15 - Il collegio (Parte I)
di
Ivofosco
genere
dominazione
- Sciaf,… Sciaf,… Sciaf,… - Basta,… basta,… mi fai male, ti prego fermati!
La ragazza era stesa sulle mie ginocchia con il sedere scoperto, la gonnellina rialzata e le mutandine a metà coscia piangeva e si lamentava per le sculacciate che stava prendendo.
-Smettila di piangere e sopporta, ti avverto che se non la smetti di scalciare smetto di sculacciarti e vado a prendere la paletta di legno! La prossima volta ci penserai due volte prima di rubare la merenda alla tua compagna!
-Sciaf,… sciaf,… sciaf,… AHI!… AHIA!… AUUUU!
Il mio nome è Giovanni ma tutte mi chiamano Giò, sono il factotum di questo collegio femminile e vivo qui da quando, appena nato, fui abbandonato nella ruota della fortuna di questa struttura che prima di diventare un collegio era un orfanatrofio. Nessuno mi ha mai adottato e essendo sempre vissuto qui, quando l’orfanatrofio fu venduto e le suore si trasferirono, fecero in modo che potessi restare a viverci inserendo nel contratto una clausola apposta per me.
Ho 33 anni e qui faccio un po’ di tutto: giardiniere, autista, elettricista, bidello. Le ragazze mi temono come la peste perché fra le mansioni che svolgo c’è anche quella di far rispettare la disciplina. Nel collegio non c’è ragazza che non si sia stesa almeno una volta sulle mie ginocchia per essere sculacciata. Ovviamente le punizioni non si limitano solo alle sculacciate ma a ben altro e avrete modo di scoprirlo.
Il collegio ospita ragazze dai 14 ai 19 anni che una volta venivano definite “problematiche”. Quasi tutte giungono qui dopo essere state espulse da altre scuole per cattiva condotta. Altre ci vengono affidate da genitori ipocriti che, non essendo in grado di farlo personalmente, delegano a noi il compito di usare le maniere forti per cercare di correggerle.
Le più sfortunate sono ragazze orfane, ormai grandicelle, provenienti da istituti religiosi che non possono più farle proseguire negli studi vista l’età. I genitori e i tutori all’atto dell’iscrizione firmano delle liberatorie che autorizzano il collegio a utilizzare punizioni corporali per insegnare la disciplina, l’educazione e il rispetto per se e per gli altri.
Il collegio permette di conseguire il diploma di scuola superiore al termine dei cinque anni di studio. Le ragazze, a seconda dell’anno di frequenza, indossano una divisa di colore diverso. Fermo restando che i calzettoni e la biancheria intima è per tutte di colore bianco e che la camicetta è sempre per tutte di color panna, cambia in base all'anno, il colore della gonna, della cravatta, e del nastro per i capelli.
Celeste per quelle del primo.
Blu per quelle del secondo.
Rosso per quelle del terzo.
Amaranto per quelle del quarto.
Nero per quelle del quinto.
Tutte quante calzano ballerine color nero.
Anche il pigiama, composto da casacca e pantaloni, è dello stesso colore dell’anno di appartenenza e le ragazze sono divise per anno anche nei dormitori.
Avrete capito che il lavoro sporco lo sbrigo io e i professori mi segnalano le ragazze da punire. Tutte quante al momento dell’ammissione vengono sottoposte a visita medica e la dottoressa (grandissima maiala) per non avere noie certifica anche nelle ragazze vergini:
“All’esame accurato dei genitali interni non si apprezza la presenza dell’integrità dell’imene segno evidente dell’avvenuta deflorazione della giovane”
Tale reperto viene riportato sul foglio anamnestico di ogni ragazza insieme a un infinità di altri dati riguardanti altezza, peso, abitudini alimentari e quant’altro. Questi fogli, mischiati insieme a quelli della privacy vengono fatti firmare all'ignara fanciulla che non prestando attenzione a ciò che firma, se è vergine si ritrova spulzellata d'ufficio.
All’interno del collegio le anziane e le ripetenti tiranneggiano le più piccole che sono il bersaglio preferito anche della confraternita che sarebbe meglio chiamare “sorority” che in maniera non proprio ortodossa governa la vita dell'Istituto. Oltre all’anzianità, per far parte della sorellanza il requisito fondamentale è quello di seguire gli usi e costumi della poetessa di Lesbo e di essere "svelte di lingua" per cimentarsi nell'esposizione dei suoi epitalami. Ovviamente per entrare a far parte della sorellanza bisogna compiacere le sorelle in ogni modo e si deve superare il rito d'iniziazione particolarmente impegnativo.
