di vulva eccitata.
Sono nuda, davanti a te, ora.
Senza veli.
La gambe piegate, apro le ginocchia.
L'aria fresca mi schiaffeggia l'intimità bagnata.
Mi apro come un libro sotto i tuoi occhi.
Con le mani allargo le ginocchia, fino a sentire le piccole labbra aprirsi, e l'aria fresca entrarmi in profondità.
Mi lascio guardare, sensuale e leziosa.
Le mie cosce chiare, le linee che convergono sotto al crine di steli lunghi e dritti.
Neri come le ali di un corvo.
La mia vulva scura.
Mi tocco i seni, ma già le dita sfiorano le punte dei peli.
Piacere perverso, non ho mai capito le donne che si depilano il pube.
Le mie mani ora scorrono lungo gli inguini.
Pochi vani tentativi di resistere.
Le dita disegnano già il contorno delle grandi labbra, aperte, verso di te.
Quel confine sottile tra il vello e le mucose interne.
Mi apro le piccole labbra per mostrarti il clitoride.
Anatomia orientale.
Il piccolo bottoncino grigio rosa.
Luccica e ti desidera.
Due dita entrano dentro, non si arrestano, proseguono fino a toccarmi l'utero.
Chiudo gli occhi e ti dono un lungo profondo gemito.
Ora non sono più in grado di fare e di capire.
Le dita sfiorano il clitoride, percorrono orbite intorno alla vulva e affondano in morbide mucose pregne di fertile umidità.
Ora puoi farmi quello che vuoi.
Non sono più in grado di decidere.
Guardami.
Nuda, sotto i tuoi occhi, mi accarezzo e gemo di desiderio.
Estraggo dal mio corpo stille di piacere come un minatore scava metallo prezioso da un filone d'oro.
Prendimi.
Non ho più alcuna resistenza.
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