La Polvere delle Fate

di
genere
pulp

La Polvere delle Fate

I-Valerio

Perché sono qui? Ancora una volta, ad inseguire una pista sovrannaturale. USA, su una strada in mezzo al nulla che sembra portare verso il nulla. Roberta dorme sui sedili posteriori. Il medaglione che mi hanno fatto pervenire le pende attorno al collo. Cazzo che storia. Da quasi un anno mi ritrovo ad incrociare strade di creature che non sapevo nemmeno fossero reali.

Una settimana prima ero in Italia, nell’appartamento di Roberta. Si scopava naturalmente. Ormai è un standard della mia vita. Inculata, scopata, spompinata. La nostra routine si riduce a questa. Una sera sì e una no.
Ma, nell’ultima settimana, qualcosa è cambiato. All’inizio pensavo fosse un bene per un erotomane come me,tenermi il cazzo in allenamento tutte le sere. Ma, Roberta è diventata una sorta di ninfomane. Mi si attacca la sera, la notte, la mattina e ogni volta che mi vede. E’ come se fosse posseduta da una specie di spirito demoniaco del sesso. La felicità di scopare sei volte al giorno, e anche più, mi ha sorpreso e reso felice per un paio di giorni. Il terzo giorno cominciavo a risentirne un po'’. Giovedì cominciai a cercare scuse per rimanere fuori il più possibile. Venerdì cominciai a formulare l’ipotesi che, dietro all’attacco ninfomaniaco di Roberta, ci fosse qualcosa di sbagliato. E ho cominciato ad indagare.

Tutto è cominciato da quando sono arrivati dei nuovi reperti al museo. Uno potrebbe pensare ‘’E allora?’’ E allora direi che, le mie esperienze precedenti con il sovrannaturale, mi ha fatto pensare che ci fosse dietro qualcosa legato ad esso.
Cosa trasforma una normale maniaca nel sesso in un’affamata maniaca del sesso?

