L'amore di una spia 1/4
di
RunningRiot
genere
sentimentali
La conferenza è quasi alla fine, come quasi alla fine sono le domande del pubblico. Una ragazza all’estremità della prima fila si alza, chiede la parola. E’ una ragazza esile, piuttosto alta, con i capelli biondi legati in una coda che parte dalla cima della nuca. Un paio di occhialini da lettura celano parzialmente i suoi occhi azzurri a chi la guarda. Indossa un maglioncino rosa sotto il quale spuntano il colletto di una camicetta bianca e una collana etnica già ridicola di suo e per di più tarocca. Appare molto emozionata. Lo sa che Bashaar Hasan Al-Shammari, il relatore della conferenza, la star, l’ha notata. Le ha rivolto degli sguardi, alcuni dei quali molto insistiti. Lei ha sempre abbassato timidamente la testa. Adesso però è il suo turno di parlare.
"Vorrei sapere se il suo governo prenderà delle iniziative sulla tutela legale delle donne nel vostro Paese per superare le situazioni di oggettiva disuguaglianza più marcate", chiede la ragazza con voce incerta, tanto che dal fondo della sala qualcuno dice di non aver sentito. L'uomo ha sentito, invece, e risponde. Guardandola dritto negli occhi, mentre lei non riesce a sostenere lo sguardo e prende dei confusi appunti su un bloc notes. Alla fine non è quasi capace di ringraziare, si rifugia dietro un sorriso schivo e un cenno con la testa.
Un’ora dopo.
- Tu non dici più no? Tu non dici più “non qui”, uh? Non dici più?
- Non smetta, non smetta!
- Ti piace, vero? Ti piace?
- Sì, sì… ancora, ancora!
La ragazza dal maglione rosa è appoggiata con le mani sul ripiano di marmo di uno dei bagni dell’ambasciata. La gonna blu sollevata, collant e mutandine alle caviglie. La collanina etnica le ciondola dal collo. Il conferenziere la sta prendendo energicamente da dietro, schiacciandole i piccoli seni con le mani infilate dentro il bra. Ogni volta che affonda la ragazza geme un flebile “oh!”, e poiché gli affondi sono sempre più veloci anche gli “oh-oh-oh” della ragazza sono sempre più veloci. E’ così bagnata che il cazzo sembra pestare l’acqua in un mortaio. L’uomo la spinge in ginocchio, iniziando a segarsi davanti a lei e tenendole ferma la testa. La ragazza cerca di voltarsi ma una stretta più forte sui capelli la convince a desistere, emette un altro gemito, stavolta di dolore. Subito dopo, una raffica di tre spruzzi di sperma la raggiunge in volto lordandole, oltre al viso, gli occhialini e i capelli. L’uomo le offre il cazzo da succhiare e da ripulire. Lei cerca di voltare la testa ma ancora una volta non ha scampo. Con visibile disgusto è costretta ad ospitare nella sua bocca il cazzo, mentre una voce sopra di lei ripete affannosa “sharmoota, sharmoota”. La mossa successiva dell’uomo è raccogliere con un dito lo sperma che imbratta la biondina e costringerla a succhiarlo.
Quando il supplizio finisce la ragazza resta in ginocchio, con lo sguardo verso il pavimento. L’uomo dice “tu puttana”, lei scuote la testa in segno di diniego. Dice quasi piangendo “io non ho… non sono così”. Il conferenziere le dà sulla voce: “Tuo marito no vero uomo, tu cerchi vero uomo”. La ragazza fa ancora segno di no. Lui le stringe la mascella con una mano fino a farle male e ripete “tu cerchi vero uomo?” con il tono di chi ammette una sola risposta.
La risposta non arriva, la ragazza continua a guardare per terra sull’orlo delle lacrime. L’uomo si avvia verso la porta. “Vesti, esci in cinque minuti, chiamo io”.
La mattina dopo.
Annalisa entra nella stanza del capo del Caos, Cyber Agenzia Operativa per la Sicurezza, una struttura di intelligence antiterrorismo segreta e della cui esistenza sanno in pochissimi. E’ mascherata sotto le insegne di un centro di studi internazionali.
- Consigliere agganciato, capo - annuncia.
Annalisa è una dirigente superiore del Caos, specializzata nell’analisi dei dati e nel loro utilizzo sul contrasto al terrorismo. Il settore di sua competenza è quello islamico.
- Bene Annalisa, adesso ne sappiamo qualcosa di più?
- No, per ora non molto. E’ noto che la sua immagine pubblica mostra l'opposto di quel che è, signore. In linea con le posizioni aperturiste del suo governo, del resto. Si mostra moderatamente progressista e favorevole al dialogo con l'Occidente. Ho avuto modo di parlarci dopo la conferenza, facendo finta di volere approfondire con lui le questioni riguardanti la legislazione del suo Paese e i diritti delle donne. Ha delle idee prudenti ma tutto sommato molto avanzate, considerando la sua provenienza. Un fondamentalista terrorista del cazzo che fa il progressista, insomma. Idea semplice ma efficace.
