17 - Il Collegio (Parte III)
di
Ivofosco
genere
dominazione
Seguito del racconto 16 - Il collegio (Parte II)
Tutte le collegiali, venendo depilate frequentemente, hanno la patata liscia come quella delle bimbe; tutte tranne le pochissime rosse e le bionde integrali. Se vi state chiedendo il perché è presto spiegato. Il direttore del collegio e alcuni istitutori vanno matti per le tope colorate. Queste ragazze, che non sono più di venti, hanno i genitali completamente depilati mentre sul pube il pelo gli viene accorciato e rasato in modo da formare figure geometriche.
Le consorelle sanno bene che “le colorate”, come vengono comunemente chiamate, specialmente del primo anno, non possono essere oggetto di attenzioni sessuali. Possono essere masturbate solamente con la lingua o con le dita e, nei loro pertugi è severamente vietato l’ingresso dei manici di scopa.
Sembrerebbe una fortuna avere il pelo colorato se non fosse che le poverette rispetto a tutte le altre devono soddisfare le voglie del direttore e degli istitutori. Superati i primi due anni questi divieti decadono e le colorate ritornano a essere trattate al pari delle altre.
Un altra procedura ripetitiva è quella della pulizia intestinale. A ogni cambio di stagione alle ragazze del collegio viene praticato un clistere con acqua saponata che è particolarmente duro da sopportare specialmente per le matricole che non l’hanno mai provato.
Fra qualche giorno sarà l’equinozio d’autunno e le anziane hanno già terrorizzato le matricole con i racconti più terribili riguardo al clistere e le poverette non fanno altro che chiedermi:
-Giò ma è vero che saranno tre litri?
-Giò Barbara ha detto che dovremo tenerlo tutta la notte…
-Giò ma è vero che la cannula con cui ce lo faranno è larga 4 centimetri?
-Giò ti faccio un pompino se non me lo fai!
Ovviamente più si avvicina il giorno e più gli scherzi aumentano. Sulle lavagne vengono disegnate figure di ragazze con pance enormi o culi che spruzzano fiumi d’acqua.
In realtà si tratta di un clistere di acqua saponata che non supera il litro e mezzo con l’unica fastidiosa differenza che il sapone si fa sciogliere all’interno dell’intestino.
Le cuoche del collegio con l’olio esausto della cucina miscelato con la soda caustica riescono a produrre un sapone fatto in casa che poi fanno solidificare in particolari stampi cilindrici. Quello che si ottiene, una volta tolto dagli stampi, sono delle saponette a forma di supposta lunghe circa 10 centimetri e larghe 2,5 cm. Queste grosse supposte vengono fatte asciugare per alcuni giorni al sole per poi venir rifilate con carta vetrata a grana fine per rimuovere le sbavature dello stampo e per renderle estremamente lisce. Al termine della procedura vengono riposte in una scatola di legno. La mattina del clistere, al suono della sveglia, le matricole si ritrovano la camerata invasa dall’intera sorellanza che porta con se un carrello pieno di scatole e un frustino per cavalli. Le ragazze ancora assonnate ascoltano Barbara, la priora della sorellanza, che con voce autoritaria le redarguisce:
-Coraggio ragazze svegliatevi e andate a fare pipì e tornate ciascuna nel proprio letto più in fretta possibile!
Per dare più forza alle sue parole non esita a schioccare in aria il frustino: immediatamente tutte quante corrono verso i bagni. Una volta tornate ai propri letti Barbara continua il discorso:
-Siamo state incaricate dalla dottoressa Cecilia di prepararvi per ricevere il clistere quindi state bene a sentire quello che vi dico perché non ho nessuna intenzione di ripeterlo. Siete tante e non voglio perdere tempo, prima iniziamo e prima ci spicciamo.
-Ma cosa volete farci, disse piagnucolando la ragazza che le stava vicino...
-SCHIAFF!… Questo è quello che ti faccio se osi ancora interrompermi mentre sto parlando! Sulla guancia della poveretta si erano stampate le cinque dita. Più di qualcuna la seguì nel pianto.
-Come stavo dicendo prima di essere interrotta, dobbiamo prepararvi a ricevere il clistere e ogni cosa che vi sarà infilata nel sedere dovrete tenerla dentro. Guai a voi se tenterete di toglierla perché vi sarà rimessa e in più sarete punite. Ora scendete dal letto, inginocchiatevi, appoggiate il busto sul materasso e tenete le mani sopra la testa. Guai a voi se vi muovete da questa posizione.
Iniziarono dal primo letto della camerata. La ragazza aveva le mani intrecciate dietro la nuca con la faccia schiacciata sul materasso. Come nel cambio gomme in formula uno, ogni sorella aveva un compito ben preciso che svolgeva alla perfezione. Una stava dall’altra parte del letto e teneva ferma la ragazza per le spalle due erano in ginocchio accanto a lei e due erano in piedi vicino alle due inginocchiate. Per finire una era addetta a prelevare gli oggetti dal carrello.
Barbara era quella che in formula uno tiene in mano la paletta che indica al pilota dove fermarsi con su scritto in rosso STOP e in verde GO! In pratica dirigeva le operazioni.
A un suo cenno una delle ragazze inginocchiate le abbassò i pantaloni del pigiama mentre l’altra fu lesta a calarle le mutandine. Quella che le aveva abbassato i pantaloni intinse un dito nel barattolo che le porgeva la sua inserviente e le lubrificò l’ano esternamente e,...
- AHIAA! - anche internamente.
Finita l’operazione le divaricò le chiappe e fece entrare in azione l’altra che, ricevuta la supposta, con decisione iniziò a spingerla nell'ano
-AHIAAAAAAAAAA!… STOP!… FERME!… AHIA!
-Dai che è quasi entrata tutta!
-AHIA!… AHIAAAAAAA!…
L’ano aveva inghiottito la supposta insieme al dito che cercava di non fargliela espellere.
L'altra sorella nel frattempo aveva ricevuto dall’aiutante il Plug blu che avrebbe preso il posto del dito. Proprio come in formula uno un meccanico toglie la gomma e l’altro la infila, con lo stesso sincronismo la ragazza sfilò il dito dal sedere e l’altra le infilò il tappo forzando lo sfintere.
-AHIAAAAAAAA!… AHI!… AHIAAAAAA!… MI ROMPETE!…
-Smettila di frignare verginella ormai la parte più larga è passata, impara a rilassarti che qui dentro dovrai prendere ben altro!
