13 - Il Ginecologo - Agnese
di
Ivofosco
genere
prime esperienze
L’ambulatorio era pieno e fra le pazienti che aspettavano in sala d’attesa c’era anche la signora Diletta che non aveva prenotato la visita.n
Mi chiamo Federico ginecologo quarantenne, single, instancabile sul lavoro che esercito sia in ospedale che nel mio studio privato.
Nonostante tutto il santo giorno non faccia altro che maneggiare vagine di tutti i tipi e di tutte le età la voglia di scopare è rimasta sempre quella che avevo quando ero ragazzo e che mi ha portato a scegliere questa specializzazione.
In studio mi aiuta Agnese, una ragazza che ho conosciuto quando era ancora un allieva infermiera e frequentava l’ospedale per il tirocinio in ginecologia. E’ molto carina, di carnagione scura, ha i capelli corvini, una 4 di seno che sta su da solo e, cosa fondamentale , un culo sodo che al confronto fa sfigurare anche le chiappe delle statue rinascimentali!
Fu lei a presentarsi quando frequentava l’ospedale chiedendomi timorosamente se avessi tempo per visitarla. Compresi immediatamente l’imbarazzo che avrebbe provato a mostrare la sua giovane topina a un numero imprecisato di specializzandi e tireocinanti perciò le dissi che l’avrei visitata gratuitamente nel mio studio e immediatamente un bagliore di luce illuminò i suoi occhi facendomi capire che avevo colto nel segno.
Ovviamente stavo già pregustando il fatto di farle l’ecografia transvaginale con la sonda che porto sempre dentro le mutande e fortunatamente le cose andarono proprio in quel modo.
La fortuna volle mettere in contatto il mio cazzo con la sua giovane e poco usata fichetta che fece uno sforzo notevole per adattarsi alle dimensioni del nuovo intruso certamente non ideali per una topina semivergine.
Durante la visita, non senza imbarazzo, mi disse che era stata sverginata da poco e dopo quella prima volta non aveva avuto più rapporti sessuali perchè il suo ragazzo, dopo averla stappata l’aveva lasciata.
Aveva notato, utilizzando l’assorbente, la presenza di alcuni frammenti di tessuto penzolanti all’interno della vagina e si era preoccupata.
Dopo aver esaminato quella meraviglia di topina giovane e invitante la rassicurai dicendo che quella roba che vedeva fuoriuscire dalla vagina quandi si sfilava l’assorbente altro non erano che residui dell'imene.
Le feci scegliere la terapia: avrei potuto taglarli usando pinza e forbici oppure potevo portare a termine lo sverginamento in maniera naturale.
Ovviamente ebbe la meglio il fascino del medico e pinza e forbici rimasero al loro posto.
Dopo averla scopata per più di mezz'ora limandole per bene la fica, ogni traccia dell'imene era scomparsa.
Le somministrai una lavanda vaginale e le prescrissi degli ovuli antinfiammatori per lenire l’irritazione provocata dal brusco rapporto al quale l’avevo sottoposta.
Non potevo farmi scappare un gioiellino simile e appena si laureò l’assunsi immediatamente facendo il migliore affare della mia vita. Ora lavora a tempo pieno nel mio studio; la mattina mette in ordine l’ambulatorio e risponde al telefono, il pomeriggio mi aiuta con le visite e, quando percepisce che ho il cazzo in erezione si prodiga a rimetterlo a riposo utilizzando tutti i mezzi che madre natura le ha messo a disposizione.
Non conviviamo, abita ancora con i suoi genitori che giustamente non vedono di buon occhio una relazione con un uomo più grande di vent’anni e io, nonostante le sue insistenze, concordo pienamente con loro.
Agnese ha capito da tempo che sono un porco e che mi eccitano le maialate e fa di tutto per assecondare le mie perversioni.
Ovviamente per farle accettare tutto questo e per farla diventare una brava puttanella ho dovuto faticare non poco.
Le ho svelato tutto ciò che un uomo pretende e si aspetta da un pompino e adesso riesce a farselo arrivare in gola senza vomitare. L'ho scopata in tutti i modi e in tutte le posizioni. La costringo a masturbarmi mentre visito le pazienti protetto dal telino che impedisce alle pazienti di essere viste per garantirle un minimo di privacy.
La costringo a non mettere l’intimo sotto il camice o sotto la tuta per essere sempre pronta a farsi penetrare in ogni momento. Spesso tra una paziente e l’altra le abbasso i calzoni e le somministro quattro o cinque infilate di cazzo solo per tenere alta l’eccitazione e farmi arrapare maggiormente con la successiva paziente.
La cosa più difficile e stata convincerla a prenderlo in culo perchè proprio non ne voleva sapere. Ho tentato in tutti i modi ma, con le buone, non c’è stato niente da fare. Il culo è sempre rimasto off-limits. Sono dovuto ricorrere all’inganno e alla violenza per riuscie a infilarglielo nel sedere e adesso vi racconterò come riuscii a sverginarle il culo.
Quel giorno non lavoravamo, avevamo bevuto e decidemmo di fare sesso in ambulatorio. Terminati i preliminari la feci stendere prona sul lettino e abbassai la parte terminale: in un attimo si ritrovo piegata a 90° con i piedi in terra.
L’eccitazione suscitata dalla visione di quel culo completamente esposto mi eccitò a tal punto che iniziai subito a fotterla.
Mentre la scopavo, cercavo di infilarle un dito in culo. Era chiaro che non gradiva l'intrusione e nonostante mi chiedesse di smetterla continuavo imperterrito a forzarle il buco. Quando il pollice che le tenevo infilato dentro smise di darle fastidio capii che era pronta per essere penetrata con due dita.
Strillando cercò di alzarsi ma fui lesto a rimetterla in posizione spingendola giù con una mano. Aumentai il ritmo della scopata con la speranza di farla calmare ma visto che continuava a lamentarsi le sussurrai accarezzandola:
-Se proprio ti fanno male adesso le sfilo.
-Grazie fai il bravo e pensa a scopare.
Sfilando le dita mi accorsi che l'ano era rilassato; Agnese, pensando che il tormento fosse finito, aveva smesso di stringere lo sfintere e decisi di approfittare di questo momento per compiere la bastardata che dalla notte dei tempi si utilizza per rompere il culo alle verginelle.
Feci cadere del gel sull’ano mentre il cazzo entrava e usciva lentamente dalla fica lasciandola disabitata per qualche secondo. Dopo un po’ di questo dentro e fuori, impugnando il cazzo con una mano e separando le chiappe con l'altra, indirizzai la cappella sul buco e spinsi violentemente.
-AHIAAAAAAAAAAAAA! PORCA TROIAAAAAAAA! CHE DOLORE TREMENDO!
La cappella aveva superato lo sfintere piantandosi nel culo.
-Esci immediatamente brutto porco maledetto! Mi uccidi, mi rompi! - urlava cercando di alzare il busto per evitare l’inculata.
Sembrava avesse preso la scossa! Non potendo fuggire in avanti agitava convulsamente braccia e gambe pur di non essere sodomizzata. Non ne voleva sapere di lasciarsi inculare buona buona, sembrava una cavalla imbizzarrita, si contorceva come una molla, si dimenava cercando di girarsi sul fianco per sottrarsi al cazzo che l’arpionava dolorosamente nel culo.
Muggiva come una vacca al macello e dovetti usare tutta la forza per tenerle il cazzo infilzato nel culo e le tette e la pancia ben appiattite contro il lettino.
- Mi fa maaaaale! Mi stai squartando, fermati!
Rimasi in silenzio anche perché qualunque cosa avessi detto sarebbe stata coperta dalle sue grida.
-Farò tutto quello che vuoi ma questo no, non farlo! -Gridava-.
Agitarsi non fece che peggiorare la situazione, i suoi movimenti non fecero altro che far avanzare ancora di più il cazzo nel retto.
Piangeva e singhiozzava e molte parole venivano troncate dai gemiti.
- Agnese calmati che il dolore tra poco passa, il più è fatto!
- Sei uno stronzo, ti avevo detto che non volevo!
- Perché mi vuoi privare di godermi questa meraviglia?
- Perché mi fa male, mi sento strappare le viscere, AHIAAAA!
- Ormai sono dentro cerca di rilassarti perché lo sfilerò soltanto dopo aver goduto.
-AHIAAA!,... AIUTO!,... SFILALO TI PREGO!
-Smettila di frignare! Se vuoi che la nostra relazione vada avanti devi rassegnarti e lasciarmi fare; questa è solo la tua prima inculata e ti assicuro non sarà l'ultima, vedrai che le prossime volte sarà meno doloroso e comincerai anche a provare piacere.
