21 - Come sono diventata una professionista (Parte II)

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etero

Prima della lettura suggerisco di leggere la prima parte del racconto:

"20 - Come sono diventata una professionista (Parte I)"

Con Pete ci frequentammo fino al giorno del diploma. Era molto invidiato essendo il boyfriend di una fra le più belle ragazze della città.
Nella vita chi dice che la bellezza non conta nulla dice una bugia colossale. Ovviamente la bellezza da sola non basta se non si hanno anche altre doti che, però, saranno difficili da far apprezzare se nessuno ti si fila.
Fu in gran parte merito mio se Pete fu eletto re della scuola al ballo del liceo. Quel giorno indossavo un tubino nero estremamente corto con gran parte della schiena scoperta, un paio di sandali con tacco altissimo rivestiti da brillantini che mi ponevano quasi alla sua altezza (1 metro e 92). I miei lunghi capelli biondi, ereditati da papà, scendevano oltre le spalle ondeggiando a ritmo della musica. Fui corteggiata da tutti i professori che fecero la fila per poter ballare con me e il preside non perse occasione per presentarmi, come un trofeo, a tutti i finanziatori della scuola.
Dopo la spoglio delle prime 50 schede fummo proclamati re e reginetta per acclamazione data l’inconsistenza dei rivali.
Quella notte molte delle mie amiche, come da tradizione, persero la verginità e io e Pete dopo aver fatto sesso in una stanza di albergo restammo a parlare per tutta la notte.
L’euforia provocata dal ballo e dal fatto che finalmente andavamo al college sparì presto. Pete riprendendo quello che aveva iniziato a accennarmi nella camera d’albergo giunse alla conclusione che le nostre vite dovevano separarsi e mai discorso fu fatto con tanta maturità e saggezza: purtroppo allora mi causò dolore e lacrime.
- Vedi Ashley io e te stiamo vivendo la fase dell’innamoramento che ci fa sembrare sciocchezze le difficoltà che la vita ci metterà di fronte. Per vivere insieme non basta essere innamorati, anzi sarà proprio quello che ci distruggerà, oggi non possiamo fare a meno l’uno dell’altra ma per essere una coppia bisogna avere obiettivi comuni, stili di vita simili e aspettative uguali. Tu sei uno spirito libero, la vita di provincia ti va stretta, vuoi viaggiare, conoscere il mondo, imparare le lingue. Io voglio continuare a vivere qui e dedicarmi alla fattoria dei miei che un giorno erediterò. Se andassimo insieme al College finiremmo per odiarci e azzuffarci come la maggior parte delle coppie che crede che basti l’amore per stare insieme. Una famiglia deve poggiare le fondamenta su basi solide e condivise e anche se non proverò mai le stesse emozioni che provo con te sono sicuro che da qualche parte troverò una ragazza che voglia vivere come me in questa noiosa città e accontentarsi della monotonia della vita di provincia. Ashley resterai per sempre il mio primo, unico, grande e meraviglioso amore e maledirò per il resto della vita quello che ti sto dicendo ma preferisco vivere nel ricordo del nostro grande amore piuttosto che distruggerlo trasferendomi con te. Forse un giorno ci rincontreremo e chissà, magari potremo riprendere a camminare insieme. Oggi, con la morte nel cuore, devo lasciarti andare per la tua strada a vivere la vita che desideri e ti chiedo di non cercarmi in questi giorni perché sono sicuro che rivedendoti cambierei idea e verrei via con te.
Mi baciò come non mi aveva mai baciato, le sue lacrime mi bagnarono il viso e il suo abbraccio mi fece sentire per l’ultima volta il piacere di essere amata in quella maniera.