“Ci chiede che cosa abbiamo ricevuto nelle ultime settimane?” il vicedirettore mi guarda da sotto in su, dietro un paio di occhialini alla Camillo Benso, in precario equilibrio del naso “Sta scrivendo qualcosa, per caso?”
“Sì e no. Ho bisogno di riempire gli spazi e, ho sentito che sono arrivati dei pezzi nuovi..”
“Pensavo che la signorina Sorelli l’avesse già informata” fa allusivo
“No. Non parliamo mai di lavoro quando scopiamo”
Lui annuisce un paio di volte. Non sembrava imbarazzato dalla mia affermazione “Abbiamo ricevuto alcuni reperti proveniente da un tempio in Grecia, il culto si rifaceva al culto di Pan e Priapo” Pan, il dio della Natura e della fertilità. Priapo.. non riuscivo ricordarmelo “Priapo è riconosciuto per le sue inconsuete doti falliche e capacità di seduzione” Ah, ora ricordo! Aveva il cazzo grosso. Sì, mi ricordo di alcune immagini che avevo visto in un museo, ai tempi. E si sghignazzava su quelle pitture di quello strano personaggio con un cazzo smisurato “Il tempio si trovava all’interno di una vecchia villa romana ed era dedicato al culto del membro virile eretto”
“Mi prende in giro?” C’era un culto del Cazzo?Sul serio? Mi viene da ridere. Ma il vicedirettore mi guarda impassibile e serio “Non mi prende in giro?”
“Ho la faccia di uno che ama scherzare?”
Ringrazio e mi allontano. Iphone alla mano cerco Priapo e il culto del membro virile eletto. Roba da non crederci. Cito da wikipedia: “Con simbolismo fallico s'identifica una rappresentazione simbolica dell'organo sessuale maschile in erezione, spesso associata al culto della fertilità. Qualsiasi oggetto somigliante simbolicamente ad un pene può essere identificato come fallo; queste immagini mimetiche raffiguranti la fertilità hanno spesso anche implicazioni culturali associate al sesso e all'orgasmo maschile.
In origine, nelle religioni pagane, il fallo era il simbolo cosmogonico del membro virile in erezione, cui venivano dedicati riti e preghiere, e per secoli è stato oggetto di potere, tabù, mistero.” Diavolo. Fossi vissuto in quei tempi, mi avrebbero eletto Dio Universale del Sesso. E via a leggere di simbologie varie, tra tutti gli obelischi, simboli per eccellenza di cazzi vari.
Quindi, tra quei reperti esiste qualcosa che rilascia una sorta di voglia irrefrenabile di scopare a destra e a sinistra? Però, da quello che leggo, è il maschio il simbolo virile che rappresenta fecondità, sia nei matrimoni che nei periodi di raccolta.
Dove mi porta tutto ciò?
Avanzo verso la zona dove io e Roberta ci intratteniamo spesso. Mi fermo. Gemiti e urla. Qualcuno sta scopando dietro la porta che ho di fronte..
Mi avvicino cauto e socchiudo la porta. Urla di godimento “Uh, sì, non ti fermare!” Gianangelo, uno dei guardiani del museo, seduto su una scrivania, con i pantaloni abbassati fino alle caviglie. E Roberta in ginocchio che gli sta facendo un pompino da urlo. Sembra che voglia strapparglielo via. Poi si stacca e salta sopra di lui, urlando di famelica voracità. E comincia a saltare su è giù come una scimmia in calore.
Sono impietrito. Lo so, siamo una coppia aperta, sappiamo benissimo che, nei miei periodi di trasferta, se ho l’occasione mi concedo a qualche procace fanciulla. E lei a qualche dotato maschio. Ma così, la cosa appare molto innaturale. Decisamente innaturale.
Mi allontano, indeciso sul da farsi. La scena del fidanzato geloso non reggerebbe a lungo. Devo trovare una soluzione ma non so come voltarmi. Non so nemmeno quali, di quei reperti, ha avuto questo effetto libidinoso su di lei. Li avranno già catalogati?
Vado in giro a cercare qualche appunto, un foglio di carta, qualcosa di utile: “Buongiorno” la voce di una donna che mi fa trasalire. Mi giro(WOW!). Grandi tette strizzate sotto una maglietta bianca, fianchi da giumenta e un culo che sembra fatto apposta per essere sfondato. Beh, nella mia classifica, ogni culo è fatto per essere sfondato. Ma questa.. Questa è largo, ma non esagerato. E mi vedo già dentro a godere del suo calore.
Indossa una gonna nera stretta che le arriva fino alle ginocchia. Capelli lunghi e ricci, occhi verde smeraldo e una bocca grande e carnosa, da diva del cinema”Buongiorno” ricambio “Mi scusi, cercavo..”
“Roberta?” sorride “Beh, pare che al momento sia occupata”
“Sì, lo so” perché mi sento imbarazzato? “Mi chiamo Valerio”
“Sì, Roberta mi parla spesso di te” mi tende la mano “Mi chiamo Imera, collega di Roberta”
“Imera, nome curioso” ah, quel brivido che mi attraversa al contatto di quella pelle così morbida “Greca?”
“Sì. Imera Catricalà”
“Sembra più un nome siciliano”
“Sì, ho origini di quelle parti. Il mio nome completo è Imari Villari Catricalà. Sembra uno sciogli lingua, nevvero?”
‘Nevvero’? “E Imari da cosa deriva?”
“Mio padre voleva un maschio che voleva chiamarlo Imeros. Ma sono nata io” si stringe nelle spalle. Non ci siamo ancora lasciati la mano e io avverto un impellente voglia di saltarle addosso. Il cazzo preme e, per una attimo dimentico Roberta che sta facendo pompini al guardiano Gianangelo “E tu, Valerio” si avvicina “Sei qui per vedere Roberta, o cerchi qualcos’altro?”
“Cerco di capire una cosa ma…”
“Ma?”
“Ma, se continui ad avvicinarti così a me, potrei non rispondere più delle mie azioni”
Lei sorride maliziosa “Credo che Roberta non smetterà fino a che non avrà ridotto il povero Gianangelo in uno straccetto” mi fa cenno verso un’altra porta alla nostra destra “Lì c’è il mio rifugio per la pausa pranzo. Nessuno ci potrà disturbare”
“Prima il piacere, poi il dovere.” O,come si dice =L’occasione fa l’uomo ladro=” la seguo nello stanzino

II-Imera

In un corpo nudo femminile, le mie preferenze si concentrano unicamente sulle tre principali: tette da strizzare, culi da sfondare e fiche da scopare. Ma, trovandomi di fronte Imera, ebbi la voglia di allargare le mie preferenze.
Tette che sembrano meloni in cui affondarci la faccia. Lei che ride e che mi guida verso una branda. Mi slaccia i pantaloni, mi leva i boxer. Via di bocca, a succhiare, lasciandomi senza fiato per l’impeto in cui lo ingoia. Non riesco a togliermi il resto della biancheria , mentre lei riesca a slacciarsi la gonna e a sfilarsela, dimostrando che, sotto, non ha nulla.
Lei ride, mette il glande in evidenza e s’impala su di esso “UUUUH” faccio. Dolore piacevole. Lei che si abbassa continuando a dimenare i fianchi e la sua fica. La sua bocca mi cerca avida, le tette premono così tanto che mi sembra di soffocare. La lascio fare. Se questa deve essere l’ultima volta che…
Orgasmo. Vengo dentro di lei. Mi bacia sulla bocca e scende sul collo, sul petto, sul ventre, sul sesso ancora umido. Incomincia a leccare, prima piano, poi con più foga. Lo ingoia, altro stadio del piacere. Finiamo mezz’ora dopo, tra pompini e scopate “Uh” faccio “E’ stata una grandissima scopata questa”
“Sai, Roberta ti ha esaltato così tanto che, volevo provare con fica se era vero” dice lei
“Quindi, qual è il verdetto?”
“In una scala da 1 a 10, direi almeno un 8”
“Un 8? Ma dai, valgo almeno 10”
“Ah, non ti montare la testa baby” Baby? “Vieni” si alza, si riveste “Ce la fai a camminare?”
“Dove vuoi andare?”
“Volevi sapere perché Roberta si comporta da ninfomane?”
“Io non l’ho detto”
“Ma io lo so” mi sorride e mi tira un buffetto sul cazzo “Su, energia maschio”
Ma tu guarda che…

