Just my imagination

di
genere
etero

Dal portone saluto gli amici che, come sempre, aspettano che sia entrata prima di andare via. Apro la porta, accendo le luci. Lo faccio sempre quando non c'è nessuno in casa. Non è che ho paura maaaa... accendere tante luci mi dà tranquillità. Ne ho bisogno. Sono un po’ agitata, un po’ nervosa, un po’ curiosa. Una curiosità che so benissimo che non potrò mai soddisfare.

Chissà se a quest'ora Ric ha scoperto l'omaggio che gli ho lasciato nella tasca della giacca. Chissà se ha capito che sono le mie. Certo non sono l'unica che gli ha fatto gli occhi dolci, stasera. Mi sono sentita molto in competizione, soprattutto con quella Cristina, la riccia. Carina? Maddaaaaai... sì, certo, carina finché non ride, poi le si vedono le gengive. Comunque, tutto inutile, lui dava retta a tutte e a nessuna.

Bel tipo, chissà da dove è saltato fuori. E che voce che ha. Quando parla ti fa vibrare. Anche perché, per fortuna, non mi sembra proprio un idiota. Anzi, pure troppo serio. Chissà cosa fa adesso, vorrei conoscere la sua tana. Non so nemmeno se ha qualcuna.

Mi guardava, mi ha guardata. E non solo una volta. Che cosa avrà pensato quando gli ho sorriso? Che sono gentile? Che sono simpatica? Che non me la tiro? A me sarebbe piaciuto che capisse il messaggio, invece: perché non flirti un po' con me? non sono mica così irraggiungibile come sembro, sai? mi piaci, cazzo se mi piaci. Sei il genere di ragazzo che a me, e a quelle come me, riempie il cuore e la testa. Una ci pensa, sai?, che prima o poi potresti riempirle qualcos'altro.

E a proposito, quando si è un po' sbracato sulla sedia un paio di occhiate di sguincio gliele ho lanciate. Beh, anche in questo caso non penso di essere stata l'unica. Ma se invece fossimo stati soli gli avrei detto che quei pantaloni lo valorizzano. Forse è stato proprio in quel momento che ha cominciato a ronzarmi in testa l'idea di lasciargli un regalino, non lo so. Farlo è stato divertente. Ripensarci, invece, è eccitante.

Salgo sul letto dei miei, nuda. Mi inginocchio con le gambe aperte. Mi guardo allo specchio, mi piaccio, mi sorrido. O forse sorrido ancora una volta a lui? Chiudo gli occhi. Porto entrambe le mani alle tette. Prima come se dovessi nasconderle, poi come se volessi offrirle.

D'improvviso, la sua voce. La sua voce! Profonda, come il La di un pianoforte in prima posizione, 110 hz.

- L'ho capito subito che le mutandine erano le tue.

- Come sei entrato?

- Mi hai aperto tu.

E' vero.

- Perché me le hai lasciate?

- Lo sai il perché.

- Sì, ma voglio che me lo dica tu.

- Non mi va di dirtelo.

- E invece ti va.

- Perché... mentre eravamo lì facevo dei pensieri.

- Che pensieri?

- Lo sai.

- Non hai capito, biondina, devi dirmi tutto.

Il mio pensiero? Il mio pensiero è la mano che scende tra le gambe. Lui mi aspetta già, il mio piccolo grilletto mi aspetta già.

- Pensavo a te che mi baciavi e mi mettevi le mani addosso, pensavo alle tue mani che mi stringevano, mi stritolavano.

- E basta?

- No.

- Cos'altro?

- A fare sesso con te...

- Cosa in particolare?

- Non ne ho idea.

- Non te lo ricordi?

- No, non ne ho proprio idea.

- E adesso?

Apro gli occhi e per la prima volta lo vedo, lo vede la mia mente. Lo vede senza niente addosso. Il fisico asciutto e ben definito, la linea dei deltoidi e dei bicipiti. I pettorali piatti e i rilievi dello sterno, il blocco addominale, le linee oblique degli inguini. Le gambe tornite da uno scultore rinascimentale. Invece nello specchio davanti a me vedo una ragazza magra, dal viso bello e pulito, con le tette piccole e lunghi capelli biondi. Anche se è inginocchiata si capisce che è alta, ha le gambe sottili. Si sta masturbando inginocchiata su un letto.

- Adesso penso al tuo cazzo...

Svettante, duro, scoperto in punta. Perfetto e maestoso nella sua normalità. Pulso immaginandone l'odore, il sapore, la solidità. Le dita scivolano sul grilletto e lungo tutta la mia apertura, slittano sulla mia acqua benedetta. Le dita dell'altra mano cercano qualcosa da stringere, da strappare via: seno, capezzoli, capelli.

- Ti piace succhiare?

- Sì.

- Lo vuoi prendere in bocca?

- Sì... cioè no... voglio che tu me lo metta in bocca.

- Che differenza fa?

- Me lo devi mettere in bocca come se io non volessi, come se dovessi essere forzata.

- Ti piace essere forzata?

- No, cioè, qualche volta.

- Perché pensi che io lo farei?

- Non lo so.