Avevo vinto una borsa di studio per la facoltà di Lingue e Arte presso la Columbia University di NY. Il trasferimento nella grande mela mi aiutò a dimenticare Pete. La vita del campus era scandita dagli obblighi studenteschi: lezioni, biblioteca, sport e attività ricreative della confraternita. Non volli entrare a far parte delle Cheerleader perché significava essere considerata una delle tante mignottelle del campus. Non avevo assolutamente bisogno del gonnellino svolazzante e dei pon pon per farmi notare quindi decisi di entrare nella squadra di atletica leggera. Qui fui subito notata da quel gran pezzo di manzo dell’allenatore che iniziò immediatamente a corteggiarmi.
Abituata a fare sesso anche più volte al giorno sentivo molto la mancanza di Pete e del suo meraviglioso cazzo. L’astinenza mi costringeva a masturbarmi ogni notte facendo attenzione a non farmi sentire dalla compagna di stanza.
Quando la voglia di scopare ebbe il sopravvento decisi di unire l’utile al dilettevole. Cedetti alla avances dell’allenatore e una sera al termine dell’allenamento mi feci scopare nel suo spogliatoio. Lo distrussi dalla voglia che avevo in corpo. Il suo cazzo non era niente di speciale, ma me lo feci andare bene visto che era più di un mese che non lo facevo.
Misi subito in chiaro che non volevo una relazione seria (si era messo in testa di avermi tutta per se) e che se non gli stava bene potevamo anche finirla li. Il sesso con lui non era niente di speciale. Lo prendevo come si prende una medicina che si è costretti a mandar giù per far passare la febbre. La febbre era la mia voglia di sesso e lui al massimo era la tachipirina che te la fa abbassare ma non te la toglie. Rimanevo stupita che nessuna prima di me gli avesse insegnato come ci si comporta con la fica. Per lui era come fare un esercizio fisico; entrava senza nemmeno aspettare che mi bagnassi e iniziava a pomparmi come se dovesse allenarsi contro il tempo. Entrava e usciva sempre alla stessa velocità e con lo stesso ritmo; era convinto che più faceva durare la cosa e più avrei provato piacere. A volte mentre mi penetrava avevo la mente impegnata nel ripetere le lezioni che avevo seguito la mattina. A essere sincera il più delle volte acceleravo la frequenza del respiro per fargli capire che stavo godendo e farlo finalmente venire per togliermelo dalla fica. Decisamente non si poteva scopare con uno come lui. Me ne liberai dicendo che il mio ragazzo si era finalmente trasferito a NY e che non potevo rischiare di perderlo. Iniziai a frequentare alcune ragazze dell’ultimo anno che mi inserirono in un altro giro, non più gli sfigati o i figli di papà del campus ma i veri newyorkesi, quelli che lavorano e vivono a Manhattan. Inutile dirvi che tirata a lucido e messa in tiro come una sega a nastro, sembro una diva di Hollywood! La prima sera che uscii con loro suscitai sincera ammirazione:
- Cazzo Ashley conciata così li stenderai tutti! Questa sera a noi ci toccheranno le briciole! - disse Marina.
- Vedi Marina - disse Anna una delle nuove amiche - devi sapere che quando esce una sirena tutti i barracuda e gli squali del locale le si avventeranno contro e quando intorno a noi nuotano tanti pesci vedrai che sarà più facile che qualcuno finisca in mezzo alle nostre cosce ah! ah!
Decidemmo di provare a entrare al Marquee mettendoci in fila davanti all’ingresso. Avevo tutti gli occhi puntati su di me e la cosa cominciava a imbarazzarmi. Giunti alla porta il buttafuori disse:
- Siete insieme?
- Si siamo tre amiche inseparabili…
- Mi dispiace ma oggi non c’è posto e non posso farvi entrare, provate una altra volta.
I mugugni di disapprovazione si levarono da tutta la fila, ma offesa da quel rifiuto con decisione disse alle mie nuove amiche:
- Andiamo via da questo locale dove non ci vogliono, sono sicura che da un’altra parte potremo divertirci anche di più!
Strattonando Anna mi girai di scatto urtando contro un ragazzo vestito con un completo da più di tremila dollari che rimase felicemente colpito dall'impatto dei miei seni contro la sua cravatta.
