Senza di te
di
Aramis
genere
gay
Io mi sento come un albero che non ha rami, come un guerriero che ha fallito la sua missione, mi sento come se fossi chiuso in una stanza senza porta, senza uscita. La terra sembra una strada vuota…gli uccelli cantano a vuoto e c’è solamente il ruggire delle macchine. Mi sento come l'aria o una pietra che non si muove. Mi sento come nulla? Mi sento come il mare che ingoierà il cielo sopra di me…che precipiterà sulla mia testa. Il peggiore dei ladri ha rubato i miei sorrisi, io sono un fantasma, un'illusione, io non so niente, e nessuno mi conosce. E, con questi pensieri che mi bruciavano nel cervello controllai e riverificai. Era tutto pronto, la data e l’ora erano arrivati. Era martedì e come ogni martedì i miei genitori portavano mio fratello a karate. Io ero da solo e l'unica cosa che avevo da fare era aumentare il volume della musica, sdraiarmi sul letto ed attendere. Mi chiesi come poteva essere successo e se sapevo quando era accaduto. I pensieri investirono la mia mente ed era come un sogno, e poi sognavo di nuovo tornando indietro nel tempo e poi i pensieri ed i ricordi ritornavano. Non può essere così, non voglio che lo sia ma lo è ed ora è così! Come ci ero arivato? Come potevo essere arrivato ad avere una mano piena di pillole, una bottiglia di vodka ed essere sdraiato sul letto… attendendo di morire?
Sembra sia passato così tanto tempo ma sono solamente sei mesi, è strano vedere come sembrino anni… “Ok ragazzi! Tutti intorno a me... stasera vale tutta la stagione! Stasera si decide il campionato. Loro non sono migliori di noi!… Loro non sono più forti! o più veloci! o più intelligenti! Se vincono è perchè loro lo vogliono più di voi!… Per vicerli dovete volerlo!... E voi lo volete più di qualsiasi cosa nella vostra vita!… Voi siete pronti e dovete volerlo, vincere!” Era l’allenatore ed il suo discorso ‘voi lo volete’. L’avevamo sentito quattordici volte questa stagione più quattordici volte nella precedente. Potrei ripetere a memoria le sue parole. Noi tutti sapevamo di non avere un'opportunità di vincere quella sera e le sue parole non ci stavano aiutando. Ci aspettavamo di perdere e sapevamo che non solo eravamo fisicamente inferiore ma eravamo anche un gruppo di scansafatiche che non sapevano chiamare a raccolta la determinazione per vincere una partita di calcio. Il buon vecchio allenatore non poteva cambiare le cose! Ricordo vagamente cosa accadde e solo che gli altri andarono a casa col trofeo. La cosa che non dimenticherò di quella sera è quello che successe più tardi durante il lungo viaggio in autobus per tornare a casa.
Il grande autobus era come un albergo a cinque stelle confrontato all'autobus giallo della scuola che di solito ci portava alle partite. Questa volta il viaggio era di più di 200 chilometri e ci stavano trattando bene. Dopo la partita riempimmo l'autobus ed io ricordo che l'aria era piena dell'odore di shampoo e deodorante di quaranta ragazzi che si erano fatti la doccia e cambiati. Dopo una partita gli odori nell’autobus erano normalmente di sudore e sporcizia ma quella notte era speciale e noi fummo trattati con docce e vestiti puliti per la lunga cavalcata verso casa. Io andai in fondo all'autobus e mi sistemai nel primo posto vicino al finestrino che era l'ultimo vuoto ed era dopo i posti su cui era stata depositata l’attrezzatura. “Perfetto!” Pensai dato che nessuno avrebbe potuto mettersi vicino o dietro di me permettedomi di ascoltare il lettore di MP3 e dormire. Improvvisamente alzai lo sguardo e vidi Davide in piedi nel corridoio vicino al mio posto. “Tommy ti dispiace se mi siedo qui?” Disse facendo cadere con un tonfo la sua sacca da viaggio sul pavimento e sedendosi nel sedile vicino al mio. “Ummm no, ragazzo, va bene” fu tutto quello che riuscii a mormorare mentre alzavo lo sguardo al tetto dell'autobus e pensavo “Grazie dolce Gesù !” Davide era senza ombra di dubbio il ragazzo più bello della squadra, era anche uno dei ragazzi più belli che vorreste incontrare. Era un talento e c’erano numerosi trofei a provarlo. Era alto più di un metro e ottanta; capelli castani scuri ed ondulati e gli occhi più blu e profondi che si possano immaginare. E, come la statua che Michelangelo aveva scolpito, questo Davide aveva anche lui muscoli scolpiti che si tendevano ed incurvavano sulle sue braccia e sul torace. Durante gli allenamenti il suo torace liscio brillava sempre di sudore ed il suo stomaco era il classico stomaco increspato di muscoli da cui partiva una striscia di peli che conducevano a quel cazzo bellissimo ed alle palle che avevo tante volte ammirato nelle docce. Ma l’avevo ammirato troppo spesso perché un giorno lui mi passò di fianco e mi disse piano “Ti piace quello che vedi?” Io non sapevo come reagire così feci finta di non capire a cosa alludesse. “Fottiti” fu tutto quello che riuscii ia dire ma lui aveva maledettamente ragione, mi piaceva quello che vedevo ed avevo fantasticato molte volte su che sapore avesse e come fosse la sensazione di toccarlo mentre mi masturbavo di notte nel mio letto.
Finalmente, come un enorme animale da soma, l'autobus ringhiò, gemette e lentamente uscì dal parcheggio iniziando il viaggio che in tre ore ci avrebbe portati a casa. Dopo una grande sconfitta noi siamo sempre tranquilli e riflessivi e quella notte non era diversa. I lampioni proiettavano il loro bagliore all'interno dell'autobus ed io potevo vedere cuffie ed auricolari indicanti che tutti si preparavano al lungo viaggio. Deboli suoni si svilupparono nell'autobus creando un armonia… una strana e misteriosa combinazione col ruggito del motore. Io guardavo dal finestrino la città che mi passava davanti, poi la strada divenne scura. I lampioni finirono e l'autobus sembrò un cilindro scuro ed enorme che avanzava nella notte. Guardai Davide, la sua testa appoggiata al cuscino del sedile e presumetti che i suoi occhi fossero chiusi, ma non riuscivo a vederli così non lo infastidii con una conversazione. Invece mi raggomitolai nel mio posto, mi misi gli auricolari e rapidamente mi addormentai. Da circa un'ora ero addormentato e stavo godendo un sogno intenso ed erotico quando improvvisamente mi accorsi che stavo godendo un piacere tremendo e che stavo per sparare un carico enorme di sperma nei pantaloni. Cominciai a svegliarmi e nella foschia del risveglio mi resi conto che ero ancora sull'autobus e, contemporaneamente compresi che il mio cazzo veniva stretto e strofinato! Cosa cazzo? In breve sarei venuto ed i pensieri mi attraversarono la testa. Oh mio Dio. Oh mio Dio! Davide? Davide! Oh mio Dio! La mano sul mio cazzo continuava a strofinare ed io cominciai ad alzare involontariamente le anche verso la mano che sfregava. Sentivo che i miei boxer erano bagnati di sperma e la mia schiena si inarcò mentre cominciavo a sparare un carico massiccio di sperma caldo nelle mutande. La mano continuò a strofinare e solo quando non gliene potevo dare più, la sentii lentamente scendere alla parte anteriore delle mie mutande e prendere il mio cazzo bagnato di sborra. Era un sogno? Poteva essere veramente accaduto? Veramente stava accadendo? Mi sdraiai ma il respiro continuava ad essere affannoso, la mano che toccava il mio uccello mi fece roteare lo stomaco e le mie anche sobbalzarono involontario mentre l'ultimo fiotto di sperma veniva pompato dal mio cazzo duro per il tocco. Non sapendo cosa fare rimasi fermo fingendo di essere ancora addormentato. Davide estrasse molto delicatamente la mano dai boxer e poi dopo qualche attimo, dal suo sfregamento ritmico, capii che si stava accarezzando il pene. Sentivo il suo gomito strofinare contro il mio braccio mentre si strofinava l’uccello ed il mio istinto era di rendergli il favore. Tuttavia non potevo essere sicuro e così io continuai a restare sdraiato e fingere di essere addormentato. La respirazione di Davide divenne affannosa ed io sentii il mio cazzo tornare duro quando mi resi conto che questo ragazzo di cui avevo tante volte fantasticato non solo mi aveva fatto una sega ma ora era nel posto vicino a me e si masturbava…la mia mente vacillava! Lo sentii raggiungere l’orgasmo e sentii il mio sedile scuotersi quando lui rabbrividì! La sua testa rotolò verso di me ed io sentii il suo alito caldo sulla mia faccia mentre lui riempiva la sua mano ed i boxer di sperma dolce e caldo. Dopo alcuni momenti sentii chiudersi la lampo dei suoi jeans. C'era un po’ di profumo di muschio e sperma nell'autobus ma quella non era la prima volta che lo sentivo durante i viaggi notturni in bus e sospettai che qualcuno si stesse masturbando.
Alle tre di mattina finalmente arrivammo, l'autobus fu scaricato e le macchine degli studenti e genitori venuti a prenderci lentamente si avviarono verso casa. Davide era sul marciapiede con la sua sacca da viaggio accanto, si stava guardando intorno e capii che qualche cosa non andava. “Hai bisogno di un passaggio?” Chiesi avvicinandomi. “Ummm, non sono sicuro ma sembra che il mio vecchio sia in ritardo.” disse continuando a guardarsi intorno. Ambedue sapevamo che suo papà non era in ritardo ed ambedue sapevamo che probabilmente era ubriaco e non sarebbe venuto. “Perché non lo chiami e gli dici che hai un passaggio” gli dissi indicando la mia macchina. “Sì! Lo farò… sei sicuro che non sia un problema?” “Nessun problema, io comunque non ho sonno e non mi dai alcun fastidio.” Gettò la borsa sul sedile posteriore, salì e partimmo a gran velocità. “Tommy hai fame?” mi disse mentre ci avvicinavamo ad un autogrill. “Cazzo sì, sto morendo di fame!” “Bene cerchiamo qualche cosa da mangiare fratello!” lo guardai ed ancora non potevo rendermi conto della mia fortuna e di quello che era accaduto sull'autobus. Erano le 3 di mattina col ragazzo più fantastico della scuola e stava accadendo dopo che mi aveva sparato una sega sull'autobus. Deve essere un sogno, pensai ma tutto quello che riuscii a dire fu “Splendido” mentre frenavo davanti all’autogrill. Il mio cazzo era di nuovo duro e teso contro i boxer ancora bagnati di sborra.
