Il sogno di gioventù
di
Goloso
genere
etero
Mi sporgo dal marciapiede per vedere meglio: 16, è il mio.
Salgo sull'autobus che è strapieno, è l'ora di punta, tutti tornano a casa. Mi aggrappo ad un supporto e nel frattempo vedo all'altro capo dell'autobus Alessandra.
È inconfondibile, capelli corvini adesso legati in una coda ed occhi azzurri come il mare. È sempre stata il mio sogno. Sin da quando ero un bambino, lei, cinque anni più di me, è stata la mia prima cotta, e poi la mia fantasia per le prime seghe. Lei mi conosceva, abitavamo abbastanza vicini, ma probabilmente e giustamente mi ha sempre visto solo come un bambino prima ed un ragazzino poi. Da quando ha iniziato a frequentare l'università l'ho vista sporadicamente, e ho poi saputo che si era sposata ed era andata a vivere col marito a poca distanza da dove abitavamo con i nostri genitori, proprio come ho fatto io in seguito, matrimonio a parte.
Poco tempo fa mia mamma, professionista del pettegolezzo nel circondario, mi aveva detto che si stava separando dal marito.
L'abitare vicini non aveva impedito che non ci incrociarsi, e questa in effetti era un'eccezione. Alla nostra fermata, scende dell'autobus e si dirige verso casa. Ha scarpe con un po' di tacco e collant neri, una gonna grigia a metà cosce una giacca anch'essa grigia. Sulla spalla destra porta la borsa del computer, che ha a tracolla, e la sua borsa. Accelero il passo per raggiungerla "ciao Alessandra".
Nella luce del lampione non mi riconosce subito e mi squadra come se non si spettasse di incontrare nessuno "oh, ciao Luca, sei tu" dice mentre si sistema la borsa.
"Ma vuoi una mano? Sei carica, io non ho niente" ci pensa un secondo e poi "si, grazie" e mi passa la borsa col computer. Comminiamo insieme chiacchierando, recuperando vagamente gli ultimi anni. Arrivati vicino a casa sua, io devo fare ancora cinquecento metri circa, faccio per passarle la borsa, mentre lei "sei stato gentile, vuoi entrare per un aperitivo?"
Forse lo dice più per cortesia, ma io accetto.
Mi fa entrare, prende la borsa e la appoggia e mi indica la cucina "accomodati, arrivo subito."
Mi guardo attorno. La cucina è in stile moderno, bianca, neutra. Solo una penisola è in rovere, e sembra fatta apposta per gli aperitivi. Prendo uno degli sgabelli in legno verniciati di rosso ciliegia, unica altra nota di colore, e mi siedo, guardandomi in giro.
Dopo alcuni minuti arriva, tpglie la giacca e la appoggia sul divano, restando con una camicetta bianca. È più bassa di poco prima. "Mi sono messa comoda, non sopportavo più le scarpe" dice vedendo che do un rapido sguardo ai suoi piedi, che sono sempre dentro ai suoi collant neri.
"In frigo ho dei crodini. Se no da qualche parte ho delle birre. Cosa bevi?"
"Un crodino va benissimo"
Va verso il frigo e ne prende due, recupera un arancio, un coltello, taglia due fettine e le mette nei bicchieri. Mi porta il bicchiere e si siede. Mentre chiacchieramo Alessandra si accarezza le gambe. Quel gesto naturale con quei collant neri opachi, mi eccitano e mi viene subito duro, ma cerco di non darlo a vedere.
Intanto parliamo, recuperiamo gli anni passati, e, forse ingenuamente le dico "ho saputo che con tuo marito non va bene." Lei si fa subito fredda "è si. È da un po' che non andava più bene" si vede che non ha voglia di parlarne, soprattutto con me, che praticamente non vedeva da anni.
Con quella frase ho creato il gelo, e dopo un quarto d'ora, finiti i crodini, mi alzo per andarmene. Ce l'ho ancora duro, del resto lei è bellissima e le sue gambe sono eccitantissime, e alzandomi vedo lo sguardo di Alessandra finire diretto sul rigonfiamento che fa sui pantaloni.
