16 - Il Collegio (Parte II)
di
Ivofosco
genere
dominazione
Seguito del racconto 15 - Il Collegio (Parte I)
La vita nel collegio è scandita da alcuni riti di passaggio a cui vengono sottoposte le nuove arrivate. Una cerimonia particolare è quella in cui, la ragazza che aspira a entrare nella sorellanza, viene accettata dalle consorelle. La novizia deve essere almeno del terzo anno, deve aver fatto godere con la lingua almeno cinque sorelle e deve giurare obbedienza alla sorellanza attraverso un patto di sangue. Il sangue con cui suggellare il patto, deve provenire dalla deflorazione di una vergine che la stessa novizia deve trovare fra le ragazze del collegio. Una volta individuata dovrà consegnarla alla sorellanza che l’offrirá al dio Pan che provvederà a sverginarla. Il tutto deve essere fatto in una notte di luna piena alla presenza di tutte le consorelle. Al termine della copula la novizia dovrà ripulire dal sangue virginale la vagina della deflorata e il cazzo del defloratore utilizzando esclusivamente la lingua. Una volta che avrà nettatto entrambe gli organi riproduttivi dovrà giurare di osservare e rispettare tutti i comandamenti della sorellanza. I comandamenti sono trenta e dovrà fare un notevole sforzo di memoria per ricordarli tutti quando sarà chiamata a elencarli, uno a uno, a voce alta durante la cerimonia.
Indovinate un po’ a chi tocca l’onere e il piacere di sbrindellare l’imene della verginella? Al sottoscritto che se non si dovesse travestire da satiro indossando un vello di montone con tanto di copricapo con le corna e di stivali di pelliccia con relativi zoccoli troverebbe la cosa assai più piacevole.
La notte della cerimonia l’ignara vergine viene prelevata a forza dal letto e condotta nella palestra dove troverà l’intera sorellanza ad attenderla. La ragazza in questione si chiama Fiammetta è una del primo anno che in preda alla paura continua a chiedere con insistenza il motivo di tutto quello che le sta capitando. Senza dar risposta alle sue domande viene spogliata e chi l’ha scelta per il sacrificio, toccandola intimamente, si accerta che la vagina non sia stata stappata e che l’imene abbia fatto il suo dovere non lasciando entrare nessuno. Una volta accertata la verginità, si provvede a eliminare la ricrescita dei peli inguinali. Fiammetta è paralizzata dalla paura, la visione di tutte quelle persone non lascia presagire niente di buono e non può far altro che iniziare a piangere. Al termine della depilazione viene massaggiata con un oli profumati e le vengono legati i lunghi capelli neri con un fiocco bianco.
-Cosa avete intenzione di. farmi?
-Assolutamente niente! Stai tranquilla, oggi è un giorno di festa e noi non faremo altro che festeggiarti…
-Sicuro - rispose un’altra ragazza - stiamo preparandoti per farti la festa!
Tutte quante scoppiarono a ridere, Fiammetta capì cosa le stava per capitare e cercò di scappare ma fu presto bloccata.
-Stai ferma - disse la priora - non ti muovere se non vuoi che ti faccia spellare le chiappe a forza di frustate! Stai serena e goditi questo momento, oggi siamo tutte qui per te e dovresti ringraziarci per le attenzioni che stiamo avendo nei tuoi confronti! Avresti mai pensato di essere spulzellata in questo modo?
-Non voglio!… Non voglio!
-Non essere sciocca, dovresti essere contenta perché oggi offrirai la tua verginità al dio Pan che ti aprirà ai piaceri del sesso.
Chi le parlava in questo modo era la dottoressa Cecilia vestita con una tuta di spandex color oro indossata a pelle che non lasciava niente all’immaginazione. L’incavo dei glutei, il turgore dei capezzoli e le labbra della fica venivano esaltati da quel tipo di tessuto.
Le ragazze le fecero indossare un paio di calze di seta bianche tenute in sede da un reggicalze dello stesso colore e un paio di mutandine anch'esse bianche. Per ultimo le infilarono una tonaca da frate bianca come la neve. Le furono legate le mani dietro la schiena e fu rinchiusa a chiave nel ripostiglio delle scope in attesa del sacrificio.
In questi frangenti mi godo la cerimonia curata nei minimi particolari prima di travestirmi da satiro e prendere parte alla recita.
La ragazza che aspira a entrare nella sorellanza si chiama Laura, è una del terzo anno con un bel culo che ho avuto modo di apprezzare durante le sculacciate. E’ molto bella e sicuramente sarà passata anche nel letto di Cecilia. Barbara, la Priora della sorellanza, dopo aver fatto l’appello di tutte le consorelle da disposizioni per la preparazione dell’altare sacrificale. A un suo cenno vengono accatastati uno sull’altro una dozzina di tappeti da judo in modo da formare un parallelepido di circa un metro di altezza. Provvedo a misurarne l’altezza e ne faccio aggiungere altri per avere meglio a portata di cazzo la vagina della verginella. La pila così formata viene rivestita con un lenzuolo candido in modo da farla rassomigliare a un altare pagano sul quale vengono deposti alcuni cuscini di raso bianco. Un grosso cero preso in prestito dalla cappella viene acceso ai lati dell’altare e intorno ai cuscini vengono sparsi numerosi petali di rosa color vermiglio. La dottoressa procede a spogliare Laura lasciandola con le sole mutande bianche. Le consorelle intanto provvedono a spogliarsi di gonna e mutandine mettendosi tutte in fila indiana. Al centro della palestra viene portato un vecchio pitale alto circa mezzo metro di quelli che una volta si usavano nelle case prive di gabinetto. Laura fu fatta inginocchiare su un cuscino accanto al pitale. A un cenno della Priora una consorella si sedette sul pitale iniziando a urinare. Al termine della minzione Laura fu costretta a ripulire con la lingua la vagina della sorella. Una a una tutte le sorelle urinarono nel pitale e furono asciugate dalla sua lingua.
Laura intuì cosa le stava per capitare solamente quando la dottoressa, che era l’ultima della fila, urinò nel pitale tenendo fra le mani un tubo di gomma terminante con una cannula rettale.
-Non vorrete mica…
-Stai zitta e usa la lingua per pulirmi!
Non saprei dire quanta urina ci fosse nel bidone ma calcolando una media di circa duecento ml per ogni pipì e moltiplicando per venti nel secchio ci saranno stati non meno di quattro litri di urina. Il tubo di gomma fu inserito nell’innesto posto alla base del pitale che fu issato su un banco.
-La prassi vuole che ciò che ti è stato donato dalle consorelle lo debba ricevere stando in piedi. Ti è permesso di abbracciarmi e di aggrapparti al mio collo se ti sentirai mancare.
Mentre Laura abbracciava la dottoressa, Barbara da dietro le inseriva nell’ano assolutamente non lubrificato la cannula di plastica…
-AACCCHHHH… - fece Laura sentendola entrare -.
La priora aprì il rubinetto e…
-È calda!
-Certo, è appena fatta!
Non c’era molto dislivello fra il banco e il retto e la pipì scendeva lentamente senza provocare troppo fastidio. A metà secchio Laura cominciò ad agitarsi; Cecilia dovette accarezzarle la fica per farla calmare.
-Quanta ancora ne manca, non resisto!
-Coraggio fai la brava e accetta con gioia ciò che ti abbiamo donato!
-Grazie sorelle ma sbrighiamoci AHI,… AHI!
-Forza sorelle - disse la priora - venite a massaggiarle la pancia!
Una a una tutte le sorelle vennero a toccarle la pancia che si stava gonfiando come quella di una gestante al settimo mese provocandole ulteriore fastidio.
Una fra le più lesbiche del gruppo, massaggiandole il clitoride disse:
-Vedi la pancia come diventa se fai entrare il cazzo nella patatina? Adesso faccio una foto al pancione per ricordarti cosa rischi a prenderlo nella fica.
-BASTAAAA!
La dottoressa, visto che l’ultimo litro non riusciva a entrare, la fece stendere supina per permettere all'urina di defluire nell'intestino.
Laura si alzò con difficoltà, sembrava incinta al nono mese e non riusciva a stare ferma.
