Il mistero delle origini: il Vaso di Pandora
di
Vandal
genere
pulp
Valerio Salimbeni e il mistero delle origini
I-MEDA
Isola di Lithia
Da qualche parte nell’oceano Atlantico, dove le onde del mare si gonfiano e sembrano respirare, c’è un ‘isola di roccia nera, circondata da scogli affilati come rasoi dove le navi infrangevano le loro chiglie, sospinte come da forze invisibili.
Chi sopravviveva ai naufragi, ignorava il triste Destino che li attendeva una volta raggiunto le sabbie rocciose dell’isola. Li vivevano tre Gorgoni, pericolose e letali che già di migliaia di vittime avevano lordato di sangue le rocce. I più fortunati perivano tra le onde del mare tempestoso, o fracassati sugli scogli. Quelli meno fortunati, diventavano vittime di un gioco perverso delle sorelle, cacciati come conigli nei cunicoli dell’isola, trafitti da frecce, o pietrificati
.Da secoli però, le spiagge rocciose di quell’isola non hanno più visto nessun naufrago. Fino ad ora..
Un SH 90 atterrò su una superficie piana, ai piedi della torre che fu dimora di Medusa. Uomini pesantemente armati ne scesero, disponendosi a cerchio attorno al velivolo mentre, una figura vestita di nero scendeva per ultima e si disponeva ai piedi della scalinata che conduceva verso la cima. Fece cenno a due armati che si disposero a salire le scale. Sulle uniformi spiccava una croce di matrice templare
Un uomo in tuta militare nera, anfibi placcati d’acciaio e una maschera a forma di teschio a coprirgli il volto, attese che i suoi uomini tornassero. A braccia conserte alzò lo sguardo verso la torre che, per molti anni, era stata la dimora della Gorgone più famosa del mito. Lì attorno, statue di pietra dai volti distorti, immobili nell’eternità
“Colonnello” uno degli uomini giunse al suo cospetto, sull’attenti “C’è un problema”
Gli occhi dietro la maschera si strinsero come due fessure “Di che genere?” la voce era roca, sembravano artigli che graffiavano un muro.
“LA scatola è vuota. C’era questo al suo interno” gli porse un biglietto su cui era scritto “Zodiaco” rigirò il foglietto perplesso “Tutto qui’ Nient’altro?”
“No, signore”
“Cercate. Rivoltate ogni singola pietra di questa maledetta isola, fatela a pezzi ma, trovatemi quella cazzo di scatola”
Un’ora dopo ritornano quasi a mani vuote. Con loro recano una statua che raffigura un uomo deforme, curvo, il volto inumano, le mano come artigli e una coda robusta e possente “Colonnello, lo abbiamo trovato”
L’uomo con la maschera di teschio sgrana gli occhi e si avvicina con timore riverenziale “Lui?” lo tocco, lo accarezza “Era qui?”
“Accanto alla tomba della Regina”
“Avete guardato anche nella tomba?”
“Sì, colonnello. E’ stato il primo luogo dove abbiamo guardato. Niente scatola, solo quel biglietto. E.. la tomba è vuota”
“Maledizione!” il pugno del colonnello si abbatte con forza sul volto dell’uomo. Gli altri, intimoriti, si ritraggono e s’inchinano “Com’è possibile?” fa cenno ai suoi uomini “Portatelo sull’elicottero” indica la statua appena ritrovata “Ce ne andiamo”
Roberta
“Pronto? Akim?”
“Ciao Roberta. Rispiegami un po'’. Dove hai trovato questo tatuaggio?”
“In fondo alla schiena di Valerio, pressi culo”
“E prima non lo avevi mai visto?”
“Mai. Sai cos’è?”
“Purtroppo sì”
“Purtroppo vuol dire che non è una cosa bella”
“Beh, è un simbolo di discendenza. Indica una stirpe”
“Di che genere?”
“Angelica”
“Bella quindi”
“Angelica caduta”
“Non bella”
“Le piume rosse nel tatuaggio indicano che appartiene ad un caduto”
“Bruttissima”
“Non è Lucifero”
“Ah, bene”
“Ma qualcosa di molto peggio”
“Non bene”
“Valerio lo sa?”
“Cade dalle nuvole”
“Probabile”
“A chi appartiene quella discendenza?”
“All’inizio pensavo Samael”
“Oh, per il cazzo!”
“Poi.. ecco, non è un bene comunque.. Si tratta di una discendenza demoniaca. LA stirpe di Lilith”
“Troia puttana!”
II-Meda-Isole Tortuga
Sentiva i loro passi, per nulla silenziosi, alle sue spalle.
Le avevano messo gli occhi addosso da quando era entrata nella taverna lungo il fiume. un luogo sordido, popolato da figure dalla faccia patibolare, gente che taglierebbe la gola alla propria madre per pochi spiccioli.
Lungo la riva del fiume, i pesanti stivali che schizzavano di sangue il muro ad ogni passo. Solo un lampione ogni cinquecento metri. L’odore di fogna era insopportabile. I ratti attraversavano incuranti della sua presenza.
Meda fa scivolare dalla manica nei palmi delle mani, due capi di una catena nera. Conta tre tipi di passi. Non si preoccupano di mascherare il rumore. Ridacchiano. Ma sa che c’è n’è un quarto, più subdolo, che sorvola la zona, sul muro come un ragno. Ride, da quanto tempo è che non mette a frutto l’allenamento imparato da mastro Shen Long.
Il ragno fa la sua mossa, sicuro di fare un buon agguato. Meda indietreggia, con la mano destra, libera la sua catena dal basso verso l’alto, un perfetto colpo verticale. La punta della catena colpisce l’inguine, attraversa i tessuti, graffia la carne, beve il sangue. L’aggressore urla e si accartoccia a terra urlando e piangendo.
Meda si gira di scatto, movimento circolare, usa la seconda catena per colpire alla sprovvista l’uomo più vicino a lei. La catena colpisce zigomo e naso. Schizzi di sangue disegnano un arco quasi completo mentre piroetta su sé stesso. Ora le fruste nelle sue mani, vive come spire di serpenti, flagellano l’aria colpendo, lacerando, facendo sanguinare. Un pugnale vola nell’aria. Meda schiva e carica Spiazzare l’avversario Corre verso l’uomo più esterno, salta gamba tesa. Il tacco dello stivale che affonda nel plesso solare. L’uomo si piega in due dal dolore. Meda alza il braccio destro per parare l’affondo dell’ultimo uomo. Colpisce di tacco zona esterna del ginocchio. Rumore di ramo spezzato. Gancio sinistro avvolto da catene. Gancio destro, idem. Cartilagini che si frantumano sotto le sue nocche. L’uomo cade all’indietro, finisce in acqua.
Movimenti ai lati. Gli altri bestemmiano e insultano. Meda è veloce. Perfetta combo di mani strette a pugni, calci, ginocchiate. Alla fine a terra, sanguinati, rantolanti, svenuti. L’uomo colpito per prima fa per rialzarsi. Meda carica con un calcio rotante che lo manda a sbattere contro il muro di destra. Knock out. Meda neanche un graffio.
Continua per la sua strada. Non si accorge della figura ammantata di nero che, dall’alto, ha seguito ogni sua mossa
Meda si riscuote al tocco di lui, le mani sulle spalle che la scuotono e la massaggiano. Si è addormentata sugli appunti, davanti alla finestra aperta che da sul mare. Si lascia andare all’indietro, afferrando le mani di lui, appoggia la nuca al suo ventre scoperto e al suo sesso in maggiore erezione. Lei ride “Mi spiace Per. Devo essermi addormentata”
“Sì”
Si gira verso di lui, gli bacia l’addome e scende lenta verso la punta del sesso. “Ho voglia, amor mio”
“Anche io, Principessa”
Si alzano, si abbracciano, si baciano. Lei già nuda, preme la sua vagina contro di lui, già umida, già colma di desiderio. Lui l’afferra in alto, non smettendo di baciarsi, lei che si avvinghia ai suoi fianchi.