"Ed è da un po' che non sto con un uomo" di colpo sembra cambiata, la vista del mio rigonfiamento sembra averla eccitata. Io sono impacciato e non so come comportarmi, ma per fortuna lei si "so che ti sono sempre piaciuta."
"Si vedeva?"
"Direi di si" e mi appoggia la mano sul pacco. Si gira e tiene il mio cazzo come fosse un manico. Mi porta in camera e mi spinge sul letto. Non posso far altro che caderci sopra e appoggiarmi sui gomiti per guardarla. Alessandra si sbattono la camicia, lasciandomi vedere il suo reggiseno nero. Poi apre la zip della gonna, lasciandosela cadere ai piedi. Quelli che pensavo essere collant sono in realtà autoreggenti, e adesso vedo anche le sue mutandine, sempre nere. Non potrei averlo più duro di così, mi sbottono la camicia e la tolgo. Alessandra si abbassa e mi slaccia i pantaloni, poi me li sfila.
Mi prende il cazzo e inizia a segarmi. La sua mano è fredda, e il mio cazzo bollente. Poi si avvicina e inizia a leccarlo guardandomi, poi lo ingoia completamente. Le metto una mano tra i capelli corvini e accompagn9 il suo movimento.
Poi si ferma, toglie le mutandine lasciandomi vedere la sua fighetta rasata e sale sul letto e mi si mette sopra a smorzacandela. Entro subito nella sua figa, e inizia subito a muoversi ritmicamente. La guardo, è veramente bellissima, e adesso la vedo godere su di me. Infilo le mani nel suo reggiseno e le palpo le belle tette.
Poi si alza e si corica sul fianco, guardandomi. Mi alzo e la tiro verso il bordo del letto e stando in piedi a terra, glielo metto di nuovo dentro. Mi aggrappo al suo seno e la tiro a me, spingendoglielo dentro ritmicamente. Mentre mi sto preparando a venire, le accarezzo le gambe fasciate dalle calze, e poi le vengo dentro, lei geme. Sto così per qualche istante, col mio cazzo nella sua figa calda, lei mi guarda e sorride soddisfatta mentre un po' di sborra le inizia colare. Quando lo tiro fuori ne esce molta altra e le cola sulla coscia.
Il mio sogno è realizzato, vedremo se potrà continuare.
Salgo sull'autobus che è strapieno, è l'ora di punta, tutti tornano a casa. Mi aggrappo ad un supporto e nel frattempo vedo all'altro capo dell'autobus Alessandra.
È inconfondibile, capelli corvini adesso legati in una coda ed occhi azzurri come il mare. È sempre stata il mio sogno. Sin da quando ero un bambino, lei, cinque anni più di me, è stata la mia prima cotta, e poi la mia fantasia per le prime seghe. Lei mi conosceva, abitavamo abbastanza vicini, ma probabilmente e giustamente mi ha sempre visto solo come un bambino prima ed un ragazzino poi. Da quando ha iniziato a frequentare l'università l'ho vista sporadicamente, e ho poi saputo che si era sposata ed era andata a vivere col marito a poca distanza da dove abitavamo con i nostri genitori, proprio come ho fatto io in seguito, matrimonio a parte.
Poco tempo fa mia mamma, professionista del pettegolezzo nel circondario, mi aveva detto che si stava separando dal marito.
L'abitare vicini non aveva impedito che non ci incrociarsi, e questa in effetti era un'eccezione. Alla nostra fermata, scende dell'autobus e si dirige verso casa. Ha scarpe con un po' di tacco e collant neri, una gonna grigia a metà cosce una giacca anch'essa grigia. Sulla spalla destra porta la borsa del computer, che ha a tracolla, e la sua borsa. Accelero il passo per raggiungerla "ciao Alessandra".
Nella luce del lampione non mi riconosce subito e mi squadra come se non si spettasse di incontrare nessuno "oh, ciao Luca, sei tu" dice mentre si sistema la borsa.
"Ma vuoi una mano? Sei carica, io non ho niente" ci pensa un secondo e poi "si, grazie" e mi passa la borsa col computer. Comminiamo insieme chiacchierando, recuperando vagamente gli ultimi anni. Arrivati vicino a casa sua, io devo fare ancora cinquecento metri circa, faccio per passarle la borsa, mentre lei "sei stato gentile, vuoi entrare per un aperitivo?"