Dopo la visita medica le ragazze vengono depilate sia sotto le ascelle che in mezzo alle gambe. Solo le passere rosse o bionde possono conservare il pelo sul monte di Venere e questa procedura si ripete una volta al mese.
Oggi la dottoressa, aiutata da un paio di sorelle anziane, è incaricata della depilazione delle nuove arrivate. Non si usa per tutte lo stesso metodo, con alcune si usa la crema depilatoria, per le più sfortunate la ceretta o il Silk epil.
-Strech,… AHIAAAA!
-Forza ragazze tenetela ferma - disse la dottoressa alle due che le stavano tenendo divaricate le gambe - e tu ragazzina non ti agitare altrimenti finisce che la cera bollente te la spalmo sulla fica.
-BRUCIAAA...!
-Strech, AHIAAAA...!
-Guarda che meraviglia di fica che viene fuori se disboschiamo la selva che hai fra le gambe…
Intanto, con la scusa di ripulirla, le passava un panno in microfibra in mezzo alle gambe pregustando il momento in cui avrebbe sostituito il panno con la lingua.
-Girati e mettiti a pancia sotto, e voi mettetele quel cilindro sotto la pancia in modo che il culo sia ben esposto.
Il collegio è ben fornito di questi attrezzi (prismi, parallelepipedi, cubi, cilindri) che usualmente vengono utilizzati dai fisioterapisti ma che qui servono per sculacciare, somministrare clisteri, sodomizzare e per costringere le ragazze ad assumere le più svariate posizioni.
-Forza ragazzina facciamo venir fuori questo bel forellino che adesso è nascosto da questi brutti pelacci... allargatele le chiappe!
-AHIAAAA!... SCOTTA!
-Strech,… AUGGG! Strech,… AUGGG! Strech,… AUGGG!
-Purtroppo devo continuare in un altro modo altrimenti ti brucio l’ano, prendetemi il Silk epil!
Cecilia, la dottoressa, essendo sadica oltre che lesbica, ci gode nel provocare dolore e, accendendo il rasoio... “zzzzzzzzzzzzzz”:
-Se non vuoi che ti bruci l’ano sono costretta a usare questo: stringi i denti…
-zzzzzz… AHI,...AHI,...AHI!… zzzzzz… AHI,...AHI,...AHI!… zzzzzz…AHIAA!
I peli, estirpati da quel punto delicato facevano strillare la fanciulla.
-BASTA!… BASTA!… FINITELA!
-Dai che abbiamo finito, prendetemi la crema.
-Mamma che dolore pazzesco, ma perché non usate il rasoio o la crema depilatoria?
perche altrimenti ti ricrescerebbero peli irsuti invece in questo modo quella che ricrescerà sarà una peluria morbida che tra quattro settimane toglieremo in un attimo.
-Mamma mia ma ogni mese saremo sottoposte a questo supplizio?
-Certamente -rispose- mentre spalmava la crema su tutto il perineo.
-Quando la guarderai allo specchio stenterai a riconoscerla, senza peli hai una topina deliziosa!
Oltre a magnificarla Cecilia stava massaggiando quella giovane topina e quel tenero bocciolo.
-Ma che sentono le mie dita,… hai ancora la fessura tappata?
-Sono vergine…
-Mi sa che qui dentro lo rimarrai per poco! Avete sentito ragazze, avete appena trovata una pecorella da sacrificare durante uno dei prossimi baccanali. Sono sicura che quel satiro di Pan vi sarà riconoscente se gli offrirete questa verginella.
-Ma come, che avete intenzione di farmi?
-Niente di male - risposero le ragazze della sorellanza che l’avevano tenuta ferma.
La dottoressa continuava a accarezzarla e, soffermandosi sul buchino posteriore, continuò:
-Stai attenta anche al tuo culetto perché nelle camerate volano più manici di scopa che stormi sugli alberi. In tutto il collegio non si trova più una scopa che abbia il bastone più lungo di 50 centimetri, a forza di segarli fra un po’ dovremo assumere i sette nani per scopare i pavimenti!
Tutte scoppiarono in una fragorosa risata meno che la matricola che non aveva ben compreso il senso delle sue parole.