La luce dell’insegna mi attirava ed io mi avviai calmo, quieto e sicuro verso quella fonte. Stare in qualche modo vicino alla luce mi faceva sentir bene. Mi sentii improvvisamente caldo e confortato come avveniva quando da bambino mia mamma mi dava quei forti e rassicuranti abbracci. Accelerai cercando quella luce che diventava più brillante ad ogni passo. Sentivo tanto amore e pace che non avrei voluto andare più via. “Nonno?” “Nonno!” “Sei tu?” Non poteva essere… non poteva... la mia mente stava correndo ed il cuore batteva forte nel mio torace. “Sì Tommy sono venuto per portarti a casa.” “Ma io sono a casa!” Dissi senza capire ancora come mio nonno fosse improvvisamente vivo e mi parlasse. “No figliolo, questa non è casa tua” disse con quella voce calma, che dava fiducia e che io avevo perso per sempre. “Tommy, ti sei perso, è tardi e devi andare a casa.” “No!” Gridai “Voglio stare qui… con te… per favore!!... Nonno per favore lasciami stare qui!” “No, non puoi, devi ritornare. Non preoccuparti, ci vedremo molto presto ma ora devi andare a casa. Ricordati cosa eravamo l'uno per l'altro e che ancora siamo. Ti aspetterò dietro l'angolo. Nulla è passato, nulla è perduto. Fra poco saremo come eravamo prima! Ed ora, Tommy, devi andare a casa.” Sentii come se la sua grande mano callosa mi avesse circondato come aveva fatto molte volte mentre passeggiavamo quando ero bambino e lui mi raccontava le storie della sua vita. Improvvisamente qualcuno stava gridando... chi era? Mamma? Perché stava gridando? Papà? Mettimi giù! Sudore! Freddo! Poi dormire… sognare. Nonno?
Gli hamburger dell’autogrill erano i migliori della città e Davide ed io avevamo così fame che li divorammo in un minuto. Il tormento iniziale della fame stava diminuendo ed io mangiai più lentamente le mie patatine mentre guardavo Davide. Lui stava parlando sorridendo e ridendo mentre mangiava e beveva la sua coca cola. Non riuscivo a sentire una parola di quello che diceva… voglio dire che sentivo il suono della sua voce e delle sue parole ma la mia mente continuava a tornare all'autobus. Tornare alla sensazione della sua mano sul mio cazzo ed il ritmico accarezzare del suo gomito che strofinava contro il mio braccio. Sentivo che mi stava tornando duro ed in qualche modo il mio sguardo fisso deve essere stato evidente perché il mio pensiero fu interrotto improvvisamente. “Tommy!?, ei ragazzo, è tutto ok?” mi ripresi capendo che avevo fissato negli occhi Davide per tutto il tempo. “Hugh? Oh sì, ho solo freddo.” Borbottai. “Anche a me capita ogni tanto.” Disse Davide mentre finiva la Coca cola con un forte rumore di risucchio dal fondo del suo bicchiere. “Ehi, fratello, perché stanotte non stai a casa mia? Abbiamo molto spazio ed i miei genitori saranno addormentati. Inoltre domani abbiamo allenamento e ci potremo andare da lì.” Dissi con la voce più persuasiva possibile. Davide sembrò un po' nervoso ed io non potevo credere di aver appena fatto quell’offerta ma era ovvio dall'umidità nei miei boxer che c'era un lato segreto di Davide che volevo esplorare. Quello che aveva fatto sul bus… lui doveva sapere che ero sveglio eppure aveva continuato a masturbarmi. Lui voleva che capissi e quello voleva dire che aveva fiducia che mantenessi il suo segreto. “Sì, va bene, lasciamo questo posto del cazzo ed andiamo a casa tua.” La sua risposta volteggiò nell'aria ed il mio cuore stava battendo così forte che ero sicuro che lui potesse sentirlo. Cazzo santo!! Davide stava per venire a dormire nella mia stanza quella sera! Nella stessa stanza dove per mesi ero stato sdraiato sul letto masturbandomi immaginandolo nudo, e lui ora sarebbe stato davvero nella mia stanza. Ma, sarebbe stato nudo!
Entrammo silenziosamente nel tentativo di non svegliare i miei genitori. L'ultima cosa che volevo era che mia mamma si agitasse con coperte e cuscini e tutta la roba che tirava fuori quando avevamo un ospite. La mia stanza era appena dopo la sala, la raggiungemmo silenziosamente poi finalmente aprii la porta e poi la chiusi piano dietro di noi. Non ebbi bisogno di accendere la luce, ce n'era in abbondanza che arrivava dal lampione fuori della mia finestra. Andai all'armadio, presi il mio sacco a pelo e cominciai a srotolarlo sul pavimento. “Ragazzo, tu puoi prendere il mio letto ed io dormirò sul pavimento.” Dissi io allargando il sacco uniformemente. Mi alzai, mi voltai e vidi che Davide quasi stava sopra di me. Ci fissammo negli occhi e stavamo così vicini che potevo sentire il suo alito sulla mia faccia. Senza pensarci mi avvicinai di qualche centimetro ed esitai, poi il momento di paura passò, mi avvicinai ancora fino a che le nostre labbra si toccarono. Ci ritirammo solo per un secondo e poi lasciammo che le nostre labbra si toccassero di nuovo, questa volta pigiai la mia bocca con più forza ed il mio cuore cominciò a correre mentre sentivo la mano di Davide sulla mia nuca che mi tirava a sè. Le nostre bocche si aprirono e la sua lingua si stava spingendo nella mia bocca. Assaggiai le sue labbra e la sua lingua e li succhiai mentre lui si allontanava leggermente da me. Ci baciammo ed afferrammo i nostri vestiti mentre cominciavamo lentamente a cadere sulle ginocchia sul pavimento. Davide ora era di fronte a me, prese il bordo della mia t-shirt e l'alzò sopra la mia testa. Chinandosi mi baciò di nuovo leggermente poi, con le mani ai lati della mia testa, cominciò a baciare la mia faccia ed ogni volta che lo faceva lasciava piccole macchie di umidità sulle mie guance, sulla mia fronte e sul mio mento. Quando mi baciò il collo gli tirai su la camicia sopra la testa e c'inginocchiammo coi toraci nudi ansanti e sudati mentre annaspavamo uno sul cazzo dell’altro. Sentii il suo cazzo duro attraverso i jeans e lo strofinai delicatamente con il dorso della mano. Davide si lamentò piano ed io sentii le sue anche spingere in avanti verso la mia mano, poi improvvisamente ero sulla schiena e Davide era sopra di a me! Le sue braccia erano sotto le mie spalle e lui mi stava tirando appassionatamente al suo torace baciandomi e roteando la sua grande protuberanza rigida contro il mio inguine. Sentendo il suo peso su di me ed il calore del suo corpo che bruciava contro la mia pelle, la mia testa girava e sentii il mio cazzo pulsare mentre le sue anche si muovevano pigiando più forte contro di me. L'alito di Davide era caldo sul mio collo ed io sentii lentamente il calore umido dalla sua bocca muoversi verso il basso… prima sul mio torace e poi, mentre il mio corpo rabbrividiva, le sue labbra mi baciarono i capezzoli. Davide li morse leggermente e mosse la lingua in tondo in cerchi bagnati e caldi leccando e succhiando lentamente, ad ogni leccata e morso io mi lamentavo di piacere. Le mie mani, che dapprima stavano strofinandogli la schiena, ora erano dietro la sua testa e lo spinsi ad abbassarsi ancora fino a che il suo alito e la lingua trovarono la mia pancia ed il suo movimento discendente mise con forza il suo torace nudo sulla protuberanza del mio cazzo che chiedeva di essere liberato. Come se mi stesse leggendo nella mente, Davide sembrò capace di anticipare i miei desideri e sentendo il mio uccello che batteva sotto il suo torace, spostò la bocca in giù fino a che finalmente si trovò a massaggiare il mio pene palpitante e duro col mento e la bocca. Alzai le anche mentre lui mi tirava giù i pantaloni alle anche e la parte anteriore dei miei boxer erano l'ultima barriera tra la carne calda del mio uccello e la bocca umida e calda che aveva stuzzicato il mio corpo. L'odore di muschio e sperma riempì la stanza e mi stava inebriando! La stanza era calda ed il sudore del mio inguine, il carico precedente di sperma combinato col gocciolamento continuo dal mio pene riempivano l’aria del caldo profumo di sesso! Davide aveva raggiunto la zona e quando succhiò sul mio cazzo, provocò un contorno bagnato sui miei boxer. Il gusto dei boxer bagnati di sborra e del cazzo lo stava portando alla frenesia e finalmente, afferrando l'elastico delle mie mutande, le tirò giù sulle mie anche trascinando con loro il mio cazzo duro fino a che, libero, non saltò nella sua piena posizione diritta. Ora aveva spinto le mie gambe in alto e le mie caviglie erano sulla sua testa mentre lui leccava avvicendandosi febbrilmentee tra il sacco delle palle pendenti ed il mio cazzo duro. La sua lingua leccò la lunghezza della mia asta palpitante e dura trovando poi il gonfiore porpora della cappella, assaggiò e leccò le gocce di pre eiaculazione che ora stillavano con forza mentre il mio cazzo implorava di essere succhiato. Poi senza preavviso la bocca di Davide stavava ingoiando il mio uccello! Le mie anche si alzarono mentre spingevo profondamente nella sua bocca e sentivo la morbidezza ed il calore del fondo della sua gola intorno al mio pene. Davide mi prese profondamente in bocca, seppellì la faccia nei miei peli pubici ed io sentii l’aria calda fuggire dal suo naso mentre ansava alla ricerca di aria tra le penetrazioni profonde e lunghe del mio cazzo. Succhiandomi con forza e velocemente stava portandomi rapidamente sempre più vicino a sparare il mio sperma profondamente nella sua gola e nella sua bocca. Le mie anche pompavano alzandosi furiosamente ad incontrare la sua bocca calda e la suzione che faceva sul mio cazzo mi davano la sensazione che stesse succhiando lo sperma dal profondo delle mie mie palle. Il mio stomaco fu colpito da spasmi involontari e la mia schiena si inarcò mentre io facevo esplodere violentemente la mia sborra nella bocca di Davide. Quando il primo schizzo caldissimo di sperma colpì la sua lingua, Davide afferrò le mie anche tirando il mio cazzo il più profondamente possibile dentro di se mentre il mio corpo si scuoteva ed io sparavo ancora ed ancora ed ancora carichi enormi di sperma bollente ed appiccicoso. La mia mente girava mentre consideravo quello che era appena accaduto . Il ragazzo dei miei sogni… il ragazzo che per tanti mesi aveva acceso le mie notti mi aveva appena fatto il mio primo pompino. Ma nel momento in cui stavo assaporando quello che pensavo fosse il momento più memorabile della mia vita, Davide si slacciò la cintura, spinse i pantaloni intorno alle sue ginocchia e cominciò a stuzzicare il mio culo con la punta bagnata e calda del suo grosso cazzo di venti centimetri.