A terra, sul folto tappeto, lui che entra dentro di lei. Meda che accoglie quel dono meraviglioso che è suo marito da un tempo inimmaginabile. Lui entra ed esce con dolcezza. Lei asseconda i suoi movimenti, le unghie che graffiano la schiena. Le labbra di Per che scivolano sul collo, nell’incavo, più giù, sui seni e i capezzoli. E via, ancora più in basso, sul ventre, fino alle labbra della vagina. Lei che s’inarca all’indietro e gli prega di non smettere. Lui continua, la lingua che affonda sempre più tra la morbidezza di quelle labbra. Lei gli afferra i capelli ricci, quasi un segnale. Lui si stacca e, veloce, entra dentro di lei. Incomincia a pompare di fianchi, lei aggrappata alle spalle di lui. Poi, alla fine, giunge l’orgasmo liberatorio
Roberta
Roberta ha la chiave dell’appartamento di Valerio. Apre ed entra, sicura che Valerio sia in casa. Si blocca un attimo e dilata le narici “Odore di figa” commenta
Poi appare una donna completamente nuda, alta, fisico da fotomodella, con due bocce misura quattro, un fisico ben modellato e la fica rasata in maniera artistica: un pipistrello come quello di Batman ma, con la coda più lunga
“Oh, ciao, tu devi essere Roberta” tutta sorrisi, mano tesa
Roberta allunga un po'’ interdetta “E tu sei?”
“Zena. Sono.. la mamma di Valerio” risponde lei candidamente
“Sì, adesso diventano mamme tutte le conquiste che si porta a letto?” fa sarcastica
Valerio appare in camicia, pantaloni e piedi scalzi “Mamma, hai visto le mie scarpe… Oh, ciao Roberta”
“Che diavolo è questa storia? Chiami mamme tutte quelle che ti porti a letto ora?”
“No, lei è mia madre..”
“Chiamerai mamma anche me? Scordatelo perché..”
“E’ mia madre, veramente”
“Ma smettila” Fa per andarsene.
Valerio è un lampo e si pone davanti a lei. Le afferra le spalle e la guarda serio “Lei è veramente mia madre, non ti sto prendendo in giro. Ha il mio tatuaggio, quello che ho dietro la schiena.. Lei è..”
“Va beh, se non vuoi dirmelo” dice Roberta facendo il muso
“Zena” lei è già vicino a Roberta di schiena e le mostra il tatuaggio. Roberta la guarda dubbiosa
“Avete lo stesso tatuaggio, quindi?”
“Ascolta.. Quando stavamo tornando dal deserto, Meda mi fece un discorso..”
Chi sei veramente, Valerio? Mi aveva chiesto Meda
Sono un giornalista con il pallino del sesso avevo risposto ridendo
Non so perché, ma non è solo sensazione mia, tu Valerio hai qualcosa che attrae irresistibilmente il fascino femminile, umano, sovrannaturale, divino. Il fatto che Shareen Ra fosse stata attratta da te. Così come le due Cherry, Imera, la stessa Sylfra e, sì, anche Steno
E tu?
Mi vuoi mettere nella lista? Mettimi nella lista. C’è qualcosa in te Valerio e non è un fascino normale
“Ecco e mi ha fatto pensare. Poi mi è comparso questo tatuaggio mai visto prima. E alla porta si presenta lei, Zena. All’inizio ho pensato ad uno scherzo. Ma poi, sapeva del tatuaggio e.. Aspetta.. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che nessun tatuatore effettua quel tipo di disegno”
“Ha la tua età”
“Non ha la mia età”
“Oh.. è una di quelle” per quelle intende essere sovrannaturale “Sì, in effetti Valerio, non ho la più pallida idea del perché tu attiri creature di questo genere. E tutte vogliono fare sesso con te”
“Io non ho fatto sesso con lui. E’ mio figlio anche se..”
“Anche se?” fa scandalizzata Roberta
“No, piano, un momento. Hai fatto l’esame del DNA? E poi, dove diavolo è stata in questi quasi 40 anni?”
“Io… Sono stata via”
“Valerio..”
“Lo so, sembra assurdo ma, sento che è così”
“Vieni di là un attimo” lo afferra per un braccio, lo porta in camera da letto “Ho parlato con Akim e mi ha detto da cosa deriva quel tatuaggio”
“DA cosa?”
“E’ un stirpe demoniaca”
“Appartiene a Lilith, mia madre” dice Zena dalla soglia della camera
III-Meda
Dopo l’orgasmo, sdraiati uno fianco all’altro, le mani intrecciate, gli sguardi persi una negli occhi degli altri “Li stai ancora cercando, vero?” chiede lui
“Sì, sono una mia ossessione” risponde lei
“Le ossessioni consumano”
“Ripenso a quella notte di tanto tempo fa, a Port Royale” lei si raggomitola contro il petto di lui “E’ abile e pericolosa”
Lui le accarezza la cicatrice sul ventre, vicino all’ombelico. Quasi invisibile, una sottile striscia bianca. Si nota di più quando la luce della luna le accarezza la pelle “Per allora non vi siete dette molto”
“Per lo più, abbiamo cercato di ucciderci a vicenda”
“L’ha fatto a pezzi lei?”
“Sì, ma non so per quale motivo”
“Se ha cercato di ucciderti, forse aveva capito che tu volevi riunire i pezzi”
“Io cercavo il Vaso per distruggerlo. Ti ricordi cos’ha fatto ad Atlantide? O a Pompei?”
Come dimenticarselo.
“Quel vaso, come il Santo Graal, è un’ossessione che dura da secoli. Sono questo genere di caccia al tesoro che rovina la brama degli uomini” commenta Per “LA credevo al sicuro sull’Isola delle Gorgoni”
“Non più, ha incominciato a vagare nel Mondo da un po'’. Sai cosa significa questo, vero?”
“Che l’isola delle gorgoni è sguarnita e chiunque può accedervi”
Gli avevano indicato una locanda alla fine del molo. Il Pirata Allegro. UN locale frequentato da taglia borse, taglia gole, mercenari, assassini di ogni tipo. Qui, un paio di volte c’era passata Ann Bonney. E una volta il pirata Barbanera. Il locale era gestita da una vecchia baldracca che aveva fatto il suo tempo . Ora era la padrona della taverna, dove serviva pendagli da forca, gestiva una bisca e intratteneva i clienti con procaci e vogliose ragazze.
LA indirizzarono lì, dicendo che madame Qar, aveva informazione su uno dei pezzi del vaso. mA, quando Meda era giunta sul posto, nelle camere superiori, aveva trovato madame e un paio di suoi sgherri,macellati come vacche al macello. Ritagliata nella siluette della finestra, una figura ammantata di nero con il volto coperto, che impugnava una falce ad una mano, dalla lama scarlatta.
LA figura, si era voltata verso di lei. Occhi di un azzurro gelido, simili a lame di sciabola. Si erano guardate per un paio di secondi poi, la figura misteriosa era saltata giù dalla finestra. Meda l’aveva inseguita, saltando sui tetti delle case, arrampicandosi su crinali rocciosi, fino ad una cengia a pochi metri d’altezza dal mare.
La figura si era volta verso di lei e aveva preso a far mulinare la falce verso di lei. Meda aveva liberato le catene e aveva cominciato a farle roteare. Non un fiato o un lamento. Le due guerriere si erano scagliate le une contro le altre, le loro armi che cozzavano e facevano scintille. Si muoveva così bene che Meda non riusciva a vedere totalmente i suoi movimenti “Chi sei?” aveva chiesto Meda
“Io sono la Dispensatrice di tutti i mali” e si era scagliata contro Meda. Danzarono per qualche minuto prima che Meda riuscisse a ferirla al volto e che la Dispensatrice dei Mali la colpisse all’addome. Meda indietreggiò vicino alla cengia rocciosa. La Dispensatrice si toccò la ferita al volto e i suoi occhi si strinsero a fessura, divenendo ancora più gelidi. La punta della catena aveva lacerato i tessuti della maschera e spazzato la placca di metallo che ne proteggeva il volto.
Meda avvertiva un forte dolore dove era stata colpita. Non abbastanza in profondità ma, abbastanza per provocare dolore “Sei brava, devo ammetterlo” sorrise Meda
“Anche tu, quasi mi dispiace ucciderti” partì alla carica. Meda capì che non sarebbe durata a lungo. Quindi, fece l’unica cosa sensata che le passava per la testa in quel momento. Girò le spalle al nemico e si gettò nelle acque scure del mare, scomparendo al di sotto.
LA Dispensatrice si levò la parte di maschera che era stata danneggiata, rivelando un taglio slabbrato su un incarnato rosa pallido “Maledizione!” urlò
Valerio Salimbeni e la pesante eredità
I° Calippo
Un’opera d’arte. Roberta, in fatto di pompini, e’ una regina. Ci mette passione, ci mette enfasi, ci mette amore. Valerio, seduto su una sedia, nudo. Roberta, in ginocchio davanti a lui mentre esegue una fellatio a dir poco perfetta.