“Ecco qui” Imera mi mostra un oggetto in bronzo posto sotto una teca. E’ lungo almeno 30 cm ed ha la forma di un fallo “Il fallo di Pan”
“Un fallo in bronzo. Ho sempre pensato che Pan si ricordasse per il suo flauto. Quello con cui attirava le giovani ninfe”
“Sì, ma lui era noto anche per la sua virilità e simboleggiava la fertilità della Natura” batte un dito sulla teca “Questo è il suo Fallo”
“Pan aveva un cazzo di bronzo. Chissà che male a scopare con lui”
“No, nessun dolore. Perché, quando lui lo indossava, si trasformava in carne”
“Aspetta, stai dicendo che questo affare, è veramente il fallo di Pan?” faccio incredulo “MA come faceva ad avere tutte quelle ninfette intorno. Voglio dire: ha le corna, gli zoccoli, una capra insomma. Eppure.. Le stregava, vero?”
“Usavo una polvere che le inibiva e se ne approfittava”
“Ah, il primo stupratore della storia”
“Dici che Roberta ha sniffato quest’affare che l’ha trasformata in una ninfomane?” eh già, lo diceva la parola stessa “Ha annusato il fallo di Pan?” faccio disgustato
“No, penso che qualcuno, se non lei stessa, abbia provato a suonare il flauto e ne sia rimasta soggiogata” Penso al Roipnol, la droga dello stupro e agli effetti che fa sulle vittime. Stordimento, vertigini, nausea e perdita di memoria. Ma l’effetto dovrebbe durare qualche ora, non una settimana “Che droga è?”
“Polvere di fate” risponde Imeros sorridendo “Credo che la puoi paragonare all’Erba del Diavolo, o Roipnol”
“Il Roipnol ha effetto di poche ore”
“Questo è una versione potenziata”
“Hanno rubato qualcosa dal museo?”
“No”
“Perché spruzzare la polvere delle fate su Roberta e non rubare nulla?”
“Forse era solo una prova”
“Per cosa?” scuoto la testa “C’è stato qualcuno che si è offerto di comprare questi reperti?”
“In effetti, sì” si sposta verso un PC e digita alcune lettere “Eccolo” gli occhi si puntano sul culo “Mi stai guardando il culo?”
“Sì”
Lei si volta “Giovan Franco Persiani”
“Non mi dice nulla”
“Ricco filantropo. Ha vissuto in Canada per la maggior parte della vita. Organizza eventi di beneficienza, gioca in Borsa e, pare, vada matto per i festini e le antichità”
“Ma tu guarda. Festini di che genere?”
“Di quelli che ti fanno finire in galera se non hai il paraculo giusto”
“Minorenni?”
“Ci sono stati dei casi ma è finito tutto sotto il tappeto. Quando organizzi festini come questi, dove inviti giudici, avvocati, politici,il ricatto è a portata di mano. E se devi far sparire delle situazioni compromettenti” digita ancora sulla tastiera “Guarda qui. Immagine satellitare” l’immagine della città dall’alto. L’immagine si allarga ad ogni tocco di indice di Imera. I palazzi diventano più nitidi. Al centro dello schermo c’è la sommità di un palazzo di 12 piani a forma di esagono schiacciato e lungo. Stimo almeno 120 mt e una larghezza di 10. Un giardino lussureggiante che ne copra la quasi totale superficie. Verso l’angolo di destra, s’intravede una costruzione “Cos’è?”
“Un tempio greco”
“Si è costruito un tempio sulla cima di un palazzo?”
“Il palazzo è suo e, con l’oliare le persone giuste, si è costruito il tempio” picchietta sullo schermo del PC “Queste pietre provengono da alcuni siti che sono stati saccheggiati in alcune zone di scavo della Grecia” sposta l’indice su altri punti dello schermo. “Statue che raffigurano divinità dell’Antica Grecia. Armi, scudi, elmi”
“Zeus sull’Olimpo”
“Non Zeus. Lui è Pan”
“Quello vero o un mitomane?”
Lei scoppia a ridere “Quel tipo è pericoloso e si nasconde bene dietro i suoi soldi”
“E nessuno è mai riuscito a denunciarlo alle autorità?”
“No. Ogni volta che qualcuno si faceva avanti, o ritrattava, o spariva misteriosamente”
“Allora, ricapitolando. Questo ricco figlio di puttana si crede Pan, ruba oggetti d’antichità e organizza orge sulla sommità di un palazzo. Sa che qui c’è qualcosa che potrebbe essere appartenuto al Dio Pan e lancia un’offerta. Ma nessuno vuole vendergli qualcosa, naturalmente. Quindi, viene qui, o manda qualche sgherro e ruba..”
“Non ruba”
“Non manca nulla?”
“No”
“Non ruba nulla ma, trasforma Roberta in una ninfomane” faccio il pensieroso. In realtà non ho il cervello molto attivo. Con Imera lì vicino, mi si risveglia la voglia di accendermi dentro di lei “Perché?”
“Non lo so”
“Eh se ci facessimo un’altra scopata?” muovo le mani come se stessi per fare un gioco di prestigio “Magari mi libera il cervello e..”