Giacevo nudo sul pavimento di fronte a lui, coperto di sudore per il calore della stanza, la lotta, lo sforzo di spingere mentre Davide succhiava il mio cazzo e l'orgasmo susseguente come risultato dei suoi sforzi. Stava col suo peso sdraiato su di me mentre mi baciava delicatamente e dolcemente. Quando le nostre lingue e labbra si incontrarono, fui sorpreso dal nuovo gusto eccitante nella sua bocca, poi improvvisamente compresi che per la prima volta stavo assaporando dello sperma e che era il mio. “Era tanto che lo volevo fare” bisbigliò. “Vedevo che mi guardavi sotto le docce o negli spogliatoi ed io di notte mi sparavo seghe pensando a quanto sarebbe stato dolce incularti. Ed ora è precisamente quello che farò.” Disse con un caldo sorriso mentre mi allargava le gambe mettendosele sulle spalle. Lentamente si chinò su di me, mi baciò di nuovo ed io mi ricordo di aver pensato quanto era eccitante il suo corpo mentre lui pigiava il torace e lo stomaco duri contro di me. Per stuzzicarmi Davide cominciò a far correre la punta ardente del suo cazzo sul il mio culo e poi alzandomi più in alto prese le mie gambe nelle sue mani e praticamente le curvò sopra la mia testa. La mia mente vacillò alla sensazione della calda lingua bagnata di Davide che leccava e succhiava l'orlo del mio buco. Allargava sempre più le mie natiche spingendo con più forza la lingua finché non l’ho sentita penetrarmi il buco… più profondamente… leccando… spingendo… la sua lingua calda era diversa da qualsiasi cosa avessi sperimentato prima di allora. Sentii la sborra risalire nel mio gonfio cazzo duro e senza toccarlo i primi sprizzi caldi del mio sperma cominciarono a colpire il mio stomaco mentre il mio corpo si scuoteva ed i muscoli del mio stomaco si contraevano agli spasmi ritmici dell'estasi. Improvvisamente, nel momento in cui la mia mente cominciava a schiarirsi, sentii la punta bruciante del cazzo di Davide che spingeva contro il mio buco implorante. Lentamente e con regolare pressione la testa del cazzo cominciò a scivolare oltre il primo anello di resistenza e la sensazione spediva segnali urlanti al mio cervello. Lui si chinò in avanti e mi baciò leggermente poi con la testa vicina alla mia spalla bisbigliò “Rilassati… semplicemente rilassati e non farà male.” Il male c’era ed il dolore sparava al mio cervello. Mettendo il suo dito in mezzo ai miei denti morsi facendogli capire quanto velocemente procedere. E poi piacere, seguito di nuovo dal dolore e finalmente, quando il resto dell'asta del cazzo mi penetrò riempiendomi di bagliore e calore, io cominciai a stringere i miei muscoli per costringerli intorno alla sensazione meravigliosa e nuova del cazzo di Davide profondamente dentro di me. Cominciò ad incularmi lentamente poi aumentò la velocità e la profondità dei suoi colpi e mentre lo faceva il mio culo si alzava ad incontrarloo. Ora Davide stava muovendo l’uccello dentro di me più velocemente e con più forza mentre io mi lamentavo e l'imploravo “Inculami... fottimi…o mio dio inculami!” Davide ora stava sbattendo il cazzo dentro di me con forza e la stanza era piena del rumore delle sue palle che schiaffeggiavano il mio culo. La sua bocca mi mordeva la spalla mentre lui spingeva forte nel mio stretto culo vergine . Coi piedi sulle sue spalle Davide alzò il suo torace dal mio, prese il mio uccello e cominciò ad accarezzarmi mentre io mi avvicinavo al mio terzo orgasmo della notte. Improvvisamente lo sentii tendersi, il suo cazzo cominciò a gonfiarsi ancor di più dentro di me e poi la sensazione di fuoco liquido quando il primo getto caldo del suo sperma cominciò ad esplodere dentro di me! Rapidamente estrasse il cazzo dal mio culo e lasciò che i rimanenti sprizzi del suo seme succoso e caldo schizzassero sopra il mio stomaco, le mie palle ed il mio cazzo pulsante. Giacevo sul pavimento nudo, fradicio di sudore e sborra appiccicosa e calda per essere stato inculato dal ragazzo dei miei sogni. Davide era seduto sul mio stomaco ed il suo torace ansava per la dura chiavata che mi aveva appena dato . Ora, con il suo dolce cazzo duro bagnato di sperma a pochi centimetri dalla mia bocca, e senza preavviso, la porta della mia stanza si aprì e si accesero le luci! In piedi in mezzo alla porta, con una mano sulla manopola e guardando incredulo c’era mio fratello.
Era una cosa inaspettata, non come avevo immaginato. Ero sveglio così sapevo che non era un sogno. Il nonno apparve e mi passò una mano delicata, come volesse assicurarmi che c'era qualche cosa d’altro. Parlò chiaramente. Il dolore nella sua voce se n’era andato. Sembrava integro come quel giorno sulla spiaggia, con l'orizzonte illimitato di fronte a noi. Tutto scusava quello che l'aveva preceduto e mi sostenne attraverso tutti i giorni terribili che seguirono. E poi se ne andò. Non tutto in una volta ma gradualmente. La fine di un capitolo e l'inizio di un altro. “Tommy ora vieni con me figliolo, è ora di andare a casa.”
Aprii gli occhi ma non era possibile mettere a fuoco. La stanza era indistinta ed io potevo vedere che c'erano persone intorno a me, alcune vicine a me ma altro distanti e faticavo a vedere le loro facce. “Ora si sveglia.” disse una voce strana ed io guardai in direzione dell'uomo e poi notai che ero in un letto strano. “Grazie dottore, non potremo mai ringraziarla abbastanza!” disse una voce familiare. “Mamma? È sveglio? Sta meglio?” Sentii mio fratello Roberto chiedere. “Sì caro, sta svegliandosi e poi starà bene.” Disse la voce familiare. Io chiusi gli occhi, li strinsi ermeticamente poi le mie palpebre si aprirono di nuovo, questa volta riuscii a focalizzare e vidi che ero in una stanza strana con luci fioche, notai che le mie braccia erano come legate… abbassai lo sguardo e vidi quello che stava provocando il dolore acuto nel mio braccio, vidi l'ago ed un tubo chiaro con un liquido che stava fluendo nel mio braccio. Gettai uno sguardo intorno e vidi che mia mamma seduta al lato del mio letto con le labbra sul dorso della mia mano. Mi sembrò che stesse piangendo e sentivo l’umidità delle sue lacrime. Sentii l’altra mia mano stretta, mi girai e vidi mio fratello Roberto. Mi guardò e vidi che anche lui stava singhiozzando. “Mamma!” dissi “Stavo parlando con il nonno! Mi ha detto che dovevo andare a casa?” Poi chiusi gli occhi e mi addormentai.
Erano le 6 e 30 di mattina ed io avevo perso completamente il conto. Roberto entrò nella mia stanza per svegliarmi. Lui riusciva a svegliarsi presto e così la mattina veniva a svegliarmi. Davide ed io eravamo stati così presi dal nostro fare l’amore che non mi ero accorto che il cielo stava diventando più brillante e che era mattina. Roberto era in mezzo alla porta guardando e tentando di capire quello che stava vedendo. Che visione doveva essere vedere noi due fradici di sudore e sperma… Davide seduto su di me con fili di sperma che cadevano dal suo cazzo. “Roberto, cosa cazzo!” Guardai la faccia di Davide e tutto quello che vidi era terrore puro. Saltando su da me rotolò rapidamente sul pavimento ed afferrando il bordo del sacco a pelo si coprì e sviò lo sguardo da quello bruciante di Roberto. Completamente esposto e sdraiato sul pavimento, tutto quello che potevo fare era mettere le mie mani sugli occhi, incredulo di essere stato tanto stupido da non chiudere a chiave quella fottuta porta. “Bene, penso che tu sia sveglio.” Borbottò Roberto girandosi quietamente e chiudendo la porta. Il silenzio che seguì fu rotto dai singhiozzi di Davide. Lo guardai, era seduto sul pavimento con la sua schiena contro il mio letto, il sacco a pelo tirato sulla testa, ed io potevo vedere il suo corpo agitarsi ad ogni singhiozzo. Il mio cuore stava correndo ed io ero pieno di panico mentre tentavo di pensare al da farsi. Guardando Davide capii che quello che avevamo sperimentato era troppo bello per essere distrutto dal tempismo sfortunato di Roberto. Mi sedetti e poi strisciai sulle ginocchia fino a dove era seduto lui e senza dire niente lo circondai con un braccio e tentai di confortarlo tirandolo a me. Dapprima Davide lasciò che la sua testa affondasse sopra la mia spalla e poi senza preavviso balzò fuori da sotto il sacco a pelo! “Fottuto!” bisbiglio “Non posso credere che tu sia così un fottuto stupido! Cazzo!” Seduto in posizione fetale, con le gambe piegate strette al torace, Davide lasciò cadere la testa e rimase così semplicemente quieto e senza muoversi. “Davide, mio fratello è giusto. Non dirà niente” Lo riassicurai. “Roberto conosce suo fratello.” “Bene ora conosce anche me, non è vero?” Rispose Davide senza alzare lo sguardo o muovere la bocca, o così mi sembrò. “Ragazzo, dobbiamo andare all’allenamento. L’allenatore si incazzerà se siamo in ritardo, specialmente dopo la scorsa notte.” Dissi alzandomi e cominciando a cercare i miei boxer e le calze. “Si fotta, fottiti e si fotta l’allenamento!” E così dicendo allungò le gambe e si appoggiò al letto lasciando cadere indietro la testa sopra il materasso. Lottai per trattenere le lacrime ma cominciarono a rotolare giù per le mie guance. La mia faccia era bagnata di lacrime e sentii il panico nel mio intestino quando compresi che stavo certamente per perderlo. In dodici ore ero andato dalla sconfitta in una partita, alla sorpresa sull'autobus, alla mia prima volta con un ragazzo in una fantasia divenuta realtà ed indietro alla sconfitta. Quando avevo cattivi sogni mio papà entrava nella mia stanza, io mi svegliavo e lui diceva “Quando hai un brutto sogno dì 1, 2 3 svegliati, ti sveglierai ed il sogno finirà.” Non me ne resi conto finché non sentii la mia voce e mi trovai vicino alla porta della mia camera. “1, 2, 3 sveglia... 1, 2, 3 sveglia… 1, 2, 3 sveglia” dissi più volte ma io ero sveglio ed il mio incubo non finiva.