Non lo so perché lo deve fare, ma lo fa. E lo amo. Amo lui, amo l'apnea e le lacrime, la tosse, i conati che mi fanno stringere la gola. Amo la sua mano che incolla la mia testa al suo ventre. Ma davvero, eh? La adoro, anzi. Adoro la sua voce, ora più strozzata, che dice ciò che voglio mi dica: "Succhia troia, fatti una bevuta di sborra". Amo i miei rumori indecenti. Amo sbavare, accogliere il suo orgasmo senza ingoiare subito, goderne la consistenza e il sapore. Amo fissarlo negli occhi con la bocca aperta e quasi sorridente. Guardami, guardala, è piena di te. Ti è piaciuto? Dimmelo, no? Dimmi qualcosa di degradante tipo "ammazza che bocchinara che sei, regazzì, chi se lo credeva?". Ti amo se me lo dici. Come adesso amo persino il mio grilletto così sensibile e infiammato. Ci ho dato troppo dentro, mi sa. Mi fa male, ma lo amo.

E amo me stessa. La mia mente che lo fa restare con il cazzo duro come se non fosse successo nulla. Amo la mia fica che chiede, vuole, pretende. Amo le mie dita che la possiedono e il rantolo che mi scappa.

Mi rovescio sul letto, mi ci lascio letteralmente cadere sopra.

- Sono tua, dimmi troia.

- Sei una troia.

- E allora scopami come una troia!

- Non ce la fai più?

- No!

Non sono le mie dita che penetrano furiose la fica affamata, è il suo cazzo. Il cazzo ideale, perfetto per me. Sto godendo con lui sopra, con tutto il suo metro e novanta che mi sovrasta e mi stantuffa dentro. A gambe spalancate massacro il mio sesso, c'è una macchia sul sovracoperta grigio. Ti scongiuro, fai forte, con colpi arroganti. Fammi provare la sensazione di un piacere senza scampo. E quando mi avrai sfondata fermati un attimo, così, abbracciami stretta. Ansimiamo insieme per qualche secondo. Voglio sentirmi tua anche così per qualche secondo. Toccami ovunque, straziami, mordimi, infilami un dito nel culo. E poi riparti più forte, più bestia. Mi devi proprio sdrumare, ti è chiaro?

- Più forte, più forte! Ti voglio tutto dentro!

E' così che lo penso, in profondità, con tutta la forza del suo corpo che mi schiaccia. Sento il suo sudore, il profumo del suo alito, la sua saliva che riempie la mia bocca, la sua pelle che sfrega sulla mia.

Una gamba se ne sta sollevata per conto suo, disegna chissà cosa. L'altra è piegata. Al centro ho il fuoco. E quello che bagna le mie mani non sono le mie secrezioni, è il suo sperma che trova l'uscita dal fondo dello scrigno dove lo ha spruzzato.

Mi lamento, piagnucolo. Il mio cervello dà voce a un suo ordine: "Mettiti a novanta che ti inculo".

Beh, le troie obbediscono, no? Mica possono protestare, mica possono mettersi a dire "questo sì, questo no". Le troie sono troie, e i maiali sono maiali.

Mi giro. Ho una voglia tremenda. I film in cui immagino di essere inculata sono quelli più rari ma anche i più zozzi. E' un'idea così forte che mi manda fuori come un balcone. Perché viene da me stessa.

Miagolo, mi senti? Ti prego, fallo, sono la tua zoccola che aspetta piegata in due. Oddio sì. Ora fammi il culo. Affonda le dita nei miei fianchi. Fammi male, fammi urlare, aprimi in due. Fammi tua in ogni modo possibile. Dimmi che sono una lurida mignotta, chiedimi se sono talmente troia che mi piace anche questo. Ti risponderò di sì, magari dicendo una bugia, magari dicendo la verità. Non lo so. Non fermarti davanti ai miei lamenti. Dammi tutto il dolore del mondo ma goditi tutto di me, prendi tutto. Ho bisogno di sentirti ansimare e grugnire come un animale impazzito per la smania di svuotarsi.

Le dita si cercano dentro di me ma non riescono a incontrarsi, separate dalla mia stessa carne. Non riesco a stare così, ripiegata, cado di lato e tutto mi gira intorno. Ci vorrebbe qualcuno a tenermi a posto, a mettermi a posto. Ci vorrebbe qualcuno per riempire i buchi che sto riempiendo da sola. Ci vorrebbe qualcuno per soddisfare le mie suppliche.

- Sfondami, Ri, sfondami!

Sfondami e fammi alzare dal letto a forza di sculaccioni. Dimmi qualcosa di assurdo, una schifezza, che vuoi vedere il tuo sperma uscire dai miei buchi (dai tuoi buchi, dai tuoi, ora sono tuoi) dilatati e arrossati. Lo vuoi vedere tracciare sentieri per le mie gambe, gocciare sul pavimento. Promettimi che non è finita, che poi mi legherai e farai tutto ciò di cui hai voglia. Voglio i tuoi baci, i tuoi abbracci, il tuo corpo caldo sopra il mio e dentro il mio. Adesso, capito? Adesso! Adesso che la fica mi sgocciola sulla mano e che è partito lo tsunami. Tutto ciò che voglio che avvenga sta avvenendo adesso, dentro un miliardo di vibrazioni. Adesso, adesso!

Se fossi un po' meno pigra e un po' più brava editerei. Lascerei quel paio di minuti in cui ansimo scomposta e taglierei l’ultima parte, quella in cui mi avvicino per toccare il pulsante rosso sull'iPhone. Ma non penso proprio che lui vedrà mai questo video. E magari io stessa, domattina, lo troverò stupido, volgare, nemmeno tanto eccitante. Che ne so. Che scema che sono stata. E forse lui manco mi piace sto granché. E’ tutta immaginazione, troppa immaginazione, solo la mia immaginazione.

scritto il
2021-09-29
2 . 8 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Operette immorali - Troia light

racconto sucessivo

Così va bene?
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.