Dopo l’uscita fatta da Zena e la faccenda del tatuaggio, Roberta si era decisa che aveva bisogno di schiarirsi le idee. “Vai in camera da letto, spogliati e siediti dove vuoi” aveva bisbigliato all’orecchio “Ho bisogno di schiarirmi le idee. Mettitelo in tiro”
E Valerio ha obbedito. In camera si era spogliato in fretta, pregustando una scopata da urlo. Roberta è arrivata poco dopo, si è spogliata rimanendo in reggiseno e mutandine. Si è andata ad inginocchiare davanti a Valerio e ha cominciato la sua performance. Afferrato il membro a Valerio, prese a massaggiarlo con esagerata lentezza. Lui non diceva nulla, rimaneva lì, in estasi, a guardarla, mentre muoveva le sue mani sull’asta di carne e lo scappellava.
Si era avvicinata con la bocca e, lentamente, aveva preso a leccare il glande, con la punta della lingua, lenta, come succhiando un calippo.
E lui aveva avvertito quel brivido che, lo aveva percosso per tutto il sesso fino al cervello e stuzzicato i testicoli. Lei aveva alzato gli occhi verso di lui e lo aveva ammonito con lo sguardo = Non venire ancora = Era il monito silenzioso, mentre lei continuava il suo lento leccare
Valerio si sentiva fremere. Voleva venire. Ma lei fu crudele e gli impose di rimanere immobile. Poi, quando decise che era passato abbastanza tempo, disse a Valerio di liberarsi. E ingoiò avidamente il nettare dello sperma, giù fino in gola..
“Ok, ora, partiamo dall’inizio” dice lei dopo che si è pulita la bocca e sedendosi davanti a Valerio e la sua prepotente erezione “Zena è veramente tua madre?”
“Ha il tatuaggio uguale al mio. E, come ho detto, nessun tatuatore in città effettua quel tipo di tatuaggio”
“Valerio, se questo fosse vero, vorrebbe dire che tu sei il discendente della regina delle puttane. Da lei hanno avuto origine i peggiori demoni lussuriosi della storia. LAmie, Succubi, Empuse. Probabilmente anche vampiri. E sai che le prime tre, assorbono l’energia vitale attraverso il sesso?”
“Beh, ma tu ti sei mai sentita svuotata ogni volta che scopavi con me?”
“Non nel senso di cosa potrebbe fare una lamia o una succube”
“Allora, vuol dire che io non ho acquisito quei poteri”
“O che non sei un vero discendente”
“MA come farebbe a sapere del tatuaggio? Voglio dire, mi è apparso da poco e.. non ho più scopato con nessuna al di fuori di te”
“Mmm” fa lei pensierosa
“E’ la verità”
“Chi potrebbe conoscerla?”
“Forse Shareen Ra? Akim?”
“Steno?”
“Non credo. E nemmeno le due sorelle”
“Io però, su Steno e sua sorella, ci farei un pensierino”
“Ma? Qui si parla di creature vecchie di millenni..”
“Allora come facciamo ad appurare che tu e lei siete parenti?”
Amy
“Pronto?” voce assonnata dall’altra parte del telefono
“Amy? Ciao, sono Valerio Salimbeni”
“Uh, sì.. Ciao, come stai?”
“Ecco, bene.. Però, avrei bisogno di te per una faccenda delicata che mi è capitata ultimamente”
“Di che tipo?”
“Vorrei che tu scoprissi.. sì, che tu scoprissi se, una certa persona, è realmente mia madre”
“Tua madre?”
“Sì, storia lunga.. e so che, stando di là dell’Oceano..”
“Ma, veramente sono qui in Italia”
“Ma vah? Come mai?”
“Ecco.. Sono qui al Nido della Fenice che, tra l’altro, è un posto fantastico e.. ho conosciuto una rossa che è una bomba, sa come scopare la ragazza… ed è strano che, con lei, non riesco a connettermi.. e che wow..”
“Amy, concentrati” dice Valerio
“Sì.. dicevo? Ah sì, sono qui perché Akim vuole che gli rintracci un oggetto particolare, non ho capito bene, un coccio di vaso.. boh?”
“Allora rimani lì che veniamo da te”
“Ok, di che si tratta?”
“Te lo dico quando arriviamo”
Il capitano
Il locale è affollato come sempre. Corpi nudi ammassati sulla grande scalinata, amplessi, orge, senza pudore, senza ritegno, sotto gli occhi austeri della padrona di casa, Euriale.
Una ragazzetta arriva tutta sorridente e chiede cosa desidera ordinare. Il capitano valuta che potrebbe avere 18 anni. Capelli ricci, vaporosi, occhi grandi e chiari, un nasino a patata che la fa sembrare più giovane dei suoi 18. Nuda. Seni piccoli e capezzoli coperti da bretelle rosse che si agganciano ad un reggicalze in pizzo, sopra un paio di slip del medesimo colore, trasparente. Al collo porta un farfallino: “Non voglio nulla da bere, grazie” sorride il capitano “Devo parlare con la tua padrona”
“Ok” meno sorridente, si allontana. Chissà che film si era già fatta.
Si aspetta poco. La figura imponente di Euriale scivola sullo sgabello accanto a lui “Nostalgia dei vecchi tempi?”
“E’ sorto un problema”
“Di che natura”
Lui sospira, fa finta di studiare le nervature del bancone “Da quanto tempo non andate all’isola?”
“Io da qualche secolo. Steno.. Boh, forse c’è stata prima della Grande Guerra. Perché?”
“Vent’anni fa sono tornato sull’isola e, ho fatto un giro esplorativo, per vedere se, nel frattempo, era cambiato qualcosa. A parte i relitti di qualche nave o aereo, non c’era nulla di fuori posto. Io e il gruppo di cui facevo parte, decidemmo di installare dei sistemi di sorveglianza. Visto quello c’è su quell’isola…”
“Qualcuno è stato sull’isola?”
“Prima devo chiederti un’altra cosa. L’ultima volta in cui ci sei stata, sei andata nella parte dove c’era medusa?”
“Sono andato nel luogo dove l’avevamo seppellita”
“Tu sapevi che lei teneva il Vaso sotto la torre?”
“Il Vaso?”
“Vaso o Scrigno”
“Quel Vaso intendi?”
“C’è solo quello che mi preoccupa”
“No, non ho guardato”
“Medusa aveva pietrificato la Custode e la teneva in una cripta sotto la torre insieme al Vaso. Poi, qualche tempo fa, Meda si trova a Tortuga e viene a sapere che un frammento del Vaso era ricomparso e tutti lo volevano. Si mise alla sua cerca, trovò molti tagliagole e, alla fine, incrociò l strada con una guerriera armata di falce che riuscì a ferire al volto. La stessa Meda venne colpita duramente. Meda crede che la donna con la falce fosse la Custode”
“Chi l’ha spietrificata?”
“Non lo so. Noi siamo convinti che il Vaso sia stato diviso da lei e poi nascosti in più punti del Pianeta. E che continui a fare la Custode, uccidendo chiunque cerchi di rintracciare i pezzi. Quel giorno aveva attaccato Meda perché, con ogni probabilità, l’aveva scambiata per una cacciatrice di tesori”
“I cocci sono riapparsi?”
“Non lo sappiamo ancora con precisione ma, posso dirti che, i sistemi di sorveglianza che feci installare sull’isola, hanno dato segni di presenze. Tre mesi fa, due elicotteri di tipo militare, sono atterrati sull’isola dalla parte della casa di Medusa. Le foto del satellite fanno vedere questi militari, portare via una statua. Deforme, quasi diabolica, munita di artigli e di una tozza coda”
“Oh, per Zeus funesto!” esclama Euriale sgranando gli occhi “Calibos”
“Sono andato sull’isola a controllare. Ti ricordi dov’era CAlibos, vero?”
“Vicino alla tomba della regina”
“Bene, le cattive notizie non viaggiano sole: la tomba della regina era vuota”
Al Nido della Fenice
Zena si guarda intorno con aria un po'’ spaesata. Sulle prime non riesce a capacitarsi sul perché l’abbiano portata in un harem.
Ad accoglierli una cinesina piccola, avvolta in un kimono nero e d’oro, legato così stretto da farla assomigliare ad un involtino primavera. Se la ricorda VAlerio come una delle concubine di Akim che aveva incontrato e scopato quella prima volta, quando si era trovato sulle tracce della Dea del Fuoco. Valerio sorride mentalmente, ripensando a quei momenti e al piacere che ne aveva ricavato. Abili massaggiatrici di cazzi.