Davide non mi parlò per tre settimane, io non gli parlai ed i momenti in cui ci incontravamo a scuola erano a dir poco goffi. Avevamo degli amici in comune ed anche se io volevo più di ogni cosa stare di nuovo con lui, lui sembrava evitarmi. Mio fratello Roberto, come avevo previsto, non parlò di Davide e me. Gli parlai due giorni dopo e gli chiesi di tacere . “Ragazzo, non c’era bisogno di chiedermelo!” Disse mentre giocavamo alla PS2.
Mi tornò alla mente di una notte d’estate, quando avevo 15 anni e Roberto, che ha un anno meno di me, era nella mia stanza a guardare la TV. Io ero ancora nella fase “io non sono gay” e stavo tentando di negare che ero attirato dai ragazzi. Uno dei miei amici, Jimmy mi aveva prestato un porno che aveva rubato al suo papà. Ed io ero ansioso di verificare la mia teoria che io desideravo smettere di pensare a ragazzi e cazzi e volevo solo concentrarmi su ragazze e fiche. “Roberto ho qualche cosa che sono sicuro ti piacerà.” Presi il telecomando dalla sua mano e gli mostrai il DVD “Dove cazzo l’hai preso?” Risi e dissi “Me l’ha dato Jimmy! Chiudi quel cazzo di bocca e guarda!” Non ci furono introduzioni e la protagonista prese subito in bocca il più grosso cazzo che avessi mai visto e mentre la sua testa rimbalzava su e giù, mentre succhiava emettendo rumori che si mescolavano alle romantiche parole del proprietario del cazzo “Succhia questo cazzo, cagna! Succhiami bene! Prendi tutto questo uccello…oh sì!” i miei occhi erano incollati allo schermo, non potevo credere a quello che stavo vedendo e non potevo fare a meno di notare io stavo spendendo molto se non più tempo a fissare quel cazzo enorme che non la fica di Helen. A del punto ho gettato uno sguardo a mio fratello vedendo la tensione che c’era nei suoi boxer. “Dannazione, fratello, ti piace veramente quello che stai vedendo!” esclamai mentre Roberto, che si era dimenticato dell’erezione enorme che stava germogliando nelle sue mutande, mise subito una mano sul suo inguine e rotolò sudi un fianco. Dopo alcuni minuti nei quali Helen aveva succhiato ed ingoiato, adesso era ora che prendesse tutti i 25 centimetri di quel cazzo nella sua accomodante fica. Helen stava prendendo la chiavata delle vita quando tornai a guardare Roberto. Vidi che stava tentando disperatamente di nascondere che si stava strofinando il cazzo. Vedendo come stava godendo pensai che potevo farlo anch’io, mi spinsi i boxer alle ginocchia e cominciai a strofinarmi cazzo e palle. “Cazzo, hai i peli?” Lo guardai, Roberto stava guardandomi. “Sì ho i peli, cosa cazzo pensavi” risposi con l’aria di fratello maggiore. Senza pensarci mi alzai con cazzo e palle pendenti, guardai e vidi che l’uccello di Roberto era quasi senza peli e notai anche che la testa del suo cazzo era diventata completamente color porpora per lo sfregamento. “Dannazione fratello, ne hai la meta dei miei!” Dissi sventolando il cazzo in cerchi per sfoggiare i miei quindici centimetri di sodo cazzo palpitante. “Bel tipo, è anche più lungo della metà…guarda!” E così dicendo si sdraiò accanto a me e spingemmo in fuori le nostre anche tentando di farlo sembrare più grosso di quanto fosse davvero. “Ti sei già fatto qualche sega?” Chiesi per dimostrare di essere il fratello più vecchio, esperto e maturo che conosceva quel genere di roba. “Ummm, bene io non sono esattamente sicuro, penso di sì ma quando io tento di farmela mi sembra come se mi scappasse la pipì e così mi fermo. Ma qualche mattina mi sveglio con tutta della roba sui boxer, è roba mia?” Disse con un che di timidezza nello sguardo. Mi sembrò che fosse stupito per quello che gli accadeva ma aveva paura di chiedere. Ora stavo guardando il cazzo duro di mio fratello e la mia mente stava lavorando pensando a quello che avrebbe fatto se avessi cominciato a strofinare quei tredici centimetri di eccitante uccello che lui stava ancora strofinando col pollice. “Guarda come si fa.” Dissi afferrandomi il cazzo e cominciando a far scivolare una mano su e giù sulla mia asta rigida. Guardai Roberto che tentava di imitare le mie azioni e risi al vedere che stava usando solamente due dita invece di stringere tutta la mano intorno all’uccello. “No, no, no, no!” Dissi metà ridendo e metà serio. “Si fa così!” Presi il suo cazzo nella mia mano e cominciai molto lentamente a farla scivolare su e giù lungo la sua asta palpitante e dura. “Così fratello… ora prova tu.” “No… non smettere” lui rispose a bassa voce. Non lo avevo mai sentito con quella voce e la cosa mi spaventò. Spinsi sul torace di Roberto, lui si chinò indietro e si sdraiò attraverso il mio letto. Strofinai piano il suo torace e quando la mia mano carezzò la sua pancia, lui reagì ed inspirò profondamente. La sensazione era come un solletico erotico, vidi che lo stava godendo e che la sua respirazione era divenuta molto ritmica mentre prendeva respiri lunghi e profondi. Quando la mia mano corse sul suo piccolo sacco delle palle, il suo corpo rabbrividì e le sue gambe cominciarono istintivamente ad allargarsi dandomi più accesso alla base dello scroto. Lasciai che la mia mano esplorasse la morbidezza della sua coscia interna ed accarezzai lentamente le sue noci mentre con l’altra mano percorrevo il suo torace ed il suo stomaco. Spostando la mano verso l’alto sopra le sue palle, presi con forza il suo cazzo ed il primo colpo verso l'alto fu ricompensato dalle gocce di sperma che si erano formate sulla cappella porpora. Senza pensarci misi il dito alla mia bocca ed assaggiai la sborra muschiata, salata e dolce di mio fratello. Riportai la mano al suo cazzo pulsante e lo accarezzai e pompai finché improvvisamente lui si alzò a sedere dicendo “Piscio, piscio!” Senza fermarmi lo spinsi delicatamente indietro e contimuai la mia sega. Lo guardai muovere lo stomaco dentro e fuori…cominciò ad inarcarsi indietro e… nel momento in cui i suoi occhi rotolarono indietro, sparò il suo primo carico caldo di sperma! “Cazzo santo! Cazzo santo!” Bisbigliò. “Sì fratello, è proprio quello che stavo pensando anch’io.” Risposi piano. La mia mano era coperta del suo sperma caldo e di nuovo lo assaggiai. Non lo rifacemmo mai e non ne parlammo dopo quella notte. Ma sapevo che a causa di quella notte Roberto aveva capito. Quando aprì quella porta e vide Davide e me, seppi che avrebbe tenuto la bocca chiusa su quello che aveva visto. Dopo tutto eravamo fratelli ed avevamo qualche segreto in comune.
Un mese era passato dalla sera con Davide ed io tornavo a casa con lui sul bus. L'incidente di Roberto che era entrato nella mia stanza aveva distrutto la nostra amicizia. Ci incontravamo quotidianamente a scuola, frequentavamo le stesse lezioni. Tentai disperatamente di incontrare il suo sguardo, per tre volte sedetti vicino a lui in biblioteca e per tre volte lui raccolse i suoi libri e si spostò in un altro posto. Io non esistevo più per lui. Impossibile contattarlo via internet, pensai di scrivergli ma le lettere mi ritornarono intatte. Avevo capito senza ombra di dubbio di essere innamorato di Davide. E, per un po' di tempo, un amore non ricambiato fu meglio di nessun amore. Ogni giorno affondavo un po' più profondamente nella tristezza e nella depressione, stavo vivendo totalmente e completamente nella mia testa. Tutto intorno a me era immaginazione… irrealtà. Quello che accadeva nel mio cervello era vero e quello che mi accadeva intorno era scuro, solitudine e senza speranza. La notte era un tormento. E finalmente seppi quello che dovevo fare. I miei piani erano precisi e mi anticipai ogni dettaglio. Non ci sarebbe stato un biglietto perché io non potevo spiegare a parole, inoltre, cosa avrei potuto dire senza coinvolgere Davide? Sapevo solo che volevo che tutto questo finisse. Il giorno giusto sarebbe stato un martedì. Era ovvio perché ogni martedì io ero da solo a casa. Papà non si accorse della vodka che gli rubai perché non avevo mai toccato un suo liquore o quindi non c’era ragione di tenerli rinchiusi. L'anno precedente, quando mi ero slogato la spalla, non avevo mai preso quelle pillole antidolorifiche che mi avevano prescritto e le avevo lasciate nel cassetto, stavano là inutilizzate fino a quel momento. Le presi, mi sdraiai ed attesi.
Mi svegliai di nuovo e questa volta comprendendo di essere all’ospedale. Non aprii gli occhi ma rimasi sdraiato ad ascoltare. Qualcuno stava singhiozzando piano e potevo sentire la pressione sulla mia mano. Qualcuno mi stava tenendo la mano e sentivo l'umidità calda e poi raffreddarsi quando l'umidità evaporava dalla mia pelle. “Tommy, oh mio dio! Mi spiace, sono stato crudele! Per favore non lasciarmi! Per favore!” Conoscevo quella voce ma sapevo anche che non poteva essere Davide. Lentamente aprii gli occhi ed il mio cuore cominciò a correre alla vista di Davide seduto accanto al mio letto, la sua testa stava appoggiata all'orlo del letto, gli occhi chiusi e la mia mano era premuta con forza contro la sua guancia. Mi guardai intorno nella stanza e vidi Roberto. I nostri occhi si incontrarono e lui sorrise col suo sorriso malizioso ed astuto. “Grazie.” dissi, lui accennò col capo e scivolò fuori della porta. Posai l’altra mano sulla testa di Davide. Lui alzò improvvisamente lo sguardo e vedendo che ero sveglio irruppe in un sorriso enorme. Cominciò a baciare il palmo della mano che stava trattenendo. “Ehi. Davide!” Fu tutto quello che riuscii a dire. Davide mi guardò e soffocando un singhiozzo disse: “Uomo… quando sarai fuori di qui prenderò a calci il tuo fottuto culo! Se io ti avessi perso Tommy… se ti avessi perso…?” Lo guardai e quello che avevo fatto cominciò alla fine ad affondare nella mia coscienza ed il mio cuore riprese a correre. “Ma io pensavo di averti perso.” Dissi mentre lui si avvicinava di più e si chinava su di me. Mi baciò leggermente sulla fronte e le lacrime che c’erano nei miei occhi cominciarono a rotolare sulle mie guance. Baciandomi piano sulle labbra disse: “Sono stato crudele e mi dispiace. Ora so quanto sei importante per me e non voglio più perderti. Tommy, io ti amo!” Davide si sedette sull'orlo del letto, tirò su le gambe e si sdraiò accanto a me. Col suo grande braccio forte mi tirò verso il suo torace e mi baciò piano. “Ero un tale sciocco,Tommy . Tu sei l’amore…e… io ti amo.”
