Impotenza

di
genere
sentimentali

MERCOLEDI’ 9 GIUGNO 22021

Seduto su questa scomoda sedia, in un corridoio anonimo di un ospedale anonimo. Aspetto il mio turno. Una caviglia appoggiata alla gamba opposta, il piede si muove nervosamente. Piccoli movimenti su e giù, incontrollati. Attorno due ambulatori, altre persone aspettano. Donne, solo donne.
Mille pensieri si affollano. Perché sono qui? Cioè, perché lo so. Ma perché qui? Voglio dire, perché fare una visita andrologica in un ospedale ginecologico? E’ solo la prima delle umiliazioni? Sei hai problemi erettili esci di fatto dal novero degli uomini? Però non sei donna. Desideri tua moglie. Hai pulsioni esattamente come prima. Come se non avessi più una tua identità sessuale. Una zona grigia, una terra di nessuno. Il tuo corpo sembra andare lontano, diventa quasi irraggiungibile.
Ricontrollo per l’ennesima volta la documentazione. C’è tutto. Tutto nella norma, quello lo so già. Ho persino provato a farmi da solo un doppler arterie peniene, forse il Master in ecografia mi ha fatto male. Come ci si riduce, da non credere.
Mi sento bene. So di non avere problemi fisici. Ma questo non cambia la situazione. E’ diventato difficile. Troppo.
Cazzo, devo smetterla di pensarci. Devo smettere di pensare in generale. Non ci riesco. Vorrei alzarmi, camminare lungo il corridoio, stancarmi, fare qualunque cosa. Tranne essere qui.
Però ormai ci sono. Non mi tirerò indietro.

La porta si apre, il medico esce. Alto, credo più o meno della mia età. Tranquillo, sicuro. Una formalità, un caso facile. Facile per lui forse. Meno per me. Mi illudo facendomi battute da solo, tipo “Dai che questi sono problemi del cazzo!”. Non mi fa ridere. Ho sempre dato importanza nella mia coppia alla sessualità Non parlo di maratone del sesso, non parlo di prestazioni superlative o di meccanica. Parlo di relazione. Il mio amore per Lei vuole esprimersi nel corpo non meno che nello spirito. Forse se non sentissi attrazione sarebbe facile. Se potessi dirmi che dopo anni in fondo tutto diventa noia e si perde interesse. Se il suo corpo non mi lasciasse senza fiato come la prima volta potrei rassegnarmi. Ma non è così. Ogni parte di me la desidera. Sentirmi toccare da lei mi da i brividi. E poi com’è che ho erezioni al mattino, com’è che se la immagino a letto insieme mi eccito e poi…

Forse questo tizio me lo spigherà, perché.

Appena dentro, superati i convenevoli, prima telefonata. Già è difficile cominciare, ma se mi interrompo diventa una montagna. Finita. Riprendo. Poco dopo seconda telefonata. Si scusa, consulenze. Lo so bene, ci lavoro anche io. Ma ora è diverso. Ora sono io il paziente. Quante cose capisci quando smetti gli abiti dell’onnipotente guaritore ed assumi quelli, più umili, del semplice uomo, forte ma anche così fragile che anche una difficoltà erettile lo destabilizza!
Come non bastasse bussano e senza attendere risposta entrano. Collega del medico. Si scusa, ma non smette di parlare e si prende il mio tempo. Vanno avanti cinque minuti buoni, poi mi saluta, si scusa ancora ed se ne va. Finalmente possiamo riprendere. Da qui in avanti è più facile, non ci interrompono più.
Le solite domande, uno sguardo ai controlli effettuati, che a detta del medico non potevano che essere normali visto che ho un’ ottima salute. Quasi ottima, dottore, quasi.
Alla fine, come previsto, la prescrizione facile facile di un inibitore della 5-fosfodiesterasi. Pensa te, mi lascia pure la scelta! Come in un ristorante, menu alla carta.
Esco, di nuovo nel calore di Torino, nel traffico caotico e nel rumore assordante. Solo. Solo come s una città può farti sentire. Ci sono nato qui. Non potrei mai tornarci a vivere. Voglio aria, voglio uno sguardo più ampio. Ora vorrei solo un caffè, forse anche un Rhum.
Se volevo un’etichetta che per quanto mi accade ora ce l’ho: disfunzione erettile. Meglio che impotenza in fondo. Una parola così coinvolge ogni aspetto della tua vita, sembra connotarti in toto. Almeno disfunzione erettile circoscrive il problema. Non mi consola, ma come al solito non riesco a fermare il pensiero.
Si torna a casa. Paola mi chiama e mi chiede come è andata. Spiego il tutto. Un bel fare professionale e falsamente tranquillo. Non voglio caricarla di altri pensieri. Anche lei ha le sue difficoltà, sia sessuali che non. Mi racconto che dai, in fondo il tempo passa. Balle. Mi racconto solo balle. Piangerei, se non stessi guidando.
Già che ci sono passo in farmacia e prendo le famose pillole blu. Non intendo arrendermi comunque. Corvo non avrai il mio scalpo, te lo dovrai guadagnare a caro prezzo!