La priora continuò il cerimoniale:
-Ora che sei piena di noi devi tenerci strette senza l’aiuto di nessuno e per questo motivo non ti inseriremo niente nel sedere per cercare di trattenerci.
-Oddio non ce la faccio!
-Coraggio, non ti faremo salire sulla cavallina, ma mettiti a terra a quattro zampe e ringrazia le tue sorelle che fra poco omaggeranno il tuo culo.
Da un catino ogni sorella prese un ramoscello di betulla che era in ammollo in acqua salata e, una alla volta, avvicinandosi alla novizia le sferzarono il sedere…
-SCIAAACK! - AHIA!- Benvenuta fra noi sorella Laura!
-Grazie di cuore sorella Maria!
-SCIAAACK! - AHIA!- Benvenuta fra noi sorella Laura!
-Grazie di cuore sorella Francesca!
-SCIAAACK! - AHIA!- Benvenuta fra noi sorella Laura!
-Grazie di cuore sorella Ilaria!
E così Laura dovette ringraziare una per una tutte le sorelle che le frustavano il culo. Qualcuna tra le più stronze o fra quelle che non l’avrebbero voluta nel gruppo decisero di infliggerle la fustigazione non sulle chiappe ma centrando in pieno la fica...
-AHIAAAAAAAAAAAAA! Grazie di cuore sorella Roberta! -Disse Laura maledicendola mentalmente per averle centrato in pieno il grilletto.
La poveretta non ce la faceva più e la dottoressa, al termine dell’ultima frustata, fu lesta a inserirle un tappo nel culo per evitare di dover ripulire il pavimento della palestra dai suoi escrementi.
Dopo essersi liberata tornò visibilmente provata e le consorelle le fecero indossare una tunica azzurra.
La priora ordinò a tutte di prepararsi per la cerimonia perché la mezzanotte si stava avvicinando e si sarebbe dovuto compiere il sacrificio.
Mentre indossavo il vello che mi avrebbe trasformato in satiro presi anche una pasticca blu che sarebbe servita a darmi maggiore sicurezza nell’adempimento del compito che mi era stato assegnato.
Tutte le consorelle si spogliarono e una volta nude si vestirono con una tunica nera poi, in fila per due, si recarono a prendere la vittima da sacrificare a Pan.
Ognuna di loro aveva una candela accesa tra le mani meno che le quattro “boia” che erano addette al trasporto della vergine dagli spogliatoi fino all’altare.
Fu costretta a entrare nel cesto metallico con le ruote che viene utilizzato per riporre i palloni da basket e da pallavolo. Una volta dentro, come se si trovasse su un carro trainato dai buoi, con le mani legate dietro la schiena, fu portata dagli spogliatoi fino all’altare sacrificale. Piangeva e si divincolava ma le quattro addette le impedivano ogni movimento.
Durante il tragitto la Priora recitava dei salmi al quale le consorelle rispondevano in coro: erano auguri per la nuova consorella, ringraziamenti al dio Pan e speranze che il sangue prodotto dall’imene profanato fosse sufficiente per purificare la novizia. Non di rado era capitato che dalla vagina della vergine deflorata non fuoriuscisse nulla e la cosa non era di buon augurio. In questi casi Cecilia inseriva nella fica esangue della sverginata una pallina di silicone contenente un colorante vermiglio che dovevo rompere schiacciandola con la cappella contro la cervice uterina.
Appena il “carro” arrivò in prossimità dell’altare la ragazza fu fatta scendere dal cesto e fu spogliata dalla tunica. Era uno spettacolo! Il nastro bianco risaltava con il corvino dei suoi capelli, i gancetti a forma di fiore del reggicalze erano dello stesso colore rosa sia dei fiorellini che erano applicati a guarnire il reggicalze sia del nastro che le bloccava le mani dietro la schiena. La priora le liberò le mani e le quattro “boia”, non senza difficoltà la fecero stendere supina sull’altare reggendola ognuna per un arto!
-Si dia inizio alla cerimonia - disse la priora -.
Le luci si spensero e la palestra restò al buio illuminata soltanto dalla fioca luce del cero e dalle candele delle consorelle che si disposero in cerchio intorno all’altare.
Toccava a me, la pillola blu stava già facendo effetto e come ogni satiro che si rispetti avevo l’uccello in piena erezione! Nonostante fossi pronto volli attenermi al cerimoniale che prevede che una consorella provveda a preparare il cazzo per la deflorazione.
Dovete sapere che nel gruppo ci sono ragazze che accettano l’omosessualità solamente per convenienza, per non subire angherie durante la permanenza nella scuola, altre invece sono lesbiche convinte che pur accettando di farsi penetrare da cazzi finti di tutti i tipi non sopportano in nessun modo di fare pompini e di infilarsi in gola un cazzo vero. Fra queste c’è Antonella che se potesse il cazzo lo taglierebbe a tutti con le forbici fuguriamoci quanto possa gradire prenderlo in bocca. Il cerimoniale prevede che il satiro scelga a caso chi dovrà provvedere alla fellatio e per questo tutte le consorelle hanno il volto coperto dal cappuccio. Quella sadica di Cecilia per costringerla a prenderlo in bocca aveva spruzzato sul cappuccio del suo mantello uno liquido incolore avente la caratteristica di essere visibile solamente attraverso speciali occhiali che mi aveva fornito in precedenza.
Facendo finta di scegliere le poggiai la mano sulla spalla facendola trasalire:
-Avete forse scelto me? - disse con voce titubante -.
-Certamente, non vuoi forse compiacere il dio Pan?
Una frustata sulle tette le avrebbe fatto meno male e obtorto collo si scopri il volto inginocchiandosi ai miei piedi.
Il vestito del satiro è confezionato molto bene; è di tessuto elasticizzato sul quale viene applicata la pelle di un vero montone. All’altezza del sesso c'è un foro che risulta invisibile perché coperto dal vello. Quando devo interpretare il ruolo del dio Pan mi depilo completamente e indossandolo faccio attenzione a far uscire dal foro sia le palle che l’uccello in maniera che sembri proprio il cazzo del montone.
La sventurata iniziò a leccarmi la cappella con mal grazia stando bene attenta a non inghiottirla. Non mi lamentai per quello schifo di pompino perché sapevo che tra un po’ sarebbe intervenuta la dottoressa in mio aiuto. E infatti dopo nemmeno un minuto:
-Brutta sciagurata!… Che razza di figuraccia ci stai facendo fare!… chi ti ha insegnato a fare i pompini in questo modo? Bisogna proprio insegnarti tutto!
Si mise alle sue spalle, con le mani le fece retro flettere la testa spingendola contemporaneamente in avanti in modo da farle inghiottire metà cazzo.
-AUCHFFFFFF!… AUCHFF!… AUCHFF!
Le mani di Cecilia le impedivano di sottrarsi a quella penetrazione e io spingevo più che potevo per farglielo prendere tutto.
-AUCHFFFFFF!… OCCHR!… AUCHFF!
La poveretta aveva le lacrime agli occhi e si sentiva soffocare. A un cenno di Cecilia le presi la testa fra le mani costringendola a inghiottire mentre lei sadicamente le piazzava un ginocchio in mezzo alle scapole e con le mani le tirava indietro le spalle costringendola a estendere la testa ancora di più.
-AUCHFFFFFF!… OCCHR!… AUCHFF!
Ero riuscito a infilare tutto il cazzo, sentivo la faringe toccarmi la cappella. Non riusciva a respirare, si stava gonfiando e aveva gli occhi fuori dalle orbite. Cecilia allentò la presa e la poveretta con un guizzo riuscì a liberarsi vomitando in terra saliva e succhi gastrici.
-Volete ammazzarmi? Cazzo non riuscivo a respirare!
-Controllati,… devi respirare con il naso, non sia mai detto che una consorella non sia in grado di fare un pompino! Torna a ciucciarlo se non vuoi che ti bruci i capezzoli con l’accendino arroventato!
Spaventata da quella minaccia tornò a spompinarmi e non ci fu bisogno di bloccarle le spalle per costringerla a tirare indietro la testa.
-AUCHFFFFFF!… AUCHFF!… AUCHFF!
Avevo preso un buon ritmo: le spingevo la testa in avanti mentre le infilavo il cazzo in bocca.