Akim li aspetta seduto al solito tavolino da tè, intendo a mescere delle foglie secche che rilasciavano un colore rossastro “Felice di rivederti vivo e vegeto” lo saluta Valerio
L’ultima volta che si erano visti, un folle chiamato Gianangelo, gli aveva sparato all’addome lasciandolo a morire nel deserto. Ma Akim ha un protettore d’eccezione che consiste in un divinità del fuoco, che risponde al nome di Shareen-Ra “Felice che tu sia felice” sorride lui. Si alza e saluta in maniera galante sia Roberta, che Zena “Posso offrirvi qualcosa? Un po'’ di tè?”
“Sì, volentieri” rispondono all’unisono le tre donne. Valerio opta per una birra
“Dunque, cercate Amy”
“Era qui?”
“Sta finendo di intrattenersi” indica con un cenno del capo il retro dove, Valerio sa, c’è la sauna harem
Aspettano un po'’, parlando del più e del meno, delle vicende appena concluse, di quello che potrebbe accadere. Valerio chiede di Shareen Ra e Roberta a lanciargli un’occhiataccia. Anche se sono una copia aperta, la punta di gelosia c’è sempre.
“Era qui qualche ora fa. Poi, sparita” risponde Akim con una punta di tristezza “Credo che, quando avremo bisogno di lei, arriverà” finisce di bere il tè.
Amy arriva in quel momento, avvolta in un accappatoio bianco troppo corto e troppo stretto. Sotto si intravede un po'’ di pelo. Si siede accanto a loro con uno sbuffo “Un’esperienza fantastica. Mai provato?”
“Io, sì” annuisce Valerio
“Fantastica esperienza” ripete trasognata
“Te la senti di usare le tue doti per svelare un mistero?” chiede Valerio
“Hai l’oggetto?”
Valerio indica Zena “Lei”
“Oh” fa Amy “Bene.. Motivo?”
“Dice di essere mia madre”
“Oh”
“Sono tua madre” dice Zena
“Ok, ma se permetti” dice Roberta “Amy è un’abile sensitiva e, se permetti..”
“Chi rimane qui con me per ancorarmi alla realtà?” chiede Amy distendendo le braccia sul tavolo a mani in su
“Rimango io” dice Akim
“Noi non siamo necessari, per il momento” dice Roberta “Giusto?”
Amy annuisce
“Allora, che ne diresti di approfittare dell’ospitalità di Akim e beneficiassimo della sauna anche noi?”
Roberta si dimostra ancora una volta la regina incontrastata dei pompini e del sesso. Valerio, nudo sulle pietre tiepide della sauna, con Roberta che struscia le sue tette sull’asta rigida del pene di lui. Si muove sinuosa, leccandogli l’addome, premendo le tette, solleticandolo con i capezzoli. Scende fino alla punta scoperta e prende a leccarglielo con passione, prolungando il contatto, rimanendo ancorata il più possibile, facendolo sprofondare in gola come un fachiro fa con la spada.
Valerio in estasi con due concubine che gli inumidiva le spalle con dei panni imbevuti di oli profumati. Lui, gli occhi chiusi, la testa reclinata all’indietro, dimenticato della voglia di eiaculare nella bocca di Roberta.
Poi Roberta risale lentamente sul corpo di Valerio, lo raggiunge e lo bacia. Lui asseconda e l’abbraccia, le mani che accarezzano i fianchi, le strizzano il culo. La vagina di lei che sfrega sul sesso eretto, su e giù, come in preda ad un orgasmo…
Lo cavalca, come se fosse in groppa ad un puledro selvaggio. Sesso violento, orgasmo puro. Valerio esplode dentro di lei. Poi Roberta che scivola verso il sesso e ne sugge il bianco nettare..
E Valerio che si lascia andare sulle pietre, di nuove, coccolato dalle concubine che lo massaggiano nuovamente..
C’è un sentiero di terra nera che si snoda attraverso un complesso intrigo di rovi. Le spine di quei grovigli sono lunghe zanne che stillano un veleno nero e corrosivo. Tra di essi biancheggiano ossa umane, teschi ghignanti ricoperti da corazze, con le armi ancora in pugno.
Il sentiero termina di fronte ad uno spiazzo dominato da un tempio in pietra bianca, avviluppato dagli stessi. Fuori dal tempio, sulla destra, c’è un grosso albero nero con degli strani frutti appesi ai suoi rami. Da quei frutti colano grosse gocce di icore scarlatte. L’odore è nauseabondo e la terra stessa sembra consumarsi lentamente, come corrotta dal tempo
Un’aurea malvagia permea l’aria e, sembra che il maggior flusso negativo, arrivi dall’interno del tempio.
Amy non sa come ci sia finita lì. Non ricorda nulla. Vagamente, una voce rassicurante strappa il velo ovattato di silenzio e le avvolge la testa “Dimmi cosa vedi Amy. Cosa percepisci”
Amy riconosce la voce di Akim “E’ un luogo terribile, oscuro. C’è un sentiero affiancato da rovi neri. C’è un albero nero con frutti che gocciolano sangue. E c’è un tempio da cui proviene qualcosa di malvagio”
Oltre si intravede qualcosa che sembra un fiume dalle acque nere e dense come catrame. Vaghe forme spettrali sembrano fluttuare dentro. O forse stanno annegando. Ripete ciò che vede ad Akim. Amy cammina verso il tempio, attratta dal lucore che proviene dall’interno. Dentro, il tempio ha un colonnato circolare disposto attorno ad una tomba che raffigura un possente guerriero in armatura, scolpito sul sarcofago. Una figura in nero sta toccando il sarcofago, lo accarezza. Amy si sposta per osservare meglio e vede il volto di una donna, nascosta sotto un velo di seta nera. Sembra stia piangendo
Poi, la donna, come se avvertisse la presenza di qualcuno, alza la testa e sposta lo sguardo verso Amy “Chi sei tu che mi osservi con gli occhi di un’altra?”
Al che Amy indietreggia spaventata “Come.. Come fai a vedermi?”
Ma il volto della donna è celato. Di lei si vede il parziale del volto, della bocca e del naso “Io vedo ogni cosa, attraverso il velo del tempo e della mente. Tu non sei Zena”
“No, non sono Zena.. Io cerco risposte”
“Su di me?”
“Io, non so nemmeno chi tu sia”
“No, certo che no, come potresti saperlo”
“Tu sei Lilith?”
Lei scoppia a ridere “Lilith” lo dice sprezzante, quasi sibilando “La regina delle puttane. No, non sono lei. Ho in pegno Zena, come monito a stare lontano da me”
“Perché?”
“Fai troppe domande ragazzina. Perché t’interessa tanto sapere dove si trova Lilith?”
“Io non voglio sapere dove si trova Lilith. Io voglio sapere se Zena è la madre di un mio amico”
“Non te l’ha detto?”
“Non sarei qui, altrimenti”
Lei annuisce, la mano che non si è mai staccata dal sarcofago “Lilith mi ha evocata dal suo sepolcro. Mi ha chiamato. Io sono andata da lei e l’ho liberata dal suo sonno perpetuo”
“Perché?”
“Il Vaso. Lei vuole il Vaso di Pandora”
“Il vaso che causò i mali nel Mondo?”
“Lui, sì. La svegliai dal suo sonno e le chiesi in cambio un piccolo favore”
“Quale tipo di favore? Condividere il potere del Vaso con te?”
“Oh no, nulla del genere. Perché volere qualcosa che io stessa ho creato?” sorride “Volevo solo parte della sua vita, per un certo periodo di tempo. Una schiava, null’altro”
“Una schiava..”
“E sai lei cosa ha fatto? Ha barattato la sua parte di vita con quella di sua figlia. O una delle tante figlie”
“Zena” mormora Amy
“Il mio giocattolo sessuale preferito”
“Ma tu chi sei?”
“Io sono una titanide. Da me nacquero tutti i fiumi del Mondo. Ebbi tremila figlie. Io dimoro nella Stigia e custodisco l’albero dell’odio sulle rive dello Stige. Qui, in questa tomba, il possente procreatore Oceano, mio sposo”
Poi, Amy si sveglia di soprassalto. Le mani si staccano da quelle di Zena e lei si ritrova a cadere a terra. Akim in suo soccorso che chiede “Amy? Mi senti? Stai bene?”
