Una vita una storia - presa di coscienza

di
genere
dominazione

La mia fantasia era diventata la mia realtà, ed il fatto di non poter minimamente la mia eccitazione, se non parlandone con Silvia, mi obbligava a cercare di tenermi impegnato. Certo non era facile durante il lavoro o il tempo libero, perché non c'era movimento, azione o pensiero che non mi riconducesse al mio essere rinchiuso in quella gabbia. Silvia aveva riso dopo aver formulato una frase che di fatto sintetizzava molto bene la realtà
- Adesso é diventato il mio cazzo, tu lo porti solo in giro
Era vero, ed io come ormai in qualsiasi situazione mi ero eccitato pensando che questa era diventata fin troppo rapidamente la sua fantasia. A Silvia piaceva coinvolgermi nei suoi pensieri, non solo attinenti alla sfera erotica, ma ero già arrivato al punto di trovare appigli per deviare il mio pensiero verso il sesso. Guardarla senza pensare a come la stoffa degli abiti le disegnasse il corpo me la faceva immaginare nuda, ed invidiavo quei tessuti che la toccavano così impunemente nascondendomela alla vista. Cercavo di mantenere un contegno davanti a lei, ma mi era sempre più difficile persino toccarla senza avviare un tentativo di erezione, fastidiosamente represso dalla cintura anche senza gli interventi aggiuntivi delle sue dita sull'app di gestione.
- Ti ho guardato oggi, sai?
- scusa?
- con le telecamere interne, dal cellulare. Avevo voglia di vederti e l'ho fatto
Già, l'impianto d'allarme. Poteva vedermi in ogni momento
- potevi chiamarmi, mi avrebbe fatto piacere. Non mi chiami quasi mai
- non volevo disturbarti, stavi lavorando. Però eri semisteso, con lo schienale reclinato all'indietro mentre parlavi al telefono.
- vivo al telefono mentre lavoro
- ed avevi una posa molto sensuale, quasi lasciva. Forse parlavi con una bella donna...
- difficile parlare con una donna, ancora più difficile bella - oggi forse una delle mie interlocutrici poteva qualificarsi tra le carine - ma possibile.
- Ti arrabbi se ti confesso che mi ha arrapato il pensiero di poterti spiare?
Mi arrapai immediatamente anche io all'idea
- vederti così, e pensare "é solo mio", mi ha scatenato qualcosa
Mi avvicinai a lei. Indossava solo una canotta molto lunga che le faceva da miniabito che arrivava a coprire l'attaccatura delle cosce e lasciava intravedere il punto in cui il seno iniziava a sollevarsi dalle costole. La mano posata sul grembo sembrava indicare con la punta delle dita il pube in cui avrei voluto perdermi. I muscoli del collo si tesero sotto la pelle mentre girava la testa per osservarmi, prima gli occhi, poi l'inguine
- non vuoi sapere?
Mi inginocchiai accanto a lei fino a sentire il suo profumo
- chiedimi quello che ti sta girando per la testa
avevo paura della risposta. Ovviamente era un suo diritto darsi piacere in qualsiasi modo, ma mi dispiaceva pensare di non poter essere presente. Peggio ancora sarebbe stato se il suo piacere fosse stato condiviso da qualcun'altro. O che mossa dall'orgoglio per avere tutto questo potere su di me, avesse deciso di mostrarmi a qualche collega. Volevo e non volevo sapere
- e cosa é successo?
- ho chiuso la porta a chiave e girato le tendine, e mi sono rimessa a guardarti parlare. Bellissimo e mio, e avrei voluto sentire la tua voce dirmi quanto mi desideri
- e poi?
- poi mi sono infilata una mano sotto la gonna e ho scostato il perizoma
L'inguine mi lanciava dolorosi segni di allerta. Le misi una mano sulla spalla e l'altra sul ginocchio che si era sollevato, mentre le sua era scivolata verso il pube fino a coprirlo. Mi chinai per baciarla ma lei girò il viso verso lo schienale. Mi accontentai del collo che mi offrì
- ti desidero da sempre, da prima di conoscerti, e ora sono tuo
Emise un gemito mentre il ventre le si contraeva. Mi sollevai nuovamente per osservarla. Le sue dita si muovevano tra le sue cosce, e con l'altra mano si stava accarezzando il petto da sopra la canotta
- e poi? Sei venuta?