Sembra sia passato così tanto tempo ma sono solamente sei mesi, è strano vedere come sembrino anni… “Ok ragazzi! Tutti intorno a me... stasera vale tutta la stagione! Stasera si decide il campionato. Loro non sono migliori di noi!… Loro non sono più forti! o più veloci! o più intelligenti! Se vincono è perchè loro lo vogliono più di voi!… Per vicerli dovete volerlo!... E voi lo volete più di qualsiasi cosa nella vostra vita!… Voi siete pronti e dovete volerlo, vincere!” Era l’allenatore ed il suo discorso ‘voi lo volete’. L’avevamo sentito quattordici volte questa stagione più quattordici volte nella precedente. Potrei ripetere a memoria le sue parole. Noi tutti sapevamo di non avere un'opportunità di vincere quella sera e le sue parole non ci stavano aiutando. Ci aspettavamo di perdere e sapevamo che non solo eravamo fisicamente inferiore ma eravamo anche un gruppo di scansafatiche che non sapevano chiamare a raccolta la determinazione per vincere una partita di calcio. Il buon vecchio allenatore non poteva cambiare le cose! Ricordo vagamente cosa accadde e solo che gli altri andarono a casa col trofeo. La cosa che non dimenticherò di quella sera è quello che successe più tardi durante il lungo viaggio in autobus per tornare a casa.
Il grande autobus era come un albergo a cinque stelle confrontato all'autobus giallo della scuola che di solito ci portava alle partite. Questa volta il viaggio era di più di 200 chilometri e ci stavano trattando bene. Dopo la partita riempimmo l'autobus ed io ricordo che l'aria era piena dell'odore di shampoo e deodorante di quaranta ragazzi che si erano fatti la doccia e cambiati. Dopo una partita gli odori nell’autobus erano normalmente di sudore e sporcizia ma quella notte era speciale e noi fummo trattati con docce e vestiti puliti per la lunga cavalcata verso casa. Io andai in fondo all'autobus e mi sistemai nel primo posto vicino al finestrino che era l'ultimo vuoto ed era dopo i posti su cui era stata depositata l’attrezzatura. “Perfetto!” Pensai dato che nessuno avrebbe potuto mettersi vicino o dietro di me permettedomi di ascoltare il lettore di MP3 e dormire. Improvvisamente alzai lo sguardo e vidi Davide in piedi nel corridoio vicino al mio posto. “Tommy ti dispiace se mi siedo qui?” Disse facendo cadere con un tonfo la sua sacca da viaggio sul pavimento e sedendosi nel sedile vicino al mio. “Ummm no, ragazzo, va bene” fu tutto quello che riuscii a mormorare mentre alzavo lo sguardo al tetto dell'autobus e pensavo “Grazie dolce Gesù !” Davide era senza ombra di dubbio il ragazzo più bello della squadra, era anche uno dei ragazzi più belli che vorreste incontrare. Era un talento e c’erano numerosi trofei a provarlo. Era alto più di un metro e ottanta; capelli castani scuri ed ondulati e gli occhi più blu e profondi che si possano immaginare. E, come la statua che Michelangelo aveva scolpito, questo Davide aveva anche lui muscoli scolpiti che si tendevano ed incurvavano sulle sue braccia e sul torace. Durante gli allenamenti il suo torace liscio brillava sempre di sudore ed il suo stomaco era il classico stomaco increspato di muscoli da cui partiva una striscia di peli che conducevano a quel cazzo bellissimo ed alle palle che avevo tante volte ammirato nelle docce. Ma l’avevo ammirato troppo spesso perché un giorno lui mi passò di fianco e mi disse piano “Ti piace quello che vedi?” Io non sapevo come reagire così feci finta di non capire a cosa alludesse. “Fottiti” fu tutto quello che riuscii ia dire ma lui aveva maledettamente ragione, mi piaceva quello che vedevo ed avevo fantasticato molte volte su che sapore avesse e come fosse la sensazione di toccarlo mentre mi masturbavo di notte nel mio letto.
Finalmente, come un enorme animale da soma, l'autobus ringhiò, gemette e lentamente uscì dal parcheggio iniziando il viaggio che in tre ore ci avrebbe portati a casa. Dopo una grande sconfitta noi siamo sempre tranquilli e riflessivi e quella notte non era diversa. I lampioni proiettavano il loro bagliore all'interno dell'autobus ed io potevo vedere cuffie ed auricolari indicanti che tutti si preparavano al lungo viaggio. Deboli suoni si svilupparono nell'autobus creando un armonia… una strana e misteriosa combinazione col ruggito del motore. Io guardavo dal finestrino la città che mi passava davanti, poi la strada divenne scura. I lampioni finirono e l'autobus sembrò un cilindro scuro ed enorme che avanzava nella notte. Guardai Davide, la sua testa appoggiata al cuscino del sedile e presumetti che i suoi occhi fossero chiusi, ma non riuscivo a vederli così non lo infastidii con una conversazione. Invece mi raggomitolai nel mio posto, mi misi gli auricolari e rapidamente mi addormentai. Da circa un'ora ero addormentato e stavo godendo un sogno intenso ed erotico quando improvvisamente mi accorsi che stavo godendo un piacere tremendo e che stavo per sparare un carico enorme di sperma nei pantaloni. Cominciai a svegliarmi e nella foschia del risveglio mi resi conto che ero ancora sull'autobus e, contemporaneamente compresi che il mio cazzo veniva stretto e strofinato! Cosa cazzo? In breve sarei venuto ed i pensieri mi attraversarono la testa. Oh mio Dio. Oh mio Dio! Davide? Davide! Oh mio Dio! La mano sul mio cazzo continuava a strofinare ed io cominciai ad alzare involontariamente le anche verso la mano che sfregava. Sentivo che i miei boxer erano bagnati di sperma e la mia schiena si inarcò mentre cominciavo a sparare un carico massiccio di sperma caldo nelle mutande. La mano continuò a strofinare e solo quando non gliene potevo dare più, la sentii lentamente scendere alla parte anteriore delle mie mutande e prendere il mio cazzo bagnato di sborra. Era un sogno? Poteva essere veramente accaduto? Veramente stava accadendo? Mi sdraiai ma il respiro continuava ad essere affannoso, la mano che toccava il mio uccello mi fece roteare lo stomaco e le mie anche sobbalzarono involontario mentre l'ultimo fiotto di sperma veniva pompato dal mio cazzo duro per il tocco. Non sapendo cosa fare rimasi fermo fingendo di essere ancora addormentato. Davide estrasse molto delicatamente la mano dai boxer e poi dopo qualche attimo, dal suo sfregamento ritmico, capii che si stava accarezzando il pene. Sentivo il suo gomito strofinare contro il mio braccio mentre si strofinava l’uccello ed il mio istinto era di rendergli il favore. Tuttavia non potevo essere sicuro e così io continuai a restare sdraiato e fingere di essere addormentato. La respirazione di Davide divenne affannosa ed io sentii il mio cazzo tornare duro quando mi resi conto che questo ragazzo di cui avevo tante volte fantasticato non solo mi aveva fatto una sega ma ora era nel posto vicino a me e si masturbava…la mia mente vacillava! Lo sentii raggiungere l’orgasmo e sentii il mio sedile scuotersi quando lui rabbrividì! La sua testa rotolò verso di me ed io sentii il suo alito caldo sulla mia faccia mentre lui riempiva la sua mano ed i boxer di sperma dolce e caldo. Dopo alcuni momenti sentii chiudersi la lampo dei suoi jeans. C'era un po’ di profumo di muschio e sperma nell'autobus ma quella non era la prima volta che lo sentivo durante i viaggi notturni in bus e sospettai che qualcuno si stesse masturbando.
Alle tre di mattina finalmente arrivammo, l'autobus fu scaricato e le macchine degli studenti e genitori venuti a prenderci lentamente si avviarono verso casa. Davide era sul marciapiede con la sua sacca da viaggio accanto, si stava guardando intorno e capii che qualche cosa non andava. “Hai bisogno di un passaggio?” Chiesi avvicinandomi. “Ummm, non sono sicuro ma sembra che il mio vecchio sia in ritardo.” disse continuando a guardarsi intorno. Ambedue sapevamo che suo papà non era in ritardo ed ambedue sapevamo che probabilmente era ubriaco e non sarebbe venuto. “Perché non lo chiami e gli dici che hai un passaggio” gli dissi indicando la mia macchina. “Sì! Lo farò… sei sicuro che non sia un problema?” “Nessun problema, io comunque non ho sonno e non mi dai alcun fastidio.” Gettò la borsa sul sedile posteriore, salì e partimmo a gran velocità. “Tommy hai fame?” mi disse mentre ci avvicinavamo ad un autogrill. “Cazzo sì, sto morendo di fame!” “Bene cerchiamo qualche cosa da mangiare fratello!” lo guardai ed ancora non potevo rendermi conto della mia fortuna e di quello che era accaduto sull'autobus. Erano le 3 di mattina col ragazzo più fantastico della scuola e stava accadendo dopo che mi aveva sparato una sega sull'autobus. Deve essere un sogno, pensai ma tutto quello che riuscii a dire fu “Splendido” mentre frenavo davanti all’autogrill. Il mio cazzo era di nuovo duro e teso contro i boxer ancora bagnati di sborra.
