Il risveglio
di
beatrice
genere
sentimentali
Roma, palazzo Venezia
La mattina sopraggiunse con la sua luce; coperta appena da un lembo di lenzuolo mi girai e rigirai nel letto prima di aprire gli occhi, ero completamente nuda; mugolai stiracchiandomi, cercai una presenza che non trovai accanto a me, ma c'era profumo:
c'era denso odore di sesso.
Mi voltai verso la porta, era chiusa, agguantai il cuscino, il suo, mi rotolai sulla schiena e lo schiacciai a me, sopra di me, lo baciai e lo strinsi fra le cosce.
Peccato che sarò solo un giocattolo per te -sospirai- un giorno ti stancherai e finirò a far calore in campo dei fiori o, se mi vorrai un poco di bene, tre tratti di corda pregando iddio che non mi storpi.
Silenzio tutt'attorno, qualche voce solo dal cortile, e risentii quel suono animale. Mi alzai.
Entrai nella stanza da bagno, in vasca l'acqua era pulita e galleggiavano foglie di menta, incastrato nella cornice dello specchio un foglio, lo presi e provai a leggerlo:
Chiara bella, ti ho lasciata dormire,
il tuo corpo, le mani, divino sogno,
mezzo secolo ho atteso per gioire.
sacrilego, d'anima donoti pegno.
per te profumo di campestre menta,
dovere ordina, torno mia tormenta.
alcune parole le lessi ma non le capii, il senso mi fu però ben chiaro e lo premetti sui miei seni; mi sporsi cosi, protetta da quella carta, oltre lo stipite della porta e guardai la sedia in cerca del mio abito da serva gettato durante la notte, non c'era più, adagiata e piegata c'era una veste di lino dal celeste molto tenue, posai sul mobile quel momentaneo vestito, che ancora oggi troneggia su una parete di casa mia, e sprofondai in quell'acqua come in un abbraccio.
La veste, non proprio alla moda, era una semplice tunica molto ampia, lunga e leggera, trovai un nastro blu nel comò e lo legai come vezzo sotto il seno evidenziandolo insieme al drappeggio dello scollo così creato, le braccia rimasero scoperte nel loro biancore e le tante pieghe verticali, che partivano da sotto il nastro, mi slanciavano, dandomi l'aspetto di una statua antica.
Scoprii quel lino azzurrino comodo e freschissimo.
Come ormai facevo da due giorni, spalancai le finestre e feci i miei rassettamenti. Sentii più voci provenire dalle sale e non osai aprire la porta; presi il vassoio della colazione e scesi in lavanderia:
"buongiorno, scusate il ritardo"
salutai,
"tusa, ti dona! quali scuse, buongiorno"
rispose Tesesa rimirando l'abito,
"di sopra ho sistemato, e porto in cucina il vassoio; sto fresca vestita così e potrei stirare...",
"molto bene" concluse "allora tornerò più tardi, alla decima puoi salire",
le due ragazze al lavatoio, intente a sbattere panni, mi guardarono come se non dovessi essere li.
Uscii, ma appena tornai:
"hei tu! puoi ingannare la Teresa ma noi sappiamo chi sei, fai poco la perbenino!"
attaccò briga la bruna, indicando la Teresa uscita col pollice insaponato,
"non faccio proprio nulla, cerco solo di migliorare"
dissi mettendo i tizzoni nel ferro,
"certo, guarda che su metto a posto e pulisco io da mesi, ti ho vista, nuda nel suo letto!"
disse la più giovane, Maria, condendo con una bella mimica,
"è vero, non sarebbe dovuto succedere; sono qui per imparare a leggere e scrivere, ma ieri...",
"si si, può darsi, ma in quell'altra materia insegni"
incalzò l'altra,
"gelose?"
chiesi stendendo una camicia sul tavolo,
"di lui??! macché!! ma non fare più gli occhi dolci a Giacomo o Donna Lucrezia avrà qualcosa da dire"
mi minacciò la biondina,
volevo ribattere, dicendo che aveva cominciato lui, ma non lo feci e annuii semplicemente,
"dai retta ad Olimpia: non sei la prima, fatti poche illusioni!"
mi mise in guardia la bruna, che poi riprese:
"però ha ragione Teresa: guarda con solo un nastro come cambia, ti sta proprio bene, ed io che ti volevo far fare la figura del sacco!",
"quindi, Olimpia, mi hai preso tu il vestito?",
"si, certo, è lavato e in soffitta ad asciugare col resto, non ti preoccupare"
il tempo passò rapido nonostante una cordiale indifferenza, Teresa tornò ed io salii al piano di sopra per la nuova lezione.