- Ma tu sei sicura che sia lui?
- Io sì. Senta, la mia analisi dei dati porta a lui, solo a lui ed esclusivamente a lui.
- Però non abbiamo nessuna idea sui suoi canali di finanziamento né su quelli attraverso i quali sostiene gli agenti operativi. Conosciamo i suoi conti correnti, anche quelli cifrati, e sono quelli di un benestante, d'accordo, ma di sicuro non è in grado di finanziare una rete terroristica né tantomeno attentati.
- Tuttavia sappiamo che il nostro uomo è lui.
- Già. Tu cosa suggerisci?
- Oh, lo sa, io consiglio sempre prudenza. Se fosse per me lo porterei a fare un giretto in elicottero e lo lancerei in mare da un'altezza di due-tre chilometri, nel tratto di mare al largo di Santa Marinella, diciamo.
- Come mai proprio Santa Marinella?
- Perché sono stati avvistati degli squali bianchi, signore, sono noti per essere dei buongustai.
- Naah, non si può fare, Annalì. Mica è un aspirante martire che puoi prendere e mettere dentro una bara destinata al crematorio, è un diplomatico. Amico dell’emiro, braccio destro dell’ambasciatore e politico in ascesa nel suo Paese. La sua scomparsa sarebbe fonte di inenarrabili rotture di coglioni per il nostro governo. E da lì alle inenarrabili rotture di coglioni per me il passo è breve. E poi ci sono dei motivi etici, non possiamo mica ammazzarlo e poi scoprire che non c'entra un cazzo. Bisogna avere qualche prova tangibile prima di agire. Intendo bonifici, interlocuzioni con i suoi finanziatori e con le sue cellule. Devi stargli addosso e scoprire di più. Con te come è stato? Come si è comportato?
- Con me? Molto gentile, rispettoso. Direi integerrimo. Qualche scheletrino nell'armadio ce l'ha anche lui, a dire il vero, ma poca roba.
- Cioè?
- Cioè sappiamo che è sposato, non bigamo. Ma la moglie è rimasta al paesello, lui qui ha un'amante italiana.
- Chi è?
- Oh, una pulita, non c'entra un cazzo con le sue cose. Si chiama Penelope Rambaudi, una imprenditrice tessile. Frequenta la sua casa. Abbiamo qualche frame che li vede insieme ma nulla di più. Sono molto discreti, è ovvio, anche se pare che abbiano una ristretta cerchia di amici che sanno come stanno le cose.
- Come possiamo fare?
- Non lo so, signore. L'idea di fare la secchiona interessata alle sue cazzate è stata buona, almeno mi dà la scusa per ricontattarlo. Non ci resta che andare a vedere. L'ideale sarebbe entrare a far parte della sua conventicola, ma è difficile. Se avessi modo di conoscere la donna forse potrei farmela amica, ma bisogna fare un passo alla volta per non destare sospetti.
- Ok, tienimi informato. Ora scusami, ma devi andare. Aspetto tu-sai-chi e lo sai che non vuole essere visto da nessuno qui dentro.
- Sì, certo capo, le faccio sapere.
Annalisa si alza dalla poltroncina, facendo uno sforzo per occultare il crampetto che ha bussato alla sua porta, e guadagna l'uscita.
Mentre torna nel suo ufficio ripensa alle parole del capo. "Motivi etici", ripete sorridendo tra sé e sé. Quando è l'ultima volta che si è lasciata guidare da motivi etici? Ripensa al caso di Giovanni, il vecchio capo area di cui ha preso il posto, impazzito e liquidato da uno degli agenti del Caos. Ripensa alla vedova di Giovanni, Matilde, che si era portata in casa il suo amante, Giorgio. Ripensa alla telefonata alle tre di notte del suo operatore: "Capo, le ho mandato un link, dia un'occhiata". Dalla webcam nascosta le immagini di Giorgio riverso sul letto e di Matilde incaprettata che gridava aiuto. E che avrebbe fatalmente finito per strangolarsi da sola. "Mando qualcuno a liberarla? Credo che all'uomo sia preso un colpo". "No, lasciala crepare, mi renderà le cose più facili". E la notte seguente il sopralluogo, i corpi sul letto. L'ammirazione che Annalisa non era riuscita a reprimere per il cazzo di Giorgio, l'odore acido del vomito di Matilda, il jewel plug adagiato sul lenzuolo che l'uomo le aveva tolto mentre scopavano. "La vita certe volte è un'inculata, amica mia". La pulizia del computer di Giovanni e di quello della stessa Matilda, non si sa mai. La perquisizione. Motivi etici, eh? Dopo quell'operazione Annalisa era stata addirittura promossa. Ora che si trattava di politica saltavano fuori i motivi etici.
