Desideriamo quello che vediamo tutti i giorni
di
Goloso
genere
etero
Tutte le mattine per andare a lavoro percorro in macchina una ventina di chilometri. Nel percorso che faccio normalmente, mi sono abituato a vedere le stesse facce, che sono ormai familiari. Tra queste persone con cui condivido gli orari mattutini, c'è una distinta signora.
A pochi chilometri da casa mia lungo il tragitto che percorro, c'è un gruppo di case ed una fabbrica poco lontana da queste. Vedo spesso questa signora, o uscire dal cancello di una delle case, o dirigersi a piedi verso la fabbrica, o girare verso questa.
La signora in questione è sempre abbastanza elegante, è abbastanza alta, ha dei capelli biondo scuro ricci fino alle spalle raccolti quasi ogni giorno sul retro con una molletta, porta dei grossi occhiali ed ad occhio deve avere circa 50 anni. Nonostante l'età ha un aspetto che mi ha sempre intrigato molto, ma oltre agli incroci sfuggenti mattutini, pur non abitando così lontano da me, non l'avevo mai vista da nessuna parte.
Sabato scorso, approfittando della bella giornata, avevo preso la mia bicicletta e stavo percorrendo un tratto di strada sterrata che passa in mezzo ai campi e che segue più o meno in modo parallelo la strada che faccio normalmente al mattino. Quando ero ormai non molto distante dal gruppo di case dove avevo capito abitare la signora, vidi sulla strada davanti a me una persona che camminava nella mia stessa direzione, dandomi le spalle. Quando mi fui avvicinato un po', ma rimanendo sempre a una certa distanza, vedendo la corporatura e i capelli biondo scuro ricci e capii che era lei. Avanzando cercavo di rallentare progressivamente, in modo che non sembrasse che mi fermassi frenando di botto, ma che tenessi un'andatura da passeggio. Quando le fui di fianco la salutai con un "ciao" abbastanza confidenziale, anche se non ci eravamo mai parlati. Lei contraccambio con un freddo "buongiorno" di circostanza e squadrandomi come se potessi essere un maniaco. Dopo il primo attimo di esitazione, deve avermi messo a fuoco come una persona già vista, e prima che potessimo iniziare a parlare, la sua espressione si era ammorbidita e sembrava che mi riconoscesse anche lei. Ci presentammo ed iniziammo a chiacchierare. In un primo momento restai sulla bicicletta per poi scendere e spingerla camminando. Dopo un attimo di introduzione parlando del nostro lavoro, che in fondo era la cosa che faceva sì che avessimo quei sfuggenti momenti di interazione mattutini, iniziammo a parlare un po' di noi. Lei era simpatica ed io cercavo di essere brillante, ma questo non tolse che dopo un percorso ad anello di circa una ventina di minuti, quando arrivammo nei pressi di casa sua, ci salutammo ed io salì sulla bicicletta e me ne andai.
Nella settimana passata l'ho vista in tre diverse mattine, e passando l'ho salutata con un cenno della mano. Lei gentilmente mi ha sempre sorriso e ricambiato il saluto con la mano.
Questo pomeriggio ho ripreso la bicicletta nello stesso orario della settimana scorsa, e, nella speranza che fosse una persona abitudinaria, ho rifatto il percorso della settimana scorsa. Raggiunto ed oltrepassato il gruppo di case però non ho incrociato nessuno, e un po' deluso presi la strada in salita che porta alla cappella di San Giulio. Questa cappella si trova sul limite tra i campi ed il bosco e so che lì c'è un piccolo prato curato da dei volontari con due panchine che guardano verso i campi più a valle. Quando sono arrivato in cima alla salita, la trovai seduta su una panchina.
L'ho salutata è mi sono avvicinato, sedendomi sulla canna della bicicletta. Abbiamo iniziato a chiacchierare, e dopo una decina di minuti, ho cercato di essere vagamente malizioso, raccontando di me e della mia situazione sentimentale, che è in un periodo fiacco. Ho chiesto di lei, ottenendo solo che mi dicesse che con suo marito la passione si era affievolita, giustificandola con l'età ed il passare del tempo.