Altro giro di giostra. Sesso allo stato puro. Il pompino più bello cui abbia partecipato: “Allora? Snebbiata la mente?”
“No” lei fa il broncio “Però possiamo farci un altro giro”
“Sicuro che non hai respirata anche tu quella polvere?” ride “Tra poco, il mio turno finisce”
“Peccato”
“Conoscerai mio fratello”
“Ehm, no.. Sono etero..”
“Che hai capito, scemo. Ti aiuterà nell’indagine”
“Ah, sì, avevo capito..”
HA lo sguardo pensieroso, gioca con il mio cazzo sbatacchiandolo a destra e a sinistra come un joistick “A cosa pensi?”
“A tutto questo” risponde lei fermandosi con lo sbatacchio. Si abbassa, tira una leccata che mi manda una scossa fino al cervello “Tu, hai smosso qualcosa nella tua mente?”
“Nada” mi puntello sui gomiti “Però, ho una specie di sassolino che mi rimbalza nel cervello”
“Che sassolino?”
“Io ho come la sensazione che stiamo percorrendo un sentiero sbagliato. Voglio dire che, chi ha usato la polvere di fate su Roberta, lo deve aver fatto per uno scopo preciso. La polvere funziona come il roipnol. Tu puoi manipolare le tue vittime e fargli fare quello che vuoi. Una volta terminato l’effetto, le vittime non ricordano più nulla. Questa polvere continua l’effetto, come una sorta di ipnosi, trasformando il soggetto in una ninfomane aggressiva” dove mi porta il ragionamento? “Ora, sappiamo che qui non è stato rubato niente. Qui però”
“Dove vuoi arrivare?”
“Roberta è l’unica ad avere accesso a tutto il museo?”
“Lei, io, il direttore, mio fratello”
“Gianangelo?”
“No, lui è un custode. Si limita a controllare i corridoi, le stanze, se l’allarme è inserito, e via così”
Mi alzo e mi rivesto in fretta “Vieni con me”
“Dove?”
“Andiamo a cercare Gianangelo, se c’è rimasto qualcosa da cercare” commento


La stanza degli Dei.
Lo troviamo che vagheggia lungo uno dei corridoi del primo piano, nei pressi dell’ala medioevale. Cammina a gambe larghe, zoppica, stringe il pacco con aria sofferente. La ninfomane Roberta gli ha succhiato via anche i sentimenti, poveraccio.
Ci vede, sbianca in volto. Sa che mi scopo Roberta. Mette le mani avanti e balbetta “No, no,no.. Non è mia la colpa..”
“Chiudi la bocca” intimo. Lui zittisce di colpo “Non sono qui per Roberta. Ho bisogno di sapere una cosa che riguarda il museo”
“Cosa?”
“Che tu sappia, i reperti su Priapo, Pan, cazzi e mazzi, sono gli unici reperti che sono arrivati qui al museo, nell’ultima settimana, o mese?”
“Io… Perché?”
“Rispondi e basta”
“Non sono tenuto a risponderti”
“Vuoi che chiami Roberta?”
Lui sbianca “No, ti prego no” piagnucola. Ci manca solo che si metta in ginocchio “Sono arrivati materiali, come corazze, vesti e gioielli. Sono nella sala sopra, dedicata agli Dei dell’Antica Grecia”
Guardo verso Imera “Ti accompagno all’ascensore” annuisce “E’ facile arrivarci. Le porte si aprono e sei davanti alla sala”
“Tu non mi accompagni?”
“Devo andare a prendere mio fratello” guarda nervosamente fuori dalla finestra. Il sole sta calando dietro lo skyline della città “te lo mando su” mi saluta con un bacio frettoloso e si allontana
Mi giro verso Gianangelo “Vuoi un consiglio? Vai a casa e datti malato per qualche giorno”
Lui annuisce e se ne va, quasi correndo, zoppicando. O come uno che lo ha preso nel culo.