Barbara volle controllare che il tappo fosse inserito alla perfezione spingendo con il dito sul piattello e poi non seppe resistere dall'accarezzarle la passera per vedere se per caso fosse bagnata.
A un suo cenno le ragazze le rimisero a posto mutande e pantaloni.
-Guai a voi se proverete a sfilarvi il tappo ve ne pentireste amaramente. Tu che hai finito mettiti li e aspetta le compagne in piedi accanto al letto.
Le consorelle si divisero in due gruppi e con una competizione che non si vede nemmeno tra i meccanici della Williams e quelli della McLaren fecero a gara per vedere chi riusciva a infilzare il maggior numero di ragazze. Ogni qualvolta che uno sfintere veniva dilatato la poveretta piangeva e strillava; in poco tempo la camerata si riempì di pianti e di urla.
L'inserimento della supposta e del tappo fu un trauma per tutte e solo una ragazza dai capelli rossi ebbe il coraggio di ribellarsi. Le ragazze della sorellanza dovettero faticare per infilarglieli. Solo dopo averle fatto il culo a strisce riuscirono a ammorbidirle le chiappe consentendo l'accesso al buco che fu prima violato dalla supposta e poi dal tappo. La priora volle sapere il perché di tale rabbia e una consorella le spiegò che la “colorata” era stata sverginata da poco dal direttore che per due notti consecutive le aveva sconquassato la patata scopandola in tutte le posizioni.
Con le supposte infilate nel retto, le ragazze si avviarono in fila per due verso l’infermeria dove io e Cecilia le stavamo aspettando. La dottoressa mi stava mostrando delle speciali mutandine che si era fatta confezionare apposta per l’occasione. Come la maggior parte dei suoi capi “speciali” erano fatte di spandex, tessuto super elasticizzato, assolutamente privo di cuciture e talmente aderente al corpo che portandolo sembrava di indossare una seconda pelle. Questo tessuto aderisce talmente bene che riesce a entrare anche all’interno delle labbra vaginali.
Non riuscivo a capire come un quadratino di tessuto di 10x10 cm potesse diventare una mutandina. Cecilia mi fece vedere che erano anche idrorepellenti, ideali per l’uso che ne dovevamo fare. Assieme alle mutandine quella pervertita di Cecilia si era fatta costruire dei Plug bianchi poco più grandi di quelli blu ma con la caratteristica di avere incollato sul piattello un pom pom di pelo bianco come quello che usano le conigliette di Playboy. Non riuscivo a capire come le due cose potessero andare d’accordo ma, quando dilatando la mutandina mi fece notare che all’altezza dell’ano avevano un piccolo foro, cominciai a capire.
Le ragazze giunsero in sala d’attesa e nessuna ebbe il coraggio di sedersi. La procedura estremamente collaudata prevedeva la somministrazione di un clistere di 500 ml di soluzione fisiologica somministrato abbastanza rapidamente tramite una siringa di vetro. Anche qui esiste una catena di montaggio e ogni sorella svolge un compito particolare.
Chi controlla la temperatura dei flaconi di fisiologica, chi riempie le siringhe e chi ci aiuta a tenere ferme le ragazze.
La prima che entrò in infermeria fu una moretta che guardandosi intorno impaurita cercava di capire cosa le sarebbe capitato. Le furono tolte le mutande e fu fatta appoggiare con il busto su lettino ginecologico. Io sforzo di spingere lo stantuffo spettava a me e vi assicuro che a fine giornata ho il braccio indolenzito. Il beccuccio della siringa, non particolarmente grande, termina con un tappo di gomma del tipo di quelli che si trovano all’interno delle bottiglie dell’olio che, aderendo perfettamente all’ano impedisce la fuoriuscita del liquido.
Cecilia, non senza dolore, sfilò il Plug e fu lesta a chiudere l'ano con il dito.
-OHI!… OHI!…
L’inserimento della siringa fu facile ma la velocità di somministrazione provocò dolore che la fece agitare convulsamente:
-Piano… ti prego… basta… fermati!
Per fortuna era solo mezzo litro e appena lo stantuffo arrivò a fine corsa, sfilai la siringa porgendola alla sorella che era deputata a riempirla. Cecilia senza ungere “la coda della coniglietta”, confidando nel sapone, la spinse nel sedere con forza.
-AHIAAAAAA!… E CHE CAZZO!… NON SIAMO BESTIE!
-SCIAFF!… SCIAFF!… due sculacciate le lasciarono l’impronta delle dita sulle chiappe.
-Un altra parola e vado a prendere quello nero!
Il terrore di farsi infilare il temutissimo “uomo nero” nel culo la tacitò immediatamente.
Dalle chiappe si vedeva sbucare la coda del coniglio che, in verità, non risaltava molto.
La ragazza dovette indossare, non senza stupore, quelle speciali mutandine microscopiche che stupirono tutti per la capacità con cui si espandevano. Cecilia gliele fece entrare per bene in mezzo alle gambe e poi senza alcun pudore inserì una mano nella passera dilatandole le labbra per far entrare all’interno il tessuto super elastico. Era incredibile, sembrava fosse nuda; il tessuto era entrato nella fica e le labbra risaltavano di più che se fosse stata nuda.
Facendola chinare in avanti e infilando delle pinzette nel piccolo foro posteriore catturò il pelo della coda che lentamente venne fuori e il foro venne a collocarsi fra l’ano e il piattello.
Adesso l’effetto era fantastico! La candida e soffice coda contrastava perfettamente con il nero della mutandina e se avesse avuto le orecchie del coniglio e un paio di sandali tacco 10 sarebbe stata una perfetta Playmate.
Una a una tutte le matricole ricevettero il clistere e furono portate in palestra. Il sapone sciogliendosi cominciava a fare sentire i suoi effetti. Le poverette, divise in quattro squadre, furono obbligate a giocare a pallavolo. Saltare in queste condizioni era pressoché impossibile e altrettanto doloroso e terribile era doversi chinare per raccogliere la palla. Dopo solo dieci minuti la maggior parte era in preda ai crampi e Cecilia decise di passare all’ultima fase della procedura. Utilizzando i bagni della palestra, assai più numerosi, le ragazze a gruppi di sei furono portare negli spogliatoi e qui ebbero la terrificante visione di sei borse dell’acqua calda appese agli attaccapanni. Ai lati di ogni borsa due consorelle erano sull’attenti neanche fosse la tomba del milite ignoto. Il rigonfiamento della borsa non prometteva niente di buono. Le proteste delle matricole terminarono non appena io e Cecilia entrammo negli spogliatoi. La dottoressa, per paura che le rovinassero, tolse personalmente le mutande alle ragazze annusando il profumo degli umori vaginali. Il profumo di fica la mandava fuori di testa.