"Io quel figlio di puttana di Bashaar Hassan Al-Shammari lo voglio spellare vivo con le mie mani e poi fargli il bagno nell'acqua salata, altro che motivi etici". Tuttavia gli ordini sono ordini. "Bisogna trovare qualche prova e la troverò", pensa Annalisa sedendosi alla sua scrivania e avvertendo ancora una volta quel piacevole fastidio. Bisogna solo augurarsi di non arrivare troppo tardi.
Fa un breve recap degli avvenimenti. Non le piace incensarsi, ma deve ammettere a se stessa che l'operazione di aggancio di Al-Shammari è riuscita proprio bene. Farsi notare da lui, zompettargli dietro al termine della conferenza per pietire un colloquio privato, fermarsi a parlare, fargli domande sceme abbassando gli occhi con pudore ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Anche guardargli con insistenza la bocca mentre parlava era stata una bella idea. Certo, non poteva aspettarsi che dopo averle detto "le mostro io dov'è il bagno" lui ce la trascinasse dentro. Quello era stato un colpo di culo. Una cosa del genere se la sarebbe aspettata semmai in un secondo momento. E quindi aveva dovuto improvvisare. Opporsi ma non troppo, dire "no, cosa fa?" ma a bassa voce, lasciarsi baciare offrendo una più che superabile resistenza. Sospirare "no la prego" e lasciar cadere con studiata goffaggine il bloc notes con cui si proteggeva il seno per permettere alle sue mani di imperversarvi. Tirare fuori la lagna di quei ripetuti "per favore, per favore no" quando le sue dita si erano intrufolate dentro i collant e l'intimo e l'avevano trafitta trovandola già bagnata. Gemere di vergogna e di piacere davanti alle sue parole spietate "tu ha voglia di uomo". Piagnucolare "non qui, la scongiuro, non qui" mentre lui la faceva chinare sul ripiano del lavandino e le abbassava le calze e quelle ridicole mutandine rosa di un tipo che non metteva più da quando a comprargliele era sua madre. La parte più difficile era stata probabilmente miagolare i suoi "no" quando lui l'aveva penetrata e continuare a farlo contorcendosi mentre lui la possedeva. Poi, quando era diventato più sprezzante, aveva potuto lasciarsi andare un po' di più. "Tu non dici più no? Tu non dici più non qui?". Bashaar l'aveva scopata bene, con arrogante sicurezza e con una dotazione almeno dignitosa. E' un lato del suo lavoro che Annalisa considera piacevole. Non aveva invece messo in conto di essere spinta giù e dover fingere disgusto davanti agli spruzzi di sperma del diplomatico, né di dover resistere all'impulso di infilarsi il suo cazzo fino in fondo alla gola, peccato. "Sarà per un'altra volta", pensa Annalisa. Ha pochi dubbi sul fatto che il giusto mix di sottomissione, innocenza, vergogna e troiaggine latente farà impazzire Bashaar. Anche rimettersi la fede di quel coglione del suo quasi ex marito era stata una bella trovata. "Al momento giusto - si dice - la parte della giovane mogliettina insoddisfatta mi tornerà utile".
Ma a tutto questo ci penserà da domani mattina, almeno spera. Prende il telefono e invia un Whatsapp: "Che fai a pranzo, prof?". "E' da quel dì che non faccio più il prof... per quanto riguarda il pranzo, beh, fammi una proposta".
Mentre la porta si apre, Annalisa pensa sorridendo che se questa storia va avanti bisognerà farsi venire qualche idea per evitare il tracollo finanziario. Lui è sposato e a lei non va di portarlo a casa sua. E come se non bastasse a entrambi piacciono gli alberghi di lusso, come questo. Ferma le mani dell'uomo, che già sono corse a sbottonarle i jeans. Lo guarda mordendosi un labbro, con un sorriso. "Ho una sorpresa", dice. Prende una poltroncina Frau, di quelle classiche, rosse, e gli dice "siediti". Si inginocchia tra le sue gambe, compiaciuta di trovare davanti ai suoi occhi un pacco già gonfio. Si spoglia lentamente mentre lo succhia, sa che lui adora quel momento in cui glielo prende tutto in bocca e inizia il suo scivoloso e tranquillo su e giù lavorandolo di lingua. Lo ha sempre adorato. Come lei ha sempre adorato la sua mano che le accarezza i capelli e che accompagna con dolcezza il bocchino prima di diventare rapace e frenetica. L'ultimo a venire via è il perizoma di pizzo color petrolio. Annalisa alza lo sguardo, la testa di Lollo è reclinata all'indietro, come sempre quando è al massimo di questo piacere. "Guarda nello specchio...", gli sussurra leccando la punta del cazzo come fosse un gelato. L'uomo esita, poi è come se si risvegliasse di colpo. L'immagine riflessa gli restituisce la vista del piccolo e perfetto culo di Annalisa nel quale è incastonato il jewel plug prelevato accanto al cadavere di Matilde ("questo non ti serve più, vero?").