Le ragazze che durante il giorno si comportano male vengono punite nel pomeriggio o prima di andare a dormire. Le più giovani me le metto sulle ginocchia e le sculaccio a mani nude o con una spazzola per capelli. Quelle più grandi le faccio stendere su una panca o le immobilizzo su una cavallina o su un tavolo. Diciamo che mentre le piccole vengono solo sculacciate dai sedici anni in su gliele suono con la cinta dei calzoni, con la paletta di legno, con il cane o con il cimale in carbonio della canna da pesca. A volte l’insegnante mi fa venire in classe per eseguire una punizione immediata e pubblica e allora per tutte indistintamente viene usata la paletta di legno che è appesa in bella mostra in ogni aula.
Oggi toccherà a Mariangela, una ragazza del primo anno, fare la conoscenza della paletta di legno. Entro in aula accompagnato da due consorelle che mi aiuteranno a sculacciarla. Al mio arrivo le ragazze si alzano in piedi e l’insegnante, dopo aver spiegato ad alta voce le ragioni della punizione, mi consegna la paletta redarguendo la corrigenda:
-Ti avevo avvertito e adesso pagherai le conseguenze delle tue azioni.
-Vi scongiuro sarò brava e non disturberò più la classe,… vi prego non mi punite!
-Dovevi pensarci prima, forza incominciate che dobbiamo continuare la lezione!
Il tentativo di sottrarsi fu subito bloccato; fu presa per le braccia e costretta a stendersi sulla cattedra con il sedere rivolto verso le compagne.
-Vi prego,… farò la brava,… perdonatemi!
-Troppo tardi ragazzina, dovevi pensarci prima!
Mentre le compagne la tengono ferma, la professoressa le rimbocca la gonnellina sulla schiena scoprendole le mutande. Il compito di abbassarle sarebbe spettato a me quando lo avessi ritenuto opportuno.
-Se fossi stata più ubbidiente non saremmo arrivati a questo punto.
Presi posizione davanti a quelle chiappe sode e mi concentrai per infliggerle il primo colpo. Solitamente il primo è sempre molto forte. Aspettando di sentire l'impatto rumoroso del legno sulle natiche, tutti gli occhi sono puntati sul suo culo.
-Spack!
-AHIAAAA!
Non potendo alzarsi non le rimase che agitare le gambe in tutte le direzioni e appena i piedi tornano a toccare terra…
-Spack!
-AGH!… AHIAAA!
Al secondo colpo a forza di agitarsi le mutande le entrarono nel solco delle mele e al quarto, visto che ormai non proteggevano più niente, gliele abbassai a mezza coscia mettendola ancora di più in imbarazzo.
Nell’aula risuonavano solo le grida e il rumore delle palettate. Alla decima la professoressa, per cercare di limitare le urla, ricordò alla sventurata alcune regole:
-Smettila di urlare in questo modo e cerca di mantenere un contegno! Sai bene che ti è consentito strillare solo quando il sedere viene colpito! Sappi che se non la smetti di gridare continuerai a seguire le lezione con un plug infilato nel sedere.
Solitamente questa minaccia fa calmare le corrigende che tacciono limitandosi a piangere e a strillare solo quando colpite.
Ogni classe ha i relativi Plug: per le ragazze del primo e del secondo anno si usa il Plug blu del diametro di 3 centimetri, quelle del terzo hanno quello rosso di 4 centimetri, quelle del quarto e del quinto devono subire quello amaranto di 5 centimetri. Per i casi d’insubordinazione più grave c’è il temutissimo Plug nero di 6 centimetri di diametro soprannominato "l'uomo nero". Questa è la regola ma rimane a mia discrezione la scelta del colore da utilizzare.
La professoressa per dar forza alle minacce mise il plug davanti al viso di Mariangela che, in piena crisi isterica, non riusciva a controllarsi continuando a gridare.
Arrivato alla diciannovesima palettata aspettai che la fanciulla si calmasse per appiopparle l’ultimo colpo che solitamente è più forte del primo. Questa attesa la protraggo a lungo e spesso è proprio la sventurata a implorarmi di colpirla per mettere fine alla punizione, poi…
-Sssspack! Colpisco con tutta la forza!
-AHIAAAAAAAAAAAA!… AHIAAAAAAAAAAAAAAAAA CHE DOLORE!
Le ragazze faticavano a tenerla ferma sulla cattedra.
-Bene, adesso che hai preso la tua sacrosanta punizione, voglio chiedere alle tue compagne se hanno capito cosa le aspetta in caso di disobbedienza. Vi è chiaro il concetto?
-Si signora professoressa - risposero in coro -.