Lei focalizza e punta gli occhi su Akim “Per un cazzo” risponde
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fine parte 1
I-MEDA
Isola di Lithia
Da qualche parte nell’oceano Atlantico, dove le onde del mare si gonfiano e sembrano respirare, c’è un ‘isola di roccia nera, circondata da scogli affilati come rasoi dove le navi infrangevano le loro chiglie, sospinte come da forze invisibili.
Chi sopravviveva ai naufragi, ignorava il triste Destino che li attendeva una volta raggiunto le sabbie rocciose dell’isola. Li vivevano tre Gorgoni, pericolose e letali che già di migliaia di vittime avevano lordato di sangue le rocce. I più fortunati perivano tra le onde del mare tempestoso, o fracassati sugli scogli. Quelli meno fortunati, diventavano vittime di un gioco perverso delle sorelle, cacciati come conigli nei cunicoli dell’isola, trafitti da frecce, o pietrificati
.Da secoli però, le spiagge rocciose di quell’isola non hanno più visto nessun naufrago. Fino ad ora..
Un SH 90 atterrò su una superficie piana, ai piedi della torre che fu dimora di Medusa. Uomini pesantemente armati ne scesero, disponendosi a cerchio attorno al velivolo mentre, una figura vestita di nero scendeva per ultima e si disponeva ai piedi della scalinata che conduceva verso la cima. Fece cenno a due armati che si disposero a salire le scale. Sulle uniformi spiccava una croce di matrice templare
Un uomo in tuta militare nera, anfibi placcati d’acciaio e una maschera a forma di teschio a coprirgli il volto, attese che i suoi uomini tornassero. A braccia conserte alzò lo sguardo verso la torre che, per molti anni, era stata la dimora della Gorgone più famosa del mito. Lì attorno, statue di pietra dai volti distorti, immobili nell’eternità
“Colonnello” uno degli uomini giunse al suo cospetto, sull’attenti “C’è un problema”
Gli occhi dietro la maschera si strinsero come due fessure “Di che genere?” la voce era roca, sembravano artigli che graffiavano un muro.
“LA scatola è vuota. C’era questo al suo interno” gli porse un biglietto su cui era scritto “Zodiaco” rigirò il foglietto perplesso “Tutto qui’ Nient’altro?”
“No, signore”
“Cercate. Rivoltate ogni singola pietra di questa maledetta isola, fatela a pezzi ma, trovatemi quella cazzo di scatola”
Un’ora dopo ritornano quasi a mani vuote. Con loro recano una statua che raffigura un uomo deforme, curvo, il volto inumano, le mano come artigli e una coda robusta e possente “Colonnello, lo abbiamo trovato”
L’uomo con la maschera di teschio sgrana gli occhi e si avvicina con timore riverenziale “Lui?” lo tocco, lo accarezza “Era qui?”
“Accanto alla tomba della Regina”
“Avete guardato anche nella tomba?”
“Sì, colonnello. E’ stato il primo luogo dove abbiamo guardato. Niente scatola, solo quel biglietto. E.. la tomba è vuota”
“Maledizione!” il pugno del colonnello si abbatte con forza sul volto dell’uomo. Gli altri, intimoriti, si ritraggono e s’inchinano “Com’è possibile?” fa cenno ai suoi uomini “Portatelo sull’elicottero” indica la statua appena ritrovata “Ce ne andiamo”
Roberta
“Pronto? Akim?”
“Ciao Roberta. Rispiegami un po'’. Dove hai trovato questo tatuaggio?”
“In fondo alla schiena di Valerio, pressi culo”
“E prima non lo avevi mai visto?”
“Mai. Sai cos’è?”
“Purtroppo sì”
“Purtroppo vuol dire che non è una cosa bella”
“Beh, è un simbolo di discendenza. Indica una stirpe”
“Di che genere?”
“Angelica”
“Bella quindi”
“Angelica caduta”
“Non bella”
“Le piume rosse nel tatuaggio indicano che appartiene ad un caduto”
“Bruttissima”
“Non è Lucifero”
“Ah, bene”
“Ma qualcosa di molto peggio”
“Non bene”
“Valerio lo sa?”
“Cade dalle nuvole”
“Probabile”
“A chi appartiene quella discendenza?”
“All’inizio pensavo Samael”
“Oh, per il cazzo!”
“Poi.. ecco, non è un bene comunque.. Si tratta di una discendenza demoniaca. LA stirpe di Lilith”
“Troia puttana!”
II-Meda-Isole Tortuga
Sentiva i loro passi, per nulla silenziosi, alle sue spalle.
Le avevano messo gli occhi addosso da quando era entrata nella taverna lungo il fiume. un luogo sordido, popolato da figure dalla faccia patibolare, gente che taglierebbe la gola alla propria madre per pochi spiccioli.
Lungo la riva del fiume, i pesanti stivali che schizzavano di sangue il muro ad ogni passo. Solo un lampione ogni cinquecento metri. L’odore di fogna era insopportabile. I ratti attraversavano incuranti della sua presenza.
Meda fa scivolare dalla manica nei palmi delle mani, due capi di una catena nera. Conta tre tipi di passi. Non si preoccupano di mascherare il rumore. Ridacchiano. Ma sa che c’è n’è un quarto, più subdolo, che sorvola la zona, sul muro come un ragno. Ride, da quanto tempo è che non mette a frutto l’allenamento imparato da mastro Shen Long.
Il ragno fa la sua mossa, sicuro di fare un buon agguato. Meda indietreggia, con la mano destra, libera la sua catena dal basso verso l’alto, un perfetto colpo verticale. La punta della catena colpisce l’inguine, attraversa i tessuti, graffia la carne, beve il sangue. L’aggressore urla e si accartoccia a terra urlando e piangendo.
Meda si gira di scatto, movimento circolare, usa la seconda catena per colpire alla sprovvista l’uomo più vicino a lei. La catena colpisce zigomo e naso. Schizzi di sangue disegnano un arco quasi completo mentre piroetta su sé stesso. Ora le fruste nelle sue mani, vive come spire di serpenti, flagellano l’aria colpendo, lacerando, facendo sanguinare. Un pugnale vola nell’aria. Meda schiva e carica Spiazzare l’avversario Corre verso l’uomo più esterno, salta gamba tesa. Il tacco dello stivale che affonda nel plesso solare. L’uomo si piega in due dal dolore. Meda alza il braccio destro per parare l’affondo dell’ultimo uomo. Colpisce di tacco zona esterna del ginocchio. Rumore di ramo spezzato. Gancio sinistro avvolto da catene. Gancio destro, idem. Cartilagini che si frantumano sotto le sue nocche. L’uomo cade all’indietro, finisce in acqua.
Movimenti ai lati. Gli altri bestemmiano e insultano. Meda è veloce. Perfetta combo di mani strette a pugni, calci, ginocchiate. Alla fine a terra, sanguinati, rantolanti, svenuti. L’uomo colpito per prima fa per rialzarsi. Meda carica con un calcio rotante che lo manda a sbattere contro il muro di destra. Knock out. Meda neanche un graffio.
Continua per la sua strada. Non si accorge della figura ammantata di nero che, dall’alto, ha seguito ogni sua mossa
Meda si riscuote al tocco di lui, le mani sulle spalle che la scuotono e la massaggiano. Si è addormentata sugli appunti, davanti alla finestra aperta che da sul mare. Si lascia andare all’indietro, afferrando le mani di lui, appoggia la nuca al suo ventre scoperto e al suo sesso in maggiore erezione. Lei ride “Mi spiace Per. Devo essermi addormentata”
“Sì”
Si gira verso di lui, gli bacia l’addome e scende lenta verso la punta del sesso. “Ho voglia, amor mio”
“Anche io, Principessa”
Si alzano, si abbracciano, si baciano. Lei già nuda, preme la sua vagina contro di lui, già umida, già colma di desiderio. Lui l’afferra in alto, non smettendo di baciarsi, lei che si avvinghia ai suoi fianchi.