Non le davo tregua e più di una volta quando il cazzo le arrivava in gola vomitava liquidi verdastri sul pavimento. Più di un pompino le stavo scopando la bocca.
Se c’è una cosa che mi piace è quella di portare un po’ di giustizia. La stronza che adesso stava subendo l’oltraggio del mio cazzo era tra quelle che quasi ogni notte costringeva una ragazza a leccarle la fica sotto la minaccia di chissà quali ritorsioni. Per non parlare dei sederi che profanava infilando nel culo delle sventurate i falli ricavati dal taglio dei manici di scopa.
In questo momento stavo vendicando tutte le ragazze che aveva fatto soffrire.
Cecilia mi riportò all’ordine ricordandomi che lo scopo per cui ero li era un altro e con riluttanza le liberai la bocca restando a cazzo dritto vuoi per il pompino vuoi per il viagra.
Nel frattempo alla vergine erano state tolte le mutandine e le quattro boia avevano fatto in modo di sistemarla con il culo su bordo dell’altare. Due di loro le tenevano spalle e braccia inchiodate all’altare mentre le altre due le alzarono le cosce permettendo alla priora di infilarle un cuscino sotto le reni in modo di esporre al meglio la virginale patatina.
Patatina che era sta assaggiata da tutte le consorelle che con minuziosità avevano portato le loro linguette a fare conoscenza con l’imene. Ovviamente fu Cecilia a fare in modo che quelle virginali labbra iniziassero a secernere il fluido necessario alla copula.
Il volto di Fiammetta era in penombra e la fioca luce si rifletteva sulle lacrime che le solcavano il volto.
Piangeva a dirotto supplicando di non sverginarla, mi avvicinai alla sua topina bagnandomi la cappella anche con i suoi umori. Le boia le tenevano le cosce divaricate e nonostante tutto la ragazza si dimenava come una biscia. Replicando un cerimoniale ormai collaudato le infilai tra le piccole labbra la cappella che le divaricò andando a fermarsi sull’imene. Appena Fiammetta sentì la cappella premere sulla sua barriera smise di sgambettare per paura di sverginarsi da sola con quei movimenti convulsi.
-Vi prego,… lasciatemi stare, non voglio!
-Non essere sciocca - disse la Priora- stai per mettere fine alla tua fanciullezza per diventare una donna! La maggior parte delle tue amiche avrà perso la verginità sul sedile di una macchina o in qualche scannatoio profanate da imbranati che non saranno stati neanche capaci di farle godere. Qui il velo te lo strapperà il dio Pan che è un esperto nello spulzellare giovinette come te!
-Vi prego,… vi scongiuro,… non lo fate!
Si aspettava di essere sverginata ma il cerimoniale prevedeva che il cazzo rimanesse a premere sull’imene ancora per molto portandola in ogni senso fuori di testa.
Infatti Cecilia cominciò a sgrillettarla mentre Barbara salendo sull’altare dalla parte della testa cominciò a baciarla accarezzandole i capezzoli.
L’atmosfera era carica di sensualità tutte consorelle si stavano masturbando in circolo senza far niente per mascherare i sospiri di godimento, io avevo una mano in mezzo alle gambe di Cecilia e sentivo che il tessuto ormai era completamente bagnato e la verginella, ormai rassegnata, si stava lasciando andare suonata come un pianoforte dalle sapienti dita di due pianiste del calibro di Cecilia e Roberta.
Sempre il cerimoniale prevede che la deflorazione avvenga nel momento del raggiungimento dell’orgasmo da parte della vergine e che sia eseguita mediante un colpo molto forte capace di strappare l’imene provocando la fuoriuscita del sangue.
Non ce la facevo più, stavo per esplodere quando Fiammetta mi venne in aiuto.
-Sssiiii,… si,… dai,… ancora,… siiiiiiiiiiiiiii!
L'orgasmo stava per esplodere e uno sguardo d’intesa mi fece capire che il momento era arrivato: con un colpo di reni…
-STUMPPP!
-AHIOOOOOOOOOOO!… MI SPACCHI!… MI FAI MALEEEE!
Con un colpo secco avevo oltrepassato la membrana elastica andando a sbattere contro la cervice uterina aiutato dagli umori e dalla rilassatezza provocata dall’orgasmo!
-CAZZO CHE DOLORE!
-È fatta, non sei più vergine - dissi ad alta voce -.
La deflorazione fu accompagnata da un caloroso applauso e da grida di approvazione da parte di tutta la sorellanza. Laura era ansiosa di vedere il cazzo macchiato di sangue. Fiammetta non si agitava più e dopo aver goduto stava provando per la prima volta la sensazione di avere un pene pulsante nella vagina. Tutte le notti aveva sognato questo momento e ora lo stava vivendo. Ora che il velo era stato rotto poteva rilassarsi e iniziare a godere. Tenendola ferma per le cosce iniziai a sfilarlo lentamente per poi piantarglielo nuovamente tutto dentro. Volevo dilatare bene la vagina prima di iniziare a scoparla.
Le due “boia” che le tenevano le mani la lasciarono per mettersi a lesbicare fra loro e a badarla rimase solo la priora che le accarezzava i capelli e le leccava i capezzoli.
Iniziai a scoparla e i suoi lamenti piano piano si trasformarono in gemiti di godimento. Il cazzo uscendo dalla fica appena sverginata stava iniziando a sporcare di sangue l’interno delle cosce e la cosa fu fatta notare da tutte con soddisfazione
Per completare l’opera decisi di scoparla anche da dietro e alzandosi tutte notarono che la federa del cuscino che aveva sotto le reni era macchiata di sangue. La piegarono a 90 sull’altare con un cuscino sotto la pancia per alzarle il culo e la penetrai con un forte colpo facendola di nuovo gridare.
-AHI!… AHI!… AHI!…
Fece per alzarsi ma la costrinsi a rimanere a pancia sotto.
-Stai giù e non ti alzare….
-AHIA,… AHI!
Probabilmente in questa posizione le avevo stracciato un altro pezzetto d’imene perché oltre a ricominciare a piangere e a lamentarsi stava sanguinando.
La sua stretta patatina mi stava regalando sensazioni fantastiche e, grazie alla pillola blu, potevo andare avanti ancora per molto se Cecilia non mi avesse interrotto. Aspettò che Fiammetta raggiungesse il primo orgasmo procurato da un cazzo vero e poi mi fece sfilare da quell’antro paradisiaco.
Il cazzo svettava in tutta la sua potenza e era completamente sporco di sangue, anche la pelliccia del montone che circondava la base del pene era macchiata di rosso.
Le quattro boia fecero nuovamente stendere supina Fiammetta divaricandole per bene le cosce.
La priora si fece avanti, esaminò attentamente i genitali della ragazza e fece avvicinare l’aspirante novizia che consapevole del suo ruolo incominciò a ripulire dal sangue le piccole labbra, l’ano e l’interno coscia della sverginata usando la lingua meglio di una gatta.
Terminata la pulizia esterna dei genitali, Laura rivolse le sue attenzione al mio cazzo ripulendolo dal sangue e dagli umori della sverginata.
Cecilia nel frattempo aveva tirato fuori da un cassettina di legno un piccolissimo fazzoletto bianco di seta con sopra ricamato in oro il nome “Fiammetta” che infilò all’interno della vagina della deflorata facendo attenzione affinché sparisse completamente nella vagina e non fosse visibile dall’esterno.
-Guai a te se sfili il fazzoletto dalla fica. Dovrai tenerlo per il resto della notte e per buona parte del giorno. Dopo pranzo verrai in infermeria e te lo toglierò. Il fazzoletto impregnato del tuo sangue virginale sarà steso, messo sotto vetro e appeso nella sala comune delle consorelle per ricordare alla nuova consorella Laura che deve al sacrificio del tuo imene il suo ingresso nella sorellanza.
Il tuo sacrificio sarà tenuto molto in considerazione se un giorno vorrai entrare in questo sodalizio. Ti ricordo che se solo farai parola con qualcuna di quanto è avvenuto questa notte o ti lamenterai con chicchessia di essere stata stuprata per te sarà la fine. Nessuno ti crederà e per te sarà veramente dura rimanere cinque anni in questo collegio. Sta a te decidere se questa topina appena stappata sarà fonte di piacere o di tremendo dolore e nel terminare la frase le strinse con forza il clitoride fra le dita.
-AHIAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Continuando a stringere prosegui:
-Quindi siamo intesi,… hai ben capito quello che ti potrebbe capitare?
-Si!… Si!… TI PREGO NON STRINGERE!… HO CAPITOOOOO!
Cecilia smise di martroriarle il clitoride e Fiammetta schizzò in piedi stringendo le cosce.
-Brava vedo che hai compreso quello che ti potrebbe capitare se non rispetti le regole!
Laura aveva finito di ripulirmi il cazzo e stava spompinandomi quando la Priora richiamò l’attenzione delle consorelle per proseguire con la cerimonia del giuramento.
-Penso sia arrivata l’ora che la nuova sorella giuri di rispettare e onorare le regole della sorellanza e chiedo al dio Pan di sovrintendere al suo giuramento.
Aiutata da due sorelle, Cecilia cinse la vita di Laura con una cintura di cuoio e su questa rimboccò la parte posteriore della tonaca in modo da lasciarle scoperte le chiappe. Laura sbiancò per timore di essere nuovamente fustigata. Invece non apparve nessun frustino ma fu condotta dalle due sorelle davanti all’altare. La dottoressa le accarezzò le chiappe soffermandosi sul buchino posteriore e dopo essersi leccata per bene il medio ne tastò la resistenza.
-AUUU! - Fece la ragazza sentendosi penetrare l’ano -.
-Laura ora dovrai giurare obbedienza alla sorellanza mentre Pan provvederà a aprire i tuoi orizzonti allargandoti la mente che trovo terribilmente chiusa!
Nel dire queste cose fece sprofondare il dito nel retto provocando il risentimento della ragazza.
-AHI!
Laura tremò come una foglia al vento perché capì che sarebbe stata sodomizzata. Cecilia continuò a avanzarle il dito nel culo continuando il discorso:
-Trovo incomprensibile come una ragazza che aspiri a entrate nella sorellanza sia ancora così chiusa, bisogna assolutamente aprirti alle difficoltà che la vita ti presenterà e che incombono alle tue spalle. Dovrai essere in grado di accettarle anche se ti faranno soffrire rimanendo sempre in piedi e a testa alta senza mai piegarti.
Le “boia” si erano sistemate ai lati di Laura tenendola per le braccia, e la poveretta piangente, senti la mia mano divaricarle le chiappe:
-Ti prego - disse piangendo- fai piano, nessuno mi ha mai preso lì… sono ancora vergine!
La priora svitò un barattolo contenente un lubrificante per agevolare la procedura e ben presto nell’aria si sentì l’odore della canfora contenuta nella crema. Ne presi una ditata e la spalmai sull’ano massaggiandolo circolarmente poi cingendo Laura per i fianchi le sussurrai:
-Fai un bel respiro…
-AHIA!
Il medio aveva oltrepassato lo sfintere e lo stava lubrificando, l’ano era contratto ma abbastanza elastico. Laura era agitata perché non aveva previsto questa procedura. Sapeva che prenderlo nel culo sarebbe stato doloroso e imbarazzante. Doloroso perché vergine, imbarazzante perché sarebbe stata sodomizzata davanti a tutte le compagne.
Sfilai il dito dal culo solo per infilarlo nuovamente nel barattolo della crema canforata che fu indispensabile per riuscire a inserirle anche l’indice insieme al medio.
-AHIAAAA!
-Stai calma e rilassati, ti sto dilatando per facilitare la sodomia!
Gli attimi che precedono la prima inculata sono sempre carichi di tensione; da una parte per la paura del dolore dall’altra per il piacere di essere il primo.
Appoggiai la cappella all’ano tenendola indirizzata con la mano e spinsi per forzare lo sfintere.
Laura però con un gridolino scartò di lato. Con calma ripetei l’operazione ma la ragazza non intendeva collaborare e stando in piedi la cosa poteva andare per le lunghe.
La priora vista l’ora tarda fece un segno alle due “boia” che in un attimo la costrinsero a pancia sotto ripiegandole le braccia dietro la schiena. Ormai non aveva più libertà di movimento.
Ne approfittai per tenere con il pollice ben ferma la cappella sul buco, una volta appuntata per bene bastò un colpo secco e deciso per farle superare lo sfintere…
-AHIAAAAAAA!… AHIIIIII!
-Dai che la cappella è entrata! - dissi - Vedi di non sfilarla se no dobbiamo cominciare da capo.
Laura sbuffava come un mantice e la Priora ordinò di tirarla su dicendo:
-Le avversità vanno sempre affrontate a schiena dritta! Non provare a piegarti!
Le fu concesso di indossare un paio di scarpe tacco 12 per non farla stare sulle punte dei piedi e una volta trovato il giusto equilibrio sempre sorretta dalle due “boia” le spinsi un altro pezzo di cazzo nel culo…
-AAAGHHH!… MI STAI UCCIDENDO!
La priora la sollecitò nell’iniziare il giuramento e la poveretta soggiogata dal mio cazzo iniziò a giurare di rispettare tutte le regole che impone la sorellanza intervallandole da urla e pianti provocati dal cazzo che le stava rompendo il sedere.
1 - Giuro di essere fedele …TUMP… AHIA… alle regole che… TUMP… CAZZO CHE MALE…
2 - Prometto di… TUMP… AUCCCCC!…osservare…
3 - Onorerò…TUMP… AHI!…TUMP… AHIAAA! le mie sorelle…
4 - Saprò essere…TUMP… BASTA TI PREGOOO!… rispettosa
Laura stava giurando quando quella sadica di Cecilia fece presente che ormai le si potevano sfilare le scarpe per rendere l’inculata più naturale possibile. Venendo meno il sostegno dei tacchi la poveretta dovette alzare i talloni per cercare di non impalarsi sul cazzo. Così facendo fu costretta a contrarre i glutei e a soffrire ulteriormente. Il suo dolore cresceva di pari passo con il mio piacere nel sentirmi il cazzo stretto nella morsa delle chiappe contratte.
15 - Mi schiererò TUMP… AHIAAAA!…sempre al fianco…
16 - Non permetterò che…TUMP… AHI!… TUMP… AHIAAA!… il nome della sorellanza…
Sfortunatamente per lei se sbagliava qualche parola del giuramento doveva ripetere tutto l’articolo dall’inizio.
Aveva le gambe che le tremavano per lo sforzo e più di una volta fu costretta a appoggiare i talloni a terra per farle riposare.
29 - Non abbandonerò mai la …TUMP… AHIA,PIANO!…sorellanza…
30 - Infine ringrazio TUMP…AHIAAA!… la Priora…TUMP…AEHIII!… per…
Il giuramento era giunto al termine e Laura si voltò a guardarmi come per dirmi che potevo anche smetterla quando la priora esclamò:
-Brava Laura non appena il dio Pan ti donerà la sua saggezza sarai a tutti gli effetti una di noi.
Per mettere fine alla sua sofferenza le due “boia” le fecero poggiare il busto sull’altare e presi a fare scempio del suo culo senza aspettare di infilzarla fra una frase e l’altra.
-TUMP…TUMP…TUMP…
-AHIA!… AHIA!… AHIA!…
-SCIAF… SCIAF… SCIAF…
-AHIA!… AHIA!… AHIA!…
-BASTAAAA!… COSÌ MI UCCIDETE!
La stavo sbattendo con un ritmo talmente forsennato che il cazzo mi bruciava, non oso immaginare in che condizioni fosse il suo ano. Gridava a squarciagola pregandomi di farla finita. Improvvisamente tutta l’eccitazione provocata dalla cerimonia risalendo dai testicoli le si riversò nel retto riempiendolo completamente.
Come mi sfilai mi accorsi che le avevo letteralmente rotto il culo: Il foro aveva il diametro del cazzo e presentava tracce di sangue. Mentre guardavo quel culo appena sverginato lo sperma che aveva dentro uscì copiosamente riversandosi sul pavimento della palestra.
La cerimonia era finita ma Cecilia volle oltraggiare ancora una volta Fiammetta obbligandola a ripulirmi il cazzo. Nonostante le proteste e le suppliche le sverginai anche la bocca e la poveretta fu costretta a ingoiare il rospo peraltro ben condito con gli aromi del culo di Laura.