- Significa che oggi mi dai il culo? - domanda Lollo ridacchiando davanti a quella visione.
- Significa che adesso mi sborri in bocca e poi mi scopi con quell'affare infilato dentro di me - replica la ragazza - ho voglia di sentirti per bene.
- Ahahahahah... una volta me lo davi.
- Una volta era una volta...
Una volta era una volta. Otto anni fa, appena cominciata l'università. E appena cominciato quel corso di Economia aziendale lautamente pagato dai suoi presso un ateneo privato. Una volta era la sera del primo ditalino dedicato al giovane prof, l'uomo più affascinante che avesse conosciuto fino ad allora. E naturalmente una volta era la prima volta, quella frase pronunciata con un sorriso per nascondere l'imbarazzo e l'eccitazione mentre lasciava cadere la spallina del reggiseno: "Dunque sei uno di quei prof che si fanno le studentesse?". Per quasi un anno era stata la sua puttana. La puttana fissa, per meglio dire, perché altre occasionali ce ne erano, anche tra le sue compagne di corso. Annalisa ne aveva le prove. Però per quasi un anno era stata ad aspettare che i suoi "ti amo" fossero ricambiati. Invano, i sentimenti di lui erano un po' diversi. Annalisa li ingoiava, i suoi sentimenti, li accoglieva nella vagina, li riceveva nell'intestino. Finché un giorno una voce proprio dietro il suo orecchio le mormorò "non innamorarti di me, io non voglio legami". Del resto, il corso stava per finire.
Annalisa aveva pensato spesso a come sarebbe stata la sua vita. Sarebbe diventata lo stesso una data scientist? Forse sì. Sarebbe diventata lo stesso una spia, un'assassina? Sicuramente no. Lo pensa anche adesso che Lollo è tornato al lavoro e lei è rimasta bocconi sul letto a riprendersi. La stanza è pagata, tanto vale godersela. Si addormenta tirando le coperte sopra di sé e ricordando come tutto avesse preso una accelerazione straordinaria dopo che lui l'aveva mollata. Triennale e magistrale a tempi record, il matrimonio cotto e mangiato con Ivano, un suo compagno di corso sufficientemente ricco per consentirle una certa agiatezza ma troppo vacuo per riempirle la vita, l'arruolamento nella Agenzia, che scandagliava le università alla ricerca dei migliori talenti e li ingaggiava con stipendi inimmaginabili per un neolaureato o per una neolaureata. L'addestramento segreto in quella che scherzosamente chiamavano "la fabbrica degli spioni", i tradimenti coniugali sempre più frequenti e spesso assolutamente gratuiti e insensati, la storia con il suo professore di arabo che sosteneva che "le lingue si imparano a letto" ma poi adorava scoparla nella vasca da bagno profumata al gelsomino. I sei mesi di perfezionamento in Israele: la mattina quattro ore di cyber intelligence, il pomeriggio altre quattro ore di tecniche di neutralizzazione del nemico, la notte il grosso cazzo circonciso di Itzik, l'uomo che le aveva strappato il più bel complimento della sua vita, probabilmente: un "you bastard" ringhiato a denti stretti tra il lenzuolo e il cuscino. "Scopi come una sgualdrina", "perché sono una sgualdrina". E infine il ritorno in Italia, il lavoro, le pressioni. Risultati, risultati, risultati. Le canne fumate in allegria all'università che diventano coca, la coca che diventa crack. E naturalmente la prima volta: "Qui nessuno di noi può permettersi di non essere operativo, ora tocca a te". Lo sperma in bocca di quel ragazzo siriano, "ahi, cosa è?". "Scusa amore, l'anello". Scopare con uno che sai che non si sveglierà la mattina, sentire i suoi spasmi nel letto, vedere la bava alla bocca e gli occhi dilatati che cercano aiuto. Non sentire assolutamente niente, né rimorso né soddisfazione. Scostarsi per evitare che l'urina del ragazzo ti bagni.
Ordina la cena in camera. Si concede un bagno caldo curiosa di sapere chi gliela porterà. Si fa due canne mentre è nell'acqua e gioca con il plug. Quando bussano alla porta è in accappatoio, va ad aprire. A spingere il carrello è una cameriera, né brutta né bella, anonima. Rimane paralizzata a vedere quella ragazza senza niente addosso che va verso la borsa, si china, le mostra quel gioiello incastonato nel sedere e torna con due biglietti da cinquanta. "Tra un'ora manda su qualcuno a prendere il carrello. Se vieni tu va bene lo stesso, ma se torni devi restare". Un'ora dopo invece sale un ragazzo, quasi fulminato dal trovarsi una come lei, nuda e pronta. Il ragazzo non è male, anche se ad Annalisa sarebbe andato bene chiunque. Tanto poi, da domattina, ci si mette sul serio al lavoro.
- Pensavi fossi un troione, vero? – chiede Annalisa.