- Vaffanculo! Sei uno stronzo e stai sicuro che questa sarà la prima e ultima volta che mi freghi!
Intanto i minuti passavano e l'ano si stava abituando all'ospite indesiderato.
Con voce calma e con fare professionale cercai di calmarla dicendole che era prassi comune sentire dolore e che fra poco l'ano si sarebbe dilatato e che le conveniva spingere in fuori come se stesso defecando.
- Ma perché mi fai questo?
- Perché vado matto per il culo e il tuo con queste chiappette sode è un capolavoro. Ti confesso che la voglia di incularti mi è venuta fin dal primo giorno che ti ho visto in corsia e adesso sto finalmente realizzando il mio sogno!
- Sei un porco...
- Si,... e tu sei una rotta in culo!
- Va bene visto che non riesco a farti cambiare idea sbrigati a venire perché questo coso infilato dietro mi sta facendo vedere le stelle.
- D'accordo ma guarda che stiamo solo all'inizio.
- Che vuoi dre?
- Dico che per iniziare a scopartelo devo prima infilarlo tutto quanto nel sederino!
Rimase perplessa a quelle parole, portandosi una mano dietro si rese conto che quasi la metà non era ancora entrata.
- Noooo,... non può essere ce n'è ancora tanto fuori! Ti prego accontentati mi uccideresti!
- Non essere sciocca, non è mai morta nessuna per averlo preso in culo!
- Ti prego non farlo… non farmi soffrire ancora di più… mi stai spaccando… ti prego… fa male… mi sento in fiamme… brucia… brucia… già così mi sta andando a fuoco… non andare più a fondo!
Decisi che ormai avevo atteso anche troppo, l'ano si era abituato e dovevo compiere il passo successivo. Agnese si era calmata, sembrava rassegnata al suo destino.
Come un condannato aspetta il colpo della mannaia, così lei aspettava il colpo con cui l’avrei infilzata completamente.
Massaggiandole il collo sfilai l’uccello stando bene attento a non farlo uscire.
Quando le rimase dentro solo la cappella mi fermai per prepararmi alla stoccata finale. Tenendola saldamente per le spalle le affibbiai un violento colpo di reni che in un lampo le fece entrare il cazzo fino alle palle.
-AHIAAAAAAA!... AUUUUUUUUUU!… CAZZO CHE DOLOREEEEEEEEEEE!
- Ok, adesso si che l’hai preso tutto! Preparati e fatti coraggio che adesso ti faccio il culo!
Strillava come un’aquila mentre scorrazzavo nel suo culo e, per paura che qualcuno sentisse le sue grida, le misi in bocca un’agendina di pelle:
-Mordi questa così eviterai di mettere in allarme tutto il palazzo!
Confesso che conservo ancora l'agendina con le impronte dei suoi denti.
Agnese sentiva le parteti del retto infiammato strapparsi come a volerlo seguire quando lui si ritraeva per poi, ad ogni successivo affondo, sentirlo arrivare in fondo sl budello raggiungendo, se mai fisse possibile, profondità sempre maggiori.
Con l’agenda fra i denti le urla e le maledizioni diventarono mugugni incoprensibili.
Per renderle meno dolorosa l’inculata ogni tanto spremevo del gel fra le chiappe per lubrificarla ma lo sfintere continuava a stringere mandandomi in estasi.
Mentre l’inculavo la sculacciavo con forza per farla stare ferma facendola incazzare ancora di più.
- BASTA,... TI PREGO!... NON NE POSSO PIU'!… BRUCIA!
Più si lamentava e più la sculacciavo.
Purtroppo il piacere fisico che provavo nell’inchiappettarla unito al pensiero di essere stato il primo a deflorarle l’ano mi fecero montare l’orgasmo e venni prima di quanto avessi desiderato.
Con quattro colpi le venni nel retto.
- VENGO,... SIIIIIII,... ECCOOOOOO!
L’orgasmo mise fine al suo tormento e appena finii di sborrare lo sfilai osservarndo il risultato della sodomia.
Il buchetto non era più un tenero bocciolo ancora chiuso ma era improvvisamente sbocciato mettendo in mostra i petali vermigli: in maniera meno poetica aveva una caverna arrossata al posto dell’ano.
Pensai bene che non era ancora pronta a prenderlo in bocca e per ripulirlo usai un fazzoletto di carta. Fortunatamente non c’erano tracce di escrementi ne sul cazzo ne sullo sfintere che, rimanendo aperto, stava facendo colare lo sperma sulle cosce.
Il momento peggiore dopo una sodomia eseguita in questo modo a tradimento e con violenza è sempre quando la vittima ti guarda negli occhi. Solo allora puoi capire se prevale il sentimento di odio o di rassegnazione. Agnese piangeva e abbracciandomi disse:
- Perché mi hai fatto questo, era proprio necessario?
Consolandola e asciugandole le lacrime risposi:
- Certo che era necessario, se non avessi fatto così non ti saresti mai fatta inculare.
- Ma mi hai fatto un male cane, ho il culo in fiamme e ho anche la sensazione di fare la cacca!
- E normale, la prima volta è sempre dolorosa e quella sensazione di dover andare in bagno che provi si chiama tenesmo, vedrai che presto passerà. Ora fammi dare un occhiata a questo bel culetto che da oggi è entrato ufficialmente in attività.
La distesi sul lettino pulendo la zona perianale con soluzione fisiologica. Dallo sfintere rimasto beante usvivano ancora residui di sperma e gel. Per ripulirla internamente le somministrai un piccolo enteroclisma usando una paio di lavande vaginali e la mandai a evacuare. Quando tornò vidi che camminava lentamente e a gambe larghe.
Per completare il racconto di come vinsi la resistenza dello sfintere devo accennare a quello che successe il giorno seguente.
Agnese mi teneva il broncio, era ancora traumatizzata dalla violenza con cui le ero entrato nel culo e a giudicare dal fatto che non riusciva a stare seduta dovevo proprio averglielo rotto.
Approfittai della mia posizione di medico per rifilarle in maniera scientifica alcune colossali cazzate.
- Vedi Agnese devo sodomizzarti al più presto altrimenti tutta la fatica fatta per dilatare lo sfintere non sarà servita a niente. Non dobbiamo dargli il tempo di richiudersi: il tuo culo si deve abituare.
- Perchè vuoi farmi soffrire ancora? Scopami normalmente come fanno tutte le persone normali!
- Te l'ho detto, mi piace godere nel buco stretto e non vedo perché dovrei privarmi del piacere di inchiappettarti. Ne andrebbe della mia reputazione di sodomita; devi sapere che ho fatto il culo a tutte le donne con cui sono stato.
- Non cI credo che tutte quelle che sono state con te hanno dovuto subire questa tortura!
- Credi pure quello che vuoi…
- Anche a Roberta hai fatto il culo?
- Ti riferisce a Roberta la specializzanda del 3° anno? Che ne sai che ho avuto una relazione con lei?
- In reparto eravate i protagonisti indiscussi di Radio Serva.
- Posso immaginarlo, in ospedale il pettegolezzo viene prima dell’ordine di servizio e farsi i cazzi propri tra un po’ sarà vietato anche dalla Direzione Sanitaria.
- Allora te la sei fatta o no quella snob con la puzza sotto il naso?
- È inutile dirti di farti i cazzi tuoi perchè so già che non mi darai tregua e, visto che devo farmi perdonare per averti sverginato il sedere in quel modo, verrò meno ai miei principi confermandoti le dicerie su Roberta. Lo confesso io e Roberta avevamo una relazione o se preferisci me la sono fatta!
- Non posso credere che un’altezzosa e schizzinosa come lei si sia fatta fare il culo da te!
- Ti ripeto: pensa pure quello che vuoi…
- Come sei riuscito a convincere la dottoressa “io ce l’ho orizzontale” a farsi sodomizzare? Hai violentato anche lei?
-In un certo senso si, ma ho usato un altro tipo di violenza.
Devi sapere che la massima ambizione di tutti gli specializzandi è quella di lavorare in sala operatoria per imparare a operare. Roberta purtroppo veniva da sei mesi di frequenza con il Dr. Proietti che non l'aveva mai fatta entrare in sala operatoria relegandola in ambulatorio e in corsia. I successivi sei mesi li aveva trascorsi con la Dr.ssa Baldinelli che è una a cui non piace lavorare con le donne e dunque anche con lei non ha fatto altro che compilare cartelle cliniche e eseguire Pap Test. Quando è arrivato il mio turno di averla come specializzanda, ho fatto circolare la voce che non sono insensibile al fascino femminile e che non disdegno mai una bella scopata che il più delle volte rappresenta il lasciapassare per la sala.