A terra, sul folto tappeto, lui che entra dentro di lei. Meda che accoglie quel dono meraviglioso che è suo marito da un tempo inimmaginabile. Lui entra ed esce con dolcezza. Lei asseconda i suoi movimenti, le unghie che graffiano la schiena. Le labbra di Per che scivolano sul collo, nell’incavo, più giù, sui seni e i capezzoli. E via, ancora più in basso, sul ventre, fino alle labbra della vagina. Lei che s’inarca all’indietro e gli prega di non smettere. Lui continua, la lingua che affonda sempre più tra la morbidezza di quelle labbra. Lei gli afferra i capelli ricci, quasi un segnale. Lui si stacca e, veloce, entra dentro di lei. Incomincia a pompare di fianchi, lei aggrappata alle spalle di lui. Poi, alla fine, giunge l’orgasmo liberatorio
Roberta
Roberta ha la chiave dell’appartamento di Valerio. Apre ed entra, sicura che Valerio sia in casa. Si blocca un attimo e dilata le narici “Odore di figa” commenta
Poi appare una donna completamente nuda, alta, fisico da fotomodella, con due bocce misura quattro, un fisico ben modellato e la fica rasata in maniera artistica: un pipistrello come quello di Batman ma, con la coda più lunga
“Oh, ciao, tu devi essere Roberta” tutta sorrisi, mano tesa
Roberta allunga un po'’ interdetta “E tu sei?”
“Zena. Sono.. la mamma di Valerio” risponde lei candidamente
“Sì, adesso diventano mamme tutte le conquiste che si porta a letto?” fa sarcastica
Valerio appare in camicia, pantaloni e piedi scalzi “Mamma, hai visto le mie scarpe… Oh, ciao Roberta”
“Che diavolo è questa storia? Chiami mamme tutte quelle che ti porti a letto ora?”
“No, lei è mia madre..”
“Chiamerai mamma anche me? Scordatelo perché..”
“E’ mia madre, veramente”
“Ma smettila” Fa per andarsene.
Valerio è un lampo e si pone davanti a lei. Le afferra le spalle e la guarda serio “Lei è veramente mia madre, non ti sto prendendo in giro. Ha il mio tatuaggio, quello che ho dietro la schiena.. Lei è..”
“Va beh, se non vuoi dirmelo” dice Roberta facendo il muso
“Zena” lei è già vicino a Roberta di schiena e le mostra il tatuaggio. Roberta la guarda dubbiosa
“Avete lo stesso tatuaggio, quindi?”
“Ascolta.. Quando stavamo tornando dal deserto, Meda mi fece un discorso..”
Chi sei veramente, Valerio? Mi aveva chiesto Meda
Sono un giornalista con il pallino del sesso avevo risposto ridendo
Non so perché, ma non è solo sensazione mia, tu Valerio hai qualcosa che attrae irresistibilmente il fascino femminile, umano, sovrannaturale, divino. Il fatto che Shareen Ra fosse stata attratta da te. Così come le due Cherry, Imera, la stessa Sylfra e, sì, anche Steno
E tu?
Mi vuoi mettere nella lista? Mettimi nella lista. C’è qualcosa in te Valerio e non è un fascino normale
“Ecco e mi ha fatto pensare. Poi mi è comparso questo tatuaggio mai visto prima. E alla porta si presenta lei, Zena. All’inizio ho pensato ad uno scherzo. Ma poi, sapeva del tatuaggio e.. Aspetta.. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che nessun tatuatore effettua quel tipo di disegno”
“Ha la tua età”
“Non ha la mia età”
“Oh.. è una di quelle” per quelle intende essere sovrannaturale “Sì, in effetti Valerio, non ho la più pallida idea del perché tu attiri creature di questo genere. E tutte vogliono fare sesso con te”
“Io non ho fatto sesso con lui. E’ mio figlio anche se..”
“Anche se?” fa scandalizzata Roberta
“No, piano, un momento. Hai fatto l’esame del DNA? E poi, dove diavolo è stata in questi quasi 40 anni?”
“Io… Sono stata via”
“Valerio..”
“Lo so, sembra assurdo ma, sento che è così”
“Vieni di là un attimo” lo afferra per un braccio, lo porta in camera da letto “Ho parlato con Akim e mi ha detto da cosa deriva quel tatuaggio”
“DA cosa?”
“E’ un stirpe demoniaca”
“Appartiene a Lilith, mia madre” dice Zena dalla soglia della camera
III-Meda
Dopo l’orgasmo, sdraiati uno fianco all’altro, le mani intrecciate, gli sguardi persi una negli occhi degli altri “Li stai ancora cercando, vero?” chiede lui
“Sì, sono una mia ossessione” risponde lei
“Le ossessioni consumano”
“Ripenso a quella notte di tanto tempo fa, a Port Royale” lei si raggomitola contro il petto di lui “E’ abile e pericolosa”
Lui le accarezza la cicatrice sul ventre, vicino all’ombelico. Quasi invisibile, una sottile striscia bianca. Si nota di più quando la luce della luna le accarezza la pelle “Per allora non vi siete dette molto”
“Per lo più, abbiamo cercato di ucciderci a vicenda”
“L’ha fatto a pezzi lei?”
“Sì, ma non so per quale motivo”
“Se ha cercato di ucciderti, forse aveva capito che tu volevi riunire i pezzi”
“Io cercavo il Vaso per distruggerlo. Ti ricordi cos’ha fatto ad Atlantide? O a Pompei?”
Come dimenticarselo.
“Quel vaso, come il Santo Graal, è un’ossessione che dura da secoli. Sono questo genere di caccia al tesoro che rovina la brama degli uomini” commenta Per “LA credevo al sicuro sull’Isola delle Gorgoni”
“Non più, ha incominciato a vagare nel Mondo da un po'’. Sai cosa significa questo, vero?”
“Che l’isola delle gorgoni è sguarnita e chiunque può accedervi”
Gli avevano indicato una locanda alla fine del molo. Il Pirata Allegro. UN locale frequentato da taglia borse, taglia gole, mercenari, assassini di ogni tipo. Qui, un paio di volte c’era passata Ann Bonney. E una volta il pirata Barbanera. Il locale era gestita da una vecchia baldracca che aveva fatto il suo tempo . Ora era la padrona della taverna, dove serviva pendagli da forca, gestiva una bisca e intratteneva i clienti con procaci e vogliose ragazze.
LA indirizzarono lì, dicendo che madame Qar, aveva informazione su uno dei pezzi del vaso. mA, quando Meda era giunta sul posto, nelle camere superiori, aveva trovato madame e un paio di suoi sgherri,macellati come vacche al macello. Ritagliata nella siluette della finestra, una figura ammantata di nero con il volto coperto, che impugnava una falce ad una mano, dalla lama scarlatta.
LA figura, si era voltata verso di lei. Occhi di un azzurro gelido, simili a lame di sciabola. Si erano guardate per un paio di secondi poi, la figura misteriosa era saltata giù dalla finestra. Meda l’aveva inseguita, saltando sui tetti delle case, arrampicandosi su crinali rocciosi, fino ad una cengia a pochi metri d’altezza dal mare.
La figura si era volta verso di lei e aveva preso a far mulinare la falce verso di lei. Meda aveva liberato le catene e aveva cominciato a farle roteare. Non un fiato o un lamento. Le due guerriere si erano scagliate le une contro le altre, le loro armi che cozzavano e facevano scintille. Si muoveva così bene che Meda non riusciva a vedere totalmente i suoi movimenti “Chi sei?” aveva chiesto Meda
“Io sono la Dispensatrice di tutti i mali” e si era scagliata contro Meda. Danzarono per qualche minuto prima che Meda riuscisse a ferirla al volto e che la Dispensatrice dei Mali la colpisse all’addome. Meda indietreggiò vicino alla cengia rocciosa. La Dispensatrice si toccò la ferita al volto e i suoi occhi si strinsero a fessura, divenendo ancora più gelidi. La punta della catena aveva lacerato i tessuti della maschera e spazzato la placca di metallo che ne proteggeva il volto.
Meda avvertiva un forte dolore dove era stata colpita. Non abbastanza in profondità ma, abbastanza per provocare dolore “Sei brava, devo ammetterlo” sorrise Meda
“Anche tu, quasi mi dispiace ucciderti” partì alla carica. Meda capì che non sarebbe durata a lungo. Quindi, fece l’unica cosa sensata che le passava per la testa in quel momento. Girò le spalle al nemico e si gettò nelle acque scure del mare, scomparendo al di sotto.
LA Dispensatrice si levò la parte di maschera che era stata danneggiata, rivelando un taglio slabbrato su un incarnato rosa pallido “Maledizione!” urlò
Valerio Salimbeni e la pesante eredità
I° Calippo
Un’opera d’arte. Roberta, in fatto di pompini, e’ una regina. Ci mette passione, ci mette enfasi, ci mette amore. Valerio, seduto su una sedia, nudo. Roberta, in ginocchio davanti a lui mentre esegue una fellatio a dir poco perfetta.