- Onestamente sì. Cristina me l'aveva detto che eri figa ma non ci credevo.
- Come ti chiami?
- Mirko.
- Bene Mirko, ce l'hai la ragazza?
- Sì.
- Ti fa fare tutto? - domanda Annalisa accarezzando l'eccitazione nel pacco del ragazzo.
- Dipende, non tutto.
- Con me puoi fare tutto quello che ti passa per la testa, invece. L'importante è che tu mi faccia male, ci siamo capiti?
1. CONTINUA
"Vorrei sapere se il suo governo prenderà delle iniziative sulla tutela legale delle donne nel vostro Paese per superare le situazioni di oggettiva disuguaglianza più marcate", chiede la ragazza con voce incerta, tanto che dal fondo della sala qualcuno dice di non aver sentito. L'uomo ha sentito, invece, e risponde. Guardandola dritto negli occhi, mentre lei non riesce a sostenere lo sguardo e prende dei confusi appunti su un bloc notes. Alla fine non è quasi capace di ringraziare, si rifugia dietro un sorriso schivo e un cenno con la testa.
Un’ora dopo.
- Tu non dici più no? Tu non dici più “non qui”, uh? Non dici più?
- Non smetta, non smetta!
- Ti piace, vero? Ti piace?
- Sì, sì… ancora, ancora!
La ragazza dal maglione rosa è appoggiata con le mani sul ripiano di marmo di uno dei bagni dell’ambasciata. La gonna blu sollevata, collant e mutandine alle caviglie. La collanina etnica le ciondola dal collo. Il conferenziere la sta prendendo energicamente da dietro, schiacciandole i piccoli seni con le mani infilate dentro il bra. Ogni volta che affonda la ragazza geme un flebile “oh!”, e poiché gli affondi sono sempre più veloci anche gli “oh-oh-oh” della ragazza sono sempre più veloci. E’ così bagnata che il cazzo sembra pestare l’acqua in un mortaio. L’uomo la spinge in ginocchio, iniziando a segarsi davanti a lei e tenendole ferma la testa. La ragazza cerca di voltarsi ma una stretta più forte sui capelli la convince a desistere, emette un altro gemito, stavolta di dolore. Subito dopo, una raffica di tre spruzzi di sperma la raggiunge in volto lordandole, oltre al viso, gli occhialini e i capelli. L’uomo le offre il cazzo da succhiare e da ripulire. Lei cerca di voltare la testa ma ancora una volta non ha scampo. Con visibile disgusto è costretta ad ospitare nella sua bocca il cazzo, mentre una voce sopra di lei ripete affannosa “sharmoota, sharmoota”. La mossa successiva dell’uomo è raccogliere con un dito lo sperma che imbratta la biondina e costringerla a succhiarlo.
Quando il supplizio finisce la ragazza resta in ginocchio, con lo sguardo verso il pavimento. L’uomo dice “tu puttana”, lei scuote la testa in segno di diniego. Dice quasi piangendo “io non ho… non sono così”. Il conferenziere le dà sulla voce: “Tuo marito no vero uomo, tu cerchi vero uomo”. La ragazza fa ancora segno di no. Lui le stringe la mascella con una mano fino a farle male e ripete “tu cerchi vero uomo?” con il tono di chi ammette una sola risposta.
La risposta non arriva, la ragazza continua a guardare per terra sull’orlo delle lacrime. L’uomo si avvia verso la porta. “Vesti, esci in cinque minuti, chiamo io”.
La mattina dopo.
Annalisa entra nella stanza del capo del Caos, Cyber Agenzia Operativa per la Sicurezza, una struttura di intelligence antiterrorismo segreta e della cui esistenza sanno in pochissimi. E’ mascherata sotto le insegne di un centro di studi internazionali.
- Consigliere agganciato, capo - annuncia.
Annalisa è una dirigente superiore del Caos, specializzata nell’analisi dei dati e nel loro utilizzo sul contrasto al terrorismo. Il settore di sua competenza è quello islamico.
- Bene Annalisa, adesso ne sappiamo qualcosa di più?
- No, per ora non molto. E’ noto che la sua immagine pubblica mostra l'opposto di quel che è, signore. In linea con le posizioni aperturiste del suo governo, del resto. Si mostra moderatamente progressista e favorevole al dialogo con l'Occidente. Ho avuto modo di parlarci dopo la conferenza, facendo finta di volere approfondire con lui le questioni riguardanti la legislazione del suo Paese e i diritti delle donne. Ha delle idee prudenti ma tutto sommato molto avanzate, considerando la sua provenienza. Un fondamentalista terrorista del cazzo che fa il progressista, insomma. Idea semplice ma efficace.
- Ma tu sei sicura che sia lui?
- Io sì. Senta, la mia analisi dei dati porta a lui, solo a lui ed esclusivamente a lui.