-Basta per favore non ce la facciamo… fateci liberare siamo al limite della sopportazione e la pancia tra un po’ ci scoppia, non possiamo prendere un altro clistere - disse Antonella - in piena crisi isterica!
-Che sentono le mie orecchie - disse Cecilia - c’è qualcuno che vuole insegnarci il mestiere! Adesso sentiamo se c'è qualcun’altra che la pensa come te! Nessuna di voi si lamenta?
-Coraggio ditelo anche voi che se non ci fanno evacuare scoppiamo!
Nessuna fiatò e sul volto di Antonella comparve lo sgomento di chi si sente abbandonata a se stessa.
Allora visto che Antonella non è in grado di prendere un’altro clistere per par condicio nei vostri confronti le faremo prendere qualche altra cosa.
Forza iniziate senza di lei. Ogni ragazza messa di fronte a una sedia fu costretta a sedersi al contrario in modo da abbracciare lo schienale rimanendo con il culo in fuori. Una volta rimossa la coda, l’ano fu subito tappato dalla cannula del clistere.
Nel frattempo Cecilia aveva si era fatta portare la cavallina dalla palestra:
-Coraggio signorina, sali qui sopra…
-Le chiedo scusa dottoressa, giurò che non la contraddirò più, mi faccia andare con le altre, farò tutto quello che fanno loro!
-Troppo comodo ragazzina. Solo pochi istanti fa cercavi di sobillare le compagne istigandole alla ribellione e adesso sei già tornata a essere una pecorella? Togliti la maglietta e sali subito sulla cavallina!
Perché devo togliermi la maglietta?
-Sei proprio una testa calda, non hai capito che qui dentro si parla solo se interrogate e si obbedisce agli ordini senza discutere.
Antonella non senza imbarazzo mise in mostra la sua meravigliosa IV con i capezzoli inturgiditi e saltellando da un piede all’altro continuava a ripetere:
-Vi prego,… vi supplico,… vi scongiuro,… abbiate pietà non resisto!
Cecilia perse la pazienza e con il mio aiuto obbligò Antonella a sedersi.
Intanto nello spogliatoio risuonavano i lamenti delle cinque ragazze che stavano ricevendo il clistere:
-BASTA,… SCOPPIO,… NON RESISTO,… SCAPPO IN BAGNO CON LA SONDA ATTACCATA!
Cecilia aveva bloccato con delle strisce di velcro le gambe di Antonella a quelle della cavallina e ordinò a una consorella di farmi un pompino.
-Giò, -disse Cecilia- ti consiglio di infilarti un preservativo se non vuoi ritrovarti il cazzo ricoperto di cioccolato ah!… ah!
Antonella a quelle parole scoppiò a piangere perché aveva capito cosa le sarebbe capitato.
-No,… noooooo,… non voglio,… perché,… perché,… cosa ho fatto di male?
Le compagne rimasero attonite nel vedere come senza fiatare una delle sorelle stava dandosi da fare sul mio cazzo. Lo sgomento durò solo un attimo per lasciare di nuovo il posto ai lamenti per il clistere che stavano subendo. Cecilia vedendo il cazzo in piena erezione mi passò un preservativo ricordandomi di fare attenzione:
-Sta attento quando la sodomizzi a penetrarla rapidamente e fai attenzione a non farla sculare altrimenti ti riempirai di merda!
Antonella sentendo il cazzo a contatto del suo culo prese a singhiozzare e a agitando le braccia in tutte le direzioni. Per paura che muovendosi potesse sfilarsi il cazzo dal sedere le legammo anche i polsi alle ganbe della cavallina con del nastro da pacchi.
Nel frattempo le compagne erano scoppiate a piangere vuoi per il liquido che le stava gonfiando, vuoi perché incominciavano a capire che nel collegio non era consentita nessuna ribellione. Antonella si era lamentata ma al suo posto ci sarebbe potuta essere ognuna di loro e adesso, oltre a subire il clistere, dovevano assistere anche alla sodomizzazione.
Durante la Rivoluzione Culturale Cinese il metodo di correzione era quello di “colpirne una per educarne cento”. Cecilia aveva deciso di punirla proprio per soffocare sul nascere ogni tentativo di ribellione io stavo per sverginarle il sedere rompendole il culo
-Giovanni ti prego non farlo,… abbi pietà,… non farmi male,… non l’ho mai fatto mi spaccherai con quel coso!
-Confessa che non avresti mai immaginato di fartelo sverginare in questo modo! - disse Cecilia -.
-Non voglio prenderlo dietro,… non voglio,… no,… NOOOO!
Mentre Antonella tremava e supplicava, con Cecilia convenimmo che per non sporcarmi, mentre lei tirava la coda verso l’alto, io sarei entrato dal basso non appena avessi visto il buco libero.
L’altezza era ideale non dovevo flettere le gambe ne alzare i talloni. Il cazzo svettava in l’alto e facendo attenzione puntellai la cappella fra il piattello e l’ano. Stavo comportandomi come se dovessi usare un martello per togliere un chiodo piantato male. Cecilia tirando la coda in alto fece apparire parte del plug che era nel retto e io spingendo sui pochi centimetri di cute interposti fra fica e culo stavo facilitando l’espulsione.
-Sei pronto Giò?
-Quando vuoi Cecilia!
-NO,… NON LO FATEEE,… VI PREGOOOO!
-Al mio tre allora!
-Uno,… due,… eee,… … TREEEE!
La cappella chiuse lo sfintere evitando il peggio solo che la corona che circonda la base del glande era rimasta fuori in quanto decisamente più larga.
Antonella piangeva ma tutto sommato non aveva urlato. La poveretta non poteva sapere che il glande non era ancora entrato.
-Sbrigati che stai rischiando più di Gagarin! - disse Cecilia-.
Utilizzando la lubrificazione del preservativo e la soluzione saponata decisi di non infliggerle nessun colpo di reni ma la afferrai saldamente per i fianchi impedendole ogni movimento e spinsi costantemente aspettando che lo sfintere si aprisse da solo.
-Nooo,… non spingere,… vai indietro,… mi fai male!
-Coraggio lasciati penetrare, non contrarti!
-AGH…! AH…! AH…!