Continua...
La vita nel collegio è scandita da alcuni riti di passaggio a cui vengono sottoposte le nuove arrivate. Una cerimonia particolare è quella in cui, la ragazza che aspira a entrare nella sorellanza, viene accettata dalle consorelle. La novizia deve essere almeno del terzo anno, deve aver fatto godere con la lingua almeno cinque sorelle e deve giurare obbedienza alla sorellanza attraverso un patto di sangue. Il sangue con cui suggellare il patto, deve provenire dalla deflorazione di una vergine che la stessa novizia deve trovare fra le ragazze del collegio. Una volta individuata dovrà consegnarla alla sorellanza che l’offrirá al dio Pan che provvederà a sverginarla. Il tutto deve essere fatto in una notte di luna piena alla presenza di tutte le consorelle. Al termine della copula la novizia dovrà ripulire dal sangue virginale la vagina della deflorata e il cazzo del defloratore utilizzando esclusivamente la lingua. Una volta che avrà nettatto entrambe gli organi riproduttivi dovrà giurare di osservare e rispettare tutti i comandamenti della sorellanza. I comandamenti sono trenta e dovrà fare un notevole sforzo di memoria per ricordarli tutti quando sarà chiamata a elencarli, uno a uno, a voce alta durante la cerimonia.
Indovinate un po’ a chi tocca l’onere e il piacere di sbrindellare l’imene della verginella? Al sottoscritto che se non si dovesse travestire da satiro indossando un vello di montone con tanto di copricapo con le corna e di stivali di pelliccia con relativi zoccoli troverebbe la cosa assai più piacevole.
La notte della cerimonia l’ignara vergine viene prelevata a forza dal letto e condotta nella palestra dove troverà l’intera sorellanza ad attenderla. La ragazza in questione si chiama Fiammetta è una del primo anno che in preda alla paura continua a chiedere con insistenza il motivo di tutto quello che le sta capitando. Senza dar risposta alle sue domande viene spogliata e chi l’ha scelta per il sacrificio, toccandola intimamente, si accerta che la vagina non sia stata stappata e che l’imene abbia fatto il suo dovere non lasciando entrare nessuno. Una volta accertata la verginità, si provvede a eliminare la ricrescita dei peli inguinali. Fiammetta è paralizzata dalla paura, la visione di tutte quelle persone non lascia presagire niente di buono e non può far altro che iniziare a piangere. Al termine della depilazione viene massaggiata con un oli profumati e le vengono legati i lunghi capelli neri con un fiocco bianco.
-Cosa avete intenzione di. farmi?
-Assolutamente niente! Stai tranquilla, oggi è un giorno di festa e noi non faremo altro che festeggiarti…
-Sicuro - rispose un’altra ragazza - stiamo preparandoti per farti la festa!
Tutte quante scoppiarono a ridere, Fiammetta capì cosa le stava per capitare e cercò di scappare ma fu presto bloccata.
-Stai ferma - disse la priora - non ti muovere se non vuoi che ti faccia spellare le chiappe a forza di frustate! Stai serena e goditi questo momento, oggi siamo tutte qui per te e dovresti ringraziarci per le attenzioni che stiamo avendo nei tuoi confronti! Avresti mai pensato di essere spulzellata in questo modo?
-Non voglio!… Non voglio!
-Non essere sciocca, dovresti essere contenta perché oggi offrirai la tua verginità al dio Pan che ti aprirà ai piaceri del sesso.
Chi le parlava in questo modo era la dottoressa Cecilia vestita con una tuta di spandex color oro indossata a pelle che non lasciava niente all’immaginazione. L’incavo dei glutei, il turgore dei capezzoli e le labbra della fica venivano esaltati da quel tipo di tessuto.
Le ragazze le fecero indossare un paio di calze di seta bianche tenute in sede da un reggicalze dello stesso colore e un paio di mutandine anch'esse bianche. Per ultimo le infilarono una tonaca da frate bianca come la neve. Le furono legate le mani dietro la schiena e fu rinchiusa a chiave nel ripostiglio delle scope in attesa del sacrificio.
In questi frangenti mi godo la cerimonia curata nei minimi particolari prima di travestirmi da satiro e prendere parte alla recita.
La ragazza che aspira a entrare nella sorellanza si chiama Laura, è una del terzo anno con un bel culo che ho avuto modo di apprezzare durante le sculacciate. E’ molto bella e sicuramente sarà passata anche nel letto di Cecilia. Barbara, la Priora della sorellanza, dopo aver fatto l’appello di tutte le consorelle da disposizioni per la preparazione dell’altare sacrificale. A un suo cenno vengono accatastati uno sull’altro una dozzina di tappeti da judo in modo da formare un parallelepido di circa un metro di altezza. Provvedo a misurarne l’altezza e ne faccio aggiungere altri per avere meglio a portata di cazzo la vagina della verginella. La pila così formata viene rivestita con un lenzuolo candido in modo da farla rassomigliare a un altare pagano sul quale vengono deposti alcuni cuscini di raso bianco. Un grosso cero preso in prestito dalla cappella viene acceso ai lati dell’altare e intorno ai cuscini vengono sparsi numerosi petali di rosa color vermiglio. La dottoressa procede a spogliare Laura lasciandola con le sole mutande bianche. Le consorelle intanto provvedono a spogliarsi di gonna e mutandine mettendosi tutte in fila indiana. Al centro della palestra viene portato un vecchio pitale alto circa mezzo metro di quelli che una volta si usavano nelle case prive di gabinetto. Laura fu fatta inginocchiare su un cuscino accanto al pitale. A un cenno della Priora una consorella si sedette sul pitale iniziando a urinare. Al termine della minzione Laura fu costretta a ripulire con la lingua la vagina della sorella. Una a una tutte le sorelle urinarono nel pitale e furono asciugate dalla sua lingua.
Laura intuì cosa le stava per capitare solamente quando la dottoressa, che era l’ultima della fila, urinò nel pitale tenendo fra le mani un tubo di gomma terminante con una cannula rettale.
-Non vorrete mica…
-Stai zitta e usa la lingua per pulirmi!
Non saprei dire quanta urina ci fosse nel bidone ma calcolando una media di circa duecento ml per ogni pipì e moltiplicando per venti nel secchio ci saranno stati non meno di quattro litri di urina. Il tubo di gomma fu inserito nell’innesto posto alla base del pitale che fu issato su un banco.
-La prassi vuole che ciò che ti è stato donato dalle consorelle lo debba ricevere stando in piedi. Ti è permesso di abbracciarmi e di aggrapparti al mio collo se ti sentirai mancare.
Mentre Laura abbracciava la dottoressa, Barbara da dietro le inseriva nell’ano assolutamente non lubrificato la cannula di plastica…
-AACCCHHHH… - fece Laura sentendola entrare -.
La priora aprì il rubinetto e…
-È calda!
-Certo, è appena fatta!
Non c’era molto dislivello fra il banco e il retto e la pipì scendeva lentamente senza provocare troppo fastidio. A metà secchio Laura cominciò ad agitarsi; Cecilia dovette accarezzarle la fica per farla calmare.
-Quanta ancora ne manca, non resisto!
-Coraggio fai la brava e accetta con gioia ciò che ti abbiamo donato!
-Grazie sorelle ma sbrighiamoci AHI,… AHI!
-Forza sorelle - disse la priora - venite a massaggiarle la pancia!
Una a una tutte le sorelle vennero a toccarle la pancia che si stava gonfiando come quella di una gestante al settimo mese provocandole ulteriore fastidio.
Una fra le più lesbiche del gruppo, massaggiandole il clitoride disse:
-Vedi la pancia come diventa se fai entrare il cazzo nella patatina? Adesso faccio una foto al pancione per ricordarti cosa rischi a prenderlo nella fica.
-BASTAAAA!
La dottoressa, visto che l’ultimo litro non riusciva a entrare, la fece stendere supina per permettere all'urina di defluire nell'intestino.
Laura si alzò con difficoltà, sembrava incinta al nono mese e non riusciva a stare ferma.
La priora continuò il cerimoniale:
-Ora che sei piena di noi devi tenerci strette senza l’aiuto di nessuno e per questo motivo non ti inseriremo niente nel sedere per cercare di trattenerci.