- Però non abbiamo nessuna idea sui suoi canali di finanziamento né su quelli attraverso i quali sostiene gli agenti operativi. Conosciamo i suoi conti correnti, anche quelli cifrati, e sono quelli di un benestante, d'accordo, ma di sicuro non è in grado di finanziare una rete terroristica né tantomeno attentati.
- Tuttavia sappiamo che il nostro uomo è lui.
- Già. Tu cosa suggerisci?
- Oh, lo sa, io consiglio sempre prudenza. Se fosse per me lo porterei a fare un giretto in elicottero e lo lancerei in mare da un'altezza di due-tre chilometri, nel tratto di mare al largo di Santa Marinella, diciamo.
- Come mai proprio Santa Marinella?
- Perché sono stati avvistati degli squali bianchi, signore, sono noti per essere dei buongustai.
- Naah, non si può fare, Annalì. Mica è un aspirante martire che puoi prendere e mettere dentro una bara destinata al crematorio, è un diplomatico. Amico dell’emiro, braccio destro dell’ambasciatore e politico in ascesa nel suo Paese. La sua scomparsa sarebbe fonte di inenarrabili rotture di coglioni per il nostro governo. E da lì alle inenarrabili rotture di coglioni per me il passo è breve. E poi ci sono dei motivi etici, non possiamo mica ammazzarlo e poi scoprire che non c'entra un cazzo. Bisogna avere qualche prova tangibile prima di agire. Intendo bonifici, interlocuzioni con i suoi finanziatori e con le sue cellule. Devi stargli addosso e scoprire di più. Con te come è stato? Come si è comportato?
- Con me? Molto gentile, rispettoso. Direi integerrimo. Qualche scheletrino nell'armadio ce l'ha anche lui, a dire il vero, ma poca roba.
- Cioè?
- Cioè sappiamo che è sposato, non bigamo. Ma la moglie è rimasta al paesello, lui qui ha un'amante italiana.
- Chi è?
- Oh, una pulita, non c'entra un cazzo con le sue cose. Si chiama Penelope Rambaudi, una imprenditrice tessile. Frequenta la sua casa. Abbiamo qualche frame che li vede insieme ma nulla di più. Sono molto discreti, è ovvio, anche se pare che abbiano una ristretta cerchia di amici che sanno come stanno le cose.
- Come possiamo fare?
- Non lo so, signore. L'idea di fare la secchiona interessata alle sue cazzate è stata buona, almeno mi dà la scusa per ricontattarlo. Non ci resta che andare a vedere. L'ideale sarebbe entrare a far parte della sua conventicola, ma è difficile. Se avessi modo di conoscere la donna forse potrei farmela amica, ma bisogna fare un passo alla volta per non destare sospetti.
- Ok, tienimi informato. Ora scusami, ma devi andare. Aspetto tu-sai-chi e lo sai che non vuole essere visto da nessuno qui dentro.
- Sì, certo capo, le faccio sapere.
Annalisa si alza dalla poltroncina, facendo uno sforzo per occultare il crampetto che ha bussato alla sua porta, e guadagna l'uscita.
Mentre torna nel suo ufficio ripensa alle parole del capo. "Motivi etici", ripete sorridendo tra sé e sé. Quando è l'ultima volta che si è lasciata guidare da motivi etici? Ripensa al caso di Giovanni, il vecchio capo area di cui ha preso il posto, impazzito e liquidato da uno degli agenti del Caos. Ripensa alla vedova di Giovanni, Matilde, che si era portata in casa il suo amante, Giorgio. Ripensa alla telefonata alle tre di notte del suo operatore: "Capo, le ho mandato un link, dia un'occhiata". Dalla webcam nascosta le immagini di Giorgio riverso sul letto e di Matilde incaprettata che gridava aiuto. E che avrebbe fatalmente finito per strangolarsi da sola. "Mando qualcuno a liberarla? Credo che all'uomo sia preso un colpo". "No, lasciala crepare, mi renderà le cose più facili". E la notte seguente il sopralluogo, i corpi sul letto. L'ammirazione che Annalisa non era riuscita a reprimere per il cazzo di Giorgio, l'odore acido del vomito di Matilda, il jewel plug adagiato sul lenzuolo che l'uomo le aveva tolto mentre scopavano. "La vita certe volte è un'inculata, amica mia". La pulizia del computer di Giovanni e di quello della stessa Matilda, non si sa mai. La perquisizione. Motivi etici, eh? Dopo quell'operazione Annalisa era stata addirittura promossa. Ora che si trattava di politica saltavano fuori i motivi etici.
"Io quel figlio di puttana di Bashaar Hassan Al-Shammari lo voglio spellare vivo con le mie mani e poi fargli il bagno nell'acqua salata, altro che motivi etici". Tuttavia gli ordini sono ordini. "Bisogna trovare qualche prova e la troverò", pensa Annalisa sedendosi alla sua scrivania e avvertendo ancora una volta quel piacevole fastidio. Bisogna solo augurarsi di non arrivare troppo tardi.