-Ancora un po’ e ti apro!
-Ahi,… ahi,… desisti,… me lo rompi!
-Certo che te lo devo rompere, altrimenti come entro?
Respirava velocemente ansimando.
-Dai che ci siamo, stringi i denti, fai un bel respiro e tossisci!
Mentre le dicevo queste cose stavo facendo uno sforzo notevole per bloccarle il bacino che scivolava in avanti per evitare quel doloroso “appuntamento”.
Perché devo tossire?
-Dammi retta e fai come ti dico.
Antonella, capendo che ormai non aveva scampo, preso un profondo respiro, fece un colpo di tosse
-COUGHH!
Approfittando del colpo di tosse con un rapido movimento d’anca le ficcai il cazzo nel culo.
-AHIAAAAAAAAAA!… CHE DOLOREEEEE!… UUHAI!
-Ecco fatto… benvenuta tra le rotte in culo!
La cappella superando lo sfintere aveva scongiurato il rischio di sporcarmi e ora potevo tranquillamente godermi il sederino appena sverginato!
-BRUTTO STRONZO!… TOGLILO IMMEDIATAMENTE!!
-Indubbiamente - disse Cecilia - la ragazza non conosce le buone maniere!
-MA QUALI BUONE MANIERE,… ME L’HA ROTTO!… AHIAAAAA!
Le ragazze che stavano subendo il clistere si ammutolirono sentendo le sue urla.
-Giovanni volevo ricordarti che sei qui per punire questa insolente che a giudicare dalle parolacce che dice si merita proprio una bella inculata!
-Agli ordini dottoressa!
Così dicendo con un colpo di reni le feci prendere un altro pezzo di cazzo!
-AHIAAAAAAAAA…! - urlò Antonella e contemporaneamente si senti un altro urlo:
-AUUUUUUUU!
Era una delle ragazze che vedendolo entrare si era messa a urlare!
-Incredibile - disse Cecilia - in tanti anni non avevo mai sentito urlare in stereo per un inculata! Antonella piangeva, oltre al dolore per l’apertura del culo, le stavo rimestando l’acqua negli intestini.
-AHIA,… BASTA…! AHIOOO...!
Strillava come un’ossessa perché in quella posizione, con il culo in fuori, se lo prendeva tutto fino alle palle e i colpi che le stavo infliggendo erano talmente forti che facevano sobbalzare la cavallina. Le ragazze avevano esaurito il clistere e con la sonda ancora conficcata nel retto, aiutate dalle sorelle della confraternita, si stavano avviando con sollecitudine verso i bagni.
Approfittando del fatto che eravamo rimasti soli presi a stringere i morbidi seni aumentando il ritmo dell’inculata. Cecilia non aveva intenzione di farle nessuno sconto e, approfittando del fatto che la sventurata non poteva vederla, sostituì la cannula che era stata preparata per lei con una decisamente molto più grossa e dotata di un palloncino di ritenzione.
-BASTA!… AHIA!…
-Smettila di lamentarti questo è solo il primo della lunga serie di cazzi che prenderai nel culo,… fossi in te mi rilasserei per cercare di provare piacere dall’inculata!
-Giò sbrigati, se non vieni entro due minuti giuro che vengo a staccarti e ti faccio ricoprire di merda!
L’inculai con furia facendo scempio del suo culo e stringendole le tette venni riempiendo il preservativo di sperma. Per un secondo stavo per staccarmi quando la provvidenziale mano di Cecilia mi spinse la schiena in avanti.
-E’ proprio vero che durante l’orgasmo si perde la testa. Sai se uscivi che disastro avresti combinato?
-Grazie, questo culetto mi ha fatto uscire di testa.
-Facciamo come abbiamo fatto prima. Appoggio la sonda sul cazzo tu lo sfili e io da sopra l’inserisco. Antonella non aveva capito cosa stava succedendo e se ne accorse solamente quando Cecilia le gonfiò il palloncino nel retto per evitare pericolose fuoriuscite.
-Ma come mi avete sverinata e adesso mi fate anche il clistere?
-Sicuro, pensavi di essere speciale? Qui siete tutte uguali e tutte sarete trattate alla stessa maniera. Ti prenderai il tuo bel clistere come hanno fatto le tue compagne. Il culo te lo abbiamo rotto per farti capire che qui dovete solo obbedire. Non vi è concesso di esprimere opinioni né tantomeno di criticare il nostro operato. Adesso per farvi capire che vi conviene rigare dritto anche le tue compagne saranno punite. Per tutta la durata del clistere saranno prese a cinghiate sul sedere dalle consorelle.
-No,… perché,… non è giusto,… noi non abbiamo fatto niente!… è tutta colpa sua!
-S I L E N Z I O! … STATE ZITTE!
-Se non chiudete la bocca oltre a prendervi a cinghiate vi faccio passare tutta la notte in compagnia “dell’uomo nero”!
E così mentre la pancia di Antonella si gonfiava la prima delle cinque si stese prona sulla panca. Una sorella le bloccò le caviglie sedendovici sopra mentre un’altra la teneva ferma tirandole le braccia in avanti. Appena fu immobilizzata cominciarono a scendere i primi colpi di cinghia:
-SCIAFF! … AHI!
-SCIAFF! … AHIA!
-SCIAFF! … AHIAAA!
-Scusi Priora quante gliene dobbiamo dare?
-Se avessero accettato la punizione senza fiatare venti, invece visto che hanno osato ribellarsi ognuna di loro riceverà trenta cinghiate quindici da destra e quindici da sinistra e una volta che avranno tutte il culo a strisce rimarranno qui nello spogliatoio in ginocchio contro la parete con le mani sopra la testa. Saranno da monito per tutte le altre!
-Agli ordini Priora!
-SCIAFF! … AHI!
-SCIAFF! … AHIA!
-SCIAFF! … AHIAAA!
Antonella era gonfia come un otre e aveva lo sfintere che le andava a fuoco, l’avevano slegata e appena ebbe il permesso si precipitò a liberarsi. Espellere tutta quell'acqua saponata attraverso l'ano appena sverginato fu terribile. La rottura del culo aveva provocato dei piccoli tagli sullo sfintere e il passaggio del sapone non fece altro che aumentare il bruciore che già provava.
Quando rientrò nello spogliatoio l’ultima ragazza era stesa sulla panca e stava ricevendo la sua dose di frustate sulle chiappe:
-SCIAFF! … AHI!
-SCIAFF! … AHIA!