Per convincerla ulteriormente ho fatto in modo che la seconda specializzanda del 3° anno, che insieme a lei sarebbe stata sotto la mia tutela per i mesi seguenti, fosse quel pezzo di gnocca di Vittoria che, sempre secondo Radio Serva, in due anni si è scopata tutti i maschi del reparto e forse anche il Primario.
- Che gran bastardo che sei stato, sono proprio curiosa di sapere come hai fatto per convincerla.
- In verità è stato più facile del previsto. Le persone non accettano mai la realtà per quello che è ma preferiscono credere a quello che pensano sia la realtà. E’ stato sufficiente mandarla una settimana di flia in ambulatorio mentre in sala operatoria mi facevo aiutare da Vittoria che è subito scattata l’invidia e la competizione tra colleghe e Roberta ha capito che se voleva raggiungere l’obiettivo che si sera prefissata doveva darsi da fare gettandosi nella mischia senza perdere altro tempo.
Così, senza muovere un dito, la prima volta che abbiamo fatto il turno di notte insieme, mi sono ritrovato le sue labbra sulla cappella senza nemmeno accorgermene.
- Hai capito la santarellina...
- Successivamente è bastato farle credere che Vittoria concedeva molto di piu di un semplice pompino, per convincerla a aprire le cosce. Così dopo un mese di pompini e trombate, utilizzando sempre lo stesso metodo, le ho fatto capire che volevo provare anche l’altro buco. Purtroppo da quella parte era vergine e impiegai un sacco di tempo per convincerla a darmelo. Sebbene avesse accettata l’idea non si decideva mai e ogni volta che ci provavo si ritraeva. Era chiaro che per sodomizzarla l’avrei dovuta sverginare senza chiederle il permesso.
Feci proprio così: mentre la scopavo da dietro con lei appoggiata sul bracciolo del divano aspettai che raggiungesse l’orgasmo e nel momento dell’estasi uscii dalla fica e glielo misi nel culo.
Non ti dico gli urli che ha fatto e quanto ho dovuto faticare per tenerla ferma; strillava e si agitava nella speranza di sfilarlo ma ormai la cappella era entrata e, nonostante si divincolasse come un pesce preso all’amo, tutti i suoi movimenti non facevano altro che far avanzare il cazzo in quelle morbide chiappette.
-AHIAAA,… BRUTTO STRONZO,… PIANO AHIAAA,… SONO VERGINE!
La sculacciavo per cercare di calmarla.
-Ecco fatto, così non sei più vergine e ti sei tolta l’impiccio.
La poveretta continuava a scalpitare perché non aveva nessuna intenzione di starsene buona buona a farsi inculare. Aspettò di averlo tutto quanto nel sedere prima di rendersi conto che ormai non c’era più niente da fare: il suo culo era andato irrimediabilmente.
Smise di agitarsi, grossi lacrimoni le uscirono dagli occhi e piangendo si rassegnò al suo destino. Ero riuscito a profanarle il buchetto e con la spada piantata fino all’elsa mi apprestavo a farle il culo.
Non ti dico che goduria per me e che supplizio per lei è stato incularla. Una volta preso possesso ho iniziato a spadroneggiare entrando e uscendo dal buco godendo della stretta dello sfintere che fino all’ultimo cercava di opporsi per resistere all’intrusione. Resistenza vana perché come tutti i buchi vergini, anche il suo alla fine è capitolato e si è rotto
Con Roberta però mi sono comportato malissimo perché, pur sapendo quanto soffrisse la sodomia, non le ho dato tregua. Dopo averla sverginata non ho fatto passare giorno senza incularla. In un modo o nell’altro trovavo sempre il tempo per inchiappettarla. Ogni scusa era buona per farla venire nel mio studio e per farla incazzare la mandavo a cercare dalla sua rivale Vittoria e volevo che fosse proprio lei a accompagnarla in maniera che capisse che se si fosse rifiutata, c’era chi non vedeva l’ora di prendere il suo posto: Vittoria non si faceva nessuno scrupolo a mettere in mostra il suo fondoschiena per far intendere che all’occorrenza era sempre pronto e disponibile.
Roberta invece la detestava e si faceva prendere dal panico non appena intuiva che volevo sodomizzarla. Iniziava a sproloquiare cercando mille scuse per non subirla. La poverina non immaginava neanche che così facendo mi istigava a profanare quel culetto ribelle.
La facevo discorrere ascoltandola come se stessi valutando le alternative proposte ma alla fine, con fermezza, le dicevo:
- Finiscila con queste cazzate e smettila di piagnucolare che abbiamo poco tempo; mentre ti prepari passami il gel che lo ungo così è più facile infilarlo e non mi fai tribolare. Prima ti sbrighi a prenderlo e prima ci spicciamo quindi fai la brava e collabora.
Dopo le prime volte si era rassegnata e, ben sapendo quello che l'aspettava, per renderla meno dolorosa portava sempre con se le bustine di gel ecografico da usare come lubrificante.
Fino all’ultimo cercava di farmi desistere ma, incurante delle sue preghiere, la mettevo a 90° sulla scrivania e lentamente le facevo scivolare in basso i pantaloni della divisa calandole a mezza coscia le mutandine. Posizionata in questo modo il culo era veramente uno spettacolo! Le spremevo il gel in mezzo alle chiappe e iniziavo a spalmarlo sul buco facendolo entrare anche dentro. Per dilatarlo forzavo l’ano prima con un dito e poi all’inserimento del secondo iniziavano gli…
-Ahia, ahi,…piano…
Senza perdere tempo, ignorando i suoi:
- Non farlo mi fai male… usa la fica -
Oppure:
- Ti prego metti dentro solo la punta non infilarlo tutto…-
Premevo con la cappella e con un deciso e violento colpo di reni...
- AHIAAAAAAA,... CHE DOLORE ATROCE,... NOOOOOO!
Glielo infilavo nel sedere.
-Ahioooo! Fermo! Esci! Nooooo! Mi fa maleeee!
La poveretta non riusciva proprio a sopportarlo iniziando a strillare e a scalciare.
Se non avessi fatto così avrei perso mezz’ora solo per far entrare la cappella.
Con la prima stoccata dovevo infilzarla bene e stare pronto con le mani a tenerla giù per non farle alzare il busto.
Il difficile era farglielo prendere tutto: dovevo tenerla inchiodata alla scrivania per non farla sculare continuando a spingere per farlo entrare sempre più a fondo.
-Coraggio fai la brava…, allarga le chiappe e fallo entrare…, lo sai che devi prenderlo tutto, se stringi è peggio!
Arrivato alla fine mi fermavo e, nell'attesa che si calmasse, rimanevo immobile a godermi le contrazioni dello sfintere. Non appena smetteva di lamentarsi iniziavo a farle il culo facendola di nuovo soffrire. Non so quante volte avrà detto: “sfilalo ti prego”, “brucia da morire”, “mi fa male”!
Nonostante il gel la facevo sempre piangere. Si agitava convulsamente in preda al dolore perché l’ano, sebbene sverginato è sempre rimasto tonico, ostinandosi a non farlo entrare continuando a stringere; come l’ultimo giapponese rimasto sull'isola non voleva arrendersi!
Ogni volta era come se fosse la prima volta; dovevo tapparle la bocca per tacitarla.
Mentre l'inculavo, se squillava il telefono, la facevo pure rispondere stando ben attento a non sfilarlo. Se era la caposala che richiedeva la mia presenza in corsia mi divertivo a darle dei colpi all'improvviso per farle tremare la voce e, se vedevo che la cosa andava per le lunghe, riprendevo a inchiappettarla per farle capire che doveva terminare la conversazione.
Non che le piacesse prenderlo nel culo, ma la cosa che proprio non sopportava e la faceva incazzare era quando mi divertivo a sfilarlo per poi rimetterlo dentro di colpo, oppure quando aumentavo improvvisamente la potenza e la velocità dei colpi.
-AHIAAAAA! SMETTILA DI FARE COSÌ! MI SPACCHI!
Fregandomene delle sue grida continuavo a fotterla e mi fermavo solo dopo aver sborrato nel retto.
Con la scusa che ci stavano aspettando le tiravo su le mutande e i pantaloni e senza nemmeno mandarla in bagno la portavo con me in corsia.
Non riusciva a camminare bene e sorridevo vedendola camminare a gambe larghe per il bruciore. Le si leggeva in volto il fastidio che provava nel dover visitare le pazienti con il culo dolorante e pieno di sperma.
Fra qualche anno, se arriverà a occupare il mio posto, ripensando a tutte le inculate che ha dovuto prendere, potrà ben dire ai suoi allievi di essersi fatta il culo durante la specializzazione!