La luce dell’insegna mi attirava ed io mi avviai calmo, quieto e sicuro verso quella fonte. Stare in qualche modo vicino alla luce mi faceva sentir bene. Mi sentii improvvisamente caldo e confortato come avveniva quando da bambino mia mamma mi dava quei forti e rassicuranti abbracci. Accelerai cercando quella luce che diventava più brillante ad ogni passo. Sentivo tanto amore e pace che non avrei voluto andare più via. “Nonno?” “Nonno!” “Sei tu?” Non poteva essere… non poteva... la mia mente stava correndo ed il cuore batteva forte nel mio torace. “Sì Tommy sono venuto per portarti a casa.” “Ma io sono a casa!” Dissi senza capire ancora come mio nonno fosse improvvisamente vivo e mi parlasse. “No figliolo, questa non è casa tua” disse con quella voce calma, che dava fiducia e che io avevo perso per sempre. “Tommy, ti sei perso, è tardi e devi andare a casa.” “No!” Gridai “Voglio stare qui… con te… per favore!!... Nonno per favore lasciami stare qui!” “No, non puoi, devi ritornare. Non preoccuparti, ci vedremo molto presto ma ora devi andare a casa. Ricordati cosa eravamo l'uno per l'altro e che ancora siamo. Ti aspetterò dietro l'angolo. Nulla è passato, nulla è perduto. Fra poco saremo come eravamo prima! Ed ora, Tommy, devi andare a casa.” Sentii come se la sua grande mano callosa mi avesse circondato come aveva fatto molte volte mentre passeggiavamo quando ero bambino e lui mi raccontava le storie della sua vita. Improvvisamente qualcuno stava gridando... chi era? Mamma? Perché stava gridando? Papà? Mettimi giù! Sudore! Freddo! Poi dormire… sognare. Nonno?
Gli hamburger dell’autogrill erano i migliori della città e Davide ed io avevamo così fame che li divorammo in un minuto. Il tormento iniziale della fame stava diminuendo ed io mangiai più lentamente le mie patatine mentre guardavo Davide. Lui stava parlando sorridendo e ridendo mentre mangiava e beveva la sua coca cola. Non riuscivo a sentire una parola di quello che diceva… voglio dire che sentivo il suono della sua voce e delle sue parole ma la mia mente continuava a tornare all'autobus. Tornare alla sensazione della sua mano sul mio cazzo ed il ritmico accarezzare del suo gomito che strofinava contro il mio braccio. Sentivo che mi stava tornando duro ed in qualche modo il mio sguardo fisso deve essere stato evidente perché il mio pensiero fu interrotto improvvisamente. “Tommy!?, ei ragazzo, è tutto ok?” mi ripresi capendo che avevo fissato negli occhi Davide per tutto il tempo. “Hugh? Oh sì, ho solo freddo.” Borbottai. “Anche a me capita ogni tanto.” Disse Davide mentre finiva la Coca cola con un forte rumore di risucchio dal fondo del suo bicchiere. “Ehi, fratello, perché stanotte non stai a casa mia? Abbiamo molto spazio ed i miei genitori saranno addormentati. Inoltre domani abbiamo allenamento e ci potremo andare da lì.” Dissi con la voce più persuasiva possibile. Davide sembrò un po' nervoso ed io non potevo credere di aver appena fatto quell’offerta ma era ovvio dall'umidità nei miei boxer che c'era un lato segreto di Davide che volevo esplorare. Quello che aveva fatto sul bus… lui doveva sapere che ero sveglio eppure aveva continuato a masturbarmi. Lui voleva che capissi e quello voleva dire che aveva fiducia che mantenessi il suo segreto. “Sì, va bene, lasciamo questo posto del cazzo ed andiamo a casa tua.” La sua risposta volteggiò nell'aria ed il mio cuore stava battendo così forte che ero sicuro che lui potesse sentirlo. Cazzo santo!! Davide stava per venire a dormire nella mia stanza quella sera! Nella stessa stanza dove per mesi ero stato sdraiato sul letto masturbandomi immaginandolo nudo, e lui ora sarebbe stato davvero nella mia stanza. Ma, sarebbe stato nudo!
Entrammo silenziosamente nel tentativo di non svegliare i miei genitori. L'ultima cosa che volevo era che mia mamma si agitasse con coperte e cuscini e tutta la roba che tirava fuori quando avevamo un ospite. La mia stanza era appena dopo la sala, la raggiungemmo silenziosamente poi finalmente aprii la porta e poi la chiusi piano dietro di noi. Non ebbi bisogno di accendere la luce, ce n'era in abbondanza che arrivava dal lampione fuori della mia finestra. Andai all'armadio, presi il mio sacco a pelo e cominciai a srotolarlo sul pavimento. “Ragazzo, tu puoi prendere il mio letto ed io dormirò sul pavimento.” Dissi io allargando il sacco uniformemente. Mi alzai, mi voltai e vidi che Davide quasi stava sopra di me. Ci fissammo negli occhi e stavamo così vicini che potevo sentire il suo alito sulla mia faccia. Senza pensarci mi avvicinai di qualche centimetro ed esitai, poi il momento di paura passò, mi avvicinai ancora fino a che le nostre labbra si toccarono. Ci ritirammo solo per un secondo e poi lasciammo che le nostre labbra si toccassero di nuovo, questa volta pigiai la mia bocca con più forza ed il mio cuore cominciò a correre mentre sentivo la mano di Davide sulla mia nuca che mi tirava a sè. Le nostre bocche si aprirono e la sua lingua si stava spingendo nella mia bocca. Assaggiai le sue labbra e la sua lingua e li succhiai mentre lui si allontanava leggermente da me. Ci baciammo ed afferrammo i nostri vestiti mentre cominciavamo lentamente a cadere sulle ginocchia sul pavimento. Davide ora era di fronte a me, prese il bordo della mia t-shirt e l'alzò sopra la mia testa. Chinandosi mi baciò di nuovo leggermente poi, con le mani ai lati della mia testa, cominciò a baciare la mia faccia ed ogni volta che lo faceva lasciava piccole macchie di umidità sulle mie guance, sulla mia fronte e sul mio mento. Quando mi baciò il collo gli tirai su la camicia sopra la testa e c'inginocchiammo coi toraci nudi ansanti e sudati mentre annaspavamo uno sul cazzo dell’altro. Sentii il suo cazzo duro attraverso i jeans e lo strofinai delicatamente con il dorso della mano. Davide si lamentò piano ed io sentii le sue anche spingere in avanti verso la mia mano, poi improvvisamente ero sulla schiena e Davide era sopra di a me! Le sue braccia erano sotto le mie spalle e lui mi stava tirando appassionatamente al suo torace baciandomi e roteando la sua grande protuberanza rigida contro il mio inguine. Sentendo il suo peso su di me ed il calore del suo corpo che bruciava contro la mia pelle, la mia testa girava e sentii il mio cazzo pulsare mentre le sue anche si muovevano pigiando più forte contro di me. L'alito di Davide era caldo sul mio collo ed io sentii lentamente il calore umido dalla sua bocca muoversi verso il basso… prima sul mio torace e poi, mentre il mio corpo rabbrividiva, le sue labbra mi baciarono i capezzoli. Davide li morse leggermente e mosse la lingua in tondo in cerchi bagnati e caldi leccando e succhiando lentamente, ad ogni leccata e morso io mi lamentavo di piacere. Le mie mani, che dapprima stavano strofinandogli la schiena, ora erano dietro la sua testa e lo spinsi ad abbassarsi ancora fino a che il suo alito e la lingua trovarono la mia pancia ed il suo movimento discendente mise con forza il suo torace nudo sulla protuberanza del mio cazzo che chiedeva di essere liberato. Come se mi stesse leggendo nella mente, Davide sembrò capace di anticipare i miei desideri e sentendo il mio uccello che batteva sotto il suo torace, spostò la bocca in giù fino a che finalmente si trovò a massaggiare il mio pene palpitante e duro col mento e la bocca. Alzai le anche mentre lui mi tirava giù i pantaloni alle anche e la parte anteriore dei miei boxer erano l'ultima barriera tra la carne calda del mio uccello e la bocca umida e calda che aveva stuzzicato il mio corpo. L'odore di muschio e sperma riempì la stanza e mi stava inebriando! La stanza era calda ed il sudore del mio inguine, il carico precedente di sperma combinato col gocciolamento continuo dal mio pene riempivano l’aria del caldo profumo di sesso! Davide aveva raggiunto la zona e quando succhiò sul mio cazzo, provocò un contorno bagnato sui miei boxer. Il gusto dei boxer bagnati di sborra e del cazzo lo stava portando alla frenesia e finalmente, afferrando l'elastico delle mie mutande, le tirò giù sulle mie anche trascinando con loro il mio cazzo duro fino a che, libero, non saltò nella sua piena posizione diritta. Ora aveva spinto le mie gambe in alto e le mie caviglie erano sulla sua testa mentre lui leccava avvicendandosi febbrilmentee tra il sacco delle palle pendenti ed il mio cazzo duro. La sua lingua leccò la lunghezza della mia asta palpitante e dura trovando poi il gonfiore porpora della cappella, assaggiò e leccò le gocce di pre eiaculazione che ora stillavano con forza mentre il mio cazzo implorava di essere succhiato. Poi senza preavviso la bocca di Davide stavava ingoiando il mio uccello! Le mie anche si alzarono mentre spingevo profondamente nella sua bocca e sentivo la morbidezza ed il calore del fondo della sua gola intorno al mio pene. Davide mi prese profondamente in bocca, seppellì la faccia nei miei peli pubici ed io sentii l’aria calda fuggire dal suo naso mentre ansava alla ricerca di aria tra le penetrazioni profonde e lunghe del mio cazzo. Succhiandomi con forza e velocemente stava portandomi rapidamente sempre più vicino a sparare il mio sperma profondamente nella sua gola e nella sua bocca. Le mie anche pompavano alzandosi furiosamente ad incontrare la sua bocca calda e la suzione che faceva sul mio cazzo mi davano la sensazione che stesse succhiando lo sperma dal profondo delle mie mie palle. Il mio stomaco fu colpito da spasmi involontari e la mia schiena si inarcò mentre io facevo esplodere violentemente la mia sborra nella bocca di Davide. Quando il primo schizzo caldissimo di sperma colpì la sua lingua, Davide afferrò le mie anche tirando il mio cazzo il più profondamente possibile dentro di se mentre il mio corpo si scuoteva ed io sparavo ancora ed ancora ed ancora carichi enormi di sperma bollente ed appiccicoso. La mia mente girava mentre consideravo quello che era appena accaduto . Il ragazzo dei miei sogni… il ragazzo che per tanti mesi aveva acceso le mie notti mi aveva appena fatto il mio primo pompino. Ma nel momento in cui stavo assaporando quello che pensavo fosse il momento più memorabile della mia vita, Davide si slacciò la cintura, spinse i pantaloni intorno alle sue ginocchia e cominciò a stuzzicare il mio culo con la punta bagnata e calda del suo grosso cazzo di venti centimetri.