Con la scusa della posizione in cui ero seduto ed il male al sedere derivante da questa, mi sono spostato sulla panchina su cui era seduta lei, rimanendo a poco più di mezzo metro di distanza. Eravamo rivolti l'uno verso l'altra e lei teneva un braccio lungo lo schienale della panchina nella mia direzione. Abbiamo continuato a chiacchierare e io cercavo di essere simpatico e malizioso. Rinfrancato dai suoi sorrisi ho deciso di tentare il tutto per tutto, ma volevo procedere per gradi per non farle pensare che ero un maniaco, del resto non è che mi conosca così bene. Le ho accarezzato il braccio e subito lei si è irrigidita, ritraendolo leggermente, ma lasciando che continuassi a sfiorarla. Visto che la sua esitazione era solo parziale, mi sono avvicinato e l'ho baciata. Vedevo dal suo sguardo che era allarmata, ma non si è ritratta, e dopo un istante ho sentito che si è rilassata e ha contraccambiato il bacio.
Quando mi ha messo una mano dietro alla testa per trattenermi, mi sono sentito autorizzato a insinuare la mia lingua nella sua bocca e a metterle la mano sul seno. Lo sentivo attraverso la maglia morbido e caldo.
Abbiamo continuato a limonare e io le ho messo la mano sotto la maglia palpandole il seno attraverso il reggiseno che sentivo essere di pizzo. Quando ho sentito il capezzolo inturgidirsi, ho infilato la mano sotto al reggiseno. Lei non aveva esitazioni e così mi sono staccato dalla sua bocca, l'ho fissata e mi sono alzato, tenendole la mano. Lei mi guardava e quando ho tirato gentilmente il suo braccio, si è alzata e mi ha seguito. Siamo andati dietro la cappella, dove dopo alcuni metri iniziava il bosco: anche nel malaugurato caso che qualcuno fosse arrivato, avremmo avuto il tempo di ricomporci.
Mi sono slacciato i pantaloni e lei si è accovacciata allungando le mani per aprirli, mi ha abbassato le mutande e ha preso il mio cazzo. Sentivo la sua mano fredda sul mio cazzo bollente mentre guardandomi iniziava a farmi una sega. Poco dopo si è avvicinata con la testa e lo ha preso in bocca iniziando un pompino. Sentivo la sua bocca muoversi sul mio cazzo e la sua lingua quasi avvolgerlo. Dopo alcuni minuti si è staccata, guardandomi e riprendendo a segarmi.
Ho guardato attorno a noi e ho visto un sasso su cui avrei potuto sedere. Le ho sfilato la maglia e le ho sbottonato i pantaloni, poi ho tolto i miei e li ho piegati, ricavando un "cuscino" da mettere sul sasso che avevo visto e su cui sedermi. Lei mi ha guardato sistemandosi il reggiseno, fuori posto per la mia precedente intrusione, si è tolta i pantaloni e le mutandine che mi ha lanciato in faccia sorridendo. La sua figa era pelosa, ma ordinata e vedendola mi era diventato ancora più duro, se possibile.
Si è avvicinata e mi è salita cavalcioni. Il mio cazzo è scivolato nella sua figa bagnata senza nessuna fatica e subito lei ha cominciato a muoversi su di me. Le ho palpato ancora il seno e abbiamo ricominciato a limonare, mentre entravo ed uscivo ripetutamente da lei. Le ho messo una mano nei capelli ricci e li ho tirati delicatamente, facendole tirare indietro la testa. Era così bagnata che sentivo colare i suoi succhi su di me.
Ad un certo punto si è alzata fissandomi, si è girata e si è si è messa carponi, volgendo il suo sedere verso di me. Teneva le gambe leggermente distanziate e potevo vedere anche la sua figa aperta. Ha voltato la testa verso di me, invitandomi, ma specificando "solo davanti". Io ero soddisfatto della situazione, quindi non volevo certo contrariarla. Mi sono inginocchiato dietro di lei e ho preso in mano il mio cazzo, guidandolo sulla sua figa e strofinando la cappella. Lei continuava a fissarmi, forse per rassicurarsi che prendessi la strada giusta. Ho spinto e ancora le sono scivolato dentro. Lei ha inarcato la schiena e mugolato di piacere. Le ho messo le mani sui fianchi e ho iniziato a coordinare il suo movimento col mio, per avere la maggiore penetrazione. Tenevo un ritmo martellante e lei continuava a gemere.
Le ho scaricato un fiume di sborra, tanta che ha iniziato a colare e a fermarsi sull'erba. Ho continuato a darle dei colpi più leggeri, ma anche lei aveva goduto e mi guardava girata di lato.
Ci siamo staccati e abbiamo preso un attimo per ricomporci. Poi ci siamo vestiti e ci siamo avviati in direzione di casa sua chiacchierando come prima. Lei mi ha salutata imbarazzata, ma sorridente. E io sono andato verso casa mia.