-SCIAFF! … AHIAAA!
Fu guardata da tutte quante con odio profondo…
Tutte le collegiali, venendo depilate frequentemente, hanno la patata liscia come quella delle bimbe; tutte tranne le pochissime rosse e le bionde integrali. Se vi state chiedendo il perché è presto spiegato. Il direttore del collegio e alcuni istitutori vanno matti per le tope colorate. Queste ragazze, che non sono più di venti, hanno i genitali completamente depilati mentre sul pube il pelo gli viene accorciato e rasato in modo da formare figure geometriche.
Le consorelle sanno bene che “le colorate”, come vengono comunemente chiamate, specialmente del primo anno, non possono essere oggetto di attenzioni sessuali. Possono essere masturbate solamente con la lingua o con le dita e, nei loro pertugi è severamente vietato l’ingresso dei manici di scopa.
Sembrerebbe una fortuna avere il pelo colorato se non fosse che le poverette rispetto a tutte le altre devono soddisfare le voglie del direttore e degli istitutori. Superati i primi due anni questi divieti decadono e le colorate ritornano a essere trattate al pari delle altre.
Un altra procedura ripetitiva è quella della pulizia intestinale. A ogni cambio di stagione alle ragazze del collegio viene praticato un clistere con acqua saponata che è particolarmente duro da sopportare specialmente per le matricole che non l’hanno mai provato.
Fra qualche giorno sarà l’equinozio d’autunno e le anziane hanno già terrorizzato le matricole con i racconti più terribili riguardo al clistere e le poverette non fanno altro che chiedermi:
-Giò ma è vero che saranno tre litri?
-Giò Barbara ha detto che dovremo tenerlo tutta la notte…
-Giò ma è vero che la cannula con cui ce lo faranno è larga 4 centimetri?
-Giò ti faccio un pompino se non me lo fai!
Ovviamente più si avvicina il giorno e più gli scherzi aumentano. Sulle lavagne vengono disegnate figure di ragazze con pance enormi o culi che spruzzano fiumi d’acqua.
In realtà si tratta di un clistere di acqua saponata che non supera il litro e mezzo con l’unica fastidiosa differenza che il sapone si fa sciogliere all’interno dell’intestino.
Le cuoche del collegio con l’olio esausto della cucina miscelato con la soda caustica riescono a produrre un sapone fatto in casa che poi fanno solidificare in particolari stampi cilindrici. Quello che si ottiene, una volta tolto dagli stampi, sono delle saponette a forma di supposta lunghe circa 10 centimetri e larghe 2,5 cm. Queste grosse supposte vengono fatte asciugare per alcuni giorni al sole per poi venir rifilate con carta vetrata a grana fine per rimuovere le sbavature dello stampo e per renderle estremamente lisce. Al termine della procedura vengono riposte in una scatola di legno. La mattina del clistere, al suono della sveglia, le matricole si ritrovano la camerata invasa dall’intera sorellanza che porta con se un carrello pieno di scatole e un frustino per cavalli. Le ragazze ancora assonnate ascoltano Barbara, la priora della sorellanza, che con voce autoritaria le redarguisce:
-Coraggio ragazze svegliatevi e andate a fare pipì e tornate ciascuna nel proprio letto più in fretta possibile!
Per dare più forza alle sue parole non esita a schioccare in aria il frustino: immediatamente tutte quante corrono verso i bagni. Una volta tornate ai propri letti Barbara continua il discorso:
-Siamo state incaricate dalla dottoressa Cecilia di prepararvi per ricevere il clistere quindi state bene a sentire quello che vi dico perché non ho nessuna intenzione di ripeterlo. Siete tante e non voglio perdere tempo, prima iniziamo e prima ci spicciamo.
-Ma cosa volete farci, disse piagnucolando la ragazza che le stava vicino...
-SCHIAFF!… Questo è quello che ti faccio se osi ancora interrompermi mentre sto parlando! Sulla guancia della poveretta si erano stampate le cinque dita. Più di qualcuna la seguì nel pianto.
-Come stavo dicendo prima di essere interrotta, dobbiamo prepararvi a ricevere il clistere e ogni cosa che vi sarà infilata nel sedere dovrete tenerla dentro. Guai a voi se tenterete di toglierla perché vi sarà rimessa e in più sarete punite. Ora scendete dal letto, inginocchiatevi, appoggiate il busto sul materasso e tenete le mani sopra la testa. Guai a voi se vi muovete da questa posizione.
Iniziarono dal primo letto della camerata. La ragazza aveva le mani intrecciate dietro la nuca con la faccia schiacciata sul materasso. Come nel cambio gomme in formula uno, ogni sorella aveva un compito ben preciso che svolgeva alla perfezione. Una stava dall’altra parte del letto e teneva ferma la ragazza per le spalle due erano in ginocchio accanto a lei e due erano in piedi vicino alle due inginocchiate. Per finire una era addetta a prelevare gli oggetti dal carrello.
Barbara era quella che in formula uno tiene in mano la paletta che indica al pilota dove fermarsi con su scritto in rosso STOP e in verde GO! In pratica dirigeva le operazioni.
A un suo cenno una delle ragazze inginocchiate le abbassò i pantaloni del pigiama mentre l’altra fu lesta a calarle le mutandine. Quella che le aveva abbassato i pantaloni intinse un dito nel barattolo che le porgeva la sua inserviente e le lubrificò l’ano esternamente e,...
- AHIAA! - anche internamente.
Finita l’operazione le divaricò le chiappe e fece entrare in azione l’altra che, ricevuta la supposta, con decisione iniziò a spingerla nell'ano
-AHIAAAAAAAAAA!… STOP!… FERME!… AHIA!
-Dai che è quasi entrata tutta!
-AHIA!… AHIAAAAAAA!…
L’ano aveva inghiottito la supposta insieme al dito che cercava di non fargliela espellere.
L'altra sorella nel frattempo aveva ricevuto dall’aiutante il Plug blu che avrebbe preso il posto del dito. Proprio come in formula uno un meccanico toglie la gomma e l’altro la infila, con lo stesso sincronismo la ragazza sfilò il dito dal sedere e l’altra le infilò il tappo forzando lo sfintere.
-AHIAAAAAAAA!… AHI!… AHIAAAAAA!… MI ROMPETE!…
-Smettila di frignare verginella ormai la parte più larga è passata, impara a rilassarti che qui dentro dovrai prendere ben altro!