Una grande stanza piena di statue di dei greci, la metà dei quali non ho mai sentito. Sotto leggo i nome in targhette di metallo: Zeus che impugna i fulmini, il veloce Hermes, La dea Artemide che tende l’arco, la saggia Athena con la civetta su una spalla, il bellicoso dio della guerra Ares,il signore del tempo Crono, etc,etc,etc..
Per poi passare ai mitici eroi e alle loro gloriose imprese: Eracle che sconfigge l’idra. Teseo che fronteggia il minotauro. Perseo che uccide la Medusa. Ulisse che resiste al canto delle sirene. Che poi, più che sirene assomigliano ad arpie, orribili raffigurazione di odio e violenza, alate e artigliate, pronte a ghermire, strappare, divorare. Un brivido mi percuote mandandomi subito alla passata esperienza avuta a nord di Inculandia, dove avevo avuto la mia dose di sirene e creature mostruose. Ma anche conosciuto meravigliose donne e indomite dominatrici di sesso, come Agnes o la sfuggente Shareen Ra.
“Da brivido, vero?” una voce bassa e suadente mi fa quasi trasalire. Mi volto trovandomi di fronte un bel bocconcino di ragazza, con un volto e un taglio di capelli che sembrano usciti da un manga. Non tanto alta, direi sul metro e cinquanta, occhi di un intenso color azzurro, con strani bagliori rossastri, la forma lievemente allungata, orientaleggiante. I capelli tagliati corti, a caschetto, castano chiari con riflessi bluastri. Tette gonfie, almeno misura quattro, strizzate sotto un abito che assomigliava, e si finiva sempre lì, ad una divisa scolastica simil manga. Gonna cortissima stretta su un culo spettacolare e perfetto. Un bel culo da sfondare. Si affianca a me e accenna con il capo alla rappresentazione di Ulisse e delle arpie. “C’è sempre stata confusione. Molte volte nei secoli, arpie e sirene acquisivano lo stesso significato. Ma, una sirena con le ali” fa schioccare le labbra contrariata e si sposta sulla sinistra, passandomi davanti, a pochi centimetri di distanza. Avverto una carica erotica non indifferente. Lei si dirige verso un’altra scultura, sculettando poco e fermandosi ad osservare ciò che aveva davanti “Qui” il qui è una scultura in rilievo che rappresenta delle creature mostruose alate, dai lunghi artigli, che strappano i rami di grotteschi alberi con facce umane distorte dal dolore “Non c'è mostruosità più triste di quelle, né alcuna più crudele
peste e l'ira degli dei sprigionò dalla palude Stigia.
Virginei volti di esseri alati, schifosissimo flusso
dal ventre, artigli adunchi e sempre emaciate
le facce per la fame” fa una pausa “Così cita Virgilio nell’Eneide”
“Sei preparata sull’argomento. Lavori qui?”
“No, sono solo di passaggio”
“Questa rappresentazione.. è presa dall’Inferno di Dante, giusto?”
“Quegli alberi con i volti sofferenti, sono i suicidi che negli Inferi sono tramutati in alberi. Le arpie volano tra i loro rami, ne strappano e ne bevono il sangue che scaturisce da esso.”
“Hai una citazione dotta anche per questo?”
Lei abbozza un sorriso: “«Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno,
che cacciar de le Strofade i Troiani
con tristo annunzio di futuro danno.

Ali hanno late, e colli e visi umani,
piè con artigli, e pennuto 'l gran ventre;
fanno lamenti in su li alberi strani.»
“Porca miseria. Io, il massimo che riuscivo a memorizzare erano le poesie di Ungaretti” faccio impressionato. Chissà come scopa.
Lei indica l’arpia posta più in alto “Celeno, che rappresenta l’oscurità. Sulla sinistra Ocipete, colei che scorre veloce. E, sulla sinistra, Aello, della rapida vittoria. Per secoli, i mitografi hanno nominato solo due delle arpie. Celeno è citata solo da Enea. Loro portavano tempesta, rapivano le anime dei caduti sul campo di battaglia, ne divoravano le membra e lasciavano i morenti a piangere e scongiurare” un sorriso sadico le affiora sul volto. Un brivido, non di piacere, mi percorre la spina dorsale. Si stringe nelle spalle “Miti, Leggende, verità. Tutto si confonde nei secoli. E tu, cosa insegui Valerio?”
“Io..” mi blocco stupito “Come sai il mio nome?”
“Ho letto i tuoi articoli sui misteriosi delitti avvenuti in questa città, da un anno a questa parte” sorride “LA fenice, il killer del coltello e la trasferta nel mare del nord a caccia di sirene”
“Ho una fan”
“Non esattamente”
“Leggi”
“Non hai risposto alla mia domanda Valerio: cosa insegui realmente? Oltre al fatto di volermi scopare?”
Ah, imbarazzo. Ma sono così evidente quando mi vengono certi pensieri? “Sto cercando di svelare un mistero”
“Di che natura?”
“Di quella che la gente non è portata a credere”
“Ho capito, insegui le illusioni che gli uomini hanno creato nei secoli”
“Sì, diciamo di sì”
“E aspetti qualcuno per farlo?”
“Ero con un’amica, poco fa, lavora qui. Imera. Ha detto che doveva andare a prendere il fratello e lui avrebbe continuato ad aiutarmi”
“mmm.. Allora abbiamo un po'’ di tempo” mi dice lei facendomi cenno di seguirla dietro la rappresentazione delle arpie “E’ questo che fai quando lavori, no? Indaghi e scopi”
Oggi, la dea del sesso, mi arride gioviale.