Fa un breve recap degli avvenimenti. Non le piace incensarsi, ma deve ammettere a se stessa che l'operazione di aggancio di Al-Shammari è riuscita proprio bene. Farsi notare da lui, zompettargli dietro al termine della conferenza per pietire un colloquio privato, fermarsi a parlare, fargli domande sceme abbassando gli occhi con pudore ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Anche guardargli con insistenza la bocca mentre parlava era stata una bella idea. Certo, non poteva aspettarsi che dopo averle detto "le mostro io dov'è il bagno" lui ce la trascinasse dentro. Quello era stato un colpo di culo. Una cosa del genere se la sarebbe aspettata semmai in un secondo momento. E quindi aveva dovuto improvvisare. Opporsi ma non troppo, dire "no, cosa fa?" ma a bassa voce, lasciarsi baciare offrendo una più che superabile resistenza. Sospirare "no la prego" e lasciar cadere con studiata goffaggine il bloc notes con cui si proteggeva il seno per permettere alle sue mani di imperversarvi. Tirare fuori la lagna di quei ripetuti "per favore, per favore no" quando le sue dita si erano intrufolate dentro i collant e l'intimo e l'avevano trafitta trovandola già bagnata. Gemere di vergogna e di piacere davanti alle sue parole spietate "tu ha voglia di uomo". Piagnucolare "non qui, la scongiuro, non qui" mentre lui la faceva chinare sul ripiano del lavandino e le abbassava le calze e quelle ridicole mutandine rosa di un tipo che non metteva più da quando a comprargliele era sua madre. La parte più difficile era stata probabilmente miagolare i suoi "no" quando lui l'aveva penetrata e continuare a farlo contorcendosi mentre lui la possedeva. Poi, quando era diventato più sprezzante, aveva potuto lasciarsi andare un po' di più. "Tu non dici più no? Tu non dici più non qui?". Bashaar l'aveva scopata bene, con arrogante sicurezza e con una dotazione almeno dignitosa. E' un lato del suo lavoro che Annalisa considera piacevole. Non aveva invece messo in conto di essere spinta giù e dover fingere disgusto davanti agli spruzzi di sperma del diplomatico, né di dover resistere all'impulso di infilarsi il suo cazzo fino in fondo alla gola, peccato. "Sarà per un'altra volta", pensa Annalisa. Ha pochi dubbi sul fatto che il giusto mix di sottomissione, innocenza, vergogna e troiaggine latente farà impazzire Bashaar. Anche rimettersi la fede di quel coglione del suo quasi ex marito era stata una bella trovata. "Al momento giusto - si dice - la parte della giovane mogliettina insoddisfatta mi tornerà utile".
Ma a tutto questo ci penserà da domani mattina, almeno spera. Prende il telefono e invia un Whatsapp: "Che fai a pranzo, prof?". "E' da quel dì che non faccio più il prof... per quanto riguarda il pranzo, beh, fammi una proposta".
Mentre la porta si apre, Annalisa pensa sorridendo che se questa storia va avanti bisognerà farsi venire qualche idea per evitare il tracollo finanziario. Lui è sposato e a lei non va di portarlo a casa sua. E come se non bastasse a entrambi piacciono gli alberghi di lusso, come questo. Ferma le mani dell'uomo, che già sono corse a sbottonarle i jeans. Lo guarda mordendosi un labbro, con un sorriso. "Ho una sorpresa", dice. Prende una poltroncina Frau, di quelle classiche, rosse, e gli dice "siediti". Si inginocchia tra le sue gambe, compiaciuta di trovare davanti ai suoi occhi un pacco già gonfio. Si spoglia lentamente mentre lo succhia, sa che lui adora quel momento in cui glielo prende tutto in bocca e inizia il suo scivoloso e tranquillo su e giù lavorandolo di lingua. Lo ha sempre adorato. Come lei ha sempre adorato la sua mano che le accarezza i capelli e che accompagna con dolcezza il bocchino prima di diventare rapace e frenetica. L'ultimo a venire via è il perizoma di pizzo color petrolio. Annalisa alza lo sguardo, la testa di Lollo è reclinata all'indietro, come sempre quando è al massimo di questo piacere. "Guarda nello specchio...", gli sussurra leccando la punta del cazzo come fosse un gelato. L'uomo esita, poi è come se si risvegliasse di colpo. L'immagine riflessa gli restituisce la vista del piccolo e perfetto culo di Annalisa nel quale è incastonato il jewel plug prelevato accanto al cadavere di Matilde ("questo non ti serve più, vero?").
- Significa che oggi mi dai il culo? - domanda Lollo ridacchiando davanti a quella visione.
- Significa che adesso mi sborri in bocca e poi mi scopi con quell'affare infilato dentro di me - replica la ragazza - ho voglia di sentirti per bene.
- Ahahahahah... una volta me lo davi.
- Una volta era una volta...