- Chiedo scusa - dissi trafelata - spero di non averle fatto male.
- Assolutamente, anzi se volesse colpirmi di nuovo ne sarei felice!
- Scusi ancora, andiamo via ragazze…
- Scusate disse l’uomo, perché ve ne volete andare?
- Il buttafuori non ci ha fatto entrare!
- Come,… come? Il buttafuori ha cacciato tre splendide fanciulle come voi? Non posso crederci, seguitemi.
Si avvicinò all’ingresso e il buttafuori, salutandolo con deferenza e guardandoci con aria frastornata cercò di trovare una scusa:
- Buonasera Sig. Alfred non sapevo che le ragazze fossero con lei!
- Perché secondo te tre ragazze così hanno bisogno di essere con me per entrare?
Una volta dentro lo seguimmo fino a un tavolo riservato dove lo attendevano due uomini, uno dei quali era il padrone del locale. Come ci videro alzandosi in piedi esclamarono:
- Alfred qualunque sia il motivo del ritardo sei scusato visto che hai portato con te queste splendide ragazze!
- Dici bene, se non era per me queste ragazze stavano andando dalla concorrenza, quel coglione che hai messo alla porta le aveva cacciate via!
- Ragazze vi chiedo scusa a nome del locale e, se permettete, sarei felice di offrirvi un drink per rimettervi subito di buon umore.
- Grazie feci io, non è necessario, eravamo venute per fare quattro salti e passare una serata in allegria…
Il proprietario fece un cenno a un cameriere che immediatamente ci trovò un tavolo. Prima di seguire le mie amiche tornai indietro e ringraziai chi ci aveva fatto entrare.
- Scusa,… Alfred, non ti ho ancora ringraziato per averci fatto entrare, il tuo intervento è stato provvidenziale - dissi dandogli un bacio sulla guancia. Mi chiamo Ashley, sono una studentessa e mi farebbe piacere rivederti solo che ho paura che senza te qui dentro non riuscirò più a entrare e non saprei proprio come rintracciarti…
Mentre lo dicevo strizzai l’occhio al proprietario del locale che, folgorato dalla mia bellezza mi baciò la mano porgendomi una specie di carta di credito:
- Signorina Ashley con questa potrà entrare quando vuole e avrà libero accesso alle consumazioni al banco. Per noi sarà un piacere e un onore deliziarci della sua presenza, ora la lascio andare dalle sue amiche e se ha bisogno di qualunque cosa mi venga a cercare!
Questo fu il mio debutto nel Jet Set Newyorkese. Inutile dirvi che divenni ben presto la Guest Star del locale e l’amante di Alfred che si dimostrò un ottimo precettore insegnandomi a stare al mondo e spiegandomi molti aspetti della finanza.
Uno dei suoi primi insegnamenti fu quello di spiegarmi la differenza che c’è tra una comune mortale come me e un miliardario:
- Devi capire che la vita che fa un miliardario è praticamente uguale alla tua. Come te passa circa otto ore a dormire, un ora in bagno, dalle due alle tre ore per pranzo cena e colazione, più o meno dedica un ora e mezza per tenersi in forma, lavora dalle 6 alle 8 ore e il tempo che rimane lo dedica al divertimento: aperitivo, hobby, amici e sesso. Quello che vi differenzia e come svolge queste attività. Per potersi differenziare è costretto a circondarsi di oggetti e cose che lo facciano notare: villa, auto, vestiti, orologi, circoli esclusivi e belle donne. Deve possedere tutte le cose che i comuni mortali non potranno mai permettersi e tu sei proprio una di queste! Hai notato come mi guardano quando entriamo in ogni locale? Mi invidiano perché sto con te, ti considerano una mia proprietà e vorrebbero averti. Bada bene non bramano la tua fica, la maggior parte di loro non saprebbe nemmeno come usarla senza l’aiuto del Viagra e poi una fica e solo una fica! Sai quante cassiere e commesse mi sono scopato e mi hanno fatto divertire come un matto con la loro carica sessuale?Probabilmente le compagne di chi ti sbava addosso scopano anche meglio di te ma non hanno nemmeno un grammo del tuo fascino. Tu sei arte pura, un concentrato di fascino, bellezza, savoir-faire, eleganza e simpatia che raramente si ritrovano tutte insieme in una donna e aggiungo, visto che ormai ti conosco, una carica erotica degna della migliore commessa dei grandi magazzini!