Barbara volle controllare che il tappo fosse inserito alla perfezione spingendo con il dito sul piattello e poi non seppe resistere dall'accarezzarle la passera per vedere se per caso fosse bagnata.
A un suo cenno le ragazze le rimisero a posto mutande e pantaloni.
-Guai a voi se proverete a sfilarvi il tappo ve ne pentireste amaramente. Tu che hai finito mettiti li e aspetta le compagne in piedi accanto al letto.
Le consorelle si divisero in due gruppi e con una competizione che non si vede nemmeno tra i meccanici della Williams e quelli della McLaren fecero a gara per vedere chi riusciva a infilzare il maggior numero di ragazze. Ogni qualvolta che uno sfintere veniva dilatato la poveretta piangeva e strillava; in poco tempo la camerata si riempì di pianti e di urla.
L'inserimento della supposta e del tappo fu un trauma per tutte e solo una ragazza dai capelli rossi ebbe il coraggio di ribellarsi. Le ragazze della sorellanza dovettero faticare per infilarglieli. Solo dopo averle fatto il culo a strisce riuscirono a ammorbidirle le chiappe consentendo l'accesso al buco che fu prima violato dalla supposta e poi dal tappo. La priora volle sapere il perché di tale rabbia e una consorella le spiegò che la “colorata” era stata sverginata da poco dal direttore che per due notti consecutive le aveva sconquassato la patata scopandola in tutte le posizioni.
Con le supposte infilate nel retto, le ragazze si avviarono in fila per due verso l’infermeria dove io e Cecilia le stavamo aspettando. La dottoressa mi stava mostrando delle speciali mutandine che si era fatta confezionare apposta per l’occasione. Come la maggior parte dei suoi capi “speciali” erano fatte di spandex, tessuto super elasticizzato, assolutamente privo di cuciture e talmente aderente al corpo che portandolo sembrava di indossare una seconda pelle. Questo tessuto aderisce talmente bene che riesce a entrare anche all’interno delle labbra vaginali.
Non riuscivo a capire come un quadratino di tessuto di 10x10 cm potesse diventare una mutandina. Cecilia mi fece vedere che erano anche idrorepellenti, ideali per l’uso che ne dovevamo fare. Assieme alle mutandine quella pervertita di Cecilia si era fatta costruire dei Plug bianchi poco più grandi di quelli blu ma con la caratteristica di avere incollato sul piattello un pom pom di pelo bianco come quello che usano le conigliette di Playboy. Non riuscivo a capire come le due cose potessero andare d’accordo ma, quando dilatando la mutandina mi fece notare che all’altezza dell’ano avevano un piccolo foro, cominciai a capire.
Le ragazze giunsero in sala d’attesa e nessuna ebbe il coraggio di sedersi. La procedura estremamente collaudata prevedeva la somministrazione di un clistere di 500 ml di soluzione fisiologica somministrato abbastanza rapidamente tramite una siringa di vetro. Anche qui esiste una catena di montaggio e ogni sorella svolge un compito particolare.
Chi controlla la temperatura dei flaconi di fisiologica, chi riempie le siringhe e chi ci aiuta a tenere ferme le ragazze.
La prima che entrò in infermeria fu una moretta che guardandosi intorno impaurita cercava di capire cosa le sarebbe capitato. Le furono tolte le mutande e fu fatta appoggiare con il busto su lettino ginecologico. Io sforzo di spingere lo stantuffo spettava a me e vi assicuro che a fine giornata ho il braccio indolenzito. Il beccuccio della siringa, non particolarmente grande, termina con un tappo di gomma del tipo di quelli che si trovano all’interno delle bottiglie dell’olio che, aderendo perfettamente all’ano impedisce la fuoriuscita del liquido.
Cecilia, non senza dolore, sfilò il Plug e fu lesta a chiudere l'ano con il dito.
-OHI!… OHI!…
L’inserimento della siringa fu facile ma la velocità di somministrazione provocò dolore che la fece agitare convulsamente:
-Piano… ti prego… basta… fermati!
Per fortuna era solo mezzo litro e appena lo stantuffo arrivò a fine corsa, sfilai la siringa porgendola alla sorella che era deputata a riempirla. Cecilia senza ungere “la coda della coniglietta”, confidando nel sapone, la spinse nel sedere con forza.
-AHIAAAAAA!… E CHE CAZZO!… NON SIAMO BESTIE!
-SCIAFF!… SCIAFF!… due sculacciate le lasciarono l’impronta delle dita sulle chiappe.
-Un altra parola e vado a prendere quello nero!
Il terrore di farsi infilare il temutissimo “uomo nero” nel culo la tacitò immediatamente.
Dalle chiappe si vedeva sbucare la coda del coniglio che, in verità, non risaltava molto.
La ragazza dovette indossare, non senza stupore, quelle speciali mutandine microscopiche che stupirono tutti per la capacità con cui si espandevano. Cecilia gliele fece entrare per bene in mezzo alle gambe e poi senza alcun pudore inserì una mano nella passera dilatandole le labbra per far entrare all’interno il tessuto super elastico. Era incredibile, sembrava fosse nuda; il tessuto era entrato nella fica e le labbra risaltavano di più che se fosse stata nuda.
Facendola chinare in avanti e infilando delle pinzette nel piccolo foro posteriore catturò il pelo della coda che lentamente venne fuori e il foro venne a collocarsi fra l’ano e il piattello.
Adesso l’effetto era fantastico! La candida e soffice coda contrastava perfettamente con il nero della mutandina e se avesse avuto le orecchie del coniglio e un paio di sandali tacco 10 sarebbe stata una perfetta Playmate.
Una a una tutte le matricole ricevettero il clistere e furono portate in palestra. Il sapone sciogliendosi cominciava a fare sentire i suoi effetti. Le poverette, divise in quattro squadre, furono obbligate a giocare a pallavolo. Saltare in queste condizioni era pressoché impossibile e altrettanto doloroso e terribile era doversi chinare per raccogliere la palla. Dopo solo dieci minuti la maggior parte era in preda ai crampi e Cecilia decise di passare all’ultima fase della procedura. Utilizzando i bagni della palestra, assai più numerosi, le ragazze a gruppi di sei furono portare negli spogliatoi e qui ebbero la terrificante visione di sei borse dell’acqua calda appese agli attaccapanni. Ai lati di ogni borsa due consorelle erano sull’attenti neanche fosse la tomba del milite ignoto. Il rigonfiamento della borsa non prometteva niente di buono. Le proteste delle matricole terminarono non appena io e Cecilia entrammo negli spogliatoi. La dottoressa, per paura che le rovinassero, tolse personalmente le mutande alle ragazze annusando il profumo degli umori vaginali. Il profumo di fica la mandava fuori di testa.