- Adesso che so cosa le hai fatto mi fa quasi pena... prenderlo in quel posto tutti i giorni non deve essere stato facile, sai che dolore…
Ecco perché una mattina in medicheria appena ha appoggiato il sedere sulla sedia ha urlato. Si giustificò dicendo che aveva urtato il ginocchio contro la gamba del tavolino.
- Ti ricordi quando è successo?
- Penso fosse la vigilia di Ferragosto.
- Ci credo che non poteva sedersi, glielo avevo appena sverginato! Le ho rotto il culo la notte del 13 agosto e per fortuna quella notte c’era la sala travaglio piena con due pazienti che urlavano in sala parto altrimenti le sue urla mi avrebbero messo nei casini.
Vedi con te devo fare lo stesso, se non ti abitui a prenderlo poi si deve ricominciare tutto da capo.
- Scordatelo che mi fa ancora male.
- Se non vuoi prendere il cazzo lascia che almeno ti inserisca un dilatatore che impedisca all'ano di richiudersi.
- E che roba sarebbe quella che vuoi infilarmi nel sedere?
Tirai fuori dal cassetto un Plug anale che avevo comprato apposta per lei abbastanza piccolo con un diametro massimo di circa due centimetri. Rassicurata dalle dimensioni del fallo accettò e per farmi contento si tolse il camice restando in reggiseno e perizoma che in un attimo finì sulla sedia. Per eccitarla un po' mi feci fare un pompino mentre con la mano la sditalinavo. Quando sentii che la vagina si stava bagnando dissi:
- Fai la brava e mettiti in posizione.
Stava per mettersi a pancia sotto quando le proposi di assumere la posizione ginecologica. Da grande bastardo quale sono le facevo tenere in mano il Plug in modo che si convincesse che fosse quello che le avrei inserito nel sedere. Non appena appoggiò le gambe sui cosciali le bloccai le gambe e le cosce con le cinghie di velcro: in questo modo non aveva nessuna possibilità di movimento. Spinsi in alto e in fuori i cosciali divaricandole al massimo le cosce e mettendo in mostra il buchino ancora arrossato per la recente inculata. Abbassai la parte terminale del lettino e in un attimo si trovò con il culo sospeso in fuori.
Senza farmene accorgere estrassi il cassetto portaoggetti posizionato sotto il lettino dove in precedenza avevo messo un altro Plug molto più grande. Ben 5 centimetri di diametro nella parte più grossa e 3 centimetri nella parte che le avrebbe tenuto il buco allargato.
- Ma è proprio necessario farlo?
- Se vuoi visto che è pronto all'uso posso anche incularti di nuovo!
- NOOOO! NON PUOI FARLO!
-Tranquilla amore scherzavo...
Questa volta usai il Luan lubrificando per bene sia la rosetta anale che lo sfintere interno spremendole nel retto l'intero contenuto del tubetto.
Mi feci consegnare il fallo che teneva in mano e con un movimento da esperto prestigiatore lo sostituii con quello che avevo preparato nel cassetto.
Ero pronto per compiere un'altra bastardata, farle entrare nel culo un fallo di 5 centimetri di diametro a sua insaputa.
Iniziai inserendo l'indice nel retto.
- Uhmmmmm - fece Agnese - fai piano.
Dopo aver fatto un po' di volte avanti indietro con un dito passai a inserire anche il medio nell'ano.
Agnese accolse il secondo dito con un lamento più di sorpresa che di dolore per il fatto che ormai il buco era stato sverginato.
- Cerca di rilassarti e spingi come se stessi facendo la cacca - dicevo mentre appoggiavo la punta metallica del Plug sul buco.
- Ti sembra facile ho una paura fottuta di sentire male.
- Su da brava inizia a spingere...
Vidi la mucosa dell'ano estroflettersi, segno che aveva recepito le mie parole e stava ponzando.
Approfittai del momento per affondare la punta del fallo nel culo provocandole dolore.
- AHIAAAA! FERMO, FERMO, NON ANDARE OLTRE!
L'ano aveva raggiunto una dilatazione di circa 3 centimetri e lei respirava affannosamente lamentandosi per il dolore.
- Ma non è ancora tutto dentro? Sento un male bestia!
- Manca pochissimo - dissi mentendo.
Cominciai a leccarle la fica cercando di mantenere costante la pressione sullo sfintere per non perdere i centimetri conquistati.
I suoi lamenti si affievolirono lasciando il posto a sospiri di piacere. Oltre a leccarle le grandi labbra mi divertivo a succhiarle il clitoride come se fosse una caramella facendo riempire di umori la sua fica.
Il piacere che stava provando la fece distrarre per un attimo dall'operazione che stavamo compiendo e approfittando del momento di rilassatezza le spinsi con decisione il Plug nell'ano facendola saltare in aria dal dolore.
- AHIIIAAAAAAAA!...AUUUUUU!...AUGHHH!
- Dai che è tutto dentro ormai.
- Toglilo immediatamente mi sta distruggendo!!!
- Guarda che se lo tolgo ti farà male un'altra volta. Lascialo infilato e lascia che faccia il suo lavoro.
- Cercava di liberarsi dalle cinghie che le imprigionavano le gambe ma la fermai baciandole i seni mentre con le dita continuavo a masturbarla.
- Su che è tutto fatto adesso ti faccio alzare.
- Lo sapevo che non dovevo darti retta mi hai fregato un altra volta!!
- Di pure inculato - dissi ridendo!
- Ma che cazzo mi hai infilato dentro mi sembra di avere un paracarro conficcato nel culo!
- Su smettila di frignare e alzati dal lettino.
Vederla in piedi era uno spettacolo. Camminava a papera con le gambe larghe e a piccoli passi.
- Sei un bastardo il pensiero che dovrò sfilarlo mi fa venire i brividi.
- Forza ricomponiti e iniziamo a lavorare che fra poco arriva la prima paziente.
Lavorare con quel coso infilato nel sedere non era facile. Camminava a piccoli passi e a gambe larghe. Più di qualche paziente le chiese se stesse bene e lei con risposte evasive e di circostanza rispose che le era tornato il ciclo e aveva forti dolori addominali.
Nel frattempo il fallo stava facendo il suo lavoro. Prima di chiudere l'ambulatorio le dissi l'ultima bugia facendole credere che se lo avesse tenuto tutta la notte sarebbe stato meglio.
- Ma come faccio a tenerlo! Se durante la notte mi scappa di andare in bagno non avrei il coraggio di sfilarmelo!
- Vieni a dormire da me, ai tuoi dici che rimani a dormire da una amica e domani mattina te lo sfilo.
Una volta a casa le feci provare anche la sua prima doppia penetrazione perché la scopai due volte con il fallo sempre piantato nel sedere.
La mattina appena svegliata la misi prona con tre cuscini sotto la pancia per farle alzare il culo.
Mi misi a cavalcioni delle sue cosce e mentre ceravo di sfilarle il Plug mi segavo il cazzo.
- Piano, ti prego, fai piano, fermati ti prego.
- Guarda - dissi - spingi come se stessi per espellere un fecaloma durissimo.
Al termine di una spinta poderosa e con il mio aiuto...FLOP! L'uovo era finalmente uscito lasciando il buco spalancato!
- AHIAAAAAAAAA! CHE CAZZO DI DOLORE!
- Su che è tutto finito.
- Era ora non ne potevo più!
Non le detti neanche il tempo di dire altro che le avevo già infilato il cazzo nel culo.
- AAAHHHIIII! ... AAAHHIOOOOO! ... AAAGGGHHH!!!
- Buona Agnese lascia che ti inculi adesso che hai il buco bello largo!
- NON VOGLIO! MI FAI MALE! ESCI SUBITO!
- Stai ferma non ti agitare che è peggio!
- AAAAUUU! ... ARGH! ... AHIO!
Imperterrito cominciai a cavalcarla. Scalciava come una puledra spaventata.
- MI FAI MALE! … AHI! … BASTA!
Le sfilavo completamente il cazzo per poi rinfilarglielo tutto fino alle palle.
- AHIII,... BASTA TI PREGO,... MI BRUCIA,... MI FA MALE,... NON PUOI FARMI QUESTO!
Stavo inculandola alla grande fregandomene del dolore che le procuravo e forse proprio per questo che il santo protettore delle sodomizzande volle punirmi facendomi venire.
Le grida e il fatto che ormai il suo culo mi apparteneva mi fecero raggiungere l'orgasmo in pochi minuti!
Esausto mi accasciai sul suo corpo lasciando che il cazzo terminasse di sputarle nel sedere gli ultimi spruzzi di sperma.
Fu questo il modo in cui iniziai il culo di Agnese alla sodomia.
Adesso è il momento di tornare all’inizio del racconto,...