- Meno male che ti sei ripreso in extremis altrimenti questa sera l’uccello l’avresti messo nella fica di una delle tante shampiste in cerca d’avventura.
Avevo capito che il mio corpo era la mia fortuna e in ogni modo dovevo sfruttarlo. Il mio corso di laurea prevedeva lo studio di due lingue straniere e io scelsi, su consiglio di Alfred, l’arabo e il tedesco visto che il russo lo conoscevo già alla perfezione. Con il tedesco non incontrai difficoltà mentre con l’arabo stentavo e già una volta non avevo superato l’esame. Colpa anche dello scarso tempo dedicato allo studio. Avevo conosciuto un fotografo che realizzava cataloghi per la vendita on-line di un mucchio di cose: attrezzi per l’edilizia, giocattoli, cosmetici etc. Mi contattò per sapere se ero disposta a realizzare un catalogo di costumi da bagno. Inizialmente fui restia a accettare ma quando seppi che avrei guadagnato cinquanta dollari l’ora cambiai subito idea. Pensavo di aver guadagnato un mucchio di soldi facili facili invece imparai presto che il mestiere di modella non è per niente facile. Dovevo indossare un costume alla volta e con ognuno fare una ventina di scatti nelle varie pose. Il più delle volte l’indossavo sopra un micro perizoma color carne ma alcuni capi estremamente sgambati andavano indossati a carne. Ben presto per evitare di perdere tempo mi cambiavo davanti al fotografo e andavo nel camerino solamente quando dovevo togliere il perizoma per non mostrare la fica completamente depilata. Il fotografo era un simpatico ragazzo di circa trent’anni che si esibiva in battute spiritose per cercare di farmi ridere. Il secondo giorno, al termine della seduta quando ormai eravamo rimasti soli e rimaneva da fotografare solo l’ultimo costume, vedendo muovere le mie tette disse con estrema naturalezza:
- Scusami ma devo sistemarmi l’uccello che si è drizzato all’ingiù e mi sta dando fastidio…
- Perché ti si drizza ancora? - Dissi ridendo.
- Se non ci credi puoi toccare con mano se vuoi... ah, ah, ah!
- Sciocco pensavo ti fossi stancato di vedere donne nude e che non ti facessimo più effetto!
- Primo tu non sei come le altre e secondo cercavo di immaginare come sarebbe fare sesso con te! Secondo me non sei come tutte le modelle, tu sei un animale da sesso, una vera pantera!
- Perché come scopano le modelle?
- Sono fredde come uno ghiacciolo, convinte di avercela orizzontale e si muovono come una palo della luce!
Scoppiai in una fragorosa risata dicendo:
- Scoparsi un palo della luce non deve essere proprio il massimo… ah, ah, ah!
- Ashley ti faccio una proposta. Ho per le mani una commessa per uno shooting da realizzare a Barbados per una famosissima azienda sportiva: una settimana di lavoro, vitto e alloggio in Hotel a 5 stelle e duemila dollari di compenso per te se dividerai la camera con me!
- Accetto subito, … pensavo volessi un pompino o scopare, invece vuoi solo dividere la camera con me… ah, ah, ah!
- Scema che non sei altro, perché non vieni a sincerarti se ne vale la pena?
Presa da un’improvvisa voglia di scopare andai verso di lui toccandogli il sesso da sopra i pantaloni.
- Che ne dici di farmelo vedere visto che sono due giorni che ti sto mostrando tette e culo?