-Benissimo, visto che avete capito ora vedrete quello che succede se non manterrete il giusto contegno durante la punizione. Le ragazze dell'ultimo anno quando vengono punite non hanno bisogno di essere tenute in posizione da due persone. Con calma si tolgono la gonna, sfilano le mutandine e con dignità appoggiano il busto sulla cattedra facendo attenzione a inarcare le reni per meglio offrire il culo alla frusta. La loro voce non si sente se non dopo il quinto colpo e categoricamente devono ringraziare Giovanni dopo ogni colpo. Le più indomite prima di coricarsi sulla cattedra stringono fra i denti un morso di cuoio per evitare di strillare. Al termine della punizione rimangono in posizione finché Giovanni non le da il permesso di alzarsi e per prima cosa baciano la mano che le ha fatto il culo a strisce. Anche voi arriverete a comportarvi in questo modo e sono sicura che la prossima volta che sarete battute rispetterete la regola che vi concede di gridare solo dopo il colpo, Mariangela invece, nonostante fosse stata avvertita, ha continuato a strillare a perdifiato per tutto il tempo e adesso sarà punita.
-Vi prego,… perdonatemi,… non lo farò più,… era la prima volta che le prendevo in questo modo!… Vi scongiuro! Il sedere mi sta andando a fuoco e già così sarà un problema stare seduta!…
-Quello che subirai sarà di esempio per le altre. Quando vi si dice una cosa dovete obbedire. Se pensate di comportarvi come facevate a scuola, vi sbagliate di grosso. Qui non vi è consentito di farvi beffe delle insegnanti e di disturbare la lezione. Dovete ascoltare quello che vi si dice perché non vi sarà ripetuto una seconda volta.
Nonostante ti avessi messo il fallo blu davanti agli occhi hai continuato a sbraitare e adesso pagherai le conseguenze. Ti serva da lezione per la prossima volta, hai fatto male a sottovalutare le mie minacce,... Giovanni procedi!
-A secco? - domandai -.
-No, prendi la crema nel cassetto!
Dopo aver unto il Plug, feci altrettanto con l’ano. Le compagne dovettero impegnarsi per tenerla ferma specialmente quando le forzai con il dito l’anello muscolare. Il suo sfintere, probabilmente visitato solo da qualche manico di scopa, era strettissimo. Senza lasciarmi impietosire dalle suppliche le divaricai le natiche e con l’altra mano appoggiai il fallo sul forellino iniziando a spingere…
-AHIA!… AHIIIII!…
Il tappo non entrava, la resistenza dello sfintere contratto per la paura ne impediva l'ingresso.
-Forza - disse la professoressa venendomi vicino - non possiamo perdere tutto il tempo della lezione per infilarle quel coso nel sedere!
Così dicendo spinse con forza sul piattello conficcandolo di colpo nell'ano della sventurata…
-AHIAAAAAAAAAA!… AHIAAAA!… TOGLIETELOO!
-Contegno ragazza, guai a te se te lo sfili!
Non appena fu libera di alzarsi, si tirò su le mutande cercando di togliersi dall’imbarazzo nel mostrare a tutte il coso che aveva infilato nel sedere.
Piangendo si sistemò la gonna e lentamente, camminando a gambe larghe, tornò al suo posto.
-Forza signorina -disse la professoressa- siediti che dobbiamo riprendere la lezione.
Una smorfia di dolore le comparve sul volto appena poggiò le chiappe sulla sedia. Le palettate prese e quel coso nel culo erano incompatibili con lo stare sedute ma per paura di ulteriori punizioni non si lamentò e fece buon viso a cattiva sorte.
-Bene proseguiamo e tu, prima di scendere nel refettorio, andrai in sala professori e chiederai scusa al vicerettore per il tuo comportamento scandaloso e se accetterà le tue scuse te lo farai sfilare da lui.
Mariangela scoppiò a piangere, non si aspettava un altra umiliazione, avrebbe dovuto mostrare le sue vergogne a tutto il corpo insegnante e mettere il culo a disposizione delle manacce di quel porco che oltre a sfilarlo sicuramente si sarebbe divertito a palpeggiarla.
Mentre piangeva a dirotto ricevette un biglietto dalla compagna che era dietro di lei, facendo attenzione a non farsi vedere lesse cosa c'era scritto sul foglio:
-Entra in sala solo quando è piena di professori e spera che ci sia anche la segretaria che è una delle meglio. Mi ha detto una del secondo anno che lei aspettò per entrare che ci fosse solo il vicerettore e quel porco per toglierle quel coso dal sedere ha voluto che glielo prendesse in bocca. Per fortuna che l'arrivo di altre persone lo ha costretto a rimetterlo nei pantaloni altrimenti se fossero rimasti soli le avrebbe fatto anche la festa! Questi sono dei bastardi.
