La prof in gita
di
Goloso
genere
prime esperienze
Sono passati circa vent'anni, ma ricordo perfettamente l'ultimo anno di superiori.
Come già nei due anni precedenti, avremmo avuto una supplenza annuale in italiano ed eravamo in attesa di conoscere la professoressa Bontempi. Quando entrò in classe, io e i miei compagni le chiedemmo immediatamente la cosa che più ci importava: "ci accompagna in gita?"
I nostri altri professori, per un motivo od un altro (ricordo la prof di inglese che aveva la mamma malata, e quello di matematica vedovo con una figlia di una decina d'anni) non ci avrebbero accompagnati, e noi non volevamo perderci la gita di quinta, così ai nostri occhi era la scelta più sensata. Dopo qualche giorno ci disse che ci avrebbe accompagnato, scatenando il tripudio generale. Della professoressa Bontempi ricordo che era abbastanza simpatica, circa 30-35 anni, non brutta, ma neanche bellissima, con un caschetto biondo e sopratutto con una quarta di seno che stava su come se non ci fosse la gravità.
L'anno proseguiva normalmente, e finalmente in primavera partimmo per Monaco di Baviera.
Ricordo le visite a Dachau, a un castello di cui ho dimenticato il nome, a marienplatz e al centro, con annessa visita all' hofbrauhaus con qualche boccale di birra.
L'ultima sera ero con un po' di compagni di classe in una camera quando entrò la professoressa Bontempi e ci intimò di andarcene a dormire, aspettando che ci disperdessimo nelle rispettive camere. Io presi un pacchetto di lattine di birra e mi diressi verso camera mia, dove le avrei bevute con i miei compagni di stanza che avrebbero dovuto essere là. La prof aveva la camera nella stessa direzione, e quindi praticamente mi scortò verso la camera.
"Prima di andare in camera potresti offrirmela una birra, Rossi"
"Prenda prof" e le allungai le lattine.
"Non farmela bere da sola, fammi compagnia cinque minuti" e mi invitò nella sua camera. Rispetto alle nostre, dove sembrava che fosse passato un tornado, la camera era in perfetto ordine e mi invitò a sedermi, mentre lei si sedette sul letto. Aprii due bire ed iniziammo a chiacchierare dell'anno scolastico e della maturità che avrei fatto di lì a poco. Finite le birre mi congedai e andai verso camera mia.
Toma e Ghirardi dormivano, anzi sentivo uno dei due russare attraverso la porta chiusa a chiave. Iniziai a bussare piano, dopotutto era notte. Niente.
Cercai di chiamarli, bussai gradualmente più forte, ma quei due erano persi nel mondo dei sogni, ed io ero bloccato in corridoio. Provai ancora, più forte, e rimasi in attesa. Ancora niente. Poi sentii una porta aprirsi: "Rossi, così svegli tutto l'hotel, fai piano."
"Prof, sono bloccato qui, Toma e Ghirardi dormono e hanno chiuso. Speravo si svegliassero."
"Senti, non puoi continuare, vieni in camera mia, tanto nel letto ci stai anche tu"
Rimasi di sasso, dormire in camera della prof... però mi avviai comunque, se no effettivamente avrei svegliato tutti.
"Vabbè, visto che sei tornato, aprimi un'altra lattina" e così feci, e ne bevemmo ancora una a testa. I discorsi adesso erano più rilassati e mi raccontò del marito, mentre io, che all'epoca ero un impenitente segaiolo solitario, non potei che dire che non avevo nessuna.
"Troverai qualcuna che ti farà girare la testa, è solo questione di tempo" mi disse.
"Sarà..." risposi, e poi "e comunque c'è chi mi fa girare la testa. Scommetto anche di sapere come l'ha fatta girare a suo marito" e diedi uno sguardo deciso alle sue bellissime tette, chiuse nel pigiama azzurro che aveva indossato mentre io bussavo alla porta di quei due.