Si spogliò immediatamente mettendo in mostra un gran bel cazzo, a occhio e croce venti centimetri di pulsante carne, sormontata da un glande circonciso assai più largo del cazzo. Adoro le cappelle grosse perché una volta entrate continuano a dilatarti la fica finché non vanno a sbattere contro l’utero e quando escono danno la stessa sensazione di un tappo che esce dalla bottiglia.
Non persi tempo, lo presi saldamente in mano e imboccai la cappella accarezzandola con la lingua. Se qualcuno avesse fotografato la scena avrebbe immortalato un bel contrasto di colori, il rosa della lingua, il viola della cappella e il rosso fuoco del rossetto. Come in un variegato cono gelato i colori si mischiarono alla prima leccata, e il rosso fuoco del rossetto finì ben presto sulla punta dell’uccello. Tenendo bene a mente gli insegnamenti ricevuti da Pete iniziai a massaggiargli le palle mentre leccavo la cappella per poi passare a segarlo velocemente mentre con la testa cercavo di inghiottirlo al ritmo della sega.
Avevo imparato bene perché dopo solo cinque minuti di questo servizio,…
- Cazzo Ashley ma, dove hai imparato a fare i pompini sei fantastica… aaaaahhhhh,… sssiiiiiii,… cosìììì!
Aumentai il ritmo della sega senza mai smettere di volteggiare la lingua sulla cappella e, non appena con l’altra mano gli toccai le palle venne sussultando come un adolescente.
- AAAAAAHHHH!!!! SI,… SI,… VENGOOOO!… VENGOOOOOOO!…CAZZO,… CAZZO,… CAZZISSIMOOOOO!
Aspettai che finisse di svuotarsi prima di allentare la stretta della mano, poi con estrema calma lo ripulii da ogni traccia di sperma tirandolo lustro come se fosse appena uscito dalla doccia!
- Hai un buon sapore, salato al punto giusto e per nulla acido. Si vede che ci tieni all’alimentazione, il tuo sperma mi fa pensare che non mangi porcherie!
- Cazzo Ashley avevo intuito che dietro l’aspetto della superstar si nascondeva una macchina da sesso, dove cazzo hai imparato a fare i pompini così bene? Sei meglio delle puttane professioniste e ti assicuro che qualcuna ne ho conosciuta!
- Devo ammettere che ho avuto un buon maestro ma adesso basta parlare - dissi mentre mi toglievo il costume.
- Dovresti sapere che le macchine da sesso, come le chiami tu, hanno mbisogno della benzina per muoversi e se il distributore non si è esaurito gradirei che infilassi la pistola nel serbatoio e mi facessi il pieno altrimenti dovrò ricorrere al self-service perché mi è venuta una voglia di scopare che nemmeno t’immagini!
- Te lo do io il self-service - disse prendendomi in braccio e buttandomi sul divano.
- Il distributore potrebbe fare il pieno a un tir, dammi solo il tempo di lucidarti il parabrezza!
Afferrando i tacchi delle décolleté tacco 10 mi mandò a gambe all’aria esponendo la fica all’assalto della lingua che iniziò subito a divaricare le piccole labbra cercando di infilarsi dentro.
- OHHHHH! Adesso si che si ragiona - dissi - mentre con le mani gli accarezzavo i capelli.
Oltre a leccare e mordicchiare il clitoride usava la lingua come fosse un cazzo cercando di farla penetrare il più possibile all’interno. Pochi minuti di questo trattamento furono sufficienti per far si che la micina iniziasse a gocciolare peggio di un rubinetto spanato. Spingendosi più in basso mi fece sentire le papille gustative anche sulla rosetta del buchino. Confesso che stavo godendo come una pazza e lasciandomi andare ottenni il primo orgasmo proprio mentre cercava di forzare il buchino con la lingua…
- Ssssssssiiiiiiiiiii… così,… così,… ti prego continua…
Quando sento la lingua sul buchino, d’istinto tendo a contrarmi per paura di non essere pulita, ma se mi accorgo che dopo la prima leccata continua a fare il suo lavoro e addirittura cerca di superare lo sfintere allora mi rilasso e godo come una porca specialmente se contemporaneamente sento un paio di dita che iniziano a scoparmi.