- Agnese per caso sai il motivo per cui la signora Diletta sta aspettando in sala d'attesa senza appuntamento?
Continua...
Mi chiamo Federico ginecologo quarantenne, single, instancabile sul lavoro che esercito sia in ospedale che nel mio studio privato.
Nonostante tutto il santo giorno non faccia altro che maneggiare vagine di tutti i tipi e di tutte le età la voglia di scopare è rimasta sempre quella che avevo quando ero ragazzo e che mi ha portato a scegliere questa specializzazione.
In studio mi aiuta Agnese, una ragazza che ho conosciuto quando era ancora un allieva infermiera e frequentava l’ospedale per il tirocinio in ginecologia. E’ molto carina, di carnagione scura, ha i capelli corvini, una 4 di seno che sta su da solo e, cosa fondamentale , un culo sodo che al confronto fa sfigurare anche le chiappe delle statue rinascimentali!
Fu lei a presentarsi quando frequentava l’ospedale chiedendomi timorosamente se avessi tempo per visitarla. Compresi immediatamente l’imbarazzo che avrebbe provato a mostrare la sua giovane topina a un numero imprecisato di specializzandi e tireocinanti perciò le dissi che l’avrei visitata gratuitamente nel mio studio e immediatamente un bagliore di luce illuminò i suoi occhi facendomi capire che avevo colto nel segno.
Ovviamente stavo già pregustando il fatto di farle l’ecografia transvaginale con la sonda che porto sempre dentro le mutande e fortunatamente le cose andarono proprio in quel modo.
La fortuna volle mettere in contatto il mio cazzo con la sua giovane e poco usata fichetta che fece uno sforzo notevole per adattarsi alle dimensioni del nuovo intruso certamente non ideali per una topina semivergine.
Durante la visita, non senza imbarazzo, mi disse che era stata sverginata da poco e dopo quella prima volta non aveva avuto più rapporti sessuali perchè il suo ragazzo, dopo averla stappata l’aveva lasciata.
Aveva notato, utilizzando l’assorbente, la presenza di alcuni frammenti di tessuto penzolanti all’interno della vagina e si era preoccupata.
Dopo aver esaminato quella meraviglia di topina giovane e invitante la rassicurai dicendo che quella roba che vedeva fuoriuscire dalla vagina quandi si sfilava l’assorbente altro non erano che residui dell'imene.
Le feci scegliere la terapia: avrei potuto taglarli usando pinza e forbici oppure potevo portare a termine lo sverginamento in maniera naturale.
Ovviamente ebbe la meglio il fascino del medico e pinza e forbici rimasero al loro posto.
Dopo averla scopata per più di mezz'ora limandole per bene la fica, ogni traccia dell'imene era scomparsa.
Le somministrai una lavanda vaginale e le prescrissi degli ovuli antinfiammatori per lenire l’irritazione provocata dal brusco rapporto al quale l’avevo sottoposta.
Non potevo farmi scappare un gioiellino simile e appena si laureò l’assunsi immediatamente facendo il migliore affare della mia vita. Ora lavora a tempo pieno nel mio studio; la mattina mette in ordine l’ambulatorio e risponde al telefono, il pomeriggio mi aiuta con le visite e, quando percepisce che ho il cazzo in erezione si prodiga a rimetterlo a riposo utilizzando tutti i mezzi che madre natura le ha messo a disposizione.
Non conviviamo, abita ancora con i suoi genitori che giustamente non vedono di buon occhio una relazione con un uomo più grande di vent’anni e io, nonostante le sue insistenze, concordo pienamente con loro.
Agnese ha capito da tempo che sono un porco e che mi eccitano le maialate e fa di tutto per assecondare le mie perversioni.
Ovviamente per farle accettare tutto questo e per farla diventare una brava puttanella ho dovuto faticare non poco.
Le ho svelato tutto ciò che un uomo pretende e si aspetta da un pompino e adesso riesce a farselo arrivare in gola senza vomitare. L'ho scopata in tutti i modi e in tutte le posizioni. La costringo a masturbarmi mentre visito le pazienti protetto dal telino che impedisce alle pazienti di essere viste per garantirle un minimo di privacy.
La costringo a non mettere l’intimo sotto il camice o sotto la tuta per essere sempre pronta a farsi penetrare in ogni momento. Spesso tra una paziente e l’altra le abbasso i calzoni e le somministro quattro o cinque infilate di cazzo solo per tenere alta l’eccitazione e farmi arrapare maggiormente con la successiva paziente.
La cosa più difficile e stata convincerla a prenderlo in culo perchè proprio non ne voleva sapere. Ho tentato in tutti i modi ma, con le buone, non c’è stato niente da fare. Il culo è sempre rimasto off-limits. Sono dovuto ricorrere all’inganno e alla violenza per riuscie a infilarglielo nel sedere e adesso vi racconterò come riuscii a sverginarle il culo.
Quel giorno non lavoravamo, avevamo bevuto e decidemmo di fare sesso in ambulatorio. Terminati i preliminari la feci stendere prona sul lettino e abbassai la parte terminale: in un attimo si ritrovo piegata a 90° con i piedi in terra.
L’eccitazione suscitata dalla visione di quel culo completamente esposto mi eccitò a tal punto che iniziai subito a fotterla.
Mentre la scopavo, cercavo di infilarle un dito in culo. Era chiaro che non gradiva l'intrusione e nonostante mi chiedesse di smetterla continuavo imperterrito a forzarle il buco. Quando il pollice che le tenevo infilato dentro smise di darle fastidio capii che era pronta per essere penetrata con due dita.
Strillando cercò di alzarsi ma fui lesto a rimetterla in posizione spingendola giù con una mano. Aumentai il ritmo della scopata con la speranza di farla calmare ma visto che continuava a lamentarsi le sussurrai accarezzandola:
-Se proprio ti fanno male adesso le sfilo.
-Grazie fai il bravo e pensa a scopare.
Sfilando le dita mi accorsi che l'ano era rilassato; Agnese, pensando che il tormento fosse finito, aveva smesso di stringere lo sfintere e decisi di approfittare di questo momento per compiere la bastardata che dalla notte dei tempi si utilizza per rompere il culo alle verginelle.
Feci cadere del gel sull’ano mentre il cazzo entrava e usciva lentamente dalla fica lasciandola disabitata per qualche secondo. Dopo un po’ di questo dentro e fuori, impugnando il cazzo con una mano e separando le chiappe con l'altra, indirizzai la cappella sul buco e spinsi violentemente.
-AHIAAAAAAAAAAAAA! PORCA TROIAAAAAAAA! CHE DOLORE TREMENDO!
La cappella aveva superato lo sfintere piantandosi nel culo.
-Esci immediatamente brutto porco maledetto! Mi uccidi, mi rompi! - urlava cercando di alzare il busto per evitare l’inculata.
Sembrava avesse preso la scossa! Non potendo fuggire in avanti agitava convulsamente braccia e gambe pur di non essere sodomizzata. Non ne voleva sapere di lasciarsi inculare buona buona, sembrava una cavalla imbizzarrita, si contorceva come una molla, si dimenava cercando di girarsi sul fianco per sottrarsi al cazzo che l’arpionava dolorosamente nel culo.
Muggiva come una vacca al macello e dovetti usare tutta la forza per tenerle il cazzo infilzato nel culo e le tette e la pancia ben appiattite contro il lettino.
- Mi fa maaaaale! Mi stai squartando, fermati!
Rimasi in silenzio anche perché qualunque cosa avessi detto sarebbe stata coperta dalle sue grida.
-Farò tutto quello che vuoi ma questo no, non farlo! -Gridava-.
Agitarsi non fece che peggiorare la situazione, i suoi movimenti non fecero altro che far avanzare ancora di più il cazzo nel retto.
Piangeva e singhiozzava e molte parole venivano troncate dai gemiti.
- Agnese calmati che il dolore tra poco passa, il più è fatto!
- Sei uno stronzo, ti avevo detto che non volevo!
- Perché mi vuoi privare di godermi questa meraviglia?
- Perché mi fa male, mi sento strappare le viscere, AHIAAAA!
- Ormai sono dentro cerca di rilassarti perché lo sfilerò soltanto dopo aver goduto.
-AHIAAA!,... AIUTO!,... SFILALO TI PREGO!
-Smettila di frignare! Se vuoi che la nostra relazione vada avanti devi rassegnarti e lasciarmi fare; questa è solo la tua prima inculata e ti assicuro non sarà l'ultima, vedrai che le prossime volte sarà meno doloroso e comincerai anche a provare piacere.
- Vaffanculo! Sei uno stronzo e stai sicuro che questa sarà la prima e ultima volta che mi freghi!