Poi non ci penso più. Cerco di lasciare fuori dalla mia mente ogni pensiero che riguardi il sesso. Il sesso con lei.

DOMENICA 13 GIUGNO 2021

Mattino presto. Mi risveglio, piano. Apro gli occhi. Lei li, di fianco a me. Dorme nuda. Le sue forme nella luce tenue dei primi raggi di sole che filtrano dalla finestra. Mio Dio quanto è bella! Persino struggente. So che sono io che la vedo così. Lei mi dice sempre che esagero. Ma non ci posso fare nulla. Mi piace. Mi piace e la amo. Un mix perfetto.
Senza tensioni sento iniziare l’erezione. Mi avvicino. Prendo contatto con il suo corpo. Caldo, rilassato. Lo accarezzo, senza pensare a nulla, assaporando solo ogni cosa che faccio. Sto già facendo l’amore con lei. Anche se lei sembra dormire. La percorro. Conosciuta e ignota. Si muove appena. Forse ha iniziato a percepire qualcosa. Si gira un po’ ed ora vedo il suo seno, la pelle bianca del corpo e il pube liscio. Riprendo le carezze, sempre più audaci. Mi lascia fare, pigra. Non stacco le mani da lei. Raggiungo la fica. Il contatto con quella fessura umida aumenta il mio desiderio. Mentre le bacio il seno la percorro, aprendola con le dita. So che non posso entrare in lei, anche se vorrei. Anche la menopausa ha le sue difficoltà. La accarezzo come le piace e presto il sonno è solo un ricordo. Mi spinge un po’ più giù. So cosa vuole. Voglio darglielo. Voglio darle il piacere che vuole, che io voglio che lei provi. Mi immergo tra le sue cosce aperte a leccare ogni millimetro di quella meraviglia, assorbendo il sapore e il profumo della sua grotta. Non mi fermo fino a quando la sento tendersi, soffocare un grido e venire. Quando la tensione si placa mi sposto e mi appoggio al suo ingresso. Molto lentamente entro. So che se fossi rapido le farebbe male. Devo rallentare. Ma non mi dispiace, anzi. Il primo contatto con le sue labbra carnose è già una scossa. Poi la lieve pressione per penetrare il suo corpo e appartenerle di nuovo. Sensazioni che non provavo da molto, da mesi. Movimenti lenti, dolci, senza strappi, mentre si accarezza insieme a me, le sue e le mie mani sul suo clitoride. Solo così ora prova piacere. E io…io non penso a nulla, godo di ogni minimo movimento. Tutto è cambiato, è vero. Non il piacere che ci diamo. Nostro, solo nostro.
Mi vuole, mi vuole dentro. Vuole che le venga dentro. Di certo non la deluderò. Proseguo a muovermi, cercando di prolungare al massimo il tempo di quel perdermi nel suo corpo. Poi alla fine mi devo arrendere. Le do quello che mi chiede. Vengo. Non è il mio cazzo a venire. Sono io, tutto il mio corpo sembra riversarsi in lei. Senza riserve.
Il piacere di quell’orgasmo mi accompagna tutto il giorno. Una sensazione di benessere totale.
Le pillole blu sono rimaste li, sotto al comodino. La scatola chiusa.


10 AGOSTO 2021

Le pillole sono ancora li. Inerti. Da quella domenica abbiamo ripetuto più volte. Al mattino, al pomeriggio, la sera. Non mi sono mai servite. Allora perché? Perché abbiamo passato mesi in cui i nostri corpi, il mio corpo, sembravano voler negare quanto sentivamo?.
Certo, so che avere sua madre in casa per mesi con un principio di demenza non è davvero il modo migliore per vivere la sessualità in pace. So che era tesa per il suo lavoro. Tutto vero. Ma non è che poi le cose si sono risolte così, per magia. E allora?
Allora non lo so. Non ci voglio pensare. Penso anche troppo. Forse è questo che mi ha bloccato, questo pensiero che non si arresta mai.
Voglio solo sentire ora. Fare quello che spesso mi riesce difficile: sentire. Nelle mie cellule. Nel cuore, nel diaframma, nel fegato o dove cavolo sia, ma sentire.
Voglio fare l’amore con lei fin quando non mi dirà basta, fin che i nostri corpi non ne avranno abbastanza.
Le pillole resteranno li. A ricordarmi di quanto sono fragile, ma anche di quanto l’Amore più di ogni altra cosa ci consenta di esserlo senza esserne distrutti.




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scritto il
2021-08-10
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