Il foglio era firmato con dei cuoricini e con l'acronimo T.V.T.B
Continua...
La ragazza era stesa sulle mie ginocchia con il sedere scoperto, la gonnellina rialzata e le mutandine a metà coscia piangeva e si lamentava per le sculacciate che stava prendendo.
-Smettila di piangere e sopporta, ti avverto che se non la smetti di scalciare smetto di sculacciarti e vado a prendere la paletta di legno! La prossima volta ci penserai due volte prima di rubare la merenda alla tua compagna!
-Sciaf,… sciaf,… sciaf,… AHI!… AHIA!… AUUUU!
Il mio nome è Giovanni ma tutte mi chiamano Giò, sono il factotum di questo collegio femminile e vivo qui da quando, appena nato, fui abbandonato nella ruota della fortuna di questa struttura che prima di diventare un collegio era un orfanatrofio. Nessuno mi ha mai adottato e essendo sempre vissuto qui, quando l’orfanatrofio fu venduto e le suore si trasferirono, fecero in modo che potessi restare a viverci inserendo nel contratto una clausola apposta per me.
Ho 33 anni e qui faccio un po’ di tutto: giardiniere, autista, elettricista, bidello. Le ragazze mi temono come la peste perché fra le mansioni che svolgo c’è anche quella di far rispettare la disciplina. Nel collegio non c’è ragazza che non si sia stesa almeno una volta sulle mie ginocchia per essere sculacciata. Ovviamente le punizioni non si limitano solo alle sculacciate ma a ben altro e avrete modo di scoprirlo.
Il collegio ospita ragazze dai 14 ai 19 anni che una volta venivano definite “problematiche”. Quasi tutte giungono qui dopo essere state espulse da altre scuole per cattiva condotta. Altre ci vengono affidate da genitori ipocriti che, non essendo in grado di farlo personalmente, delegano a noi il compito di usare le maniere forti per cercare di correggerle.
Le più sfortunate sono ragazze orfane, ormai grandicelle, provenienti da istituti religiosi che non possono più farle proseguire negli studi vista l’età. I genitori e i tutori all’atto dell’iscrizione firmano delle liberatorie che autorizzano il collegio a utilizzare punizioni corporali per insegnare la disciplina, l’educazione e il rispetto per se e per gli altri.
Il collegio permette di conseguire il diploma di scuola superiore al termine dei cinque anni di studio. Le ragazze, a seconda dell’anno di frequenza, indossano una divisa di colore diverso. Fermo restando che i calzettoni e la biancheria intima è per tutte di colore bianco e che la camicetta è sempre per tutte di color panna, cambia in base all'anno, il colore della gonna, della cravatta, e del nastro per i capelli.
Celeste per quelle del primo.
Blu per quelle del secondo.
Rosso per quelle del terzo.
Amaranto per quelle del quarto.
Nero per quelle del quinto.
Tutte quante calzano ballerine color nero.
Anche il pigiama, composto da casacca e pantaloni, è dello stesso colore dell’anno di appartenenza e le ragazze sono divise per anno anche nei dormitori.
Avrete capito che il lavoro sporco lo sbrigo io e i professori mi segnalano le ragazze da punire. Tutte quante al momento dell’ammissione vengono sottoposte a visita medica e la dottoressa (grandissima maiala) per non avere noie certifica anche nelle ragazze vergini:
“All’esame accurato dei genitali interni non si apprezza la presenza dell’integrità dell’imene segno evidente dell’avvenuta deflorazione della giovane”
Tale reperto viene riportato sul foglio anamnestico di ogni ragazza insieme a un infinità di altri dati riguardanti altezza, peso, abitudini alimentari e quant’altro. Questi fogli, mischiati insieme a quelli della privacy vengono fatti firmare all'ignara fanciulla che non prestando attenzione a ciò che firma, se è vergine si ritrova spulzellata d'ufficio.
All’interno del collegio le anziane e le ripetenti tiranneggiano le più piccole che sono il bersaglio preferito anche della confraternita che sarebbe meglio chiamare “sorority” che in maniera non proprio ortodossa governa la vita dell'Istituto. Oltre all’anzianità, per far parte della sorellanza il requisito fondamentale è quello di seguire gli usi e costumi della poetessa di Lesbo e di essere "svelte di lingua" per cimentarsi nell'esposizione dei suoi epitalami. Ovviamente per entrare a far parte della sorellanza bisogna compiacere le sorelle in ogni modo e si deve superare il rito d'iniziazione particolarmente impegnativo.