Forse lo dice più per cortesia, ma io accetto.
Mi fa entrare, prende la borsa e la appoggia e mi indica la cucina "accomodati, arrivo subito."
Mi guardo attorno. La cucina è in stile moderno, bianca, neutra. Solo una penisola è in rovere, e sembra fatta apposta per gli aperitivi. Prendo uno degli sgabelli in legno verniciati di rosso ciliegia, unica altra nota di colore, e mi siedo, guardandomi in giro.
Dopo alcuni minuti arriva, tpglie la giacca e la appoggia sul divano, restando con una camicetta bianca. È più bassa di poco prima. "Mi sono messa comoda, non sopportavo più le scarpe" dice vedendo che do un rapido sguardo ai suoi piedi, che sono sempre dentro ai suoi collant neri.
"In frigo ho dei crodini. Se no da qualche parte ho delle birre. Cosa bevi?"
"Un crodino va benissimo"
Va verso il frigo e ne prende due, recupera un arancio, un coltello, taglia due fettine e le mette nei bicchieri. Mi porta il bicchiere e si siede. Mentre chiacchieramo Alessandra si accarezza le gambe. Quel gesto naturale con quei collant neri opachi, mi eccitano e mi viene subito duro, ma cerco di non darlo a vedere.
Intanto parliamo, recuperiamo gli anni passati, e, forse ingenuamente le dico "ho saputo che con tuo marito non va bene." Lei si fa subito fredda "è si. È da un po' che non andava più bene" si vede che non ha voglia di parlarne, soprattutto con me, che praticamente non vedeva da anni.
Con quella frase ho creato il gelo, e dopo un quarto d'ora, finiti i crodini, mi alzo per andarmene. Ce l'ho ancora duro, del resto lei è bellissima e le sue gambe sono eccitantissime, e alzandomi vedo lo sguardo di Alessandra finire diretto sul rigonfiamento che fa sui pantaloni.
"Ed è da un po' che non sto con un uomo" di colpo sembra cambiata, la vista del mio rigonfiamento sembra averla eccitata. Io sono impacciato e non so come comportarmi, ma per fortuna lei si "so che ti sono sempre piaciuta."
"Si vedeva?"
"Direi di si" e mi appoggia la mano sul pacco. Si gira e tiene il mio cazzo come fosse un manico. Mi porta in camera e mi spinge sul letto. Non posso far altro che caderci sopra e appoggiarmi sui gomiti per guardarla. Alessandra si sbattono la camicia, lasciandomi vedere il suo reggiseno nero. Poi apre la zip della gonna, lasciandosela cadere ai piedi. Quelli che pensavo essere collant sono in realtà autoreggenti, e adesso vedo anche le sue mutandine, sempre nere. Non potrei averlo più duro di così, mi sbottono la camicia e la tolgo. Alessandra si abbassa e mi slaccia i pantaloni, poi me li sfila.
Mi prende il cazzo e inizia a segarmi. La sua mano è fredda, e il mio cazzo bollente. Poi si avvicina e inizia a leccarlo guardandomi, poi lo ingoia completamente. Le metto una mano tra i capelli corvini e accompagn9 il suo movimento.
Poi si ferma, toglie le mutandine lasciandomi vedere la sua fighetta rasata e sale sul letto e mi si mette sopra a smorzacandela. Entro subito nella sua figa, e inizia subito a muoversi ritmicamente. La guardo, è veramente bellissima, e adesso la vedo godere su di me. Infilo le mani nel suo reggiseno e le palpo le belle tette.
Poi si alza e si corica sul fianco, guardandomi. Mi alzo e la tiro verso il bordo del letto e stando in piedi a terra, glielo metto di nuovo dentro. Mi aggrappo al suo seno e la tiro a me, spingendoglielo dentro ritmicamente. Mentre mi sto preparando a venire, le accarezzo le gambe fasciate dalle calze, e poi le vengo dentro, lei geme. Sto così per qualche istante, col mio cazzo nella sua figa calda, lei mi guarda e sorride soddisfatta mentre un po' di sborra le inizia colare. Quando lo tiro fuori ne esce molta altra e le cola sulla coscia.
Il mio sogno è realizzato, vedremo se potrà continuare.
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