Magari nelle prossime settimane proverò ad uscire ancora a fare un giro...
A pochi chilometri da casa mia lungo il tragitto che percorro, c'è un gruppo di case ed una fabbrica poco lontana da queste. Vedo spesso questa signora, o uscire dal cancello di una delle case, o dirigersi a piedi verso la fabbrica, o girare verso questa.
La signora in questione è sempre abbastanza elegante, è abbastanza alta, ha dei capelli biondo scuro ricci fino alle spalle raccolti quasi ogni giorno sul retro con una molletta, porta dei grossi occhiali ed ad occhio deve avere circa 50 anni. Nonostante l'età ha un aspetto che mi ha sempre intrigato molto, ma oltre agli incroci sfuggenti mattutini, pur non abitando così lontano da me, non l'avevo mai vista da nessuna parte.
Sabato scorso, approfittando della bella giornata, avevo preso la mia bicicletta e stavo percorrendo un tratto di strada sterrata che passa in mezzo ai campi e che segue più o meno in modo parallelo la strada che faccio normalmente al mattino. Quando ero ormai non molto distante dal gruppo di case dove avevo capito abitare la signora, vidi sulla strada davanti a me una persona che camminava nella mia stessa direzione, dandomi le spalle. Quando mi fui avvicinato un po', ma rimanendo sempre a una certa distanza, vedendo la corporatura e i capelli biondo scuro ricci e capii che era lei. Avanzando cercavo di rallentare progressivamente, in modo che non sembrasse che mi fermassi frenando di botto, ma che tenessi un'andatura da passeggio. Quando le fui di fianco la salutai con un "ciao" abbastanza confidenziale, anche se non ci eravamo mai parlati. Lei contraccambio con un freddo "buongiorno" di circostanza e squadrandomi come se potessi essere un maniaco. Dopo il primo attimo di esitazione, deve avermi messo a fuoco come una persona già vista, e prima che potessimo iniziare a parlare, la sua espressione si era ammorbidita e sembrava che mi riconoscesse anche lei. Ci presentammo ed iniziammo a chiacchierare. In un primo momento restai sulla bicicletta per poi scendere e spingerla camminando. Dopo un attimo di introduzione parlando del nostro lavoro, che in fondo era la cosa che faceva sì che avessimo quei sfuggenti momenti di interazione mattutini, iniziammo a parlare un po' di noi. Lei era simpatica ed io cercavo di essere brillante, ma questo non tolse che dopo un percorso ad anello di circa una ventina di minuti, quando arrivammo nei pressi di casa sua, ci salutammo ed io salì sulla bicicletta e me ne andai.
Nella settimana passata l'ho vista in tre diverse mattine, e passando l'ho salutata con un cenno della mano. Lei gentilmente mi ha sempre sorriso e ricambiato il saluto con la mano.
Questo pomeriggio ho ripreso la bicicletta nello stesso orario della settimana scorsa, e, nella speranza che fosse una persona abitudinaria, ho rifatto il percorso della settimana scorsa. Raggiunto ed oltrepassato il gruppo di case però non ho incrociato nessuno, e un po' deluso presi la strada in salita che porta alla cappella di San Giulio. Questa cappella si trova sul limite tra i campi ed il bosco e so che lì c'è un piccolo prato curato da dei volontari con due panchine che guardano verso i campi più a valle. Quando sono arrivato in cima alla salita, la trovai seduta su una panchina.
L'ho salutata è mi sono avvicinato, sedendomi sulla canna della bicicletta. Abbiamo iniziato a chiacchierare, e dopo una decina di minuti, ho cercato di essere vagamente malizioso, raccontando di me e della mia situazione sentimentale, che è in un periodo fiacco. Ho chiesto di lei, ottenendo solo che mi dicesse che con suo marito la passione si era affievolita, giustificandola con l'età ed il passare del tempo.
Con la scusa della posizione in cui ero seduto ed il male al sedere derivante da questa, mi sono spostato sulla panchina su cui era seduta lei, rimanendo a poco più di mezzo metro di distanza. Eravamo rivolti l'uno verso l'altra e lei teneva un braccio lungo lo schienale della panchina nella mia direzione. Abbiamo continuato a chiacchierare e io cercavo di essere simpatico e malizioso. Rinfrancato dai suoi sorrisi ho deciso di tentare il tutto per tutto, ma volevo procedere per gradi per non farle pensare che ero un maniaco, del resto non è che mi conosca così bene. Le ho accarezzato il braccio e subito lei si è irrigidita, ritraendolo leggermente, ma lasciando che continuassi a sfiorarla. Visto che la sua esitazione era solo parziale, mi sono avvicinato e l'ho baciata. Vedevo dal suo sguardo che era allarmata, ma non si è ritratta, e dopo un istante ho sentito che si è rilassata e ha contraccambiato il bacio.