Una volta era una volta. Otto anni fa, appena cominciata l'università. E appena cominciato quel corso di Economia aziendale lautamente pagato dai suoi presso un ateneo privato. Una volta era la sera del primo ditalino dedicato al giovane prof, l'uomo più affascinante che avesse conosciuto fino ad allora. E naturalmente una volta era la prima volta, quella frase pronunciata con un sorriso per nascondere l'imbarazzo e l'eccitazione mentre lasciava cadere la spallina del reggiseno: "Dunque sei uno di quei prof che si fanno le studentesse?". Per quasi un anno era stata la sua puttana. La puttana fissa, per meglio dire, perché altre occasionali ce ne erano, anche tra le sue compagne di corso. Annalisa ne aveva le prove. Però per quasi un anno era stata ad aspettare che i suoi "ti amo" fossero ricambiati. Invano, i sentimenti di lui erano un po' diversi. Annalisa li ingoiava, i suoi sentimenti, li accoglieva nella vagina, li riceveva nell'intestino. Finché un giorno una voce proprio dietro il suo orecchio le mormorò "non innamorarti di me, io non voglio legami". Del resto, il corso stava per finire.
Annalisa aveva pensato spesso a come sarebbe stata la sua vita. Sarebbe diventata lo stesso una data scientist? Forse sì. Sarebbe diventata lo stesso una spia, un'assassina? Sicuramente no. Lo pensa anche adesso che Lollo è tornato al lavoro e lei è rimasta bocconi sul letto a riprendersi. La stanza è pagata, tanto vale godersela. Si addormenta tirando le coperte sopra di sé e ricordando come tutto avesse preso una accelerazione straordinaria dopo che lui l'aveva mollata. Triennale e magistrale a tempi record, il matrimonio cotto e mangiato con Ivano, un suo compagno di corso sufficientemente ricco per consentirle una certa agiatezza ma troppo vacuo per riempirle la vita, l'arruolamento nella Agenzia, che scandagliava le università alla ricerca dei migliori talenti e li ingaggiava con stipendi inimmaginabili per un neolaureato o per una neolaureata. L'addestramento segreto in quella che scherzosamente chiamavano "la fabbrica degli spioni", i tradimenti coniugali sempre più frequenti e spesso assolutamente gratuiti e insensati, la storia con il suo professore di arabo che sosteneva che "le lingue si imparano a letto" ma poi adorava scoparla nella vasca da bagno profumata al gelsomino. I sei mesi di perfezionamento in Israele: la mattina quattro ore di cyber intelligence, il pomeriggio altre quattro ore di tecniche di neutralizzazione del nemico, la notte il grosso cazzo circonciso di Itzik, l'uomo che le aveva strappato il più bel complimento della sua vita, probabilmente: un "you bastard" ringhiato a denti stretti tra il lenzuolo e il cuscino. "Scopi come una sgualdrina", "perché sono una sgualdrina". E infine il ritorno in Italia, il lavoro, le pressioni. Risultati, risultati, risultati. Le canne fumate in allegria all'università che diventano coca, la coca che diventa crack. E naturalmente la prima volta: "Qui nessuno di noi può permettersi di non essere operativo, ora tocca a te". Lo sperma in bocca di quel ragazzo siriano, "ahi, cosa è?". "Scusa amore, l'anello". Scopare con uno che sai che non si sveglierà la mattina, sentire i suoi spasmi nel letto, vedere la bava alla bocca e gli occhi dilatati che cercano aiuto. Non sentire assolutamente niente, né rimorso né soddisfazione. Scostarsi per evitare che l'urina del ragazzo ti bagni.
Ordina la cena in camera. Si concede un bagno caldo curiosa di sapere chi gliela porterà. Si fa due canne mentre è nell'acqua e gioca con il plug. Quando bussano alla porta è in accappatoio, va ad aprire. A spingere il carrello è una cameriera, né brutta né bella, anonima. Rimane paralizzata a vedere quella ragazza senza niente addosso che va verso la borsa, si china, le mostra quel gioiello incastonato nel sedere e torna con due biglietti da cinquanta. "Tra un'ora manda su qualcuno a prendere il carrello. Se vieni tu va bene lo stesso, ma se torni devi restare". Un'ora dopo invece sale un ragazzo, quasi fulminato dal trovarsi una come lei, nuda e pronta. Il ragazzo non è male, anche se ad Annalisa sarebbe andato bene chiunque. Tanto poi, da domattina, ci si mette sul serio al lavoro.
- Pensavi fossi un troione, vero? – chiede Annalisa.
- Onestamente sì. Cristina me l'aveva detto che eri figa ma non ci credevo.
- Come ti chiami?
- Mirko.
- Bene Mirko, ce l'hai la ragazza?
- Sì.
- Ti fa fare tutto? - domanda Annalisa accarezzando l'eccitazione nel pacco del ragazzo.
- Dipende, non tutto.
- Con me puoi fare tutto quello che ti passa per la testa, invece. L'importante è che tu mi faccia male, ci siamo capiti?
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