Ero stata proprio fortunata, avevo incontrato un bravo scopatore, meglio di Alfred sempre troppo teso a pensare al lavoro. Non si fermò un attimo e terminato l’orgasmo il mio corpo era pronto a ricominciare. Aveva ragione lui ero proprio una vera maiala assatanata di sesso ma penso che questa cosa sia comune a tutte le ragazze della mia età.
Con il pollice scappucciò il clitoride facendolo uscire allo scoperto… cazzo adoro averlo esposto all’aria! Come la lingua iniziò a scartavetrarlo, iniziai a vibrare avvinghiandogli le cosce intorno al collo. Mentre fremevo dal piacere sentii un dito cercare di infilarsi dietro. Vista la resistenza del buchino ritentò dopo averlo bagnato con gli umori della passera e in questo modo riuscì a superare lo sfintere avanzando lentamente. Era una sensazione strana, inizialmente di fastidio, ma poi il lavoro della lingua prese il sopravvento e, rilassandomi, anche lo sfintere smise di contrarsi permettendo al dito di entrare e uscire senza trovare ostacoli, anzi, per la verità incominciava a piacermi quando me lo infilava tutto dentro. Inutile dire che il ditalino nel culo e la lingua sul clitoride mi scatenarono il secondo orgasmo!
-Cazzo,… cazzo,… cazzissimo,… sei un diavolo,… continuaaaa,… ssiiiiiiii,… vengoooo,… vengooooooo,…aaahhhh!
Continuò a scoparmi il culo con il dito ma, appena si accorse di avere la mano completamente bagnata dagli umori vaginali, impugnò il cazzo e senza indugio lo infilò nella passera.
-Accc,… cazzo che botta,… piano che hai la cappella enorme!
Era entrato dentro per metà ma, nonostante la lubrificazione, non era riuscito a infilarlo tutto perché le pareti della vagina si erano strette come una morsa intorno al suo cazzo.
- Ashley hai la fica che è un forno, mi sa tanto che mi cuocerai lo sfilatino!
- Tu pensa a infornarlo che alla cottura ci penso io, ma fai piano che mi sventri!
Dette una altro paio di colpi che mi fecero sussultare e solo allora riuscì a liberarsi dalla stretta della vagina mandando a sbattere la cappella contro la cervice uterina. Rimase per un po' immobile a godersi le contrazioni della passera e poi, come un fantino iniziò a cavalcarmi con foga e passione. Era un vero stallone usciva completamente dalla fica per rientrarci senza l’aiuto delle mani e senza che gli si piegasse l’uccello nel divaricare nuovamente le piccole labbra. Mi martellava velocemente per poi fermarsi a godere il calore della tana. Mi fece alzare dal divano e sempre con il pene piantato dentro mi fece stendere sulla scrivania. Stando in piedi mi afferrò le gambe tirandole in alto facendomi sollevare il bacino e riprese a scoparmi ancora con più violenza. Avevo la fica che sciabordava per quanti umori stava producendo. Fu proprio quando avevo le gambe alzate a candela che una tremenda raffica di colpi mi fece venire per la terza volta ma lui, incurante del mio godimento, non si fermò nemmeno un secondo continuando a infilzarmi come se volesse farmi arrivare il cazzo nello stomaco. Mi accorsi che anche lui stava per venire ma, proprio in quel momento, si fermò per riprendere fiato senza lasciarsi andare all’orgasmo liberatorio.
Anche lui non fece eccezione e, come ogni maschio che ti scopa la prima volta, voleva dimostrare tutta la sua abilità amatoria stando ben attento a farti raggiungere il piacere ricoprendoti di attenzioni e fregandosene del suo piacere.
Ovviamente lo lasciai fare perché a noi donne questa cosa piace molto: magari potessimo essere sempre scopate come se fosse la prima volta!