- si, 2... - un sospiro la interruppe - ancora
- posso aiutarti?
La mia mano aveva lasciato il ginocchio per raggiungere la sua
- no. Sto per...
Venne, contraendo gli addominali come un dolore improvviso e lancinante, sollevando la testa con gli occhi chiusi e la bocca aperta in un grido silenzioso. Impotente davanti a quello spettacolo grandioso le misi una mano dietro la nuca per darle sostegno e tentai nuovamente di avvicinarmi alla sua bocca e baciarne l'angolo.
- Sei la mia padrona bellissima. Ti amo
Reclinò la testa sul mio avambraccio mentre si riprendeva, con un sorriso appagato a incresparle le labbra carnose
- anche io ti amo, lo sai vero?
- lo spero - risposi con un sorriso. Silvia apri gli occhi allungando la mano con cui si era data piacere verso la gabbia. Tornai consapevole del dolore che stavo provando, e capii come stessi iniziando a trarre piacere dalla frustrazione per l'impossibilità di condividere quel corpo se non con gli occhi, e quel piacere se non con la mente. Silvia ora non sembrava minimamente attratta da me come oggetto sessuale
- mi succede questa cosa...
- quale cosa?
- di pensare che non devo sentirmi obbligata a soddisfarti, di poter pensare solo a quello che voglio io. E mi piace. Da morire
- sei bellissima quando lo fai. E sono contento di averti dato questa possibilità - anche se in quel momento avrei dato chissà che per la possibilità di poterla scopare furiosamente
- Come fai a controllarti?
- non lo so, lo faccio e basta.
Si era ripresa completamente, e si era tirata a sedere sul divano, con le gambe raccolte. Ora potevo vederle il fianco, la piega del suo culo che scompariva verso la schiena sotto la stoffa della canotta. Le baciai un piede, risalendo dalla caviglia verso il polpaccio fino al ginocchio. Con la mano mi accarezzò la testa
- niente per te oggi?
- Se non vuoi tu no, ovviamente
- non lo so...ora vorrei solo dormicchiare un po'. Tu hai da fare?
- volendo si. Sono arrivate un po' di cose oggi, qualcosa che dovrò montare ce l'ho.
- cos'è arrivato?
Gli attrezzi sono già nella casetta in giardino. Vuoi le cose piccole
Si rianimò
- fammi vedere tutto
Mi alzai e le tesi la mano per aiutarla e la tenni mentre andavamo a quella che sarebbe diventata la prigione e sala torture. La chiave era ancora nella serratura, fino a quando non ne completassi la preparazione
- eccoci qua. Oggi sono arrivati un po' di cianfrusaglie, quelle scatole sono il cavalletto ed il lettino di contenzione da montare
- quello grande?
- si, il piano é enorme, ho fatto la prova e mettendomici sopra a X non tocco gli angoli
- ottimo. Poi?
- di piccolo oggi questa frusta qui che sembra dolorosa - gliela porsi e lei né saggiò la superficie di striscie di cuoio intrecciato
- poi il massaggiatore a testa vibrante che ti ho suggerito io, che secondo me ti farà impazzire, e i bracciali da sospensione
- quelli dove pensi di metterli?
- i bracciali? Metterò gli attacchi alla trave, pensavo di aggiungerne a varie larghezze così potrai bloccarmi a braccia più o meno larghe e farmi toccare terra con i piedi o meno
- fino a crocifiggerti, oppure solo appeso per i polsi ma con la possibilità di farti girare?
- in pratica si
- che ingegnoso il mio amore. bravo!
- servo vostro
Mi diede una pacca sul culo
- preferisci che ti attacchi qui da qualche parte o vuoi montare qualcosa mentre riposo un po'?
- come vuoi tu...cose da fare come vedi ne ho
- allora lavora, schiavo! - sorrise mentre lo diceva. Per lei era un gioco, che però stava prendendo molto seriamente, come me - datti da fare
- come la padrona comanda!
scritto il
2022-03-30
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