Giacevo nudo sul pavimento di fronte a lui, coperto di sudore per il calore della stanza, la lotta, lo sforzo di spingere mentre Davide succhiava il mio cazzo e l'orgasmo susseguente come risultato dei suoi sforzi. Stava col suo peso sdraiato su di me mentre mi baciava delicatamente e dolcemente. Quando le nostre lingue e labbra si incontrarono, fui sorpreso dal nuovo gusto eccitante nella sua bocca, poi improvvisamente compresi che per la prima volta stavo assaporando dello sperma e che era il mio. “Era tanto che lo volevo fare” bisbigliò. “Vedevo che mi guardavi sotto le docce o negli spogliatoi ed io di notte mi sparavo seghe pensando a quanto sarebbe stato dolce incularti. Ed ora è precisamente quello che farò.” Disse con un caldo sorriso mentre mi allargava le gambe mettendosele sulle spalle. Lentamente si chinò su di me, mi baciò di nuovo ed io mi ricordo di aver pensato quanto era eccitante il suo corpo mentre lui pigiava il torace e lo stomaco duri contro di me. Per stuzzicarmi Davide cominciò a far correre la punta ardente del suo cazzo sul il mio culo e poi alzandomi più in alto prese le mie gambe nelle sue mani e praticamente le curvò sopra la mia testa. La mia mente vacillò alla sensazione della calda lingua bagnata di Davide che leccava e succhiava l'orlo del mio buco. Allargava sempre più le mie natiche spingendo con più forza la lingua finché non l’ho sentita penetrarmi il buco… più profondamente… leccando… spingendo… la sua lingua calda era diversa da qualsiasi cosa avessi sperimentato prima di allora. Sentii la sborra risalire nel mio gonfio cazzo duro e senza toccarlo i primi sprizzi caldi del mio sperma cominciarono a colpire il mio stomaco mentre il mio corpo si scuoteva ed i muscoli del mio stomaco si contraevano agli spasmi ritmici dell'estasi. Improvvisamente, nel momento in cui la mia mente cominciava a schiarirsi, sentii la punta bruciante del cazzo di Davide che spingeva contro il mio buco implorante. Lentamente e con regolare pressione la testa del cazzo cominciò a scivolare oltre il primo anello di resistenza e la sensazione spediva segnali urlanti al mio cervello. Lui si chinò in avanti e mi baciò leggermente poi con la testa vicina alla mia spalla bisbigliò “Rilassati… semplicemente rilassati e non farà male.” Il male c’era ed il dolore sparava al mio cervello. Mettendo il suo dito in mezzo ai miei denti morsi facendogli capire quanto velocemente procedere. E poi piacere, seguito di nuovo dal dolore e finalmente, quando il resto dell'asta del cazzo mi penetrò riempiendomi di bagliore e calore, io cominciai a stringere i miei muscoli per costringerli intorno alla sensazione meravigliosa e nuova del cazzo di Davide profondamente dentro di me. Cominciò ad incularmi lentamente poi aumentò la velocità e la profondità dei suoi colpi e mentre lo faceva il mio culo si alzava ad incontrarloo. Ora Davide stava muovendo l’uccello dentro di me più velocemente e con più forza mentre io mi lamentavo e l'imploravo “Inculami... fottimi…o mio dio inculami!” Davide ora stava sbattendo il cazzo dentro di me con forza e la stanza era piena del rumore delle sue palle che schiaffeggiavano il mio culo. La sua bocca mi mordeva la spalla mentre lui spingeva forte nel mio stretto culo vergine . Coi piedi sulle sue spalle Davide alzò il suo torace dal mio, prese il mio uccello e cominciò ad accarezzarmi mentre io mi avvicinavo al mio terzo orgasmo della notte. Improvvisamente lo sentii tendersi, il suo cazzo cominciò a gonfiarsi ancor di più dentro di me e poi la sensazione di fuoco liquido quando il primo getto caldo del suo sperma cominciò ad esplodere dentro di me! Rapidamente estrasse il cazzo dal mio culo e lasciò che i rimanenti sprizzi del suo seme succoso e caldo schizzassero sopra il mio stomaco, le mie palle ed il mio cazzo pulsante. Giacevo sul pavimento nudo, fradicio di sudore e sborra appiccicosa e calda per essere stato inculato dal ragazzo dei miei sogni. Davide era seduto sul mio stomaco ed il suo torace ansava per la dura chiavata che mi aveva appena dato . Ora, con il suo dolce cazzo duro bagnato di sperma a pochi centimetri dalla mia bocca, e senza preavviso, la porta della mia stanza si aprì e si accesero le luci! In piedi in mezzo alla porta, con una mano sulla manopola e guardando incredulo c’era mio fratello.
Era una cosa inaspettata, non come avevo immaginato. Ero sveglio così sapevo che non era un sogno. Il nonno apparve e mi passò una mano delicata, come volesse assicurarmi che c'era qualche cosa d’altro. Parlò chiaramente. Il dolore nella sua voce se n’era andato. Sembrava integro come quel giorno sulla spiaggia, con l'orizzonte illimitato di fronte a noi. Tutto scusava quello che l'aveva preceduto e mi sostenne attraverso tutti i giorni terribili che seguirono. E poi se ne andò. Non tutto in una volta ma gradualmente. La fine di un capitolo e l'inizio di un altro. “Tommy ora vieni con me figliolo, è ora di andare a casa.”
Aprii gli occhi ma non era possibile mettere a fuoco. La stanza era indistinta ed io potevo vedere che c'erano persone intorno a me, alcune vicine a me ma altro distanti e faticavo a vedere le loro facce. “Ora si sveglia.” disse una voce strana ed io guardai in direzione dell'uomo e poi notai che ero in un letto strano. “Grazie dottore, non potremo mai ringraziarla abbastanza!” disse una voce familiare. “Mamma? È sveglio? Sta meglio?” Sentii mio fratello Roberto chiedere. “Sì caro, sta svegliandosi e poi starà bene.” Disse la voce familiare. Io chiusi gli occhi, li strinsi ermeticamente poi le mie palpebre si aprirono di nuovo, questa volta riuscii a focalizzare e vidi che ero in una stanza strana con luci fioche, notai che le mie braccia erano come legate… abbassai lo sguardo e vidi quello che stava provocando il dolore acuto nel mio braccio, vidi l'ago ed un tubo chiaro con un liquido che stava fluendo nel mio braccio. Gettai uno sguardo intorno e vidi che mia mamma seduta al lato del mio letto con le labbra sul dorso della mia mano. Mi sembrò che stesse piangendo e sentivo l’umidità delle sue lacrime. Sentii l’altra mia mano stretta, mi girai e vidi mio fratello Roberto. Mi guardò e vidi che anche lui stava singhiozzando. “Mamma!” dissi “Stavo parlando con il nonno! Mi ha detto che dovevo andare a casa?” Poi chiusi gli occhi e mi addormentai.
Erano le 6 e 30 di mattina ed io avevo perso completamente il conto. Roberto entrò nella mia stanza per svegliarmi. Lui riusciva a svegliarsi presto e così la mattina veniva a svegliarmi. Davide ed io eravamo stati così presi dal nostro fare l’amore che non mi ero accorto che il cielo stava diventando più brillante e che era mattina. Roberto era in mezzo alla porta guardando e tentando di capire quello che stava vedendo. Che visione doveva essere vedere noi due fradici di sudore e sperma… Davide seduto su di me con fili di sperma che cadevano dal suo cazzo. “Roberto, cosa cazzo!” Guardai la faccia di Davide e tutto quello che vidi era terrore puro. Saltando su da me rotolò rapidamente sul pavimento ed afferrando il bordo del sacco a pelo si coprì e sviò lo sguardo da quello bruciante di Roberto. Completamente esposto e sdraiato sul pavimento, tutto quello che potevo fare era mettere le mie mani sugli occhi, incredulo di essere stato tanto stupido da non chiudere a chiave quella fottuta porta. “Bene, penso che tu sia sveglio.” Borbottò Roberto girandosi quietamente e chiudendo la porta. Il silenzio che seguì fu rotto dai singhiozzi di Davide. Lo guardai, era seduto sul pavimento con la sua schiena contro il mio letto, il sacco a pelo tirato sulla testa, ed io potevo vedere il suo corpo agitarsi ad ogni singhiozzo. Il mio cuore stava correndo ed io ero pieno di panico mentre tentavo di pensare al da farsi. Guardando Davide capii che quello che avevamo sperimentato era troppo bello per essere distrutto dal tempismo sfortunato di Roberto. Mi sedetti e poi strisciai sulle ginocchia fino a dove era seduto lui e senza dire niente lo circondai con un braccio e tentai di confortarlo tirandolo a me. Dapprima Davide lasciò che la sua testa affondasse sopra la mia spalla e poi senza preavviso balzò fuori da sotto il sacco a pelo! “Fottuto!” bisbiglio “Non posso credere che tu sia così un fottuto stupido! Cazzo!” Seduto in posizione fetale, con le gambe piegate strette al torace, Davide lasciò cadere la testa e rimase così semplicemente quieto e senza muoversi. “Davide, mio fratello è giusto. Non dirà niente” Lo riassicurai. “Roberto conosce suo fratello.” “Bene ora conosce anche me, non è vero?” Rispose Davide senza alzare lo sguardo o muovere la bocca, o così mi sembrò. “Ragazzo, dobbiamo andare all’allenamento. L’allenatore si incazzerà se siamo in ritardo, specialmente dopo la scorsa notte.” Dissi alzandomi e cominciando a cercare i miei boxer e le calze. “Si fotta, fottiti e si fotta l’allenamento!” E così dicendo allungò le gambe e si appoggiò al letto lasciando cadere indietro la testa sopra il materasso. Lottai per trattenere le lacrime ma cominciarono a rotolare giù per le mie guance. La mia faccia era bagnata di lacrime e sentii il panico nel mio intestino quando compresi che stavo certamente per perderlo. In dodici ore ero andato dalla sconfitta in una partita, alla sorpresa sull'autobus, alla mia prima volta con un ragazzo in una fantasia divenuta realtà ed indietro alla sconfitta. Quando avevo cattivi sogni mio papà entrava nella mia stanza, io mi svegliavo e lui diceva “Quando hai un brutto sogno dì 1, 2 3 svegliati, ti sveglierai ed il sogno finirà.” Non me ne resi conto finché non sentii la mia voce e mi trovai vicino alla porta della mia camera. “1, 2, 3 sveglia... 1, 2, 3 sveglia… 1, 2, 3 sveglia” dissi più volte ma io ero sveglio ed il mio incubo non finiva.
Davide non mi parlò per tre settimane, io non gli parlai ed i momenti in cui ci incontravamo a scuola erano a dir poco goffi. Avevamo degli amici in comune ed anche se io volevo più di ogni cosa stare di nuovo con lui, lui sembrava evitarmi. Mio fratello Roberto, come avevo previsto, non parlò di Davide e me. Gli parlai due giorni dopo e gli chiesi di tacere . “Ragazzo, non c’era bisogno di chiedermelo!” Disse mentre giocavamo alla PS2.