Quando mi ha messo una mano dietro alla testa per trattenermi, mi sono sentito autorizzato a insinuare la mia lingua nella sua bocca e a metterle la mano sul seno. Lo sentivo attraverso la maglia morbido e caldo.
Abbiamo continuato a limonare e io le ho messo la mano sotto la maglia palpandole il seno attraverso il reggiseno che sentivo essere di pizzo. Quando ho sentito il capezzolo inturgidirsi, ho infilato la mano sotto al reggiseno. Lei non aveva esitazioni e così mi sono staccato dalla sua bocca, l'ho fissata e mi sono alzato, tenendole la mano. Lei mi guardava e quando ho tirato gentilmente il suo braccio, si è alzata e mi ha seguito. Siamo andati dietro la cappella, dove dopo alcuni metri iniziava il bosco: anche nel malaugurato caso che qualcuno fosse arrivato, avremmo avuto il tempo di ricomporci.
Mi sono slacciato i pantaloni e lei si è accovacciata allungando le mani per aprirli, mi ha abbassato le mutande e ha preso il mio cazzo. Sentivo la sua mano fredda sul mio cazzo bollente mentre guardandomi iniziava a farmi una sega. Poco dopo si è avvicinata con la testa e lo ha preso in bocca iniziando un pompino. Sentivo la sua bocca muoversi sul mio cazzo e la sua lingua quasi avvolgerlo. Dopo alcuni minuti si è staccata, guardandomi e riprendendo a segarmi.
Ho guardato attorno a noi e ho visto un sasso su cui avrei potuto sedere. Le ho sfilato la maglia e le ho sbottonato i pantaloni, poi ho tolto i miei e li ho piegati, ricavando un "cuscino" da mettere sul sasso che avevo visto e su cui sedermi. Lei mi ha guardato sistemandosi il reggiseno, fuori posto per la mia precedente intrusione, si è tolta i pantaloni e le mutandine che mi ha lanciato in faccia sorridendo. La sua figa era pelosa, ma ordinata e vedendola mi era diventato ancora più duro, se possibile.
Si è avvicinata e mi è salita cavalcioni. Il mio cazzo è scivolato nella sua figa bagnata senza nessuna fatica e subito lei ha cominciato a muoversi su di me. Le ho palpato ancora il seno e abbiamo ricominciato a limonare, mentre entravo ed uscivo ripetutamente da lei. Le ho messo una mano nei capelli ricci e li ho tirati delicatamente, facendole tirare indietro la testa. Era così bagnata che sentivo colare i suoi succhi su di me.
Ad un certo punto si è alzata fissandomi, si è girata e si è si è messa carponi, volgendo il suo sedere verso di me. Teneva le gambe leggermente distanziate e potevo vedere anche la sua figa aperta. Ha voltato la testa verso di me, invitandomi, ma specificando "solo davanti". Io ero soddisfatto della situazione, quindi non volevo certo contrariarla. Mi sono inginocchiato dietro di lei e ho preso in mano il mio cazzo, guidandolo sulla sua figa e strofinando la cappella. Lei continuava a fissarmi, forse per rassicurarsi che prendessi la strada giusta. Ho spinto e ancora le sono scivolato dentro. Lei ha inarcato la schiena e mugolato di piacere. Le ho messo le mani sui fianchi e ho iniziato a coordinare il suo movimento col mio, per avere la maggiore penetrazione. Tenevo un ritmo martellante e lei continuava a gemere.
Le ho scaricato un fiume di sborra, tanta che ha iniziato a colare e a fermarsi sull'erba. Ho continuato a darle dei colpi più leggeri, ma anche lei aveva goduto e mi guardava girata di lato.
Ci siamo staccati e abbiamo preso un attimo per ricomporci. Poi ci siamo vestiti e ci siamo avviati in direzione di casa sua chiacchierando come prima. Lei mi ha salutata imbarazzata, ma sorridente. E io sono andato verso casa mia.
Magari nelle prossime settimane proverò ad uscire ancora a fare un giro...
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