Il Regalo Della Schiava -1- (continua)
di
LanA
genere
dominazione
“Domani sera dalle 21, a casa mia, cagna. Sarai il regalo per la mia schiava. Stivali e calze, cagna.”
Il MIO PADRONE scrive a questa cagna quando ha bisogno, quando ha voglia, quando decide.
Questa cagna obbedisce.
Ma sono via, oramai è tardi per procurarsi vestiti e scarpe.
“certo, MIO SIGNORE. Questa cagna è già via e sarà fuori questa notte; non ha gli stivali e le calze. Cosa desidera che questa cagna faccia, MIO SIGNORE?”
Tremo
“Va bene. Vieni come sei, cagna”
“Sì, MIO SIGNORE. Grazie”.
Torno dal viaggio di lavoro e ho fretta.
Potrei passare al Centro Commerciale e comprare almeno delle auto-reggenti a rete, da Calzedonia.
Con le cavigliere rosse staranno bene - penso - mentre mi affretto a entrare nel negozio.
Sono al telefono con un collega, indico alla commessa le calze, pago, esco.
Vado in bagno e mi spoglio.
Le calzo, a piedi nudi sul freddo grès, e spero che LUI sarà contento.
È il primo incontro con la padrona - la SUA schiava fissa - e sono molto emozionata.
Arrivare, mandare un sms di avviso, essere accolta alla porta e fatta accomodare in casa.
Mi presenta alla padrona - la SUA schiava amante - che si è appena alzata dal letto e mi guarda, dall’alto di vertiginosi tacchi trasparenti.
Sono bellissimi.
Lei, soprattutto, è molto bella.
Guardo i capelli biondi raccolti sulla nuca, il sorriso semplice e il corpo asciutto, sodo, molto ben proporzionato.
Non sarò mai una schiava così bella, così femminile, nemmeno con indosso quei tacchi e quella semplice vestaglia dai colori floreali.
Abbasso lo sguardo e saluto.
“Vatti a preparare cagna, il bagno è di là”.
Mi spoglio e subito rientro.
Mi avvicino al letto e resto in piedi, in attesa di ordini.
"Mettiti su letto, il culo di fuori, la testa di là"
Intravvedo appena la padrona dietro di me, che arriva il primo colpo.
E poi ancora un altro e poi tanti altri.
Colpi decisi, che più di una volta mi strappano un sospiro forzato, o un suono più forte ma che non sono mai troppo forti.
È una padrona buona, forse mi sta solo insegnando quale è il mio posto in casa.
Credo di capire che cambi più di una volta frusta, il MIO SIGNORE le insegna a non colpire sempre nello stesso posto, sento un po’ di bruciore, chiudo gli occhi, conto i colpi, arrivo fino 5, a 10, a 18, a 28...
“Vieni giù e leccale i piedi, cagna” mi ordina LUI
Io mi inginocchio e inizio a darmi da fare, mi concentro sulle punte, non uso le mani - non mi ha ordinato di usare le mani, ma solo di leccarli come farebbe una cagna –
Le tengo ferme, e cerco di tenere il culo ben alto, alla vista di LUI, sperando che GLI piaccia ciò che vede e restando concentrata, passando da un lato all’altro del piede e cambiando piede.
Spostandomi lo vedo, il MIO SIGNORE, ed è a cazzo dritto.
Questa scena lo eccita, penso, e ne sono felice.
CONTINUA ...
Il MIO PADRONE scrive a questa cagna quando ha bisogno, quando ha voglia, quando decide.
Questa cagna obbedisce.
Ma sono via, oramai è tardi per procurarsi vestiti e scarpe.
“certo, MIO SIGNORE. Questa cagna è già via e sarà fuori questa notte; non ha gli stivali e le calze. Cosa desidera che questa cagna faccia, MIO SIGNORE?”
Tremo
“Va bene. Vieni come sei, cagna”
“Sì, MIO SIGNORE. Grazie”.
Torno dal viaggio di lavoro e ho fretta.
Potrei passare al Centro Commerciale e comprare almeno delle auto-reggenti a rete, da Calzedonia.
Con le cavigliere rosse staranno bene - penso - mentre mi affretto a entrare nel negozio.
Sono al telefono con un collega, indico alla commessa le calze, pago, esco.
Vado in bagno e mi spoglio.
Le calzo, a piedi nudi sul freddo grès, e spero che LUI sarà contento.
È il primo incontro con la padrona - la SUA schiava fissa - e sono molto emozionata.
Arrivare, mandare un sms di avviso, essere accolta alla porta e fatta accomodare in casa.
Mi presenta alla padrona - la SUA schiava amante - che si è appena alzata dal letto e mi guarda, dall’alto di vertiginosi tacchi trasparenti.
Sono bellissimi.
Lei, soprattutto, è molto bella.
Guardo i capelli biondi raccolti sulla nuca, il sorriso semplice e il corpo asciutto, sodo, molto ben proporzionato.
Non sarò mai una schiava così bella, così femminile, nemmeno con indosso quei tacchi e quella semplice vestaglia dai colori floreali.
Abbasso lo sguardo e saluto.
“Vatti a preparare cagna, il bagno è di là”.
Mi spoglio e subito rientro.
Mi avvicino al letto e resto in piedi, in attesa di ordini.
"Mettiti su letto, il culo di fuori, la testa di là"
Intravvedo appena la padrona dietro di me, che arriva il primo colpo.
E poi ancora un altro e poi tanti altri.
Colpi decisi, che più di una volta mi strappano un sospiro forzato, o un suono più forte ma che non sono mai troppo forti.
È una padrona buona, forse mi sta solo insegnando quale è il mio posto in casa.
Credo di capire che cambi più di una volta frusta, il MIO SIGNORE le insegna a non colpire sempre nello stesso posto, sento un po’ di bruciore, chiudo gli occhi, conto i colpi, arrivo fino 5, a 10, a 18, a 28...
“Vieni giù e leccale i piedi, cagna” mi ordina LUI
Io mi inginocchio e inizio a darmi da fare, mi concentro sulle punte, non uso le mani - non mi ha ordinato di usare le mani, ma solo di leccarli come farebbe una cagna –
Le tengo ferme, e cerco di tenere il culo ben alto, alla vista di LUI, sperando che GLI piaccia ciò che vede e restando concentrata, passando da un lato all’altro del piede e cambiando piede.
Spostandomi lo vedo, il MIO SIGNORE, ed è a cazzo dritto.
Questa scena lo eccita, penso, e ne sono felice.
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