Intanto i minuti passavano e l'ano si stava abituando all'ospite indesiderato.
Con voce calma e con fare professionale cercai di calmarla dicendole che era prassi comune sentire dolore e che fra poco l'ano si sarebbe dilatato e che le conveniva spingere in fuori come se stesso defecando.
- Ma perché mi fai questo?
- Perché vado matto per il culo e il tuo con queste chiappette sode è un capolavoro. Ti confesso che la voglia di incularti mi è venuta fin dal primo giorno che ti ho visto in corsia e adesso sto finalmente realizzando il mio sogno!
- Sei un porco...
- Si,... e tu sei una rotta in culo!
- Va bene visto che non riesco a farti cambiare idea sbrigati a venire perché questo coso infilato dietro mi sta facendo vedere le stelle.
- D'accordo ma guarda che stiamo solo all'inizio.
- Che vuoi dre?
- Dico che per iniziare a scopartelo devo prima infilarlo tutto quanto nel sederino!
Rimase perplessa a quelle parole, portandosi una mano dietro si rese conto che quasi la metà non era ancora entrata.
- Noooo,... non può essere ce n'è ancora tanto fuori! Ti prego accontentati mi uccideresti!
- Non essere sciocca, non è mai morta nessuna per averlo preso in culo!
- Ti prego non farlo… non farmi soffrire ancora di più… mi stai spaccando… ti prego… fa male… mi sento in fiamme… brucia… brucia… già così mi sta andando a fuoco… non andare più a fondo!
Decisi che ormai avevo atteso anche troppo, l'ano si era abituato e dovevo compiere il passo successivo. Agnese si era calmata, sembrava rassegnata al suo destino.
Come un condannato aspetta il colpo della mannaia, così lei aspettava il colpo con cui l’avrei infilzata completamente.
Massaggiandole il collo sfilai l’uccello stando bene attento a non farlo uscire.
Quando le rimase dentro solo la cappella mi fermai per prepararmi alla stoccata finale. Tenendola saldamente per le spalle le affibbiai un violento colpo di reni che in un lampo le fece entrare il cazzo fino alle palle.
-AHIAAAAAAA!... AUUUUUUUUUU!… CAZZO CHE DOLOREEEEEEEEEEE!
- Ok, adesso si che l’hai preso tutto! Preparati e fatti coraggio che adesso ti faccio il culo!
Strillava come un’aquila mentre scorrazzavo nel suo culo e, per paura che qualcuno sentisse le sue grida, le misi in bocca un’agendina di pelle:
-Mordi questa così eviterai di mettere in allarme tutto il palazzo!
Confesso che conservo ancora l'agendina con le impronte dei suoi denti.
Agnese sentiva le parteti del retto infiammato strapparsi come a volerlo seguire quando lui si ritraeva per poi, ad ogni successivo affondo, sentirlo arrivare in fondo sl budello raggiungendo, se mai fisse possibile, profondità sempre maggiori.
Con l’agenda fra i denti le urla e le maledizioni diventarono mugugni incoprensibili.
Per renderle meno dolorosa l’inculata ogni tanto spremevo del gel fra le chiappe per lubrificarla ma lo sfintere continuava a stringere mandandomi in estasi.
Mentre l’inculavo la sculacciavo con forza per farla stare ferma facendola incazzare ancora di più.
- BASTA,... TI PREGO!... NON NE POSSO PIU'!… BRUCIA!
Più si lamentava e più la sculacciavo.
Purtroppo il piacere fisico che provavo nell’inchiappettarla unito al pensiero di essere stato il primo a deflorarle l’ano mi fecero montare l’orgasmo e venni prima di quanto avessi desiderato.
Con quattro colpi le venni nel retto.
- VENGO,... SIIIIIII,... ECCOOOOOO!
L’orgasmo mise fine al suo tormento e appena finii di sborrare lo sfilai osservarndo il risultato della sodomia.
Il buchetto non era più un tenero bocciolo ancora chiuso ma era improvvisamente sbocciato mettendo in mostra i petali vermigli: in maniera meno poetica aveva una caverna arrossata al posto dell’ano.
Pensai bene che non era ancora pronta a prenderlo in bocca e per ripulirlo usai un fazzoletto di carta. Fortunatamente non c’erano tracce di escrementi ne sul cazzo ne sullo sfintere che, rimanendo aperto, stava facendo colare lo sperma sulle cosce.
Il momento peggiore dopo una sodomia eseguita in questo modo a tradimento e con violenza è sempre quando la vittima ti guarda negli occhi. Solo allora puoi capire se prevale il sentimento di odio o di rassegnazione. Agnese piangeva e abbracciandomi disse:
- Perché mi hai fatto questo, era proprio necessario?
Consolandola e asciugandole le lacrime risposi:
- Certo che era necessario, se non avessi fatto così non ti saresti mai fatta inculare.
- Ma mi hai fatto un male cane, ho il culo in fiamme e ho anche la sensazione di fare la cacca!
- E normale, la prima volta è sempre dolorosa e quella sensazione di dover andare in bagno che provi si chiama tenesmo, vedrai che presto passerà. Ora fammi dare un occhiata a questo bel culetto che da oggi è entrato ufficialmente in attività.
La distesi sul lettino pulendo la zona perianale con soluzione fisiologica. Dallo sfintere rimasto beante usvivano ancora residui di sperma e gel. Per ripulirla internamente le somministrai un piccolo enteroclisma usando una paio di lavande vaginali e la mandai a evacuare. Quando tornò vidi che camminava lentamente e a gambe larghe.
Per completare il racconto di come vinsi la resistenza dello sfintere devo accennare a quello che successe il giorno seguente.
Agnese mi teneva il broncio, era ancora traumatizzata dalla violenza con cui le ero entrato nel culo e a giudicare dal fatto che non riusciva a stare seduta dovevo proprio averglielo rotto.
Approfittai della mia posizione di medico per rifilarle in maniera scientifica alcune colossali cazzate.
- Vedi Agnese devo sodomizzarti al più presto altrimenti tutta la fatica fatta per dilatare lo sfintere non sarà servita a niente. Non dobbiamo dargli il tempo di richiudersi: il tuo culo si deve abituare.
- Perchè vuoi farmi soffrire ancora? Scopami normalmente come fanno tutte le persone normali!
- Te l'ho detto, mi piace godere nel buco stretto e non vedo perché dovrei privarmi del piacere di inchiappettarti. Ne andrebbe della mia reputazione di sodomita; devi sapere che ho fatto il culo a tutte le donne con cui sono stato.
- Non cI credo che tutte quelle che sono state con te hanno dovuto subire questa tortura!
- Credi pure quello che vuoi…
- Anche a Roberta hai fatto il culo?
- Ti riferisce a Roberta la specializzanda del 3° anno? Che ne sai che ho avuto una relazione con lei?
- In reparto eravate i protagonisti indiscussi di Radio Serva.
- Posso immaginarlo, in ospedale il pettegolezzo viene prima dell’ordine di servizio e farsi i cazzi propri tra un po’ sarà vietato anche dalla Direzione Sanitaria.
- Allora te la sei fatta o no quella snob con la puzza sotto il naso?
- È inutile dirti di farti i cazzi tuoi perchè so già che non mi darai tregua e, visto che devo farmi perdonare per averti sverginato il sedere in quel modo, verrò meno ai miei principi confermandoti le dicerie su Roberta. Lo confesso io e Roberta avevamo una relazione o se preferisci me la sono fatta!
- Non posso credere che un’altezzosa e schizzinosa come lei si sia fatta fare il culo da te!
- Ti ripeto: pensa pure quello che vuoi…
- Come sei riuscito a convincere la dottoressa “io ce l’ho orizzontale” a farsi sodomizzare? Hai violentato anche lei?
-In un certo senso si, ma ho usato un altro tipo di violenza.
Devi sapere che la massima ambizione di tutti gli specializzandi è quella di lavorare in sala operatoria per imparare a operare. Roberta purtroppo veniva da sei mesi di frequenza con il Dr. Proietti che non l'aveva mai fatta entrare in sala operatoria relegandola in ambulatorio e in corsia. I successivi sei mesi li aveva trascorsi con la Dr.ssa Baldinelli che è una a cui non piace lavorare con le donne e dunque anche con lei non ha fatto altro che compilare cartelle cliniche e eseguire Pap Test. Quando è arrivato il mio turno di averla come specializzanda, ho fatto circolare la voce che non sono insensibile al fascino femminile e che non disdegno mai una bella scopata che il più delle volte rappresenta il lasciapassare per la sala.