Le tette schizzano fuori rimbalzando. Il cazzo mi diventa duro all’istante. Via la divisa da scolaretta manga. Via maglia, camicia, pantaloni. Lei in slip bianchi. Io boxer con patta apribile. Lei ride, me lo estrae, si abbassa, succhia. Godo intensamente, la sua lingua che massaggia il glande esposto. “Mi raccomando, non venire subito”
Annuisco vigoroso, il cazzo che mi formicola fino al cervello. Lei succhia bene,poi si sposta, si rialza sfilandosi le mutandine e si impala sopra di me. Contro il muro, seduto su un tavolo, lei che preme e graffia, urlando parole sconce. “Sei un porco Valerio” mi sussurra “Quante donne ti sei scopato?”
“Tante. Troppe” mi viene da dire in piena sofferenza
“Sei anche una persona buona, Valerio. Qualità rare” ma cazzo se deve dire ste cose mentre si scopa come dannati
Il sole scende dietro l’orizzonte. La mia nuova conquista respira accanto a me, accarezzandomi, facendo quasi le fusa. Mi viene da pensare un’intuizione malsana. E la butto lì “Quale delle tre?”
Lei non risponde subito. Sento che trattiene il respiro, lieve pressione delle unghie sulla pelle: “Quella con cui non vorresti averci a che fare”
Il modo in cui ha parlato delle arpie, l’enfasi delle parole, la nota malinconica che ne traspariva. La mia mente fluisce a qualche mese prima quando sono incappato nelle vicende del Killer del Coltello, un serial killer che aveva avuto la malaugurata idea di stuzzicare una creatura antica e bellicosa. Impazzito, rinchiuso in un manicomio, racconti di non morti, di creature che sembravano usciti da un pazzo sotto LCD.
Qual’era il nome delle tre arpie? Aello, Ocipete e Celeno. “Se vado per esclusione, direi che tu sei Celeno”
“Perché così sicuro?”
“Lo hai detto tu. Sei quella con cui è meglio non averci a che fare. So che Ocipete è morta. E Aello era la più legale delle tre. Resta Celeno” la osservo, le stringo con delicatezza la mano. Non sto guardando negli occhi di un mostro, ma di una creatura a cui è stato negato l’amore per molto tempo.
Lei chiude gli occhi e mormora “La sanguinaria. LA perversa. La crudele”
“Non stasera”
“Non stasera” scivola sopra di me, sento il sesso inglobarsi tra le sue labbra “Stasera sono solo la tua amante” prende a muovere i fianchi. Movimenti più leggeri e sinuosi. Non c’è foga questa volta. Baci languidi, punta delle dita che disegnano linee invisibili sul mio petto. I suoi occhi sono rubini di lava che scaturiscono da un vulcano “Siamo state sempre golose di ciliegie. Ognuna di noi si era scelto un nome che ci accumunava e differiva al contempo. Ocipete era Cherry Black. Aello è Cherry Blue. Io sono Cherry Red. Sì, lo so, sembrano nomi da puttane” baci, lingua sui capezzoli turgidi, il cazzo si ingrossa sempre di più dentro di lei. Si muovono i fianchi, lei si erge sopra di me, le mani dietro la nuca, movimenti lenti e sensuali.
Uno dei sessi più dolci dei miei ultimi mesi…