-Oddio non ce la faccio!
-Coraggio, non ti faremo salire sulla cavallina, ma mettiti a terra a quattro zampe e ringrazia le tue sorelle che fra poco omaggeranno il tuo culo.
Da un catino ogni sorella prese un ramoscello di betulla che era in ammollo in acqua salata e, una alla volta, avvicinandosi alla novizia le sferzarono il sedere…
-SCIAAACK! - AHIA!- Benvenuta fra noi sorella Laura!
-Grazie di cuore sorella Maria!
-SCIAAACK! - AHIA!- Benvenuta fra noi sorella Laura!
-Grazie di cuore sorella Francesca!
-SCIAAACK! - AHIA!- Benvenuta fra noi sorella Laura!
-Grazie di cuore sorella Ilaria!
E così Laura dovette ringraziare una per una tutte le sorelle che le frustavano il culo. Qualcuna tra le più stronze o fra quelle che non l’avrebbero voluta nel gruppo decisero di infliggerle la fustigazione non sulle chiappe ma centrando in pieno la fica...
-AHIAAAAAAAAAAAAA! Grazie di cuore sorella Roberta! -Disse Laura maledicendola mentalmente per averle centrato in pieno il grilletto.
La poveretta non ce la faceva più e la dottoressa, al termine dell’ultima frustata, fu lesta a inserirle un tappo nel culo per evitare di dover ripulire il pavimento della palestra dai suoi escrementi.
Dopo essersi liberata tornò visibilmente provata e le consorelle le fecero indossare una tunica azzurra.
La priora ordinò a tutte di prepararsi per la cerimonia perché la mezzanotte si stava avvicinando e si sarebbe dovuto compiere il sacrificio.
Mentre indossavo il vello che mi avrebbe trasformato in satiro presi anche una pasticca blu che sarebbe servita a darmi maggiore sicurezza nell’adempimento del compito che mi era stato assegnato.
Tutte le consorelle si spogliarono e una volta nude si vestirono con una tunica nera poi, in fila per due, si recarono a prendere la vittima da sacrificare a Pan.
Ognuna di loro aveva una candela accesa tra le mani meno che le quattro “boia” che erano addette al trasporto della vergine dagli spogliatoi fino all’altare.
Fu costretta a entrare nel cesto metallico con le ruote che viene utilizzato per riporre i palloni da basket e da pallavolo. Una volta dentro, come se si trovasse su un carro trainato dai buoi, con le mani legate dietro la schiena, fu portata dagli spogliatoi fino all’altare sacrificale. Piangeva e si divincolava ma le quattro addette le impedivano ogni movimento.
Durante il tragitto la Priora recitava dei salmi al quale le consorelle rispondevano in coro: erano auguri per la nuova consorella, ringraziamenti al dio Pan e speranze che il sangue prodotto dall’imene profanato fosse sufficiente per purificare la novizia. Non di rado era capitato che dalla vagina della vergine deflorata non fuoriuscisse nulla e la cosa non era di buon augurio. In questi casi Cecilia inseriva nella fica esangue della sverginata una pallina di silicone contenente un colorante vermiglio che dovevo rompere schiacciandola con la cappella contro la cervice uterina.
Appena il “carro” arrivò in prossimità dell’altare la ragazza fu fatta scendere dal cesto e fu spogliata dalla tunica. Era uno spettacolo! Il nastro bianco risaltava con il corvino dei suoi capelli, i gancetti a forma di fiore del reggicalze erano dello stesso colore rosa sia dei fiorellini che erano applicati a guarnire il reggicalze sia del nastro che le bloccava le mani dietro la schiena. La priora le liberò le mani e le quattro “boia”, non senza difficoltà la fecero stendere supina sull’altare reggendola ognuna per un arto!
-Si dia inizio alla cerimonia - disse la priora -.
Le luci si spensero e la palestra restò al buio illuminata soltanto dalla fioca luce del cero e dalle candele delle consorelle che si disposero in cerchio intorno all’altare.
Toccava a me, la pillola blu stava già facendo effetto e come ogni satiro che si rispetti avevo l’uccello in piena erezione! Nonostante fossi pronto volli attenermi al cerimoniale che prevede che una consorella provveda a preparare il cazzo per la deflorazione.
Dovete sapere che nel gruppo ci sono ragazze che accettano l’omosessualità solamente per convenienza, per non subire angherie durante la permanenza nella scuola, altre invece sono lesbiche convinte che pur accettando di farsi penetrare da cazzi finti di tutti i tipi non sopportano in nessun modo di fare pompini e di infilarsi in gola un cazzo vero. Fra queste c’è Antonella che se potesse il cazzo lo taglierebbe a tutti con le forbici fuguriamoci quanto possa gradire prenderlo in bocca. Il cerimoniale prevede che il satiro scelga a caso chi dovrà provvedere alla fellatio e per questo tutte le consorelle hanno il volto coperto dal cappuccio. Quella sadica di Cecilia per costringerla a prenderlo in bocca aveva spruzzato sul cappuccio del suo mantello uno liquido incolore avente la caratteristica di essere visibile solamente attraverso speciali occhiali che mi aveva fornito in precedenza.
Facendo finta di scegliere le poggiai la mano sulla spalla facendola trasalire:
-Avete forse scelto me? - disse con voce titubante -.
-Certamente, non vuoi forse compiacere il dio Pan?
Una frustata sulle tette le avrebbe fatto meno male e obtorto collo si scopri il volto inginocchiandosi ai miei piedi.
Il vestito del satiro è confezionato molto bene; è di tessuto elasticizzato sul quale viene applicata la pelle di un vero montone. All’altezza del sesso c'è un foro che risulta invisibile perché coperto dal vello. Quando devo interpretare il ruolo del dio Pan mi depilo completamente e indossandolo faccio attenzione a far uscire dal foro sia le palle che l’uccello in maniera che sembri proprio il cazzo del montone.
La sventurata iniziò a leccarmi la cappella con mal grazia stando bene attenta a non inghiottirla. Non mi lamentai per quello schifo di pompino perché sapevo che tra un po’ sarebbe intervenuta la dottoressa in mio aiuto. E infatti dopo nemmeno un minuto:
-Brutta sciagurata!… Che razza di figuraccia ci stai facendo fare!… chi ti ha insegnato a fare i pompini in questo modo? Bisogna proprio insegnarti tutto!
Si mise alle sue spalle, con le mani le fece retro flettere la testa spingendola contemporaneamente in avanti in modo da farle inghiottire metà cazzo.
-AUCHFFFFFF!… AUCHFF!… AUCHFF!
Le mani di Cecilia le impedivano di sottrarsi a quella penetrazione e io spingevo più che potevo per farglielo prendere tutto.
-AUCHFFFFFF!… OCCHR!… AUCHFF!
La poveretta aveva le lacrime agli occhi e si sentiva soffocare. A un cenno di Cecilia le presi la testa fra le mani costringendola a inghiottire mentre lei sadicamente le piazzava un ginocchio in mezzo alle scapole e con le mani le tirava indietro le spalle costringendola a estendere la testa ancora di più.
-AUCHFFFFFF!… OCCHR!… AUCHFF!
Ero riuscito a infilare tutto il cazzo, sentivo la faringe toccarmi la cappella. Non riusciva a respirare, si stava gonfiando e aveva gli occhi fuori dalle orbite. Cecilia allentò la presa e la poveretta con un guizzo riuscì a liberarsi vomitando in terra saliva e succhi gastrici.
-Volete ammazzarmi? Cazzo non riuscivo a respirare!
-Controllati,… devi respirare con il naso, non sia mai detto che una consorella non sia in grado di fare un pompino! Torna a ciucciarlo se non vuoi che ti bruci i capezzoli con l’accendino arroventato!
Spaventata da quella minaccia tornò a spompinarmi e non ci fu bisogno di bloccarle le spalle per costringerla a tirare indietro la testa.
-AUCHFFFFFF!… AUCHFF!… AUCHFF!
Avevo preso un buon ritmo: le spingevo la testa in avanti mentre le infilavo il cazzo in bocca.
Non le davo tregua e più di una volta quando il cazzo le arrivava in gola vomitava liquidi verdastri sul pavimento. Più di un pompino le stavo scopando la bocca.