Scesi dalla scrivania e mi fece sedere al contrario sullo sgabello che avevamo usato per il set fotografico. Avevo il culo all’infuori e tenendomi allo schienale mi fece poggiare i piedi sui pioli laterali. In questa posizione avevo la micina completamente esposta e lui vide bene di continuare a scoparla come se fino ad allora fosse stato a raccontarmi le favole.
Mi stava massacrando, lo sfregamento del suo cappellone mi stava mandando a fuoco la fica che, oltre a bruciare, si mise anche a sfiatare producendo osceni rumori sotto i colpi dei suoi affondi mettendomi a disagio.
- Dai cerca di venire che me la stai distruggendo con il trapano che ti ritrovi.
- Non dire cazzate che stai godendo come una maiala! TUMP,… TUMP,..TUMP,… non senti come canta?
Continuava a martellarmi come un ossesso e mentre era impegnato a palpeggiarmi i seni, si decise finalmente a lasciarsi andare riempiendomi di sperma ululando come un coyote in amore!
- AAUUUUU,…UUUUUUUU,… OOOOOHHHHHH,…AAAAHHHHH!
Probabilmente quella fu la mia prima marchetta anche se a quel tempo non avevo ancora realizzato che l’avevo appena data via per 2000 dollari.
Inutile dirvi che curavo il mio aspetto in maniera maniacale e anche quando studiavo in biblioteca non avevo mai un capello fuori posto.
Alfred fu determinante per inserirmi nel giro giusto e io gli servivo per attrarre su di me gli sguardi di tutti quegli investitori che, abbagliati dal mio fascino si lasciavano convincere a dargli in gestione i loro patrimoni.
- Ashley - mi diceva sempre - la maggior parte di questi riccastri non sa nemmeno quanti soldi ha. Ognuno di loro ha dato in gestione a gente come me centinaia di migliaia di dollari e noi, due volte all’anno, glieli rendicontiamo. Importante è mantenere intatto il loro capitale. Il mio lavoro consiste nel fare investimenti cercando di trarne il massimo profitto. Poi se un investimento ha reso il 10% li chiamo con tono entusiasta dicendo che abbiamo avuto una performance del 5% e il resto me lo intasco io. Ovviamente sono anni che faccio questo lavoro e ho dovuto faticare per arrivare dove sono. Quando ero un semplice broker lavoravo come un matto per far arricchire loro e la finanziaria per la quale lavoravo. Ho fatto il grande salto e mi sono messo in proprio iniziando gestendo i portafogli dei pochi che ho convinto a seguirmi. Ora ho una finanziaria mia e posso finalmente godermi la vita.
Fu Alfred che, avendo capito che non avrei mai lavorato come hostess o come interprete, mi fece aprire un conto estero alle isole Cayman usando un identità fasulla. Fu lui che un giorno si presentò da me con tanto di passaporto canadese perfettamente contraffatto, tessera della previdenza sociale e casella postale canadese e indirizzo di residenza in una piccola palazzina di sua proprietà che aveva intestato a una società di locazione.
- Ashley se non vuoi che le tasse ti spolpino viva non devi mai far vedere di essere ricca. Non devi possedere nulla e i soldi che guadagni in nero non devi assolutamente versarli nel tuo conto. Ci penso io a farteli arrivare in modo anonimo sul tuo nuovo conto alle Cayman. Quando vuoi fare un viaggio ricordati di fare scalo in Canada con la tua vera identità qui prendi in affitto un appartamento nella nostra palazzina e cambia 1000 dollari americani con i quali giustificherai le spese. Poi da li prendi il volo per dove vuoi con il tuo passaporto canadese e te la vai a spassare in qualche albergo a 5 stelle pagando con la carta di credito dell’Ashley canadese. Al ritorno fai scalo in Canada, salda l’appartamento in affitto e te ne ritorni qui con il tuo vero passaporto. Se faranno un controllo risulterà che sei stata 10 giorni in Canada per affari tuoi e sia il portiere che la lavanderia e il piccolo market (che sono tutti facenti parte della società che gestisce la palazzina) potranno confermarlo.