Trovai il mio mentore nello studio intento a scrivere, chiesi che stesse facendo, lui mi parlò preoccupato di una supplica al Papa, al fine d'intercedere presso il tribunale dell'inquisizione in favore di alcuni suoi protetti, e continuò dicendo che avrebbe dovuto recarsi immediatamente a Padova, dove alcuni insegnanti della sua 'accademia dei ricovrati' erano in odore di eresia.
Solo tre anni dopo fu sotto processo e costretto all'abiura Galilei, che in quell'accademia aveva insegnato.
"vengo con te!"
dissi aggrappandomi, in ginocchio, alle sue gambe,
"ne sarei felicissimo, mia dea pagana, ma è troppo pericoloso per te, la cappa nera dell'inquisizione incombe sull'accademia che ho fondato trentanni fa, forse troppo scientifica, troppo umanistica, troppo libera; ed io stesso temo per me"
ribatté prendendomi per le braccia ed facendomi alzare,
"non ho paura, sarò con te, e accetterò qualunque prova dio vorrà sottopormi"
protestai,
"questa, mio amore, è la prima di quelle prove"
disse lui risoluto, ma cogli occhi gonfi
si alzò dalla sedia guadagnando la porta e si voltò, gli gettai le braccia al collo tempestandolo di baci
"accetto l'onere, ma dio mi è debitore dell'amore e ti proteggerà"
dissi in un misto d'odio e sfida,
"questo è blasfemo, ma sa che è l'amore a parlare. Devo partire"
disse scendendo le scale di mattoni del quattrocento
nel cortile era già stata allestita la carrozza con le insegne vescovali e preparati cavalli e monture del quartetto di scorta
riprese, col piede già sul predellino:
"parto come vescovo di Padova e prego di tornare presto",
mi avvicinai, forzandomi in pubblico di non dare scandalo, sciolsi il nastro blu che sosteneva la tunica, mostrandola per quel sacco che era, presi la sua mano e ve lo avvolsi dicendo:
"che iddio vi protegga" e poi sottovoce "questo nastro un piccolo segno del mio amore",
rispose da prelato:
"così sia! ho già dato ordine che voi abbiate libero accesso alle mie stanze; continuate a leggere" e poi piano "il mio pensiero ti sarà sempre accanto"
chiuse lo sportello e tutto partì in una nuvola di polvere. Realizzai che non l'avrei rivisto.
piccola pausa
storia di una fiorentina del '600
puntate pubblicate:
- redenzione
- cecilia e antonio
- i finti genitori
- palazzo venezia
- la notte
- il risveglio
- chiara e gianbattista
- cecilia e alessandro
- la scommessa
La mattina sopraggiunse con la sua luce; coperta appena da un lembo di lenzuolo mi girai e rigirai nel letto prima di aprire gli occhi, ero completamente nuda; mugolai stiracchiandomi, cercai una presenza che non trovai accanto a me, ma c'era profumo:
c'era denso odore di sesso.
Mi voltai verso la porta, era chiusa, agguantai il cuscino, il suo, mi rotolai sulla schiena e lo schiacciai a me, sopra di me, lo baciai e lo strinsi fra le cosce.
Peccato che sarò solo un giocattolo per te -sospirai- un giorno ti stancherai e finirò a far calore in campo dei fiori o, se mi vorrai un poco di bene, tre tratti di corda pregando iddio che non mi storpi.
Silenzio tutt'attorno, qualche voce solo dal cortile, e risentii quel suono animale. Mi alzai.
Entrai nella stanza da bagno, in vasca l'acqua era pulita e galleggiavano foglie di menta, incastrato nella cornice dello specchio un foglio, lo presi e provai a leggerlo:
Chiara bella, ti ho lasciata dormire,
il tuo corpo, le mani, divino sogno,
mezzo secolo ho atteso per gioire.
sacrilego, d'anima donoti pegno.
per te profumo di campestre menta,
dovere ordina, torno mia tormenta.
alcune parole le lessi ma non le capii, il senso mi fu però ben chiaro e lo premetti sui miei seni; mi sporsi cosi, protetta da quella carta, oltre lo stipite della porta e guardai la sedia in cerca del mio abito da serva gettato durante la notte, non c'era più, adagiata e piegata c'era una veste di lino dal celeste molto tenue, posai sul mobile quel momentaneo vestito, che ancora oggi troneggia su una parete di casa mia, e sprofondai in quell'acqua come in un abbraccio.
La veste, non proprio alla moda, era una semplice tunica molto ampia, lunga e leggera, trovai un nastro blu nel comò e lo legai come vezzo sotto il seno evidenziandolo insieme al drappeggio dello scollo così creato, le braccia rimasero scoperte nel loro biancore e le tante pieghe verticali, che partivano da sotto il nastro, mi slanciavano, dandomi l'aspetto di una statua antica.
Scoprii quel lino azzurrino comodo e freschissimo.