Per convincerla ulteriormente ho fatto in modo che la seconda specializzanda del 3° anno, che insieme a lei sarebbe stata sotto la mia tutela per i mesi seguenti, fosse quel pezzo di gnocca di Vittoria che, sempre secondo Radio Serva, in due anni si è scopata tutti i maschi del reparto e forse anche il Primario.
- Che gran bastardo che sei stato, sono proprio curiosa di sapere come hai fatto per convincerla.
- In verità è stato più facile del previsto. Le persone non accettano mai la realtà per quello che è ma preferiscono credere a quello che pensano sia la realtà. E’ stato sufficiente mandarla una settimana di flia in ambulatorio mentre in sala operatoria mi facevo aiutare da Vittoria che è subito scattata l’invidia e la competizione tra colleghe e Roberta ha capito che se voleva raggiungere l’obiettivo che si sera prefissata doveva darsi da fare gettandosi nella mischia senza perdere altro tempo.
Così, senza muovere un dito, la prima volta che abbiamo fatto il turno di notte insieme, mi sono ritrovato le sue labbra sulla cappella senza nemmeno accorgermene.
- Hai capito la santarellina...
- Successivamente è bastato farle credere che Vittoria concedeva molto di piu di un semplice pompino, per convincerla a aprire le cosce. Così dopo un mese di pompini e trombate, utilizzando sempre lo stesso metodo, le ho fatto capire che volevo provare anche l’altro buco. Purtroppo da quella parte era vergine e impiegai un sacco di tempo per convincerla a darmelo. Sebbene avesse accettata l’idea non si decideva mai e ogni volta che ci provavo si ritraeva. Era chiaro che per sodomizzarla l’avrei dovuta sverginare senza chiederle il permesso.
Feci proprio così: mentre la scopavo da dietro con lei appoggiata sul bracciolo del divano aspettai che raggiungesse l’orgasmo e nel momento dell’estasi uscii dalla fica e glielo misi nel culo.
Non ti dico gli urli che ha fatto e quanto ho dovuto faticare per tenerla ferma; strillava e si agitava nella speranza di sfilarlo ma ormai la cappella era entrata e, nonostante si divincolasse come un pesce preso all’amo, tutti i suoi movimenti non facevano altro che far avanzare il cazzo in quelle morbide chiappette.
-AHIAAA,… BRUTTO STRONZO,… PIANO AHIAAA,… SONO VERGINE!
La sculacciavo per cercare di calmarla.
-Ecco fatto, così non sei più vergine e ti sei tolta l’impiccio.
La poveretta continuava a scalpitare perché non aveva nessuna intenzione di starsene buona buona a farsi inculare. Aspettò di averlo tutto quanto nel sedere prima di rendersi conto che ormai non c’era più niente da fare: il suo culo era andato irrimediabilmente.
Smise di agitarsi, grossi lacrimoni le uscirono dagli occhi e piangendo si rassegnò al suo destino. Ero riuscito a profanarle il buchetto e con la spada piantata fino all’elsa mi apprestavo a farle il culo.
Non ti dico che goduria per me e che supplizio per lei è stato incularla. Una volta preso possesso ho iniziato a spadroneggiare entrando e uscendo dal buco godendo della stretta dello sfintere che fino all’ultimo cercava di opporsi per resistere all’intrusione. Resistenza vana perché come tutti i buchi vergini, anche il suo alla fine è capitolato e si è rotto
Con Roberta però mi sono comportato malissimo perché, pur sapendo quanto soffrisse la sodomia, non le ho dato tregua. Dopo averla sverginata non ho fatto passare giorno senza incularla. In un modo o nell’altro trovavo sempre il tempo per inchiappettarla. Ogni scusa era buona per farla venire nel mio studio e per farla incazzare la mandavo a cercare dalla sua rivale Vittoria e volevo che fosse proprio lei a accompagnarla in maniera che capisse che se si fosse rifiutata, c’era chi non vedeva l’ora di prendere il suo posto: Vittoria non si faceva nessuno scrupolo a mettere in mostra il suo fondoschiena per far intendere che all’occorrenza era sempre pronto e disponibile.
Roberta invece la detestava e si faceva prendere dal panico non appena intuiva che volevo sodomizzarla. Iniziava a sproloquiare cercando mille scuse per non subirla. La poverina non immaginava neanche che così facendo mi istigava a profanare quel culetto ribelle.
La facevo discorrere ascoltandola come se stessi valutando le alternative proposte ma alla fine, con fermezza, le dicevo:
- Finiscila con queste cazzate e smettila di piagnucolare che abbiamo poco tempo; mentre ti prepari passami il gel che lo ungo così è più facile infilarlo e non mi fai tribolare. Prima ti sbrighi a prenderlo e prima ci spicciamo quindi fai la brava e collabora.
Dopo le prime volte si era rassegnata e, ben sapendo quello che l'aspettava, per renderla meno dolorosa portava sempre con se le bustine di gel ecografico da usare come lubrificante.
Fino all’ultimo cercava di farmi desistere ma, incurante delle sue preghiere, la mettevo a 90° sulla scrivania e lentamente le facevo scivolare in basso i pantaloni della divisa calandole a mezza coscia le mutandine. Posizionata in questo modo il culo era veramente uno spettacolo! Le spremevo il gel in mezzo alle chiappe e iniziavo a spalmarlo sul buco facendolo entrare anche dentro. Per dilatarlo forzavo l’ano prima con un dito e poi all’inserimento del secondo iniziavano gli…
-Ahia, ahi,…piano…
Senza perdere tempo, ignorando i suoi:
- Non farlo mi fai male… usa la fica -
Oppure:
- Ti prego metti dentro solo la punta non infilarlo tutto…-
Premevo con la cappella e con un deciso e violento colpo di reni...
- AHIAAAAAAA,... CHE DOLORE ATROCE,... NOOOOOO!
Glielo infilavo nel sedere.
-Ahioooo! Fermo! Esci! Nooooo! Mi fa maleeee!
La poveretta non riusciva proprio a sopportarlo iniziando a strillare e a scalciare.
Se non avessi fatto così avrei perso mezz’ora solo per far entrare la cappella.
Con la prima stoccata dovevo infilzarla bene e stare pronto con le mani a tenerla giù per non farle alzare il busto.
Il difficile era farglielo prendere tutto: dovevo tenerla inchiodata alla scrivania per non farla sculare continuando a spingere per farlo entrare sempre più a fondo.
-Coraggio fai la brava…, allarga le chiappe e fallo entrare…, lo sai che devi prenderlo tutto, se stringi è peggio!
Arrivato alla fine mi fermavo e, nell'attesa che si calmasse, rimanevo immobile a godermi le contrazioni dello sfintere. Non appena smetteva di lamentarsi iniziavo a farle il culo facendola di nuovo soffrire. Non so quante volte avrà detto: “sfilalo ti prego”, “brucia da morire”, “mi fa male”!
Nonostante il gel la facevo sempre piangere. Si agitava convulsamente in preda al dolore perché l’ano, sebbene sverginato è sempre rimasto tonico, ostinandosi a non farlo entrare continuando a stringere; come l’ultimo giapponese rimasto sull'isola non voleva arrendersi!
Ogni volta era come se fosse la prima volta; dovevo tapparle la bocca per tacitarla.
Mentre l'inculavo, se squillava il telefono, la facevo pure rispondere stando ben attento a non sfilarlo. Se era la caposala che richiedeva la mia presenza in corsia mi divertivo a darle dei colpi all'improvviso per farle tremare la voce e, se vedevo che la cosa andava per le lunghe, riprendevo a inchiappettarla per farle capire che doveva terminare la conversazione.
Non che le piacesse prenderlo nel culo, ma la cosa che proprio non sopportava e la faceva incazzare era quando mi divertivo a sfilarlo per poi rimetterlo dentro di colpo, oppure quando aumentavo improvvisamente la potenza e la velocità dei colpi.
-AHIAAAAA! SMETTILA DI FARE COSÌ! MI SPACCHI!
Fregandomene delle sue grida continuavo a fotterla e mi fermavo solo dopo aver sborrato nel retto.
Con la scusa che ci stavano aspettando le tiravo su le mutande e i pantaloni e senza nemmeno mandarla in bagno la portavo con me in corsia.
Non riusciva a camminare bene e sorridevo vedendola camminare a gambe larghe per il bruciore. Le si leggeva in volto il fastidio che provava nel dover visitare le pazienti con il culo dolorante e pieno di sperma.
Fra qualche anno, se arriverà a occupare il mio posto, ripensando a tutte le inculate che ha dovuto prendere, potrà ben dire ai suoi allievi di essersi fatta il culo durante la specializzazione!
- Adesso che so cosa le hai fatto mi fa quasi pena... prenderlo in quel posto tutti i giorni non deve essere stato facile, sai che dolore…
Ecco perché una mattina in medicheria appena ha appoggiato il sedere sulla sedia ha urlato. Si giustificò dicendo che aveva urtato il ginocchio contro la gamba del tavolino.