Dopo la visita medica le ragazze vengono depilate sia sotto le ascelle che in mezzo alle gambe. Solo le passere rosse o bionde possono conservare il pelo sul monte di Venere e questa procedura si ripete una volta al mese.
Oggi la dottoressa, aiutata da un paio di sorelle anziane, è incaricata della depilazione delle nuove arrivate. Non si usa per tutte lo stesso metodo, con alcune si usa la crema depilatoria, per le più sfortunate la ceretta o il Silk epil.
-Strech,… AHIAAAA!
-Forza ragazze tenetela ferma - disse la dottoressa alle due che le stavano tenendo divaricate le gambe - e tu ragazzina non ti agitare altrimenti finisce che la cera bollente te la spalmo sulla fica.
-BRUCIAAA...!
-Strech, AHIAAAA...!
-Guarda che meraviglia di fica che viene fuori se disboschiamo la selva che hai fra le gambe…
Intanto, con la scusa di ripulirla, le passava un panno in microfibra in mezzo alle gambe pregustando il momento in cui avrebbe sostituito il panno con la lingua.
-Girati e mettiti a pancia sotto, e voi mettetele quel cilindro sotto la pancia in modo che il culo sia ben esposto.
Il collegio è ben fornito di questi attrezzi (prismi, parallelepipedi, cubi, cilindri) che usualmente vengono utilizzati dai fisioterapisti ma che qui servono per sculacciare, somministrare clisteri, sodomizzare e per costringere le ragazze ad assumere le più svariate posizioni.
-Forza ragazzina facciamo venir fuori questo bel forellino che adesso è nascosto da questi brutti pelacci... allargatele le chiappe!
-AHIAAAA!... SCOTTA!
-Strech,… AUGGG! Strech,… AUGGG! Strech,… AUGGG!
-Purtroppo devo continuare in un altro modo altrimenti ti brucio l’ano, prendetemi il Silk epil!
Cecilia, la dottoressa, essendo sadica oltre che lesbica, ci gode nel provocare dolore e, accendendo il rasoio... “zzzzzzzzzzzzzz”:
-Se non vuoi che ti bruci l’ano sono costretta a usare questo: stringi i denti…
-zzzzzz… AHI,...AHI,...AHI!… zzzzzz… AHI,...AHI,...AHI!… zzzzzz…AHIAA!
I peli, estirpati da quel punto delicato facevano strillare la fanciulla.
-BASTA!… BASTA!… FINITELA!
-Dai che abbiamo finito, prendetemi la crema.
-Mamma che dolore pazzesco, ma perché non usate il rasoio o la crema depilatoria?
perche altrimenti ti ricrescerebbero peli irsuti invece in questo modo quella che ricrescerà sarà una peluria morbida che tra quattro settimane toglieremo in un attimo.
-Mamma mia ma ogni mese saremo sottoposte a questo supplizio?
-Certamente -rispose- mentre spalmava la crema su tutto il perineo.
-Quando la guarderai allo specchio stenterai a riconoscerla, senza peli hai una topina deliziosa!
Oltre a magnificarla Cecilia stava massaggiando quella giovane topina e quel tenero bocciolo.
-Ma che sentono le mie dita,… hai ancora la fessura tappata?
-Sono vergine…
-Mi sa che qui dentro lo rimarrai per poco! Avete sentito ragazze, avete appena trovata una pecorella da sacrificare durante uno dei prossimi baccanali. Sono sicura che quel satiro di Pan vi sarà riconoscente se gli offrirete questa verginella.
-Ma come, che avete intenzione di farmi?
-Niente di male - risposero le ragazze della sorellanza che l’avevano tenuta ferma.
La dottoressa continuava a accarezzarla e, soffermandosi sul buchino posteriore, continuò:
-Stai attenta anche al tuo culetto perché nelle camerate volano più manici di scopa che stormi sugli alberi. In tutto il collegio non si trova più una scopa che abbia il bastone più lungo di 50 centimetri, a forza di segarli fra un po’ dovremo assumere i sette nani per scopare i pavimenti!
Tutte scoppiarono in una fragorosa risata meno che la matricola che non aveva ben compreso il senso delle sue parole.
Le ragazze che durante il giorno si comportano male vengono punite nel pomeriggio o prima di andare a dormire. Le più giovani me le metto sulle ginocchia e le sculaccio a mani nude o con una spazzola per capelli. Quelle più grandi le faccio stendere su una panca o le immobilizzo su una cavallina o su un tavolo. Diciamo che mentre le piccole vengono solo sculacciate dai sedici anni in su gliele suono con la cinta dei calzoni, con la paletta di legno, con il cane o con il cimale in carbonio della canna da pesca. A volte l’insegnante mi fa venire in classe per eseguire una punizione immediata e pubblica e allora per tutte indistintamente viene usata la paletta di legno che è appesa in bella mostra in ogni aula.