Dopo l’uscita fatta da Zena e la faccenda del tatuaggio, Roberta si era decisa che aveva bisogno di schiarirsi le idee. “Vai in camera da letto, spogliati e siediti dove vuoi” aveva bisbigliato all’orecchio “Ho bisogno di schiarirmi le idee. Mettitelo in tiro”
E Valerio ha obbedito. In camera si era spogliato in fretta, pregustando una scopata da urlo. Roberta è arrivata poco dopo, si è spogliata rimanendo in reggiseno e mutandine. Si è andata ad inginocchiare davanti a Valerio e ha cominciato la sua performance. Afferrato il membro a Valerio, prese a massaggiarlo con esagerata lentezza. Lui non diceva nulla, rimaneva lì, in estasi, a guardarla, mentre muoveva le sue mani sull’asta di carne e lo scappellava.
Si era avvicinata con la bocca e, lentamente, aveva preso a leccare il glande, con la punta della lingua, lenta, come succhiando un calippo.
E lui aveva avvertito quel brivido che, lo aveva percosso per tutto il sesso fino al cervello e stuzzicato i testicoli. Lei aveva alzato gli occhi verso di lui e lo aveva ammonito con lo sguardo = Non venire ancora = Era il monito silenzioso, mentre lei continuava il suo lento leccare
Valerio si sentiva fremere. Voleva venire. Ma lei fu crudele e gli impose di rimanere immobile. Poi, quando decise che era passato abbastanza tempo, disse a Valerio di liberarsi. E ingoiò avidamente il nettare dello sperma, giù fino in gola..
“Ok, ora, partiamo dall’inizio” dice lei dopo che si è pulita la bocca e sedendosi davanti a Valerio e la sua prepotente erezione “Zena è veramente tua madre?”
“Ha il tatuaggio uguale al mio. E, come ho detto, nessun tatuatore in città effettua quel tipo di tatuaggio”
“Valerio, se questo fosse vero, vorrebbe dire che tu sei il discendente della regina delle puttane. Da lei hanno avuto origine i peggiori demoni lussuriosi della storia. LAmie, Succubi, Empuse. Probabilmente anche vampiri. E sai che le prime tre, assorbono l’energia vitale attraverso il sesso?”
“Beh, ma tu ti sei mai sentita svuotata ogni volta che scopavi con me?”
“Non nel senso di cosa potrebbe fare una lamia o una succube”
“Allora, vuol dire che io non ho acquisito quei poteri”
“O che non sei un vero discendente”
“MA come farebbe a sapere del tatuaggio? Voglio dire, mi è apparso da poco e.. non ho più scopato con nessuna al di fuori di te”
“Mmm” fa lei pensierosa
“E’ la verità”
“Chi potrebbe conoscerla?”
“Forse Shareen Ra? Akim?”
“Steno?”
“Non credo. E nemmeno le due sorelle”
“Io però, su Steno e sua sorella, ci farei un pensierino”
“Ma? Qui si parla di creature vecchie di millenni..”
“Allora come facciamo ad appurare che tu e lei siete parenti?”
Amy
“Pronto?” voce assonnata dall’altra parte del telefono
“Amy? Ciao, sono Valerio Salimbeni”
“Uh, sì.. Ciao, come stai?”
“Ecco, bene.. Però, avrei bisogno di te per una faccenda delicata che mi è capitata ultimamente”
“Di che tipo?”
“Vorrei che tu scoprissi.. sì, che tu scoprissi se, una certa persona, è realmente mia madre”
“Tua madre?”
“Sì, storia lunga.. e so che, stando di là dell’Oceano..”
“Ma, veramente sono qui in Italia”
“Ma vah? Come mai?”
“Ecco.. Sono qui al Nido della Fenice che, tra l’altro, è un posto fantastico e.. ho conosciuto una rossa che è una bomba, sa come scopare la ragazza… ed è strano che, con lei, non riesco a connettermi.. e che wow..”
“Amy, concentrati” dice Valerio
“Sì.. dicevo? Ah sì, sono qui perché Akim vuole che gli rintracci un oggetto particolare, non ho capito bene, un coccio di vaso.. boh?”
“Allora rimani lì che veniamo da te”
“Ok, di che si tratta?”
“Te lo dico quando arriviamo”
Il capitano
Il locale è affollato come sempre. Corpi nudi ammassati sulla grande scalinata, amplessi, orge, senza pudore, senza ritegno, sotto gli occhi austeri della padrona di casa, Euriale.
Una ragazzetta arriva tutta sorridente e chiede cosa desidera ordinare. Il capitano valuta che potrebbe avere 18 anni. Capelli ricci, vaporosi, occhi grandi e chiari, un nasino a patata che la fa sembrare più giovane dei suoi 18. Nuda. Seni piccoli e capezzoli coperti da bretelle rosse che si agganciano ad un reggicalze in pizzo, sopra un paio di slip del medesimo colore, trasparente. Al collo porta un farfallino: “Non voglio nulla da bere, grazie” sorride il capitano “Devo parlare con la tua padrona”
“Ok” meno sorridente, si allontana. Chissà che film si era già fatta.
Si aspetta poco. La figura imponente di Euriale scivola sullo sgabello accanto a lui “Nostalgia dei vecchi tempi?”
“E’ sorto un problema”
“Di che natura”
Lui sospira, fa finta di studiare le nervature del bancone “Da quanto tempo non andate all’isola?”
“Io da qualche secolo. Steno.. Boh, forse c’è stata prima della Grande Guerra. Perché?”
“Vent’anni fa sono tornato sull’isola e, ho fatto un giro esplorativo, per vedere se, nel frattempo, era cambiato qualcosa. A parte i relitti di qualche nave o aereo, non c’era nulla di fuori posto. Io e il gruppo di cui facevo parte, decidemmo di installare dei sistemi di sorveglianza. Visto quello c’è su quell’isola…”
“Qualcuno è stato sull’isola?”
“Prima devo chiederti un’altra cosa. L’ultima volta in cui ci sei stata, sei andata nella parte dove c’era medusa?”
“Sono andato nel luogo dove l’avevamo seppellita”
“Tu sapevi che lei teneva il Vaso sotto la torre?”
“Il Vaso?”
“Vaso o Scrigno”
“Quel Vaso intendi?”
“C’è solo quello che mi preoccupa”
“No, non ho guardato”
“Medusa aveva pietrificato la Custode e la teneva in una cripta sotto la torre insieme al Vaso. Poi, qualche tempo fa, Meda si trova a Tortuga e viene a sapere che un frammento del Vaso era ricomparso e tutti lo volevano. Si mise alla sua cerca, trovò molti tagliagole e, alla fine, incrociò l strada con una guerriera armata di falce che riuscì a ferire al volto. La stessa Meda venne colpita duramente. Meda crede che la donna con la falce fosse la Custode”
“Chi l’ha spietrificata?”
“Non lo so. Noi siamo convinti che il Vaso sia stato diviso da lei e poi nascosti in più punti del Pianeta. E che continui a fare la Custode, uccidendo chiunque cerchi di rintracciare i pezzi. Quel giorno aveva attaccato Meda perché, con ogni probabilità, l’aveva scambiata per una cacciatrice di tesori”
“I cocci sono riapparsi?”
“Non lo sappiamo ancora con precisione ma, posso dirti che, i sistemi di sorveglianza che feci installare sull’isola, hanno dato segni di presenze. Tre mesi fa, due elicotteri di tipo militare, sono atterrati sull’isola dalla parte della casa di Medusa. Le foto del satellite fanno vedere questi militari, portare via una statua. Deforme, quasi diabolica, munita di artigli e di una tozza coda”
“Oh, per Zeus funesto!” esclama Euriale sgranando gli occhi “Calibos”
“Sono andato sull’isola a controllare. Ti ricordi dov’era CAlibos, vero?”
“Vicino alla tomba della regina”
“Bene, le cattive notizie non viaggiano sole: la tomba della regina era vuota”
Al Nido della Fenice
Zena si guarda intorno con aria un po'’ spaesata. Sulle prime non riesce a capacitarsi sul perché l’abbiano portata in un harem.
Ad accoglierli una cinesina piccola, avvolta in un kimono nero e d’oro, legato così stretto da farla assomigliare ad un involtino primavera. Se la ricorda VAlerio come una delle concubine di Akim che aveva incontrato e scopato quella prima volta, quando si era trovato sulle tracce della Dea del Fuoco. Valerio sorride mentalmente, ripensando a quei momenti e al piacere che ne aveva ricavato. Abili massaggiatrici di cazzi.