Se c’è una cosa che mi piace è quella di portare un po’ di giustizia. La stronza che adesso stava subendo l’oltraggio del mio cazzo era tra quelle che quasi ogni notte costringeva una ragazza a leccarle la fica sotto la minaccia di chissà quali ritorsioni. Per non parlare dei sederi che profanava infilando nel culo delle sventurate i falli ricavati dal taglio dei manici di scopa.
In questo momento stavo vendicando tutte le ragazze che aveva fatto soffrire.
Cecilia mi riportò all’ordine ricordandomi che lo scopo per cui ero li era un altro e con riluttanza le liberai la bocca restando a cazzo dritto vuoi per il pompino vuoi per il viagra.
Nel frattempo alla vergine erano state tolte le mutandine e le quattro boia avevano fatto in modo di sistemarla con il culo su bordo dell’altare. Due di loro le tenevano spalle e braccia inchiodate all’altare mentre le altre due le alzarono le cosce permettendo alla priora di infilarle un cuscino sotto le reni in modo di esporre al meglio la virginale patatina.
Patatina che era sta assaggiata da tutte le consorelle che con minuziosità avevano portato le loro linguette a fare conoscenza con l’imene. Ovviamente fu Cecilia a fare in modo che quelle virginali labbra iniziassero a secernere il fluido necessario alla copula.
Il volto di Fiammetta era in penombra e la fioca luce si rifletteva sulle lacrime che le solcavano il volto.
Piangeva a dirotto supplicando di non sverginarla, mi avvicinai alla sua topina bagnandomi la cappella anche con i suoi umori. Le boia le tenevano le cosce divaricate e nonostante tutto la ragazza si dimenava come una biscia. Replicando un cerimoniale ormai collaudato le infilai tra le piccole labbra la cappella che le divaricò andando a fermarsi sull’imene. Appena Fiammetta sentì la cappella premere sulla sua barriera smise di sgambettare per paura di sverginarsi da sola con quei movimenti convulsi.
-Vi prego,… lasciatemi stare, non voglio!
-Non essere sciocca - disse la Priora- stai per mettere fine alla tua fanciullezza per diventare una donna! La maggior parte delle tue amiche avrà perso la verginità sul sedile di una macchina o in qualche scannatoio profanate da imbranati che non saranno stati neanche capaci di farle godere. Qui il velo te lo strapperà il dio Pan che è un esperto nello spulzellare giovinette come te!
-Vi prego,… vi scongiuro,… non lo fate!
Si aspettava di essere sverginata ma il cerimoniale prevedeva che il cazzo rimanesse a premere sull’imene ancora per molto portandola in ogni senso fuori di testa.
Infatti Cecilia cominciò a sgrillettarla mentre Barbara salendo sull’altare dalla parte della testa cominciò a baciarla accarezzandole i capezzoli.
L’atmosfera era carica di sensualità tutte consorelle si stavano masturbando in circolo senza far niente per mascherare i sospiri di godimento, io avevo una mano in mezzo alle gambe di Cecilia e sentivo che il tessuto ormai era completamente bagnato e la verginella, ormai rassegnata, si stava lasciando andare suonata come un pianoforte dalle sapienti dita di due pianiste del calibro di Cecilia e Roberta.
Sempre il cerimoniale prevede che la deflorazione avvenga nel momento del raggiungimento dell’orgasmo da parte della vergine e che sia eseguita mediante un colpo molto forte capace di strappare l’imene provocando la fuoriuscita del sangue.
Non ce la facevo più, stavo per esplodere quando Fiammetta mi venne in aiuto.
-Sssiiii,… si,… dai,… ancora,… siiiiiiiiiiiiiii!
L'orgasmo stava per esplodere e uno sguardo d’intesa mi fece capire che il momento era arrivato: con un colpo di reni…
-STUMPPP!
-AHIOOOOOOOOOOO!… MI SPACCHI!… MI FAI MALEEEE!
Con un colpo secco avevo oltrepassato la membrana elastica andando a sbattere contro la cervice uterina aiutato dagli umori e dalla rilassatezza provocata dall’orgasmo!
-CAZZO CHE DOLORE!
-È fatta, non sei più vergine - dissi ad alta voce -.
La deflorazione fu accompagnata da un caloroso applauso e da grida di approvazione da parte di tutta la sorellanza. Laura era ansiosa di vedere il cazzo macchiato di sangue. Fiammetta non si agitava più e dopo aver goduto stava provando per la prima volta la sensazione di avere un pene pulsante nella vagina. Tutte le notti aveva sognato questo momento e ora lo stava vivendo. Ora che il velo era stato rotto poteva rilassarsi e iniziare a godere. Tenendola ferma per le cosce iniziai a sfilarlo lentamente per poi piantarglielo nuovamente tutto dentro. Volevo dilatare bene la vagina prima di iniziare a scoparla.
Le due “boia” che le tenevano le mani la lasciarono per mettersi a lesbicare fra loro e a badarla rimase solo la priora che le accarezzava i capelli e le leccava i capezzoli.
Iniziai a scoparla e i suoi lamenti piano piano si trasformarono in gemiti di godimento. Il cazzo uscendo dalla fica appena sverginata stava iniziando a sporcare di sangue l’interno delle cosce e la cosa fu fatta notare da tutte con soddisfazione
Per completare l’opera decisi di scoparla anche da dietro e alzandosi tutte notarono che la federa del cuscino che aveva sotto le reni era macchiata di sangue. La piegarono a 90 sull’altare con un cuscino sotto la pancia per alzarle il culo e la penetrai con un forte colpo facendola di nuovo gridare.
-AHI!… AHI!… AHI!…
Fece per alzarsi ma la costrinsi a rimanere a pancia sotto.
-Stai giù e non ti alzare….
-AHIA,… AHI!
Probabilmente in questa posizione le avevo stracciato un altro pezzetto d’imene perché oltre a ricominciare a piangere e a lamentarsi stava sanguinando.
La sua stretta patatina mi stava regalando sensazioni fantastiche e, grazie alla pillola blu, potevo andare avanti ancora per molto se Cecilia non mi avesse interrotto. Aspettò che Fiammetta raggiungesse il primo orgasmo procurato da un cazzo vero e poi mi fece sfilare da quell’antro paradisiaco.
Il cazzo svettava in tutta la sua potenza e era completamente sporco di sangue, anche la pelliccia del montone che circondava la base del pene era macchiata di rosso.
Le quattro boia fecero nuovamente stendere supina Fiammetta divaricandole per bene le cosce.
La priora si fece avanti, esaminò attentamente i genitali della ragazza e fece avvicinare l’aspirante novizia che consapevole del suo ruolo incominciò a ripulire dal sangue le piccole labbra, l’ano e l’interno coscia della sverginata usando la lingua meglio di una gatta.
Terminata la pulizia esterna dei genitali, Laura rivolse le sue attenzione al mio cazzo ripulendolo dal sangue e dagli umori della sverginata.
Cecilia nel frattempo aveva tirato fuori da un cassettina di legno un piccolissimo fazzoletto bianco di seta con sopra ricamato in oro il nome “Fiammetta” che infilò all’interno della vagina della deflorata facendo attenzione affinché sparisse completamente nella vagina e non fosse visibile dall’esterno.
-Guai a te se sfili il fazzoletto dalla fica. Dovrai tenerlo per il resto della notte e per buona parte del giorno. Dopo pranzo verrai in infermeria e te lo toglierò. Il fazzoletto impregnato del tuo sangue virginale sarà steso, messo sotto vetro e appeso nella sala comune delle consorelle per ricordare alla nuova consorella Laura che deve al sacrificio del tuo imene il suo ingresso nella sorellanza.
Il tuo sacrificio sarà tenuto molto in considerazione se un giorno vorrai entrare in questo sodalizio. Ti ricordo che se solo farai parola con qualcuna di quanto è avvenuto questa notte o ti lamenterai con chicchessia di essere stata stuprata per te sarà la fine. Nessuno ti crederà e per te sarà veramente dura rimanere cinque anni in questo collegio. Sta a te decidere se questa topina appena stappata sarà fonte di piacere o di tremendo dolore e nel terminare la frase le strinse con forza il clitoride fra le dita.
-AHIAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Continuando a stringere prosegui:
-Quindi siamo intesi,… hai ben capito quello che ti potrebbe capitare?
-Si!… Si!… TI PREGO NON STRINGERE!… HO CAPITOOOOO!
Cecilia smise di martroriarle il clitoride e Fiammetta schizzò in piedi stringendo le cosce.
-Brava vedo che hai compreso quello che ti potrebbe capitare se non rispetti le regole!
Laura aveva finito di ripulirmi il cazzo e stava spompinandomi quando la Priora richiamò l’attenzione delle consorelle per proseguire con la cerimonia del giuramento.
-Penso sia arrivata l’ora che la nuova sorella giuri di rispettare e onorare le regole della sorellanza e chiedo al dio Pan di sovrintendere al suo giuramento.
Aiutata da due sorelle, Cecilia cinse la vita di Laura con una cintura di cuoio e su questa rimboccò la parte posteriore della tonaca in modo da lasciarle scoperte le chiappe. Laura sbiancò per timore di essere nuovamente fustigata. Invece non apparve nessun frustino ma fu condotta dalle due sorelle davanti all’altare. La dottoressa le accarezzò le chiappe soffermandosi sul buchino posteriore e dopo essersi leccata per bene il medio ne tastò la resistenza.
-AUUU! - Fece la ragazza sentendosi penetrare l’ano -.
-Laura ora dovrai giurare obbedienza alla sorellanza mentre Pan provvederà a aprire i tuoi orizzonti allargandoti la mente che trovo terribilmente chiusa!
Nel dire queste cose fece sprofondare il dito nel retto provocando il risentimento della ragazza.
-AHI!
Laura tremò come una foglia al vento perché capì che sarebbe stata sodomizzata. Cecilia continuò a avanzarle il dito nel culo continuando il discorso:
-Trovo incomprensibile come una ragazza che aspiri a entrate nella sorellanza sia ancora così chiusa, bisogna assolutamente aprirti alle difficoltà che la vita ti presenterà e che incombono alle tue spalle. Dovrai essere in grado di accettarle anche se ti faranno soffrire rimanendo sempre in piedi e a testa alta senza mai piegarti.
Le “boia” si erano sistemate ai lati di Laura tenendola per le braccia, e la poveretta piangente, senti la mia mano divaricarle le chiappe:
-Ti prego - disse piangendo- fai piano, nessuno mi ha mai preso lì… sono ancora vergine!
La priora svitò un barattolo contenente un lubrificante per agevolare la procedura e ben presto nell’aria si sentì l’odore della canfora contenuta nella crema. Ne presi una ditata e la spalmai sull’ano massaggiandolo circolarmente poi cingendo Laura per i fianchi le sussurrai:
-Fai un bel respiro…
-AHIA!
Il medio aveva oltrepassato lo sfintere e lo stava lubrificando, l’ano era contratto ma abbastanza elastico. Laura era agitata perché non aveva previsto questa procedura. Sapeva che prenderlo nel culo sarebbe stato doloroso e imbarazzante. Doloroso perché vergine, imbarazzante perché sarebbe stata sodomizzata davanti a tutte le compagne.
Sfilai il dito dal culo solo per infilarlo nuovamente nel barattolo della crema canforata che fu indispensabile per riuscire a inserirle anche l’indice insieme al medio.
-AHIAAAA!
-Stai calma e rilassati, ti sto dilatando per facilitare la sodomia!
Gli attimi che precedono la prima inculata sono sempre carichi di tensione; da una parte per la paura del dolore dall’altra per il piacere di essere il primo.
Appoggiai la cappella all’ano tenendola indirizzata con la mano e spinsi per forzare lo sfintere.
Laura però con un gridolino scartò di lato. Con calma ripetei l’operazione ma la ragazza non intendeva collaborare e stando in piedi la cosa poteva andare per le lunghe.
La priora vista l’ora tarda fece un segno alle due “boia” che in un attimo la costrinsero a pancia sotto ripiegandole le braccia dietro la schiena. Ormai non aveva più libertà di movimento.
Ne approfittai per tenere con il pollice ben ferma la cappella sul buco, una volta appuntata per bene bastò un colpo secco e deciso per farle superare lo sfintere…
-AHIAAAAAAA!… AHIIIIII!
-Dai che la cappella è entrata! - dissi - Vedi di non sfilarla se no dobbiamo cominciare da capo.
Laura sbuffava come un mantice e la Priora ordinò di tirarla su dicendo:
-Le avversità vanno sempre affrontate a schiena dritta! Non provare a piegarti!
Le fu concesso di indossare un paio di scarpe tacco 12 per non farla stare sulle punte dei piedi e una volta trovato il giusto equilibrio sempre sorretta dalle due “boia” le spinsi un altro pezzo di cazzo nel culo…
-AAAGHHH!… MI STAI UCCIDENDO!
La priora la sollecitò nell’iniziare il giuramento e la poveretta soggiogata dal mio cazzo iniziò a giurare di rispettare tutte le regole che impone la sorellanza intervallandole da urla e pianti provocati dal cazzo che le stava rompendo il sedere.
1 - Giuro di essere fedele …TUMP… AHIA… alle regole che… TUMP… CAZZO CHE MALE…
2 - Prometto di… TUMP… AUCCCCC!…osservare…
3 - Onorerò…TUMP… AHI!…TUMP… AHIAAA! le mie sorelle…
4 - Saprò essere…TUMP… BASTA TI PREGOOO!… rispettosa
Laura stava giurando quando quella sadica di Cecilia fece presente che ormai le si potevano sfilare le scarpe per rendere l’inculata più naturale possibile. Venendo meno il sostegno dei tacchi la poveretta dovette alzare i talloni per cercare di non impalarsi sul cazzo. Così facendo fu costretta a contrarre i glutei e a soffrire ulteriormente. Il suo dolore cresceva di pari passo con il mio piacere nel sentirmi il cazzo stretto nella morsa delle chiappe contratte.
15 - Mi schiererò TUMP… AHIAAAA!…sempre al fianco…
16 - Non permetterò che…TUMP… AHI!… TUMP… AHIAAA!… il nome della sorellanza…
Sfortunatamente per lei se sbagliava qualche parola del giuramento doveva ripetere tutto l’articolo dall’inizio.
Aveva le gambe che le tremavano per lo sforzo e più di una volta fu costretta a appoggiare i talloni a terra per farle riposare.
29 - Non abbandonerò mai la …TUMP… AHIA,PIANO!…sorellanza…
30 - Infine ringrazio TUMP…AHIAAA!… la Priora…TUMP…AEHIII!… per…
Il giuramento era giunto al termine e Laura si voltò a guardarmi come per dirmi che potevo anche smetterla quando la priora esclamò:
-Brava Laura non appena il dio Pan ti donerà la sua saggezza sarai a tutti gli effetti una di noi.
Per mettere fine alla sua sofferenza le due “boia” le fecero poggiare il busto sull’altare e presi a fare scempio del suo culo senza aspettare di infilzarla fra una frase e l’altra.
-TUMP…TUMP…TUMP…
-AHIA!… AHIA!… AHIA!…
-SCIAF… SCIAF… SCIAF…
-AHIA!… AHIA!… AHIA!…
-BASTAAAA!… COSÌ MI UCCIDETE!
La stavo sbattendo con un ritmo talmente forsennato che il cazzo mi bruciava, non oso immaginare in che condizioni fosse il suo ano. Gridava a squarciagola pregandomi di farla finita. Improvvisamente tutta l’eccitazione provocata dalla cerimonia risalendo dai testicoli le si riversò nel retto riempiendolo completamente.
Come mi sfilai mi accorsi che le avevo letteralmente rotto il culo: Il foro aveva il diametro del cazzo e presentava tracce di sangue. Mentre guardavo quel culo appena sverginato lo sperma che aveva dentro uscì copiosamente riversandosi sul pavimento della palestra.
La cerimonia era finita ma Cecilia volle oltraggiare ancora una volta Fiammetta obbligandola a ripulirmi il cazzo. Nonostante le proteste e le suppliche le sverginai anche la bocca e la poveretta fu costretta a ingoiare il rospo peraltro ben condito con gli aromi del culo di Laura.
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