Oggi toccherà a Mariangela, una ragazza del primo anno, fare la conoscenza della paletta di legno. Entro in aula accompagnato da due consorelle che mi aiuteranno a sculacciarla. Al mio arrivo le ragazze si alzano in piedi e l’insegnante, dopo aver spiegato ad alta voce le ragioni della punizione, mi consegna la paletta redarguendo la corrigenda:
-Ti avevo avvertito e adesso pagherai le conseguenze delle tue azioni.
-Vi scongiuro sarò brava e non disturberò più la classe,… vi prego non mi punite!
-Dovevi pensarci prima, forza incominciate che dobbiamo continuare la lezione!
Il tentativo di sottrarsi fu subito bloccato; fu presa per le braccia e costretta a stendersi sulla cattedra con il sedere rivolto verso le compagne.
-Vi prego,… farò la brava,… perdonatemi!
-Troppo tardi ragazzina, dovevi pensarci prima!
Mentre le compagne la tengono ferma, la professoressa le rimbocca la gonnellina sulla schiena scoprendole le mutande. Il compito di abbassarle sarebbe spettato a me quando lo avessi ritenuto opportuno.
-Se fossi stata più ubbidiente non saremmo arrivati a questo punto.
Presi posizione davanti a quelle chiappe sode e mi concentrai per infliggerle il primo colpo. Solitamente il primo è sempre molto forte. Aspettando di sentire l'impatto rumoroso del legno sulle natiche, tutti gli occhi sono puntati sul suo culo.
-Spack!
-AHIAAAA!
Non potendo alzarsi non le rimase che agitare le gambe in tutte le direzioni e appena i piedi tornano a toccare terra…
-Spack!
-AGH!… AHIAAA!
Al secondo colpo a forza di agitarsi le mutande le entrarono nel solco delle mele e al quarto, visto che ormai non proteggevano più niente, gliele abbassai a mezza coscia mettendola ancora di più in imbarazzo.
Nell’aula risuonavano solo le grida e il rumore delle palettate. Alla decima la professoressa, per cercare di limitare le urla, ricordò alla sventurata alcune regole:
-Smettila di urlare in questo modo e cerca di mantenere un contegno! Sai bene che ti è consentito strillare solo quando il sedere viene colpito! Sappi che se non la smetti di gridare continuerai a seguire le lezione con un plug infilato nel sedere.
Solitamente questa minaccia fa calmare le corrigende che tacciono limitandosi a piangere e a strillare solo quando colpite.
Ogni classe ha i relativi Plug: per le ragazze del primo e del secondo anno si usa il Plug blu del diametro di 3 centimetri, quelle del terzo hanno quello rosso di 4 centimetri, quelle del quarto e del quinto devono subire quello amaranto di 5 centimetri. Per i casi d’insubordinazione più grave c’è il temutissimo Plug nero di 6 centimetri di diametro soprannominato "l'uomo nero". Questa è la regola ma rimane a mia discrezione la scelta del colore da utilizzare.
La professoressa per dar forza alle minacce mise il plug davanti al viso di Mariangela che, in piena crisi isterica, non riusciva a controllarsi continuando a gridare.
Arrivato alla diciannovesima palettata aspettai che la fanciulla si calmasse per appiopparle l’ultimo colpo che solitamente è più forte del primo. Questa attesa la protraggo a lungo e spesso è proprio la sventurata a implorarmi di colpirla per mettere fine alla punizione, poi…
-Sssspack! Colpisco con tutta la forza!
-AHIAAAAAAAAAAAA!… AHIAAAAAAAAAAAAAAAAA CHE DOLORE!
Le ragazze faticavano a tenerla ferma sulla cattedra.
-Bene, adesso che hai preso la tua sacrosanta punizione, voglio chiedere alle tue compagne se hanno capito cosa le aspetta in caso di disobbedienza. Vi è chiaro il concetto?
-Si signora professoressa - risposero in coro -.