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Athena
Qualcuno si schiarisce la gola oltre la cortina dove ci siamo nascosti “Scusate? Valerio?”
“Chi è?” mi vesto in fretta. Cherry Red ci mette più tempo, mi sorride, mi manda un bacio
“Ehm, scusa… Mi manda Imera”
Finisco e mi faccio vedere “Ah, sì” saluto . Un bel ragazzo, un po'’ femmineo, lineamenti delicati. Un bel fisico, snello, sportivo, ovale perfetto, con occhi azzurri e capelli biondi tagliati corti “Tu sei?..”
“Meros” mi tende una mano
“Imera?”
“E’ andata a casa. Lei, sì lei era stanca” annuisce “Quindi, mi ha detto che ha bisogno di un aiuto per la tua amica Roberta”
“Sì, stavo cercando di capire cos’altro poteva essere sparito ma..” mi guardo intorno e allargo le braccia “Non capisco cosa manca. Se manca qualcosa”
“Manca lo scudo” dice la voce bassa e suadente di Cherry Red. Ancheggia verso di noi. Vedo Meros irrigidirsi e stringere forte le labbra “Tu?” lo dice quasi sputando. Mi sa che questi due, non vanno troppo d’amore e d’accordo. Poi guarda verso di me e chiede, senza ritegno “te la sei scopata?”
“Non c’è tutta questa confidenza, no?” faccio ostile
“Certo non perdi tempo” ribatte stizzito Meros “La fica di mia sorella non ti bastava?”
“Ehi” minchia, da 0 a 100 in un secondo “Se è la tua fid..”
“Non diciamo stupidaggini” sbotta Meros
“Ehi, voi due, maschi alfa” Red Cherry è vicino alla statua di Athena “Ecco il pezzo mancante”
“Dove sarebbe?” chiedo
“Manca lo scudo” dice Meros “Lo scudo di Athena”
“Ricostruzione o reperto DOC?”
“Risale al IV° secolo a.C.”
“hanno rubato lo Scudo di Athena” Meros si agita “Non va, non va”
“Fate capire anche a me?” chiedo
“Scudo di Athena, sangue di Gorgone, polvere di fate, rito di rinascita” recita come un mantra Meros “Più un sacrifico femmina maschio”
“Ancora non..”
“Vogliono riportare in vita qualcuno” risponde Red Cherry “Avranno anche i semi di melograno, dunque”
“Ma chi dovrebbero riportare in vita?”
“Colei che è legata allo scudo” risponde Meros “Nei Miti, sullo scudo di Athena c’era raffigurata l’effige di Medusa. La sua testa recisa da Perseo servì a liberare la principessa Andromeda e uccidere il mostruoso Kraken a cui stava per essere sacrificata”
Ho visto il film, sto per dire, ma mi trattengo “Volete farmi credere che, c’è qualcuno pronto ad uccidere per riportare in vita.. Medusa?”
“temo di sì” risponde Red Cherry
“Perché?”
“Non lo so” ammette Meros
“red Cherry?” lei storce il naso ma, sembra reticente
“Una mezza idea ce l’ho ma.. Non mi piace per nulla.”
“Quale?”
“Credo che prima dobbiamo focalizzarci su Roberta” dice Meros “Tutta questa voglia da ninfomane finirà per consumarla”
“Va bene, prima Roberta. Come la curiamo?”
“Con talismano” risponde Red Cherry “Non la curerà del tutto ma, almeno, le smorzerà la voglia di scopare tutti quelli che vede”


Invito
La limousine si ferma davanti all’ingresso del museo. Ne scende un autista in livrea, che va ad aprire lo sportello del passeggero. Ne esce un uomo alto, segaligno, in completo bianco a righe rosse e un garofano nel taschino. Il volto un po'’ allungato incorniciato da corti baffetti e una barbetta da capra sotto il mento; i capelli sono ricci,corti e neri e gli occhi sono di un intenso blu notte.
Attraversa la strada con un portamento austero, come uno di quei personaggi caratteristici degli anni ’20,con le ghette, il cappello a cilindro e le sigaretta con il bocchino.
Lo vediamo da una delle telecamere montate sull’ingresso. Roberta gli va incontro, s’inginocchia, si fa accarezzare come una cagnetta. Lui le parla “Eccola qui, la mia piccola maialina” legge le labbra Cherry Red “Hai fatto la brava?”
Lei annuisce, gli lecca la mano. Ma che cazzo di roba è? Stringo i pugni e batto un pugno sul tavolo “Accidenti a me” Roberta segue l’uomo con la faccia da satiro, sulla limousine. Poco dopo, l’auto riparte “Non dovevo distrarmi..”
“E’ colpa mia, mi spiace” dice Red Cherry
“No, no, la colpa è mia che non riesco a tenere a freno il cazzo neanche sotto tortura” mi lascio cadere su una sedia, mi afferro la testa fra le mani “Che cazzo faccio adesso? Non posso nemmeno denunciarla alla polizia.”
“Giovan Franco Persiani” dice Meros pensieroso “Scomodarsi fino a qui”
“Devo tirare Roberta fuori da ovunque l’abbia portata”
“Sicuramente al giardino delle delizie” commenta Meros “Ho sentito dire che, domani sera organizza una festa là”
“Già me la immagino che festa sarà: orgia. La grande ammucchiata. Tutti che inculano, scopano e fanno pompini. Spero che Roberta non sia la portata principale. Anche drogata di polvere di fate com’è, avrà la forza di soccombere a 30 o 50 invitati?” mi alzo, nervoso e inquieto. “Cazzo devo fare?”
“Andare a quella festa” suggerisce Meros
“Credo non sia facile farsi invitare”
“E non puoi neanche di fare il clandestino. Se ti scoprono, potresti finire male” commenta Cherry Red
“Ma non possiamo lasciarla là. Chissà cosa le faranno. Magari è lei l’ingrediente principale di quel rito del cazzo che devono fare”
“Forse possiamo tentare” dice Cherry Red “Magari, con la scusa del giornalista in cerca di uno scoop..”
“L’ultima cosa di cui ha bisogno è avere uno scribacchino che scrive di fatti innaturali a cui non crede nessuno”
“Scusate” il volto di un fattorino appare nella saletta dove ci siamo appostati io, Cherry Red e Meros “Il signor Salimbene?”
“Chi mi vuole?”
Il ragazzo avanza verso di me con un biglietto bianco, su cui è scritto qualcosa “Lo hanno recapitato poco fa all’ingresso” dice e se ne va. Sopra c’è scritto INVITO
“Ma tu guarda..” dico leggendo meglio il biglietto “La signoria vostra è invitato a partecipare alla mia festa personale nel Giardino delle Delizie, ultimo piano della mia dimora, in via della repubblica num 145. Può portare un paio di accompagnatrici, se vuole….. Firmato Giovan Franco Persiani”
“Beh, inaspettato” commenta Meros
“Non credo” dice Cherry Red
“Trappola?” chiedo
“Probabile” annuisce Cherry Red
“Ha detto un paio di accompagnatrici” faccio notare guardando Red Cherry
“mi vestirò per l’occasione” sorride
“Meros, credi che tua sorella..”
“Non domani sera” risponde esitante Meros
“Conosco io qualcuna che potrebbe unirsi alla festa. Ne sarà entusiasta” interviene Cherry Red “Tu, Valerio, non l’hai ancora conosciuta, almeno direttamente”
“uh” ho un sospetto e incomincio a preoccuparmi “Non sarà…”