-Basta per favore non ce la facciamo… fateci liberare siamo al limite della sopportazione e la pancia tra un po’ ci scoppia, non possiamo prendere un altro clistere - disse Antonella - in piena crisi isterica!
-Che sentono le mie orecchie - disse Cecilia - c’è qualcuno che vuole insegnarci il mestiere! Adesso sentiamo se c'è qualcun’altra che la pensa come te! Nessuna di voi si lamenta?
-Coraggio ditelo anche voi che se non ci fanno evacuare scoppiamo!
Nessuna fiatò e sul volto di Antonella comparve lo sgomento di chi si sente abbandonata a se stessa.
Allora visto che Antonella non è in grado di prendere un’altro clistere per par condicio nei vostri confronti le faremo prendere qualche altra cosa.
Forza iniziate senza di lei. Ogni ragazza messa di fronte a una sedia fu costretta a sedersi al contrario in modo da abbracciare lo schienale rimanendo con il culo in fuori. Una volta rimossa la coda, l’ano fu subito tappato dalla cannula del clistere.
Nel frattempo Cecilia aveva si era fatta portare la cavallina dalla palestra:
-Coraggio signorina, sali qui sopra…
-Le chiedo scusa dottoressa, giurò che non la contraddirò più, mi faccia andare con le altre, farò tutto quello che fanno loro!
-Troppo comodo ragazzina. Solo pochi istanti fa cercavi di sobillare le compagne istigandole alla ribellione e adesso sei già tornata a essere una pecorella? Togliti la maglietta e sali subito sulla cavallina!
Perché devo togliermi la maglietta?
-Sei proprio una testa calda, non hai capito che qui dentro si parla solo se interrogate e si obbedisce agli ordini senza discutere.
Antonella non senza imbarazzo mise in mostra la sua meravigliosa IV con i capezzoli inturgiditi e saltellando da un piede all’altro continuava a ripetere:
-Vi prego,… vi supplico,… vi scongiuro,… abbiate pietà non resisto!
Cecilia perse la pazienza e con il mio aiuto obbligò Antonella a sedersi.
Intanto nello spogliatoio risuonavano i lamenti delle cinque ragazze che stavano ricevendo il clistere:
-BASTA,… SCOPPIO,… NON RESISTO,… SCAPPO IN BAGNO CON LA SONDA ATTACCATA!
Cecilia aveva bloccato con delle strisce di velcro le gambe di Antonella a quelle della cavallina e ordinò a una consorella di farmi un pompino.
-Giò, -disse Cecilia- ti consiglio di infilarti un preservativo se non vuoi ritrovarti il cazzo ricoperto di cioccolato ah!… ah!
Antonella a quelle parole scoppiò a piangere perché aveva capito cosa le sarebbe capitato.
-No,… noooooo,… non voglio,… perché,… perché,… cosa ho fatto di male?
Le compagne rimasero attonite nel vedere come senza fiatare una delle sorelle stava dandosi da fare sul mio cazzo. Lo sgomento durò solo un attimo per lasciare di nuovo il posto ai lamenti per il clistere che stavano subendo. Cecilia vedendo il cazzo in piena erezione mi passò un preservativo ricordandomi di fare attenzione:
-Sta attento quando la sodomizzi a penetrarla rapidamente e fai attenzione a non farla sculare altrimenti ti riempirai di merda!
Antonella sentendo il cazzo a contatto del suo culo prese a singhiozzare e a agitando le braccia in tutte le direzioni. Per paura che muovendosi potesse sfilarsi il cazzo dal sedere le legammo anche i polsi alle ganbe della cavallina con del nastro da pacchi.
Nel frattempo le compagne erano scoppiate a piangere vuoi per il liquido che le stava gonfiando, vuoi perché incominciavano a capire che nel collegio non era consentita nessuna ribellione. Antonella si era lamentata ma al suo posto ci sarebbe potuta essere ognuna di loro e adesso, oltre a subire il clistere, dovevano assistere anche alla sodomizzazione.
Durante la Rivoluzione Culturale Cinese il metodo di correzione era quello di “colpirne una per educarne cento”. Cecilia aveva deciso di punirla proprio per soffocare sul nascere ogni tentativo di ribellione io stavo per sverginarle il sedere rompendole il culo
-Giovanni ti prego non farlo,… abbi pietà,… non farmi male,… non l’ho mai fatto mi spaccherai con quel coso!
-Confessa che non avresti mai immaginato di fartelo sverginare in questo modo! - disse Cecilia -.
-Non voglio prenderlo dietro,… non voglio,… no,… NOOOO!
Mentre Antonella tremava e supplicava, con Cecilia convenimmo che per non sporcarmi, mentre lei tirava la coda verso l’alto, io sarei entrato dal basso non appena avessi visto il buco libero.
L’altezza era ideale non dovevo flettere le gambe ne alzare i talloni. Il cazzo svettava in l’alto e facendo attenzione puntellai la cappella fra il piattello e l’ano. Stavo comportandomi come se dovessi usare un martello per togliere un chiodo piantato male. Cecilia tirando la coda in alto fece apparire parte del plug che era nel retto e io spingendo sui pochi centimetri di cute interposti fra fica e culo stavo facilitando l’espulsione.
-Sei pronto Giò?
-Quando vuoi Cecilia!
-NO,… NON LO FATEEE,… VI PREGOOOO!
-Al mio tre allora!
-Uno,… due,… eee,… … TREEEE!
La cappella chiuse lo sfintere evitando il peggio solo che la corona che circonda la base del glande era rimasta fuori in quanto decisamente più larga.
Antonella piangeva ma tutto sommato non aveva urlato. La poveretta non poteva sapere che il glande non era ancora entrato.
-Sbrigati che stai rischiando più di Gagarin! - disse Cecilia-.
Utilizzando la lubrificazione del preservativo e la soluzione saponata decisi di non infliggerle nessun colpo di reni ma la afferrai saldamente per i fianchi impedendole ogni movimento e spinsi costantemente aspettando che lo sfintere si aprisse da solo.
-Nooo,… non spingere,… vai indietro,… mi fai male!
-Coraggio lasciati penetrare, non contrarti!
-AGH…! AH…! AH…!
-Ancora un po’ e ti apro!
-Ahi,… ahi,… desisti,… me lo rompi!