Lei si imbarazzò e istintivamente portò la mano al seno per coprirsi "co-cosa vuoi dire?"
"Beh, prof... sa perfettamente qual'è il suo punto forte. Sarei curioso di vedere meglio" ricordo che pensai che mi avrebbe mandato a dormire nel corridoio, e invece dopo qualche istante in cui non sapeva come comportarsi, senza che io potessi aspettarmelo e senza dire niente, si tolse la maglia, lasciandomi vedere il suo reggiseno bianco di pizzo, gonfio di tutto quello splendore. Subito mi divenne duro, e i pantaloni della tuta che indossavo non lasciarono spazio ai fraintendimenti. Ero ancora seduto sulla sedia, e non sapevo cosa dire e cosa fare. Per fortuna lo sapeva lei. Mi fece alzare e mi calò i pantaloni e le mutande, poi mi fece sedere di nuovo. Iniziò a segarmi, guardandomi.
"Tu qui dormi e basta" mi intimò, io annuii senza dire niente. A quel punto me lo prese in bocca e mi fece un pompino. Quando pensò che il mio cazzetto fosse Abbastanza umido, si avvicinò e se lo mise fra quelle tette enormi, calde e iniziò a farmi una spagnola. Non era soddisfatta e sputo sul mio cazzo per poi rimetterlo fra le sue tette. Le stringeva attorno al mio cazzo e continuava a masturbarmi così. La situazione, la mia eccitazione incredibile, dopo alcuni minuti mi partì un getto che le arrivò sul viso e un secondo che si fermò sulle tette. Con la mano si pulì il viso e si spalmò la sborra sulle tette.
"Direi che qua dentro è successo fin troppo, e finisce qui. Tu vedi di dimenticarti di quello che è successo. Vado a lavarmi" e andò verso il bagno.
Io rimasi lì di sasso, ancora non ci credevo. Come aveva detto lei, tutto finì lì, e non tornammo mai sull'argomento, però, ovviamente, non l'ho mai dimenticato.
Come già nei due anni precedenti, avremmo avuto una supplenza annuale in italiano ed eravamo in attesa di conoscere la professoressa Bontempi. Quando entrò in classe, io e i miei compagni le chiedemmo immediatamente la cosa che più ci importava: "ci accompagna in gita?"
I nostri altri professori, per un motivo od un altro (ricordo la prof di inglese che aveva la mamma malata, e quello di matematica vedovo con una figlia di una decina d'anni) non ci avrebbero accompagnati, e noi non volevamo perderci la gita di quinta, così ai nostri occhi era la scelta più sensata. Dopo qualche giorno ci disse che ci avrebbe accompagnato, scatenando il tripudio generale. Della professoressa Bontempi ricordo che era abbastanza simpatica, circa 30-35 anni, non brutta, ma neanche bellissima, con un caschetto biondo e sopratutto con una quarta di seno che stava su come se non ci fosse la gravità.
L'anno proseguiva normalmente, e finalmente in primavera partimmo per Monaco di Baviera.
Ricordo le visite a Dachau, a un castello di cui ho dimenticato il nome, a marienplatz e al centro, con annessa visita all' hofbrauhaus con qualche boccale di birra.
L'ultima sera ero con un po' di compagni di classe in una camera quando entrò la professoressa Bontempi e ci intimò di andarcene a dormire, aspettando che ci disperdessimo nelle rispettive camere. Io presi un pacchetto di lattine di birra e mi diressi verso camera mia, dove le avrei bevute con i miei compagni di stanza che avrebbero dovuto essere là. La prof aveva la camera nella stessa direzione, e quindi praticamente mi scortò verso la camera.
"Prima di andare in camera potresti offrirmela una birra, Rossi"
"Prenda prof" e le allungai le lattine.