Mi tornò alla mente di una notte d’estate, quando avevo 15 anni e Roberto, che ha un anno meno di me, era nella mia stanza a guardare la TV. Io ero ancora nella fase “io non sono gay” e stavo tentando di negare che ero attirato dai ragazzi. Uno dei miei amici, Jimmy mi aveva prestato un porno che aveva rubato al suo papà. Ed io ero ansioso di verificare la mia teoria che io desideravo smettere di pensare a ragazzi e cazzi e volevo solo concentrarmi su ragazze e fiche. “Roberto ho qualche cosa che sono sicuro ti piacerà.” Presi il telecomando dalla sua mano e gli mostrai il DVD “Dove cazzo l’hai preso?” Risi e dissi “Me l’ha dato Jimmy! Chiudi quel cazzo di bocca e guarda!” Non ci furono introduzioni e la protagonista prese subito in bocca il più grosso cazzo che avessi mai visto e mentre la sua testa rimbalzava su e giù, mentre succhiava emettendo rumori che si mescolavano alle romantiche parole del proprietario del cazzo “Succhia questo cazzo, cagna! Succhiami bene! Prendi tutto questo uccello…oh sì!” i miei occhi erano incollati allo schermo, non potevo credere a quello che stavo vedendo e non potevo fare a meno di notare io stavo spendendo molto se non più tempo a fissare quel cazzo enorme che non la fica di Helen. A del punto ho gettato uno sguardo a mio fratello vedendo la tensione che c’era nei suoi boxer. “Dannazione, fratello, ti piace veramente quello che stai vedendo!” esclamai mentre Roberto, che si era dimenticato dell’erezione enorme che stava germogliando nelle sue mutande, mise subito una mano sul suo inguine e rotolò sudi un fianco. Dopo alcuni minuti nei quali Helen aveva succhiato ed ingoiato, adesso era ora che prendesse tutti i 25 centimetri di quel cazzo nella sua accomodante fica. Helen stava prendendo la chiavata delle vita quando tornai a guardare Roberto. Vidi che stava tentando disperatamente di nascondere che si stava strofinando il cazzo. Vedendo come stava godendo pensai che potevo farlo anch’io, mi spinsi i boxer alle ginocchia e cominciai a strofinarmi cazzo e palle. “Cazzo, hai i peli?” Lo guardai, Roberto stava guardandomi. “Sì ho i peli, cosa cazzo pensavi” risposi con l’aria di fratello maggiore. Senza pensarci mi alzai con cazzo e palle pendenti, guardai e vidi che l’uccello di Roberto era quasi senza peli e notai anche che la testa del suo cazzo era diventata completamente color porpora per lo sfregamento. “Dannazione fratello, ne hai la meta dei miei!” Dissi sventolando il cazzo in cerchi per sfoggiare i miei quindici centimetri di sodo cazzo palpitante. “Bel tipo, è anche più lungo della metà…guarda!” E così dicendo si sdraiò accanto a me e spingemmo in fuori le nostre anche tentando di farlo sembrare più grosso di quanto fosse davvero. “Ti sei già fatto qualche sega?” Chiesi per dimostrare di essere il fratello più vecchio, esperto e maturo che conosceva quel genere di roba. “Ummm, bene io non sono esattamente sicuro, penso di sì ma quando io tento di farmela mi sembra come se mi scappasse la pipì e così mi fermo. Ma qualche mattina mi sveglio con tutta della roba sui boxer, è roba mia?” Disse con un che di timidezza nello sguardo. Mi sembrò che fosse stupito per quello che gli accadeva ma aveva paura di chiedere. Ora stavo guardando il cazzo duro di mio fratello e la mia mente stava lavorando pensando a quello che avrebbe fatto se avessi cominciato a strofinare quei tredici centimetri di eccitante uccello che lui stava ancora strofinando col pollice. “Guarda come si fa.” Dissi afferrandomi il cazzo e cominciando a far scivolare una mano su e giù sulla mia asta rigida. Guardai Roberto che tentava di imitare le mie azioni e risi al vedere che stava usando solamente due dita invece di stringere tutta la mano intorno all’uccello. “No, no, no, no!” Dissi metà ridendo e metà serio. “Si fa così!” Presi il suo cazzo nella mia mano e cominciai molto lentamente a farla scivolare su e giù lungo la sua asta palpitante e dura. “Così fratello… ora prova tu.” “No… non smettere” lui rispose a bassa voce. Non lo avevo mai sentito con quella voce e la cosa mi spaventò. Spinsi sul torace di Roberto, lui si chinò indietro e si sdraiò attraverso il mio letto. Strofinai piano il suo torace e quando la mia mano carezzò la sua pancia, lui reagì ed inspirò profondamente. La sensazione era come un solletico erotico, vidi che lo stava godendo e che la sua respirazione era divenuta molto ritmica mentre prendeva respiri lunghi e profondi. Quando la mia mano corse sul suo piccolo sacco delle palle, il suo corpo rabbrividì e le sue gambe cominciarono istintivamente ad allargarsi dandomi più accesso alla base dello scroto. Lasciai che la mia mano esplorasse la morbidezza della sua coscia interna ed accarezzai lentamente le sue noci mentre con l’altra mano percorrevo il suo torace ed il suo stomaco. Spostando la mano verso l’alto sopra le sue palle, presi con forza il suo cazzo ed il primo colpo verso l'alto fu ricompensato dalle gocce di sperma che si erano formate sulla cappella porpora. Senza pensarci misi il dito alla mia bocca ed assaggiai la sborra muschiata, salata e dolce di mio fratello. Riportai la mano al suo cazzo pulsante e lo accarezzai e pompai finché improvvisamente lui si alzò a sedere dicendo “Piscio, piscio!” Senza fermarmi lo spinsi delicatamente indietro e contimuai la mia sega. Lo guardai muovere lo stomaco dentro e fuori…cominciò ad inarcarsi indietro e… nel momento in cui i suoi occhi rotolarono indietro, sparò il suo primo carico caldo di sperma! “Cazzo santo! Cazzo santo!” Bisbigliò. “Sì fratello, è proprio quello che stavo pensando anch’io.” Risposi piano. La mia mano era coperta del suo sperma caldo e di nuovo lo assaggiai. Non lo rifacemmo mai e non ne parlammo dopo quella notte. Ma sapevo che a causa di quella notte Roberto aveva capito. Quando aprì quella porta e vide Davide e me, seppi che avrebbe tenuto la bocca chiusa su quello che aveva visto. Dopo tutto eravamo fratelli ed avevamo qualche segreto in comune.
Un mese era passato dalla sera con Davide ed io tornavo a casa con lui sul bus. L'incidente di Roberto che era entrato nella mia stanza aveva distrutto la nostra amicizia. Ci incontravamo quotidianamente a scuola, frequentavamo le stesse lezioni. Tentai disperatamente di incontrare il suo sguardo, per tre volte sedetti vicino a lui in biblioteca e per tre volte lui raccolse i suoi libri e si spostò in un altro posto. Io non esistevo più per lui. Impossibile contattarlo via internet, pensai di scrivergli ma le lettere mi ritornarono intatte. Avevo capito senza ombra di dubbio di essere innamorato di Davide. E, per un po' di tempo, un amore non ricambiato fu meglio di nessun amore. Ogni giorno affondavo un po' più profondamente nella tristezza e nella depressione, stavo vivendo totalmente e completamente nella mia testa. Tutto intorno a me era immaginazione… irrealtà. Quello che accadeva nel mio cervello era vero e quello che mi accadeva intorno era scuro, solitudine e senza speranza. La notte era un tormento. E finalmente seppi quello che dovevo fare. I miei piani erano precisi e mi anticipai ogni dettaglio. Non ci sarebbe stato un biglietto perché io non potevo spiegare a parole, inoltre, cosa avrei potuto dire senza coinvolgere Davide? Sapevo solo che volevo che tutto questo finisse. Il giorno giusto sarebbe stato un martedì. Era ovvio perché ogni martedì io ero da solo a casa. Papà non si accorse della vodka che gli rubai perché non avevo mai toccato un suo liquore o quindi non c’era ragione di tenerli rinchiusi. L'anno precedente, quando mi ero slogato la spalla, non avevo mai preso quelle pillole antidolorifiche che mi avevano prescritto e le avevo lasciate nel cassetto, stavano là inutilizzate fino a quel momento. Le presi, mi sdraiai ed attesi.
Mi svegliai di nuovo e questa volta comprendendo di essere all’ospedale. Non aprii gli occhi ma rimasi sdraiato ad ascoltare. Qualcuno stava singhiozzando piano e potevo sentire la pressione sulla mia mano. Qualcuno mi stava tenendo la mano e sentivo l'umidità calda e poi raffreddarsi quando l'umidità evaporava dalla mia pelle. “Tommy, oh mio dio! Mi spiace, sono stato crudele! Per favore non lasciarmi! Per favore!” Conoscevo quella voce ma sapevo anche che non poteva essere Davide. Lentamente aprii gli occhi ed il mio cuore cominciò a correre alla vista di Davide seduto accanto al mio letto, la sua testa stava appoggiata all'orlo del letto, gli occhi chiusi e la mia mano era premuta con forza contro la sua guancia. Mi guardai intorno nella stanza e vidi Roberto. I nostri occhi si incontrarono e lui sorrise col suo sorriso malizioso ed astuto. “Grazie.” dissi, lui accennò col capo e scivolò fuori della porta. Posai l’altra mano sulla testa di Davide. Lui alzò improvvisamente lo sguardo e vedendo che ero sveglio irruppe in un sorriso enorme. Cominciò a baciare il palmo della mano che stava trattenendo. “Ehi. Davide!” Fu tutto quello che riuscii a dire. Davide mi guardò e soffocando un singhiozzo disse: “Uomo… quando sarai fuori di qui prenderò a calci il tuo fottuto culo! Se io ti avessi perso Tommy… se ti avessi perso…?” Lo guardai e quello che avevo fatto cominciò alla fine ad affondare nella mia coscienza ed il mio cuore riprese a correre. “Ma io pensavo di averti perso.” Dissi mentre lui si avvicinava di più e si chinava su di me. Mi baciò leggermente sulla fronte e le lacrime che c’erano nei miei occhi cominciarono a rotolare sulle mie guance. Baciandomi piano sulle labbra disse: “Sono stato crudele e mi dispiace. Ora so quanto sei importante per me e non voglio più perderti. Tommy, io ti amo!” Davide si sedette sull'orlo del letto, tirò su le gambe e si sdraiò accanto a me. Col suo grande braccio forte mi tirò verso il suo torace e mi baciò piano. “Ero un tale sciocco,Tommy . Tu sei l’amore…e… io ti amo.”
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