-Certo che te lo devo rompere, altrimenti come entro?
Respirava velocemente ansimando.
-Dai che ci siamo, stringi i denti, fai un bel respiro e tossisci!
Mentre le dicevo queste cose stavo facendo uno sforzo notevole per bloccarle il bacino che scivolava in avanti per evitare quel doloroso “appuntamento”.
Perché devo tossire?
-Dammi retta e fai come ti dico.
Antonella, capendo che ormai non aveva scampo, preso un profondo respiro, fece un colpo di tosse
-COUGHH!
Approfittando del colpo di tosse con un rapido movimento d’anca le ficcai il cazzo nel culo.
-AHIAAAAAAAAAA!… CHE DOLOREEEEE!… UUHAI!
-Ecco fatto… benvenuta tra le rotte in culo!
La cappella superando lo sfintere aveva scongiurato il rischio di sporcarmi e ora potevo tranquillamente godermi il sederino appena sverginato!
-BRUTTO STRONZO!… TOGLILO IMMEDIATAMENTE!!
-Indubbiamente - disse Cecilia - la ragazza non conosce le buone maniere!
-MA QUALI BUONE MANIERE,… ME L’HA ROTTO!… AHIAAAAA!
Le ragazze che stavano subendo il clistere si ammutolirono sentendo le sue urla.
-Giovanni volevo ricordarti che sei qui per punire questa insolente che a giudicare dalle parolacce che dice si merita proprio una bella inculata!
-Agli ordini dottoressa!
Così dicendo con un colpo di reni le feci prendere un altro pezzo di cazzo!
-AHIAAAAAAAAA…! - urlò Antonella e contemporaneamente si senti un altro urlo:
-AUUUUUUUU!
Era una delle ragazze che vedendolo entrare si era messa a urlare!
-Incredibile - disse Cecilia - in tanti anni non avevo mai sentito urlare in stereo per un inculata! Antonella piangeva, oltre al dolore per l’apertura del culo, le stavo rimestando l’acqua negli intestini.
-AHIA,… BASTA…! AHIOOO...!
Strillava come un’ossessa perché in quella posizione, con il culo in fuori, se lo prendeva tutto fino alle palle e i colpi che le stavo infliggendo erano talmente forti che facevano sobbalzare la cavallina. Le ragazze avevano esaurito il clistere e con la sonda ancora conficcata nel retto, aiutate dalle sorelle della confraternita, si stavano avviando con sollecitudine verso i bagni.
Approfittando del fatto che eravamo rimasti soli presi a stringere i morbidi seni aumentando il ritmo dell’inculata. Cecilia non aveva intenzione di farle nessuno sconto e, approfittando del fatto che la sventurata non poteva vederla, sostituì la cannula che era stata preparata per lei con una decisamente molto più grossa e dotata di un palloncino di ritenzione.
-BASTA!… AHIA!…
-Smettila di lamentarti questo è solo il primo della lunga serie di cazzi che prenderai nel culo,… fossi in te mi rilasserei per cercare di provare piacere dall’inculata!
-Giò sbrigati, se non vieni entro due minuti giuro che vengo a staccarti e ti faccio ricoprire di merda!
L’inculai con furia facendo scempio del suo culo e stringendole le tette venni riempiendo il preservativo di sperma. Per un secondo stavo per staccarmi quando la provvidenziale mano di Cecilia mi spinse la schiena in avanti.
-E’ proprio vero che durante l’orgasmo si perde la testa. Sai se uscivi che disastro avresti combinato?
-Grazie, questo culetto mi ha fatto uscire di testa.
-Facciamo come abbiamo fatto prima. Appoggio la sonda sul cazzo tu lo sfili e io da sopra l’inserisco. Antonella non aveva capito cosa stava succedendo e se ne accorse solamente quando Cecilia le gonfiò il palloncino nel retto per evitare pericolose fuoriuscite.
-Ma come mi avete sverinata e adesso mi fate anche il clistere?
-Sicuro, pensavi di essere speciale? Qui siete tutte uguali e tutte sarete trattate alla stessa maniera. Ti prenderai il tuo bel clistere come hanno fatto le tue compagne. Il culo te lo abbiamo rotto per farti capire che qui dovete solo obbedire. Non vi è concesso di esprimere opinioni né tantomeno di criticare il nostro operato. Adesso per farvi capire che vi conviene rigare dritto anche le tue compagne saranno punite. Per tutta la durata del clistere saranno prese a cinghiate sul sedere dalle consorelle.
-No,… perché,… non è giusto,… noi non abbiamo fatto niente!… è tutta colpa sua!
-S I L E N Z I O! … STATE ZITTE!
-Se non chiudete la bocca oltre a prendervi a cinghiate vi faccio passare tutta la notte in compagnia “dell’uomo nero”!
E così mentre la pancia di Antonella si gonfiava la prima delle cinque si stese prona sulla panca. Una sorella le bloccò le caviglie sedendovici sopra mentre un’altra la teneva ferma tirandole le braccia in avanti. Appena fu immobilizzata cominciarono a scendere i primi colpi di cinghia:
-SCIAFF! … AHI!
-SCIAFF! … AHIA!
-SCIAFF! … AHIAAA!
-Scusi Priora quante gliene dobbiamo dare?
-Se avessero accettato la punizione senza fiatare venti, invece visto che hanno osato ribellarsi ognuna di loro riceverà trenta cinghiate quindici da destra e quindici da sinistra e una volta che avranno tutte il culo a strisce rimarranno qui nello spogliatoio in ginocchio contro la parete con le mani sopra la testa. Saranno da monito per tutte le altre!
-Agli ordini Priora!
-SCIAFF! … AHI!
-SCIAFF! … AHIA!
-SCIAFF! … AHIAAA!
Antonella era gonfia come un otre e aveva lo sfintere che le andava a fuoco, l’avevano slegata e appena ebbe il permesso si precipitò a liberarsi. Espellere tutta quell'acqua saponata attraverso l'ano appena sverginato fu terribile. La rottura del culo aveva provocato dei piccoli tagli sullo sfintere e il passaggio del sapone non fece altro che aumentare il bruciore che già provava.
Quando rientrò nello spogliatoio l’ultima ragazza era stesa sulla panca e stava ricevendo la sua dose di frustate sulle chiappe:
-SCIAFF! … AHI!
-SCIAFF! … AHIA!
-SCIAFF! … AHIAAA!
Fu guardata da tutte quante con odio profondo…
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