"Non farmela bere da sola, fammi compagnia cinque minuti" e mi invitò nella sua camera. Rispetto alle nostre, dove sembrava che fosse passato un tornado, la camera era in perfetto ordine e mi invitò a sedermi, mentre lei si sedette sul letto. Aprii due bire ed iniziammo a chiacchierare dell'anno scolastico e della maturità che avrei fatto di lì a poco. Finite le birre mi congedai e andai verso camera mia.
Toma e Ghirardi dormivano, anzi sentivo uno dei due russare attraverso la porta chiusa a chiave. Iniziai a bussare piano, dopotutto era notte. Niente.
Cercai di chiamarli, bussai gradualmente più forte, ma quei due erano persi nel mondo dei sogni, ed io ero bloccato in corridoio. Provai ancora, più forte, e rimasi in attesa. Ancora niente. Poi sentii una porta aprirsi: "Rossi, così svegli tutto l'hotel, fai piano."
"Prof, sono bloccato qui, Toma e Ghirardi dormono e hanno chiuso. Speravo si svegliassero."
"Senti, non puoi continuare, vieni in camera mia, tanto nel letto ci stai anche tu"
Rimasi di sasso, dormire in camera della prof... però mi avviai comunque, se no effettivamente avrei svegliato tutti.
"Vabbè, visto che sei tornato, aprimi un'altra lattina" e così feci, e ne bevemmo ancora una a testa. I discorsi adesso erano più rilassati e mi raccontò del marito, mentre io, che all'epoca ero un impenitente segaiolo solitario, non potei che dire che non avevo nessuna.
"Troverai qualcuna che ti farà girare la testa, è solo questione di tempo" mi disse.
"Sarà..." risposi, e poi "e comunque c'è chi mi fa girare la testa. Scommetto anche di sapere come l'ha fatta girare a suo marito" e diedi uno sguardo deciso alle sue bellissime tette, chiuse nel pigiama azzurro che aveva indossato mentre io bussavo alla porta di quei due.
Lei si imbarazzò e istintivamente portò la mano al seno per coprirsi "co-cosa vuoi dire?"
"Beh, prof... sa perfettamente qual'è il suo punto forte. Sarei curioso di vedere meglio" ricordo che pensai che mi avrebbe mandato a dormire nel corridoio, e invece dopo qualche istante in cui non sapeva come comportarsi, senza che io potessi aspettarmelo e senza dire niente, si tolse la maglia, lasciandomi vedere il suo reggiseno bianco di pizzo, gonfio di tutto quello splendore. Subito mi divenne duro, e i pantaloni della tuta che indossavo non lasciarono spazio ai fraintendimenti. Ero ancora seduto sulla sedia, e non sapevo cosa dire e cosa fare. Per fortuna lo sapeva lei. Mi fece alzare e mi calò i pantaloni e le mutande, poi mi fece sedere di nuovo. Iniziò a segarmi, guardandomi.
"Tu qui dormi e basta" mi intimò, io annuii senza dire niente. A quel punto me lo prese in bocca e mi fece un pompino. Quando pensò che il mio cazzetto fosse Abbastanza umido, si avvicinò e se lo mise fra quelle tette enormi, calde e iniziò a farmi una spagnola. Non era soddisfatta e sputo sul mio cazzo per poi rimetterlo fra le sue tette. Le stringeva attorno al mio cazzo e continuava a masturbarmi così. La situazione, la mia eccitazione incredibile, dopo alcuni minuti mi partì un getto che le arrivò sul viso e un secondo che si fermò sulle tette. Con la mano si pulì il viso e si spalmò la sborra sulle tette.
"Direi che qua dentro è successo fin troppo, e finisce qui. Tu vedi di dimenticarti di quello che è successo. Vado a lavarmi" e andò verso il bagno.
Io rimasi lì di sasso, ancora non ci credevo. Come aveva detto lei, tutto finì lì, e non tornammo mai sull'argomento, però, ovviamente, non l'ho mai dimenticato.
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