Akim li aspetta seduto al solito tavolino da tè, intendo a mescere delle foglie secche che rilasciavano un colore rossastro “Felice di rivederti vivo e vegeto” lo saluta Valerio
L’ultima volta che si erano visti, un folle chiamato Gianangelo, gli aveva sparato all’addome lasciandolo a morire nel deserto. Ma Akim ha un protettore d’eccezione che consiste in un divinità del fuoco, che risponde al nome di Shareen-Ra “Felice che tu sia felice” sorride lui. Si alza e saluta in maniera galante sia Roberta, che Zena “Posso offrirvi qualcosa? Un po'’ di tè?”
“Sì, volentieri” rispondono all’unisono le tre donne. Valerio opta per una birra
“Dunque, cercate Amy”
“Era qui?”
“Sta finendo di intrattenersi” indica con un cenno del capo il retro dove, Valerio sa, c’è la sauna harem
Aspettano un po'’, parlando del più e del meno, delle vicende appena concluse, di quello che potrebbe accadere. Valerio chiede di Shareen Ra e Roberta a lanciargli un’occhiataccia. Anche se sono una copia aperta, la punta di gelosia c’è sempre.
“Era qui qualche ora fa. Poi, sparita” risponde Akim con una punta di tristezza “Credo che, quando avremo bisogno di lei, arriverà” finisce di bere il tè.
Amy arriva in quel momento, avvolta in un accappatoio bianco troppo corto e troppo stretto. Sotto si intravede un po'’ di pelo. Si siede accanto a loro con uno sbuffo “Un’esperienza fantastica. Mai provato?”
“Io, sì” annuisce Valerio
“Fantastica esperienza” ripete trasognata
“Te la senti di usare le tue doti per svelare un mistero?” chiede Valerio
“Hai l’oggetto?”
Valerio indica Zena “Lei”
“Oh” fa Amy “Bene.. Motivo?”
“Dice di essere mia madre”
“Oh”
“Sono tua madre” dice Zena
“Ok, ma se permetti” dice Roberta “Amy è un’abile sensitiva e, se permetti..”
“Chi rimane qui con me per ancorarmi alla realtà?” chiede Amy distendendo le braccia sul tavolo a mani in su
“Rimango io” dice Akim
“Noi non siamo necessari, per il momento” dice Roberta “Giusto?”
Amy annuisce
“Allora, che ne diresti di approfittare dell’ospitalità di Akim e beneficiassimo della sauna anche noi?”
Roberta si dimostra ancora una volta la regina incontrastata dei pompini e del sesso. Valerio, nudo sulle pietre tiepide della sauna, con Roberta che struscia le sue tette sull’asta rigida del pene di lui. Si muove sinuosa, leccandogli l’addome, premendo le tette, solleticandolo con i capezzoli. Scende fino alla punta scoperta e prende a leccarglielo con passione, prolungando il contatto, rimanendo ancorata il più possibile, facendolo sprofondare in gola come un fachiro fa con la spada.
Valerio in estasi con due concubine che gli inumidiva le spalle con dei panni imbevuti di oli profumati. Lui, gli occhi chiusi, la testa reclinata all’indietro, dimenticato della voglia di eiaculare nella bocca di Roberta.
Poi Roberta risale lentamente sul corpo di Valerio, lo raggiunge e lo bacia. Lui asseconda e l’abbraccia, le mani che accarezzano i fianchi, le strizzano il culo. La vagina di lei che sfrega sul sesso eretto, su e giù, come in preda ad un orgasmo…
Lo cavalca, come se fosse in groppa ad un puledro selvaggio. Sesso violento, orgasmo puro. Valerio esplode dentro di lei. Poi Roberta che scivola verso il sesso e ne sugge il bianco nettare..
E Valerio che si lascia andare sulle pietre, di nuove, coccolato dalle concubine che lo massaggiano nuovamente..
C’è un sentiero di terra nera che si snoda attraverso un complesso intrigo di rovi. Le spine di quei grovigli sono lunghe zanne che stillano un veleno nero e corrosivo. Tra di essi biancheggiano ossa umane, teschi ghignanti ricoperti da corazze, con le armi ancora in pugno.
Il sentiero termina di fronte ad uno spiazzo dominato da un tempio in pietra bianca, avviluppato dagli stessi. Fuori dal tempio, sulla destra, c’è un grosso albero nero con degli strani frutti appesi ai suoi rami. Da quei frutti colano grosse gocce di icore scarlatte. L’odore è nauseabondo e la terra stessa sembra consumarsi lentamente, come corrotta dal tempo
Un’aurea malvagia permea l’aria e, sembra che il maggior flusso negativo, arrivi dall’interno del tempio.
Amy non sa come ci sia finita lì. Non ricorda nulla. Vagamente, una voce rassicurante strappa il velo ovattato di silenzio e le avvolge la testa “Dimmi cosa vedi Amy. Cosa percepisci”
Amy riconosce la voce di Akim “E’ un luogo terribile, oscuro. C’è un sentiero affiancato da rovi neri. C’è un albero nero con frutti che gocciolano sangue. E c’è un tempio da cui proviene qualcosa di malvagio”
Oltre si intravede qualcosa che sembra un fiume dalle acque nere e dense come catrame. Vaghe forme spettrali sembrano fluttuare dentro. O forse stanno annegando. Ripete ciò che vede ad Akim. Amy cammina verso il tempio, attratta dal lucore che proviene dall’interno. Dentro, il tempio ha un colonnato circolare disposto attorno ad una tomba che raffigura un possente guerriero in armatura, scolpito sul sarcofago. Una figura in nero sta toccando il sarcofago, lo accarezza. Amy si sposta per osservare meglio e vede il volto di una donna, nascosta sotto un velo di seta nera. Sembra stia piangendo
Poi, la donna, come se avvertisse la presenza di qualcuno, alza la testa e sposta lo sguardo verso Amy “Chi sei tu che mi osservi con gli occhi di un’altra?”
Al che Amy indietreggia spaventata “Come.. Come fai a vedermi?”
Ma il volto della donna è celato. Di lei si vede il parziale del volto, della bocca e del naso “Io vedo ogni cosa, attraverso il velo del tempo e della mente. Tu non sei Zena”
“No, non sono Zena.. Io cerco risposte”
“Su di me?”
“Io, non so nemmeno chi tu sia”
“No, certo che no, come potresti saperlo”
“Tu sei Lilith?”
Lei scoppia a ridere “Lilith” lo dice sprezzante, quasi sibilando “La regina delle puttane. No, non sono lei. Ho in pegno Zena, come monito a stare lontano da me”
“Perché?”
“Fai troppe domande ragazzina. Perché t’interessa tanto sapere dove si trova Lilith?”
“Io non voglio sapere dove si trova Lilith. Io voglio sapere se Zena è la madre di un mio amico”
“Non te l’ha detto?”
“Non sarei qui, altrimenti”
Lei annuisce, la mano che non si è mai staccata dal sarcofago “Lilith mi ha evocata dal suo sepolcro. Mi ha chiamato. Io sono andata da lei e l’ho liberata dal suo sonno perpetuo”
“Perché?”
“Il Vaso. Lei vuole il Vaso di Pandora”
“Il vaso che causò i mali nel Mondo?”
“Lui, sì. La svegliai dal suo sonno e le chiesi in cambio un piccolo favore”
“Quale tipo di favore? Condividere il potere del Vaso con te?”
“Oh no, nulla del genere. Perché volere qualcosa che io stessa ho creato?” sorride “Volevo solo parte della sua vita, per un certo periodo di tempo. Una schiava, null’altro”
“Una schiava..”
“E sai lei cosa ha fatto? Ha barattato la sua parte di vita con quella di sua figlia. O una delle tante figlie”
“Zena” mormora Amy
“Il mio giocattolo sessuale preferito”
“Ma tu chi sei?”
“Io sono una titanide. Da me nacquero tutti i fiumi del Mondo. Ebbi tremila figlie. Io dimoro nella Stigia e custodisco l’albero dell’odio sulle rive dello Stige. Qui, in questa tomba, il possente procreatore Oceano, mio sposo”
Poi, Amy si sveglia di soprassalto. Le mani si staccano da quelle di Zena e lei si ritrova a cadere a terra. Akim in suo soccorso che chiede “Amy? Mi senti? Stai bene?”
Lei focalizza e punta gli occhi su Akim “Per un cazzo” risponde
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fine parte 1
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