Come ormai facevo da due giorni, spalancai le finestre e feci i miei rassettamenti. Sentii più voci provenire dalle sale e non osai aprire la porta; presi il vassoio della colazione e scesi in lavanderia:
"buongiorno, scusate il ritardo"
salutai,
"tusa, ti dona! quali scuse, buongiorno"
rispose Tesesa rimirando l'abito,
"di sopra ho sistemato, e porto in cucina il vassoio; sto fresca vestita così e potrei stirare...",
"molto bene" concluse "allora tornerò più tardi, alla decima puoi salire",
le due ragazze al lavatoio, intente a sbattere panni, mi guardarono come se non dovessi essere li.
Uscii, ma appena tornai:
"hei tu! puoi ingannare la Teresa ma noi sappiamo chi sei, fai poco la perbenino!"
attaccò briga la bruna, indicando la Teresa uscita col pollice insaponato,
"non faccio proprio nulla, cerco solo di migliorare"
dissi mettendo i tizzoni nel ferro,
"certo, guarda che su metto a posto e pulisco io da mesi, ti ho vista, nuda nel suo letto!"
disse la più giovane, Maria, condendo con una bella mimica,
"è vero, non sarebbe dovuto succedere; sono qui per imparare a leggere e scrivere, ma ieri...",
"si si, può darsi, ma in quell'altra materia insegni"
incalzò l'altra,
"gelose?"
chiesi stendendo una camicia sul tavolo,
"di lui??! macché!! ma non fare più gli occhi dolci a Giacomo o Donna Lucrezia avrà qualcosa da dire"
mi minacciò la biondina,
volevo ribattere, dicendo che aveva cominciato lui, ma non lo feci e annuii semplicemente,
"dai retta ad Olimpia: non sei la prima, fatti poche illusioni!"
mi mise in guardia la bruna, che poi riprese:
"però ha ragione Teresa: guarda con solo un nastro come cambia, ti sta proprio bene, ed io che ti volevo far fare la figura del sacco!",
"quindi, Olimpia, mi hai preso tu il vestito?",
"si, certo, è lavato e in soffitta ad asciugare col resto, non ti preoccupare"
il tempo passò rapido nonostante una cordiale indifferenza, Teresa tornò ed io salii al piano di sopra per la nuova lezione.
Trovai il mio mentore nello studio intento a scrivere, chiesi che stesse facendo, lui mi parlò preoccupato di una supplica al Papa, al fine d'intercedere presso il tribunale dell'inquisizione in favore di alcuni suoi protetti, e continuò dicendo che avrebbe dovuto recarsi immediatamente a Padova, dove alcuni insegnanti della sua 'accademia dei ricovrati' erano in odore di eresia.
Solo tre anni dopo fu sotto processo e costretto all'abiura Galilei, che in quell'accademia aveva insegnato.
"vengo con te!"
dissi aggrappandomi, in ginocchio, alle sue gambe,
"ne sarei felicissimo, mia dea pagana, ma è troppo pericoloso per te, la cappa nera dell'inquisizione incombe sull'accademia che ho fondato trentanni fa, forse troppo scientifica, troppo umanistica, troppo libera; ed io stesso temo per me"
ribatté prendendomi per le braccia ed facendomi alzare,
"non ho paura, sarò con te, e accetterò qualunque prova dio vorrà sottopormi"
protestai,
"questa, mio amore, è la prima di quelle prove"
disse lui risoluto, ma cogli occhi gonfi
si alzò dalla sedia guadagnando la porta e si voltò, gli gettai le braccia al collo tempestandolo di baci
"accetto l'onere, ma dio mi è debitore dell'amore e ti proteggerà"
dissi in un misto d'odio e sfida,
"questo è blasfemo, ma sa che è l'amore a parlare. Devo partire"
disse scendendo le scale di mattoni del quattrocento
nel cortile era già stata allestita la carrozza con le insegne vescovali e preparati cavalli e monture del quartetto di scorta
riprese, col piede già sul predellino:
"parto come vescovo di Padova e prego di tornare presto",
mi avvicinai, forzandomi in pubblico di non dare scandalo, sciolsi il nastro blu che sosteneva la tunica, mostrandola per quel sacco che era, presi la sua mano e ve lo avvolsi dicendo:
"che iddio vi protegga" e poi sottovoce "questo nastro un piccolo segno del mio amore",
rispose da prelato:
"così sia! ho già dato ordine che voi abbiate libero accesso alle mie stanze; continuate a leggere" e poi piano "il mio pensiero ti sarà sempre accanto"
chiuse lo sportello e tutto partì in una nuvola di polvere. Realizzai che non l'avrei rivisto.
piccola pausa
storia di una fiorentina del '600
puntate pubblicate:
- redenzione
- cecilia e antonio
- i finti genitori
- palazzo venezia
- la notte
- il risveglio
- chiara e gianbattista
- cecilia e alessandro
- la scommessa
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