-Benissimo, visto che avete capito ora vedrete quello che succede se non manterrete il giusto contegno durante la punizione. Le ragazze dell'ultimo anno quando vengono punite non hanno bisogno di essere tenute in posizione da due persone. Con calma si tolgono la gonna, sfilano le mutandine e con dignità appoggiano il busto sulla cattedra facendo attenzione a inarcare le reni per meglio offrire il culo alla frusta. La loro voce non si sente se non dopo il quinto colpo e categoricamente devono ringraziare Giovanni dopo ogni colpo. Le più indomite prima di coricarsi sulla cattedra stringono fra i denti un morso di cuoio per evitare di strillare. Al termine della punizione rimangono in posizione finché Giovanni non le da il permesso di alzarsi e per prima cosa baciano la mano che le ha fatto il culo a strisce. Anche voi arriverete a comportarvi in questo modo e sono sicura che la prossima volta che sarete battute rispetterete la regola che vi concede di gridare solo dopo il colpo, Mariangela invece, nonostante fosse stata avvertita, ha continuato a strillare a perdifiato per tutto il tempo e adesso sarà punita.
-Vi prego,… perdonatemi,… non lo farò più,… era la prima volta che le prendevo in questo modo!… Vi scongiuro! Il sedere mi sta andando a fuoco e già così sarà un problema stare seduta!…
-Quello che subirai sarà di esempio per le altre. Quando vi si dice una cosa dovete obbedire. Se pensate di comportarvi come facevate a scuola, vi sbagliate di grosso. Qui non vi è consentito di farvi beffe delle insegnanti e di disturbare la lezione. Dovete ascoltare quello che vi si dice perché non vi sarà ripetuto una seconda volta.
Nonostante ti avessi messo il fallo blu davanti agli occhi hai continuato a sbraitare e adesso pagherai le conseguenze. Ti serva da lezione per la prossima volta, hai fatto male a sottovalutare le mie minacce,... Giovanni procedi!
-A secco? - domandai -.
-No, prendi la crema nel cassetto!
Dopo aver unto il Plug, feci altrettanto con l’ano. Le compagne dovettero impegnarsi per tenerla ferma specialmente quando le forzai con il dito l’anello muscolare. Il suo sfintere, probabilmente visitato solo da qualche manico di scopa, era strettissimo. Senza lasciarmi impietosire dalle suppliche le divaricai le natiche e con l’altra mano appoggiai il fallo sul forellino iniziando a spingere…
-AHIA!… AHIIIII!…
Il tappo non entrava, la resistenza dello sfintere contratto per la paura ne impediva l'ingresso.
-Forza - disse la professoressa venendomi vicino - non possiamo perdere tutto il tempo della lezione per infilarle quel coso nel sedere!
Così dicendo spinse con forza sul piattello conficcandolo di colpo nell'ano della sventurata…
-AHIAAAAAAAAAA!… AHIAAAA!… TOGLIETELOO!
-Contegno ragazza, guai a te se te lo sfili!
Non appena fu libera di alzarsi, si tirò su le mutande cercando di togliersi dall’imbarazzo nel mostrare a tutte il coso che aveva infilato nel sedere.
Piangendo si sistemò la gonna e lentamente, camminando a gambe larghe, tornò al suo posto.
-Forza signorina -disse la professoressa- siediti che dobbiamo riprendere la lezione.
Una smorfia di dolore le comparve sul volto appena poggiò le chiappe sulla sedia. Le palettate prese e quel coso nel culo erano incompatibili con lo stare sedute ma per paura di ulteriori punizioni non si lamentò e fece buon viso a cattiva sorte.
-Bene proseguiamo e tu, prima di scendere nel refettorio, andrai in sala professori e chiederai scusa al vicerettore per il tuo comportamento scandaloso e se accetterà le tue scuse te lo farai sfilare da lui.
Mariangela scoppiò a piangere, non si aspettava un altra umiliazione, avrebbe dovuto mostrare le sue vergogne a tutto il corpo insegnante e mettere il culo a disposizione delle manacce di quel porco che oltre a sfilarlo sicuramente si sarebbe divertito a palpeggiarla.
Mentre piangeva a dirotto ricevette un biglietto dalla compagna che era dietro di lei, facendo attenzione a non farsi vedere lesse cosa c'era scritto sul foglio:
-Entra in sala solo quando è piena di professori e spera che ci sia anche la segretaria che è una delle meglio. Mi ha detto una del secondo anno che lei aspettò per entrare che ci fosse solo il vicerettore e quel porco per toglierle quel coso dal sedere ha voluto che glielo prendesse in bocca. Per fortuna che l'arrivo di altre persone lo ha costretto a rimetterlo nei pantaloni altrimenti se fossero rimasti soli le avrebbe fatto anche la festa! Questi sono dei bastardi.
Il foglio era firmato con dei cuoricini e con l'acronimo T.V.T.B
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