Questi espedienti Alfred me li svelò solo alla fine del college quando ormai avevo preso la mia strada. Ma per comprendere come sono diventata quello che sono dobbiamo tornare al tempo dell’Università quando dovevo assolutamente superare l’esame di arabo. Ero già stata bocciata una volta e se non volevo perdere la borsa di studio dovevo assolutamente superarlo. Con il parlato avevo fatto progressi notevoli ma con la scrittura ero un disastro. Il fatto di scrivere da destra verso sinistra mi faceva impazzire e poi la grammatica non riuscivo proprio a farmela entrare in testa.
Il professore era uno Yemenita di 35 anni, longilineo e per mia sfortuna gay dalla testa ai piedi. Durante le lezioni se lo facevano arrabbiare si comportava come una checca isterica. Era sempre a caccia di ragazzi da portarsi a letto che spesso venivano procacciati dal suo assistente che gli faceva da paraninfo oltre che da amante. Avevo saputo dalla mia compagna di stanza che diversi ragazzi, pur di passare l’esame, avevano ceduto alle sue avances e si erano fatti inchiappettare finendo come polli allo spiedo.
Se solo non avessi avuto una fica in mezzo alle gambe me lo sarei fatto fare anche io per evitare di perdere la borsa di studio.
La fortuna mi venne incontro e un bel giorno, mentre ero sulla pista di atletica intenta a fare stretching, il professore che stava facendo jogging passandomi accanto mi salutò dicendo:
- Buongiorno, signorina e complimenti alla mamma!
Mi mise a correre e una volta raggiunto:
- Buongiorno a lei professore, perché dovrei fare i complimenti alla mamma?
- Perché ti ha fatto un sedere meraviglioso, non vorrei sembrare volgare ma di culi come il tuo ce ne sono pochi in circolazione!
Non potevo crederci, ero riuscita ad attirare la sua attenzione; dovevo prendere al volo questa opportunità tentando il tutto per tutto.
- Grazie del complimento professore, apprezzo molto le persone schiette che dicono quello che pensano. Sapesse in quanti lo guardano di nascosto senza dire nulla.
- Ci credo, hai un culo che parla!
- Suvvia chissà quanti ce ne saranno come il mio
- Non credo signorina, si fidi di me che in fatto di culi sono un vero esperto - disse sorridendo-.
- Professore visto che l’ho incontrata volevo chiederle se mi poteva fissare un incontro per farle vedere...
- Il suo culo? - disse ridendo e interrompendo il mio discorso -.
Mi mise a ridere alla sua battuta e per niente offesa risposi per le rime:
- Se le piace così tanto perché no, pensavo fosse attratto solo,… dallo studio - dissi sorridendo facendogli capire che sapevo delle sue preferenze sessuali -.
- Signorina vedo che oltre a avere un bel culo è anche sveglia, l’aspetto domani nel mio studio, se la vedrò arrivare saprò che non avrò perso tempo a parlare con lei che non è capace di scrivere tre righe in arabo senza fare un mucchio di errori!
- Vedrà non la deluderò - dissi allontanandomi da lui.
Era fatta, non so perché ma voleva il mio sedere e io glielo avrei dato pur di superare l’esame. La mia indole puttanesca stava venendo fuori; dato che prima o poi qualcuno se lo sarebbe preso, tanto valeva farselo sverginare dal professore e soffrire per una giusta causa.
Immediatamente ripensai al dolore che provai con Pete ma ormai era fatta, non potevo tirarmi indietro e cominciai a farmene una ragione. D’altronde anche mia madre aveva sofferto e urlato quando mio padre glielo sverginò durante la prima notte di nozze e nonostante tutto continuava a farselo fare senza problemi. Anche per me sarebbe stata la stessa cosa; se si sopravvive ai dolori del parto si riesce a superare anche il dolore della rottura del culo.

Continua...(spero al più presto)
scritto il
2022-10-31
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