- Ti ricordi quando è successo?
- Penso fosse la vigilia di Ferragosto.
- Ci credo che non poteva sedersi, glielo avevo appena sverginato! Le ho rotto il culo la notte del 13 agosto e per fortuna quella notte c’era la sala travaglio piena con due pazienti che urlavano in sala parto altrimenti le sue urla mi avrebbero messo nei casini.
Vedi con te devo fare lo stesso, se non ti abitui a prenderlo poi si deve ricominciare tutto da capo.
- Scordatelo che mi fa ancora male.
- Se non vuoi prendere il cazzo lascia che almeno ti inserisca un dilatatore che impedisca all'ano di richiudersi.
- E che roba sarebbe quella che vuoi infilarmi nel sedere?
Tirai fuori dal cassetto un Plug anale che avevo comprato apposta per lei abbastanza piccolo con un diametro massimo di circa due centimetri. Rassicurata dalle dimensioni del fallo accettò e per farmi contento si tolse il camice restando in reggiseno e perizoma che in un attimo finì sulla sedia. Per eccitarla un po' mi feci fare un pompino mentre con la mano la sditalinavo. Quando sentii che la vagina si stava bagnando dissi:
- Fai la brava e mettiti in posizione.
Stava per mettersi a pancia sotto quando le proposi di assumere la posizione ginecologica. Da grande bastardo quale sono le facevo tenere in mano il Plug in modo che si convincesse che fosse quello che le avrei inserito nel sedere. Non appena appoggiò le gambe sui cosciali le bloccai le gambe e le cosce con le cinghie di velcro: in questo modo non aveva nessuna possibilità di movimento. Spinsi in alto e in fuori i cosciali divaricandole al massimo le cosce e mettendo in mostra il buchino ancora arrossato per la recente inculata. Abbassai la parte terminale del lettino e in un attimo si trovò con il culo sospeso in fuori.
Senza farmene accorgere estrassi il cassetto portaoggetti posizionato sotto il lettino dove in precedenza avevo messo un altro Plug molto più grande. Ben 5 centimetri di diametro nella parte più grossa e 3 centimetri nella parte che le avrebbe tenuto il buco allargato.
- Ma è proprio necessario farlo?
- Se vuoi visto che è pronto all'uso posso anche incularti di nuovo!
- NOOOO! NON PUOI FARLO!
-Tranquilla amore scherzavo...
Questa volta usai il Luan lubrificando per bene sia la rosetta anale che lo sfintere interno spremendole nel retto l'intero contenuto del tubetto.
Mi feci consegnare il fallo che teneva in mano e con un movimento da esperto prestigiatore lo sostituii con quello che avevo preparato nel cassetto.
Ero pronto per compiere un'altra bastardata, farle entrare nel culo un fallo di 5 centimetri di diametro a sua insaputa.
Iniziai inserendo l'indice nel retto.
- Uhmmmmm - fece Agnese - fai piano.
Dopo aver fatto un po' di volte avanti indietro con un dito passai a inserire anche il medio nell'ano.
Agnese accolse il secondo dito con un lamento più di sorpresa che di dolore per il fatto che ormai il buco era stato sverginato.
- Cerca di rilassarti e spingi come se stessi facendo la cacca - dicevo mentre appoggiavo la punta metallica del Plug sul buco.
- Ti sembra facile ho una paura fottuta di sentire male.
- Su da brava inizia a spingere...
Vidi la mucosa dell'ano estroflettersi, segno che aveva recepito le mie parole e stava ponzando.
Approfittai del momento per affondare la punta del fallo nel culo provocandole dolore.
- AHIAAAA! FERMO, FERMO, NON ANDARE OLTRE!
L'ano aveva raggiunto una dilatazione di circa 3 centimetri e lei respirava affannosamente lamentandosi per il dolore.
- Ma non è ancora tutto dentro? Sento un male bestia!
- Manca pochissimo - dissi mentendo.
Cominciai a leccarle la fica cercando di mantenere costante la pressione sullo sfintere per non perdere i centimetri conquistati.
I suoi lamenti si affievolirono lasciando il posto a sospiri di piacere. Oltre a leccarle le grandi labbra mi divertivo a succhiarle il clitoride come se fosse una caramella facendo riempire di umori la sua fica.
Il piacere che stava provando la fece distrarre per un attimo dall'operazione che stavamo compiendo e approfittando del momento di rilassatezza le spinsi con decisione il Plug nell'ano facendola saltare in aria dal dolore.
- AHIIIAAAAAAAA!...AUUUUUU!...AUGHHH!
- Dai che è tutto dentro ormai.
- Toglilo immediatamente mi sta distruggendo!!!
- Guarda che se lo tolgo ti farà male un'altra volta. Lascialo infilato e lascia che faccia il suo lavoro.
- Cercava di liberarsi dalle cinghie che le imprigionavano le gambe ma la fermai baciandole i seni mentre con le dita continuavo a masturbarla.
- Su che è tutto fatto adesso ti faccio alzare.
- Lo sapevo che non dovevo darti retta mi hai fregato un altra volta!!
- Di pure inculato - dissi ridendo!
- Ma che cazzo mi hai infilato dentro mi sembra di avere un paracarro conficcato nel culo!
- Su smettila di frignare e alzati dal lettino.
Vederla in piedi era uno spettacolo. Camminava a papera con le gambe larghe e a piccoli passi.
- Sei un bastardo il pensiero che dovrò sfilarlo mi fa venire i brividi.
- Forza ricomponiti e iniziamo a lavorare che fra poco arriva la prima paziente.
Lavorare con quel coso infilato nel sedere non era facile. Camminava a piccoli passi e a gambe larghe. Più di qualche paziente le chiese se stesse bene e lei con risposte evasive e di circostanza rispose che le era tornato il ciclo e aveva forti dolori addominali.
Nel frattempo il fallo stava facendo il suo lavoro. Prima di chiudere l'ambulatorio le dissi l'ultima bugia facendole credere che se lo avesse tenuto tutta la notte sarebbe stato meglio.
- Ma come faccio a tenerlo! Se durante la notte mi scappa di andare in bagno non avrei il coraggio di sfilarmelo!
- Vieni a dormire da me, ai tuoi dici che rimani a dormire da una amica e domani mattina te lo sfilo.
Una volta a casa le feci provare anche la sua prima doppia penetrazione perché la scopai due volte con il fallo sempre piantato nel sedere.
La mattina appena svegliata la misi prona con tre cuscini sotto la pancia per farle alzare il culo.
Mi misi a cavalcioni delle sue cosce e mentre ceravo di sfilarle il Plug mi segavo il cazzo.
- Piano, ti prego, fai piano, fermati ti prego.
- Guarda - dissi - spingi come se stessi per espellere un fecaloma durissimo.
Al termine di una spinta poderosa e con il mio aiuto...FLOP! L'uovo era finalmente uscito lasciando il buco spalancato!
- AHIAAAAAAAAA! CHE CAZZO DI DOLORE!
- Su che è tutto finito.
- Era ora non ne potevo più!
Non le detti neanche il tempo di dire altro che le avevo già infilato il cazzo nel culo.
- AAAHHHIIII! ... AAAHHIOOOOO! ... AAAGGGHHH!!!
- Buona Agnese lascia che ti inculi adesso che hai il buco bello largo!
- NON VOGLIO! MI FAI MALE! ESCI SUBITO!
- Stai ferma non ti agitare che è peggio!
- AAAAUUU! ... ARGH! ... AHIO!
Imperterrito cominciai a cavalcarla. Scalciava come una puledra spaventata.
- MI FAI MALE! … AHI! … BASTA!
Le sfilavo completamente il cazzo per poi rinfilarglielo tutto fino alle palle.
- AHIII,... BASTA TI PREGO,... MI BRUCIA,... MI FA MALE,... NON PUOI FARMI QUESTO!
Stavo inculandola alla grande fregandomene del dolore che le procuravo e forse proprio per questo che il santo protettore delle sodomizzande volle punirmi facendomi venire.
Le grida e il fatto che ormai il suo culo mi apparteneva mi fecero raggiungere l'orgasmo in pochi minuti!
Esausto mi accasciai sul suo corpo lasciando che il cazzo terminasse di sputarle nel sedere gli ultimi spruzzi di sperma.
Fu questo il modo in cui iniziai il culo di Agnese alla sodomia.
Adesso è il momento di tornare all’inizio del racconto,...
- Agnese per caso sai il motivo per cui la signora Diletta sta aspettando in sala d'attesa senza appuntamento?
Continua...
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