Era lei. Vestita con abiti azzurri, anche lei che sembra uscita da un manga. Somigliante alla sorella, aria più sbarazzina. Non l’ho mai incontrata di persona ma so quello che ha fatto. Ha catturato il famigerato Killer del Coltello qualche mese prima, facendolo uscire di testa. Finalmente la vedo, quasi uguale alla sorella, solo con tette più piccole, ma molto scopabile anche lei “Il famoso Valerio Salimbene” sorride maliziosa “Ho letto l’articolo sul Killer del Coltello” si avvicina alla sorella. Bacio e bacio “Te lo sei scopato” dice sorridendomi “E lui che ci fa qui?” la sua punta diventa ostile osservando Meros
Lui si allontana. Io chiedo “Avete dei trascorsi?”
“Non di quelli che immagini tu” risponde Cherry Red
“Non ce lo siamo scopato” risponde Cherry Blue “tu invece sì”
“No” faccio quasi scandalizzato
“Invece sì. Hai il suo odore addosso”
“Sono etero, non sono gay” protesto
“Non ho detto che.. Ah” sorride “Non lo sai?” ride ancora
“Cherry” la richiama la sorella “Abbiamo una festa a cui andare”
“Quanto tempo abbiamo?”
“Un paio d’ore”
“Allora abbiamo tempo” dice venendo verso di me
Diavolo. Devo avere dei feromoni attira gnocca da paura

E siamo finiti a fare una tripletta. Cherry Blue a sinistra e Cherry red a destra. Meros ha preferito eclissarsi da qualche parte.
Co le due Cherry mi sembra di stare sul set di un film porno. In ginocchio, nudo, con loro che mi stringono e strusciano le loro tette sui miei fianchi, le loro bocce che baciano e leccano avide il mio collo,il mio petto, il mio culo. Si contendono il mio cazzo come se fosse un giocattolo, quasi litigano per potermi masturbare.
Cerco di non pensare a quello che è accaduto al Killer del Coltello, a quello che Aello gli ha fatto vedere per indurlo alla pazzia. Penso a quella notte dove i morti sono tornati a calpestare la terra e una creatura mostruosa si è manifestata urlando il suo dolore e la sua rabbia.
Ricaccio questi pensieri macabri mentre le bocche scendono fino al sesso e si avventano entrambe leccando e succhiando. Io, immobile, le osservo affascinato e preoccupato, quella fame di sesso che permea il loro corpo. Speriamo non si trasformino.
Cherry Blue mi ha spinto sulla branda. Sguardo famelico, tette che sobbalzano, mi afferra il e comincia a masturbarmi. Cherry Red si mette a cavalcioni su di me, la sua figa appoggiata alla mia faccia. Poi sento Cherry Blu che s’impala con forza su di me. E inizia un tandem di sesso, tra Blu che si dimena sul cazzo e red che si masturba con la mia faccia. Quell’ammucchiata è un deliro assoluto.
Poi, l’orgasmo arriva multiplo: per Blue e per me, per red. Crolliamo esausti,Red appoggiata al muro e Blu che si lascia cadere su di me. Io che afferro uno straccio e mi pulisco la faccia: “E’ stata la cosa più folle che abbia mai provato” rido
“Interessante esperienza, ma non nuova” sorride Blue
“Qual è il piano, ora?” chiedo
“Andiamo alla festa, no?” risponde Red
“Sì ma, una volta là, che facciamo?”
“Ci riprendiamo la tua ragazza” risponde Red sporgendosi per baciarmi “Se la vuoi”
“Certo che sì. Mica posso lasciarla in balia di quei pervertiti là” protesto

fINE PRIMA pARTE-QUESTO è PARTE DEL QUARTO RACCONTO SULLA SAGA DI VALERIO SALIMBENI-Qui riprendo la faccenda dei miti e gli conferisco una mia connotazione personale..








di
scritto il
2021-07-27
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